Missione A/S Unmei 運命 – Gli Amanti, per Fuyuki e Chiaki Hyuga

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view post Posted on 6/9/2014, 17:19     +1   -1
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*Nessun movimento nella foresta, in quell’impetuosa notte estiva. Sulla volta celeste una splendete luna piena, che veniva sovente nascosta dalle scure nubi che s’accavallavano su di essa. Nessun’ombra nell’oscurità, nessun rumore sospetto a disturbare l’incantevole melodia della natura selvaggia. Un inarrestabile scrosciare d’acqua sulle rigogliose fronde della foresta del Paese del Fuoco e un’impetuoso stridere di foglie e ciuffi d’erba alla fredda brezza notturna, questo il canto intonato per volere del cielo. Un’accecante luce divise l’oscuro aere, seguito dal fragore d’un tuono. Mentre l’eco della tempesta s’espandeva a macchia d’olio, un improvviso sobbalzo e un conseguente ruzzolamento sul terreno bagnato spezzò l’incantesimo della notte. Quell’indecifrabile silouette ansimava pesantemente, riversa al suolo come fosse un pezzo indesiderato in quello scenario. Con fatica cercò di mettersi a sedere e scrollò violentemente il capo per riprendersi dalla caduta. La destra passò delicata sul viso per poi tirare indietro la zazzera arruffata e appesantita dall’insistente pioggia estiva, quindi riprese la posizione eretta facendo leva prima su un braccio, poi sulle ginocchia. Frastornata, l’alta silouette si guardò intorno evidentemente spaesata. Le bastarono pochi attimi per capire approssimativamente dove si trovava, quindi scelse la direzione da prendere e s’incamminò. Non v’era tempo da perdere.*

(..devo trovarli il prima possibile, il nostro destino è nelle mie mani..)



// Eccoci qua. Come ben sapete, questa sarà una missione A/S e vi anticipo che pretenderò molto. Non sarà impossibile, ma non sarà nemmeno una passeggiata perchè vi voglio coerenti e motivati. Mi aspetto grandi cose da voi due. Nessuno di voi mi ha avuta precedentemente come master, anche se sicuramente avrete letto qualcosa (soprattutto Melo), quindi spero di essere all’altezza. Il mio metro di giudizio? Nulla di più semplice (si fa per dire): sensazioni, emozioni, pensieri, motivazioni e, ultimo ma non meno importante, lo scritto e la sua scorrevolezza. Voglio vedere Fuyuki e Chiaki in ogni post che fate, corto, medio o lungo che sia. =P Passando ora a cose serie, quanto descritto avviene la sera prima della missione e quindi vi potete benissimo fare un bel post introduttivo come famigliola felice nella casa costruita da Fuyuki nelle vicinanze dell’eremo dei mustelidi. Fatemi conoscere bene i personaggi e la loro famiglia. =P //
 
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view post Posted on 7/9/2014, 09:38     +1   -1
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Il sole era ormai calato da diverse ore e mentre la luna piena baciava con la sua luce perlacea i ruderi vestiti d'edera dell'eremo, c'era chi poteva finalmente concedersi un po' di meritato riposo e chi invece non sembrava essere capace di chiudere occhio. Tra questi vi era Fuyuki, che ormai sarebbe stato disposto a pagare pur di potersi concedere il lusso di dormire, così da scivolare tra le dolci braccia di Morfeo e fuggire per un attimo dai problemi che lo tormentavano. Se ne stava seduto ai piedi di un albero, con la schiena comodamente adagiata sulla corteccia e gli occhi rivolti verso la casetta da lui costruita. Continuava a osservarla con fare nostalgico e ossessivo, quasi come se dovesse calcolarne le dimensioni, mentre a intervalli regolari quella visione gli veniva oscurata da una coltre di fumo grigiastro. Al momento fumare era l'unico modo che aveva - o forse che conosceva - per alleviare il dolore lancinante che gli stringeva il cuore in una morsa ferrea, dalla quale non riusciva più a divincolarsi. Era passato poco più di un mese da quando lui e la sua amata avevano abbandonato quel piccolo angolo di paradiso per scomparire fra le tenebre di Akatsuki; l'eremita era ormai abituato ad assentarsi anche per lassi di tempo più prolungati, ma mai come in quel periodo aveva sentito nostalgia di casa. Con Chiaki al suo fianco tutto avrebbe dovuto essere più semplice, ma in realtà durante le ultime settimane rimanere al suo fianco durante le missioni svolte per Alba si era rivelato ancora più arduo che sopportare la sua assenza. Il perché era da ricercare nel suo ultimo incontro con Yume, quando l'incantatrice di sogni l'aveva messo dinanzi alla consapevolezza del triste destino che lo attendeva. Fino a quel momento il ventunenne era sempre riuscito, in un modo o nell'altro, a mascherare la tristezza che in cuor suo nutriva, ma adesso non credeva più di esserne capace. La nascita di Amane aveva significato per lui la gioia immensa di divenire padre e di vedere venire al mondo il frutto del suo amore per Chiaki, nonché l’accrescimento di ciò che più amava. E di ciò che aveva da perdere.

Chiaki.. hai ancora un'intera vita per essere felice e vedere la nostra bambina crescere. A me invece quanto tempo resta?

Un quesito che si era posto fin troppe volte durante l'ultimo mese e al quale, purtroppo, non avrebbe mai potuto trovare una risposta veritiera. Vivere ogni giorno con il terrore che questo possa essere l'ultimo era un peso che le sue spalle, ormai stanche e logore, non riuscivano più a reggere come prima. Proprio per questo motivo il soldato delle nuvole rosse aveva preferito chiudersi a riccio, nascondendosi tra le sue paure, piuttosto che combatterle. Un atteggiamento che mal si intonava con l'animo forte e risoluto del guerriero che era sempre stato, ma del quale per il momento non riusciva a liberarsi e che comportava conseguenze indesiderate. Ciò che più voleva era sfruttare il poco tempo rimasto a sua disposizione per proteggere coloro che amava, ma rifugiandosi nel silenzio stava purtroppo ottenendo l'esatto contrario. Mentre lo Hyuga si rendeva conto che forse il mantenere quel segreto si stesse rivelando fin troppo nocivo per il rapporto con la sua amata, un tuono squarciò l'aere saturo di nubi che promettevano tempesta. La pioggia che iniziò a cadere dal cielo portò via dal suo viso una lacrima, ma non riuscì a privarlo delle paure che lo stavano tormentando.
Gettò il mozzicone ormai ridotto all'osso e si decise a rientrare. Ad attenderlo vi erano le stesse persone che aveva lasciato quando prima aveva avvertito il bisogno di prendersi un momento per sé. Chiaki, insieme al piccolo Aiko, era intenta a lasciare in ordine la casa. Il giorno successivo i due Hyuga avrebbero dovuto ripartire e quel triste momento, dopo tre giorni passati in compagnia della loro famiglia, sembrava essere giunto troppo presto. Yin e Yang invece badavano alla piccola Amane, alleggerendo così il carico delle responsabilità che gravava sulle spalle della giovane kunoichi. Il nukenin decise quindi di accomodarsi sul bordo del letto in cui i tre giacevano, prendendo poi in braccio quel dolce pargoletto e iniziando a dedicargli quante più attenzioni poteva permettersi di dare in un momento di confusione come quello. Se da un lato desiderava trascorrere in pace qualche momento con sua figlia prima dell'imminente partenza, dall'altro avvertiva la necessità di liberarsi di quel peso insopportabile.


- Chiaki..

Sentiva come un groppo alla gola che soffocava sul nascere ogni tentativo di proferire parola, ma si impose di continuare.

- Cosa faresti se io dovessi morire?

Non si erano parlati chissà quanto nell'ultimo periodo i due amanti e forse quel quesito così inaspettato avrebbe riportato bruscamente la ragazza con i piedi per terra, svegliandola con la stessa brutalità di una doccia fredda. Avrebbe preferito affrontare l'argomento da solo con lei, ma per il momento non avrebbe collocato quella domanda in un contesto specifico- Avrebbe atteso l'occasione giusta per rimanere da solo con lei e svelarle finalmente quel segreto, che non riusciva più a tenere per sé. Aveva paura e adesso era lui ad avere bisogno del suo sostegno. Se non i suoi nemici o gli ANBU che Konoha avrebbe sguinzagliato per fare fuori chi invece stava cercando di proteggerla, sarebbe stata quella maledizione a ucciderlo. Forse tra un anno, o magari anche prima. In quel momento poteva sentire la sua vita scivolare via come le proprie dita sulla pelle morbida e delicata della sua bambina.

Non è proprio la famigliola felice che ti aspettavi, ma è quello che offre la casa per ora XD
 
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view post Posted on 8/9/2014, 10:33     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Se da un lato un giovane ragazzo era alle prese con i suoi pensieri contorti, dall'altro una giovane fanciulla se la stava vedendo con un compito arduo, per quanto potesse essere futile per un ninja.

