Uno spirito non aveva età, quello che per il nukenin era parecchio tempo per lei era semplicemente guardare un po' indietro. Un fardello parecchio grosso l'immortalità che avrebbe portato alla follia parecchi umani. Una maledizione anche più terribile di quella che possedeva il ninja vestito delle nuvole rosse. I suoi poteri erano in crescita e riusciva ad avvertire le emozioni che provò nel rispondere alla sua domanda l'eremita. Era rimasto calmo e non aveva perso tempo a trovare le parole giuste e più congeniali.
Stava parlando seriamente della sua amata con il cuore e a meno che non fosse stato un trucco molto elaborato, la divinità si fidava parecchio dei suoi poteri. Avvertire quelle sensazioni fu strano per qualcuno come lei che non ne capiva poi così tanto. Amore...si chiamava così? Era lo stesso sentimento che avvertiva dalla sua protetta ma ancora non riusciva a catalogarlo con un semplice nome. Lo fissò per qualche secondo senza proferire parola, forse osservandolo avrebbe capito meglio ma non c'era nulla in lui che avrebbe potuto dimostrare di dire il falso.
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Capisco... - disse abbassando gli occhi lo spirito non più sulla difensiva.
Lui non le sarebbe andato contro, anzi insieme avrebbero potuto garantire una prosperosa vita alla fanciulla dalla chioma blu. Ciò si rispecchiava anche su di lei che vincolata alla kunoichi non poteva che giovare di quella specie di patto. Essere paragonata ad un essere umano le diede un po' fastidio ma non si scomodò a rispondere all'uomo che aveva davanti, in fin dei conti la loro mente era troppo chiusa a riccio per poter guardare oltre le apparenze. Quando lui ammise di avere fiducia in lei la sua attenzione tornò completamente per il volto di quel ninja mercenario. Lo diceva per convenienza o realmente si fidava d'una creatura che non conosceva per niente? Lo sguardo della divinità si fece indagatore e curioso, era la seconda volta che provava un simile interesse per quelle creature. Il sorriso di lui la rese ancora più scettica ma dopo pochi minuti decise di mettersi all'opera.
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Spero che farai una buona permanenza nel mondo dei sogni - disse la donna avvicinandosi sinuosamente al ragazzo con quel suo andamento sensuale.
Distava ancora un paio di metri da lui quando il sonno iniziò a farsi più pesante e il colpo venne attutito dal potere di Yume.
Era difficile capire dove si trovasse, tutto era completamente buio. Impossibile capire se quel mondo immaginario fosse stato creato appositamente dalla divinità oppure se si trattasse d'ologrammi imposti alla sua mente. Solo nel buio più profondo come gli incubi che incupivano le giornate alla sua amata. Il silenzio di quel posto era inquietante, poteva persino sentire il battito del suo cuore. Improvvisamente si sentì strattonare dietro il mantello e quando si voltò sarebbe rimasto affascinato da chi aveva davanti. Era una bambina, occhioni grandi e dello stesso colore dei suoi; capelli lunghi con una coda alta che scendeva lateralmente; una vestaglia bianca ed estremamente grande come quella che poteva indossare un adulto. Gli sorrise ma il suo era un sorriso triste e silenzioso. Voleva che la seguisse e quando riuscì a farglielo capire iniziò a correre. In quel mondo irreale i suoi poteri da ninja sembravano essere inutili, infatti la piccola Chiaki s'allontanava velocemente senza che lui riuscisse a starle dietro.
