Detective Conan Forum

Reduci, Cos'è successo dopo il Mystery Train?

« Older   Newer »
  Share  
Neiro Sonoda
view post Posted on 28/1/2015, 20:04     +1   -1




CITAZIONE (marty shin×ran @ 28/1/2015, 19:46) 
Che tipo di storia è reduci XD

Tu come la definiresti? :)
 
Top
marty shin×ran
view post Posted on 28/1/2015, 20:07     +1   +1   -1




Ran X Shin... vero?
Vero???
Veroooo??????
 
Top
Neiro Sonoda
view post Posted on 28/1/2015, 20:09     +1   -1





Vabbè, dai, non dico altro, o finirò per spoilerare tutto… Abbi pazienza di aspettare i prossimi capitoli, sperando che io continui a postare con un buon ritmo
 
Top
marty shin×ran
view post Posted on 28/1/2015, 22:53     +1   +1   -1




Ho fiducia in un'amica;)
 
Top
ran e shinichi
view post Posted on 1/2/2015, 14:32     +1   -1




Caio Neiro! Ho visto sl adesso che aggiornato, scusami. Allora... in questo capitolo vediamo uno Shin geloso (ma che dico, super arci geloso) e il rientro in scena di Amuro... sn curiosa, cm al solito mi metti un ansia pazzesca... voglio leggere il continuo! Cmq, nn finirò mai di ripeterti che scrivi benissimo e che nn vedo l'ora di sapere come prosegue... ora devo andare, baci...

Francy <3
 
Top
Neiro Sonoda
view post Posted on 1/2/2015, 19:08     +1   -1




Ciao! Aspettavo il tuo commento... Sono davvero felice che continui ad amare la mia fanfic :)
Ci vediamo al prossimo aggiornamento (spero presto)!
 
Top
Neiro Sonoda
view post Posted on 27/2/2015, 21:22     +1   -1




Mi sono fatta attendere, lo so… Spero di ricompensarvi a dovere con questo capitolo, che peraltro avevo in cantiere da un po’ :)