*Perché non va via questa macchia? Chissà cosa hanno combinato in mia assenza*

Lanciò uno sguardo indagatore al piccolo Aiko che le stava accanto, preoccupato quanto lei per il danno fatto. Era stata assente per nemmeno un mese e già al suo ritorno aveva trovato la casa completamente sottosopra: avrebbe pensato a un festino se i suoi bambini non fossero stati così piccoli. Ormai anche il moretto era entrato a far parte della famiglia e anche se i due non avevano nessun rapporto di sangue, Chiaki s'era impegnata a dargli le stesse attenzioni che dava alla piccola Amane. Le ultime parole dette prima di partire alla volta del covo avevano colpito nel profondo il pargoletto che, nonostante i suoi sei anni, portava sulle spalle un grosso fardello: proteggere il loro fiore e quel paradiso che li aveva accolti. Se ne stava lì accanto alla ragazza con uno straccetto in mano, aiutandola a modo suo nelle faccende di casa. Mentre lui approfittava delle conoscenze della nukenin per il futuro, lei utilizzava quel momento per rimanere in disparte con i suoi pensieri.
A lei piacevano le faccende di casa, da quando sua madre era venuta a mancare quelle cose avevano iniziato a occupare una considerevole parte della sua giornata, spingendola fuori dalla vita del ninja. Isolata dalla comunità, nella casa che i suoi genitori avevano costruito fuori dai confini del villaggio, aveva iniziato a sognare una vita più pacifica. Questo desiderio non fu mai realizzato, suo padre era determinato nel farla entrare nello stesso mondo che lui frequentava assiduamente, così la scopa venne sostituita da una katana e lo straccio dalle carte bomba. Eppure a lei quel suo piccolo spazio piaceva. Era un po' buffo vedere come un membro dell'organizzazione Alba si prendesse cura di quel piccolo nido che apparentemente non aveva nulla d'importante. Nonostante i suoi occhi perlacei fossero puntati sul disastro al quale stava cercando di porre rimedio, le sue preoccupazioni erano rivolte sempre e solo verso il suo amato. Amane giocava tranquilla con Yin e Yang, vegliarla personalmente non le causava la stessa ansia che provava nei confronti dell'uomo che aveva deciso di sposare. Lei sapeva tutto. Il segreto che lui credeva di custodire nel profondo del suo cuore era stato smascherato quasi due anni addietro dalla compagna di disavventure di lei.
Il suo ultimo sacrificio per riportarla nel mondo dei vivi aveva richiesto un tributo e adesso scontavano la penitenza per aver disobbedito alle norme dell'oltretomba. Era diventata un medico proprio per quel motivo o almeno aveva provato a cercare una cura per aiutare il jonin. Sembrava che il saggio Seikatsu sapesse cosa stesse studiando, la formula della vita eterna era una ricerca impegnativa e pericolosa che aveva mietuto parecchie vittime lungo la sua strada. Chiaki ancora non appoggiava il modo in cui il suo mentore fosse venuto a conoscenza di tale segreto, ma una parte di lei ne sentiva il bisogno, non poteva rinunciare a quelle ricerche. Era egoista, lo sapeva e si vergognava di quella parte di lei ma allo stesso tempo non riusciva a far tacere l'altra parte del suo cuore che le sussurrava quanto fosse fondamentale il suo studio. In quei giorni le sue conversazioni con l'ex ANBU erano diventate molto rare, quasi inesistenti.
Ognuno viveva con i propri rimorsi e interrogativi a cui nessuno dei due avrebbe mai dato una risposta. La Hyuga non sapeva cosa Yume, la sua metà interiore, avesse mostrato al suo amato; c'erano molte cose della divinità che lei stessa non conosceva, ma di una cosa era sicura: da quel giorno niente era stato più come prima. Forse si stava complessando troppo o forse c'era realmente qualcosa di grave tra loro due. Tutti quei segreti li avrebbero sgretolati prima o poi. Sentì qualcuno bussare al suo braccio e i suoi due specchi cristallini fissarono quelli cobalto del piccolo Aiko.

- Chiaki tutto bene? - la voce del piccolo fece ridestare la ragazza dal suo stato catatonico e seguirono automaticamente con lo sguardo ciò che lui stava guardando.

A forza di sfregare sul tavolo con lo straccio aveva corroso quest'ultimo arrivando a graffiarlo, quasi come se avesse usato carta vetrata.

- Oh cavolo. Mi sono distratta - disse la kunoichi iniziando a correre a destra e sinistra cercando una soluzione - Se lo vede Fuyuki dopo tutto il tempo che ci avrà lavorato...

Fu in quel preciso istante che trovò una specie di coperta colorata, poteva essere scambiata perfettamente per una tovaglia. Senza dare troppo nell'occhio la buttò sopra al pezzo di legno e tirò un respiro di sollievo.

- Questo rimarrà il nostro p-piccolo segreto - disse l'evocatrice portandosi il dito davanti alla bocca in segno di silenzio.

Il bimbo rise, annuendo allo stesso tempo con la testa. Come poteva farle un dispetto dopo tutto quello che lei aveva fatto per lui? In quel preciso istante anche lei scoppiò in una sonora risata, che venne immediatamente interrotta quando dalla porta entrò il jonin. Un lampo seguito da un tuono illuminò le sue vesti e il suo volto cupo. L'allegria sembrava essersi spenta in quella casa, che fosse successo qualcosa? I due si guardarono, scambiandosi un lungo sguardo prima che lei si rimettesse all'opera insieme all'orfanello. Non aveva niente da dirgli in quel momento o meglio stava scappando dall'inevitabile discorso che un giorno avrebbero dovuto fare, sempre che uno dei due avesse trovato il coraggio. Afferrò una pentola appena lavata ed iniziò ad asciugarla, rimanendo nel silenzio della casa. Un silenzio tetro, orripilante, che non apparteneva a quel luogo. Lo continuò a guardare con la coda dell'occhio mentre puntava alla loro dolce creatura.
Yin e Yang lasciarono immediatamente il posto al padre, prendendosi un momento di pausa. Era bello vederli così uniti quando fino a qualche mese prima lei non smetteva di piangere al solo contatto con lui. Un piccolo sorriso le si increspò sulle labbra, ma si spense subito dopo come una scintilla sulla legna bagnata. La domanda a bruciapelo le fece sgranare gli occhi e rimase impietrita. Lo straccetto le cadde di mano e i suoi occhi si fecero tristi improvvisamente. Non avrebbe retto ancora. Si girò di scatto puntando dritta verso il letto, gli occhi ormai ricolmi di lacrime e l'"arma" che stringeva in mano finì rumorosamente sulla testa del nukenin. Non fu un colpo forte, ma sicuramente attirò l'attenzione di tutti i presenti. La mano ancora le tremava, ma i suoi occhi perlacei non smettevano di fissare quelli di lui.

- Non dovresti dire queste cose, non in questo luogo. Abbiamo aspettato tanto per tornare a casa... - non riuscì a trattenere un singhiozzo finale, perché al contrario dei presenti...lei sapeva.
 
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view post Posted on 10/9/2014, 18:06     +1   -1
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*La tempesta pareva agitarsi persino all’interno della piccola casupola dei due coniugi Hyuga. Fuyuki Hyuga, importantissima spia del Konohagakure No Sato infiltrata nell’organizzazione criminale più pericolosa al mondo, l’Akatsuki, pareva avvolto dalla negatività d’un destino amaro, che prevedeva il suo decesso in tempi decisamente troppo brevi; Chiaki Hyuga, kunoichi e madre d’una splendida creatura dagli occhi smeraldini, anch’ella parte dell’organizzazione dalle nuvole rosse, sembrava invece soggiogata dai propri pensieri che, per quanto s’accavallassero per cercare delle soluzioni efficaci all’inevitabile, tendevano poi a finire nell’impotenza e nella pena. Per quanto i due cercassero di tenere all’oscuro di tutto il piccolo dalla zazzera corvina e la neonata pargoletta, il figlioletto acquisito aveva capito che qualcosa non andava. Mentre s’allontanava dalla madre per andare a sistemare qualcos’altro in casa, scrutava coi suoi occhi azzurro mare il padre che stringeva fra le sue braccia la piccola e per quanto lo vedesse giocare con lei come nulla fosse successo, i suoi silenzi e le sue pesanti occhiaie, sintomo dell’evidente insonnia, non potevano che essere un segnale d’allarme.. così come lo era stato l’episodio appena vissuto con la madre, talmente persa nei suoi oscuri pensieri d’avere letteralmente scucito la tovaglia da tavolo sfregandola sotto l’acqua. La conferma d’un insolito clima l’ebbe nel momento in cui lo Hyuga chiese alla moglie che cosa avrebbe fatto se un giorno lui fosse venuto a mancare, e lei per tutta risposta gli diede un colpo sulla nuca invitandolo al silenzio con un sommesso singhiozzo. Il piccolo Aiko abbassò lo sguardo, soggiogato anche lui dalla negatività che poteva ben respirarsi all’interno di quella che per lui era divenuta casa. La piccola Amane invece reclamava attenzioni da parte del padre, allungando le manine verso quelle di lui con un sorriso dolcissimo dipinto nelle sue piccole labbra. Ignara di quanto succedeva, la piccola apprezzava molto di più quei rari episodi in cui sia la mamma che il papà erano a casa. Il loro contatto, la loro vicinanza.. quello era importante per la bambina. Alle attenzioni distratte del padre, la piccolina smise di dimenarsi e andò con i suoi occhietti smeraldini alla ricerca del suo fratellone. Quand’ebbe aggangiato i suoi occhi color del ghiaccio, la bambina emise un versetto divertito e allungò le braccia in direzione della finestra chiusa.*


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*Quand’ebbe trovato la casupola vicino all’eremo dei mustelidi, l’indecifrabile figura nella notte s’aquattò al suolo e s’avvicinò cauto a una delle finestre per poter studiare la situazione dall’esterno e decidere quindi come agire. Senza che nessuno s’accorgesse di nulla, poté scrutare all’interno indisturbata. Ebbe modo dunque d’assistere all’amara sceneggiata, nella quale Fuyuki poneva alla moglie l’improbabile domanda ed ella, inizialmente pietrificata dinnanzi al lavello, facendo cadere lo straccio che stringeva fra le dita affusolate s’avvicinava minacciosa mollandogli un colpo dritto in testa. Strinse gli occhi nel momento in cui il colpo arrivò a destinazione e trattenne un minimo la naturale risata che a uno spettatore esterno avrebbe senz’altro suscitato la scena. Quindi la sua attenzione fu attirata dal piccolo Aiko, che con lo sguardo basso e la fronte corrucciata cercava di fare orecchie da mercante per non cadere nella disperazione. A quella visione, lo sguardo dell’oscura figura parve rattristarsi tutt’a un tratto, mostrando una sofferenza addirittura peggiore di quella provata dal piccolo.*

(Mi ricordo di questa notte.. ricordo che l’indomani lasciarono la casa e non fecero più ritorno per un pezzo. L’avevo capito che qualcosa non andava.. adesso.. sto piangendo..)

