Casa di Chiaki & Fuyuki

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view post Posted on 9/8/2014, 11:11     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Rifugiarsi dal mondo

Nella profondità della foresta del Paese del Fuoco, nella parte più a Sud sorge il piccolo Eremo dei Mustelidi. E' li che i due nukenin si sono rinchiusi a vita privata. In fondo all'enorme scalinata di marmo bianco, al centro della radura, sorge una piccola casetta di legno, lavorata sotto le gocce di sudore dal giovane eremita. Non ha niente d'appariscente o stravagante, in fin dei conti è stata creata come rifugio sicuro dalle intemperie. Con la successione d'eventi e colpi di scena la piccola struttura è diventata la dimora di ben quattro membri, nonostante sia troppo stretta per l'intera famiglia. Amane la creatura frutto dell'amore dei due sposi e Aiko un bambino orfano salvato da una missione pericolosa, adesso condividono il nido della giovane coppia. L'interno è composto solo da un cucinino, un tavolo di legno con le rispettive sedie, un letto singolo e un armadio, insomma in programma c'è una bella ristrutturazione sempre senza tralasciare gli impegni da ninja.




Edited by Karen91 - 23/7/2016, 11:47
 
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view post Posted on 5/2/2015, 21:53     +1   -1
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Nell'oblio di se stessi

Una leggera brezza si era alzata, filtrata dagli enormi alberi che proteggevano il luogo sacro. Ogni essere vivente era al lavoro per la propria famiglia e per prepararsi all'invernata che presto avrebbe portato al letargo gran parte di loro. Nonostante tutto la pace della foresta era qualcosa d'indescrivibile, paragonata a quella di una reggia dove tutti ti stavano attorno per accontentare ogni tua richiesta. Affrontare quel nuovo mondo non era stato facile per il piccolo Aiko, eppure adesso sentiva dentro di lui che non sarebbe riuscito a disfarsene. I mustelidi gli passavano accanto salutandolo, chi era più burbero faceva solo un cenno con la testa, ma tutti li sembravano averlo accettato. Rivangare nel passato era qualcosa di troppo doloroso, nonostante c'avesse provato diverse volte. I suoi nuovi genitori evitavano l'argomento, ma come dargli torto? In fin dei conti aveva sì e no sei anni. Passeggiava tranquillamente nel prato adiacente alla struttura di marmo che dominava su tutto e si fermò a scrutare ogni singolo dettaglio. Non aveva mai varcato la soglia della porta, sapeva chi si trovava lì perché a volte lo avvertiva nella sua testa, ma mai si era sognato di mancare di rispetto al sommo presentandosi senza un buon motivo. Chiaki anche era restia a frequentare quella zona, ma non era mai riuscito a chiederle il perché. Da un po' di tempo la ragazza aveva lasciato quel posto nelle sue mani e anche Fuyuki sentiva di potersi fidare di lui, ma dopo il suo ultimo rapimento il bambino aveva capito d'essere realmente indifeso davanti al pericolo, insomma una facile preda per tutti. Non era bastato ciò che il suo vero padre aveva provato a fare per rimediare ai suoi errori passati, perché c'era sempre quella sua ultima esperienza a mostrarsi nei suoi incubi e la scena che si ripeteva era sempre la stessa: lui che scappava. Un codardo, ecco cos'era. Lo reputavano tutti all'altezza, ma basandosi su cosa? Sulle piccole faccende che sbrigava per aiutare gli altri? Come aveva pensato non era degno per quel luogo, si voltò e si diresse verso il sottobosco, lì dove nessuno lo avrebbe disturbato. Sarebbe stato meglio non allontanarsi troppo, i pericoli erano sempre in agguato in un'area vasta come quella. Scaltramente si guardò intorno, facendo caso se fosse stato realmente da solo e poi iniziò a frugarsi sotto le vesti. Ci mise un po' a sbrigliare l'arma che si era accuratamente legato alla coscia, un vecchio kunai arrugginito e probabilmente usato in qualche allenamento dei suoi tutori. Non era stato facile farlo suo, soprattutto con l'attenzione che mostrava in continuazione la kunoichi dalla chioma turchina, forse per paura che Amane si facesse male. Ah... e poi c'era lei, Amane. La bambina dei due giovani nukenin che con tanto amore cercavano di crescere, anche se non con poche difficoltà. Per Aiko era strano chiamarla sorella, soprattutto sapendo che il loro sangue era così diverso, ma vederla crescere e apprendere così velocemente prendendolo lui come figura chiave gli creava una strana sensazione. Anche se ancora non riusciva a parlarci, sentiva di riuscire a capirla, avvertiva in lei qualcosa, come se fosse capace di cambiarlo. Proprio da quel luogo era mutata la sua vita e avrebbe dovuto proteggerlo nel migliore dei modi. Prese la mira e lanciò il kunai contro l'albero già marchiato, poi lo fece e lo rifece finché una riga di sudore non marchiò la sua pelle candida. Non era la prima volta che procedeva con quello strano allenamento allestito autonomamente, probabilmente erano mesi ma stava sempre ben accorto a non farsi scoprire. Strappò la lama dal tronco per l'ennesima volta, ma questa volta accadde qualcosa di strano, si sentì tirare il fondo delle vesti con una forza decisa. Sussultò nel terrore d'essere stato scoperto e deglutì attendendo il verdetto di chiunque avesse potuto ricattarlo per quel suo strano divertimento. I furetti erano animali fedeli, ma anche molto furbi. Uno strano versetto fece capolino dalle sue spalle e un sorriso si susseguì sulle labbra del bambino. Amane si reggeva in piedi sulle sue gambe, anche se con poca stabilità, mentre alle sue spalle Yin e Yang correvano per starle dietro. Fece appena in tempo a riporre il suo segreto al sicuro sotto lo sguardo perplesso della bambina, prima che le due evocazioni arrivassero a destinazione. Aiko si inginocchiò amorevolmente e arruffò la capigliatura castana della pargoletta, dello stesso colore del padre. Poi la prese per mano e con un sorriso felice sulle sue labbra pronunciò le parole che lui stesso avrebbe voluto udire in quel momento.

