E venne il giorno..., Reclutamento Akatsuki per Karen91

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view post Posted on 30/8/2014, 21:09     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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L'acqua cristallina rifrangeva i raggi luminosi del sole creando dei riflessi colorati che illuminavano la sua candida pelle. Li fissava un po' imbambolata mentre questi s'increspavano con il leggero spostamento della superficie. Tenere dentro il respiro le faceva male ma era un male leggero rispetto a quello che provava ogni giorno, nell'attesa che il suo amato tornasse. Direte che in fin dei conti c'era abituata, Takayoshi non c'era mai a casa e lei rimaneva ore in attesa con la cena preparata nella speranza che varcasse la porta di legno; invece no, perché Fuyuki non era suo padre, lui non l'aveva mai abbandonata per abbracciare il dolore. Le alghe sinuose si mossero al suo passaggio e le accarezzarono la lunga chioma blu. Si stava trattenendo troppo li, doveva tornare in superficie; la piccola Amane la stava aspettando. Eh essere madre comportava delle attenzioni in più ma non le dispiacevano troppo quei doveri. Alcuni pesci le nuotarono a fianco e quando li vide, le si sgranarono gli occhi.
Sembrava quasi che si fosse dimenticata perché fosse li. Iniziò a nuotare più velocemente verso il branco che non tardò a scorgerla già a debita distanza. Non era mai stata brava con la caccia ma era giunto il momento di cominciare. Iniziò a spostarsi più velocemente usufruendo proprio dell'aiuto degli elementi che l'accompagnavano costantemente nel suo viaggio. Avrebbe potuto benissimo risucchiare tutta l'acqua e dividere il cibo dalle cose non commestibili ma non era in quel modo che voleva catturare le sue prede. In quel momento pensò a Fuyuki e Hyou, ai loro modi furbi e scaltri per procurarsi ciò che vogliono; lei a confronto non era nulla. Allungò la mano spinta dalla corrente fredda. Era a pochi centimetri dalla coda di quel piccolo pesce ma qualcosa la distrasse all'ultimo. Voltò lo sguardo e li vide quella famiglia di lontre che si buttava senza paura alcuna e catturava con una facilità inaudita il loro pasto mentre il suo era scomparso in qualche meandro sconosciuto. I pensieri che le affollavano la testa non erano nemmeno facili da sistemare o archiviare, fonte costante di distrazione.

Quando raggiunse la superficie una foglia di loto le finì in testa suscitando una grassa risata alle sue spalle. Yang al fianco di Yin rotolava a terra, chiedendosi che cosa la sua evocatrice stesse combinando, conciata in quelle condizioni. Amane aveva iniziato a differenziare la sua dieta dal solo latte materno, per questo la kunoichi ci teneva a farle scoprire sapori nuovi mettendo in ridicolo se stessa. Con le erbe era stata sempre molto brava ma con le cose vive, beh solitamente preferiva parlarci che farle diventare parte del suo pranzo. Sospirò affranta tirandosi giù la foglia bagnata e raggiungendo a nuoto la riva dove su una coperta abbastanza grande giaceva parte della sua famiglia. I suoi specchi trasparenti piombarono in quelli verdi di sua figlia che sorridente la guardava e allungava le braccia come per farsi prendere. Non tardò ad arrivare la giovane ed ad eseguire quell'azione così abituale che ormai faceva meccanicamente. Si mise a sedere stanca e bagnata all'ombra dell'enorme salice piangente che sfiorava la superficie dello stagno. Vedere le altre lontre della famiglia dei mustelidi all'opera la fece un po' demoralizzare ma era bello avere altre creature così familiari intorno.

- Caccia povera - disse improvvisamente Yin, cercando di far spostare la sua attenzione verso di lui.

- Più che povera direi inesistente - disse un po' delusa Chiaki dalla sua misera iniziativa.

- Magari non è cosa per te, non possiamo essere abili in tutto. Guarda per esempio lui, io non potrei mai reggere i suoi ritmi - rispose facendosi una piccola risata il furetto dal pelo nero mentre fissava suo fratello.

- Si, forse... - nelle parole della kunoichi però non c'era nessuna convinzione.

Sembrava una giornata tranquilla, nonostante le mani vuote. Aiko giocava in riva allo stagno con Yang, l'arietta spostava i ciuffi di Amane che era leggermente rabbrividita dal contatto con sua madre. Quella parola suonava così strana su una ragazzina di quindici anni, eppure era così. Il tempo passava veloce, più di quanto s'aspettava e l'estate stava già arrancando, facendo vedere i suoi primi segni di debolezza tramite le foglie gialle.

- Chiaki giusto? Ehm...si...questi sono per te - non fece in tempo nemmeno a riconoscere chi aveva davanti che il braccio le iniziò a pesare enormemente sotto il peso di qualcosa.

Riuscì solo a scorgere le spalle di una piccola lontra e la sfilza di pesci che adesso le pendevano dal braccio; ognuno era perfettamente concatenato all'altro.

- Cavolo devo essere messa v-veramente male se anche i miei fratelli hanno pietà di me - disse la ragazza sorridendo amaramente a quel piccolo regalo fuori programma.

Non voleva essere scortese dopotutto era sempre un regalo e Amane veniva prima di tutto. Lasciò la piccola alle cure di Yin mentre s'apprestava ad accendere un piccolo fuoco. Era bello stare tutti in armonia, se solo ci fosse stato anche Fuyuki...
 
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view post Posted on 31/8/2014, 09:26     +1   -1
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Niente avrebbe potuto spezzare l'armonia che regnava in quel luogo, cullando i presenti esattamente come faceva la dolce brezza che accompagnava quella giornata calda e piena di luce. L'eremo dei mustelidi era un piccolo angolo di paradiso ed era proprio con la gioia nel cuore che lo shinobi guardava i suoi cari, come se stesse assistendo alla scena di un film. Se ne stava nascosto tra le fronde di un albero che costeggiava lo stagno, comodamente seduto con le gambe che pendevano da uno dei suoi rami e con le iridi perlacee puntate dapprima sulla bella kunoichi dalla chioma blu, poi sul dolce pargoletto affidato alle cure di Yin. Nemmeno lui sapeva perché stesse aspettando a mostrarsi, ma la realtà era piuttosto semplice. Era stato lontano da casa per mesi e rivedere quella piccola creatura, frutto dell'amore dei due nukenin, cresciuta rispetto a come la ricordava - appena nata, minuscola e indifesa come un cucciolo - gli aveva mozzato il fiato e paralizzato il corpo per la meraviglia e la felicità. Fu quando vide Chiaki amareggiata per il fallimento che si decise a uscire allo scoperto, incapace di attendere un secondo di più per riabbracciare la sua amata.

- Non abbatterti, è solo questione di pratica.

La sua voce riecheggiò tra le fronde e non appena la kunoichi si fu voltata ed ebbe messo a fuoco la figura del suo uomo, questo balzò immediatamente giù dall'albero, atterrando ai suoi piedi e avvolgendola in un caldo abbraccio. La strinse a sé con forza, come se volesse nutrirsi del calore che lei emanava; durante l'assenza aveva sofferto parecchio per la sua mancanza, ma adesso era finalmente tornato e sarebbe rimasto per un po' al suo fianco, prima di partire nuovamente in missione. Baciò dolcemente le sue labbra, inebriandosi del loro sapore, e quando quel contatto venne interrotto in lui rimase una sensazione di insoddisfazione. Avrebbe volentieri rapito lei e Amane per portarle altrove e averle tutte per sé, ma in quel momento non poteva far altro che attendere con impazienza che quel momento arrivasse.

- Sono esausto, ho viaggiato senza sosta per tutta la notte.. ero impaziente al pensiero di rivedere te e Amane.

Si mise seduto e lanciando un'occhiataccia a Yin le strappò la piccola dalle zampe, così da poter finalmente passare un po' di tempo con lei. Tuttavia non appena l'ebbe presa in braccio, questa scoppiò in un pianto improvviso che lo colse del tutto impreparato e, in buona parte, amareggiato. Aveva atteso a lungo quel momento, ma la bimba lo trattava alla stregua di un estraneo. Come biasimarla, del resto? Era la prima volta che lo vedeva, dopo interi mesi, ed era probabile che avesse già legato più con i suoi fratelli che con il padre. Provò a cullarla un po' e ad accarezzarla dolcemente, ma ogni suo tentativo si rivelò futile. Non sembrava intenzionata a smettere di piangere e a quel punto, arreso di fronte all'evidenza, cercò lo sguardo di Chiaki come per supplicarla di venire in suo soccorso.

- Per caso sono diventato più brutto durante questi mesi?