*Gli occhi diventarono lucidi ai ricordi che offuscavano la sua mente, mentre osservava il piccolo Aiko nascondere le sue lacrime sfruttando la manica del kimono. Quella situazione non era facile, così come non lo era il suo compito.. dunque s’impose di ricomporsi e allontanarsi quel tanto che bastava per tenere d’occhio i movimenti dei due nukenin e seguirli lontano da quel luogo, che poteva esser per tutti loro un’arma a doppio taglio. Scosse dunque la testa, scacciando i pensieri che s’accavallavano sotto forma di memorie, ma nel momento in cui i suoi muscoli decisero d’attivarsi per allontanarlo, quei dolci occhi smeraldini incrociarono quelli suoi di ghiaccio e un tenerissimo reclamo d’attenzione distolse i due nukenin dalle loro cupe riflessioni. D’istinto s’acquattò sotto la finestra, nella speranza che i coniugi pensassero che fosse solo un gioco di luce ad aver attirato l’attenzione della piccola Amane.*

(Fa che non mi hanno visto, fa che non mi hanno visto..)

 
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view post Posted on 11/9/2014, 14:50     +1   -1
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Come aveva potuto esordire così? I loro occhi rimasero incatenati per lunghi istanti, durante i quali la Hyuga rifletté ancora su quelle parole che le rimbombavano in testa. Era come se lui le avesse letto nel pensiero, come se riuscisse a percepire la sua instabilità. Ma come aveva potuto fare realmente una simile domanda davanti ai bambini? Sapeva che avrebbe potuto scoppiare a piangere da un momento all'altro, ma doveva resistere per se stessa e per loro. Come un albero secolare avrebbe dovuto continuare a sopportare le intemperie per donare un rifugio agli animali che avrebbero scelto i suoi rami come propria dimora. S'impose di pensare a ricordi felici di loro due insieme abbracciati, ai pochi momenti in cui avevano potuto condividere sogni e desideri, ma la sua mente si trovava in una specie di limbo in cui non si ricordava né come fosse entrata, né potesse uscire. Avrebbe dovuto passare il suo tempo a giocare al piccolo chimico piuttosto che occuparsi della casa, ma anche i due bambini avevano bisogno delle sue attenzioni.
Lei non ne aveva mai ricevute abbastanza e adesso si sentiva il fiato sul collo per qualsiasi scelta prendesse, con la consapevolezza che quello potesse essere l'ultimo giorno di suo marito. Doveva parlarne con lui, dirgli che stava lavorando sulla sua cura e che non avrebbe mai permesso che la lasciasse da sola. Il jonin era tutto per lei, la sua guida, la strada che aveva deciso d'intraprendere e il primo che l'avesse presa sotto la sua ala protettrice; la sua devozione l'aveva persino portata a cercare una cura per la mano che Fuyuki continuava a tenere nascosta. Non era una sciocca, non le era sfuggito il modo in cui teneva nascosta quella particolarità agli sconosciuti. Le aveva parlato di sacrificio per i propri compagni, ma il sensei non si era mai aperto a tal proposito. Abbassò lo sguardo perdendosi nelle iridi sfumate della sua piccola, che continuava a cercare le attenzioni di suo padre, nonostante quest'ultimo in quel momento non avesse che interesse nel suo comportamento. Quella piccola fiamma era inconsapevole di cosa i suoi genitori stessero discutendo, troppo piccola e innocente per capire. Se da una parte la kunoichi era felice che si trovasse in un età così spensierata, dall'altra avrebbe voluto che non si scordasse mai di quegli attimi indimenticabili.
Ricordi che con il tempo sarebbero stati sfumati, come i suoi, verso la donna che l'aveva messa al mondo. Ebbe una voglia improvvisa di prenderla tra le braccia, ma quest'ultima la colse alla sprovvista. Le sue manine erano tese verso la finestra e sorrideva allegramente. Chiaki alzò la testa e un lampo illuminò la stanza. Non riuscì a scorgere bene cosa fosse successo, ma non poteva essersi sbagliata, qualcosa si era mosso là fuori. Lo Hyuga probabilmente non se ne era accorto, dato che la finestra si trovava alle sue spalle. Possibile che fosse stato qualche furetto dell'eremo? Ma con quel tempo che diavolo faceva lì fuori? Amane continuava a puntare i suoi occhi verso quel punto, quasi come se attendesse che fosse proprio quel qualcuno ad afferrarla. Che avesse avuto un abbaglio? L'unica con cui la dolce creatura aveva parecchia confidenza e che non stava in quella stanza era Fujime. Che fosse lei? No, avrebbe giurato di aver adocchiato un ciuffo di capelli. Non poteva esserne del tutto certa, ma quel dettaglio poteva escludere le creature dell'eremo dalla cerchia dei sospettati.

- Fuyuki... - fece un attimo di pausa la fanciulla dalla chioma blu, mantenendo un tono talmente basso che soltanto il suo uomo avrebbe potuto udirla - Non ti m-muovere.

Fece un attimo di pausa, afferrando la bambina tra le sue braccia.

- Dietro le tue spalle, utilizza il byakugan - cercò di mantenere la calma come se nulla fosse successo.

Da quando era entrata in Akatsuki aveva fatto parecchi esercizi sulla guardia, perché la sua ingenuità alle volte era una vera e propria fregatura e anche Okojo glielo aveva sempre ripetuto. Aveva sempre creduto che a casa sua potesse essere al sicuro, ma dopo il rapimento di Aiko ogni cosa era cambiata, non riusciva a dormire più nemmeno allo stesso modo. Ogni scricchiolio diventava un nemico, ogni ramo spezzato una spia. Nella coppia non era mai stata lei quella dalle strategie elaborate, ma quella volta era soddisfatta di se stessa: se effettivamente aveva visto giusto, chiunque si trovasse là fuori non avrebbe potuto vedere il jonin utilizzare la propria innata, perché voltato di spalle. Proprio per questo motivo aveva preferito delegare il compito al suo amato, anziché farsene carico personalmente. Forse la paura per la sicurezza della sua famiglia la rendeva più determinata, diversa dalla persona che era.
 
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Immerso com'era nell'abisso dei pensieri che lo tormentavano, lo shinobi finì per ignorare ciò che lo circondava. Era come se si trovasse all'interno di una teca di vetro, del tutto isolato dal mondo esterno e incapace di procedere oltre quella barriera che delimitava i confini della sua prigionia. La reazione inaspettata di Chiaki tuttavia lo riportò bruscamente con i piedi per terra; quel colpo aprì una crepa sul vetro della boccia, facendo crollare come fosse fragile cristallo il muro che il ragazzo aveva eretto dinanzi a sé. La kunoichi non lo aveva mai colpito, se non in allenamento, e se era arrivata a tanto doveva davvero essere ormai prossima all'esasperazione. Chiuse un attimo gli occhi per il dolore il nukenin e quando li ebbe riaperti questi ebbero modo di incontrare quelli di lei. Poteva leggere i sentimenti di quelle iridi perlacee come se fossero un libro aperto, studiare la tristezza che si celava dietro i lucciconi che la fanciulla cercava di reprimere per fare forza ai bambini, far proprio quel dolore.. e maledirsi per essere stato uno stolto, per tutto quel tempo.
Lei era sempre rimasta al suo fianco. Nonostante le avversità, lei aveva deciso di percorrere quel sentiero impervio tenendolo per mano. Non aveva esitato un attimo prima di troncare i legami con i suoi cari a Konoha, consapevole che soltanto in quel modo avrebbe potuto seguire le orme dell'uomo che amava, e aveva persino preso la decisione di unirsi a quel gruppo di sporchi criminali chiamato Akatsuki, pur di non permettere che le loro dita, intrecciate dal destino, sciogliessero la dolce presa che le univa. E lui, in cambio, come la stava ripagando? Segreti, menzogne, sotterfugi. Per diversi anni era stato un ANBU, un ninja abituato a nascondere la verità, a celare i propri pensieri ed emozioni, a non esistere se necessario. Rivelare gli scheletri che custodiva in quel suo vecchio armadio, ormai lercio e trascurato, era quanto di più difficile potesse fare. Ma con lei era diverso. Chiaki era l'unica persona al mondo che poteva vantare di conoscere davvero Fuyuki e di aver conquistato la sua totale fiducia. Lei era tutto ciò che di più caro aveva al mondo, insieme alla loro Amane. E per questo motivo, le avrebbe confessato la verità: perché lei meritava di conoscerla. Aveva fatto breccia in un cuore avvolto dalle tenebre del rimpianto e tuttora si stava impegnando per riportarlo alla luce, rendendo la vita dell'eremita veramente degna di essere vissuta.
Vi era però un tempo per ogni cosa e di certo quello non era il momento più consono per affrontare l'argomento. Fece per risponderle, ma lei gli soffocò ogni parola che aveva in gola, prendendolo in contropiede. Gli intimò di non muoversi e di attivare il byakugan per guardarsi le spalle. Bastò un attimo al soldato delle nuvole rosse per intuire il motivo per il quale non era stata lei stessa a sfoderare la doujutsu che rendeva entrambi speciali: non desiderava essere vista da chiunque si trovasse alle spalle del ragazzo e affidare a lui il compito di controllare era una scelta furba, e in quanto tale fu subito accolta dallo stesso Hyuga. Da quando lei aveva salvato la sua vita e l'eremo lui aveva iniziato a guardarla con occhi diversi; era stato difficile mettere da parte la figura della ragazzina goffa e timida che aveva condotto in quel piccolo angolo di paradiso, il giorno successivo a quello del suo tredicesimo compleanno, ma ormai non poteva più dubitare delle sue capacità. I suoi progressi non gliene davano modo.
Anche il comportamento della bambina, che cercava di allungare le braccia in direzione della finestra, suggeriva che Chiaki non fosse l'unica ad aver scorto qualcosa. Fu così che il ventunenne ricorse al suo doujutsu e, mentre le vene sulle tempie si ingrossavano, il suo sguardo sgattaiolò come un felino fuori dalla finestra. Poteva anche trattarsi di un gioco di luci o di un furetto innocuo, ma l'eremita non poteva escludere l'alternativa più tragica. Il rapimento di Aiko aveva messo in mostra il fatto che neanche l'eremo potesse essere un posto sicuro per due nukenin come loro e la possibilità che si trattasse di un intruso non era poi così remota.

