In nome della scienza, Ruolata libera per Get scared. e Karen91

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view post Posted on 11/8/2016, 10:08     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Se c’era una cosa che le piaceva del Paese del Fuoco quello era il clima; anche quello delle Terme non era male considerato quanto potesse essere umida la zona con tutte le sue piccole vasche naturali. Sicuramente la meta finale del suo percorso non sarebbe stata scelta come prima destinazione per una vacanza ma c’erano ben altri obblighi che la spingevano a spostarsi così lontano. I suoi studi forsennati per il caso medico specifico di Fuyuki Hyuga l’avevano portata a varcare soglie inimmaginabili della medicina. Ogni possibile via anche la più eretica era stata presa in considerazione considerando quanto potesse essere importante far uscire dal coma il suo amato, padre dei suoi figli. Alla fine l’epilogo era stato più strano di quanto potesse immaginare... ogni convinzione in cui aveva sempre fatto affidamento era crollata come un castello di carte sospinto dal vento. Le sue doti curative non erano servite a nulla, proprio come le numerose ore passate con il naso tra i libri. Il percorso che aveva scelto era realmente quello giusto? Seikatsu era stato troppo speranzoso nei suoi confronti? Forse non aveva le doti del suo mentore, forse quando aveva deciso di renderla un dottore si era lasciato trascinare un po’ troppo dai suoi fallimenti come medico; che stesse cercando qualcuno per redimersi dai suoi errori? Camminava a passi svelti nascosta da un manto scuro. Il Paese del Gelo era un posto talmente ostico che nemmeno aveva avuto la sanità di mente di trovare un travestimento. Quante possibilità aveva d’incontrare qualcuno di Konoha che le desse la caccia? Avendo visto quante spie contava il covo d’Akatsuki sicuramente non ci sarebbero stati pochi nemici nell’area dopotutto. Quando varcò la soglia di uno dei villaggi più sviluppati, i suoi occhi diafani si spostarono immediatamente a fare una rassegna del posto. Per chi come lei aveva capacità innate, nascoste negli occhi, era facile scovare ciò che desiderava. Non ci mise più di un attimo, quando il suo sguardo si posò su un’incisione della porta: studio di Kiyomi Omura. Il diario che le era stato lasciato in eredità non aveva sbagliato un colpo. In quel posto si trovava la donna che aveva condiviso anni di studio con l’uomo che le aveva trasmesso le sue conoscenze. Se non fosse stata una sua omonima... doveva essere per forza lei. Accelerò il passo dirigendosi immediatamente nella parte periferica del villaggio. Il terreno ghiacciato le rendeva la vita difficile di tanto in tanto, costringendola ad aggrapparsi al primo appiglio che trovava nelle vicinanze. Le abitazioni erano piuttosto lineari: forse i realizzatori erano più interessati alla resistenza per i forti venti ed a trattenere il calore al loro interno che a vere opere artistiche. Anche di folla non ce n’era molta in giro dovuta probabilmente al meteo insicuro. Degli immensi nuvoloni neri avevano avvolto nella penombra l’intera locazione... l’unica luce era data da quegli sprazzi di ghiaccio disposti sulla strada a macchie di leopardo. Quando finalmente ebbe raggiunto fisicamente l’abitazione designata i suoi piedi si bloccarono e quello che andò avanti fu il suo arto destro. Fece per bussare ma appena le sue nocche entrarono a contatto con la massiccia porta di legno questa si discostò con un leggero scricchiolio. Un po’ titubante ed in un muto silenzio Chiaki fece il suo ingresso nella stanza... senza avvertire della sua presenza. Poco distante dall’ingresso una figura dal volto basso se ne stava seduta su un tavolino, sorseggiando una fumante tazza di tisana. Quando la kunoichi si richiuse leggermente la porta alle spalle, quella che sembrava essere la padrona di casa trovò la forza di vedere chi aveva osato varcare la sua dimora.

- Ti stavo aspettando ragazza - esordì con tranquillità la sconosciuta.

