Missione D - Lacrime di Luna, Per Karen91 (2° PG) e .Melo (2° PG)

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view post Posted on 25/9/2014, 14:22     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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||Welcome back, sono Gaspare, conosciuto anche Griever sul web (cit per appassionati). No ok, bando alle ciance, mi conoscete, sapete che tipo di master sono quindi non starò qui a dirvi cosa voglio o cosa cerco o che dovrete prima di tutto divertirvi. Primo post totalmente libero visto che entrambi i vostri pg, a giudicare dal background, hanno intrapreso un loro "viaggio", mostratemi i loro primi passi nel mondo dei ninja. A voi!||
 
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view post Posted on 25/9/2014, 16:49     +1   -1
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Da quanto tempo era che camminava? Forse due giorni? Non riusciva più nemmeno a calibrare il tempo che le scivolava accanto come un compagno o un nemico. Se c'era una cosa di cui il suo popolo si vantava era la resistenza: alle basse temperature, alla fame, alle calamità naturali e a qualsiasi inconveniente gli si parasse davanti. Quello che importava realmente era vivere; che fosse stato con una menomazione o una crisi psicologica poco importava. La sua era una tribù dalle semplici regole, ma dallo spirito non contaminato dal mondo ninja. Ma perché stava ancora pensando alla sua casa? Lei non aveva più un posto dove far ritorno. In realtà Mai, la sua tutrice, le aveva detto che quando avrebbe voluto tornare, le porte del suo iglù sarebbero sempre state aperte, anche se in realtà un iglù non aveva vere e proprie porte. I piedi della giovane Nami venivano risucchiati dalla neve che si era iniziata a fare spazio in quella landa desolata. Il ghiaccio aveva lasciato spazio a qualcosa di meno solido e che faceva inciampare spesso la ragazza dalla chioma castana. Dove stava andando? Non lo sapeva nemmeno lei. Fin da piccola era sempre stata convinta che il mondo fosse quello che la circondava anche se non era mai stata pienamente certa. Quando fantasticava e diceva cose assurde ai suoi coetanei questi la riprendevano e le facevano rendere conto che a parte loro non esisteva altro. Eppure come si poteva spiegare quell'uomo che era apparso quella notte? Ne aveva le prove della sua esistenza. Il coltello legato in vita era ciò che lui aveva lasciato a qualche parente lontano di Mai. Non aveva mai capito se lo avesse fatto per ricordo o se lo avesse semplicemente dimenticato, l'importante era dove fosse finito negli anni; ovvero nelle sue mani. Nella Hokubu No Mizu-Zoku ogni donna e uomo aveva diritto a un’arma quando avesse raggiunto la maggiore età, mentre invece alcuni nemmeno riuscivano ad aspettare il rituale. Non c'era nessuna distinzione per sesso, a volte le ragazze anche se mancavano di forza riuscivano a battere i ragazzi con scaltrezza. Le sarebbero mancate quelle cose, come le sarebbe mancata la compagnia della sua tutrice. Non sarebbe mai riuscita a esprimere i suoi sentimenti a voce, così aveva accolto l'abbraccio di Mai con un sorriso in volto e un pollice alzato con la promessa che un giorno sarebbe tornata. Si un giorno...ma se non sapeva nemmeno se sarebbe uscita da quella valle ghiacciata. E se si fosse sbagliata e se non ci fosse stato niente oltre al suo villaggio? E se continuando a camminare sarebbe tornata al punto di partenza? Poteva essere possibile una cosa del genere? Prese un po' di radici dalla sua borsa e iniziò a sgranocchiare nella speranza che le riempissero lo stomaco. Avrebbe benissimo potuto procurarsi del pesce ma la curiosità di avanzare non le faceva nemmeno sentire il corpo intorpidito. Voleva uscire da li, voleva scoprire cosa si nascondeva dietro il ghiaccio infinito.

 
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view post Posted on 25/9/2014, 21:47     +1   -1
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Le prime rosee luci del mattino baciavano la selva, mentre i piedi di Fue calpestavano il manto erboso, umido dopo la notte di pioggia appena trascorsa. L’alba. Quello era forse il momento della giornata che più amava, anche se suo malgrado non aveva mai potuto ammirare quel meraviglioso gioco di colori che riusciva a toccare l’anima degli uomini. Erano stati in molti a tentare di descrivergliela, senza però ottenere il risultato desiderato. Chiunque ci avesse provato si era limitato a raccontare del cielo roseo che lentamente si tingeva d’azzurro; parole che per lui non avevano senso e spesso s’era chiesto per quale motivo i suoi interlocutori avessero trascurato ciò che lui invece adorava di quel momento magico. Il profumo dell’erba umida, le dolce carezze della frescura mattutina e del vento, che con la sua voce entusiasta gli dava il buongiorno. Aveva lasciato da appena qualche minuto l’albero che gli aveva offerto riparo durante la notte, pronto a rimettersi in marcia lungo il sentiero che lo avrebbe condotto chissà dove. Aveva lasciato Yakeba da alcuni giorni e da allora non si era mai allontanato dal sentiero di cui Fumi gli aveva sempre parlato nei suoi racconti. L’aveva sempre immaginato come un posto piacevole, ma la realtà aveva superato di gran lunga le sue aspettative. Il suono della superficie cristallina del fiume, che attraversava il suo villaggio e procedeva verso ovest costeggiando il sentiero che adesso lui stava percorrendo, riusciva a tranquillizzare il suo animo . Aveva scelto lui di partire per quel lungo viaggio, ma l’euforia che lo spingeva ad affrontare il mistero andava sempre a braccetto con il timore dell’ignoto, di un destino che l’attendeva e che a lui non era dato modo di conoscere; eppure la melodia cantata dall’acqua riusciva in un certo senso a farlo sentire come se fosse a casa, come quando insieme alla madre si affacciava dalla finestra per godere degli odori del fiume, che ben si accostavano alle gentili fragranze dei fiori che costellavano il giardino. Un sorriso solare si dipinse sul volto del ragazzo, che forse in maniera un po’ troppo nostalgica ripensava a ciò che di bello aveva vissuto in compagnia della madre adottiva per farsi forza e affrontare ciò che l’attendeva. E mentre quella sinfonia iniziava a seguire sempre più fedelmente al ritmo dei suoi passi, il canto principale trovò eco e concretezza nel suo fischio. Ogni giorno una nuova canzone lo accompagnava verso mete sconosciute e inesplorate, mentre con l’umiltà e l’entusiasmo di chi iniziava ad approcciarsi a una nuova vita iniziava lentamente a imparare a conoscere la voce del mondo.