Cercò di essere ironico per placare la tensione, ma in realtà si sentiva più fuori luogo di un pesce fuor d'acqua.

 
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view post Posted on 31/8/2014, 10:38     +1   -1
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Se ne stava chinata pronta a far sfregare le due pietre che aveva portato con se quando una voce la fece destare di scatto. Non aveva avvertito minimamente la sua presenza ma vederlo li con i suoi occhi lasciò il suo sguardo basito. Stava vivendo un sogno, un miraggio o era realmente lui? Fece qualche passo in avanti incerta ma il suo camino venne ostacolato dal ragazzo che l'avvolse in quel caldo abbraccio. Non poteva crederci. Quell'odore, quella sensazione, quel modo di sentirsi di qualcuno, non poteva essere nessun altro che non lui. Le caddero di mano le due pietre mentre come un pezzo meccanico arrugginito provava a ricambiare quell'abbraccio, strano.
La bocca era ancora semiaperta per lo stupore ma lui non poteva vederla, piccola com'era nella sua statura. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva deciso di trattenersi un po' di più per la nascita di Amane? Sembrava che la sua testa fosse affaticata e non riuscisse a pensare lucidamente. Accolse il calore del jonin, rimanendo li immobile tra le sue braccia finché lui non si decise a far coincidere le loro labbra. Nemmeno l'immaginazione più intensa avrebbe potuto soddisfare le sue aspettative. Ci mise alcuni secondi a capire che lui già si era allontanato da lei per godersi un po' di meritato riposo. La Hyuga ancora lo guardava mezza allibita e non riuscì a trattenere uno dei suoi pensieri, rendendo partecipi tutti.

- Ma sei reale? - sembrava più una domanda retorica bisbigliata che qualcosa a cui rispondere.

Capì che si fosse seduto solo in un secondo momento. Aveva fatto tutta quella strada nel minor tempo possibile per poterli rivedere e ciò le addolcì il cuore. Se da un lato avrebbe voluto picchiarlo per averla lasciata da sola in un'impresa così difficile per una quindicenne dall'altro era grata ai Kami per averlo riportato sano e salvo. Tirò un sospiro di sollievo e rilassò la mente, appena in tempo per poter sentire le lamentele di Amane. Yin sembrava essere felice d'avere un po' di pace ma la piccola creatura urlava disperata tra le braccia del padre. In fin dei conti lei non sapeva nulla di lui, aveva avuto modo di vederla solo venire alla luce. Mentre l'ermellino dal pelo nero se la sghignazzava in disparte per il gesto improvviso e la pessima figura a seguire, Chiaki dopo lo sguardo supplichevole di suo marito non si tirò indietro nel dargli una mano. Afferrò il frutto del loro amore che improvvisamente cessò il pianto isterico, nonostante i grossi lacrimoni che bagnavano ancora le sue guance paffute.

- No, sei sempre bellissimo - disse Chiaki abbassando improvvisamente lo sguardo e diventando rossa.

Era talmente stralunata che non si rendeva conto nemmeno di quello che stesse dicendo. Appena riuscì a prendere di nuovo controllo di se stessa provò un approccio diverso con la pargoletta dalla chioma castana. Assomigliava così tanto a suo padre.

- Amane lui è il tuo papà. Non te lo ricordi perché eri tanto piccola ma ti vuole tanto bene. Vi a-assomigliate tanto - disse la kunoichi dalla chioma blu, facendo un cenno a Fuyuki d'avvicinarsi.

La piccola rimase salda a sua madre ma piano, piano provò ad allungare una mano per toccare il viso del suo genitore scomparso. Non sembrava propriamente convinta ma dopo aver appoggiato una manina sulla sua guancia la ritrasse, forse per il pizzicore della barba a cui non era abituata con sua madre. Sorrise la giovane dalla chioma blu, soprattutto quando la cucciola riprovò l'approccio ma con entrambe le manine.
Era divertente vedere come nonostante il primo timido approccio, Amane si divertisse a trasformare il viso di suo padre nelle smorfie più assurde. Chiaki rise, lo fece di cuore mentre la sua bambina prendeva confidenza con il nuovo arrivato. Non era una scena da tutti i giorni e forse la pargoletta avrebbe potuto vendicarsi anche un po' per sua madre per tutto il tempo che il suo amato era mancato. Quando la vide più sicura la spinse tra le braccia dello shinobi affidandogliela in custodia. Vederli giocare insieme faceva parte di un'altro dei tanti sogni della ninja che non aveva proferito più nessun altra parola. Improvvisamente però il suo viso si rabbuiò pensando a quello che era successo lo stesso giorno in cui era venuta alla luce il suo fiorellino.

- Come vanno le cose in Akatsuki? Ti hanno dato altri impicci quei tipi strani? - chiese la nukenin interrompendo per un breve istante l'attimo di pace.

Non era difficile capire dove fosse stato il suo amato durante tutto quel tempo e adesso dato che era stata messa anche lei in ballo, voleva avere delle risposte.
 
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view post Posted on 31/8/2014, 16:19     +1   -1
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Il complimento di lei riuscì a strappargli un sorriso, ma la ragazza non si limitò a ciò. Corse prontamente in soccorso del suo uomo, prendendo in braccio la bambina e cercando di rassicurarla, in modo che con calma potesse prendere confidenza con il padre che non vedeva ormai da troppo tempo. In un primo momento il jonin si sentì alquanto scettico riguardo al successo dell'iniziativa della sua amata, ma quando la piccola avvicinò le manine al suo volto, sfiorandolo, un'espressione pregna di stupore e al tempo stesso di gioia rimpiazzò bruscamente il broncio che si era disegnato sul suo volto in precedenza. Si sentì pervaso da una felicità indescrivibile il ventenne, mentre anche lui tentava di approcciarsi con la figlia cercando di non spaventarla come aveva fatto inizialmente. Infine, superata la timidezza iniziale, la piccola riuscì a farsi accogliere dalle braccia calde e forti del nukenin senza alcun problema. Quest'ultimo rise di gusto nel giocare con lei, che divertita cercava di trasformare il suo viso in smorfie sempre differenti, e riuscì a godersi quella tranquillità eterea per alcuni minuti, prima che Chiaki incalzasse con domande ben mirate. Lo sguardo di lui si fece più serio. Il momento sembrava essere giunto.

- Ho preferito tenermi alla larga da loro, per il momento. Ho accettato un incarico in una nazione lontana, così da far perdere loro le mie tracce.. è per questo che sono stato lontano così a lungo.

La vita da shinobi era dura, ma essere nukenin comportava ancora più sacrifici. Dover pensare a sopravvivere era sì impegnativo, ma il doversi costantemente guardare le spalle rendeva quel compito ancor più faticoso e complicato. La stessa Chiaki aveva sicuramente avuto modo di rendersene conto, eppure più volte si era mostrata intenzionata a seguire le orme del suo amato, così da potergli stare vicino e assisterlo durante le missioni che svolgeva per conto delle nuvole rosse. Se lo vorrai, quando i tempi saranno maturi, potrai seguirmi e rimanere sempre al mio fianco. Era infine giunto il momento di tenere fede alla promessa che le aveva fatto ai piedi dell'albero sacro. Non poteva spezzare un giuramento così vincolante, ma prima di procedere voleva essere certo che la sua amata non avesse avuto ripensamenti. Ne erano successe di cose da allora e forse venire a contatto con alcune personalità di Akatsuki, K in particolare, poteva averla dissuasa da ciò che si era ripromessa di fare.

- Non ho dimenticato cosa ti ho detto davanti al Seishin no Tsurī, né quel che tu desideri da ormai troppo tempo. E' giunto il momento, ma voglio essere certo che tu sia sicura di ciò che hai scelto.

La sua voce era tremendamente seria, ma mai quanto gli occhi che erano fissi su quelli di lei, come se stessero cercando di leggerne l'anima in cerca di risposte. Trattare simili argomenti mentre accarezzava dolcemente la piccola che stringeva tra le braccia e in presenza di Yin gli sembrava strano, ma non poteva più eludere la questione come aveva sempre fatto fino ad allora. Probabilmente il furetto non avrebbe compreso ciò di cui i due stavano parlando, ma l'eremita era certo che la sua amata fosse perfettamente cosciente di ciò che le stava dicendo.

- Hai visto con i tuoi occhi ciò che dovevi vedere per scegliere consapevolmente, quindi adesso è tutto nelle tue mani.

