La forza del sacrificio, Chiaki Hyuga - Sessione Autogestita #1

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view post Posted on 16/6/2016, 13:42     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Da una Lacrima di Luna

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Atto I ~ Assenza

[x] Le domande del più giovane stavano diventando più frequenti, mentre Amane per sua fortuna era troppo piccola ancora per riuscire a capire bene la situazione. L’eremo dal suo ritorno e da quello dell’amato era completamente mutato. C’era un via vai di mustelidi che percorrevano lo spiazzo aperto che conduceva al nascondiglio sotterraneo, lasciato aperto per poche ore al giorno, proprio per far passare le creature. Lo stato nel quale versava Fuyuki non era più un segreto da quando Aki e Fuyu avevano fatto ritorno nel loro verde paradiso. Un risvolto doloroso per una famiglia allargata come quella dei mustelidi, che cercava di dare conforto al loro eremita nel migliore dei modi. La Hyuga in quei momenti si teneva da parte, nonostante fremesse per continuare i suoi studi riguardo la situazione in cui si trovava suo marito. In certi momenti era troppo doloroso accettare di dover rimanere con le mani in mano, ma Aiko era troppo curioso, attraversava un età in cui ogni minimo dettaglio faceva la differenza. Stare al fianco dell’orfanello era uno dei suoi doveri prima di tutto, come madre e come unica figura rimastagli. Era stata chiara con i suoi fratelli pelosi, dovevano tacere davanti ai più piccoli ma l’aria d’abbattimento aleggiava praticamente in tutta l’area, era impossibile che passasse inosservata. Come poteva dire a quei dolci esserini che loro padre avrebbe potuto non svegliarsi mai dal coma? Si perché per loro fortuna, grazie all’aiuto dell’anziano furetto, i due erano riusciti a non far spegnere quella scintilla quasi estinta dell’uomo. Più volte le era stato detto dal saggio che se non fosse giunta in tempo, l’ex ANBU non ce l’avrebbe fatta. Era felice d’essere riuscita a far almeno qualcosa per lui, visto il fallimento con suo padre, ma d’altro canto era altrettanto logorante, dopo tutti quei mesi, non vedere alcun miglioramento. Aveva passato ore, giorni sopra il suo giaciglio, cospargendo il corpo martoriato d’impiastri curativi, unguenti e creando tonici guaritori. Nulla era servito. Il lavoro più grosso era stato fatto dal preparato di saké intriso di chakra naturale, non appena Kenshin era comparso davanti a tutti prendendo subito la situazione tra le zampe. Quella soluzione era favolosa, se non provocasse uno stato d’ubriachezza a chiunque ci si immergesse. Un problema che lo shinobi non aveva dovuto correre, dato che non c’era stato un vero e proprio risveglio da quel giorno. Si sentiva sola l’allieva, in balia di eventi e situazioni lasciate in sospeso. Il chunin del futuro se n’era andato una volta che aveva ricominciato a sostenersi sulle sue gambe, Yin era stato molto chiaro su come dovessero eseguire il rituale per serrare definitivamente il portale. Non potevano assolutamente rischiare che il presente venisse di nuovo sconvolto da altre realtà parallele. La separazione con il suo amato figlio era stata difficile, aveva insistito fino all’ultimo per rimanerle accanto viste le condizioni del padre e anche se la kunoichi l’aveva desiderato con tutta se stessa, non c’erano le condizioni adatte perché potesse permetterlo. Lo sconvolgimento del presente per il bimbo di sei anni avrebbe avuto conseguenze ignote. Come se non bastasse Mujinahen aveva richiesto la sua presenza in cima alla Torre Bianca, non ci voleva un genio nel capire di cosa il tasso le volesse parlare. L’eremo doveva essere salvaguardato in assenza del suo eremita, qualcuno doveva fare da patriarca per la famiglia. Un compito piuttosto gravoso ma indispensabile per la serenità dei mustelidi, come avrebbe potuto tirarsi indietro? Non era la prima volta che proteggeva la sua casa da un nemico comune, ma non avrebbe mai rubato il posto al suo sensei, lui che aveva contato quasi nessun fallimento nei lunghi anni di carriera. Dovevano essere previdenti, anticipando le mosse di chiunque li fosse venuti a cercare, sia alleati che meno. La scomparsa dei due membri delle Nuvole Rosse non sarebbe stata vista di buon occhio dall’organizzazione a cui appartenevano ma nemmeno da chi attendeva loro notizie. Per un periodo di tempo indefinito avrebbero dovuto isolarsi, tenendosi in disparte dalla vita all’esterno dell’eremo. Ogni creatura si sarebbe dovuta impegnare nella difesa della loro casa, con l’ordine tassativo di non divulgare informazioni riguardo alla salute del nukenin, a costo della loro vita. La fedeltà degli esserini dell’eremo era inflessibile, ma era sempre meglio esporre i fatti piuttosto che trovarsi in difficoltà in seguito; il loro punto debole sarebbe potuto diventare punto di forza per qualcun altro. Non le piacevano le soluzioni estreme, insieme al coniuge era sempre riuscita a trovare un escamotage, ma la faccenda in ballo si faceva molto delicata. Diverse trappole vennero piazzate al confine dell’area di proprietà del sommo, sia di tipo bellico che come vere e proprie sentinelle. Molte evocazioni avevano abbracciato le armi, guidate da un unico stendardo: la difesa comune. La firmataria non era mai stata una stratega ma se ciò sarebbe servito a rattoppare quel paio di maniche, allora avrebbe sopportato sulle sue spalle anche quel fardello. Gli eventi l’avevano cambiata e continuavano a farlo. Chissà se il suo amato l’avrebbe mai riconosciuta se mai si fosse svegliato.