 
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view post Posted on 25/9/2014, 22:57     +1   -1
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Nami

Un ululato agghiacciante era l'unica cosa che teneva compagnia a Nami in quella landa bianca senza vita. In altre circostanze avrebbe potuto rappresentare un paesaggio meraviglioso in cui abbandonare i propri pensieri, ma in quel caso era solo l'ennesimo tratto che divideva la fanciulla dal "resto del mondo". Ma che cosa era il resto del mondo? Era davvero possibile che oltre i ghiacci e le nevi ci fossero foreste grandi e rigogliose con fiere che brucavano l'erba e uccelli che volavano di ramo in ramo? Era un pensiero affascinante senza dubbio, ma talmente surreale che la neve e il freddo tornavano ad essere amici in breve. L'oblio era più pericoloso, l'assenza del sapere era ciò che più poteva colpire l'animo umano, ma allo stesso tempo era ciò che permetteva di spingersi oltre i confini imposti dalla propria mente. Nami l'aveva capito, VOLEVA capirlo, e con quei pensieri si era lasciata alle spalle la sua famiglia per scoprire se stessa e in che modo poter incidere la sua esistenza nel mondo. Le sue dita erano fredde, il gelo, con il crepuscolo, aumentava e senza un fuoco sarebbe stavolta finita vittima di quell'elemento che per tanti anni le aveva fatto da madre. Il sole era stato per tutto il giorno celato dalle nubi, ma con l'avvento del buio e con la luna che non avrebbe minimamente mostrato il suo pallido volto, un manto d'oscurità avrebbe avvolto tutta la landa ventosa. I minuti trascorsero celeri, e con loro se ne stavano andando anche gli ultimi fiochi raggi di luce, ma prima che la neve potesse diventare nera come la pece, qualcosa attirò l'attenzione della ragazza: un bellissimo lupo dal manto argentato, di cui si vedevano chiaramente solo i fiammeggianti occhi rossi sullo sfondo candido, stava mostrando le zanne a qualcosa che si muoveva celere tra i fiocchi di neve. All'ennesimo scatto della bestia però, la figura non riuscì a schivare e lasciò che un grido riecheggiasse per la vallata mentre la sua gamba veniva ricoperta di uno scuro liquido cremisi.

??? - Maledetta creatura!

Il lupo era sul punto di attaccare nuovamente ma all'ennesimo soffio di vento, percepì un nuovo particolare odore. Alzò muso e orecchie con curiosità ma non appena voltò i suoi occhi rossi verso Nami, lanciò un lungo e profondo ululato alle nubi scuse e sparì nel bianco della neve. La figura ferita era rimasta per terra, dolorante, che cercava di fermare la grave emorragia.

Fue

Avanzava guidato dai profumi della rugiada, e poteva sentire il sole sulla propria pelle sbucare lentamente a riscaldare quella terra sorridente. Si lasciava cullare dai dolci suoni della foresta, e se da una parte riconosceva l'ululato profondo di un lupo, dall'altra poteva quasi vedere l'impercettibile passo degli scoiattoli che scalavano le dure cortecce degli alberi. Fue sentiva fischiare il vento, che quando passava attraverso il fitto delle foglie presenti, sembrava quasi voler emulare il richiamo delle belve più fiere di quelle terre. Era a suo agio nella vegetazione, poter convivere con tutti i suoni della selva era come tornare a vedere, scoprire i colori che la sua musica tingeva nello spazio che lo circondava. Il verde predominante, l'azzurro del piccolo fiume che sentiva scorrere in lontananza, il castano del manto dei cervi che si muovevano non lontano, poteva vederli, poteva sentirli attraverso le note della sua musica e nessuno avrebbe potuto dire di aver assistito allo stesso spettacolo. I suoi colori erano unici.



Poi, sentì una melodia attraversare le fronde degli alberi e la cristallina bruma che si era formata dal mattino. Provò a volgere il capo per capire da dove provenisse ma sembrava avvolgere per intero la foresta, la sua foresta. Sembrava il suono di un'arpa, leggero e profondo allo stesso tempo. Quando però la musica terminò, all'ultima nota di quel giro meraviglioso, una voce, non troppo lontana, si rivolse al giovane amante della musica:


Chikyū - Scusami, a volte mi lascio andare e mi dimentico di non essere da sola. Il mio nome è Chikyū. E invece... qual è quello del musicista solitario?

La voce di una ragazza. Dolce, leggera come il vento che stava soffiando in quell'istante.
 
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view post Posted on 26/9/2014, 09:09     +1   -1
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Mentre il suo fischio dava voce al canto mattutino, un secondo timbro si unì tutto a un tratto alla canzone che il mondo stava mettendo nero su bianco senza alcuno sforzo, come se per esso ciò fosse la cosa più naturale. Un'espressione impregnata di stupore e meraviglia si fece largo sul viso del giovane, che mai prima d'ora aveva sentito qualcosa. L'unico strumento di cui avesse mai udito la voce era proprio Uta, il suo migliore amico e compagno d'avventure. Provò a voltarsi per identificare la fonte da cui proveniva quel suono, ma questo riusciva a espandersi in ogni direzione, quasi come se fosse la foresta stessa a dargli vita. Entusiasta e incuriosito da quanto stava accadendo, Fue decise di arrestare la propria marcia e così si lasciò cullare da quella dolce melodia, da quelle dita che oltre a pizzicare le corde di quello strumento sconosciuto erano in grado di far vibrare anche la sua anima. Era come un bambino che scopriva per la prima volta qualcosa e del resto la realtà non era poi distante da quella visione. Rimase con l'amaro in bocca quando la musica si disperse nel vento, ma prima ancora che potesse riprendere il cammino una voce dolce e pacata lo dissuase dal suo intento. Proveniva sicuramente dalle labbra di una fanciulla, ma il tredicenne non avrebbe saputo distinguere chiaramente da dove essa provenisse. Non gli era mai successo e anche se avrebbe dovuto sentirsi debole, indifeso, non lo fece. Non riusciva a temere qualcosa di così puro e sereno.

- Ehm.. mi chiamo Fue. Lo so, è un nome strano..

Commentò con fare allegro, massaggiandosi la nuca nel tentativo di sconfiggere l'imbarazzo. Non era mai stato un tipo timido, eppure in quel caso non riusciva a non sentirsi a disagio. La bellezza di quella voce era talmente irraggiungibile da metterlo in soggezione, facendolo quasi sentire indegno di essere al cospetto di quella ragazza. Forse doveva solo prendere confidenza ed essere più sicuro di sé, ma al momento si sentiva come uno strumento che ancora non era stato perfettamente accordato.