 
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*L’improbabile reclamo d’attenzioni della piccola aveva allertato l’intera casa, ch’era già stata protagonista d’un rapimento. Col desiderio di stringere a se e coccolare la bambina che aveva dato alla luce da appena un anno, la giovane Hyuga s’accorse d’un movimento anomalo all’esterno dell’abitazione e la reazione divertita della figlioletta non poteva che essere una conferma. Escluse a prescindere la possibilità che potesse trattarsi soltanto d’un fascio di luce, poiché quell’ombra in movimento che aveva scorto per un istante con la coda dell’occhio non poteva essere la semplice risultante del gioco di luci e ombre generato dalla tempesta. Avrebbe anche potuto essere un furetto, per quel che ne sapeva.. ma le svariate situazioni di cui erano stati entrambi protagonisti non le avrebbe potuto permettere d’essere lasciva in quell’occasione. Bloccatasi sul posto, Chiaki abbassò di quanto bastava la tonalità di voce e invitò il suo uomo a non muoversi e ad utilizzare la sua innata per controllare fuori dalla finestra. Avrebbe potuto fare lei, ma essendo in posizione frontale rispetto alla finestra avrebbe potuto destare dei sospetti nell’eventuale spia, mettendola in fuga in men che non si dica, mentre il suo uomo gli dava le spalle e anche se avesse osservato con le sue abilità nessuno all’esterno se ne sarebbe accorto. Comprendendolo, il nukenin non se lo fece ripetere due volte e l’attivò. Il piccolo Aiko aveva smesso di muoversi nell’istante in cui le voci dei genitori adottivi si ridussero a un sussurro indistinto e i versetti della piccola Amane si facevano più insistenti. Non capiva cosa stava succedendo, ma aveva appreso che qualcosa non andava dalla rigidità della madre e dalla serietà improvvisamente dipinta nel volto del padre, la cui abilità innata donava un aspetto tutt’altro che dolce. Scandagliando il perimetro esterno, Fuyuki poté notare un giovane uomo dall’arruffata zazzera corvina accovacciato sotto la finestra. Era fradicio a causa della scrosciante pioggia, respirava con affanno e indossava l’inconfondibile giubba verde in dotazione ai chunin del Konohagakure No Sato. Non ebbe però modo di scendere nei particolari, poiché d’un tratto l’uomo si mosse e scattò in avanti verso la foresta nel tentativo di scappare.*



EkNWK



*Sin da principio s’era imposto di non attirare l’attenzione e quel che aveva ottenuto era stato proprio l’attenzione della più piccola della casa. Si maledisse per essersi avvicinato troppo e per essersi fatto soggiogare dai pensieri che, volente o nolente, l’avevano fatto distrarre e quindi individuare. Accovacciarsi in quella posizione scomoda sotto il davanzale era stata la prima idea che la testa gli aveva suggerito, ma sapeva meglio di chiunque altro che non sarebbe servito a nulla. Già una volta quella casa era stata soggetta di sventure e nessuno dei due nukenin avrebbe preso sotto gamba un eventuale sospetto. Avrebbero senz’altro attivato la loro abilità innata e per quanto lui potesse essere veloce nella corsa prima o poi l’avrebbero comunque stanato. L’unica soluzione era dunque quella di allontanarli da quel luogo, a costo d’ingaggiare una battaglia inpari. Quando le voci provenienti dall’interno della casa parvero cessare, l’uomo seppe d’esser stato scoperto.*

(Non ho altra scelta, devo attirarli fuori. Oramai la mia copertura è saltata..)

*Con un guizzo, assunse una posizione ottimale per lo scatto e con una velocità invidiabile si slanciò verso l’oscuro della foresta accompagnato da lampi e tuoni.*

 
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Non appena ebbe attivato il byakugan, subito i suoi occhi ebbero modo di confermare i sospetti della bella kunoichi. Una figura se ne stava accovacciata dietro la finestra, incurante della tempesta che infuriava sfogando tutta la propria collera. Sembrava stesse respirando con fatica, forse a causa del freddo, o magari tale affanno era da ricondursi al timore di essere colto in flagrante. Quest'ultima congettura trovò maggiore concretezza quando, improvvisamente, l'uomo si alzò di scatto e svelto si allontanò in direzione della selva. Il jonin avrebbe anche potuto decidere di lasciarlo andare, se si fosse trattato di una persona comune, ma ciò che le sue iridi perlacee avevano notato lo convinse immediatamente a scartare una simile opzione. Anche lui, per diversi anni, aveva indossato quella giubba verde, simbolo inconfondibile che caratterizzava gli shinobi di Konoha che avevano raggiunto il rango di chunin. Sgranò gli occhi per lo stupore, mentre una paura insolita si faceva largo nel suo animo, già tormentato da troppe emozioni contrastanti. Fino a quel momento era stato al sicuro, ma adesso erano stati in grado di trovarlo. Da quando aveva lasciato il villaggio - e maggiormente da quando aveva chiesto al Sandaime di spacciarlo per il più pericoloso tra di nukenin - aveva sempre convissuto con il timore di ricevere visite indesiderate da parte delle squadre d'assalto della Foglia, ma prima d'allora nessuno era riuscito a raggiungerlo, non in quel luogo perlomeno. Non sapeva come avessero fatto a scoprire l'esatta ubicazione dell'eremo dei mustelidi; era sempre stato accorto nel cancellare ogni singola traccia dei suoi spostamenti, ma evidentemente le precauzioni che aveva adoperato non erano state sufficienti a tenere lontano la minaccia rappresentata dai suoi stessi compagni. Digrignò i denti nel disperato tentativo di placare la frustrazione, cercando di sgombrare la mente da ogni pensiero superfluo. Doveva solo concentrarsi sul suo obiettivo.

- Aiko, occupati tu di Amane.. andiamo Chiaki.

Si impose di mettere da parte i pensieri che riguardavano la precedente conversazione con la sua amata; non poteva permettersi il lusso di commettere errori, dato che, specialmente nella loro situazione, anche un particolare avrebbe potuto rivelarsi fatale. Non avrebbe potuto dire quale fosse il compito di quel ninja di Konoha, né quali fossero le sue intenzioni. Poteva solo azzardare congetture: forse voleva soltanto condurli in trappola, o magari la sua ritirata serviva per informare eventuali compagni di squadra sull'esatta locazione dei due criminali. E come queste, formulò anche altre ipotesi, che per quanto discordanti avevano tutti un substrato in comune: quello shinobi andava fermato, a qualsiasi costo.

Non intendo farti del male, ma non permetterò che tu lasci l'eremo senza prima esserti presentato.

Mai avrebbe potuto nuocere all'incolumità di coloro che, anche se a loro insaputa, lui considerava amici e compagni, almeno che ciò non si rivelasse necessario alla propria sopravvivenza. Era un nukenin di rango S dopotutto e di certo non poteva aspettarsi di ricevere dai suoi inseguitori lo stesso trattamento, non dopo che il suo nome era stato associato alla minaccia di distruzione del villaggio che lo aveva accudito, cresciuto e addestrato. Non appena ebbe aperto la porta sgattaiolò fuori e subito le lacrime del cielo presero a scivolare sulla sua cute candida, inzuppando la sua chioma disordinata e appesantendo il suo respiro. Senza perdere tempo creò un bunshin, per poi scambiare uno sguardo d'intesa con la dolce kunoichi dalle ciocche blu e proferire poche parole con il tono di voce più basso che riuscì ad ottenere.