- Andiamo a casa - disse il bambino, tornando verso la piccola abitazione.




Edited by Karen91 - 23/7/2016, 11:48
 
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view post Posted on 11/2/2015, 00:39     +1   -1
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Uno strappo alla regola

Le prime luci del giorno avevano iniziato da poco a baciare il volto del giovane shinobi, ancora avvolto tra le coperte del suo comodo giaciglio. La sua amata era già in piedi da un po', ma lui aveva deciso di rimanere lì e di non seguirla. Non ne aveva le forze. Le ore di sonno delle quali poteva godere, ultimamente, erano assai scarse; ciò era dovuto principalmente ai capricci notturni della piccola Amane e, in parte, alle preoccupazioni e agli incubi che segnano la vita di un nukenin. Per questo motivo, il ragazzo sperava di poter prolungare la propria permanenza a letto, ma l'ansia di essere richiamato dalla voce della fanciulla era talmente alta da tenerlo sveglio, suo malgrado.

Dovrebbe mancare ancora qualche minuto..

Pensò tra sé, e con tale speranza s'impose di rilassarsi, chiudendo gli occhi e abbandonandosi alle braccia di Morfeo.. che dopo averlo preso, lo lasciarono cadere bruscamente al suolo quando il timbro di Chiaki ebbe modo di risuonare fra le travi in legno che rivestivano la casa.

Sposarsi, ma chi cazzo me l'ha fatto fare?

Si trattava di un pensiero non poco cattivo ed era scontato che più tardi se ne sarebbe pentito, quando i suoi occhi si sarebbero persi in quelli di colei che era riuscito a rubargli il cuore. Tuttavia, appena sveglio solitamente Fuyuki era a dir poco intrattabile; inutile dire che in condizioni ancora più estreme come quelle l'eremita potesse addirittura avere i nervi a fior di pelle. Per questo motivo, quando i suoi piedi nudi ebbero toccato la fredda superficie lignea del pavimento, sbuffò sonoramente, consapevole del fatto che da quella distanza la moglie non avrebbe potuto sentirlo. Un ottimo accorgimento, il cui lavoro veniva però sporcato dal broncio con il quale egli si presentò a tavola per consumare ciò che la dolce kunoichi aveva preparato per lui. Era un ANBU, un ninja capace di mascherare le proprie emozioni e di inscenare i copioni più convincenti.. ma al mattino era in ferie.
Durante le prime ore di attività per fortuna l'umore del jonin migliorò a vista d'occhio, tanto che accettò buon grado la proposta - o meglio, l'ordine - di rimanere a badare alla piccola Amane avanzata da Chiaki, che nel frattempo ne avrebbe approfittato per esplorare i boschi in cerca di erbe medicinali. Passare un po' di tempo con la propria bambina non dispiaceva affatto al ventunenne, specialmente dopo aver trascorso diverse settimane lontano da casa, tuttavia anche lui era un uomo e sentiva sempre più il bisogno di staccare un attimo la spina dalla normale routine per poter dedicare del tempo a se stesso. L'occasione gli si presentò poco dopo, quando una voce familiare lo fece voltare verso la finestra.

Okojo - Ma non ti stanchi mai di badare alla piccola?

- Purtroppo sono questi i doveri di un padre.. comunque chi non muore si rivede, vero?