- .. ma credo che tu abbia capito perché mi hanno chiamato in questo modo. Non ho mai sentito il tuo strumento e mi chiedevo se tu potessi dirmi come si chiama o farmelo sentire ancora. Ma prima, voglio che tu ascolti la voce di Uta.

Al pensiero di farle udire ciò che lui era in grado di fare riuscì a ritrovare la calma e soprattutto la grinta che l'aveva sempre caratterizzato. Senza perder tempo si accomodò sull'umido manto erboso, a gambe incrociate, e svelte le sue mani entrarono a contatto con il corpo e il manico della sua biwa. Un sorriso compiaciuto e divertito si dipinse sul suo viso, mentre le sue dita iniziavano a dar vita alle emozioni che il suo cuore nutriva e che venivano proprio alimentate dalla melodia che nasceva dai suoi desideri. Le corde del suo strumento vibravano e la stessa voce del ragazzo accompagnava talvolta quella di Uta, creando un legame che niente e nessuno avrebbe potuto scindere. Soltanto quando suonava, o cantava, Fue riusciva realmente a sentirsi se stesso e per questo motivo non avrebbe potuto presentarsi diversamente a Chikyū; senza la musica, non avrebbe mai potuto sentirsi realmente vivo ed entusiasta come lo era in quel momento. E quando la musica si sarebbe spenta, lo stesso non sarebbe stato per il suo sorriso, che lasciava trapelare nitidamente quanto quell'arte gli appartenesse, come se entrambi in realtà fossero una cosa sola.

 
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view post Posted on 26/9/2014, 10:12     +1   -1
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Lo scricchiolare della neve era l'unico rumore udibile insieme al fiato corto della giovane, che per la stanchezza non riusciva a trattenere nei polmoni abbastanza aria. La temperatura del suo corpo si stava abbassando e come lei anche il sole, che con i suoi raggi flebili le aveva indicato la strada fino a quel momento. Di notte non era consigliabile andare avanti. Il ghiaccio sapeva essere un infido traditore, quasi peggio del mare. Un suono di troppo e magari una valanga avrebbe investito tutta la vallata. Avrebbe dovuto accendere un fuoco con quelle cose lunghe e dall'odore silvestre. Non aveva mai visto qualcosa del genere e adesso ce ne erano a migliaia, forse milioni. Nella sua piccola tribù il fuoco era una cosa veramente rara. Per potersi permettere una rarità del genere occorreva bruciare delle radici speciali che molti utilizzavano anche come nutrimento. Perché sprecare qualcosa di così raro per un breve riscaldamento? A quello servivano le pellicce che gli adulti lavoravano con cura dopo aver ucciso le bestie. Invece li era pieno di quegli elementi che forse avrebbero potuto scaldarla. Non si era potuta portare dietro dei simili pesi e qualcosa le diceva che gli spiriti la stessero aiutando a sopravvivere lungo il suo cammino. Era persa nei suoi pensieri, quando improvvisamente un ululato squarciò la quiete. Cacciò il coltello che portava sulla cintura con una maestria quasi invidiabile a qualsiasi ninja. Lupi. Non se ne vedevano tantissimi ma da quando si era lasciata alle spalle la sua casa l'ambiente che la circondava era mutato parecchio. Le montagne, i pini altissimi, la neve che non si solidificava; tutto era così strano e perché poi non era ancora riuscita ad andare oltre i confini. Lo vide di sfuggita ma riuscì ad avvertire uno strano odore: sangue. Storse il naso come se sapesse che quella situazione avrebbe potuto portare altri guai. Un urlo umano squarciò il cielo e come un animale anche Nami scattò in direzione della bestia. Il coltello ben impugnato e poi lui. Gli occhi di lei azzurri come le profondità del mare e quelli rossi della creatura entrarono in contatto. Uscì fuori i denti lei emettendo uno strano verso, quasi per spaventare l'altro. Era sempre stata brava nell'arte della caccia e se c'era una cosa che aveva appreso con sicurezza era la capacità di spaventare anche la più forte delle bestie. Occorreva parlare con l'animale per quanto questo non avrebbe mai compreso la sua stessa lingua; fargli capire che lei non era debole ma più forte di lui era la carta vincente. Adorava quella sensazione di adrenalina, per quanto non fosse una situazione proprio del tutto tranquilla. L'avevano sempre affascinata i lupi ma se quell'essere non fosse scappato forse lo avrebbe reso parte della sua cena. Un brontolio riecheggiò per la vallata. Fu solo in quel momento che si ricordò che oltre alla creatura lei non era sola. Com'era possibile? Una scintilla di curiosità le si dipinse nello sguardo, per quanto fosse nascosta dall'oscurità nascente. Esisteva qualcun altro oltre alla sua tribù quindi? Non doveva essere una sprovveduta.

- Chi va la? - chiese Nami rimanendo comunque a distanza di sicurezza dalla voce.

 
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view post Posted on 2/10/2014, 22:05     +1   -1
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Fue

La donna udì quella melodia riprodotta con destrezza e abilità e scandendo nella sua mente i ritmi dei giri armonici, accompagnò quella base con il suo strumento, dando vita a una nuova canzone che riecheggiò tra le fronde profumate degli alberi. Quando entrambi si fermarono, godendo delle ultime note che si allontanavano insieme allo scorrere del fiume, la donna prese la parola, senza celare un tono divertito e curioso verso quel ragazzino così precoce.

Chikyū - Ecco... a dire la verità ho già sentito bene quel suono così melodico. Ti seguo da un paio di giorni, senza trovare le giuste parole per presentarmi. Così ho semplicemente aspettato e studiato la tua musica, trovandola semplicemente... illuminante. Sei formidabile e per quanto quelle bende non ti permettano di godere di questa splendida foresta, tu riesci a colorarla di note. Vedi...

Fue la sentì muoversi e avanzare sopra l'erbetta umida della selva, quindi percepì il calore del suo corpo e il profumo dei suoi capelli che gli inebriò i sensi.

Chikyū - Questa è un'arpa un po' particolare: uno strumento a corde che si suona oscillando melodicamente tutte le dita tra di esse, ma è anche intrisa di chakra

Si fermò a quella parola, come se volesse far ben capire all'interlocutore quanto fosse un'informazione importante. Ma nella sua voce c'era altro, un'altra intenzione, come se stesse soltanto informando Fue di quei particolari per prepararlo a ciò che avrebbe dovuto sapere davvero.

Chikyū - Non ti ho seguito semplicemente perché ho amato la tua musica, ma perché anche questa è intrisa di chakra. Tu... eri consapevole di questo? Sai cos'è il chakra?