- Gli faremo credere di essere alle sue spalle, mentre io tenterò di tagliargli la strada.

Non aggiunse altro il ragazzo, sicuro che lei avesse già intuito cosa lui avesse in mente; del resto combattevano l'uno a fianco dell'altra da diversi anni ormai e l'esperienza li aveva fatti divenire così affiatati da rendere ogni altra parola o gesto superflui. Il vento fece gonfiare il suo manto scuro, sul quale le nuvole cremisi danzavano seguendo un ritmo frenetico, e sfruttando il dono ricevuto dalle creature di cui era il protettore, il giovane riuscì inizialmente a cavalcare la tempesta e infine a spiccare il volo. Come se non bastasse, il suo corpo venne avvolto da piccole scariche elettriche, manifestazione del chakra del raiton, che avrebbe sfruttato per ottenere una maggiore rapidità. Con il byakugan avrebbe seguito gli spostamenti del fuggitivo e nel frattempo avrebbe cercato di superarlo, così da ostacolare in seguito il suo cammino. Se ci fosse riuscito, si sarebbe nascosto e avrebbe atteso l'occasione propizia per attaccarlo con le centoventotto chiusure, sfruttando così l'effetto sorpresa. Fino a quel momento invece si sarebbe mantenuto a una quota sufficiente per non essere notato, sperando che lo stratagemma del clone riuscisse a spostare l'attenzione dello shinobi della Foglia lontana dal cielo saturo di tempesta che era ormai divenuto il palcoscenico dell'eremita. Un simile piano lasciava trapelare in maniera anche fin troppo evidente le sue intenzioni: smorzare in maniera definitiva il pericolo rappresentato da quel ninja e ottenere le risposte ai quesiti che lo stavano tormentando.

 
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Non la contraddisse e in pochi istanti le vene sugli occhi del suo amato salirono in superficie, caratterizzando quell'abilità inquietante e pericolosa che possedeva nel sangue. Chiaki rimase in attesa, guardando ritmicamente a destra e sinistra, senza che il jonin proferisse parola. Un silenzio quasi peggiore di quello che si era creato in quegli ultimi mesi tra i due. Amane insisteva nella ricerca d'affetto e, nonostante fosse stata accolta tra le braccia di sua madre, la disattenzione di quest'ultima non faceva cessare i gemiti della piccola. Infondo lei era li, all'oscuro di tutto e suo marito non le dava nessuna indicazione. Quel silenzio stava diventando straziante o almeno la comunicazione inesistente tra i due ninja. Si morse il labbro la sedicenne, attendendo un verdetto. Anche i suoi respiri si erano fatti più controllati, lasciando passare diversi secondi tra una boccata d'aria e l'altra, nella speranza che le sue orecchie riuscissero a captare qualcosa. I tratti di Fuyuki improvvisamente si contrassero a causa della rabbia e lo sguardo indagatore di lei si fece più preoccupato. Allora c'era veramente qualcuno. Era stata sempre una tipa molto curiosa e l'impossibilità di poter utilizzare il suo doujutsu la stava lentamente annientando. Le parole del sensei le entrarono in testa, destandola dal silenzio come una doccia d'acqua gelata. Si dovevano muovere. Che fossero stati scoperti era ormai palese, ma da chi? Annuì Chiaki, nonostante il pensiero di lasciare Aiko e Amane da soli non le piacesse per niente. Fece per seguire il suo amato, ma si fermò per un breve istante. Yin e Yang erano già sulle sue spalle, non avevano avuto bisogno di molto tempo per capire che la nukenin avrebbe potuto aver bisogno del loro aiuto. Non avrebbe rischiato ancora, non dopo quello che era appena successo.

- Oko... - fece per urlare la bella dalla chioma blu, ma poi si rese conto di una cosa molto importante: era un ora abbastanza indecente.

La famiglia dei mustelidi probabilmente stava già dormendo sogni tranquilli con quel temporale che non avrebbe fatto altro che rinfrescare l'aria. Molti di loro erano animali notturni, ma altri meno, così si tappò la bocca improvvisamente. Un piccolo morso sul dito e la goccia di sangue toccò il terreno. Okojo era li davanti a lei nella selva oscura, bagnato dalla pioggia che fastidiosa li inzuppava.

- Chiaki ma dove diavolo mi hai evocato? - disse il piccolo animaletto portandosi le zampette sui fianchi, indignato.

- Scusa Okojo non ho tempo, rimani con Aiko e Amane. Li affido a te, mi raccomando - era già volata via con il vento.

- Ma guarda te che mi tocca fare. Mai una missione interessante degna del mio nome! - la Hyuga era già lontana sulle tracce del bushin del suo partner, mentre al piccolo ermellino non rimasero che le lamentele.

Se c'era qualcuno di cui la kunoichi poteva realmente fidarsi era proprio quella piccola palla di pelo bianca. Nonostante la sua forza non fosse comparabile con quella degli altri fratelli, lui era quello che acconsentiva sempre. Non sarebbe stato il solo, occorreva solo un suo richiamo perché tutti gli altri venissero a supportarlo per una vera marcia militare. Quando la scenetta terminò la preoccupazione tornò a farsi viva. I suoi specchi cristallini si erano fatti temibili, esattamente come quelli del più grande, e puntavano verso l'obiettivo che fino a quel momento non era riuscita a scorgere. Fuyuki non le aveva voluto dire niente, probabilmente consapevole che avrebbe potuto provvedere per conto suo. In quella posizione e con tutti quegli spostamenti era difficile riuscire a scorgere troppi dettagli. La zazzera mora, il giubbotto di Konoha, lo stesso che aveva indossato il jonin quando qualche anno addietro l'aveva incontrata per farle conoscere il suo piccolo paradiso perduto e darle una nuova famiglia. Non era proprio qualcosa nell'aspetto fisico a darle quell'impression,e quanto piuttosto l'aura che lo circondava. Una sensazione strana e alquanto bizzarra che solo Yume avrebbe potuto colmare. Se non fosse stata vista nelle sue reali sembianze probabilmente avrebbe utilizzato la sua metà per mantenere quel ruolo che non le calzava per niente a pennello. Fortunatamente non indossava la divisa con le nuvole rosse e l'anello era appena stato nascosto sotto i manicotti. L'ultima cosa che voleva era che la sua taglia aumentasse e che la sua appartenenza all'organizzazione, o la sua seconda identità, fosse stata scoperta. Lei e Yume dovevano rimanere separate, proprio come aveva fatto Hyou, mascherando la sua vera identità. Nonostante ciò, lui non era stato abbastanza accorto e il suo reale nome era giunto alle orecchie d'entrambi i coniugi. Correva a perdifiato, calpestando l'erba bagnata e combattendo con quelle fitte gocce fastidiose che rendevano l'impresa più difficile. Lanciò uno sguardo nel cielo vedendo quell'ombra umana che nella notte si spostava tra le nubi scure. Si chiese se non stessero per cadere in qualche sorta di trappola. Perché li stava conducendo così lontani, che ci fosse qualcuno ad attenderlo? Troppe domande e nessuna risposta in grado di soddisfare la sua curiosità. Quella sembrava l'unica soluzione per il momento, l'inseguimento. Al contrario di Fuyuki, che era sempre stato un forte calcolatore, Chiaki aveva sempre seguito se stessa e il suo modo d'essere, facendo dell'imprevedibilità la propria arma vincente. A volte anche lei aveva le sue idee geniali, ma rimanevano sempre in ombra rispetto a quelle del suo compagno. In quel momento l'unica cosa veramente importante era la sicurezza dei suoi bambini. Al resto avrebbe pensato con l'avvenire.
 
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*Notare quella giovane spia con la giubba verde aveva suscitato nel maggiore il cieco terrore d’esser stato scoperto, e d’aver dunque messo a repentaglio l’incolumità della propria famiglia. Senza nemmeno accennare a cosa avesse scorto con quel suo speciale sguardo, digrignò frustrato i denti e ordinò al piccolo Aiko di prendersi cura della sorellina e alla sua dolce metà di seguirlo fuori dall’abitazione. Del tutto frastornati dal repentino susseguirsi degli eventi, il piccolo corse vicino alla mamma adottiva e accolse fra le sue braccia la bambina giocosa che, vedendo il fratello maggiore, emise un acuto versetto divertito; la sedicenne, invece, si fiondò verso l’uscio, poco prima oltrepassato dall’uomo della sua vita, seguita dai furetti Yin e Yang che, compresa la situazione, s’arrampicarono sino alle spalle della giovane. Prima d’uscire definitivamente di scena, decise però d’evocare Okojo, l’ermellino dal pelo bianco, che, vedendosi bistrattato per far da balia a due bambini, prese a lamentarsi con la sua evocatrice e fece per rientrare in casa borbottando. Il piccolo Aiko con in braccio la sorellina s’avvicinò alla porta spalancata e osservò preoccupato il padre creare un’esatta copia di se stesso e volare via cavalcando la tempesta, e quella stessa copia scattare verso la foresta in compagnia di sua madre.*

Aiko, entra e chiudi la porta. Non c’è nulla d’interessante per noi la fuori, come sempre!