Il buio lo inghiottì finché non si trovò a calpestare i margini d'una foresta; cespugli verdeggianti intralciavano il suo cammino e della dolce creatura non c'era più traccia. Pochi passi verso il nulla e un lago fece la sua comparsa al centro della scena. Yume era sollevata in cielo e parlava con una donna. Lo Hyuga forse c'avrebbe messo un po' di tempo ad identificarla, erano passati alcuni anni dal loro ultimo incontro e l'immenso pancione per un attimo gli fece pensare che si trattasse della sua amata. Li in mezzo lui era un semplice ospite, uno spettatore invisibile che osservava una scena successa probabilmente parecchi anni prima. [
x] Dopo le ultime parole della divinità, quel colore bianco attirò nuovamente la sua attenzione. Doveva essere nuovamente la pargoletta che notando l'altro continuò il suo strano gioco. Ce l'aveva quasi fatta, le stava per afferrare la vestaglia quando cadde in ginocchio sbattendo con il duro pavimento. La luna splendeva in cielo e la stanza era nella semioscurità. Aveva già visto lo stile di quella stanza, forse una volta sola ma tutto sembrava così familiare.
Quando girò il volto, le comparve davanti come un ologramma, Hazuki sul letto con un fagottino di coperte in braccio. Non si vedeva nulla se non una manina minuscola stringere il dito della donna che l'aveva messa al mondo. Un gesto che probabilmente aveva già fatto lui con la dolce Amane, un atto che ogni genitore aveva visto perlomeno fare dal proprio figlio. La luce della luna illuminava il corpo bianco della neomamma e la sua camicia da notte bianca, la stessa che la ragazzina sulla porta della stanza portava. Si, era di nuovo li e lo guardava come se aspettasse che lui la seguisse ancora. Doveva raggiungerla se non voleva perderla ma la donna attirò nuovamente la sua attenzione con un colpo di tosse improvvisa. Quello che ne uscì era sangue, che macchiò a chiazze la sua mano.
Non stava bene, glielo si leggeva dagli occhi stanchi ma nonostante tutto era felice. Si chinò per nascondere il fazzoletto incriminato e la vide, la stessa voglia che portava la sua amata sulla spalla sinistra; lo spicchio di luna che probabilmente vincolava il patto ascoltato qualche attimo prima. Uno scricchiolio risuonò e non poté fare altro che seguire gli eventi. Si trovò a scendere delle scale e la bambina era li, acciambellata su se stessa, in procinto di nascondersi da chissà cosa. Non appena la raggiunse, lei fece segno di far silenzio, poi tornò a puntare i suoi occhi chiari verso il salone.
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Non può rimanere dentro questa casa, è una Hyuga e te cosa le vorresti insegnare? - disse una voce ferma che il nukenin aveva già sentito -
Deve stare con il clan ed apprendere le taijutsu che la nostra famiglia si tramanda da secoli. Cosa credi di fare tenendola segregata qua?-
Diventerà un ninja e seguirà la strada di suo padre, non occorre che venga con voi. Mi posso occupare da solo di lei. Hazuki vi ha già rinnegato come genitori non capisco perché ancora calpestiate il nostro territorio - disse infastidito un'altra voce maschile ma nettamente più giovane.
Le ombre si sovrastavano ma finalmente dalla cucina si riuscì a capire chi fossero due dei presenti. L'uomo aveva indietreggiato stringendo i pugni come se volesse picchiare chi aveva davanti mentre la donna se ne rimaneva in disparte. Keigo se ne stava li in piedi impettito con il volto corrugato dalla rabbia.
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Amore, lasciamo perdere...mi sembra inutile insistere - disse la donna preoccupata all'angolo che fissava il pavimento pensierosa.
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Sappi che non finisce qui - disse lui chiudendosi con forza la porta alle spalle, scomparendo nella notte.
Si svegliò di scatto con la divinità che rilasciò il suo potere, permettendogli di rimettersi in piedi. Per quanto il suo volto cereo nascondesse le sue emozioni e sensazioni, la stanchezza era abbastanza evidente. Mantenere quello stato non era stato così facile come pensava. Lo guardò per pochi secondi e poi scomparve, lasciando nuovamente il corpo alla sua amata. Sembrava un po' confusa anche lei, che si guardò intorno titubante.
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Cosa è successo? - chiese Chiaki un tantino allarmata.
Il fatto che Yume se ne fosse andata senza preavviso non corrispondeva proprio al carattere della sua metà, cosa significava quel comportamento?