Nami

La ragazza estrasse la daga decisa a combattere anche contro la candida bestia se fosse stato necessario, ma questa si limitò a ululare per degli interminabili secondi sotto il tormento della neve, gelando l'area più di quanto già non fosse. A quel punto fece qualche passo verso la figura al suolo, che si rigirava tra il rosso del suo sangue, grida di dolore e gelo che stava avvolgendo l'area nella cupa essenza della notte. Alla domanda della fanciulla non seguirono immediatamente risposte, ma dopo qualche altro istante di sofferenza, un grido arrivò chiaro e conciso:

??? - Ma sei idiota?! Aiutami, perderò la gamba così! Ho visto una caverna non lontano a Est, se mi aiuti possiamo raggiungerla prima di finire totalmente vittime della bufera

Cercò di rimettersi in piedi, inutilmente. Da solo non avrebbe potuto fare più di così. Da quella distanza comunque, Nami poteva vedere il grosso cappotto che copriva l'uomo e una katana spezzata vicino a lui, ormai quasi del tutto ricoperta di neve. Anche la sua ferita era evidente: netta e profonda. Era noto però come i lupi cacciassero sempre in branco e gli ululati che stavano accompagnando l'avvento della sera, non lasciavano presagire nulla di buono. Nami doveva decidere in fretta se aiutare o no quello strano individuo.
 
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view post Posted on 5/10/2014, 10:38     +1   -1
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Che scocciatura

Quelli furono i primi pensieri che passarono nella mente di Nami non appena il tizio le fece capire quale fosse il punto. Non era una sciocca e come poteva pretendere anche lui che una straniera si potesse fidare di un uomo di origini ignote? La fiducia era qualcosa che andava conquistato con il duro lavoro, spalleggiandosi a vicenda proprio come aveva imparato dalla sua tribù. Fece un volto incupito a quelle parole fuori tono per i suoi gusti ma una ventata più gelata la fece rabbrividire sempre più. Il freddo della notte sapeva essere micidiale e questo lo sapeva bene, l'iglù era l'unica sicurezza che aveva avuto fino a quel momento. Non poteva temporeggiare non ora, non dopo che una serie di ululati susseguirono quelli della bestia che poco prima aveva azzannato lo straniero.

- Andiamo e vedi di moderare i toni altrimenti sarò io a completare il lavoro di quel lupo - disse infastidita la quindicenne.

Non era stata mai il tipo da farsi mettere i piedi in testa nemmeno dagli anziani, come poteva permetterlo a un emerito sconosciuto? L'afferrò per il braccio aiutando a sollevarsi, non mostrandosi per niente gentile nei modi. Se lo stava conducendo in quella fantomatica caverna era solo per salvarsi la pellaccia. Il corpo agile ma non troppo muscoloso, risentì immediatamente della pesantezza dell'altro costringendola a fare una smorfia di dolore. Il sangue ancora gocciolava dalla gamba, se ne accorse solo successivamente per colpa del buio e solo grazie al suo fiuto abbastanza sviluppato.


- Questo non va bene. Finiremo come cena prima di giungere a destinazione - disse contrariata da un'altra possibile sosta.

Strappò un lembo del mantello da viaggio dello straniero (certo non avrebbe usato il suo) ed iniziò ad stringerglielo vigorosamente sulla ferita gocciolante. Avrebbe attutito gli odori come avrebbe evitato che lui morisse dissanguato lungo il tragitto. Odiava dipendere da qualcuno ma ogni modo per sopravvivere era considerato valido in quella lotta millenaria con la natura. Fu in quel preciso istante, mentre rifletteva a quali informazioni estrapolare a quel tizio prima di abbandonarlo che i suoi occhi misero a fuoco a qualche metro di distanza un pezzo metallico. Il materiale era lo stesso del suo coltellino ma questa aveva un conformazione diversa; piuttosto lunga e mancava di punta. Poteva seriamente chiedere cosa fosse? Avrebbe potuto incastrarla in qualche modo? Magari avrebbe ripreso il discorso in seguito.

 
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view post Posted on 5/10/2014, 11:22     +1   -1
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Ispirata dalle note che il ragazzo faceva vibrare lungo le corde di Uta, Chikyū decise di accompagnare con il proprio strumento il canto della biwa, dando così vita a una canzone del tutto nuova. Avrebbe voluto ringraziarla per la magnifica sensazione e gli splendidi suoni che lei le stava regalando, ma non appena la melodia si fu estinta fu proprio la dolce fanciulla a prendere la parola, anticipandolo ancor prima che lui potesse aprir bocca. I lemmi che vennero pronunciati da quelle labbra si tinsero però d'una nota di mistero e fecero incuriosire non poco il giovane dalla zazzera bionda. Lei lo aveva seguito durante gli ultimi giorni, affascinata dalla musica che lui era in grado di creare insieme al suo migliore amico. Se in un primo momento Fue aveva storto il naso, forse un po' infastidito e frustrato dal fatto di non essersi accorto prima della presenza della ragazza, successivamente non poté far altro che allentare la tensione, cullato dal meraviglioso suono di quella voce. Con le sue parole lei lo aveva rivestito di complimenti e in quel frangente non poté far a meno di arrossire. Forse sbagliava a fidarsi di una perfetta sconosciuta, ma Chikyū sembrava esercitare un potere non indifferente su di lui. Lei riusciva a comprenderlo e al tempo stesso a trattarlo nel modo corretto. Lui aveva sempre odiato i suoi coetanei, che non avevano mai smesso di considerarlo diverso a causa del suo handicap; lei invece non si sarebbe mai abbassata a quel livello, anzi elogiava il modo in cui lui era in grado di sentire il mondo. Avrebbe voluto ringraziarla, ma con abilità la fanciulla continuò il proprio discorso, riuscendo ancora una volta a stuzzicare la curiosità del suo interlocutore con parole che, per lui, erano impregnate di mistero. Arpa, quello era il nome di quello strumento così affascinante, ma era altro ciò che più l'aveva colto impreparato.

- C-chakra?

Chiese lui un po' scosso, balbettando a causa della sorpresa che s'era impadronita del suo cuore. Lei aveva colto nel segno: Fue non aveva la minima idea di cosa fosse il chakra. Quella parola riusciva a confonderlo anche più del profumo inebriante di lei, fattosi tangibile dopo che i passi di lei sul manto erboso bagnato avevano accompagnato ritmicamente la melodia della foresta. Tuttavia vi era qualcosa di ancora più strano. Non era soltanto la musica della donzella a essere impregnata di chakra.. ma anche la sua. E ciò aveva dell'incredibile, dato che mai prima d'allora il tredicenne aveva sentito parlare di un simile fenomeno. Uta lo accompagnava da tanti anni, sin da quando lui aveva ricordo della sua vita e allora come aveva fatto a non accorgersene?