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Atto II ~ Preservare

Le ampolle scintillavano sotto la luce fioca delle candele, creando un effetto di luci e colori mai visto prima. Piccoli contenitori di vetro, riempiti di un liquido inodore dalle tonalità calde e fredde, si districavano in un labirinto trasparente che permetteva all’occhio d’osservare cosa stesse succedendo alla soluzione. Flebili fiammelle ribollivano alle due estremità, creando nella parte superiore della composizione dispersive nuvolette di fumo. Chimica, medicina, magia... non era poi tutto così diverso. Ogni tassello componeva l’intricato puzzle che avrebbe potuto portare ad una possibile strada da seguire. Ogni calcolo matematico diventava un bivio, troppi con il poco tempo a disposizione. Le giornate sarebbero dovute diventare di quarantotto ore ed i bisogni quotidiani sarebbero dovuti sparire, facendole assumere più le sembianze di un robot. Diversi libri erano dislocati scompostamente sul tavolo, ognuno aperto su una rispettiva pagina; consumati, scritti e sottolineati, sfruttati fino al midollo. Pagine e pagine di appunti personali creavano una composizione muraria a dir poco inquietante, simile a quella di un investigatore. Non cercava un assassino da scovare con i rispettivi indizi ma una formula legata a miti e leggende di cui si sapeva si e no quasi nulla. La medicina continuava a tirarsi fuori da simili faccende, lasciando l’arbitrato ai Kami e alle loro regole. Come poteva la giovane donna affrontare qualcosa di così grande? Gli studi di Seikatsu avevano visto orizzonti che pochi ninja potevano vantare ma a quale prezzo aveva raggiunto le sue conclusioni? Quante vite aveva dovuto sacrificare? Chiaki non sarebbe stata mai come lui e di questo il sensei sembrava andarne fiero. Non avrebbe sacrificato vite per il suo egoismo, ci doveva essere un’altra soluzione. Davanti a quello scempio la sedicenne serrò i suoi occhi, stanca, riflessiva, assicurandosi che le sue idee non venissero intaccate da macabri pensieri. L’odore di fiori e frutta le era entrato nelle narici, rendendole persino difficile capire se qualcosa stesse andando per il verso sbagliato con i suoi esperimenti. Tanti erano i doni delle evocazioni che circondavano il letto del loro eremita, privo di coscienza da mesi. Yin e Yang in fondo al giaciglio approfittavano della generosità dei loro fratelli gustandosi rumorosamente il frutto del duro lavoro di altri. Furono proprio loro a far voltare la bella dalla chioma blu, che non poté non esprimere uno sguardo di rimprovero.

- Tanto che ci fa di tutta questa roba... - disse la palla di pelo nera, facendo spallucce - Noi invece dobbiamo riprendere energie, sennò come facciamo a farti da guardia del corpo?

- Sapete che potete andarvene quando volete... non siete obbligati a rimanere qui con me - rispose la ragazza all’affermazione del furetto.

Non c’era storia, almeno loro sembravano non voler abbandonare il compito immaginario che si erano imposti. Per quanto il più scuro non avesse mai gradito il nukenin, da quando aveva instaurato con la sua protetta quel rapporto troppo ravvicinato, doveva anche lui contribuire nel fare qualcosa. Yang si era lasciato trascinare dal primogenito e dalla grande affluenza di cibo nella stanza, invece. In quei momenti di sconforto la compagnia dei due fratelli era l’unica cosa che potesse risollevarla, insieme ai due bambini che vedeva ormai sempre più sporadicamente. Lo sguardo oltrepassò i due animaletti per posarsi sul volto sereno del suo caro. Almeno lui riposava tranquillo anche se per via della sua pelle divenuta così pallida, appariva più come una salma senza vita. La flebo gocciolava lenta, restituendogli il nutrimento necessario per sopravvivere e qualche dose di medicinale che lo avrebbe aiutato per un sostentamento provvisorio. Il resto spettava a lei e alle sue conoscenze. Kenshin le faceva spesso visita, dispensando consigli da anziano saggio ma nemmeno lui giungeva mai a una conclusione soddisfacente. La nukenin diventava sempre più muta nel suo dolore, tanto che risultava sempre più arduo farsi avvicinare. La gioia e la spensieratezza che l’avevano sempre caratterizzata avevano oltrepassato la soglia del non ritorno. L’annullamento di se stessa era sempre più vicino... ora esistevano solo i suoi libri e l’ingegno per portare a termine il suo dovere. Solo quando avrebbe messo le mani addosso al Dio ammantato di nero, solo allora avrebbe trovato la pace che desiderava.


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Atto III ~ Passato

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Camminava con passo deciso, conscia della strada che stava percorrendo. Non era la prima volta che si trovava in compagnia di Fukuizuna, la stessa che già in un’altra occasione l’aveva condotta al cospetto di quella casa per appropriarsi di qualcosa che non le apparteneva per diritto. Ormai erano passati diversi anni da quell’episodio, ma l’abitazione non era assolutamente mutata, proprio come si aspettava. Il tempo e l’umidità del mare avevano consumato le tavole di legno che la componevano, della fitta edera si era fatta strada dal bosco per appropriarsi dello stabilimento e il vento soffiava incontrollato facendo scricchiolare il rifugio abbandonato ormai da troppi anni, ma il fabbricato rimaneva pur sempre lo stesso nei suoi ricordi.

Non ricordavo male allora... chissà se ancora si trova qui

Entrò dalla finestra, nello stesso punto dove diversi anni prima aveva deciso d’infiltrarsi. Da ladra quale era non le restava che percorrere simili vie traverse, anche se ormai poco rimaneva del proprietario dello stabile. Appena entrò non poté non notare le perdite del tetto che goccia dopo goccia creavano un’alternanza di suoni, rovinando il rifugio simbolo di una vita dedita allo studio. C’erano tanti di quei tomi rari, appena ne avrebbe avuto il tempo e il modo non le sarebbe dispiaciuto appropriarsene, consapevole delle parole tracciate dal proprietario della casa sul volume che anni prima aveva consultato. Continuò il suo percorso fino alla libreria, ma non guardò sugli scaffali dove comunemente venivano riposti e curati quegli importanti manufatti, quanto piuttosto dietro, dove lei stessa aveva già sistemato qualcosa che nessuno avrebbe mai dovuto leggere. Il libro di Nihil, eccolo davanti ai suoi occhi, perfettamente identico a come l’aveva lasciato. Fu lieta che tutto quello che aveva vissuto non si trattasse di un sogno ma che quel posto esistesse sul serio, e fu serena nell’aver ritrovato gli appunti del suo amato tra le carte del suo studio. Con tutti gli eventi che erano accaduti da quando era cominciata la guerra, pochi erano stati i motivi che avevano spinto la giovane a concentrarsi ancora sul pericolo di Kai: un uomo che aveva sempre sostenuto la libertà, non così discordante con gli ideali di Furikami se solo la ninja non avesse visto ricercarli con la violenza. Attivò la sua capacità innata, deliziandosi di ciò che stava per ammirare con i suoi occhi e alla vista di alcune parole chiave rabbrividì di gioia: eterna giovinezza... un uomo sempre in vigore... amplificherebbe a livelli inimmaginabili l’intelligenza umana. A lei non occorreva tutto quel potere, solo qualcosa per salvare il suo sensei. Se quel portale poteva donare simili facoltà perché non avrebbe potuto realizzare qualcosa di meno pretenzioso? La frase in quella lingua strana, se la ricordava già a memoria e rileggerla fu solo per ripercorrere un sentiero già attraversato dalla sua memoria. In realtà non avrebbe dovuto nemmeno recuperare il libro ma voleva esserne sicura, voleva sottrarre definitivamente quel prezioso cimelio a quella casa. Chiunque avrebbe potuto trovarlo, anzi quasi si era meravigliata che Kirinaki non avesse agito dopo le informazioni ricavate dai tre shinobi. Aprì un rotolo e sigillò il libro al suo interno, evitando di portare pesi in eccesso per il resto del percorso. Quando fu di nuovo fuori diede segnale alla donnola di proseguire verso il cancello, non le occorreva altro per il momento.