*Borbottò il piccolo eremellino, appollaiato nervosamente sulla superficie piana del tavolo. Il bambino diede un ultimo sguardo fuori, poi chiuse la porta e s’avvicinò al letto dove delicato pose la sorellina giocherellona. Era preoccupato. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato presto, ma non s’aspettava così repentinamente. Si sarebbe probabilmente crogiolato nella tristezza se la piccola Amane non avesse cominciato a reclamare nuovamente attenzione, distogliendolo dai suoi pensieri a tal punto da farlo sorridere e giocare come nulla fosse successo.*



EkNWK



*All’esterno l’impavido Fuyuki prese in mano le redini della situazione e, creando un bushin, spiegò alla sua donna il piano d’azione: la giovane avrebbe dovuto correre con la sua copia alle spalle della spia, mentre lui avrebbe calvalcato la tempesta, grazie all’abilità donatagli dai mustelidi, nel tentativo di superarlo e di bloccargli la fuga senza che se ne accorgesse. Senza pensarci due volte, la sedicenne acconsentì e scattò in direzione della preda in movimento insieme al bushin del suo uomo.
Il giovane dalla folta zazzera corvina correva a perdi fiato, scansando abilmente i tronchi degli alberi che gli sbarravano la strada. Lo spostamento d’aria, e la pioggia che filtrava infida fra le fronde verdeggianti della foresta, gli frustava la faccia, rendendogli difficoltosa la vista e il respiro.. ma nonostante questo egli continuava a correre con un’incedere degno d’uno shinobi. Di tanto in tanto voltava il capo per assicurarsi che i due obiettivi lo stessero seguendo, rallentando il passo per accorciare le distanze di quanto bastava per averli sempre sotto controllo. Allontanatisi abbastanza dalla residenza dei due nukenin, il giovane uomo con la giubba verde s’arrestò nel folto della foresta e li attese lì.
*

Perfetto, adesso siamo abbastanza distanti..

*Mormorò fra se e se nell’attesa che i due nukenin s’avvicinassero abbastanza alla sua posizione. Quando questo avvenne, il giovane si voltò verso Chiaki e l’impostore e li osservò con particolare attenzione. Era difficile distinguere il colore dei suoi occhi in quel buio, ma i pochi flash generati dalla violenta tempesta potevano ben far notare i lineamenti nobili del suo viso, quel portamento regale.. e poi quella zazzera scura a contornargli il viso pallido e quegli occhi limpidi come il ghiaccio a caratterizzare quel bel volto, attraversato da una brutta cicatrice lungo il sopracciglio destro. Ansimava ancora quel ragazzo, nonostante si mostrasse stoico agli occhi dei due nukenin. Li aveva osservati e aveva osservato anche attorno, come per assicurarsi che nessun’altro potesse disturbare quel loro incontro, o forse sperando nell’arrivo dei rinforzi. Sorrise.*

Devo complimentarmi con voi.. ottima mossa quella di farmi credere d’essere braccato da entrambi alle spalle. La vostra fama è ben fondata.

*Come diavolo poteva essersi accorto che quello di Fuyuki fosse soltanto un bushin? Chi era quel ragazzo misterioso che non tremava dinnanzi a due pericolosi nukenin? Cos’aveva in mente? Domande che avrebbero potuto ottenere una risposta, se soltanto non fosse stato così difficile credere all’eventualità di quella situazione.*

Giunti a questo punto, cos’avete intenzione di fare? Un consiglio, non sottovalutatemi. So molto più di quanto possiate immaginare sul vostro conto..

*Gli disse, preparandosi psicologicamente ad un eventuale assalto da parte delle due sole persone che mai avrebbero potuto torcergli un capello. Non scattò in avanti per attaccare, ma non rimase nemmeno con le mani in mano.. poiché dolcemente la destra era andata ad accarezzare l’elsa della katana stretta alla cintola.*

(Devo solo impegnarmi a non farmi cogliere di sorpresa e forse mi ascolteranno, sempre se si convinceranno del fatto che non sono un loro nemico.. ora che ci penso, la mia divisa potrebbe avermi tirato un brutto scherzo..)



Edited by ¬BloodyRose. - 27/9/2014, 12:27
 
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I muscoli ormai si muovevano ritmicamente seguendo l'ombra nella foresta, un'ombra resa viva per lo più dal byakugan. I piedi s'infossavano nel fango che già era venuto a crearsi con l'intemperie, lasciando di tanto in tanto brividi di freddo lungo la schiena della nukenin. Prima o poi lo sconosciuto avrebbe dovuto interrompere la sua corsa, sempre ammesso che Fuyuki non avesse prima portato a termine la sua strategia. Rimase in attesa dei cambiamenti la bella dalla chioma blu, lasciandosi trascinare dal vento del destino. Fissava il suo obiettivo con aria preoccupata, quasi dubbiosa. L'impressione che li stesse conducendo in trappola si faceva sempre più viva, nonostante quella scintilla remota che fino a quel momento le avesse detto di non essere spaventata.
Per quanto il suo doujutsu non potesse vedere nel dettaglio, avendo contro anche le previsioni atmosferiche, a volte scorgeva dei movimenti rigidi e meccanici, come se fosse la loro preda a temere di perderli. Era solo un'impressione che la sua velocità stesse cambiando? Provò anche lei a decelerare per capire. Verso quale enigma sconosciuto si stavano per catapultare? I suoi occhi venati intanto non lasciavano nulla al caso, ogni animale, ogni foglia che cadeva le sembrava una trappola. Fu quando improvvisamente la corsa dell'inseguito venne interrotta che la Hyuga sussultò. Come doveva comportarsi adesso? Afferrò il rotolo che teneva legato sulla vita e con un gesto repentino tirò fuori il contenuto che le interessava: una piccola bomba lucente e alcune carte bomba. Non le sarebbero servite per il momento, ma la faccenda si stava facendo troppo strana tra quei tre ninja.

- Yin, Yang, schema tattico "furetti alla riscossa", sapete quello che fare - disse tutto d'un fiato la giovane lasciando che quelle piccole palle di pelo afferrassero i materiali direttamente al volo.

Non commentarono, non ce n'era bisogno. Avrebbero avuto modo anche loro di partecipare a quel meeting, nonostante la loro presenza fosse stata completamente occultata fino a quel momento. Ormai facevano squadra da quando Chiaki aveva tredici anni, nella loro lunga carriera si erano conosciuti completamente, come soltanto una sorella e un fratello possono fare. Combattevano fianco a fianco, pronti a sacrificare le loro vite gli uni per gli altri. Yin era stato sempre abbastanza sfaticato, ma con la sedicenne non aveva mai mostrato questa sua debolezza, se non in rare occasioni. Da quando poi lei aveva scelto di seguire le orme del suo amato - anche se tale scelta non era stata pienamente appoggiata dai due, forse per il la fama negativa di cui Fuyuki si era fatto carico - le loro attenzioni si erano fatte quasi morbose. Se a volte lei aveva spinto i suoi due compagni di disavventure a non seguirla nelle sue imprese, negli ultimi tempi dissuaderli era diventato quasi impossibile. Forse era stato proprio per quel motivo che quando loro le erano saliti sulle spalle, lei non aveva fatto una piega.
Con la sicurezza d'aver ormai le spalle coperte in tutte le direzioni, la ninja s'avvicinò al moro con passo cauto. La kunoichi e il bushin erano ormai giunti a destinazione, a separarli dal konohiano solo alcuni metri. Adesso finalmente poteva guardarlo in volto. Solo pochi attimi tra un lampo e l'altro, ma quei lineamenti finalmente erano entrati a far parte del suo database. Non lo aveva mai visto, ne era sicura, nonostante quegli occhi chiari parlassero da parte della sua anima. C'era qualcosa di strano in loro, qualcosa d'indescrivibile. Ma che diavolo stava succedendo? Si trovava in una genjutsu? La voleva confondere, questa era l'unica spiegazione. Nonostante si mostrasse così affaticato, all'evocatrice le parve una messa in scena. Forse si stava ponendo troppi quesiti riguardanti quella persona, ma il modo in cui aveva fatto capolino nella loro serata, il modo in cui Amane aveva allungato le sue paffute braccine verso la finestra... tutto ciò era fin troppo strano per poter essere ignorato. Persino Fuyuki aveva avuto problemi a conquistare il suo posto nel mondo della piccola; come poteva uno sconosciuto esserci riuscito in pochi secondi?

- Non mi interessa p-parlare della mia fama, piuttosto dicci...chi sei e cosa sei venuto a fare qui? L'eremo è un posto sacro e nessuno conosce la sua ubicazione, sempre che tu non ci sia già stato - mantenne un tono pacato la Hyuga, non affidandosi pienamente alle parole dette dal ragazzo.

Il fatto che Fuyuki fosse stato scoperto con un battito di ciglia le era completamente scivolato addosso. A lei interessavano le risposte alle sue domande. L'ultima volta che qualcuno aveva provato a calpestare il loro piccolo paradiso, avevano scoperto fosse un vecchio firmatario esiliato. Che anche quel chunin avesse firmato un patto di sangue con le creature dell'eremo? Fuyuki lo avrebbe dovuto sapere. Attaccare non era nei piani di Chiaki, anche se le parole che vennero pronunciate andarono a incidere pesantemente sulla sua tranquillità. Il fatto che lui sapesse qualcosa che significava? Konoha aveva raccolto informazioni così rilevanti su di loro? E anche ammesso che fosse così, perché era venuto da solo allora? Non avrebbe espresso le sue perplessità, per non mostrarsi insicura. Doveva cercare di capire facendo affidamento soltanto sul proprio intuito.