Capitolo 17
Rottura dell’equilibrio


TOC-TOC!
Una bussata un po’ incerta raggiunse le orecchie di Heiji, steso comodamente sul suo letto d’ospedale, in attesa della visita di Kazuha. Il ragazzo ebbe un lieve sussulto, ma s’impose di mantenere un atteggiamento normale ed esclamò, con tono calmo e fermo: “Avanti!”
Kazuha entrò titubante. Prima di salutare il suo amico d’infanzia, deglutì rumorosamente: “… Ciao, Heiji”.
“Ciao” rispose lui tranquillo. “Ran ti ha detto che volevo parlarti?”
Kazuha annuì, poi incrociò le braccia sul petto. “Avanti, spara”.
Aveva ritrovato il suo temperamento da ragazza tosta, come c’era da aspettarsi. D’altro canto, Heiji ricordava di averla vista in lacrime molto raramente… Era più la tipa che stringeva i pugni ed era disposta a menar schiaffi nei casi estremi, si disse con un sorrisetto.
“Volevo parlarti dell’altro giorno… Credo di essermi espresso male”.
Kazuha studiò attentamente l’espressione dell’amico. Sembrava convinto di quello che diceva… Si sentì più bendisposta nei suoi confronti, anche perché, in tutta franchezza, stava ancora male al pensiero del loro litigio. “Spiegati meglio” esortò, con una leggera nota d’impazienza.
“Non volevo dire che per me sei soltanto un peso“ ammise Heiji sincero. “E nemmeno che l’unica cosa di cui m’importa sono le indagini. Certo, sono un detective, ma… per me esistono anche gli amici, ecco”.
“Mmh”. Kazuha schioccò la lingua, indecisa su cosa replicare. Heiji continuò: “Mi ha punto sul vivo il fatto che tu sostenessi che non sono in grado di badare a me stesso… Immagino sia stata una frase dettata dalla rabbia”.
“Be’…” – Kazuha giocherellò con l’estremità del suo nastro per capelli – “diciamo di sì”.
Dettata dalla rabbia… ma soprattutto dallo spavento che mi hai fatto prendere, Heiji, pensò.
“Il problema è che ci siamo scaldati tutti e due… però non ne valeva la pena” affermò il detective dell’ovest. “Non sei d’accordo?”
Forse era un modo un po’ grossolano di accomodare la faccenda, ma il lato più amichevole e conciliante di Kazuha apprezzò lo sforzo di Heiji. In fondo, l’aveva perfino mandata a chiamare… Un principio di sorriso si dipinse sulle sue labbra e lei esclamò: “Sì, sono d’accordo”.
“Bene! Allora mettiamoci una bella pietra sopra… Accetti le mie scuse, non è vero?” chiese Heiji allegramente. Tutto sommato, notò, era stato più facile del previsto sistemare le cose.
Kazuha fece un rapido cenno d’assenso e per qualche minuto nessuno dei due parlò. Poi Heiji si alzò a sedere, tenendosi il fianco. “Quando hai intenzione di tornare a Osaka?” domandò.
“Tra qualche ora prendo lo Shinkansen” lo informò Kazuha con un’alzata di spalle. “Perché?”
“Fammi un favore, passa a casa mia e di’ ai miei genitori che sto bene… Quando sono stati qui mia mamma era agitata”.
“E la biasimi?” commentò Kazuha.
“Certo che sì! Sa da un pezzo quanto sia rischioso il mio lavoro, dovrebbe aspettarsi determinate cose…”
“Quello che tu chiami ‘lavoro’ è soltanto una tua ossessione, Heiji” gli fece notare Kazuha. “O stai insinuando di essere un detective di professione?”
“È come se lo fossi” ribatté lui ostinato. “In ogni caso, non è la prima volta che mi caccio nei guai”.
Lei si sedette sul bordo del letto, intrecciando le mani in grembo. “A proposito di questo…” esordì.
“Cosa?”
“Ti dà fastidio che io ti venga sempre dietro?”
Kazuha aveva parlato in tono brusco. Heiji aggrottò la fronte.
“Perché me lo chiedi?” obiettò, mentre avvertiva una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Evidentemente, la loro discussione di venerdì non era così facile da seppellire, non del tutto.
“Mi sembra lecito, dopo quello che mi hai detto”.
Heiji trasse un respiro profondo. “Kazuha…” attaccò, senza avere la minima idea su come proseguire.
Lei si voltò a guardarlo dritto negli occhi. “Sì?”
“Non è che mi dia fastidio… È che in certi casi preferisco… preferisco sbrigarmela da solo” riuscì a replicare Heiji. “Tutto qui, davvero”.
Sciocco! Perché non le dici che ti preoccupi per lei?! Ti è così difficile ammetterlo?, si rimproverò nella sua testa.
“Oh”. La risposta di Kazuha, ignara dei processi mentali di Heiji, fu un semplice monosillabo.
“Non hai una grande predisposizione per alcune cose” aggiunse il ragazzo, ostentando un tono leggero. “Non riusciresti a essermi d’aiuto, ma semplicemente perché non sei una detective come me. Capito?”
Le sopracciglia scure e sottili di Kazuha si sollevarono. “Una volta hai detto che per te sono come un’allieva” osservò, e Heiji avvertì una sgradevole sensazione di calore al viso.
“Sì… l’ho detto. Ma sta di fatto che in determinati campi sei carente” ribatté.
“Perché ogni tanto urlo di fronte ai cadaveri?” suggerì lei, scettica e divertita.
“Ti pare poco? Un buon allievo-investigatore dovrebbe essere meno impressionabile” si affrettò a puntualizzare Heiji. “Comunque sia, non parliamone più… Mi sono stancato”.
“Be’, per tua fortuna mi hai chiesto scusa, quindi possiamo lasciar cadere l’argomento” concesse Kazuha. “Quanto a me… cercherò di essere meno invadente in alcuni casi, forse è meglio”.
Più che altro, cercherò di non tormentarmi a furia di preoccupazioni… e non so se ci riuscirò, ammise con se stessa.
“Sì, ma io spero di non rischiare di nuovo la pelle!” esclamò Heiji con enfasi. “Altrimenti…”
“… Rimpiangeresti il mio aiuto?” lo punzecchiò Kazuha.
“Naah… semplicemente non voglio lasciare il mondo così presto”.
Risero entrambi e Kazuha si sentì rasserenata. La loro amicizia era salva e tanto bastava. Sarebbe stato sciocco aspettarsi qualcosa di più… Doveva ripeterselo ogni volta, però.
“Adesso puoi andare, se ti va… Immagino che tu voglia trascorrere un po’ della domenica con la tua amica Ran” disse Heiji.
“Oh, Ran avrebbe bisogno di un’altra persona con cui trascorrere la domenica… e non solo” dichiarò Kazuha con aria saputa. “Si vede che lui le manca, ma purtroppo le ha chiesto di non contattarlo…”
“E per una buona ragione, Kazuha, non dimenticarlo” sottolineò Heiji con fermezza.
Lei si strinse nelle spalle. “Mi dispiace soltanto che Ran si trovi in questa situazione… e di averle detto che Shinichi sembra pensare agli affaracci suoi e basta”.
“Tu le hai detto questo?” Heiji alzò gli occhi al cielo. “Kazuha, non ti rendi conto che entrambi stanno passando un momento difficile? Ti ci metti anche tu, a seminare zizzania!”
“Non era mia intenzione! È che…”
Mi sono sentita abbandonata e rifiutata da te, Heiji, così ho scaricato le mie frustrazioni su Ran, ingiustamente…
“Per favore, non farlo più. Ran e Kudo hanno già abbastanza problemi al momento” sentenziò il ragazzo di Osaka. Kazuha strinse forte le dita della mano sinistra con la destra e annuì per la terza volta.
“Mi auguro che tu abbia chiesto scusa” aggiunse Heiji severo.
“Sì, l’ho fatto. Non che siano affari tuoi” replicò un po’ secca la sua amica d’infanzia.
“Ho a cuore l’interesse di Ran, sai”.
“Veramente? E da quando, se è lecito chiedere?”
Il detective dell’ovest ridacchiò. “È una ragazza speciale, con cui è facile legare… Pensavo te ne fossi accorta, visto che siete così unite”.
“Lo so” rispose Kazuha sdegnosamente, “ma ho sempre pensato che a te importasse molto più del tuo fantomatico migliore amico che di lei. Se la ferisce sei sempre pronto a difenderlo… anche quando non se lo merita”.
“Non è così… Perché mai essere dalla parte di Kudo dovrebbe significare disinteressarsi alla felicità di Ran? Sai quanto lui le voglia bene”.
“È vero” riconobbe Kazuha con una punta d’invidia. “Devo dire che, nonostante tutto, mi è sembrato davvero affezionato a Ran… e d’altra parte, anche se loro negano, è un po’ come se fossero fidanzati, non trovi?”
A differenza di noi, purtroppo, aggiunse fra sé, ma non lo disse.
“Già” confermò Heiji in tono accondiscendente. “Inoltre, sono certo che tu ti sei fatta un’alta opinione delle capacità di Kudo” non poté fare a meno di precisare, rammentando con un certo fastidio tutte le volte in cui Kazuha gli aveva consigliato di chiedere aiuto a Shinichi, se era in difficoltà durante le indagini.
“Più che altro del suo fascino” corresse Kazuha con un occhiolino. “È una persona che riesce facilmente ad attirare gli sguardi su di sé”.
Heiji sbuffò, indispettito. “Attenta a quello che dici, o Ran potrebbe ingelosirsi”.
“Ran qui non c’è. E comunque ho solo detto la verità” ribatté Kazuha con un sorrisetto.
Sta cercando di farmi irritare o cosa?, si chiese Heiji nervosamente.
“Be’, giacché la pensi così… non dovresti dubitare di lui” constatò.
“Che c’entra! Mica il fascino è una garanzia di sincerità…”
“Fascino, figuriamoci. Come se Kudo ne avesse poi così tanto… Non farmi ridere”.
A quel punto Kazuha si lasciò sfuggire un risolino. “Sempre in competizione nonostante tutto, eh?”
“Be’… ho il mio orgoglio di detective da difendere, non dimenticarlo”.
“Sarà”.
“Non ‘sarà’. È così e basta” tagliò corto Heiji.
Kazuha si alzò lentamente in piedi. “Come vuoi. Ora vado, tu riposati un po’. A proposito, tra non molto non dovresti mangiare?”
“Sì… per così dire” replicò lui, pensando con rimpianto alla cucina di sua madre. Perfino la mensa scolastica era meglio del cibo dell’ospedale, che purtroppo non sapeva di niente.
“Rimettiti presto” augurò Kazuha, dando al suo amico d’infanzia un buffetto sulla spalla. “Se riesco, mi faccio un giretto a Tokyo la prossima settimana, va bene?”
“Bah. Per allora spero di essere fuori di qui” si limitò a borbottare il ragazzo di Osaka.