Sentendo quelle parole, una smorfia traboccante d'orgoglio si dipinse sul muso dell'ermellino e il suo amico di sempre non impiegò che un secondo per comprendere che lui stesse per riservargli una delle sue solite uscite impregnate di boria.

Okojo - Dovessi morire io, l'eremo perderebbe il suo guerriero migliore.. ma resterebbe comunque in buone mani, sei sempre stato un ottimo secondo. Adesso però parliamo di cose più serie..

Il piccolo mustelide lasciò in sospeso la frase, poi sgattaiolò dentro la casa, dribblando abilmente la bambina e raggiungendo infine il ragazzo dalla zazzera castana. Si avvicinò al suo orecchio e con fare furtivo gli sussurrò poche parole, accertandosi coi suoi occhi attenti che nessuno d'indesiderato potesse vederli o udire la loro conversazione.

Okojo - E' passato parecchio dall'ultima volta in cui abbiamo fumato insieme.. che ne dici di onorare i vecchi tempi, 'Yuki-chan?

Uno strappo alla regola. Ecco quel che Okojo gli stava chiedendo di fare, ma il cuore di Fuyuki era purtroppo combattuto tra il desiderio di trascorrere un po' di tempo con un vecchio amico e la consapevolezza di dover adempiere ai propri doveri. Come se non bastasse, da quando Amane era stata messa al mondo, Chiaki aveva manifestato in maniera sempre più evidente la sua avversità nei confronti del vizio del marito. Chi l'avrebbe sentita, nel caso in cui fosse stato sorpreso a fumare anziché a svolgere i suoi compiti da padre?

- Non posso, mi dispiace.

Okojo - Non farti pregare, 'Yuki-chan. Non accetto risposte negative!

Fu quella la risposta pronta e sfacciata della creatura dal pelo candido come la neve, che sapeva bene di poter far ricorso ai suoi occhioni blu come il mare in tempesta e al palese desiderio del compagno d'avventure di seguirlo, per poter ottenere un responso positivo alla sua richiesta. Avevano entrambi bisogno di un momento del genere, e questo Fuyuki lo sapeva bene. Nonostante ciò, quest'ultimo impiegò diversi secondi prima di valutare le possibili conseguenze e infine assecondare la proposta che gli era stata fatta. Forse poteva avere una chance di farla franca.

Chiaki è andata nella foresta, dovrebbe essere di ritorno fra qualche ora.. mi basterà lasciare Amane ad Aiko, tornare a casa in tempo e nessuno si accorgerà di niente.

- D'accordo, andiamo.

Okojo - Grandioso!

Tutto avvenne come pianificato dall'abile shinobi. Okojo si nascose tra i suoi abiti, così da non essere visto dal piccolo Aiko, al quale venne affidata la bambina dal padre con la scusa di dover parlare urgentemente con il sommo Mujinahen. Dopo una decina di minuti i due furfanti erano già lontani, immersi nel verde della foresta e comodamente sdraiati al suolo, l'uno accanto all'altro, mentre si rilassavano fumando. Il mustelide teneva tra le dita il suo immancabile sigaro, l'eremita invece si era limitato a godere del fumo di una delle sue normali sigarette. Venne intavolata una conversazione che toccò gli argomenti più disparati e il tempo sembrava scorrere veloce, mentre le risate riempivano l'aria calma che sempre regnava in quel luogo pacato e magnifico. Sembrava che tutto stesse andando per il meglio, ma ben presto una voce che entrambi conoscevano avrebbe spezzato l'atmosfera briosa che si era creata. Lemmi che sarebbero risuonati come una sentenza, quelli dell'acerrimo rivale dello Hyuga.

Yin - Ma guarda un po', il nostro eremita è davvero bravo a prendersi cura di sua figlia.

Sono nella merda.

Fra tutte le situazioni negative ipotizzabili, quella era sicuramente la peggiore. Il furetto dal manto nero come la notte aveva colto lui e Okojo con le mani nel sacco e, poiché fra lui e il jonin non correva buon sangue, nessuna supplica l'avrebbe convinto a tenere per sé ciò che aveva visto. Fuyuki già poteva immaginarlo mentre informava Chiaki, la quale sarebbe sicuramente andata su tutte le furie quando avrebbe scoperto la verità.

Yin - Scommetto che Chiaki è all'oscuro di tutto questo. In questo caso, credo proprio che sarà mio compito metterla al corrente di cosa combina suo marito in sua assenza.

Okojo - Cos'è che hai intenzione di fare?