In che senso la stava aspettando? Che si fosse sbagliata? Nessuno a parte qualcuno della sua famiglia dell’eremo sapeva della sua partenza. La nukenin rimase un po’ perplessa e dopo essersi spogliata del suo mantello da viaggio si mise a nudo davanti a quella persona che avrebbe potuto vederla con i suoi reali tratti. Le rughe accennate e la capigliatura brizzolata, mischiata a quello sguardo assente la invecchiavano. I vestiti semplici dimostravano subito che il suo vero interesse non si soffermava su simili frivolezze come i suoi ciuffi scompigliati che spuntavano dalla sua acconciatura. Il brio e la giovinezza della nuova arrivata erano completamente in contrasto con quel corpo acciaccato dalla stanchezza e solitudine.

- Credo che tu, ti stia sbagliando... come fai a sapere del mio arrivo? - domandò con curiosità la bella dalla chioma blu.

- A chiunque entri da quella porta occorre qualcosa ed io sono qui ad attendere - rispose con tranquillità la figura ammantata di mistero.

Le sue parole sembravano più degli enigmi che una vera e propria conversazione. Il tono era rassegnato come se l’abitudine del suo mestiere l’avesse divorata. La firmataria rimase interdetta su come spiegare la sua presenza lì. Poi osservando il medico con accuratezza prese coraggio e continuò.

- Sono un’allieva di Seikatsu... parlava molto sui suoi appunti di te - continuò la diciassettenne speranzosa in una reazione della sua interlocutrice - Ho fatto un viaggio molto lungo. Sono interessata alla vostra ricerca sulla modifica genetica e le relative reazioni consequenziali.

Non stava scherzando e il tono serio era un chiaro segno di quanto avrebbe dovuto tenere in considerazione almeno per un attimo le parole della sua ospite. La donna di mezza età alzò il viso meravigliata al suono di quel nome così familiare, che trasportava con se lontani ricordi. Sapeva esattamente di cosa stesse parlando la collega... quelle scoperte se le ricordava come se fosse ieri. Un lavoro tanto inutile quanto faticoso quello del ricercatore quando non giungi alla conclusione desiderata. Il volto tornò ad essere rassegnato poco dopo.

- Non mi occupo più di quelle cose. Quel lavoro ingrato l’ho lasciato a mio fratello - chiuse il discorso senza troppi giri di parole, Kiyomi - Se sei così determinata a saperne di più però posso darti i miei appunti... in fin dei conti non ho mai disprezzato chi “combatte” in nome della scienza.

Tenendosi al solido legno del tavolo, il medico si alzò dirigendosi nella stanza affianco. Chiaki non ebbe nemmeno il tempo di riflettere su quello strano comportamento che l’interlocutrice tornò con un blocco di fogli, quaderni e libri. Anche se non aveva posto domande attinenti quando aveva sentito la parola fratello non era riuscita a trattenere un’espressione meravigliata. Perché il suo mentore non le aveva accennato di una sorella? Il tempo a loro disposizione per apprendere le tecniche mediche era stato molto limitato ma le sarebbe piaciuto sapere di più su di lui. Contemplò il sigillo sulla mano per un breve istante prima di tornare a prestare attenzione alla padrona di casa, che le appariva sempre più simile nei tratti a Seikatsu.

- Quello te l’ha fatto lui? - chiese lei con tono piuttosto piatto.

- Ehm... si - rispose la diciasettenne immergendosi in vecchi ricordi.

- Capisco - tagliò corto riflettendo, senza abbandonare la vista di quel sigillo dal significato “unità” - Non vorrei scomodarti ma se non hai fretta mi piacerebbe avere un tuo parere professionale su questo caso.

Dall’immensa pila di materiale che le aveva lasciato tirò fuori un referto medico. La Hyuga non aveva mai lavorato in un vero e proprio ospedale ma sapeva esattamente di cosa trattava: dati sensibili. I suoi occhi come la neve presero una scintilla nuova, curiosa; l’avidità del sapere faceva parte di ogni persona che lavorava nel loro campo. Afferrò la cartella e sprofondando nella lettura si isolò nel suo mondo fatto di probabilità e numeri.