- Chiaki sei sicura di quello che stiamo facendo? - le chiese la creatura un po’ dubbiosa, visti i risvolti che quella questione aveva preso ben tre anni e mezzo prima.

- No per niente se proprio devo essere sincera, ma voglio provarci lo stesso, non abbiamo nulla da perdere. Se Fuyuki ha lasciato in sospeso queste due faccende allora io sarò colei che distruggerà per sempre la porta di Nihil, evitando catastrofi future e se le parole nel testo di quel fissato fossero vere, allora forse riusciremmo persino ad aiutare il nostro eremita - disse decisa la kunoichi, mostrando tutta la sua determinazione alla compagna.

- Come tu desideri - rispose ponderando bene sull’affermazione della reggente in carica - Quindi in cosa consisterebbe il mio compito esattamente?

Temeva la perdita di un’altra preziosa alleata. Il carattere della Hyuga per la prima volta in vita sua le sembrava veramente formato, ferreo. Aveva sempre avuto degli ideali forti ma vista dall’esterno questa volta la ragazzina che aveva conosciuto sembrava essere diventata una vera donna da ammirare. Non poteva che affiancarla, che essere sua sorella d’armi. Anche lei con tutta se stessa pregava gli antenati per il ritorno del nukenin delle Nuvole Rosse, non voleva né poteva vederlo più ridotto ad un vegetale.

- Quando varcherò il cancello, tu dovrai richiuderlo alle mie spalle. Usa la tua katana, qualsiasi mezzo a tua disposizione ma serralo. Non possiamo sapere cosa porterà la sua apertura né cosa uscirà da lì. Non dobbiamo correre rischi, i nostri fratelli prima di tutto - concluse sintetica la giovane dalla chioma blu, facendo una pausa prima d’avvicinarsi al punto.

Adesso arrivava la parte difficile, chissà se sarebbe stata d’accordo l’evocazione per l’azzardo della fanciulla? Tra Chiaki e l’essere imponente s’era creata sempre una certa rivalità, ma questa era stata messa prontamente da parte da Fukuizuna quando l’ex ANBU aveva scelto di legarsi nel destino alla diciassettenne. L’ardore della gelosia non si era spento all’improvviso, ma era stata covata con riserbo dentro per anni; in fondo lei era una guerriera al servizio dell’eremo prima di poter avanzare qualsiasi pretesa personale.

- Per quanto confidi nelle tue capacità, non credo che tu riuscirai a resistere per un tempo indeterminato. Se le cose dovessero mettersi male... se non riuscissi a tornare in tempo... allora distruggi il passaggio - disse faticando per completare la frase la ninja.

L’ignoto, al di là del portale solo quello l’attendeva. Cos’altro avrebbe potuto fare dopo tutti quei mesi a vagare nel vuoto senza nulla in mano? Che le due strade in quel modo si sarebbero annullate?

- Ma... ma... - titubò allibita l’immenso mustelide - Potremmo organizzarci meglio prima d’affogare in questa follia. Potremmo chiamare a raccolta gli altri... e la mia lama potrebbe servirti con più onore laggiù.

- Non posso rischiare di mettere in pericolo altre vite. I nostri fratelli prima di tutto... ricordi? - ripeté la kunoichi, rimarcando ulteriormente la sua fedeltà.

- Si ma anche tu sei mia sorella... - bisbigliò piano la creatura dopo che ebbe voltato le spalle alla sua evocatrice, scettica sulla missione di cui si era fatta carico.


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Atto IV ~ Ignoto

In un paio d’ore le due viaggiatrici si ritrovarono nei pressi dell’eremo, lì dove il portale era stato ubicato, nel folto della foresta. Chissà quale potere si celava al di là del cancello oscuro e chi era stato l’artefice di un simile potere. Un linguaggio antico, del quale non conosceva nulla se non quella frase scritta nel libro e opportunamente tradotta, si fece largo nella sua mente. Le parole tangibili e scure le apparvero davanti come se avessero corpo proprio, e una voce austera risuonò autoritaria. Non era la prima volta che l’udiva ma il significato di quei vocaboli come anni addietro erano ben lontani dalla sua comprensione. Al suo passaggio le foglie autunnali volarono, spinte dal vento e i simboli incisi sulla pietra s’illuminarono.

- Asgra chio regna, anuvis gorso leo fagni - disse convinta con tutta se stessa.

Fino a quel punto era facile e poteva vantare quella determinazione di chi sa cosa sta facendo, ma per quanto sarebbe durato? Doveva farcela finché non fosse rimasta sola, finché nessuno che la conoscesse avesse potuto leggerle dentro e capire i suoi timori. Stette ben attenta a non toccare il nero metallo del cancello finemente decorato, sapeva quali erano le sorti di chi osava tanto; l’immagine di Fuyuki sbalzato per decine di metri l’aveva marchiata a vita. Un po’ meravigliata e un po’ rincuorata, notò che non ci fosse stata nessuna apertura magistrale del passaggio, quanto un leggero scricchio da vecchio cancello arrugginito. Lanciò un’occhiata a Fukuizuna mentre si preparava all’ingresso.

- Fa attenzione - le augurò glaciale la bruna creatura.