Dieci giorni dopo il ricovero di Heiji Hattori, nella tarda mattinata, il professor Hiroshi Agasa attendeva l’arrivo del materiale per la sua nuova invenzione. Al suono del campanello si precipitò ad aprire, con l’impazienza stampata sul volto.
“Salve” esclamò, rivolto al corriere. “Allora era vero che doveva arrivare oggi”.
“Eh, già” rispose quello. “Ecco qui il suo ordine”.
“Aspetti un attimo, porto tutto giù nel sotterraneo” disse il dottor Agasa in fretta. Afferrò il pacco che gli veniva porto, con entrambe le mani, e si diresse rapidamente verso le scale. Giunto nel suo laboratorio, trovò un posto per lo scatolone e non resistette alla tentazione di aprirlo per guardarci dentro.
Bene! Con tutti questi strumenti potrò finalmente realizzare il mio nuovo progetto, pensò entusiasta, mentre già immaginava il momento in cui si sarebbe messo a lavoro. Non vedeva l’ora di cominciare.
Più tardi, non appena il corriere fu andato via, il dottor Agasa si accinse a organizzarsi il resto della giornata. Ai sarebbe andata a pranzo con Ayumi, Genta, Conan, Mitsuhiko e la maestra Kobayashi, in onore del compleanno dell’insegnante; perciò lui poteva mangiare all’orario che preferiva e, prima, iniziare ad avviare il lavoro per la sua nuova creazione. Canticchiando, tornò nel laboratorio per prendere tutto ciò che gli serviva… completamente ignaro di cosa passasse per la testa dell’uomo che gli aveva consegnato il pacco. Un misterioso sorriso si era infatti dipinto sul suo volto, quando era uscito dalla casa dello scienziato… e questo sorriso sarebbe apparso piuttosto familiare alla donna chiamata Vermouth, così come a diversi altri membri dell’Organizzazione degli Uomini in Nero.