- No, non so niente del chakra.. cos'è? E soprattutto come fa la mia musica a esserne intrisa?

I molteplici quesiti che lo stavano tormentando crearono in lui un senso di spiccata impotenza. Era completamente indifeso, in balia delle labbra della sconosciuta. L'unica che, dopo aver insinuato in lui il seme del dubbio, poteva estirpare le radici dell'incertezza che lo tenevano relegato al suolo del passato, impedendogli di spiccare il volo verso nuovi orizzonti.

 
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view post Posted on 11/10/2014, 18:37     +1   -1
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Nami

La ragazza riuscì a muoversi insieme all'uomo ferito, e più che per salvargli effettivamente la vita, preferì fasciarlo per evitare che quel sangue così copioso potesse attirare altre belve feroci. In pochi minuti, la caverna di cui parlava il ragazzo fu visibile e prima che la tormenta prendesse definitivamente il sopravvento su quella landa innevata, i due viandanti riuscirono a trovare riparo tra le rocce umide di quel luogo buio. Non ci volle molto per far scatenare la forza della natura: all'esterno, una bufera mostrava quanto potesse essere terrificante il potere dei ghiacci e del freddo, mentre l'ululato dei lupi riecheggiava tra una tromba d'aria e l'altra, come stesse rimarcando i confini del suo territorio. Una cosa era certa, finché la tempesta non si fosse placata, i due erano costretti lì dentro, senza contare la notte che era ormai sopraggiunta. Finirono dunque immersi nell'oscurità più brutale e non sembrava esserci nulla nei pressi per accendere un fuoco, dal canto suo comunque, l'uomo non rappresentava di certo una minaccia considerata la sua pessima condizione. Nami poteva sentire il suo respiro divenire sempre più pesante ma in qualche modo, nonostante l'enorme quantità di sangue perso, sembrava lottare con decisione per rimanere in vita. D'un tratto parlò, tra i denti e con sofferenza, e si rivolse alla giovane che volente o nolente gli stava tenendo compagnia.

??? - Che cosa ci fai da sola in questa landa desolata? Pensavo di essere l'unico pazzo a credere che nel cuore di questi ghiacci ci fosse vita... Povero me... che idiota sono stato, non salverò mai la mia gente... non sono mai esistite le lacrime di Luna. A ogni modo, ti ringrazio. Sei sicuramente un'esploratrice migliore di me... evidentemente

Sghignazzò finendo poi vittima di una tosse improvvisa. Doveva riposare e lo sapeva bene ma dal tono della sua voce e dal modo in cui aveva chiesto aiuto a Nami la prima volta, non era sicuramente abituato a farlo.

Fue

Fue sembrò perplesso: come aveva ben intuito la fanciulla con l'arpa, non aveva mai sentito parlare del chakra. La sua musica era splendida e carica di significato, eppure giostrava l'energia che possedeva in maniera confusa e del tutto casuale.

Chikyū - Vedi...

La sua voce era tenue, delicata, pronta a prendere per mano la volontà del giovane Fue se solo avesse mostrato sincero interesse.

Chikyū - Il chakra è qualcosa di innato, e c'è chi riesce a usarlo meglio di altri o chi ne possiede semplicemente di più rispetto ad altri. Il tuo strumento è carico di chakra ma non so dirti se ciò dipende da te che lo suoni o se è stato incantato in passato da qualcuno di molto potente. A ogni modo, da quello che ho visto in questi ultimi giorni osservando e sentendo la tua musica, sono sicura che la forza latente che potrai sprigionare non avrà eguali nella sua purezza. Hai un dono Fue, un dono che chiunque potrà soltanto invidiare... poter vedere i colori con il chakra della propria musica è una pratica complessa quanto eccezionale

Quando parlava, la brezza della foresta battente sulle fronde degli alberi sembrava placarsi, per permetterle di esprimere parole che la natura stessa della vegetazione avrebbe ascoltato. Era come se stesse ancora suonando, con l'unica differenza che l'energia che emanava accompagnava lemmi riecheggianti piuttosto che melodiche note.

Chikyū - Io sono in viaggio da molto tempo, alla ricerca di un prezioso tesoro che ho sentito possa curare da ogni male. C'è una persona... a me molto cara che spero di poter salvare in questo modo ma... questo oggetto risponde soltanto a una melodia dimenticata nel tempo. Ho studiato anni per recuperare le sue note e finalmente ci sono quasi riuscita. Solo... mi mancava l'energia pura per completare il suo giro ristoratore. Poi ho sentito suonare te, ho percepito la tua passione. Ecco...

Il giovane poté udire un accenno di commozione in quel discorso, nel suo raccontare la vicenda di una persona che rischiava di perdere la vita per chissà quale maleficio. La chiave sembrava però a portata di mano, tra il talento e la passione di due musicisti e un tesoro particolare.

Chikyū - Vorrei che tu venissi con me. In questo modo potrò insegnarti a controllare il chakra e tu potrai aiutare me a comporre l'antica melodia e a trovare il prezioso tesoro... te ne prego Fue, per me è davvero importante
 
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view post Posted on 27/10/2014, 14:14     +1   -1
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Da una Lacrima di Luna