 
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Vedere il suo amato con Amane in braccio, rendeva per quei pochi minuti l'idea di una famiglia perfetta. Nessun coprifronte a testimoniare chi realmente fossero ma briciole di sole a caratterizzare quella che era la loro vita privata. Nascosti sotto una maschera per il nemico ma genuini e pacifici in quel luogo magico. Gli occhi chiari della kunoichi brillavano nonostante avesse posto quelle domande, parte di lei era ancora sorpresa dell'arrivo improvviso del suo amato. Aveva rischiarato la sua giornata più di quanto non facesse tutti i giorni la piccola Amane. Lo sguardo serio preannunciava un discorso pericoloso, forse molto delicato ma non fece troppo caso con chi fossero e dove. Il pericolo poteva nascondersi anche all'interno della loro piccola abitazione in legno per quanto ne sapeva. In fin dei conti non troppo tempo prima Aiko era stato rapito proprio dal loro paradiso terrestre, da quel luogo che non era accessibile ad estranei. La paura era l'ultimo dei loro problemi.
Sentire il jonin parlare delle sue missioni era affascinante ma metteva un tantino in ansia Chiaki che era all'oscuro di qualsiasi cosa nascondesse quell'organizzazione di criminali. Il fatto che la sua strada non si fosse più incrociata con K era un bene ma quanto tempo sarebbe passato dalla prossima volta? Fuyuki era un tipo attento, perspicace e probabilmente il migliore ninja che lei avesse conosciuto, se lui aveva dimostrato tante precauzioni poteva significare soltanto una cosa, non era sicuro dei suoi stessi compagni. Attese con pazienza che finisse di parlare, non c'era fretta in fin dei conti. Allungò la mano per riprendere le pietre che le avrebbero permesso d'accendere il fuoco mentre il suo uomo passava un po' di tempo con sua figlia. In fin dei conti Amane aveva bisogno della figura paterna, anche se per il momento era troppo piccola per ricordarlo, lui sarebbe stata la migliore guida che potesse capitargli. Provò e riprovò finché la scintilla non partì dalle due schegge di pietra e finalmente poté occuparsi della pulitura del pesce e della bollitura dell'acqua.

- Sono felice che non ti abbiano trovato. Non mi piace quel K - rispose pensierosa la bella chunin.

Le minacce che aveva chiaramente espletato contro di lei e la loro bambina erano state terribili. Non aveva vissuto giorno al pensiero che potesse trovarla e farle del male. L'assenza di Fuyuki comportava dei grossi rischi e responsabilità che si era assunta lei per l'eremo. Qualunque cosa fosse successa lei era li, in silenzio a sorvegliare quel luogo come l'albero sacro in veste di guardiana. Non si era dimenticata quella promessa la fanciulla dalla chioma blu ma in quel momento era l'ultimo dei suoi pensieri. Rivivere quei ricordi fu amaro ma anche gioioso.
Aveva atteso così tanto quel momento che quando lo shinobi riprese nuovamente l'argomento non sapeva quasi che dire. Il dubbio che lei avesse potuto aver cambiato idea con gli ultimi eventi era più che lecito ma non credeva ancora che ci fosse qualcosa di peggio se non rimanere così lontana dalla persona che voleva proteggere più di se stessa. Si c'era Amane che era diventata una parte integrante della sua vita ma lo Hyuga era il motore che l'aveva condotta a prendere la strada del tradimento solo per poter rimanere al suo fianco. Senza uno di loro due era incompleta. Riprese un attimo fiato e quando fu pronta si voltò dal fuoco per fissare negli occhi il suo amato.

- E' da troppo tempo che aspetto. Non posso più rimanere in disparte aspettando che q-qualcuno faccia del male a te o ad Amane... - disse soltanto con una nota malinconica la giovane ninja.

Persino il furetto dal pelo nero riuscì a cogliere la frustrazione che assediava il cuore della sua evocatrice. Chissà da quanto tempo si sentiva così nascondendo il suo stato d'animo all'ombra d'un sorriso? Il vento le scostò una ciocca di capelli mostrando il suo viso chiaramente determinato e privo d'incertezze.

- Credo che la mia scelta sia stata fatta già qualche anno fa... - disse infine la nukenin ridando attenzione a ciò che si trovava tra le sue mani.
 
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view post Posted on 31/8/2014, 18:49     +1   -1
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Un sorriso appena accennato si dipinse sul volto dell'eremita, non appena la sua amata ebbe confermato quanto aveva sempre affermato fino ad allora. La conosceva alla perfezione ormai e riusciva a leggere la determinazione che ardeva nei suoi occhi. Intendeva combattere al suo fianco, per proteggere sia lui che il frutto del loro amore; anche lei era disposta a sacrificarsi per coloro che amava, esattamente come il suo sensei aveva fatto prima di lei quando aveva abbandonato il suo caro villaggio natale per unirsi alla causa delle nuvole rosse. Era risoluta e, per come la conosceva lui, niente e nessuno avrebbe potuto smuoverla dalla sua posizione. Quello stesso sorriso si spense però subito dopo, quando gli occhi del ventenne si posarono sulle iridi smeraldine della loro stupenda bambina. Quel piccolo pargolo aveva bisogno di affetto, di crescere circondata dall'amore dei suoi genitori e invece si trovava invischiata in una vita maledetta che non era stata lei a scegliere. Ma proprio per lei Fuyuki e Chiaki avrebbero combattuto, per garantirle protezione e magari un futuro migliore, una vita più rosea rispetto a quella che i suoi genitori erano stati costretti ad affrontare. La strada che i due Hyuga avevano scelto di seguire era costellata di ostacoli e difficoltà e, per questo motivo, il jonin si sarebbe concesso un periodo di riposo più duraturo per poter passare finalmente un po' di tempo in compagnia della sua famiglia. Un'espressione solare e amorevole completamente rivolta alla sua donna allentò finalmente la tensione, che stava rischiando di rendere l'aria quasi irrespirabile.

- Abbiamo a disposizione un mese, prima di partire.. vediamo di sfruttarlo come si deve.

EkNWK

I giorni trascorrevano lesti, scivolando dalle dita dei due innamorati, che loro malgrado vedevano volare via il tempo che potevano trascorrere con la loro adorata Amane prima della partenza. Dentro Fuyuki andò maturando la tristezza per ciò che attendeva lui e sua moglie. Lasciare l'eremo lasciava sempre dentro di lui l'amaro in bocca, ma quella volta era diverso: soltanto i suoi fratelli avrebbero vegliato sulla piccola da quel momento in avanti, fino a quando i suoi genitori non avrebbero finalmente fatto ritorno a casa. E infatti l'arrivederci fu uno dei più duri di cui il ventenne avesse memoria, ma si impose di non versare lacrime. Era la prima volta per Chiaki e sicuramente lei avrebbe avuto bisogno del suo sostegno; doveva essere forte per lei e darle il calore necessario per aiutarla a superare le difficoltà iniziali. Salutate le creature dell'eremo e la piccola creatura dalla chioma castana e le iridi smeraldine, i due si lasciarono alle spalle la loro amata casa, senza sapere quando avrebbero potuto farvi ritorno.
Camminarono per diverse ore, procedendo verso nord-ovest attraverso la foresta fitta e selvaggia. Il covo di Alba distava ancora diversi giorni di viaggio, ma nessuno di loro aveva fretta di ritrovarsi a contatto con quel posto tetro e pericoloso. Le possibilità di imbattersi in uno dei membri, per quanto ridotte, non potevano essere ignorate. Consapevole dei rischi che la sua amata adesso correva, il nukenin aveva già pensato a un modo per poterle essere più vicino in qualsiasi momento, anche qualora il fato avesse deciso di separare le loro strade. Per questo motivo, giunti al confine col Paese del Vento, il ragazzo arrestò la marcia poco prima che il deserto iniziasse a divorare gli ultimi sprazzi di verde. Guardò intensamente la sua donna, mentre estraeva un piccolo rotolo dal suo borsello. Lo aprì e, non appena si fu morso il dito, iniziò a tracciare sulla pergamena ingiallita i kanji del proprio nome.


- Si tratta di un contratto di sangue, simile a quello che hai firmato con i nostri fratelli qualche anno fa. Tuttavia questo rotolo riguarda soltanto noi due.. grazie adesso potrò richiamarti ovunque tu sia e viceversa, ovviamente.

Un sorriso compiaciuto si fece largo sul suo viso, mentre terminava di firmare il rotolo e lo porgeva delicatamente alla splendida kunoichi dalla chioma blu. Era certo di averla colta alla sprovvista con quelle parole, ma al tempo stesso sapeva che anche lei avrebbe immediatamente intuito l'utilità di quello stratagemma.

- Lo so, può sembrare strano, ma è un ottimo paracadute nel caso uno di noi due dovesse trovarsi in difficoltà.