Ran, Kogoro e Conan salutarono calorosamente Heiji in partenza.
“Mi raccomando, riguardati” disse Ran stringendogli la mano.
“E non cacciarti nei guai” consigliò Kogoro.
Il giovane detective dell’ovest sorrise. “Tranquilli, starò attentissimo”.
“Salutaci tanto Kazuha e i tuoi genitori” aggiunse Ran cordiale. “Scommetto che tutti e tre ti aspettano con ansia…”
“Probabile” annuì Heiji. Poi il suo sguardo si posò su Conan. “Ehi, piccoletto, fa’ il bravo in mia assenza” lo punzecchiò, gli occhi che brillavano.
“Ah-ah. Che spiritoso” commentò lui, infilandosi le mani in tasca.
“Bene, ora è meglio che andiate. Sono le due passate, avrete fame” osservò Heiji allegro. “Tanto il mio treno arriva fra poco”.
“Sì, hai ragione” convenne Kogoro. Lui e Ran si avviarono rapidamente verso l’uscita della stazione, dopo un ultimo saluto, mentre Conan restò indietro.
“Hattori… ti informerò di eventuali novità, d’accordo?”
“Ovvio. Tieni sempre gli occhi aperti, amico”.
“E un’ultima cosa…” esordì Conan lentamente.
“Dimmi” rispose Heiji, chinandosi per essere alla stessa altezza del piccolo detective.
“Visto che hai assicurato a Ran che siete amici…” – Conan fece una leggera smorfia – “e che ti preoccupi per lei, dovresti farmi una promessa”.
Il ragazzo di Osaka sgranò gli occhi. “Kudo… guarda che io volevo solo stuzzicarti un po’, non ho proprio interesse nei suoi confronti. Per carità, non le auguro alcun male, anzi, però…”
“Idiota! Non mi riferisco a quello che pensi tu” ribatté Conan seccamente. “Intendevo dire che… se io dovessi infilarmi in qualche pericolo a causa dell’Organizzazione e Ran si comportasse come hanno fatto Kazuha e Sera, tu dovrai prendere in mano la situazione. Nel caso non possa intervenire personalmente, e tu invece ne abbia l’occasione… dovrai proteggere Ran. Io non voglio che finisca nei guai per colpa mia, lei deve starne fuori il più possibile, anche se dovesse succedermi qualcosa di brutto. Hai capito?”
Heiji scosse la testa. “Sei proprio uno sciocco, Kudo” replicò con fermezza. “Non sei solo in questa lotta, io ti darò sempre una mano e ce la faremo a incastrare quei bastardi… Vedrai, non ti accadrà nulla e presto potrai tornare dalla tua Ran”.
Conan storse il naso. “L’importante è esserne convinti, eh?” Il suo tono sembrava quasi di commiserazione verso Heiji… Per tutta risposta, lui gli arruffò i capelli, pur sapendo che non gli sarebbe piaciuto: era chiaro che non aveva preso sul serio quell’uscita.
“Ci vediamo, Kudo. Non farti prendere dai cattivi pensieri” si raccomandò poi il detective dell’ovest, alzandosi in piedi. Conan si limitò ad accennare un sorriso e corse a raggiungere Ran e Kogoro, che stavano tornando indietro dopo essersi accorti che lui non era con loro.
Grazie, non poté fare a meno di pensare, rivolgendo idealmente a Heiji il proprio senso di gratitudine. Ancora una volta, dovette ammettere, il suo sedicente migliore amico era riuscito a rassicurarlo e a infondergli coraggio… Forse non aveva tanto torto a definirsi ‘una spalla a cui appoggiarsi’.
“Allora, Conan: vuoi andare a raggiungere i tuoi amici e la maestra Kobayashi al Ristorante Colombo?” chiese Ran, distogliendo il suo ‘fratellino’ dalle proprie riflessioni.
“Cosa? Ah, no, ormai avranno quasi finito di mangiare… Preferisco pranzare con voi e poi andare dal dottor Agasa”.
“Come vuoi” accondiscese Ran gentilmente. Circa una mezz’ora dopo, Conan arrivò nei pressi della casa del professore e s’imbatté in Ai, probabilmente di ritorno dal Ristorante Colombo.
“Ehi! Sei venuta fin qui da sola?” esclamò.
“Avevo voglia di stare un po’ con i miei pensieri” spiegò lei con voce neutrale. “Ayumi e gli altri sono stati ciarlieri ed espansivi come al solito, mi serviva un attimo di calma”.
“La maestra è rimasta contenta?” chiese Conan, mentre si avviavano entrambi verso l’ingresso.
“Molto… Peccato che tu non sia venuto, le sarebbe piaciuto vedere i Giovani Detective al completo”.
“Volevo, ma poi è arrivata la notizia delle dimissioni di Hattori dall’ospedale” replicò Conan. “Ho pensato di accompagnarlo alla stazione con Ran e Kogoro”.
Lui e Ai erano ormai nell’atrio. In capo a qualche attimo, la piccola scienziata intascò la sua copia delle chiavi di casa e andò a sedersi sul divano. “Il professore sarà impegnato nel laboratorio… Aspettava il materiale per una nuova invenzione” disse cambiando argomento.
“Lo so, sono venuto apposta per vedere di che si tratta” spiegò Conan, che era rimasto in piedi.
“Uhm… non pensavo che nelle situazioni di emergenza t’interessassi a cose talmente banali” lo sbeffeggiò Ai sorridendo.
“Molto divertente” sbuffò Conan. “E comunque non mi pare che ci troviamo ancora nell’emergenza vera…”
Ai assunse un’espressione strana. “Se ti dicessi una cosa… mi crederesti?”
“In linea generale sì, anche se sei propensa a fare scherzi di cattivo gusto” rispose Conan con una scrollata di spalle, rammentando il loro primo incontro. Ai prese una rivista che era stata lasciata da lei stessa sul divano e la sfogliò con aria assente, indecisa se proseguire.
Scommetto che Kudo se ne verrà col suo classico ‘non ti preoccupare, penserò io a tutto’, si disse.
“Allora, di che si tratta?” incalzò Conan impaziente. “Guarda che se hai un problema puoi dirmelo…”
“Ho avuto… un brutto presentimento, giorni fa. Quando il tuo amico di Osaka è stato ferito” confidò Ai, tenendo lo sguardo basso e voltando una pagina della sua rivista.
Conan alzò le sopracciglia. “Quella è stata la giornata dei brutti presentimenti” commentò. "Probabilmente anche Sera e Kazuha l’hanno avuto, ecco perché mi hanno seguito”.
“Comunque sia… ho come la sensazione che presto saremo in pericolo” continuò Ai con voce atona, sempre senza incrociare gli occhi dell’amico. “Magari LORO scopriranno…”
“Cosa? Che tu sei Sherry?” Conan scosse la testa. “Haibara, sono convinti che tu sia morta nell’esplosione sul Mystery Train, lo sai bene”.
“Sì, fino a qualche tempo fa ciò mi tranquillizzava. Ma negli ultimi tempi, dopo il rapimento e tutto il resto…” ammise Ai, senza terminare la frase.
Conan sospirò. “Guardami in faccia, per favore” disse.
Ai obbedì, abbandonando la contemplazione della pagina della rivista. L’espressione di Conan era decisa e rassicurante, come già altre volte.
“Ho promesso che ti avrei sempre dato una mano. L’Organizzazione al momento non ti cerca più, quindi sei al sicuro… Non devi stare in ansia. O forse hai avuto di nuovo un semplice incubo su Gin?” azzardò il piccolo detective, accennando un sorriso.
Ai riuscì a tirarne fuori uno a sua volta, altrettanto abbozzato. “Sarà come dici” borbottò infine, tornando a concentrarsi sulla lettura. “Non ho avuto nessun incubo, in ogni caso”.
“Meglio così” rispose Conan. “Non voglio che t’impressioni inutilmente”.
“Io non mi impressiono” ribatté subito Ai. “Sono solo prudente”.
“E pessimista”.
“Tu invece sei ingenuo e incosciente”.
Conan si sentì sollevato all’idea che l’amica si fosse rincuorata. Di solito, quando era preoccupata o giù di morale, si chiudeva in silenzi cupi… Se riusciva a trovare un modo per rimbeccarlo, era chiaro che il momento di sconforto era passato.
“Be’, speriamo che la nuova invenzione del prof. sia qualcosa di utile e interessante” aggiunse poi Conan, chinandosi per togliere un pelucco rimasto sulla sua pantofola. Fu allora che gli caddero gli occhi su un punto preciso sotto il divano… e si accorse con orrore che vi era posizionata una microspia.

Edited by Neiro Sonoda - 2/8/2015, 21:18
 
Top
ran e shinichi
view post Posted on 27/2/2015, 23:21     +1   -1




Ciao Neiro, come va? Tutto bene? Andando alla storia, quando ho visto che avevi aggiornato mi sn subito precipitata a leggere il nuovo capitolo... bhe che dire, mi piace moooolto, sarò ripetitiva ma amo il tuo stile di scrittura, e si, dai, ti perdono per averci fatto attendere XD. No, dai, prenditi tutto il tempo che ti serve, tanto io ti seguirò comunque e dovunque fino alla fine... bhe ora devo scappare, devo finire di studiare per l'interrogazione di domani, baci...
Francy<3
 
Top
Neiro Sonoda
view post Posted on 1/3/2015, 20:12     +1   -1




Ciaoooo, fedelissima :) E’ sempre un piacere vedere che piace quello che scrivo e come lo scrivo.
Eh, ora siamo sempre più vicini al punto cruciale… Ne vedremo veramente delle belle, stai pronta, mi raccomando! Insomma, diciamo che gli unici parzialmente accomodati al momento sono Heiji e Kazuha Il resto è tutto un bel punto interrogativo, non trovi?
Ci becchiamo alla prossima!