Get scared. scusa il ritardo con cui ho aperto questa libera ma sono stata fregata dalle vacanze estive. ^^' Ho fatto una specie di preludio... se mi fai un'introduzione per capire meglio i sintomi del tuo PG posso introdurre meglio l'incontro. Spero per te non sia un problema.

 
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view post Posted on 17/8/2016, 15:26     +1   -1
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Una classica e monotona giornata al paese del gelo, il solito vento funesto, i classici pescatori a bucare il ghiaccio in cerca di pesci artici e sempre i soliti commercianti qua e la in cerca di locande per riposare. Non capitava spesso in quella landa desolata di trovare qualcuno di interessante al di fuori di artigiani o lavoratori, infatti il mestiere del ninja era piuttosto sconosciuto da quelle parti, se non dimenticato. Ed in quella giornata ricca di consuetudini si univa anche Sadou che come sempre si occupava di aiutare la madre nei mestieri di casa. Capitava però che spesso nell'aiutarla lui si perdesse nei suoi infiniti e contorti pensieri, bloccandolo temporaneamente da quello che stava facendo.

(Mhh... vado a controllare se hanno aggiornato la mia cartella.)

Essendo Shimo sprovvista di centri medici all'avanguardia, tutti i medici che dall'estero trattavano il caso di Sadou lasciavano la sua cartella clinica in un piccolo contenitore di legno, dotato di una porticina per non far uscire i fogli. Presa la decisione di vedere se qualcuno avesse aggiornato il suo caso clinico Sadou si avvicinò, aprì la piccola porticina e afferrò il primo foglio in cima alla pila.

"Nome Paziente, Sadou Watanabe bla bla bla... Nota Bene, in attesa di visite ulteriori..."

(Questo vuol dire che dovranno visitarmi ancora?)

La situazione non sarebbe potuta andare peggio di così, infatti sul foglio vi era proprio scritto, probabilmente dall'ultimo medico, che sarebbe stata necessaria una visita ulteriore per verificare la condizione del suo caso.

- Il fatto che sia richiesta una visita ulteriore mi fa riflettere, gran parte dei miei problemi sono stati risolti quindi non capisco il senso di portare avanti inutilmente il mio caso. Il bipolarismo non è più un grosso problema e i problemi mentali sono più che gestibili da me stesso. Forse c'è qualcosa dietro, dovrei cominciare a pensarlo più come un tranello anzichè una visita medica. -

"Mamma, c'è scritto che mi visiteranno ancora, non posso più aiutarti scusa."

Dopo aver mollato gli attrezzi per pulire Sadou si recò in cucina per una tazza di te anche per riscaldarsi i piedi gelidi.

GdrOff// Post corticello lo sò tuttavia (teoricamente) dovrei averti facilitato l'incontro. Per quanto riguarda ai sintomi ci sono due modi che potresti adoperare: Il primo è appunto quello di leggere la cartella clinica che è in una piccola cassetta della posta fuori dalla sua abitazione. Il secondo è quello di chiederli direttamente a lui. Oppure se trovi qualche altra possibilità fai pure, libertà massima.//GdrOn
 
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view post Posted on 20/8/2016, 09:22     +1   -1
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C’erano così tanti dati su cui riflettere e tanti altri che gli sembravano superficiali. Da dietro la cartella di tanto in tanto si scorgevano espressioni stupite, rabbuiate e smorfie confuse. Arrivò fino alla fine senza pronunciare nemmeno una parola a chi aveva davanti, catturata dalla ragnatela di ciò che le era stato affidato.

- Questo caso non è aggiornato - commentò all’improvviso il medico dalla chioma blu - L’ultima seduta risale al mese scorso.