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Il peso dell'uomo la schiacciava come la lotta per la sopravvivenza che fin da cucciola l'aveva allevata, non faceva altro che remare contro la sua buona intenzione. I suoi istinti quasi più animali che umani, le suggerivano di lasciare li quel suo simile per trovare autonomamente la grotta; sarebbe stata più agile e veloce, forse avrebbe battuto sul tempo la bufera in arrivo. Nonostante la pelliccia pesante, brividi di freddo le percorrevano la carne raggiungendo senza troppa difficoltà le ossa. Fece una smorfia contrariata dalla brutalità della natura, pensando alla soluzione più vantaggiosa per lei. Le gambe intanto si muovevano da sole e ritmicamente scomparendo tra la neve soffice che le arrivava quasi fino alle ginocchia. Mentalmente contava, gli avevano narrato gli anziani che quando una bufera ci metteva ad arrivare tanto era più potente. Un attimo di calma prima della tempesta, quando avrebbe sentito quel momento all'ora solo gli spiriti avrebbero saputo quanto le restava da vivere. La temperatura del corpo le si era abbassata tanto che nemmeno le sue dita rispondevano più ai comandi del suo cervello. Ringhiò mentalmente sotto quel peso eccessivo che in fin dei conti era l'unica sua fonte di calore. Le occorreva più ossigeno, fece per alzare il viso e la vide poco lontana, la caverna citata poco prima da quell'uomo. Dietro le loro spalle diversi ululati riecheggiarono nell'ambiente. Nami odorò l'aria ma non riuscì ad avvertire quello che tanto desiderava, l'umidità nascondeva gli odori e forse avrebbe fatto altrettanto con il loro. Prese maggiore coraggio e quando raggiunse la soglia della grotta lasciò andare come un sacco quell'uomo che la stava intralciando. Aveva da poco abbandonato la sua tribù e già la morte la voleva accogliere a braccia aperte. Si posizionò nel lato opposto della caverna, stringendosi su se stessa, cercando in tutti i modi di mantenere il calore del suo corpo integro. Non sarà stato un iglù ma quel posto finché li avesse tenuti al sicuro avrebbe avuto il doveroso compito d'essere un rifugio sicuro. Dopo aver ripreso il controllo di se stessa iniziò a tastare, cercando qualcosa d'indefinito. Doveva scaldarsi, un fuoco sarebbe stata la soluzione migliore ma a parte pietre li non c'era nulla. Arresa alla triste conclusione tirò fuori altri pezzi di radice e iniziò ad assaporarne la poca linfa, ci aveva messo parecchio a racimolarne così tanti. Si era quasi dimentica d'essere in compagnia quando sentì lo sconosciuto tossire. Si fermò immediatamente in quello che stava facendo. Che cosa ne doveva fare di lui? Sicuramente lei non poteva fare miracoli con quella brutta ferita; non aveva ne medicinali opportuni ne la conoscenza adatta. Il suo popolo per quanto collaborativo sapeva essere anche letale; quando le donne guaritrici affermavano tutte che non c'era più nulla da fare, la famiglia veniva allontanata e loro donavano la morte al paziente. Certo era una morte serena ma pur sempre un addio. La fanciulla del nord non aveva mai partecipato personalmente al rito ma ogni volta che pensava alla morte un brivido le attraversava la schiena. La rendevano sempre una cosa così serena eppure la spaventava a morte. Sobbalzò quando la voce dell'uomo fece eco in quell'ambiente chiuso. Cosa doveva fare? Rimare in silenzio o conversare? Tacque e si nascose come un topo, poi quando anche le sue corde vocali si furono scongelate decise d'interagire.

- Lacrime di luna? Di cosa stai parlando? - chiese quasi con curiosità come se tutto quello che avesse detto prima non gli interessasse minimamente.

Lei sapeva d'essere forte, lo aveva sempre dimostrato a tutti con il suo spirito avventuroso e la sua voglia del rischio. Molti adulti la adoravano e allo stesso tempo la temevano, impauriti che potesse mettere nei guai uno dei loro figli. Aspettò una risposta più che soddisfacente e nel caso l'avesse avuta forse avrebbe parlato più di se stessa, altrimenti il silenzio sarebbe nuovamente piombato in quell'ambiente dimenticato dall'uomo.

 
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view post Posted on 27/10/2014, 18:15     +1   -1
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I dubbi del ragazzo vennero ben presto placati dai lemmi di lei, che nulla avevano d'invidiare alla meravigliosa musica alla quale l'arpa aveva dato vita. La voce di Chikyū risuonava come un dolce canto attraverso le fronde della foresta, le quali sembravano intenzionati a lasciarsi cullare da quel suono soave esattamente come Fue. Pendeva dalle sue labbra e i suoi sensi erano ormai annebbiati da ciò che stava ascoltando, con passione e attenzione sempre crescenti. Il chakra di cui la fanciulla parlava sembrava essere un qualcosa di affascinante, un fenomeno ammantato di mistero che il tredicenne non vedeva l'ora di conoscere. Troppa era la curiosità che aveva fatto nascere il desiderio di assistere a quello spettacolo e che adesso diveniva sempre più inarrestabile, alimentato dalle parole accattivanti della ragazza che aveva di fronte. In un crescendo d'emozioni il pathos del giovane toccò il culmine quando altri complimenti nei suoi confronti vennero partoriti dalle labbra di lei. Non solo non lo trattava con un occhio di riguardo, anzi sembrava essere affascinata dalle sue condizioni e quasi invidiare ciò che lui era in grado di fare. Era stata Fumi l'ultima persona a conquistarlo in quel modo e anche lui fu in grado di realizzarlo, mentre l'ammirazione che nutriva nei confronti di quella sconosciuta continuava a divenire sempre più evidente.
E quando quelle note rilassanti cambiarono d'armonia, trasformandosi in una commuovente cantilena intonata per narrare la triste storia della persona che aveva spinto la donzella a intraprendere quel viaggio, Fue poté finalmente ritornare con i piedi per terra. Il vento soffiava, gonfiando le fronde lussureggianti di quel piccolo angolo di paradiso e accarezzando la cute delicata del tredicenne, nel cui cuore stava iniziando ad ardere una fiamma di solidarietà che non sembrava essere intenzionata ad estinguersi, per nessun motivo. Anche lui aveva deciso di mettersi in viaggio, ma per un fine puramente egoistico: fuggire dal suo villaggio, che ormai gli calzava fin troppo stretto, e scoprire il mondo; lei invece aveva deciso di affrontare l'ignoto per salvare la vita di una persona a lei cara. Non riusciva a trovare nessun modo per esprimere la propria ammirazione nei suoi confronti e il massimo che riuscì a ottenere fu infatti una smorfia simile a un sorriso solare.


- Conta pure su di me, Chikyū. Ti aiuterò a salvare questa persona.. e poi l'idea di poter suonare ancora con te mi rende entusiasta.

Commentò, accarezzandosi la nuca per tentare di sconfiggere l'imbarazzo che era stato in ogni caso tradito dalle sue guance paonazze. Forse un po' ingenuamente aveva accettato l'offerta della ragazza, ma nessuno avrebbe potuto biasimarlo. Era ancora un novizio in quel mondo pieno d'insidie e mai avrebbe potuto sospettare di quel dolce angelo la cui missione era quella di preservare l'incolumità di chi le stava a cuore. Oltretutto, aveva accolto con l'entusiasmo di un bambino l'idea di poter apprendere da lei il modo per controllare il chakra. Pura. Questo era l'aggettivo con la quale la fanciulla aveva descritto la sua musica. E lui l'avrebbe riempita di colori e luce, riempendola di gioia più di quanto avesse mai fatto prima di quel momento.