 
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Era passato troppo velocemente il tempo. Quando si sta bene con se stessi e con ciò che ci circonda è difficile farsi strappare da quel caldo grembo di protezione. Un mese, cos'era un mese in fin dei conti? Vedere il rapporto tra suo marito e Amane crescere era qualcosa d'indescrivibile. Quella era l'immagine della famiglia che aveva sempre sognato solo che al posto loro avrebbero dovuto esserci Takayoshi e Hazuki. La sua espressione divenne improvvisamente triste ma non per quei ricordi ma per le parole del jonin pronunciate esattamente un mese prima. Sembrava così vicina quella giornata e invece no. Vedere la sua piccola fare i primi passi, inciampare continuamente, le ricordava se stessa. Mai sarebbe caduta perché ad assistere a quell'evento c'era tutto l'eremo che prontamente i suoi membri la riprendevano prima che toccasse il suolo. Le feste che fecero in onore della cucciola umana furono le più grandi che Chiaki avesse mai visto, persino rispetto al suo matrimonio.
Più si guardava intorno e più riusciva ad affermare con sicurezza "questa è la mia casa". Ma ormai era tempo di lasciare il suo rifugio per tenere fede alle sue promesse. Non riuscì a trattenere una lacrima nel pensare che forse un giorno non sarebbe nemmeno più tornata e non avrebbe visto la sua Amane crescere. Il vincolo che la legava a lei era forte, come solo quello di una madre può essere; legate per nove mesi fisicamente e per il resto della vita spiritualmente. Era troppo piccola per capire il suo sacrificio ma forse un giorno l'avrebbe perdonata come aveva fatto lei con sua madre. Per quanto non si possa legare con un genitore, per quanto non si possa essere d'accordo con le sue scelte, non si arriverà mai ad odiarlo. Doveva essere forte, non sopportava mettere maschere ma avrebbe dovuto farlo. Un bacio venne scoccato dalla piccola al suo uomo e le lacrime sgorgarono più in fretta, senza riuscire a farle smettere come una diga pronta ad andare in frantumi.
Perché non erano partiti subito? Perché tutti quei convenevoli? Si conficcò le unghie nelle mani nella speranza che il dolore fisico attutisse l'altro dolore più intenso. Aiko era a pochi metri da lei e la guardava, chissà da quanto la stava guardando ma appena lei s'accorse della sua presenza s'asciugò le lacrime alla svelta. Non voleva farsi vedere così da lui: debole e indifesa.

- Ehi, tutto bene? Io e Fuyuki s-stiamo per partire per un lungo viaggio - disse sorridendo la ragazza che s'era avvicinata al bambino accovacciandosi - Sei diventato grande Aiko, sono felice che tu sia entrato a far parte della nostra famiglia.

Fece una pausa quasi avesse difficoltà ad esprimersi dopo il pianto liberatorio. Le guance ancora bagnate e gli occhi arrossati non avrebbero tradito le sue emozioni di sofferenza.

- Ho sempre desiderato un fratellino sin da quando avevo la tua età e ti ringrazio, avendoti al mio fianco sono riuscita a estirpare quel desiderio. Ti ricordi quando il viaggio verso il Paese del Fiume ti raccontavo storie e mi prendevo cura di te? Abbiamo passato delle belle giornate, anche qui all'eremo... - guardò il terreno la kunoichi nel silenzio del ragazzino che mostrava i primi segni di cedimento - Vorrei che alla stessa maniera ti prendessi cura d'Amane dato che io non ci sarò. So che andate molto d'accordo, ti vedrà come una figura di riferimento per questo lascio a te il compito della sua custodia. Se inciampa rialzala, se sbaglia falle capire dove sono stati i suoi errori, se piange asciugale le lacrime. Mi fido di te Aiko e ti voglio bene.

Lo strinse forte a se il piccolo, quasi con la paura di non poter tornare indietro. Le sue parole erano state pronunciate dal cuore e il pargolo si lasciò trascinare da un pianto nonostante fosse abituato alla loro assenza. Era maledettamente difficile andarsene da li. Si rialzò la nukenin ritrovando la sua compostezza e dopo aver dato un bacio sulla fronte a sua figlia, afferrò la mano di Fuyuki sorridendo. Il viaggio sarebbe stato lungo ma questa volta lo avrebbero affrontato insieme. Sorrisero salutando tutti, quello era il ricordo che voleva lasciare di lei.

D7g4Hgy

Il viaggio fu lungo e impervio ma quelle foreste Chiaki ormai le conosceva a menadito. Il problema arrivò quando la Hyuga iniziò a capire verso che territori sconosciuti stavano puntando. Nord-ovest, li dove aveva incontrato Ashi e Hyou, una bella gratta da pelare se avessero tranciato il loro cammino. Era parecchio che non vedeva la moretta e doveva ammetterlo, nonostante tutte le cose che le erano successe in quei tempi le mancava. Perché ultimamente non faceva che pensare cose tristi? I suoi pensieri contorti vennero interrotti dal suo partner che improvvisamente si fermò. Non era difficile capire perché tanta fretta, in fin dei conti erano sempre dei nukenin e uno portava con orgoglio persino le nuvole rosse. Si guardò intorno circospetta la fanciulla prima di puntare i suoi occhi direttamente sul suo amato. Il cappuccio nero ingombrante le copriva buona parte della testa ma il suo viso pallido splendeva in contrasto con l'abito scuro.

- Perché ci siamo fermati? - chiese con curiosità la ninja dalla chioma blu come la notte.

In lontananza si potevano vedere i primi sprazzi di vuoto che iniziavano a sfoltire la foresta finché non fosse scomparsa definitivamente. Ad attenderli era il territorio arido del Paese della Roccia? Si era nuovamente distratta quando notò cosa aveva tirato fuori il suo amato. Un rotolo, un rotolo sporco di sangue. Ah no, quello era il nome di Fuyuki. Ma a cosa serviva? Le risposte non tardarono ad arrivare. Non sarebbe stato difficile dopotutto aveva imparato perfettamente ormai la tecnica del richiamo e del rilascio. Dopo averlo firmato lo guardò un po' accigliata ed espresse i suoi dubbi.

- Non dovrei in teoria a-averne uno anche io? In che modo posso richiamarti senza rotolo? - chiese con curiosità la dolce nukenin succhiandosi la ferita che al solito era stata fatta un po' troppo grande.

Non fece in tempo a chiederlo che già il ragazzo gliene aveva affidata una copia. Il soldato dell'Akatasuki era sempre così previdente che la Hyuga si chiese semmai fosse riuscita almeno a sfiorarlo per tutto quel tempo. Si sarebbero protetti a vicenda anche quando fossero stati lontani perché loro si appartenevano...
 
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Una volta archiviata la questione della sicurezza, i due poterono rimettersi in marcia alla volta del covo di Akatsuki. Parecchi erano i luoghi che ospitavano gli affari e i movimenti dell'organizzazione, tutti segretamente nascosti al resto del mondo, ovviamente per preservare la segretezza e l'incolumità dei documenti nascosti nelle viscere di quei cunicoli maledetti. Tra questi tuttavia ne spiccava uno in particolare che, per sicurezza e per maestosità, era divenuto il prescelto per ospitare i membri delle nuvole rosse; ed era lì che i due Hyuga erano diretti, nel cuore del Paese della Terra, nazione che ospitava Iwa, una dei cinque grandi paesi ninja. Bizzarro pensare che il covo della più famigerata e pericolosa organizzazione di criminali si trovasse vicino a un villaggio di shinobi così autorevole, ma del resto quale madre penserebbe mai di crescere un mostro in grembo?
Fu al termine del secondo giorno di viaggio, quando le prime luci rosee del tramonto iniziarono a imbrattare il cielo, che i due nukenin giunsero a destinazione. Un grosso masso svettava tra gli altri in cui era incastonato, formando una parete di roccia che non lasciava spazio a neanche una minima traccia di verde. Quel posto era così diverso dalla loro amata casa, eppure avrebbero dovuto trascorrerci più tempo di quanto avrebbero desiderato.


- Casa dolce casa.

C'era sarcasmo e una nota di amarezza nella sua voce; stando a quanto diceva, il covo doveva essere nei paraggi, ma Chiaki non poteva di certo immaginare come fosse possibile accedervi. Compose un singolo sigillo il ventenne e improvvisamente il grosso masso prese a tremare, mentre sopra di esso venivano tracciati tre segni paralleli, li stessi che svettavano con orgoglio sull'anello che Fuyuki nascondeva dentro la manica insieme alla mano maledetta. Quando la roccia venne poi inghiottita dal suolo, il ventenne si fece avanti senza timore, stringendo con più forza la mano della sua amata e guidandola attraverso i cunicoli tetri e bui che li stavano attendendo. Non si vedeva un accidente lì dentro, eppure il jonin sembrava in grado di muoversi con destrezza in quel lugubre labirinto. Parecchie uscite si presentarono lungo il loro cammino, ma nessuna di esse sembrava essere quella giusta; fu infatti dopo diversi minuti di marcia incessante che la strada sfociò in una piccola stanza. Lasciando per un momento la mano di lei, si diresse verso quella che sembrava essere una scrivania e accese una candela. La luce della fiamma illuminò immediatamente la parete della stanza, la cui roccia era stata scavata per tracciare gli stessi segni che li avevano accolti all'entrata. Non ci voleva un genio per capirlo: era quella la camera dell'ex ANBU.