P.S. Spero che la tua interrogazione sia andata bene ^_^
 
Top
ran e shinichi
view post Posted on 1/3/2015, 20:59     +1   +1   -1




E no! Così mi fai diventare ancora più curiosa di prima! Non vedo l'ora di leggere il seguito... Cattiva! XD Baci...

Francy

p.s. per l'interrogazione tutto bene :)
 
Top
Neiro Sonoda
view post Posted on 15/3/2015, 22:42     +1   +1   -1




L’altra volta ci siamo lasciati in un momento importante… Eccomi finalmente con il seguito, spero sia gradito!


Neiro







Capitolo 18
Riflessioni


Conan sbatté le palpebre e si rialzò, pietrificato dalla scoperta che aveva appena fatto. Sotto il divano del dottor Agasa c’era una microspia… Questo era un pessimo segno. Sentì una goccia di sudore scendergli lungo il collo, mentre il cuore accelerava i battiti e i nervi si tendevano come corde di violino.
Chiunque l’abbia messa… ci sta ascoltando. E ha sentito quello che ho detto sulla presunta morte di Haibara a bordo del Mystery Train…
Si sforzò di ragionare in fretta e con lucidità. Probabilmente la cosa migliore era fingere di non aver visto niente, sperando che non fossero state piazzate anche delle telecamere… Fortunatamente Ai non si era accorta di nulla, impegnata com’era a leggere la sua rivista.
“Senti, Haibara” esordì Conan, adottando un tono di voce tranquillo e normale, “dato che il professore ne avrà ancora per un po’, perché non mi accompagni in libreria? Mi sono appena ricordato che potrebbe essere arrivato un romanzo poliziesco che aspettavo da tempo”.
Ai alzò lo sguardo. “E perché vuoi che venga anch’io?”
Che rompiscatole!, non riuscì a evitare di pensare Conan. “Così, per compagnia” replicò alzando le spalle. “Magari trovi pure qualcosa che t’interessa”.
“Uhm… d’accordo” acconsentì Ai, seppure con la fronte aggrottata in una strana espressione.
“Lascio un breve messaggio al professore” aggiunse Conan con leggerezza, prendendo una penna e un foglio dalla cartella, che aveva deposto in un angolo. Ringraziò la propria abilitò a fingere, perché in realtà si sentiva terribilmente angosciato.