La voce profonda e severa dell'ermellino tuonò prontamente, zittendo il suo interlocutore. Il suo sguardo trasudava rabbia e i suoi occhi erano quasi in grado di far raggelare il sangue di chiunque li guardasse. Yin non si era solo limitato a minacciare Fuyuki. No, quello era il minimo, quello sconsiderato aveva fatto di peggio: l'aveva interrotto mentre fumava. Gettò il mozzicone per terra il mustelide dal pelo candido, lo pestò con fare frustrato e infine si avvicinò minaccioso al fratello che aveva osato commettere un tale scempio. Gli sussurrò qualcosa all'orecchio, parole che vennero pronunciate con un tono di voce degno di chi bramava sangue.

Okojo - Se dirai anche solo una parola su quanto hai visto adesso, dirò a tutti, Fuyuki compreso, di quella volta in cui, da piccolo, ti sei messo a piangere perché Yang aveva rotto il tuo giocattolo preferito.

A quel punto un'espressione combattuta e sorpresa si fece largo sul viso del furetto, colto completamente in contropiede dalla minaccia di Okojo. L'ultima cosa che desiderava era che i suoi fratelli, o peggio ancora il jonin, venissero a conoscenza di quell'episodio che, nonostante si fosse verificato parecchio tempo addietro, macchiava ancora il suo animo orgoglioso e fiero. Si vide costretto ad annuire quindi, senza curare di nascondere però un'espressione impregnata di rabbia e impotenza.

Yin - Va bene.

Okojo - Bravo cucciolo.

Esclamò entusiasta l'ermellino che, dopo aver pizzicato la guancia del suo simile per fargli un dispetto, tornò a godere della compagnia del suo fratello umano. Quest'ultimo, la cui fronte era ancora imbrattata di sudore per lo spavento e la paura della reazione della moglie, non avrebbe saputo dire in che modo Okojo fosse riuscito a convincere quella palla di pelo, ma poi pensò di lasciar perdere. In fin dei conti, se vi era riuscito, perché preoccuparsene?
Tutto gli sarebbe stato spiegato dalla creatura a tempo debito, prima di imboccare la strada del ritorno. Rientrarono a casa in tempo quindi, così che nessuno potesse sospettare di nulla. Fuyuki riprese a giocare calorosamente con la propria bambina, lieto di aver potuto lasciarsi alle spalle le responsabilità di essere padre e di aver trascorso qualche ora di completo relax. Quando la bella fanciulla della chioma blu fece ritorno, trovò il marito intento a cullare tra le proprie braccia la pargoletta. Al suo fianco, l'ermellino e il furetto si scambiarono un'occhiata d'intesa. E a quel punto il broncio di Yin venne palesato, così come la smorfia beffarda dipinta sul viso di Okojo e dell'eremita, vincitori di quella battaglia superata rivangando ricordi ch'era meglio non tornassero a galla.



Edited by .Melo - 23/7/2016, 11:44
 
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view post Posted on 26/7/2016, 16:59     +1   -1
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Amore fraterno

- No, no Amane non toccare quelle cose! - urlò una voce infantile ma consapevole di quello che stava affermando.

Poi chi li sente Chiaki e Fuyuki se la loro piccola si fa male

Corse a perdifiato da un lato della stanza all'altra il ragazzino dalla zazzera corvina per evitare che la pargoletta potesse raggiungere il set di armi che pendevano dall'armadio. Solitamente la Hyuga era eccessivamente premurosa ed il bambino si chiedeva come potesse essersi dimenticata un simile dettaglio. Sicuramente tutto era dovuto alla fretta con cui era dovuta partire insieme a suo marito, lasciando per l'ennesima volta i due infanti alle creature dell'eremo. Mujinahen vegliava su quel piccolo paradiso e naturalmente anche sugli esserini che lo abitavano di qualsiasi specie o razza fossero ma la sua tutela non poteva arrivare ovunque, molti compiti aspettavano anche all'orfanello che ormai dimorava li e che sentiva quella sempre più come casa sua. Quegli occhi verde smeraldo, del frutto dell'amore dei due coniugi, si accigliò quando la visuale venne oscurata da un'ombra. Stava faticando così tanto per arrivare a destinazione, eretta nelle sue gambette corte e paffute. Tutti i suoi sforzi vennero nullificati con quell'azione, soprattutto quando venne presa in braccio di forza. Provò ad affacciarsi per osservare meglio la lama lucente e allungò la manina quando questa fu così vicina da poterla toccare, ma la missione fallì quando Aiko chiuse l'armadio. Sul visetto morbido della lattante si disegnò con una smorfia di tristezza, lasciandosi cullare dalla braccia esili di suo fratello. Ancora non aveva le parole per poter esprimere l'affetto che la legava a lui ma ogni volta che il bambino si imponeva su di lei, questa non emetteva lamenti ne si ribellava, semplicemente ci riprovava in un secondo momento molto furbamente. L'orfanello difficilmente s'arrabbiava, anzi probabilmente non l'aveva mai fatto, non come quella volta. Abbandonò il piccolo corpicino della creatura da lui custodita sul lettino singolo che la famiglia condivideva ma i suoi occhi smeraldini non notarono l'oggetto appoggiato sul fondo del letto. L'ora di pranzo era quasi giunta e non solo il suo stomaco reclamava cibo ma anche quello della sua sorellina. Si fiondò in cucina afferrando tutto l'occorrente che gli era stato lasciato un po' dagli abitanti dell'eremo e un po' dalla sua buona volontà mattutina. Quegli alimenti non erano nulla a confronto delle pietanze preparate da Chiaki ma allo stesso tempo ringraziava i Kami che Fujime non si fosse presentata con qualche sua stramberia. Si era adattato a tutto persino a nutrirsi della carne cruda quando la fame chiamava ma il furetto dal pelo aranciato, condivideva con lui piatti che Yin e Yang non avevano nemmeno il coraggio di guardare. Deglutì al solo pensiero di un vecchio ricordo che rimandava a una notte passata a contorcersi sul giaciglio. Si accontentò di una mela selvatica e qualche fungo crudo mentre ad Amane pressò metà del frutto per renderlo più alla sua portata.