Dei gradini umidi e scivolosi, pieni di muschio discendevano sempre più in profondità, lasciando la kunoichi avvolta nelle tenebre. I suoi occhi perlacei la guidavano nel buio ma quando ebbe varcato il punto di assoluta oscurità fu costretta a camminare tastando la lunga parete di roccia che costeggiava la pendenza. Gli ideali del proprietario del libro di Nihil andavano sfumandosi passo dopo passo, mentre il fetore di stantio le abbassava l’attenzione. Lo scenario da lugubre e ristretto si allargò, rivelando una sconfinata porta e delle torce che accompagnavano il lieto passaggio. Non c’era termine più adatto d’immenso. Un po’ titubante ed infinitamente piccola, la diciassettenne continuò il tragitto nell’unica via disponibile, cercando di non abbassare mai le difese. Le ci volle quasi un’ora prima che i suoi piedi attraversassero un nuovo varco che la condusse fuori da quella via deserta. Come mai non c’erano delle guardie a controllare l’ingresso di quel posto? Che nessuno sapesse della sua esistenza? No, impossibile, era tutto così magnifico, come se ci avessero lavorato gli stessi Dei. I pensieri le morirono in gola non appena si affacciò in quella che i suoi occhi definirono come la città più incantevole di tutti i regni. Le ci volle un po’ prima di riprendere a respirare con regolarità, estasiata dal paesaggio inaspettato che la stava incantando. Il bianco della purezza predominava su tutto, estendendosi in altezza e larghezza per l’intera vallata. Ogni palazzo era stato riccamente decorato in marmo e l’oro brillava a contatto con i raggi solari. Come poteva il sole trovarsi sotto terra? Che posto era mai quello? Un frutto di una qualche genjutsu? I giardini pensili e non contornavano ogni ricca abitazione, fondendosi perfettamente con quel piccolo fiumiciattolo d’acqua limpida che saettava tra le strade, separando magistralmente molte strutture.

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I piccoli ponti facevano da passaggio a delle eleganti dame che, come poteva osservare da lontano, sfoggiavano dei lunghi vestiti minuziosamente ricamati; nemmeno lei abile tessitrice aveva mai raggiunto simili livelli. Quel posto ricordava tanto la conformazione di Kumo ma sicuramente una permanenza lì sarebbe stata più piacevole sia per il clima che per la tanta eleganza. L’avrebbero notata sicuramente con quegli stracci, i capelli lasciati liberi al vento e il volto troppo essenziale. Decise comunque di abbandonare quel posto assai scoperto, addentrandosi come un’ombra verso il fulcro della vita. Non c’erano molte persone in giro, ma forse ciò era dovuto all’inesistenza di qualsiasi tipo d’attività. Non c’erano negozi, né ninja, né nessuno che si sporcava le mani con lavori troppo umili: un paradiso sbocciato dal nulla. Eppure anche se la Hyuga rimaneva in disparte a scrutarsi intorno, ancora non riusciva a rendersi conto della sua scoperta. Dove sarebbe dovuta andare? Chi cercare? Forse poteva cominciare proprio dall’autore del manufatto: Shuro D'Oneki. Aveva realizzato il suo sogno oppure era morto nel tentativo di farlo? Solo stando lì la giovane l’avrebbe capito. Aveva raggiunto una delle belle figure sinuose che si muovevano tra le strade, quando questa catturò il suo sguardo fissandola leggermente incuriosita. Non aveva fatto nessun rumore, eppure quella donna bellissima sembrava più preparata di lei nelle sue stesse arti. Il suo alto rango e quel portamento fiero, non poteva trattarsi di una ninja, ne era sicura. Non fece in tempo a rivolgerle la parola che qualcuno la afferrò per il braccio, costringendola a voltarsi.

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- Chiaki Hyuga sei reclamata dal concilio di Howaito - disse una guardia drappeggiata in sontuose vesti.

Come faceva a sapere il suo nome? E come aveva fatto a farsi scoprire con così tanta facilità? Rimase impietrita, incapace di riuscire a prendere una decisione. Ribellarsi contro un intero popolo le sembrava sciocco, un’azione suicida quasi, ma consegnarsi così facilmente le avrebbe giovato? Studiò per qualche secondo le intenzioni del ragazzo, sostenendo il suo sguardo severo ma molto simile a quello della donna vista precedentemente. Con rassegnazione abbassò l’arto, annuendo alla pretesa che non era sicuramente passata inosservata.

- Il tuo arrivo era previsto da parecchio tempo... ti aspettano tutti nella Piazza di Granito - continuò colui che la scortava, ponderando bene sulle parole da utilizzare con quella sconosciuta.

Per sua fortuna non era così lontana la zona citata dalla sua guida, altrimenti sarebbe impazzita nel trattenere tutte le domande che avrebbe voluto fare. Probabilmente lui non le avrebbe detto niente, forse stava solo eseguendo degli ordini assegnatogli ,ma chi la attendeva avrebbe dovuto almeno darle una spiegazione per quel comportamento. In parte aveva sbagliato anche lei non presentandosi ufficialmente, ma mandarle quell’accoglienza... perché un simile comportamento? Si sentivano minacciati dalla sua presenza? E allora perché quello sguardo scrutatore le si posava addosso in continuazione? Anche il giovane in sua compagnia non era diverso; nonostante si trovasse alle sue spalle, riusciva a sentire i suoi occhi ambrati sulla sua pelle. Cosa volevano quelle persone? La sorpresa più grande l'ebbe quando raggiunse la piazza. Incantevole, ornata dalla statua rappresentativa di qualche divinità a lei sconosciuta e tutta quella folla che la fissava senza chiedere il permesso, quasi fosse un essere mitologico arrivato al loro cospetto. Si districò tra il tumulto, piuttosto calmo per essere in presenza d’un estranea. Quando ebbe raggiunto le prime file, finalmente venne lasciata sola. Davanti a lei su qualche scalino più in alto si distinguevano delle persone completamente drappeggiate di bianco, intente a scrutarla come il resto dei cittadini. Tutti tenevano le distanze, lasciandole uno spazio piuttosto ampio per muoversi ma non sapeva con esattezza se per paura o per rispetto. La sensazione che trasmetteva quel teatrino poteva paragonarsi al processo che precedeva una probabile condanna a morte.

- E quindi alla fine ti sei decisa. Hai oltrepassato il cancello - disse un uomo al centro del concilio, compiaciuto per la scelta fatta dalla fanciulla - Un nobile scopo il tuo ma non pensavo avresti ceduto alla tentazione.

- Come fate a sapere tutte queste cose? - chiese tremendamente scossa la nukenin - Cioè sapete realmente il perché io sia qui?

- Noi sappiamo sempre tutto mia cara... prima che accada - disse con voce carezzevole, retrostante - Stai cercando una cura giusto? Per salvare il tuo amato... qualcosa che vada al di là della conoscenza umana.