Perché quella donna non aveva più fatto visita a quel ragazzino? Attese pazientemente una spiegazione che non arrivò. La padrona di casa si era alzata di nuovo dalla sedia per aprire un’anta della credenza. Questa volta ne tirò fuori qualcosa che si discostava completamente dalle sue responsabilità. Afferrò tra le mani quella strana bottiglia e ne versò un sorso abbondante nella tisana che sorseggiava da quando la Hyuga aveva messo piede in quella casa. L’odore alcolico penetrò nelle narici della più piccola che non riuscì a trattenere una ruga di disgusto. Si ricordava perfettamente quando Kenshin e Fuyuki l’avevano immersa in quella vasca piena di sakè all’eremo dei Mustelidi per guarirle le ferite, non aveva mai retto quella sostanza e faceva attenzione a tenersene bene alla larga.

- Senza contare che il paziente ha bisogno di altre cure rispetto a quelle che posso offrirgli io - continuò spazientita Chiaki per il prolungato silenzio.

Non c’erano dubbi: il paziente in questione aveva problemi della personalità, ma la kunoichi aveva sempre pensato che quelle faccende fossero responsabilità degli psicologi o di chi se ne intendesse di quel settore. Lei da parte sua aveva sempre curato ferite, salvando parecchie vite, infondendo la sua energia vitale all’interno del corpo dei più bisognosi. Studiando ogni tipo di erba per migliorare le condizioni di chi richiedeva il suo aiuto ma mai avrebbe pensato di doversi sottoporre a una simile prova.

- Giovane ragazza nessuno ti obbliga a rimanere qui - esordì finalmente la donna sbloccando la situazione - Katsu-chan non ti ha mai spiegato che non siamo noi a scegliere il paziente ma è il fato ad affidarcelo? Non deve aver avuto molto tempo per farlo...

Kiyomi aveva capito e dalla negatività con cui aveva pronunciato quell’ultima frase si avvertiva il dolore nella consapevolezza di aver perso probabilmente l’unica persona a lei cara. La diciassettenne si sentì in colpa e abbassò il capo per rispetto. Sapeva perfettamente di aver stravolto la vita di quell’uomo con le sue parole dure, al punto di aver scelto la morte piuttosto che quella vita macchiata di sangue. La cosa strana della situazione era l’età di sua sorella che sinceramente avrebbe dovuto essere morta proprio quanto lui. Questa volta però preferì tacere, in fin dei conti era realmente interessata a quel caso anche se non confidava parecchio nelle sue capacità. Se poteva fare qualcosa per aiutare il prossimo allora lo avrebbe fatto... per la faccenda della vita eterna ne avrebbe discusso una volta che avrebbe portato il suo riscontro alla dottoressa.

- Va bene, mi hai convinta. Andrò immediatamente ad accertarmi delle sue condizioni - disse infine riavviandosi verso la porta ed infilandosi il mantello nero da viaggio.

D7g4Hgy

Non le occorreva una mappa quando dalla sua parte aveva una doujutsu potente come il Byakugan. Pazientemente, continuando a camminare con disinvoltura passeggiava per il villaggio con quell’enorme scuro cappuccio ad oscurarle il volto mentre i suoi occhi si muovevano a trecentosessanta gradi per trovare un indizio o un nome alla porta. La fortuna girava ancora dalla sua parte perché non dovette attendere molto prima di scorgere una piccola incisione accanto alla porta con lo stesso cognome del soggetto malato. Accelerò il passo la fanciulla finché non fu di fronte a quell’abitazione non troppo diversa da quelle simili intorno. Finalmente avrebbe conosciuto quel ragazzino. La curiosità la mangiava viva. Si avvicinò lesta alla porta ma troppo assorta nei suoi pensieri, sbadatamente andò a sbattere contro una strana cassettina di legno, posizionata accanto all’ingresso. Non ci volle molto prima che questa si aprì e svuotò tutto il suo contenuto al suolo.