- Amane si mangia! - alzò di qualche ottava la voce, entusiasta.

Non gli parve d'averci messo così tanto ma quando giunse nuovamente nella camera la pargoletta si stava dilettando in un gioco che la divertiva parecchio ma lui non si poté dire lo stesso. Il piccolo libro di proprietà di Aiko era stato violato, sfogliato con tanta foga e noncuranza che molte pagine si erano strappate e svolazzavano per la stanza facendo emettere dei gridolini all'esserino eccitato. La ciotola contenente la porzione della piccola cadde al suolo, sotto lo sguardo interdetto e allo stesso tempo infuriato del ragazzino dalla chioma corvina. Quello che la sua sorellina non sapeva e che a quell'età non poteva intuire era il valore affettivo del manufatto. All'apparenza poteva sembrare un normale libro ma le storie narrate al suo interno venivano completamente dalla fantasia della kunoichi dalla chioma blu. Un gesto affettivo che aveva lasciato in eredità alla sua fonte principale d'ispirazione: l'orfanello con cui aveva legato sin dal primo momento che si erano conosciuti. In quei brevi momenti che la nukenin delle Nuvole Rosse aveva avuto modo di trovarsi a casa, aveva iniziato a far studiare il maschietto nella speranza che presto avesse potuto imparare le nozioni base e magari quando fosse diventato più grande avrebbe tramandato le sue conoscenze al frutto dell'amore tra lei e Fuyuki ma la giovane si sarebbe comunque accontentata che lui apprendesse quanto più possibile dal mondo che lo attendeva. Si avventò furioso su quello che rimaneva dell’oggetto afferrandolo con tutta la forza che aveva in corpo, senza badare minimamente ad Amane che strattonata si ritrovò per terra piangente. Il moretto guardò addolorato per l’ultima volta il cimelio prima di sentirsi in colpa per il suo gesto violento.

- Che cosa sta succedendo qui? - le urla della bambina nel frattempo avevano inondato l’intero eremo, facendo piombare Fujime nella casa come un’eroina.

Nervoso per ciò che era successo, Aiko si voltò ed iniziò a correre sorpassando la creatura fino a perdersi nei boschi. In realtà sapeva perfettamente dove stava andando, ma voleva rimanere da solo tra quelle pagine strappate e scarabocchiate. Perché si sentiva così relegato a dei fogli inanimati? Forse la poca presenza dei due shinobi lo rendevano triste, nonostante tutti quei mustelidi a prendersi cura di loro come una vera famiglia. Teneva così tanto a quelle storie, magari un giorno sarebbe diventato un famoso cantastorie ninja o addirittura uno scrittore. Il futuro era così vasto e pieno d’ignoto. Cosa ne poteva sapere un ragazzino di appena sei anni? Si arrampicò su un immenso albero, fatto da radici attorcigliate, finché non si trovò in cima. Da uno dei tronchi più alti scendevano due corde e a terminare una tavoletta di legno: Aiko stesso aveva creato quell’oggetto, insieme all’aiuto di quegli esserini pelosi, ripreso da una delle immagini sui libri di sua madre; doveva chiamarsi altalena se la memoria non lo tradiva. Lì Amane non avrebbe potuto trovarlo, troppo piccola per una simile arrampicata e nemmeno Fujime rimasta in compagnia della pargoletta. Finalmente era solo con i suoi pensieri e le sue lacrime. Si anche lui piangeva di tanto in tanto quando poteva permetterselo, lui più di Amane capiva cosa significava rimanere solo. La presenza dei due shinobi era fondamentale per quel giovane aspirante ninja, che vedeva in loro tutto ciò che gli restava della cenere del suo passato. Ma ciò che lui sentiva era realmente ricambiato? Loro non erano i suoi genitori di sangue... se ne sarebbero resi conto un giorno? Fuyuki passava molto più tempo con lei che con lui, Chiaki lo stesso sembrava morbosamente protettiva con la sua bambina. Se solo avessero saputo quello che aveva fatto probabilmente l’avrebbero sgridato, messo in punizione, forse avrebbero passato ancora meno tempo con lui. Goccioloni come pioggia arrivarono a bagnare i suoi vestiti, inzuppandogli la maglietta.