La riconobbe immediatamente. Capelli celesti perfettamente acconciati in un groviglio di trecce e fermagli brillanti, occhi come il mare in tempesta e un lungo abito candido come la neve che si trascinava fino al suolo, ricco di veli per esaltare la sua leggiadria. Per la seconda volta da quando era lì i loro sguardi s’incrociarono. Non riuscì a rispondere alla domanda della dama, tanto era allibita da quello strano modo di fare.

- Avanti allora mia lady, poni la tua richiesta - riprese la parola l’uomo al centro più adulto - E noi la esaudiremo...

Qualcosa non quadrava, tutto si stava svolgendo con troppa facilità. Un posto così misterioso e delle persone così servizievoli, nemmeno nei libri ne aveva mai sentito parlare. Poteva stare solo al loro gioco, anche se il coltello dalla parte del manico ce l’avevano pur sempre loro. Il numero parlava chiaro e le loro doti ricordavano gli stessi Kami. Sarebbe stata solo una pedina in quella scacchiera, poco ma sicuro.

- Scusate se le mie parole potrebbero arrecarvi fastidio... ma se sapete sempre tutto a cosa serve che vi spieghi? - domandò dubbiosa la firmataria, un po’ imbarazzata nel dover affrontare un discorso tanto delicato con degli sconosciuti.

- La vita qui è piuttosto lineare, non ci dispiace avere degli ospiti oltre la barriera che ci parlino delle loro avventure - spiegò con tono pacato il suo interlocutore principale.

- Ho piuttosto fretta in realtà. Non voglio mancarvi di rispetto ma vista la situazione mi sembra un po’ superfluo farsi scivolare tra le dita minuti preziosi. Mio marito si chiama Fuyuki e sono qui perché è stato maledetto per colpa mia. Ha sacrificato la sua vita per salvarmi da un Onryō e ora per questo suo gesto avventato sta pagando le conseguenze sulla sua pelle. Sono mesi che lavoro a una cura, anzi anni, ma nulla sembra funzionare. Ci sarebbero altri metodi meno puliti ma ho preferito affrontare questo viaggio, piuttosto che vendere la mia anima ai demoni - concluse in fretta la ragazza, cercando d’essere più sincera possibile.

- Il tempo è relativo... - disse la voce di quello che appariva come un dodicenne.

Non per me

- Sono qui per trovare una soluzione e viste le vostre incredibili doti, immagino sappiate già cosa fare - disse un po’ provocatorio il membro delle Nuvole Rosse.

- La questione è semplice e chiara, non ci vorrà molto - e a quelle parole l’uomo afferrò dal vassoio dorato, che reggeva un suo compagno, una piccola ampolla vuota.

Tutto sembrava essere stato calcolato nei minimi dettagli. Scese gli scalini, reggendo con una mano la lunga toga così che non si rovinasse al passaggio. La tranquillità con cui lo faceva era impressionante, quasi innaturale. Raggiunse lo stralcio del torrente che passava per il lato destro della piazza e con fare sinuoso si chinò leggermente per raccoglierne l’acqua con la fiala in vetro. Tutti gli occhi dei presenti erano puntati su di lui, anche se le loro espressioni erano indecifrabili. Il passaggio successivo fu arrivare alla statua della divinità, la quale con sguardo orgoglioso e fiero puntava l’orizzonte.

- Anuvis reo luse mantra fai cah Hikari - disse l’uomo davanti al pezzo marmoreo, chinando lo sguardo con riverenza.

La luce del sole filtrò nell’amuleto appeso al collo della figura inanimata e come se fosse stato riflesso da uno specchio s’infranse sul liquido cristallino all’interno della boccetta, protesa verso la divinità dallo stesso detentore. Sotto lo sguardo allibito dell’evocatrice quella che prima era acqua trasparente si colorò di un bianco latte. Cos’erano in grado di fare quelle persone? Non si rese nemmeno conto di avere la bocca aperta, quando il responsabile le si avvicinò per mostrarle l’oggetto miracolato.

- Cosa significavano quelle parole? - chiese riprendendo coscienza il dolce invasore.

- Hikari esaudisci le preghiere dei tuoi fedeli servitori - le rispose tranquillamente il membro del concilio - Giuro su chi ero e su chi sono che questa ampolla risolverà il problema di cui ci hai parlato.

La Hyuga un po’ titubante fece per allungare la mano, ma prontamente il dono le venne allontanato.

- Ma adesso arriviamo al dunque... ogni cosa ha un suo prezzo. Nel mio nome, Shuro D'Oneki e nel rispetto degli altri presenti del concilio di Hawaito vorremmo che tu ti trattenessi qui con noi per più tempo. Verresti trattata come un ospite con tutte le dovute accortezze e ogni tua necessità verrà soddisfatta. Siamo tutti lontani abitanti del mondo in superficie, qui trovammo tutto quello che abbiamo sempre cercato, ma ci piacerebbe avere più occasioni per interloquire con te - disse il brizzolato con un sorriso magnanime.

Era quello il trucco? La kunoichi rimase piuttosto interdetta dalla proposta, ma non si stupì dopotutto. Che cosa poteva aspettarsi da qualcuno che era divenuto un concentrato di sapienza e vigore? Quell’uomo si era finalmente presentato come l’autore del libro, lui conosceva quel linguaggio ignoto e sembrava capeggiare sul resto del gruppo. Aveva realmente ottenuto quello che voleva attraverso il suo studio?

- Immaginavo in un simile risvolto... - disse sorridendo la diciassettenne, passando in rassegna di tutti i membri del gruppo - Ma come ho già detto non ho tempo. Non me ne vogliate...