- Giunti a questo punto direi che ci p-possiamo prendere una tazza di thé e parlare, anche se avrei preferito farlo in un posto più asciutto - rispose la più piccola, incrociando le braccia come a voler mantenere il distacco dalla vicenda.
 
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L'inseguimento proseguiva senza sosta e i passi dei due alle costole del fuggitivo venivano mossi ritmicamente, quasi fossero scanditi da un metronomo. Fuyuki intanto procedeva spedito al di sopra delle fitte e lussureggianti fronde della foresta, baciate dalla luce perlacea della luna, incurante della tempesta che infuriava e sottoponeva il suo corpo al freddo e a un incessante e violento scrosciare d'acqua. Il suo fiato era affannato, eppure non aveva intenzione di risparmiare le proprie energie; dopo l'intrusione di quello shinobi la sua intera famiglia correva un rischio che non poteva e non doveva essere preso sotto gamba. Si sarebbe sentito sicuro e soddisfatto soltanto quando avrebbe messo le proprie mani addosso a quell'ospite indesiderato e ottenuto risposte esaurienti alle domande che lo stavano tormentando. Grazie al byakugan non lo perdeva mai di vista, neanche per un istante, e fu proprio grazie alla sua innata che il ragazzo riuscì a notare qualcosa di sospetto. Il chunin ogni rallentava il ritmo di marcia, quasi come se temesse di perdere di vista i suoi inseguitori. Poteva trattarsi soltanto di un'impressione che dava alito a congetture infondate, ma tali ipotesi trovarono una certa concretezza quando quel giovane arrestò improvvisamente la propria corsa, voltandosi verso Chiaki e il bunshin dell'eremita. Quest'ultimo decise quindi di scendere in picchiata, atterrando così poco dopo e nascondendosi dietro a un albero alle sue spalle. Era pronto a coglierlo di sorpresa come aveva pianificato e l'avrebbe fatto entro pochi istanti, se soltanto la voce del nemico non avesse fatto crollare il castello di carte che lui aveva messo in piedi con tanta fatica.

Ma come diamine ha fatto?

Era sicuro di aver preso tutte le precauzioni del caso, eppure quel ninja era stato in grado di comprendere di essere inseguito da un bunshin. Non poteva aver sfruttato una qualche capacità sensitiva, il nukenin sapeva bene che i cloni d'ombra apparivano come reali anche dinanzi ad occhi come il byakugan ed era proprio su questo caposaldo che aveva costruito la sua tattica. Sentì un brivido di frustrazione percorrere frenetico la propria schiena e fu costretto a stringere i pugni e digrignare i denti fino a farsi male per reprimerlo. Quel tipo sembrava essere parecchio abile e avrebbe fatto bene a non sottovalutarlo, da quel momento in avanti.

- I miei più sentiti complimenti.

Esordì lui, senza curarsi di nascondere un tono di voce infastidito o di celare la propria posizione. Era palese che quel ragazzo si aspettasse un attacco a sorpresa da un momento all'altro e a quel punto continuare a nascondersi sarebbe stata soltanto una perdita di tempo. Il bunshin venne improvvisamente inghiottito da una coltre di fumo biancastra, mentre con passi lenti e cadenzati il jonin usciva allo scoperto e si avvicinava minaccioso al nemico, con il mantello a nuvole rosse che veniva gonfiato dal vento. Si ritrovò così alle sue spalle, in una posizione dalla quale avrebbe potuto incontrare gli occhi della sua amata con i propri. Dopo quella che sembrò essere una provocazione bella e buona da parte dello shinobi di Konoha, fu proprio la kunoichi dalla splendida chioma blu a spezzare il silenzio, ponendo domande precise e mirate nel tentativo di sciogliere la lingua di quel tipo e anticipando quanto il suo uomo avrebbe voluto chiedere. Per questo motivo quest'ultimo evitò di ripetere quanto era già stato detto, preferendo invece aggiungere altro pepe a quel piatto che iniziava a farsi un po' troppo piccante.

- I ninja di Konoha non agiscono mai da soli. E almeno che i tuoi compagni non siano qui nei paraggi..

Non perse tempo il soldato delle nuvole rosse e rapido lasciò correre il suo sguardo nei dintori, cercando di mettere a nudo l’intera zona nel tentativo di trovare qualche altro ospite indesiderato. La situazione era delicata, specialmente per chi cercava di proteggere la propria famiglia. Non poteva affidare nulla al caso.

- .. devi essere uno stupido, o magari devi essere venuto qui per un motivo preciso. Poco fa hai affermato di conoscere molte cose sul nostro conto. Bene, adesso voglio essere io a sapere tutto su di te e gradirei che tu non tralasciassi alcun dettaglio. Lo ammetto, forse sono un tipo troppo curioso.. e non mi piace strappare le parole insieme al sangue, ma potrei essere costretto a farlo nel caso in cui si rivelasse necessario.

Era una minaccia chiara e nitida come la superficie cristallina di un lago in pieno giorno. Non avrebbe lasciato scappare quel ragazzo, non prima di aver ottenuto le informazioni che desiderava. I suoi occhi si fecero gelidi, specchi impassibili che incrociando quelli così simili del suo nemico avrebbero potuto trasmettere quanto serie e veritiere fossero le provocazioni che erano state fatte volare. La fama dello Hyuga era tristemente conosciuta e la minaccia che aveva lanciato non poteva essere presa alla leggera. Sembrava seriamente intenzionato a mantenere la parola data e la sua voce non tradiva quel che era il suo vero sentimento. Non avrebbe mai potuto far del male a un suo compagno, almeno che ciò non si fosse rivelato essenziale per sopravvivere. E per questo motivo sperava di far insinuare il terrore nel cuore di quel giovane di alimentarlo con il gelo dei propri lemmi, così da non dover ricorrere a misure più drastiche. Del resto lo sapeva bene. E' soltanto quando temono per la propria vita che gli uomini iniziano a essere realmente sinceri.

- Quindi fai il bravo. Risparmierai a me una fatica inutile e a te un paio di ossa rotte, nel migliore dei casi.

Se non si fosse capito, provo a usare il mio talento personale per convincere il tizio a parlare. So che magari non serve nemmeno visto che vuole già farlo di suo, ma questo Fuyuki non può saperlo e quindi fuffa :asd:
 
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*Il sospetto serpeggiava fuoriosamente nelle menti allertate dei due coniugi Hyuga, mentre quella figura ammantanta di mistero s’arrestava sul posto per attenderli nel folto della foresta in lacrime. La bella Chiaki, accompagnata dal bushin del suo uomo, s’avvicinò cautamente all’obiettivo sino a mostrarsi frontalmente; l’astuto Fuyuki, trasportato dalla tempesta, decise invece di scendere in picchiata e di nascondersi dietro una robusta corteccia alle spalle del nemico, intento come non mai a portare avanti il suo ingegnoso piano. Le parole proferite dal giovane “aguzzino” a seguito di quella che parve essere un’attenta osservazione del luogo, per loro sfortuna, fecero irrimediabilmente crollare quel piano d’azione che, se a buon fine, avrebbe concesso ai due il vantaggio della sorpresa oltre quello numerico. Probabilmente frustrata dall’assurdità di quella situazione, la Hyuga, imponendosi di mantenere un certo distacco nei confronti dello sconosciuto che, per assurdo, le provocava una sensazione di tranquillità, cominciò a sciorinare le proprie perplessità sotto forma di domanda e il suo uomo, di cui adesso poteva osservare le iridi perlacee, rincarò la dose con una nota di provocazione nella voce. Convinto che quello non potesse essere l’unico problema nei dintorni, il nukenin scandagliò accuratamente la zona circostante.. ma non ebbe modo di vedere nessun’altro. Che quel ragazzo del Konohagakure No Sato fosse davvero venuto solo?
Il giovane con l’arruffata zazzera corvina abbozzò un sorriso alla mezza battuta della giovane donna ch’aveva davanti agli occhi, un sorriso che a quella stessa donna parve vedere di recente sul volto d’una persona a lei molto cara.
*

Le vostre osservazioni sotto tutte fondate, ma permettetetemi un piccolo “riequilibrio di forze” prima di questa dialogata..

*E detto questo, con una velocità sorprendente, ancor prima che il nukenin delle nuvole rosse potesse agire a tal proposito, sfoderò l’arma legata al fianco sinistro e, muovendola come per librare il colpo ad un avversario tremendamente vicino, generò una tagliente folata di vento che colpì in pieno il bushin senza che questo potesse fare qualcosa per evitarlo. Esploso dunque nella sua caratteristica nube di fumo, non si curò dell’allerta che aveva generato nei due avversari e ripose nel fodero l’arma dall’elsa scura con decorazioni rosse e oro. La sua poteva sembrare strafottenza agli occhi dei due nukenin, ma quel modo d’agire così tranquillo e a suo agio distruggeva tutti i canoni di comportamento per una situazione come quella. *

..e no, Fuyuki.. non credo proprio che faresti una cosa del genere. Non a me quantomeno.

*Rispose pacatamente alla provocazione del nukenin che sostava alle sue spalle, voltando il capo di lato per farsi udire meglio nel fragore della tempesta.*

Vivo qui da molto più tempo di quanto immaginiate, conosco questo posto come le mie tasche.. e sono venuto fin qui per avvertirvi d’un pericolo che vi stroncherà, rendendo la vita dei vostri figli un mero inferno. Siete disposti ad ascoltare le parole d’uno sconosciuto? Anche se in realtà dovreste conoscermi molto bene..