- Ce ne sarebbe anche una per te, ma preferisco condividere questa con te. Il letto è grande a sufficienza e mi sono permesso di portare qui la tua divisa.

Le sorrise. Parlava come se si fosse preparato già da tempo a quel momento e in effetti era proprio ciò che aveva fatto. Sapeva che prima o poi quel momento sarebbe giunto e aveva provveduto per tempo a tutto. Si avvicinò all'armadio che svettava accanto al letto e, quando fu aperto, la kunoichi poté subito vederne ciò che esso custodiva. Aveva ammirato parecchie volte quel manto nero a nuvole rosse e adesso avrebbe dovuto indossarlo, entrando così ufficialmente a far parte di quel pericoloso gruppo di criminali e traditori. Ma non era quello ciò che realmente contava. Avvicinatosi nuovamente a lei, il jonin infilò una mano in tasca, per poi tirarne fuori un piccolo anello. Gyoku, Vergine. Aveva scelto appositamente quel monile per lei, per un motivo che non era necessario spiegarle. Lo avrebbe capito da sola, quando quelle sfumature violacee avrebbero incontrato le altre sorelle.

- Tutti i membri ne hanno uno. Se lo indossi, diventi parte di Akatsuki.

Serio come mai lo era stato negli ultimi giorni, le consegnò il prezioso monile, attendendo che lei compisse il passo definitivo per ottenere ciò che aveva così ardentemente desiderato.

 
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Esattamente lei di quell'organizzazione cosa sapeva? Assolutamente nulla. Era per quel motivo che nonostante camminasse mano nella mano con lo shinobi i suoi passi erano più lenti. Scrutava la zona come se potesse esserci una qualche sorta di stendardo che etichettasse quel posto ma subito dopo si sentì una sciocca per aver pensato una simile cose; l'ultimo dei desideri di un branco di nukenin senza fissa dimora era proprio quello di non farsi scovare come potevano avere qualcosa di così facilmente riconoscibile? Sospirò continuando a fissare l'immenso ammasso di rocce che la facevano sentire troppo scoperta. Perché il rifugio non poteva essere posto in una foresta rigogliosa? Il sole caldo era coperto di tanto intanto da alcuni rapaci che data la terra secca probabilmente attendevano il momento propizio perché a qualcuno di loro due fosse successo qualcosa.
Non sarebbe stato facile per loro beccare la loro carne morta, perché se fossero morti non sarebbe stato li. Se non stesse per raggiungere il covo dei criminali per eccellenza avrebbe fatto la linguaccia al cielo e urlato per sfogare un po' la sua frustrazione repressa. Un comportamento del tutto non congeniale ma questa era Chiaki e nessuno voleva cambiarla. Camminarono parecchi chilometri tanto che la roccia iniziava a scottare sotto i piedi nudi della giovane ninja, nonostante la protezione del chakra. Il sudore le colava dalla fronte chiara che mostrava i primi segni di scottatura sotto quell'inferno di calore. Fu quando Fuyuki si fermò per la terza volta che la kunoichi sperò d'essere arrivata, solo che davanti a lei non c'era che una parete rocciosa.

- Non dirmi che d-dobbiamo scavalcarla, perché non ne ho la benché minima intenzione - disse esausta l'evocatrice indagando la risposta nello sguardo del suo amato.

Il "casa dolce casa" risvegliò i sensi della ragazza dalla chioma blu che sobbalzò a quell'informazione. Insomma quella era la fine del loro viaggio? E perché non vedeva niente? Uno sguardo più attento e l'irregolarità della diramazione rocciosa sembrò rivelare qualche passaggio segreto. Dovevano usare qualche parola magica come quella storia che aveva letto?

- Aspetta, aspetta, aspetta...voglio provare una cosa - chiuse gli occhi e lo sguardo si fece serio, alzò le mani al cielo e disse - Apriti sesamo!

Aprì un occhio come per curiosare se fosse successo qualcosa ma tutto era rimasto invariato; forse aveva letto troppi libri, iniziava a perdere colpi. A quel punto l'unico che aveva il potere di fare qualcosa doveva essere l'eremita, altrimenti significava che la sua supposizione dell'apertura magica era tutta una bufala. Avrebbe voluto giustificarsi con un "ops ho fallito" ma sorrise timidamente grattandosi la testa imbarazzata. Ci volle un semplice sigillo perché le porte fossero aperte al loro passaggio, i simboli che ne seguirono la Hyuga li aveva già visti al dito di suo marito. L'anello doveva essere la chiave di tutto. Il rumore fu assordante ma in quel posto non doveva esserci anima viva per chilometri e chilometri. Trovò nuovamente la sua guida e poi furono immediatamente nell'oscurità.
I corridoi erano tutti uguali, stretti e alcuni erano fatti proprio per costringere gli intrusi a perdersi; avrebbe anche potuto usare il byakugan ma per andare dove? Se Fuyuki c'aveva già passato intere notti o giornate per lei quella era la prima volta. Rimpiangeva già l'eremo e quella casetta un po' troppo stretta per tutti loro ma ormai la decisione era stata presa. L'ex ANBU rallentò il passo e quando accese finalmente la candela, il mondo le sembrò leggermente più luminoso e tranquillo, per quanto quel luogo si potesse definire come tale. I segni dell'anello circondavano la stanza fatta della stessa materia dell'esterno, pietra anche se sembrava contenere tutti i confort che qualcuno avesse voluto. In fin dei conti non si trattavano così male i ricercati più pericolosi in circolazione. Il primo a rompere il silenzio fu come sempre lo shinobi che quasi certo della decisione che avesse preso la sua amata aveva preparato tutto l'occorrente.

- No, va benissimo qui. Sicuramente mi perderei tra tutti questi corridoi - disse la più piccola continuando a guardarsi intorno con la bocca semiaperta.

Per quanto fosse cresciuta sembrava sempre la stessa dodicenne appena uscita dall'accademia che aveva appena scoperto che Konoha non era l'unico villaggio sulla faccia della terra. Passò la mano sugli appunti buttati sulla scrivania e su ogni cosa che le passasse sotto mano, come per sentire se tutto ciò fosse vero o parte di un sogno. Parecchie volte confondeva la realtà dalle cose che succedevano nella sua mente ma quello era anche dovuto a Yume. Quando l'eremita aprì l'armadio e rivelò la veste nera con le nuvole rosse, una smorfia si dipinse sul volto della giovane nukenin.

- Dici che si offenderebbe q-qualcuno se invece di quella indossassi questa? - domandò la neomamma mentre a una velocità incredibile faceva fuoriuscire un rotolo, rivelando parte del suo contenuto.

Una veste praticamente identica a quella che le aveva mostrato il ninja davanti a lei solo totalmente bianca e delle nuvole dorate. Un cimelio regalato da Hyou ma i quali ideali rispecchiavano più cosa lei fosse rispetto a quel pezzo di stoffa nero scuro. Aveva abbracciato gli ideali di Furikami e si trovava li solo in veste di protettrice. Molti non conoscevano la sua riluttanza alla violenza e più fosse rimasta al sicuro e più sarebbe sopravvissuta. Gli sorrise forse perché in fin dei conti la sua richiesta sembrava sciocca, forse perché era felice d'essere finalmente li con lui. Attese una sua risposta e quando lui le porse l'anello, il patto con l'Akatsuki poteva dirsi sancito. Gyoku, Vergine.
Chissà perché aveva scelto proprio quell'anello per lei? Se solo c'avesse pensato bene la risposta non sarebbe poi stata così difficile dato che il suo amato indossava quello sull'indice sinistro ma era troppo presa da tutte quelle notizie perché la nukenin potesse fare caso a simili dettagli. Se lo mise come se già sapesse dove porlo, poi alzò il viso che anche se era serio, tornò a rilassarsi non appena vide che non successe niente.

- Pensavo che sarebbe stato più difficile - disse tirando un sospiro di sollievo la bella Hyuga e fissando il monile luccicante.

Adesso era dentro secondo le parole di Fuyuki, ma cosa le avrebbe serbato il destino?
 