“Ebbene?”
Per strada, in prossimità della libreria, Ai si rivolse a Conan con espressione astuta; era chiaro che aveva notato qualcosa di strano in lui, sia perché era piuttosto intuitiva di natura, sia perché ormai lo conosceva.
“Che vuoi?” bofonchiò il piccolo detective senza guardarla.
“Non mi convince il tuo atteggiamento. C’è qualcosa che ti preoccupa” insistette Ai seria. “Guarda che voglio la verità, non accetto scuse”.
Conan sospirò. “Te l’avrei detto comunque, prima o poi… Per fortuna sembra che in ascolto non ci sia nessuno”.
“E perché mai dovrebbe esserci qualcuno?” ribatté Ai.
Conan si guardò attorno un’ultima volta, con discrezione. Poi trascinò Ai dentro la libreria, accanto a un gruppo di liceali chiacchierine che guardavano alcuni shojo. “Non ho visto nessuno con aria sospetta, ma è meglio parlare qui, dov’è più difficile essere sentiti con tutto questo brusio” bisbigliò.
“Si può sapere che diavolo succede?” sbottò Ai nervosa.
“Siamo sorvegliati, Haibara” rivelò Conan in tono grave. “C’era una microspia sotto il divano del professore… Le nostre conversazioni sono state ascoltate”.
Ai sbiancò in volto. “C-cosa?!”
“Purtroppo sì… e immagino bene chi ci sia dietro”.
“N-non è possibile” balbettò Ai. Ansimava come se avesse fatto una lunga corsa ed era pallida come un cencio. “Qu-quando…?”
“Non ne ho idea. Quel che è certo è che… purtroppo hanno scoperto la tua identità”.
Ai rimase in silenzio, sotto shock. Poi esclamò: “Devo andarmene di qui! Io lo sapevo, lo sapevo… Non avrei mai dovuto legarmi a nessuno, ho solo peggiorato le cose…” Fece un passo avanti, ma Conan l’afferrò saldamente per il braccio.
“Haibara, calmati” le intimò con fermezza.
“Come faccio a calmarmi?! Non ti rendi conto che ci uccideranno, solo per colpa mia?”
“Non è ancora detto. Innanzitutto, dobbiamo cercare di capire quando sono state piazzate le microspie” disse Conan determinato. “Ultimamente il professore è stato sempre a casa, quindi è impossibile che sia successo durante la sua assenza… Dev’essere venuto qualcuno e averle installate senza dare nell’occhio. Ricordi se avete ricevuto visite?”
Ai deglutì, sforzandosi di recuperare il controllo. “No, non mi sembra… Quindi tu sei convinto che ci siano altre microspie, altre a quella che hai visto sotto il divano?”
“Ne sono certo: chiunque l’abbia fatto è sicuramente intenzionato a carpire tutte le nostre conversazioni, perciò deve averne piazzate almeno due o tre” rispose Conan.
“In ogni caso, non è venuto nessuno a trovare il professore in questi giorni… Non quando c’ero io” affermò Ai a voce bassa.
Conan agguantò un fumetto da uno scaffale e glielo porse, facendole segno di sfogliarlo per non dare nell’occhio. Guardando con aria assente le liceali accanto a loro, che ridevano indicando le copertine di alcune riviste, disse piano: “Allora dev’essere successo in tua assenza, Haibara”.
Lei corrugò le sopracciglia. “Ora che ci penso, ieri ho fatto pulizia in alcune stanze, anche se poi ho lasciato perdere il soggiorno… e non ho notato niente di strano. Se davvero fossero state piazzate altre microspie, non credi che me ne sarei accorta? Ho fatto un lavoro molto accurato”.
Conan si appoggiò una mano sul mento, riflettendo. “Senti un po’… hai detto che il prof. aspettava il materiale per una nuova invenzione, stamattina. Doveva venire il corriere, giusto?”
“Sì” confermò Ai. “Tu credi…?” mormorò in un soffio, nascondendo il viso dietro il fumetto.
“È probabile” ammise Conan. “Anche perché, se il professore avesse ricevuto visite in tua assenza, ti avrebbe informata… Non pensi?”
La piccola scienziata annuì. Conan finse di osservare con interesse i titoli di alcuni manga polizieschi, poi sussurrò: “Dobbiamo organizzare un piano alla svelta. Se le mie supposizioni sono esatte, uno degli Uomini in Nero ormai sa che tu sei Sherry… Non sei più al sicuro”.
“Cosa vuoi fare?” chiese Ai. “Se davvero LORO si sono messi sulle mie tracce, io non ho scampo! Mi ammazzeranno e la stessa sorte toccherà a te e al dottor Agasa…”
“Non se riusciamo a fregarli” replicò Conan, un lampo di ostinazione negli occhi.
“Non ce la faremo mai” sentenziò Ai cupa.
“Dobbiamo crederci, Haibara. Anzi, forse… forse era giusto che questo momento arrivasse. Dobbiamo affrontarli” dichiarò Conan con fierezza.
“Come?” proruppe Ai in tono sgomento. “Magari sono già andati dal prof. e…”
“Non credo. Siamo usciti e l’abbiamo detto apertamente… È noi che vogliono, quindi attenderanno il nostro ritorno”.
“Ma… Aspetta un momento, hai detto ‘noi’?”
“Naturalmente” annuì Conan. “Io ci sono dentro fino al collo, Haibara”.
Ai voltò una pagina del fumetto che teneva in mano. “Pensi che abbiano scoperto la tua identità?” domandò. “In effetti, quando siamo soli, io e il prof. ti chiamiamo col tuo vero nome…”
“Non mi riferivo esattamente a quello” puntualizzò Conan. “Riflettici bene: come possono gli Uomini in Nero essere arrivati a te così da un giorno all’altro? Erano convinti che tu fossi morta… Chiunque abbia messo le microspie l’ha fatto perché sperava di scoprire qualcos’altro su di me, visto che mi reco spesso a casa del professore. Io ne sono convinto”.
“Ma scusa” obiettò Ai, “se è a te che miravano, non potevano piazzare le microspie a casa Mouri? O dici che ce ne sono anche là?”
“Se la mia teoria è corretta, non credo. Vedi, Haibara, dietro tutta questa faccenda secondo me si nasconde Bourbon. È lui che probabilmente si è spacciato per corriere e ha deciso di sorvegliare il dottor Agasa”.
“Da cosa lo deduci?” chiese Ai un po’ scettica.
“Bourbon doveva cercarti, per questo si è avvicinato a Kogoro… Sospettava che lui avesse a che fare con l’FBI e in qualche modo anche con te” iniziò Conan con calma. “Dopo quello che è successo sul treno, sarebbe stato logico che se ne andasse per la sua strada, invece è rimasto al Poirot e ha continuato a stare alle costole di Kogoro. È evidente che aveva interesse a farlo… perché probabilmente voleva studiarmi”.
“Secondo te ha scoperto che c’eri tu dietro gli show di deduzione del detective in trance?” incalzò Ai.
“Non so se sia arrivato così in là, ma immagino che il mio comportamento l’abbia incuriosito… Ricordo che durante l’omicidio al Caffè Poirot mi si è rivolto in modo strano, in un paio di occasioni”.
“Avevi detto che eri stato attento a non attirare i suoi sguardi!” protestò Ai alzando la voce. “Mi hai mentito anche su questo?”
Conan fece un cenno di diniego. “No. È vero che ci sono andato coi piedi di piombo… ma Bourbon potrebbe benissimo aver notato qualcosa prima. Una volta mi ha visto cercare di azionare l’orologio, per esempio, e anche se gli ho inventato una scusa non è detto che ci abbia creduto. Aggiungiamo poi che quell’incappucciato che ha sparato ad Hattori poteva essere lui… insomma, ne ha avuto di tempo per osservare i miei comportamenti. Per questo motivo io credo che fosse interessato a me… Quando la polizia si è messa sulle sue tracce, dopo la faccenda della sparatoria, lui è scomparso misteriosamente, ma se era intenzionato a saperne di più sul mio conto dubito cha abbia mollato il freno. È abbastanza abile da non farsi catturare dagli agenti e avrà continuato a stare un passo dietro di me, nascosto nell’ombra”.
“In altre parole… non appena ha saputo che trascorrevi molto tempo a casa del prof. ha deciso di piazzare lì le microspie?” domandò Ai.
“Esatto. Sarebbe stato troppo rischioso metterle all’Agenzia Investigativa Mouri… La polizia sta tenendo d’occhio tutti i posti legati in qualche modo a Tooru Amuro e, anche se lui si fosse camuffato, qualcuno avrebbe potuto scoprirlo” spiegò Conan. “Non solo io, Kogoro o Ran, ma l’agente Takagi e Megure, che l’hanno incontrato più volte e hanno presenti la sua fisionomia e il suo timbro di voce”.
“Insomma, sei convinto di essere da un pezzo nel mirino di quel Bourbon” dedusse Ai.
“Già. Ha scoperto il tuo segreto solo perché stava indagando su di me. Non so se mi abbia collegato in qualche modo a Shinichi Kudo, dipende dagli indizi che gli ha lasciato Sakè… In ogni caso, sono ormai coinvolto al cento per cento, proprio come te”.
“Be’, se dobbiamo basarci su quel che sappiamo, Sakè era semplicemente convinto che Shinichi Kudo fosse ancora vivo e ha cercato di estorcere informazioni alla signorina dell’Agenzia Investigativa… ma magari era un trucco. Forse Sakè sospettava che in realtà tu fossi Kudo e voleva sapere quanti sono a conoscenza di ciò…” rifletté Ai, mettendo a posto il fumetto che le aveva dato Conan.
“Non è da escludere. Comunque, non è di Sakè che dobbiamo preoccuparci… Manda una mail al professore, chiedigli di raggiungerti qui perché io ho intenzione di passare da Ran e tu non vuoi tornare a casa da sola. Non accennare minimamente alle microspie, intesi?”
Ai fece un rapido cenno d’assenso col capo. “Va bene”.
“Appena il prof. sarà qui, gli faremo un paio di domande… e a seconda delle sue risposte, io prenderò una decisione”.