Fu in quel momento che una fitta aura tagliente la ricoprì totalmente e dalle sue scapole lo sferzare del vento si tramutò in due enormi ali sostenitrici che la fecero spostare velocemente verso colui che le era diventato ostile. Con uno scatto veloce, come quello di un rapace nel pieno di una caccia, si fiondò sul piccolo oggetto luminoso stringendolo nella mano. Combattuta dal suo comportamento poco onorevole si bloccò all’istante, dubbiosa, un tormento che la sfiorò appena quando vide le guardie oltrepassare la folla per andarle incontro minacciose. Fuyuki doveva essere il suo unico pensiero, non poteva mettersi a riflettere anche sul suo comportamento poco garbato. Eppure, per quanto la loro richiesta fosse stata assurda, non c’era nulla di malvagio nelle loro parole o così le era sembrato. Schivò una catena indirizzata verso di lei per bloccarle i movimenti. Non erano tantissimi i nemici, ma la loro strategia e preparazione la stavano mettendo a dura prova anche solo per spostarsi. Nonostante quell’aperta sfida, le persone nel concilio rimanevano tranquille e serene raggruppate tra di loro tra quelle vesti candide come i gradini in cui presidiavano dall’alto. Guardavano la straniera con curiosità ,proprio come avevano fatto sin dal principio del suo arrivo, senza proferire parola questa volta. Quella era una prova? Avrebbe dovuto andarsene alla svelta ma prima che potesse voltarsi i suoi due specchi cristallini vennero catturati dall’amuleto di Auros. Quel gingillo doveva essere distrutto e con lui anche la possibilità che qualcuno lo potesse utilizzare per i suoi loschi scopi. La sua richiesta, per quanto potesse aver offeso il Dio della morte, era stata destinata per fare del bene ma chissà quali altri desideri egoistici avrebbe potuto partorire quella fonte così esponenziale di potere. Fu costretta a toccare di nuovo terra con i suoi piedi, percorrendo la distanza che la divideva dall’obiettivo nel minor tempo possibile. Qualcuno approfittò di quel momento proprio per ostacolarla, ma quando raggiunse i piedi della statua questa notò immediatamente come le sue intenzioni non fossero passate inosservate. La stessa guida che l’aveva condotta lì, al cospetto del concilio, la osservava severa stringendo il manico della sua lancia con fermezza. Esitò e quell’esitazione la salvaguardò dalla freccia scoccata alle sue spalle che le sfiorò la lunga chioma blu. Sobbalzò rendendosi finalmente conto dell'inferiorità numerica e lasciando un ultimo sguardo abbattuto al cimelio, fu costretta a fuggire. Se l’avessero presa non avrebbe potuto più somministrare la cura al suo amato, non avrebbe potuto rivedere più Amane ed Aiko e chissà cosa le avrebbero fatto dopo che aveva tradito la loro fiducia in quel modo. Correva con tutto il fiato che aveva in corpo, studiando mentalmente la geografia sconosciuta di quel posto per potersi dileguare più in fretta possibile. La predominanza di bianco era un grande svantaggio, avrebbe rivelato la presenza della più innocua creatura in quel posto etereo, troppo candido. Senza nemmeno accorgersene aveva già raggiunto l’atrio divisorio che l’aveva condotta lì. Il rumore dei passi che marciavano facevano eco alle sue spalle. Non osò mai voltarsi, se non quando ebbe raggiunto la superficie e riconosciuto la sua pelosa amica che serrava il cancello nero di ferro battuto.

- Fukuizuna, sbrigati! Lasciami passare - disse con tutta la voce che aveva in corpo la fanciulla.

Quando il mustelide la vide arrivare non poté che essere rassicurata ma allo stesso tempo preoccupata per quella corsa forsennata. I suoi occhi erano stanchi e quando lasciò il portale per farla passare, tirò quasi un respiro di sollievo. Il vento crudele si abbatté su ogni albero della zona, tranciandolo nettamente. Un gesto avventato che poco s’addiceva ad un’amante della natura come Chiaki, ma fondamentale per arrestare la corsa del nemico. Attesero pazientemente mentre i rumori si facevano sempre più lontani, quasi assenti.

- Ma dove eri sparita? Sono tre giorni che ti aspetto - sputò il rospo la donnola.

Com’era possibile uno sbalzo temporale di quel calibro? Domande, incomprensioni, colpevolezza... ognuna di queste cose tenne occupata la nukenin durante il viaggio di ritorno. Poteva realmente considerare chiusa la faccenda? Qualcosa dentro di lei la spingeva a non crederci e forse la sua stoltezza l’avrebbe perseguitata per sempre.


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Atto V ~ Rivelazioni

Nessuno a parte Fukuizuna era stato messo al corrente dell’azione suicida della Hyuga. Solo Mujinahen aveva già letto nella mente della fanciulla, prevedendo le sue mosse dal principio. Un sorriso compiaciuto si dipinse sul viso del sommo quando avvertì la sua presenza all’eremo, sana e salva. In quel mondo parallelo l’aveva completamente persa spiritualmente, ma non si meravigliò più di tanto conoscendo quanto era successo allo stesso eremita quando aveva oltrepassato il portale dimensionale del passato. Stare dietro ai giovani diventava sempre più difficile per un tasso della sua età, anche se non lo dava troppo a vedere. Silenziosamente la diciassettenne raggiunse la stanza nel sottosuolo, stando ben attenta a non inciampare in nessun regalo dei suoi fratelli. Il coniuge era sempre uguale, meno tonico ma rilassato nel suo riposo infinito. Il sole ancora albeggiava e molti dei mustelidi riposavano in quelle ore in cui i due astri si scambiavano di posto; quasi tutti perlomeno. Kenshin se ne stava pazientemente seduto sulla sedia di fianco al letto, impersonando un ruolo piuttosto premuroso nei confronti del suo allievo. E con immensa meraviglia la ragazza lo poté udire mentre blaterava qualcosa: sicuramente era ubriaco. Anche lei avrebbe voluto abbandonarsi tra le braccia dell’alcol per quanto odiasse il suo sapore, dimenticando ogni cosa ma non poteva. Appoggiò le sue cose sul banco da lavoro, facendo sobbalzare la creatura che nella penombra la seguì con lo sguardo.

- Sei riuscita a trovare ciò che cercavi? - domandò senza peli sulla lingua il furetto - Io e Fuyuki stavamo facendo quattro chiacchiere...

Sicuramente il sommo aveva avuto l’accortezza di avvisarlo una volta che se n’era andata dall’eremo la ninja. Mantenere un segreto tra fratelli non era affatto facile e non poteva accusarlo per questo suo comportamento. Dalla tasca la bella dalla chioma blu, incolume, estrasse la fiaschetta conservata con tanta premura facendo particolare attenzione ai suoi movimenti; cedendola al vecchio che ardente non vedeva l’ora di averla tra le zampe.

- Chissà se funzionerà... - s'interrogò lui odorandola con il suo naso molto più sensibile.