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La richiesta della ragazza lo colse impreparato, costringendolo a inarcare le sopracciglia per le perplessità che aveva fatto nascere in lui. La osservò incuriosito, mentre apriva un rotolo per mostrargli la veste che intendeva indossare. Nuvole dorate che danzavano su uno sfondo bianco, quel manto ricordava parecchio quello che il ventenne indossava, ma il fatto che lei intendesse essere diversa rispetto ai criminali che facevano parte di quel gruppo era un bene e per questo motivo il jonin avrebbe acconsentito alla sua richiesta. La fissò per qualche secondo con lo stesso sguardo serio che aveva accompagnato le sue ultime parole, poi lasciò che questo venisse rimpiazzato da un sorriso compiaciuto, totalmente dedicato alla determinazione che la kunoichi stava mostrando, secondo dopo secondo.

- Non ho nulla in contrario, anzi. Le nuvole rosse sono maledette, vederle sopra di te sarebbe stato difficile.

Commentò in tutta sincerità, senza nascondere ciò che provava. Lui sapeva bene cosa significava indossare quel mantello nero, più volte aveva avuto addosso gli occhi pregni di disprezzo dei suoi compaesani e sperimentato quel dolore che non avrebbe augurato a nessuno, men che meno alla sua adorata Chiaki. Strapparla da Konoha, sebbene fosse stata una sua scelta volontaria, era stata una responsabilità di cui si era ormai fatto carico da tempo ed era lieto che perlomeno lei non avrebbe dovuto reggere la stessa pressione che lui invece era costretto a sopportare.

- Adesso voglio essere io a mostrarti qualcosa.

Seguendo l'esempio della fanciulla dalla splendida chioma blu, l'ex ANBU prese un rotolo e, dopo averlo aperto, compose un sigillo per far comparire sopra di esso diversi oggetti. Degli indumenti nuovi di zecca e delle armi lucide e ben affilate fecero la loro entrata in scena, mostrandosi alla ragazza in tutto il loro fascino e splendore. Non avrebbe impiegato più di qualche secondo a intuire che si trattasse di un regalo del suo amato, ma prima ancora che lei potesse ringraziarlo, lui la anticipò ancora. Unì le mani a formare un secondo sigillo e stavolta fu qualcosa di ben più prezioso a essere partorito da una piccola coltre biancastra. Si trattava di una maschera i cui lineamenti ricordavano quelli di un felino, imbrattata di striature cremisi che riuscivano a impreziosirne il fascino. Era probabile che la ragazza riuscisse a comprendere cosa rappresentasse quel cimelio, ma l'eremita era intenzionato a spiegarlo di persona e così prese nuovamente parola.

- Chi combatte a viso scoperto, rischia il doppio di chi si nasconde. Ho indossato questa maschera per anni, quando ero ANBU.. e adesso voglio che sia tu ad averla.

Le disse con calma, per poi consegnarle quel prezioso cimelio. Era consapevole dei rischi che lei avrebbe corso da quel momento in avanti, ma perlomeno in quel modo avrebbe potuto nascondere la sua identità e nessuno avrebbe mai associato il suo nome a quel gruppo di criminali.

 
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view post Posted on 1/9/2014, 10:41     +1   -1
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Sorrise compiaciuta alla risposta del suo uomo. Non le aveva mai negato nessuna possibilità, nemmeno quando era più piccola ma ora i segni erano evidenti. Appena ebbe conferma dal jonin non tardò ad indossare la veste che il caro Hyou le aveva affidato sia a lei che alla sua cara amica. Quei colori così puri sembravano quasi stonare con quel nero come la notte più profonda. Sapeva che la situazione fosse delicata ma vedere lo Hyuga così serio e preoccupato la metteva in allerta. In fin dei conti potevano dirsi in pericolo anche tra quei cunicoli?

- A proposito chi altro vive in questo posto? Voglio dire ci sono p-parecchie diramazioni e mi è parsa di vedere qualche stanza chiusa...ne sei al corrente te? - chiese con curiosità la kunoichi.

Non era difficile intuire che in quelle gallerie ci fossero le stanze degli altri membri ma un posto così grande poteva realmente essere destinato a così poche persone? Attese una risposta ritornando ad affaccendarsi con le scartoffie che incontrava in giro. Dire che per lei quella situazione era più una scoperta che una preoccupazione era un eufemismo; le passò per la testa persino che avrebbe dovuto dare una pulita e che gli uomini non ci sapevano proprio fare con quelle cose quando sentì che Fuyuki ancora ricercava la sua attenzione. Mostrarle qualcosa? Cosa intendeva? I suoi occhi chiari tornarono a specchiarsi con quelli dello stesso colore di lui che sembravano intenti a seguire altro.
Da un rotolo in cui era in possesso il suo sensei uscirono parecchie cose che catturarono immediatamente il suo interesse, non ci voleva un genio per capire che le stava donando qualcosa. S'avvicinò di corsa lasciando alla stanza un attimo di pace e dopo aver dato una più accurata occhiata da vicino non riuscì a trattenersi.

- Fuyuki...non dovevi. Cioè...io...come...ehm...grazie - sembrava confusa la nukenin ma alla fine lo abbracciò.

Protezioni, potenziamenti, tutto quello che le sarebbe occorso in campo di battaglia. Ne aveva di vestiti ma quelli adesso avevano un significato più profondo come l'arma che s'apprestò ad impugnare. A prima vista non sembrava propriamente uno strumento di sangue quanto piuttosto il bastone longilineo che può utilizzare qualcuno in montagna, solo che la punta era acuminata e le rifiniture facevano intuire che non era un regalo da poco. Lo girò parecchie volte facendolo saltellare da una mano all'altra ma quando una nuova nuvoletta di fumo comparve nella stanza capì che ancora le sorprese non potevano dirsi finite. Non aveva mai avuto modo di vederla con i suoi occhi, nonostante sapesse che Fuyuki fosse appartenuto alle squadre speciali di Konoha, poteva solo immaginarlo in quelle vesti; uno spietato assassino che risponde agli ordini del suo Hokage.
Forse la sua fantasia stava esagerando ma la figura dell'ANBU l'aveva sempre etichettata in quella maniera, erano loro che si occupavano del recupero dei fuorilegge e probabilmente prima o poi sarebbe venuto qualcuno a recuperarli o ad ucciderli. Afferrò il cimelio nelle sue mani e lo guardò come se toccandolo avesse potuto avvertire tutte le sofferenze che il suo amato aveva subito indossandolo. Era destinata a lei, l'avrebbe protetta e nascosta dal nemico. Effettivamente era divertente pensare a lei come un membro d'Akatsuki: nuvole d'oro invece che rosse, una maschera da ANBU e una doppia personalità.

*Ah si! Forse è il caso che mettiamo al corrente Fuyuki di noi due...*

I suoi pensieri andarono a Yume che nelle ultime vicende le era stata parecchio accanto, aiutandola nelle varie disavventure. La maschera avrebbe protetto entrambe nei momenti di pericolo e avrebbe potuto confondere i nemici vedendo due persone praticamente identiche che si scambiavano il corpo senza l'ausilio di sigilli.

- Ti ringrazio per non farmi mancare niente... - disse la ragazza con sguardo pensieroso fissando il pavimento - Ma prima che le cose si complicano, ho b-bisogno di farti vedere una cosa.

Indossò la maschera quasi fosse un gioco e dopo essersi allontanata pochi passi all'indietro il fluire del suo chakra aumentò, rivelando alcuni tratti del suo corpo che mutavano. I capelli lunghi e fluenti divennero bianchi, le vesti si muovevano sinuose nell'aria che non era presente e un leggero torpore s'era creato nella stanza. Quando la ragazza si levò la maschera al suo posto non c'era più la kunoichi che l'uomo tanto amava ma una completa sconosciuta che lo fissava con il suo volto angelico ma innaturale, di una bellezza fuori dalle righe. Gli occhi grigi infondevano tristezza nonostante lei non provasse sentimenti.

- E' un piacere conoscerti Fuyuki Hyuga, io sono Yume. Penso che avrai sicuramente sentito parlare di me... - lo disse con una voce sicura la donna lasciando probabilmente il suo interlocutore basito.
 
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La domanda della kunoichi risuonò tra le pareti fredde e umide della stanza e stavolta il ragazzo riuscì a non farsi trovare impreparato. Conosceva bene la sua amata e sapeva quanto potesse rivelarsi curiosa, a volte, anche se probabilmente in quel caso si trattava esclusivamente della preoccupazione che provocava in lei il pensiero di condividere quel rifugio con gente come K o Tensai.