All’Agenzia Investigativa Mouri, Ran stava dando una sistemata all’ufficio quando suonarono al campanello.
“Chi sarà mai? Papà, tu aspettavi visite?”
“No” rispose Kogoro, voltando distrattamente la pagina di un quotidiano. “Forse è solo il moccioso con gli occhiali che rientra…”
“Ma gli abbiamo dato una copia delle chiavi” obiettò Ran. “Inoltre, sa che quando siamo in casa lasciamo sempre aperto…” Si diresse a passo veloce verso la porta e la spalancò.
“Sorpresa!” esclamò allegramente Sonoko sulla soglia. “Guarda chi c’è!”
Ran sgranò gli occhi. “Kyosuke?!”
“In persona!” confermò il ragazzo al fianco della sua migliore amica, con uno di quei sorrisi aperti e irresistibili che lo caratterizzavano. “Siamo venuti a schiodarti da qui per fare una passeggiata… Oggi non hai scuse!”
Dietro Kyosuke, Masumi Sera sorrideva appena, con tutta l’aria di chi si è ritrovato coinvolto in un’operazione di gruppo senza poter rifiutare. “Salve, Ran” disse.
“Oh, ciao, Sera. Allora andiamo via tutti e quattro?” chiese Ran.
“Certo!” rispose Sonoko. “Com’è giusto che sia… Su, sbrigati, Ran!”
“D’accordo” acconsentì lei. “Mi sistemo un attimo i capelli…”
Poco dopo, salutato Kogoro, il gruppo era per strada. Sonoko non la smetteva un attimo di parlare, Kyosuke rideva e Masumi interveniva di tanto in tanto, così come Ran. Di comune accordo, decisero di fare un giro per i negozi, e subito Sonoko li trascinò nelle sue boutique preferite.
“Questa è strepitosa! Sera, se compri un abito qui dentro perfino tu potresti fare la figura della donna fatale…”
A un certo punto Ran si ritrovò da sola con Kyosuke, ad aspettare che Sonoko uscisse da un negozio dove aveva fatto entrare anche Masumi – praticamente a forza. Era indecisa se varcare a sua volta la soglia, quando Kyosuke la chiamò: “Ehi, Ran”.
“Oh… cosa c’è?” chiese lei sorpresa, voltandosi e raggiungendolo.
“Ti spiace se parliamo?” domandò Kyosuke in tono amichevole.
“No, certo che no… Dimmi pure”.
“Ecco… ricordi la telefonata che ti ho fatto giorni fa?”
Ran annuì. “Sì”.
“Mi avevi detto che hai dovuto far fronte a qualche problema e volevo sapere se era tutto a posto”.
“Ah. Grazie per l’interessamento, sembra che le cose si siano concluse per il meglio”.
“Uhm…” Kyosuke studiò Ran per un lungo istante. “Sei sicura? Non è che in questa storia c’entra quel tuo fantomatico amico, di cui sei innamorata?”
A Ran per poco non venne un colpo. “Cosa?!”
“Mi hai sentito. Quel Kinichi, o come si chiama…” replicò Kyosuke con malizia. “Una volta mi hai parlato di lui, te lo sei scordata?”
Ran ponderò la possibilità di mandarlo al diavolo (anche se non nel vero senso della parola), tutt’altro che entusiasta di toccare l’argomento ‘Shinichi’; alla fine, però, borbottò rassegnata: “Sì, ti ho parlato di un mio caro amico”.
“Amico, già”. Kyosuke alzò gli occhi al cielo.
“Senti…” esordì Ran, ma lui la interruppe: “Non voglio fare la figura dell’impiccione, però mi sembri troppo triste e pensierosa. Sono sicuro che è a causa sua”.
Ran non rispose. Kyosuke proseguì: “Mi dispiace vederti così… Lascia che possa darti un consiglio. Perché pensare a questo Kinichi ti fa stare male? Dovrebbe essere il contrario!”
“Non si chiama Kinichi” ribatté Ran nervosamente.
“Qualunque sia il suo nome… non sopporto che ti faccia soffrire. Almeno il ragazzo di Sonoko, per quanto sembri scontroso, non sortisce un brutto effetto sul suo carattere!”
Ran incrociò le braccia. “Perché, Shinichi sul mio sì?”
“Ah, ecco come si chiama: Shinichi” replicò Kyosuke annuendo. “Anche se forse non te ne accorgi, è in questo modo che vanno le cose… Lui ti condiziona, Ran. E se vuoi la mia, non devi permettere a nessuno d’intaccare il tuo buonumore: l’allegria è una cosa da tenere sempre stretta”.
“Dici?”
“Dico. E adesso raccontami un po’ di voi”.
Le guance di Ran iniziarono a bruciare per l’imbarazzo. “Be’, n-noi… siamo amici d’infanzia e…”
“… E tu hai perso la testa per lui” commentò Kyosuke. “Sì, capisco”.
“M-ma…”
“Te lo si legge in faccia, cosa credi? Ne sei molto innamorata, è evidente”.
Ancora una volta, Ran non riuscì a controbattere. Nessuno le aveva mai parlato in quei termini, in maniera tanto netta e concisa… forse nemmeno Sonoko. Magari era giusto che si confidasse con Kyosuke, almeno in parte.
“Vedi, è una storia un po’ complicata da spiegare…” cominciò.
“Fai con calma. Nessuno qui ha fretta”.
“Shinichi… è sempre stato importante per me” confessò Ran, tenendo lo sguardo incollato alla punta leggermente consumata delle sue ballerine. “Io non sapevo fino a che punto… prima di un anno fa circa”.
“E quindi?”
“Non siamo mai riusciti a chiarirci, è questo il problema… anche perché adesso lui è lontano” aggiunse Ran con voce malferma. “Forse non riusciremo mai… a parlarci con sincerità”.
“Perché dici questo?” volle sapere Kyosuke, cercando di incrociare i suoi occhi. Vedendo che lei continuava a posarli altrove, le mise delicatamente il pollice sotto il mento, facendola voltare verso di sé. Ran ebbe un lieve sussulto, mentre il rossore sul suo viso aumentava.
“Ecco… n-non capisco cosa provi lui p-per me…” balbettò a fatica.
Kyosuke sorrise. “È un classico” affermò, lasciando la leggera presa sul volto di Ran. “E siccome Shinichi non si fa mai vivo, non ti è chiaro se ricambia i tuoi sentimenti, se per lui sei come una specie di sorella, oppure se inizia a non tenere più alla vostra amicizia. Giusto?”
Ran fece un debole cenno affermativo. Era a disagio nel rivelare i suoi problemi di cuore a un ragazzo, oltretutto quasi sconosciuto… però doveva ammettere che parlare un po’ le procurava un effetto benefico.
“Io dico che dovresti trovare il coraggio… e affrontare il discorso con lui. Chiamalo, chiedigli di vedervi e sputa il rospo” suggerì Kyosuke.
Le spalle di Ran s’incurvarono. “Fosse così facile… Anche se riuscissi a telefonargli e a farlo venire qui, non credo che riuscirei a parlargli. Mi si chiuderebbe la gola per l’emozione”.
“Preparati il discorso prima, allora” disse Kyosuke in tono divertito. “Non sei stanca di questa situazione di stallo?” soggiunse, più serio.
Certo che lo sono, eccome… ma ho paura. Se rovinassi per sempre la nostra amicizia? E poi c’è quell’assurda idea che continua ad assillarmi… Conan è Shinichi? Se soltanto trovassi una prova inconfutabile che attesti o distrugga definitivamente la mia ipotesi! Forse quel sabato, in ospedale, avrei dovuto origliare nella stanza di Hattori… però non ce l’ho fatta…
“Ran, credimi: sarebbe meglio se gli confidassi i tuoi sentimenti, prima che sia troppo tardi. Ora come ora, hai qualche possibilità di essere ricambiata… In futuro, se lui continua a stare lontano da te, potrebbe conoscere altra gente. Se non è già successo” osservò Kyosuke con buonsenso.
“Be’…” Ran tentennava, sempre più a disagio.
“Dai, fa’ finta che io sia Shinichi! Cosa gli diresti, se lui fosse qui?” insistette Kyosuke tutto animato. Non sembrava che stesse scherzando… Ran era indecisa se prenderlo sul serio fino in fondo, ma lui le sorrise incoraggiante, spronandola.
“E va bene, ci provo…” La ragazza rifletté un momento, chiuse gli occhi e attaccò: “Shinichi, perché l’ultima volta sei sparito così? Eri con me in ospedale… e dopo che mi sono allontanata un secondo, tu non c’eri più. Sparisci sempre… Per quale motivo?” Riaprì gli occhi, immaginando che davanti a lei ci fosse il suo amico d’infanzia, e riprese: “Perché ti comporti in questo modo? Non hai mai una spiegazione vera e propria, nonostante… nonostante tu mi abbia chiesto di aspettarti. Dimmi la verità…” Ran assunse un tono triste e appassionato insieme e, per un attimo, il marrone scintillante delle iridi di Kyosuke sfumò in una bellissima tonalità blu oceano, mentre lei vedeva chiaramente i lineamenti di Shinichi, come se lui si fosse materializzato all’improvviso sul marciapiede. Kyosuke continuò a sorridere benevolmente, godendosi quella scena inedita.
“… Che cosa provi?” proruppe Ran. “Quanto sono importante per te? Dimmelo, per favore…”
Era più facile di quanto potesse sembrare in apparenza; si sentì carica di un’energia nuova, ma inaspettatamente Kyosuke le appoggiò le mani sulle spalle, avvicinando il viso al suo, e l’incanto si spezzò.
Cosa…?
“Ran… io ti amo” le sussurrò con voce calda. “Da sempre”. Chiuse gli occhi, come per baciarla…
“Ehi! Che cavolo state facendo?!” Un’allibita Sonoko Suzuki uscì dal negozio lì accanto, affiancata da Masumi, e fissò la sua migliore amica con la bocca spalancata.
Kyosuke si allontanò di scatto da Ran, facendole l’occhiolino. “Sono certo che il tuo Shinichi reagirà così!” esclamò.