- Ne hai per molto? - domandò una voce familiare spuntata dal nulla.

Il ragazzino si voltò di scatto e cercò di trattenere un singhiozzo inutilmente, adesso che le sue emozioni avevano avuto il via libera dal proprietario. Tra il fogliame fece capolino il musetto di Yin che lo scrutava con i suoi enormi occhioni verdi; il suo era uno sguardo severo ma allo stesso tempo curioso.

- E’ abbastanza fastidioso essere svegliato da dei rumori molesti, soprattutto quando questi provengono dal pianto di un poppante - affermò senza troppi peli sulla lingua il mustelide - Poi per una volta che sono libero dalle mie responsabilità da balia ecco che mi ci ritrovo nuovamente dentro. A proposito... come sei arrivato fin quassù?

La creatura abbandonò il suo comodo giaciglio, lanciando uno sguardo ai diversi piedi d’altezza che lo dividevano dal suolo. Come poteva un esserino sprovvisto di artigli avventurarsi fino a quell’altezza? Forse avrebbe dovuto avvertire il furetto rossiccio oppure come solitamente preferiva avrebbe potuto farsi gli affaracci suoi, finché la colpa non fosse ricaduta su di lui; in quel caso avrebbe sicuramente trovato un modo per negare la sua presenza.

- Io... io... io non stavo piangendo! - concluse il moretto trovando le parole giuste per negare l’evidenza.

- Se lo dici tu... - rispose l’evocazione storcendo leggermente la testolina come per guardare la vicenda da un altro punto di vista - Quindi non è un problema se ti faccio venire a riprendere da Fujime...

- No, no, no. Ti prego - ammise alla fine disperato l’orfano - Voglio solo rimanere un po’ da solo.

- Queste cose non vengono fatte solitamente dagli esseri umani adulti? I cuccioli dovrebbero giocare, crescere e diventare forti... queste dovrebbero essere le loro uniche preoccupazioni - disse pensieroso Yin, paragonando i piccoli del branco a quell’esserino senza peli.

- Si... forse hai ragione. Ma... – iniziò a brancolare suo fratello.

- Niente se e ma. Hai una famiglia che ti ama, un luogo sicuro dove puoi sempre far ritorno, degli alleati che farebbero di tutto per proteggerti, per non dire chissà quante altre cose. Adesso alza il tuo fondoschiena da quella cosa pericolosa e vai a divertirti... ho bisogno di pace per dormire. E guai se ti vedo più piangere... Chiaki e Fuyuki saranno presto di ritorno - concluse il mustelide dal manto nero, quasi avesse letto nella mente del piccolo.

Senza farselo ripetere due volte e rimanendo abbastanza basito per la risposta della creatura, Aiko si asciugò le lacrime con il braccio iniziando ad arrampicarsi per poter raggiungere la palla di pelo. Forse era stato troppo negativo nei suoi pensieri, forse Yin aveva ragione. Come una piccola scimmia alle prime armi, il cucciolo d’uomo scese l’immenso arbusto toccano finalmente terra con i suoi piedi, non senza un po’ di stanchezza addosso; stava diventando abile ma era pur sempre un ragazzino. Se da una parte voleva tornare a casa, dall’altra si sentiva ancora in colpa per ciò che aveva fatto. Non poteva far finta che nulla fosse successo, probabilmente Amane lo avrebbe fissato con il broncio e gli altri avrebbero cominciato a fare domande, e lui non avrebbe saputo mantenere nascosto quel segreto. Stava ancora perso nei suoi logorroici pensieri quando un nome familiare si propagò nella foresta e una piccola testolina castana comparve da un cespuglio non troppo lontano. Il suo visetto era preoccupato ma appena lo vide non fece che sorridere entusiasta, con quei versetti che solo i bambini ancora non in grado di parlare sanno fare. Acciaccò un po’ il nome di suo fratello rendendolo difficilmente intuibile a chi non sapeva a cosa si riferisse la bambina ma non per lui che le era rimasto sempre accanto. Al seguito vide immediatamente la sua inseguitrice che esasperata, finalmente tirava un sospiro di sollievo.