- In linea teorica, in questo covo si trovano dieci stanze, una per ogni membro. Tuttavia è difficile che due membri si trovino qui al covo contemporaneamente e, anche se dovesse accadere, difficilmente ci si incontrerebbe, date le dimensioni della caverna.


Cercò di spiegare tutto con calma, in modo da rasserenare l'animo turbato di sua moglie. Era normale che lei avesse paura, dato che in fin dei conti si trovava nel covo dell'organizzazione di criminali più famigerata al mondo, ma finché sarebbe rimasta al fianco del suo uomo non avrebbe avuto nulla da temere. Lui era lì per proteggerla e non avrebbe permesso a nessuno di torcerle un capello, né di passarla liscia nel malaugurato caso in cui ci fosse riuscito. Era vero, diventando parte di Akatsuki la ragazza avrebbe corso maggiori rischi, ma al tempo stesso Fuyuki avrebbe potuto vigilare su di lei con maggiore facilità. Aveva già avuto modo di accorgersi, dopo il rapimento del piccolo Aiko, che nemmeno l'eremo era più un posto sicuro e da lontano non avrebbe di certo potuto fare molto per salvaguardare l'incolumità di ciò che di più importante aveva.
Fortunatamente la tensione sembrò allentarsi quando la dolce fanciulla, entusiasta per i doni ricevuti dal sensei, non esitò a tuffarsi tra le sue braccia per ringraziarlo. Sembrò apprezzare anche l'ultimo cimelio che lui le aveva lasciato, anzi non perse tempo prima di indossare quella fredda maschera di porcellana e indietreggiare di qualche passo. Le parole che pronunciò lasciarono il jonin alquanto basito, ma mai quanto ciò a cui avrebbe assistito da lì a poco. Poté percepire chiaramente il chakra di lei farsi più vivo, mentre incredibilmente le ciocche della sua splendida chioma blu si tingevano d'argento. Iniziò a sentirsi stranamente stanco, ma non appena lei si fu tolta la maschera, la vista di quel volto lo destò dal torpore come una doccia gelata. Yume. Aveva già sentito diverse volte quel nome, durante i discorsi con Chiaki, e aveva sempre creduto si trattasse di una sorta di spirito guida. Vederla lì, tangibile, lo lasciò letteralmente a bocca aperta e con un nodo in gola da districare prima di poter prendere parola. Trascorsero diversi secondi di silenzio, ma una volta superato lo shock il giovane poté finalmente ribattere a tono.


- Si, ricordo vagamente di qualche volta in cui ho sentito il tuo nome.. e nel mio caso, se hai già visto tutto da dentro il corpo di Chiaki, le presentazioni mi sembrano superflue.

Troppe erano le domande che avrebbe voluto farle, ma scosso com'era non riusciva a organizzare le troppe informazioni che si accumulavano nella sua mente. Pensare che la sua amata dividesse il corpo con un'altra entità aveva dell'incredibile e lo lasciava con parecchi quesiti irrisolti, questioni scottanti che voleva vedere chiarite prima di poter aggiungere altro al discorso.

- Quindi cosa sei esattamente? Uno spirito? Una divinità? E soprattutto..

Lasciò la frase in sospeso come se dovesse trattarsi di qualcosa di realmente importante. E anche se qualcun altro avrebbe potuto strapparsi i capelli per la vergogna, a lui importava veramente.

- Quando bacio Chiaki è come se baciassi te? Per non parlare di altro eh.

 
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Il fatto che non tutti i membri si trovassero nello stesso posto nello stesso momento era un'informazione più che utile per la piccola Chiaki ma non si poteva dire lo stesso per Yume che in quel momento scrutava il suo interlocutore come se fosse qualcosa di lontanissimo rispetto a lei. Una divinità per quanto incuriosita ad aiutare una sua protetta non si sarebbe mai sporcata le mani con gli umani. Chiaki non era l'unica che aveva pronunciato il suo nome e questo il nukenin lo sapeva bene. Sorrise la divinità quando sentì nominare solo la chunin, consapevole che lui le stesse nascondendo qualcosa ma a lei cosa importava? Ci mise un po' lui prima di riprendersi da quella strana apparizione che svettava davanti a lui librandosi leggermente nell'aria come se il pavimento avesse potuto intaccare la sua purezza divina. Presentarsi effettivamente era inutile ma a parte gli intermediari che avevano diviso più volte le loro strade mai i loro occhi s'erano potuti incrociare.

- Potrei mostrarti molte cose se solo ti fidassi di me. In fin dei conti non ti senti già leggermente intorpidito? - chiese con curiosità l'entità che conosceva bene le sue capacità.

Probabilmente il jonin era forte abbastanza per tenerle testa oppure lei era ancora troppo debole nel corpo della sua protetta. Finché i poteri dell'una non si fossero svegliati quelli dell'altra avrebbero dovuto contenersi se non avesse voluto distruggere quella vita. Le domande dell'eremita furono valide anche se abbastanza scontate. Umani, non si differenziavano mai nei loro interrogativi.

- Penso che la risposta a questa domanda tu la sappia già. Puoi chiamarmi come vuoi: spirito della luna, regina della notte, incantatrice di sogni oppure semplicemente Yume. Proteggo la famiglia di Chiaki da diverse generazioni, credo d'aver perso il conto diversi secoli fa. Non sarò tua nemica se tu non intralcerai la nostra strada - non c'erano emozioni nelle parole della donna albina.

Qualcun altro avrebbe potuto ridere per la domanda diretta dell'ex ANBU ma la bella incantevole non fece una piega, rispose come se fosse la cosa più lecita al mondo.

- Non mi interessano i vostri riti d'accoppiamento, se è questo che stavi pensando. Io sono qui solo per vegliare e proteggere...ma tu cosa cerchi realmente da Chiaki? - sapeva troppe cose la divinità per aver posto quella domanda senza un vero scopo.

Aveva visto quel ragazzo baciare Hazuki, mantenere un rapporto con lei nonostante quello che fosse successo e quando aveva rivisto Chiaki aveva nascosto le sue esperienze, il passato. Per un essere superiore era già difficile capire cose fosse l'amore, come poteva capire con esattezza le intenzioni di quel nukenin? Se lui avesse continuato a proteggere la Hyuga sarebbe stato solo un vantaggio per lei ma voleva capire, non giudicare. Il genere umano era così dannatamente complicato.
 
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Quanti nomi, per una singola entità. Così come lui aveva immaginato, Yume non rivelò più di quanto lui già avesse intuito da ciò che Chiaki gli aveva raccontato al riguardo. Si trattava quindi uno spirito che vegliava sulla famiglia della kunoichi e che adempieva a tale incarico ormai da diversi secoli, esattamente come lui aveva avuto modo di intuire dalle parole che Hazuki, durante il loro primo incontro, si era lasciata sfuggire di bocca. Non aveva mai creduto agli spiriti e, scettico com'era, non riusciva a spiegarsi come qualcosa del genere potesse convivere nel corpo della sua amata. Si sentì sollevato nell'udire la risposta della regina della notte, il pensiero di condividere anche con lei il proprio letto l'aveva quasi terrorizzato, ma la frecciatina che lei aveva lanciato non era passata inosservata, non per qualcuno vigile e attento come il ventenne. Nonostante, in linea teorica, fossero passati parecchi anni dal suo incontro con Hazuki, lo spirito sembrava ricordarsi di lui e del breve momento di intimità che quei due avevano consumato, anche se in maniera del tutto unilaterale. Poco male, la kunoichi ne sarebbe già stata al corrente, se la sua ospite avesse desiderato tradire il silenzio dello shinobi.

- Cercare? Lei riesce a darmi forza, è già riuscita a tirarmi fuori dal baratro e mi ha donato una gioia immensa, la nostra Amane. Lei mi da tutto, senza che io chieda niente.

Non aveva avuto bisogno di riflettere su cosa rispondere e la stessa Yume avrebbe potuto verificare immediatamente la veridicità delle sue parole. Era seriamente innamorato di quella ragazza, che per lui ormai significava tutto e per la quale si era già dimostrato pronto a morire. Sarebbe stato pronto a farlo ancora, se ce ne fosse stato bisogno, e questo lo spirito della luna lo sapeva bene. Se già aveva letto la sua anima, avrebbe visto i suoi sentimenti impressi nero su bianco sulle pagine del suo cuore.

- Ti ringrazio per aver vegliato su di lei fino a ora e per quello che continuerai a fare. Dopotutto non siamo poi così diversi, io e te.. il nostro compito in questa terra è lo stesso.