Edited by Neiro Sonoda - 2/8/2015, 21:22
 
Top
marty shin×ran
view post Posted on 15/3/2015, 23:47     +1   -1




Ciao Neiroooo.
Letto anche questo capitolo.
Bourbon, lo sapevo che si sarebbe fatto vedere.
Le prove tra Ran e Kyosuke mi hanno fatto paura, lo confesso.
Baci
Martina
 
Top
ran e shinichi
view post Posted on 16/3/2015, 07:30     +1   +1   -1




Ciao Neiro! Ieri ho letto ieri il capitolo, ma nn ho pututo recensirlo... Bhe, che dire, anche questo cappy mi è piaciuto, tanto. In un certo senso sapevo che sotto c'era bourbon, invece la parte delle prove mi ha messo sulle spine... se avessi avuto davanti kyosuke gli avrei tirato un pugno XD. Per una volta ho amato Sonoko, un interruzione più che giusta! XD Baci...
Francy
 
Top
Neiro Sonoda
view post Posted on 16/3/2015, 19:54     +1   -1




Grazie a tutte e due! Ah-ah, povero Kyosuke, nessuno lo ama :D
 
Top
marty shin×ran
view post Posted on 16/3/2015, 20:52     +1   -1




No, mi spiace Neiro, ma Kyosuke non riesco a farmelo piacere XD.
Martina
 
Top
205 replies since 27/3/2014, 21:20   7224 views
  Share