- Mi farete diventare matta uno di questi giorni - annunciò il furetto mettendosi le zampette sui fianchi – Aiko si può sapere che ci fai così lontano? Sai che Amane ti imita in tutto e per tutto... senza di te non si riesce a tenere. E’ quasi meglio un terremoto.

E in quel rimprovero e nell’innocenza del litigio quotidiano, il moretto si liberò di una rumorosa e gioiosa risata. Come poteva litigare con quel piccolo fiore? Numerosi pensieri e troppi problemi attanagliavano la sua mente. Doveva rilassarsi e lasciare queste cose ai suoi genitori che come aveva detto Yin, presto sarebbero tornati a casa.


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Edited by Karen91 - 26/7/2016, 18:47
 
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Le ferite della follia

Chiaki fissava il corpo freddo dell’uomo che aveva distrutto la sua casa. Sul suo volto era rimasto dipinto quel sorriso inquietante che portava sempre con sé e che anche nella morte aveva deciso di non abbandonare il suo proprietario. Non poteva credere che lei stessa aveva collaborato alla sua fine. Fissò le sue mani e le vide sporche di sangue anche se effettivamente nulla di tutto ciò che le mostravano i suoi occhi era reale. Cosa aveva fatto? Per la prima volta nella sua vita era stata costretta dagli eventi a fare qualcosa che pensava non avrebbe mai fatto. Brividi di panico le percorsero la schiena ed iniziò a tremare come una foglia, scossa da quel finale non previsto. Si era ribellata a Yume contro Sanzu ed adesso come aveva potuto succedere quello che era accaduto? Cadde in ginocchio, con un’espressione completamente persa in se stessa dallo stupore. Non solo era una traditrice... adesso era ufficialmente diventata un’assassina. Avrebbe voluto piangere ma si sentì ancora peggio quando nessuna lacrima bagnò il suo volto. Una sensazione spregevole la graffiva dentro, la voce della coscienza si arrampicava freneticamente per bisbigliarle all’ orecchio viscida: “hai fatto bene... se lo meritava”. Nessuno si merita di morire, perché avrebbe dovuto essere proprio lei l’emissario della Dea Nera? Le sue guance sempre rosate si tinsero completamente di bianco, rendendola più simile ad un fantasma che ad un essere umano. I fratelli dell’eremo sopravvissuti le passavano affianco, non senza lanciarle uno sguardo preoccupato ed interrogativo. Perché se ne stava lì con le mani in mano senza fare niente? Loro non potevano sapere cosa macinasse nella sua testa, non potevano sapere quante promesse a se stessa aveva rotto con il suo gesto. Ma se non fosse intervenuta cosa sarebbe successo? L’istinto di madre e sorella dell’eremo avevano reagito prima del suo cervello.

- Che cosa diavolo stai facendo... alzati Chiaki abbiamo bisogno di te! - una voce familiare la risvegliò come una secchiata d’acqua gelida dalle sue torture mentali.

Okojo era ben eretto sulle sue zampette posteriori in modo fiero e possente, coordinando alla perfezione i suoi sottoposti senza distogliere lo sguardo dalla kunoichi. La fanciulla lo guardò assente, come non riuscendo a discostarsi completamente dal suo malessere. Provò a parlare ma come in un incubo la sua bocca era serrata, cucita da fili invisibili che ne ostacolavano il normale funzionamento. Affranta da questo suo controllo alterato di se stessa voltò il viso al suo interlocutore trovandosi ad osservare meglio la distruzione che la circondava; una prospettiva peggiore della colpevolezza che continuava ad infliggersi con masochismo. Il suo triste incanto trovò la forza di spezzarsi non appena le iridi chiare della ragazza misero a fuoco il corpicino a terra della dolce creatura che aveva messo al mondo. Amane sangue del suo sangue ancora non si degnava di riaprire quei suoi vispi tratti ereditati dal nonno. L’ermellino continuava a parlare con lei ma la sua voce divenne confusa come lo era stata fino a quel momento e senza accorgersene le sue gambe avevano raggiunto quell’involucro inerme in poche ampie falcate, le sue braccia l’avvolsero come una coperta calda mentre i mustelidi che erano accorsi per prendersi cura della cucciola indietreggiarono con rispetto. Proprio come gli esseri umani loro capivano esattamente il significato della parola famiglia. Calde lacrime iniziarono a scendere dal volto della Hyuga che non staccava di un secondo gli occhi dalla sua bambina e con un movimento ondulatorio la cullava come aveva sempre fatto per tranquillizzarla quando era in fasce. A voce roca per il forte dispiacere mugolava una canzoncina, accarezzando ripetutamente le guance ancora calde e umide del suo piccolo fiore. I capelli scompigliati incorniciavano quel volto paffuto ed infantile che tutti ricordavano sempre sorridente. Aiko che era stato messo al sicuro dai suoi fratelli pelosi aveva spinto e si era scontrato con il suo popolo pur di raggiungere di nuovo i suoi genitori adottivi. Adesso li osservava da lontano mentre raccoglievano i pezzi della distruzione che aveva colpito anche l’eremo. Flash confusi e distorti intasarono la mente del giovane riportandolo a vaghi ricordi lontani, lugubri eredità che aveva sotterrato senza rimorsi. Stava per perdere di nuovo quello che era riuscito a ricostruire? Non sapeva darsi una risposta ma vedere sua sorella inerme e la ragazza che aveva preso il posto di sua madre in quello stato primitivo gli straziava il petto e tutto ciò che lo circondava non lo riconosceva più. Pochi attimi ed anche Fuyuki arrivò ad abbracciarle entrambe, abbandonando solo per un attimo il gravoso compito che gli spettava come eremita. Mancava solo lui in quel ritratto sbiadito che veniva coperto dai goccioloni trattenuti dal ragazzino. Non si avvicinò, anzi prese un profondo respiro e voltando le spalle alla famiglia, iniziò a seguire come un pulcino un gruppo di donnole in fila indiana che sollevavano i massi della torre accantonandoli in un punto ben preciso dello spiazzo. Uno sguardo lontano e già stava morendo dentro, lui non voleva essere un peso per loro ma una spalla su cui contare... non poteva abbandonarsi al dispiacere.