Un grosso sorriso si dipinse sul suo volto, mentre i suoi occhi traboccanti di determinazione si riflettevano contro gli specchi freddi e inespressivi dell'entità che aveva di fronte. Era stato completamente sincero con lei e, come se non bastasse, era pronto a stupirla nuovamente. La sua proposta lo aveva incuriosito parecchio e del resto, se Chiaki si fidava di lei, non vedeva per quale motivo lui avrebbe dovuto fare il contrario.

- Mi fido di te, Yume.. e sì, francamente parlare con te mi causa una leggera sonnolenza.

Si lasciò sfuggire una piccola risata, che perlomeno riuscì ad alleviare la serietà di quella conversazione. Era pronto a lasciarsi andare nel mondo dei sogni, spinto dal potere della dea della notte a contemplare ciò che lei intendeva mostrargli.

 
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view post Posted on 1/9/2014, 16:25     +1   -1
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Uno spirito non aveva età, quello che per il nukenin era parecchio tempo per lei era semplicemente guardare un po' indietro. Un fardello parecchio grosso l'immortalità che avrebbe portato alla follia parecchi umani. Una maledizione anche più terribile di quella che possedeva il ninja vestito delle nuvole rosse. I suoi poteri erano in crescita e riusciva ad avvertire le emozioni che provò nel rispondere alla sua domanda l'eremita. Era rimasto calmo e non aveva perso tempo a trovare le parole giuste e più congeniali.
Stava parlando seriamente della sua amata con il cuore e a meno che non fosse stato un trucco molto elaborato, la divinità si fidava parecchio dei suoi poteri. Avvertire quelle sensazioni fu strano per qualcuno come lei che non ne capiva poi così tanto. Amore...si chiamava così? Era lo stesso sentimento che avvertiva dalla sua protetta ma ancora non riusciva a catalogarlo con un semplice nome. Lo fissò per qualche secondo senza proferire parola, forse osservandolo avrebbe capito meglio ma non c'era nulla in lui che avrebbe potuto dimostrare di dire il falso.

- Capisco... - disse abbassando gli occhi lo spirito non più sulla difensiva.

Lui non le sarebbe andato contro, anzi insieme avrebbero potuto garantire una prosperosa vita alla fanciulla dalla chioma blu. Ciò si rispecchiava anche su di lei che vincolata alla kunoichi non poteva che giovare di quella specie di patto. Essere paragonata ad un essere umano le diede un po' fastidio ma non si scomodò a rispondere all'uomo che aveva davanti, in fin dei conti la loro mente era troppo chiusa a riccio per poter guardare oltre le apparenze. Quando lui ammise di avere fiducia in lei la sua attenzione tornò completamente per il volto di quel ninja mercenario. Lo diceva per convenienza o realmente si fidava d'una creatura che non conosceva per niente? Lo sguardo della divinità si fece indagatore e curioso, era la seconda volta che provava un simile interesse per quelle creature. Il sorriso di lui la rese ancora più scettica ma dopo pochi minuti decise di mettersi all'opera.

- Spero che farai una buona permanenza nel mondo dei sogni - disse la donna avvicinandosi sinuosamente al ragazzo con quel suo andamento sensuale.

Distava ancora un paio di metri da lui quando il sonno iniziò a farsi più pesante e il colpo venne attutito dal potere di Yume.

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Era difficile capire dove si trovasse, tutto era completamente buio. Impossibile capire se quel mondo immaginario fosse stato creato appositamente dalla divinità oppure se si trattasse d'ologrammi imposti alla sua mente. Solo nel buio più profondo come gli incubi che incupivano le giornate alla sua amata. Il silenzio di quel posto era inquietante, poteva persino sentire il battito del suo cuore. Improvvisamente si sentì strattonare dietro il mantello e quando si voltò sarebbe rimasto affascinato da chi aveva davanti. Era una bambina, occhioni grandi e dello stesso colore dei suoi; capelli lunghi con una coda alta che scendeva lateralmente; una vestaglia bianca ed estremamente grande come quella che poteva indossare un adulto. Gli sorrise ma il suo era un sorriso triste e silenzioso. Voleva che la seguisse e quando riuscì a farglielo capire iniziò a correre. In quel mondo irreale i suoi poteri da ninja sembravano essere inutili, infatti la piccola Chiaki s'allontanava velocemente senza che lui riuscisse a starle dietro.
Il buio lo inghiottì finché non si trovò a calpestare i margini d'una foresta; cespugli verdeggianti intralciavano il suo cammino e della dolce creatura non c'era più traccia. Pochi passi verso il nulla e un lago fece la sua comparsa al centro della scena. Yume era sollevata in cielo e parlava con una donna. Lo Hyuga forse c'avrebbe messo un po' di tempo ad identificarla, erano passati alcuni anni dal loro ultimo incontro e l'immenso pancione per un attimo gli fece pensare che si trattasse della sua amata. Li in mezzo lui era un semplice ospite, uno spettatore invisibile che osservava una scena successa probabilmente parecchi anni prima. [x] Dopo le ultime parole della divinità, quel colore bianco attirò nuovamente la sua attenzione. Doveva essere nuovamente la pargoletta che notando l'altro continuò il suo strano gioco. Ce l'aveva quasi fatta, le stava per afferrare la vestaglia quando cadde in ginocchio sbattendo con il duro pavimento. La luna splendeva in cielo e la stanza era nella semioscurità. Aveva già visto lo stile di quella stanza, forse una volta sola ma tutto sembrava così familiare.
Quando girò il volto, le comparve davanti come un ologramma, Hazuki sul letto con un fagottino di coperte in braccio. Non si vedeva nulla se non una manina minuscola stringere il dito della donna che l'aveva messa al mondo. Un gesto che probabilmente aveva già fatto lui con la dolce Amane, un atto che ogni genitore aveva visto perlomeno fare dal proprio figlio. La luce della luna illuminava il corpo bianco della neomamma e la sua camicia da notte bianca, la stessa che la ragazzina sulla porta della stanza portava. Si, era di nuovo li e lo guardava come se aspettasse che lui la seguisse ancora. Doveva raggiungerla se non voleva perderla ma la donna attirò nuovamente la sua attenzione con un colpo di tosse improvvisa. Quello che ne uscì era sangue, che macchiò a chiazze la sua mano.
Non stava bene, glielo si leggeva dagli occhi stanchi ma nonostante tutto era felice. Si chinò per nascondere il fazzoletto incriminato e la vide, la stessa voglia che portava la sua amata sulla spalla sinistra; lo spicchio di luna che probabilmente vincolava il patto ascoltato qualche attimo prima. Uno scricchiolio risuonò e non poté fare altro che seguire gli eventi. Si trovò a scendere delle scale e la bambina era li, acciambellata su se stessa, in procinto di nascondersi da chissà cosa. Non appena la raggiunse, lei fece segno di far silenzio, poi tornò a puntare i suoi occhi chiari verso il salone.

- Non può rimanere dentro questa casa, è una Hyuga e te cosa le vorresti insegnare? - disse una voce ferma che il nukenin aveva già sentito - Deve stare con il clan ed apprendere le taijutsu che la nostra famiglia si tramanda da secoli. Cosa credi di fare tenendola segregata qua?

- Diventerà un ninja e seguirà la strada di suo padre, non occorre che venga con voi. Mi posso occupare da solo di lei. Hazuki vi ha già rinnegato come genitori non capisco perché ancora calpestiate il nostro territorio - disse infastidito un'altra voce maschile ma nettamente più giovane.

Le ombre si sovrastavano ma finalmente dalla cucina si riuscì a capire chi fossero due dei presenti. L'uomo aveva indietreggiato stringendo i pugni come se volesse picchiare chi aveva davanti mentre la donna se ne rimaneva in disparte. Keigo se ne stava li in piedi impettito con il volto corrugato dalla rabbia.

- Amore, lasciamo perdere...mi sembra inutile insistere - disse la donna preoccupata all'angolo che fissava il pavimento pensierosa.

- Sappi che non finisce qui - disse lui chiudendosi con forza la porta alle spalle, scomparendo nella notte.

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Si svegliò di scatto con la divinità che rilasciò il suo potere, permettendogli di rimettersi in piedi. Per quanto il suo volto cereo nascondesse le sue emozioni e sensazioni, la stanchezza era abbastanza evidente. Mantenere quello stato non era stato così facile come pensava. Lo guardò per pochi secondi e poi scomparve, lasciando nuovamente il corpo alla sua amata. Sembrava un po' confusa anche lei, che si guardò intorno titubante.

- Cosa è successo? - chiese Chiaki un tantino allarmata.

Il fatto che Yume se ne fosse andata senza preavviso non corrispondeva proprio al carattere della sua metà, cosa significava quel comportamento?
 
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16 replies since 30/8/2014, 21:09   355 views
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