 
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view post Posted on 1/12/2014, 17:19     +1   -1




Nami

Il freddo continuava ad aleggiare nel piccolo anfratto, con soffi gelidi che lambivano anche il più infuocato degli animi. La tormenta batteva incessante all'esterno, spostando interi banchi di neve mentre il vento s'insinuava beffardo tra le pieghe della grotta. Solo il tossire dell'uomo interruppe quella triste nenia, accentuando la sua già precaria condizione di salute. In effetti, per quanto quella rudimentale fasciatura stesse funzionando da argine per la ferita, rivoli di sangue scendevano ancora lungo l'arto compromesso, insozzando la neve che giaceva ai piedi della caverna. La giovane, dal canto suo, sembrava non avere molto a cuore la situazione in cui versava il suo "compagno" di disavventure e a tratti pareva essersi dimenticata della sua presenza. Solo il tossire compulsivo dell'uomo riusciva a ricordarle di quanto la situazione fosse drammatica, quanto meno per lui.
Qualcosa riuscì però ad attirare le attenzioni della fanciulla rannicchiata su se stessa al solo scopo di mantenere la temperatura corporea ad un livello decente. Parole si levarono tra uno spasmo e l'altro, diffondendosi in un eco di rimbombi per l'intera caverna. Frasi concise e prive di fronzoli volte a raccontare l'essenziale. La giovane sembrò non cogliere in quei lemmi le parole di ringraziamento eppure, come un segugio, scorse in esse particolari degni di nota che immediatamente attirarono la sua curiosità. Lo sconosciuto, a differenza sua, sembrava avere una spiccata voglia di interloquire e nonostante i dolori lancinanti alla gamba, provò a spiegare alla fanciulla ciò che ella aveva curiosità di conoscere. Si strinse nelle pesanti vesti, dopodiché prese a parlare.


??? - Cosa sono le Lacrime di Luna? Oh beh, questo non lo so bene di preciso neanche io. Nel mio villaggio si raccontavano storie su di esse, alle volte con particolari differenti, ma tutte concordavano su una questione: le Lacrime di Luna sono in grado di curare qualsiasi malattia. Questo premettendo ovviamente la loro reale esistenza...

Per qualche istante il racconto si interruppe. L'uomo sospirò, quasi avvilito, alla ricerca della forza per continuare a narrare la sua storia. E da qualche parte nel profondo riuscì a racimolare del coraggio, continuando nella narrazione di quello che sembrava essere un viaggio utopico alla ricerca di qualcosa di inesistente.

??? - Per quanto mi sia sforzato, per quanto io abbia viaggiato in lungo e in largo, non sono mai riuscito a trovare questo fantomatico tesoro. E senza di esso non posso salvare la mia gente...non posso salvare il mio compagno! E quindi ho dovuto fare una scelta dolorosa...

Si interruppe nuovamente e, questa volta, sembrò non avere il coraggio di proseguire. Nel buio della grotta la ragazza non avrebbe potuto notare le lacrime che ne segnavano il volto, eppure non sarebbe stato per lei difficile scorgere commozione e tristezza nell'animo di quell'uomo segnato dal dolore.
Fuori la tormenta sembrava battere con ancor più vigore ma, allo stesso tempo, nella grotta sembrava esser calato un silenzio ancor più ossequioso.


Fue

La richiesta accorata della ragazza trovò immediatamente riscontro nelle parole del ragazzo che, dal canto suo, non poté fare a meno di nascondere un certo entusiasmo nell'ascoltare quelle lodi tessute in suo nome. Che fosse per vanità, altruismo o chissà quale altro sentimento, Fue accettò di buon grado la collaborazione con quella fanciulla. L'avrebbe aiutata e come in uno scambio alla pari lei avrebbe aiutato lui, nella scoperta di quella misteriosa forza chiamata chakra. La gioia che ne risultò fu percepibile quando le mani di lei incrociarono quelle del ragazzo, cingendole con veemenza.

Chikyū - Grazie Fue, non sai quanto te ne sono riconoscente!

La felicità di Chikyū era palpabile e aleggiava nell'aria come una melodia in allegretto, mescolandosi ai suoni e agli odori di quel piccolo anfratto di un mondo ancora tutto da scoprire.

Chikyū - Ora però sarà meglio partire, non abbiamo molto tempo e ci vorrà almeno un giorno prima di giungere a destinazione. Ti spiegherò i dettagli lungo la strada. Dobbiamo precedere verso Nord...

E così i due cominciarono il loro viaggio alla ricerca di queste fantomatiche Lacrime di Luna, unica speranza per salvare una persona cara alla fanciulla. Il paesaggio verdeggiante li accompagnò per diverso tempo mentre il vento continuava a smuovere quelle fronde erbose. Più avanzavano verso nord, però, più il paesaggio iniziava a perdere di quei colori vividi e sgargianti, lasciando spazio ad aree sempre più brulle e spoglie. Al posto di alberi rigogliosi e lussureggianti ora la coppia si trovò ad attraversare spazi di conifere, caratterizzate da alberi altissimi e dalle foglie spinose. Il terreno roccioso e spoglio aveva pian piano sostituito le lunghe distese erbose calpestate in precedenza. Persino il vento s'era fatto più vivo e impetuoso, risultando freddo e fastidioso.
Il nord era vicino e quel cambiamento morfologico non era che l'inizio. Che le famose Lacrime di Luna si trovassero in un luogo tanto angusto? Questo non era dato saperlo ma di li a poco lo avrebbero scoperto.


Chikyū - Forse sarebbe meglio accamparsi per la notte...cosa ne dici?

Comprensibilmente preoccupata per le luci calanti all'orizzonte, la ragazza propose al giovane di iniziare i preparativi per la notte. La stanchezza iniziava a farsi sentire sulle membra dei due viaggiatori il che avrebbe compromesso le loro ricerche l'indomani. Dovevano sistemarsi per la notte, con tutti gli accorgimenti del caso.

//Nuovo giro, nuova corsa! Di solito non sono propenso a continuare missioni o quest non mie ma per voi ho fatto questa eccezione (siatene felici, ma anche no). Non penso mi abbiate mai avuto come master, quindi giusto qualche considerazione: avete libertà totale di movimento, azione e parola in qualsiasi situazione. Cercherò di seguire la trama di Gaspare il più fedelmente possibile (nonostante qualcosa di incomprensibile anche per me, ma questo è un mio problema .-.). Sperò quindi di riuscire a divertirvi e a farvi appassionare, per il resto non posso che augurarvi buon role e che, se avete dubbi o problemi di sorta, sapete come contattarmi.
P.S. Melo suca! //
 
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view post Posted on 1/12/2014, 19:03     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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I denti cominciarono a battere da soli ma non per colpa del freddo ma d'agitazione. Il suo interlocutore non parlava più che avesse raggiunto l'altro mondo così in fretta? Avrebbe dovuto avvicinarsi e pregare come gli anziani le avevano insegnato a fare sin da piccola? Morire era facile, lo era sempre stato per un popolo ignorante come il suo. Il freddo poteva essere un buon amico ma anche un nemico eccellente, soprattutto quando scopriva il momento di debolezza della persona in questione. Nami era diffidente, odiava essere li con quell'estraneo ma allo stesso tempo ne era affascinata e voleva sapere di più su quella storia.