Lasciarla in mano nello stato in cui verteva il mustelide forse era una follia ma persino a lei tremavano le mani per l’agitazione. Aveva fatto tanto per trovare una soluzione che quasi non riusciva a credere che quella scena fosse vera. Forse si stava illudendo... e se non si fosse svegliato? Se i suoi sforzi fossero stati inutili? Lanciò uno sguardo a Fukuizuna, che finalmente era giunta alle sue spalle, incuriosita, ma con il suo solito volto inflessibile. Il tappo venne lasciato cadere sulle lenzuola, dove il piccolo esserino saltò per raggiungere la bocca dell’umano. Senza la minima premura questo si prodigò a serrare il naso del jonin e a spalancargli la bocca. Persino la sua amata ebbe qualche titubanza nel dover intervenire, viste le cattive maniere del suo maestro. Ma anche quando tutto il liquido venne svuotato, non successe nulla. Secondo dopo secondo la speranza s’affievoliva. La firmataria si lasciò scivolare sulla parete con lo sguardo vuoto davanti a lei. Le tremende paure si addensarono come una coltre nuvolosa nella sua mente, lasciandola priva di vita quasi quanto suo marito. Che cosa doveva fare adesso? Non poteva lasciarlo andare... non ancora. Aveva bisogno di lui. Tutti avevano necessità di lui. Calde lacrime iniziarono a scorrerle involontariamente lungo le guance. Dolore e morte. Ecco cosa avrebbe dovuto raccogliere nel suo cammino per il resto della sua vita. Chiuse gli occhi, avvertendo tutta la stanchezza della giornata, cercando di non pensare. Poi un colpo di tosse vibrò nella stanza e lo sguardo di tutti fu catturato dall’uomo che lentamente riprendeva coscienza. Come se fosse tornata di nuovo la dodicenne di un tempo, Chiaki si alzò di scatto, raggiungendo il letto del suo uomo. I loro occhi s’incrociarono e un sorriso entusiasta le si dipinse in volto, prima di sprofondare nel suo petto stringendolo con tutte le forze che aveva in corpo.

- Ehi, non piangere… sono qui adesso. Ci sono sempre stato - disse il ragazzo evitando di farle mancare più del dovuto quelle attenzioni che tanto aveva atteso la giovane.

- Sono nove mesi che non sento la tua voce. Non dirmi quello che non devo e non posso fare - continuò a piangere la kunoichi ma sorrise, trovando la forza per alzare la testa e guardarlo nel suo splendore.

Si sentiva quasi in un sogno, non poteva credere che lui fosse reale davanti a lei. Un miraggio che più si passava tempo nel deserto e più si credeva reale, rendendo le persone capaci di fare pazzie per giungere alla meta. Lui ricambiò il suo gesto osservandola in modo affettuoso, prima che un ricordo triste gli attraversasse la memoria.

- Ma... Sanzu aveva detto di averti fatta fuori... - affermò prendendosi una pausa per riflettere - Mai stato più contento di aver scoperto una menzogna.

- Ancora credi a certa gente? Ti sei scordato gli stessi insegnamenti che mi hai dato? Esistiamo solo tu ed io - gli rispose seria la ninja con il viso completamente bagnato.

Voleva suonare come una ramanzina di quelle che faceva sempre lui, quando ne combinava una delle sue, ma quando partorì quelle parole l’effetto desiderato rimase solo come tale. Fortunatamente il furetto al fianco dell’eremita tossì in tono di dissenso, sciogliendo la tensione nella più piccola.

- Volevo dire noi - disse non lasciandosi sfuggire una veloce risatina.

- Hai ragione - continuò lui rimanendo in bilico sulla prossima domanda da porre alla sua interlocutrice - Cosa è successo poi? Che ne è stato di Aiko?

La Hyuga avrebbe tanto voluto mettere da parte quei ricordi per concentrarsi solo su di loro ma capiva anche quanto il coniuge potesse sentirsi cieco davanti a mesi d’assenza. Abbracciò il dovere come aveva fatto fino a quel momento e tirando un sospiro, riavvolse il rullino della memoria.

- Aiko si è ripreso bene... È un ragazzo forte. Anche se ha sofferto tanto è riuscito a tornare a casa. Yin mi ha spiegato come chiudere il portale una volta per tutte. Per il resto... - s’interruppe abbassando lo sguardo, abbattuta.

Takayoshi era tornato prepotente tra i suoi pensieri ora che le preoccupazioni sul suo amato si erano appianate con il suo risveglio. Invece, l’uomo che l’aveva cresciuta non avrebbe più riaperto gli occhi e la colpa era solo sua. Aveva perso tempo inutilmente dietro alle cure del suo bambino. Avrebbe potuto fare molto meglio come medico, avrebbe potuto prevedere le loro condizioni, e addirittura creare qualche intruglio per rinforzare i suoi due compagni d’avventura. Amane non avrebbe mai conosciuto suo nonno, colui dal quale aveva ripreso quelle iridi smeraldine. Forse non era stato un genitore esemplare con le sue imposizioni ma Chiaki gli voleva bene e anche lui a lei.

- Era un uomo forte, un esempio per tutti. È morto da vero ninja - incalzò Fuyuki dopo aver capito il fulcro del discorso lasciato a metà - È stato lui a dare il colpo di grazia a Sanzu. Ha salvato Konoha, ha salvato tutti noi.

Il tono euforico con cui venne alimentata la discussione colpì la diciassettenne. E pensare che quando l’aveva visto aveva pensato immediatamente alla sua colpevolezza nell’aver ridotto il suo amato così, invece quella era solo opera della malattia. Tirò un sospiro di sollievo ma si sentì persino in colpa per aver pensato male di lui. Sapeva quanto tenesse a lei, proprio per questo immaginava avrebbe fatto di tutto per riportarla a casa. Per lei o per il suo onore? Anche quello era molto importante per il genitore. Konoha proprio come per suo marito era tutto. A lei cosa restava in quel villaggio? Solo Mirai, la sua vecchia casa e la tomba di sua madre. Lì avrebbe riportato il corpo dell’uomo, lì dove aveva sempre desiderato stare: al fianco di sua moglie. Il sensei appoggiò la mano sulla spalla della sua allieva per dar maggior vigore alle sue parole; cercando proprio quel contatto la fanciulla inclinò il capo di conseguenza.

- Mi dispiace solo di non esserci mai completamente compresi... - commentò pensierosa, come se in quella stanza ci fossero stati solo loro due.

- Lui teneva a te più di qualsiasi altra cosa, Chiaki. Chiunque tu possa diventare, sei sempre rimasta la sua bambina - le sorrise amorevole - Sono padre anch'io, so di cosa parlo.