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I funerali si erano conclusi da alcuni giorni lasciando un tremendo silenzio e vuoto nell’eremo. I mustelidi che si intravedevano in giro erano sempre indaffarati quasi avessero dimenticato la fratellanza che li caratterizzava. Ognuno si muoveva come un automa occupandosi della difesa dell’intero perimetro dell’area adesso che Fuyuki e Chiaki avevano lasciato la loro casa per prendere provvedimenti su alcune faccende. Al solito i bambini erano stati lasciati nell’ignoranza, affidati a coloro che i due Hyuga davano più fiducia. Ma anche le creature addette ai piccoli avevano le loro responsabilità nella comunità e capitava spesso che queste figure mancassero lasciando i due cuccioli d’uomo da soli. Aiko osservava dal tavolo della cucina sua sorella che se ne stava stesa sul letto nella stanza affianco. La casa non era molto grande quindi non poteva sicuramente perderla di vista. Da quando c’era stato il giorno dell’incidente lei non aveva più parlato e molte delle volte si incantava quasi si perdesse nei suoi pensieri. A volte tutti pensavano che lei stesse dormendo ed invece era lì immobile che fissava un punto indefinito della stanza, proprio come in quel momento. Il moretto non aveva la benché minima idea di cosa quell’uomo le avesse fatto ma ridurla in quelle condizioni senza ferirla corporalmente poteva significare solamente una cosa: quell’uomo era veramente potente. Anche se i due coniugi insieme l’avevano sconfitto c’erano state parecchie perdite nella loro immensa famiglia e persino Mujinahen aveva dovuto rinunciare ai suoi poteri per dare man forte. L’orfanello non sapeva se i mustelidi avessero già vissuto un momento di terrore come quello ma per lui era il primo e non aveva nemmeno un po’ di conoscenze per poter aiutare seriamente. Gli era stata vietata persino la ricerca delle erbe mediche per aiutare chi era ferito; troppo pericoloso avevano detto. Ormai erano giorni che tutti vivevano in quella gabbia invisibile. L’unica cosa che poteva fare era rimanere accanto alla castana, darle la forza per ritrovare se stessa. Senza accorgersene si era già alzato di scatto facendo cadere al suolo il pennino con cui stava scrivendo. Si perché era da un po’ che si dilettava nella scrittura e nella lettura, un passaggio molto importante per diventare un ometto a detta della kunoichi dalla chioma blu. Voleva leggere libri e studiare, sapeva persino dove i due Hyuga tenessero tutte le refurtive. Il suo scatto fece voltare la fanciullina riposante sul comodo giaciglio, probabilmente quello era stato l’unico rumore rilevante da parecchio tempo. Vide il moretto avvicinarsi con determinazione e allungarsi al suo fianco. Entrambi adesso fissavano il soffitto pensierosi, come potevano fare degli adulti.

- Amane ti prometto che se dovesse esserci una prossima volta, ti proteggerò a qualsiasi costo. Non voglio che nessuno ti faccia più del male - concluse il bambino di sei anni avvolgendo con un braccio la più piccola, stringendola a sé.


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Edited by Karen91 - 14/11/2016, 21:17
 
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