Che scocciatura

Ripensò per l'ennesima volta nella sua mente. Poi arrivò un nuovo colpo di tosse e capì che non era ancora giunto il momento d'essere sola con se stessa. La luce della luna combatteva contro le nubi grigie che volevano oscurare il suo pallore ma se non ci fosse stato l'astro, dentro quel buco sarebbero piombati nella completa oscurità. Non voleva darla vinta alla sua mente ma forse per la prima volta da quando aveva ricordo si sentiva debole. Respinse indietro immediatamente quella supposizione sorridendo stupidamente, tanto lui non poteva vederla. Il calore veniva disperso tra quelle nuvolette di fumo che uscivano dal naso congelato della fanciulla del Nord. Sentire di nuovo la voce del suo interlocutore la fece sobbalzare ma allo stesso tempo le mise in parte la coscienza apposto; se ancora non delirava non era messo poi così male. Sicuramente non ne sarebbe uscito vincitore, non da li. Il laccio che aveva stretto sulla sua gamba sicuramente poteva fermare la fuoriuscita di sangue ma lasciando il resto dell'arto sottostante privo del liquido cremisi praticamente l'aveva costretto a una possibile amputazione. Non ne capiva molto di medicina, anzi non era mai stato il suo forte ma non era la prima volta che assisteva la sua tutrice. Il solo pensiero di quello che aveva visto le faceva ritorcere le budella.

- E tu saggiamente sei partito verso il nulla con in mano solo una leggenda? Poi per salvare un tuo compagno...quando dovresti essere tu ora ad essere salvato. Pensi che il tuo compagno farebbe lo stesso per te? - chiese la ragazza lasciando da parte i suoi tortuosi ricordi.

Si rese conto solo dopo aver aperto bocca di non essere stata proprio sensibile con le sue parole. Essere diretta era la cosa che le riusciva meglio, forse troppo. Si strofinò i guanti gli uni su gli altri come se quel suono potesse distrarla dalle sue stesse parole.


In fin dei conti anche io sono partita senza una meta...

L'ultima frase lasciata a metà però la fece bloccare. Voleva che lui andasse avanti, voleva sapere. Quando mai era dipesa così da qualcuno? Silenzio. C'era qualcosa di strano. Si doveva trattenere, lo sentiva dentro di lei.

- Che scelta? - chiese infine non riuscendo a trattenersi.

 
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view post Posted on 1/12/2014, 21:27     +1   -1
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Non avrebbe mai potuto prevedere una reazione così impregnata di gratitudine da parte della sua dolce interlocutrice, che ancora una volta riuscì a sorprenderlo con la semplice genuinità del suo comportamento. Il tocco di lei, seppur abbastanza deciso, riuscì a trasmetterle la stessa sensazione che gli aveva regalato quella voce candida e melodiosa. Il calore di Chikyū inondò il suo corpo, scaldandolo come fa una fiamma viva con ciò che gli sta intorno. Non sapeva neanche dare una spiegazione a ciò che si stava muovendo dentro il suo animo, apertosi ancora da poco a un mondo che riservava sempre più curiosità e sorprese. Rimase con uno spiccato senso di amaro in bocca quando quel contatto spontaneo e naturale venne spezzato e i due furono separati dalla necessità di mettersi in cammino. Ingenuo com'era, Fue non aveva nemmeno chiesto quale fosse con precisione la meta che li stava attendendo; l'unica cosa che gli importava veramente era scoprire quante più cose possibili. Il chakra lo aveva incuriosito non poco e l'idea di suonare ancora in compagnia della ragazza non faceva altro che alimentare in lui il desiderio di seguirla, qualunque fosse la loro destinazione.
Per tutta la giornata i piedi del ragazzino calpestarono il suolo che, lentamente, cambiava conformazione. La roccia andava sostituendosi inesorabilmente al soffice manto erboso che aveva fatto da palcoscenico alla sua partenza alla volta del mondo e il vento, che prima aveva accarezzato le fronde lussureggianti degli alberi, adesso soffiava impetuoso urtando arbusti dei quali Fue non aveva mai assaporato la fragranza. L'impossibilità di ammirare quel paesaggio non lo tangeva affatto, anzi era validamente rimpiazzato da quella sinfonia di sensazioni e odori che il suolo, la brezza fredda e la compagnia di Chikyū gli stavano donando. Una melodia che venne interrotta non appena il ritmo dei passi di lei venne smorzato, costringendolo a fermarsi a sua volta. Subito la fanciulla esternò la propria preoccupazione per la notte imminente e il suo consiglio venne pienamente condiviso dal biondo, che prontamente sfilò dal fianco della stoffa impermeabile che aveva arrotolato e portato con sé per il viaggio; quale fosse la sua funzione era facilmente intuibile.


- D'accordo.. ti va di aiutarmi?

Chiese gentilmente abbozzando un sorriso, mentre stendeva sul pavimento roccioso il telo e tirava fuori da esso e dal borsello legato in vita l'occorrente per fissare la tenda al suolo e per farla reggere in piedi. Si trattava di un piccolo rifugio a due spioventi che suo padre aveva costruito per le sue battute di caccia e che Fue, consapevole del viaggio che avrebbe dovuto affrontare, aveva portato con sé. Fino a quel momento, grazie al clima mite del paese delle cascate, aveva avuto modo di dormire all'aria aperta e di inebriarsi degli odori della natura, ma in quel caso il vento freddo e l'arrivo della notta non gli lasciavano nessuna scelta, se non ricorrere all'utilizzo di quella tenda. Vi era solo un piccolo problema al riguardo e con un po' di imbarazzo riuscì a esternarlo, mentre toccava il telo per comprendere da dove iniziare.

- Ehm.. la tenda è f-fatta per ospitare soltanto una persona, spero non sia un problema per te s-stare un po' stretta..

Arrossì timidamente al pensiero e decise di prendere un lungo respiro, così da ritrovare la lucidità per smettere di balbettare, prima di aggiungere quanto aveva ancora da dire. Forse suonare la propria biwa avrebbe calmato il suo animo e cancellato dalla sue guance il rosso paonazzo di cui queste s'erano tinte.

- Allora, dove ci troviamo precisamente? Magari potremo rilassarci un po' e suonare insieme, oppure potresti insegnarmi qualcosa sul chakra, o raccontarmi della persona che ha bisogno del tuo aiuto.. che ne dici, Chikyū?

 
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