Il loro scambio di parole venne interrotto da una voce possente, al di fuori della comprensione umana che si propagò direttamente nella testa dei due amanti. Mujinahen richiedeva la loro attenzione, non badando al risveglio improvviso dell’eremita ancora acciaccato dalla lunga immobilità. Nonostante il cuore del tasso fosse colmo di gioia non poteva aspettare oltre. Aveva evitato fino a quel momento di dare la notizia alla kunoichi, riconoscendo in che stato verteva la sua stabilità. Troppe cose le erano successe di recente e dirle anche di Konoha poteva essere un colpo dal quale non si sarebbe ripresa. Sapeva che il suo attaccamento al villaggio non era come quello di Fuyuki, ma riconosceva comunque che lì c’erano persone importanti per la diciassettenne, per quanto potessero contarsi sulle dita di una mano. Dopo che il membro dell’Akatsuki era caduto in quel sonno profondo, come in una favola, era spettato a lei prendersi cura dei suoi fratelli. Per questo quando la Hyuga sentì “la Foglia è stata attaccata”, il suo sguardo andò subito al suo maestro, che quasi non credeva alle parole del sommo. E come poteva crederci? Nemmeno Chiaki immaginava un’Akane che si era fatta sfuggire una situazione del genere. Hyou come aveva potuto? Credeva in lui, persino all’uomo al suo fianco aveva parlato bene della Pantera cercando di convincerlo che forse il suo odio fosse dovuto solo al suo comportamento nei confronti di Ashi. Sarebbe voluta diventare piccola, scomparire nel nulla davanti all’evidenza di quel racconto. Quante persone avevano perso la vita? E poi perché quelle salamandre erano sempre in mezzo, combattendo una guerra che non apparteneva a loro? Takayoshi amava Konoha e la rispettava più di ogni altra cosa. Da quando ricordava l’aveva sempre visto al servizio del Paese, anche se prima della scomparsa prematura di sua moglie si allontanava molto di rado. Rimase confusa e allibita per un bel po’ mentre i presenti, resi partecipi dal sommo puntarono i loro occhi direttamente sui due. Capivano cosa questo potesse significare. L’eremo era la casa che aveva protetto e cresciuto tutti i mustelidi, il villaggio della Foglia aveva fatto lo stesso con i due coniugi; se solo il ninja avesse dato un ordine tutti si sarebbero schierati dalla sua parte brandendo le armi che disponevano. Fu proprio riuscendo a leggere il tumulto del suo partner che la sua donna lo affiancò, afferrando delicatamente la mano pesante e nera che non copriva più rendendola un segno di riconoscimento e sacrificio. Aveva sempre voluto farlo, ma solo ora le sue conoscenze mediche glielo permettevano. La stanchezza le si leggeva in volto, nelle sue occhiaie e nei movimenti rallentati ma qualche briciola d’energia ancora l’aveva nelle sue riserve. Un alone verde si propagò dalle sue dita, fluorescente mentre delle vene si palesarono intorno ai suoi occhi candidi. Poteva vedere tutti quei tessuti morti venir rianimati dal suo chakra medico, le cellule riprodursi più in fretta del normale e il sangue farsi strada dal polso verso quei capillari asciutti da troppo tempo. Quasi non credeva alle sue stesse capacità. Quanto aveva appreso in quei nove mesi e quanto si era persa della vita in quegli istanti.

- Chiaki... io non sapevo che tu... - la voce maschile interruppe il silenzio tra i due, lasciando in sospeso la frase.

- Ti serviranno tutte le forze necessarie per combattere quello che verrà... - rispose lei non osando alzare la testa dal suo lavoro, consapevole che la notizia del protettore dell’eremo avrebbe sicuramente complicato le cose nel loro futuro prossimo.

- Lo farò, ma non più da solo. Sei cresciuta molto, Chiaki... nei tuoi occhi vedo un fuoco nuovo, una forza che prima era nascosta dentro di te - disse il ventunenne che l’aveva sempre voluta al suo fianco - Non ci saranno menzogne tra di noi, mai più. E’ una promessa.

Quelle parole un tempo le avrebbe desiderate, mentre ascoltarle in quel momento non le sortirono l’effetto desiderato. Non voleva più essere considerata una bambina, non dopo quello che aveva passato, non doveva più essere un discorso fatto solo per compiacerla. Aveva abbracciato persino le Nuvole Rosse pur di seguire il suo uomo in battaglia, non mancando mai alle sue responsabilità come moglie e come ninja.

- Lo spero. Dovresti sapere bene le ragioni che mi hanno spinto a seguirti in questo tuo azzardo... voglio camminare al tuo fianco e non dietro di te. Non più... - disse piuttosto ferrea nella sua decisione lei.

La luce dalle sue mani s’estinse come il potente doujutsu nei suoi occhi. Fissò l’arto un po’ abbattuta, aveva fatto il possibile ma quel colore scuro non voleva andarsene. Forse la motivazione risiedeva proprio nel fatto che per troppo tempo quella parte del corpo era rimasta in tali condizioni. Fu lieta quando vide le dita muoversi, ritrovando la capacità motoria persa. Sorrise compiaciuta del suo lavoro, prima di tornare a scrutare lo Hyuga che ricambiava lo sguardo. Gli occhi di lui si inumidirono, probabilmente rendendosi conto di quanto le era mancata. Da quanto aveva atteso quel momento... sprofondò tra le sue braccia possenti, lì dove tutto veniva archiviato e ci si abbandonò, lasciandosi cullare dal profumo inebriante del suo odore. Sapore di casa. [x]

Innanzi tutto scusate per il post molto lungo, ma dovevo rimettermi in pari con tutto ciò che era accaduto nel giro di un anno circa dal passaggi di rango. Poi volevo specificare che, come accordato con Giammo, con questa Autogestita curo il Malus che Fuyuki ha ricevuto in una sua vecchia missione; lì si diceva che poteva essere curato solo da un Medico Giocante di rango Jonin con la tecnica "Alone Curativo". [x]

Scusa Steve se ti ho fregato la tua idea della suddivisione in Atti ma non sapevo come gestirmi tutto questo lasso di tempo. Ahahahahah!!

Edit. Metto il link all'autogestita di .Melo visto che è la continuazione della mia.



Edited by Karen91 - 16/6/2016, 21:50
 
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view post Posted on 16/6/2016, 17:22     +1   -1
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Grazie per avermi fatto trascorrere piacevolmente il viaggio in treno X°D
Ok, scherzi a parte: è stata davvero una lettura gradevole, scorrevole e mai pesante nonostante tratti in modo condensato 9 mesi di attesa estenuante; anche il fatto che Chiaki sia diventata autonoma si può toccare con mano, ed è un elemento davvero importante (oggi faccio le rime in -ante...).
Sono contenta di convalidare la sessione, +1000 punti exp per te (correggetemi se sbaglio, niente ryo dato che non siamo in missione ufficiale). Buon proseguimento^^
 
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1 replies since 16/6/2016, 13:42   238 views
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