*Sussurrò l’ultima frase, quasi come si vergognasse del dover tenere forzatamente celata la propria identità. Ma non poteva fare altrimenti.. chi, sano di mente, avrebbe creduto alla sua storia? Ansimava ancora quel giovane dall’aspetto così familiare, senza sosta alcuna. Ogni minuto che passava il respiro gli si faceva più pesante, e nonostante cercasse di celare quel malessere dietro parole e atteggiamenti piuttosto determinati, non sarebbe potuto sfuggire ai suoi interlocutori quella minima smorfia di sofferenza a livello degli occhi.*

 
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view post Posted on 27/9/2014, 13:37     +1   -1
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Un riflesso cremisi si specchiò nelle iridi perlacee dell'eremita che, senza riuscire a nascondere la sorpresa nel vedere all'azione quello shinobi, sgranò gli occhi, incredulo. Avrebbe riconosciuto quella lama fra mille ed era certo di non essersi sbagliato; ne aveva scrutato con attenzione il fodero, cogliendo immediatamente dei dettagli che avevano piantato nel suo cuore il seme del dubbio, lo stesso che infine si era estinto quando il suo sguardo si era posato sulle sfumature vermiglie che rendevano quella katana unica al mondo. Namida. La stessa che, grazie alle tecniche temibili e dispensatrici di morte che la vedevano protagonista, aveva dato al suo padrone il nome che lo aveva reso famoso in tutto il mondo ninja. In un primo momento il ventunenne non riuscì a capacitarsi di come ciò fosse possibile, ma le parole che lo sconosciuto pronunciò successivamente riuscirono a far breccia nel muro della sua diffidenza. Non a me quantomeno. Sembrava conoscerlo molto meglio di quanto avesse dichiarato in precedenza e con lo scorrere inesorabile dei secondi la sua voce riusciva sempre con più efficacia a convincerlo a fidarsi di lui. E mentre gli ultimi ruderi di quel muro prima incrollabile venivano del tutto rasi al suolo, quel volto fino a quel momento sconosciuto iniziava a essere visto da una prospettiva del tutto differente.. e, soprattutto, ad avere un nome ben preciso.

- Speravo che tu un giorno potessi seguire le mie orme e diventare tu il protettore dell'eremo. Mi fa piacere sapere di aver scommesso sulla persona giusta.. Aiko.

A quel punto non vi era più alcun margine di errore e in quelle iridi fredde e gelide ancor più del ghiaccio il jonin fu certo di aver riconosciuto la persona giusta. Lui stesso aveva detto di aver vissuto a lungo in quel luogo e che entrambi avrebbero dovuto conoscerlo molto bene e soltanto lui poteva corrispondere a una simile descrizione. Per un istante, il soldato delle nuvole rosse ebbe quindi modo di rilassare i muscoli e di distendere i nervi, certo adesso che il nuovo ospite non li avesse rintracciati con cattive intenzioni. Il fatto che si trattasse proprio di lui spiegava con chiarezza perché quel ninja misterioso stesse agendo da solo, senza nessun compagno a guardargli le spalle. E nel guardarlo con quel giubbotto a coprirgli il torace, un sorriso impregnato di soddisfazione si dipinse sul volto del nukenin; anche se non vi era mai stato un legame di sangue a unirli, lui aveva sempre visto Aiko come parte integrante della famiglia e adesso poteva riempirsi d'orgoglio nel sapere che anche lui era disposto a farsi carico della sua missione, proteggendo i loro fratelli e il villaggio che l'ex ANBU aveva sempre amato.

- Dicci tutto, Aiko.. e vorrei anche sapere come hai fatto a venire nella nostra dimensione.

Non aggiunse altro mentre tornava serio, consapevole del fatto che un altro pericolo stava in quel preciso istante aleggiando sopra le loro teste e che non poteva permettersi il lusso di ignorarlo. Non poteva ancora sapere di cosa si trattasse, ma ben presto ogni sua curiosità sarebbe stata finalmente placata dalle parole dell'uomo dalla zazzera corvina. Il suo sguardo si posò poi su Chiaki, cercando di trasmetterle sicurezza e fiducia. La sua ultima domanda poteva suonare parecchio ambigua, specialmente per lei; lui aveva già avuto esperienza con quei salti spazio-temporali, ma nonostante ciò non riusciva a spiegarsi cosa fosse accaduto. Era certo di aver chiuso il portale che lo aveva condotto da Hazuki, ma dopotutto nel suo caso si trattava di una dimensione passata, mentre l'Aiko che aveva di fronte sembrava tutt'altro che ringiovanito. Si morse il labbro inferiore lo shinobi, frustrato nel constatare quale fosse l'unica spiegazione in grado di giustificare un evento così misterioso. E infine la sua lingua si sciolse, mentre i suoi occhi tornavano a incontrare quelli dell’uomo che aveva di fronte, nei quali riuscì a scorgere tuttavia un tormento che non riuscì a spiegarsi.

- Esistono più portali, non è vero?

 
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view post Posted on 28/9/2014, 12:49     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Fuyuki uscì dal folto della foresta con il suo sguardo truce ed indagatore. Le parole che uscirono dalla sua bocca erano veleno puro e con esse avrebbe spaventato chiunque, ma non quel ragazzo sconosciuto. Incurante del guaio in cui si sarebbe potuto cacciare il ninja di Konoha continuava a interloquire con loro in un modo fin troppo diretto. La sua spavalderia e il suo sorriso crearono un effetto strano nella nukenin dalla lunga chioma blu. Quel modo di sorridere lo aveva già visto, non si poteva sbagliare. Dopotutto anche il suo sguardo e la sua presenza avevano aperto qualcosa dentro di lei. Se solo Yume fosse stata li le avrebbe chiarito le idee, ma convertirsi in lei significava mettere a repentaglio la propria identità nascosta. Sguainò la spada e in un sussulto se lo vide arrivare contro; il suo obiettivo però non era lei, ma il bushin del suo amato che esplose in una nuvoletta proprio davanti ai suoi occhi.
Per quanto il cuore avesse iniziato a batterle all'impazzata, riuscì a riacquistare la calma e senza perdere di vista l'obiettivo con il suo byakugan. Temporeggiare in quella maniera non le faceva bene ai nervi, che la incitavano a studiare fino allo sfinimento il moretto. La coltre si diradò e, nonostante la pioggia fitta continuasse a infracidirli sempre di più, la sua attenzione venne catturata dalla spada del giovane. Lanciò un'occhiata rapida al suo amato e all'arma che portava sulla schiena. Non poteva sbagliarsi, il manico era identico. Combattendo al fianco del suo uomo ormai di lui non c'era più niente che le potesse sfuggire. Per i segreti era più difficile, perché li avrebbe dovuto leggere dentro le persone, un potere troppo grande per una comune kunoichi come lei. Fece per prendere parola, ma la discussione tra i due shinobi divenne molto più colorita, lasciando basita la fanciulla che si sentiva un'estranea li in mezzo.

*Aiko...ha detto Aiko o sono io che ho sentito male? Ma se Aiko l'abbiamo lasciato in casa come può essere lievitato così all'improvviso? Non ci sto capendo niente*

Un altro lampo illuminò il volto del ninja, rendendolo più chiaro e comprensibile per l'evocatrice. Attraversò ogni centimetro di quest'ultimo, riuscendo forse a capire qualcosa di più. Portali...cos'era esattamente un portale? Pensò al cancello incassato al suolo del quale solo lei aveva la parola d'ordine e dal quale aveva sventato un attacco all'intero eremo. E se qualcuno avesse provato ad aprirlo? Ma se il libro da cui aveva preso informazioni le aveva riferito che quel posto portava solo distruzione, allora non poteva trattarsi della stessa cosa, perché quello che aveva davanti era una bellissima apparizione. Il fatto che Aiko fosse diventato così grande, che fosse tornato al villaggio d'origine dei loro genitori, ricoprendo un ruolo così importante e che adesso fosse riuscito ad arrivare fino a lì solo per parlare con loro poteva significare solo una cosa: era maturato nel migliore dei modi.
Non si soffermò su ciò che lui gli aveva appena rivelato, già solo la sua presenza era qualcosa a cui era impossibile credere. Fuyuki sembrava convinto delle sue intenzioni e lei non poteva fare altro che appoggiare il suo cambio d'approccio dopo gli ultimi riscontri. Adesso i suoi occhi lo guardavano sotto una luce diversa e senza volerlo acqua dolce e salata si fusero per diventare una cosa unica. Iniziò a camminare in direzione di Aiko prima con passo lento e poi accelerando il passo. Il suo gesto si tradusse in un abbraccio che avrebbe potuto essere ricambiato o meno. Questo l'evitò di vedere cosa i suoi occhi nascondessero, a quali sofferenze era stato realmente sottoposto dopo la loro perdita.

- Sono contenta che hai mantenuto fede alla tua promessa. Mi dispiace per averti dato una simile responsabilità a soli sei anni. Dimmi...Amane come sta? Sta c-crescendo bene? - disse tutto d'un fiato la bella Hyuga, seguendo i suoi sentimenti piuttosto che la ragione.

La situazione diventava sempre più bizzarra, ma una ragazza semplice come poteva esserlo Chiaki si sarebbe adattata facilmente alle situazioni, anche se potessero essere poco piacevoli le notizie che il "piccolo" gli aveva appena portato.
 
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