Ecco... ti pareva che non ne combinavo una delle mie? E pensare che speravo che il tempo delle figuracce fosse finito

Svelta si sbrigò a raccogliere tutto, pregando che nessuno l’avesse udita da dentro la casa. Tra il diverso materiale notò immediatamente lo stesso nome che le era stato assegnato e con stupore vide su quei fogli tantissimi tipi di scritture diverse. Ma quante persone avevano stressato quel povero giovane? Le tremò quasi la mano quando i suoi occhi diafani si soffermarono sul lungo elenco di dottori ed esperti che avevano fatto tappa in quel posto. Sarebbe stato il caso di un’altra visita? Rimase dubbiosa sull’uscio mentre senza accorgersene stringeva quei fogli talmente forte che avrebbe potuto sbriciolarli.



Edited by Karen91 - 20/8/2016, 13:06
 
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view post Posted on 23/8/2016, 03:29     +1   -1
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Il materiale con cui era stata realizzata la cassettina era piuttosto datato, si trattava infatti di un antico legno importato dall'estero piuttosto grezzo ed economico. Contando inoltre gli strati di brina che quel funesto vento gelido aveva formato si ottenne un vero e proprio riproduttore acustico di cacofonici e indescrivibili suoni che solo un sordo non avrebbe potuto udire.
Dietro la porta infatti vi era qualcuno, ansioso e agitato ad attendere l'arrivo del medico come se ne avesse veramente bisogno, ma così parla la cartella.
Udendo quel suono un leggero brivido di paura gli inondò la schiena confermando ancora una volta che il passato ha creato una brutta immagine dei medici nella sua mente.

Riacquisito il minimo di coraggio indispensabile, si alzò, appoggiò il caldo palmo della sua mano sulla cigolante maniglia e aprì la porta. Davanti a lui vide una figura decisamente più alta di lui ma piuttosto delineata e snella nel complesso accompagnata da un cappuccio e una lunga chioma color zaffiro. Mentre codesta figura avrebbe potuto notare un ragazzino timoroso dai capelli grigi e gli occhi nero corvino. Il tutto abbinato al suo maglione nero, ai capelli bianchi e ai candidi piedi scalzi che ricordano tanto quelli di un bambino. Osservando un po' più a destra del busto si sarebbe potuto notare anche il suo braccio sinistro, il suo devastato braccio sinistro pieno di tagli sanguinanti. Era particolarmente noto che persone mentalmente instabili come lui fossero più propenso all'autolesionismo e infatti è questo il caso.


(Ecco... Ci risiamo, ancora una volta la solita tortura... Non ne posso più.)

"Ciao..."

Un saluto triste e svogliato, che rendeva effettivamente chiaro il fatto che Sadou non ne può più ed è assolutamente stremato dal numero di visite mediche che gli sono state fatte.

"Immagino che tu sia il medico... Entra pure, ho fatto del tè verde."

Disse nuovamente con tono triste e svogliato. Di certo però quel medico incappucciato non avrebbe potuto rifiutare ad una simile proposta soprattutto dal fatto che quel freddo avrebbe congelato le mani a chiunque.
 
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view post Posted on 23/8/2016, 18:35     +1   -1
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Il cuore cominciò a batterle all’impazzata anche se in realtà sapeva di non temere niente da quelle persone. Lei era lì solo perché le era stato chiesto cortesemente dalla donna e le sembrava maleducato rifiutare dopo che le aveva ceduto il materiale scientifico di cui aveva realmente bisogno. Avrebbe fatto uno sforzo o almeno ci avrebbe provato... perché in realtà una parte di se stessa sperava di poter fare realmente qualcosa per quel ragazzino. Si un giovane dall’aspetto piuttosto cereo fece capolino dalla porta e nel suo sguardo leggeva curiosità ma anche noia probabilmente scaturita dall’ennesima visita da parte di un dottore a cui doveva essere sottoposto. Il rumore scaturito dalla cassetta come sospettò la kunoichi aveva sortito l’effetto indesiderato, evitandole una minima preparazione psicologica prima del suo ingresso in scena. La Hyuga non voleva seguire uno schema prestabilito in quanto molti dei referti che le erano saltati all’occhio sembravano essere indirizzati tutti verso lo stesso punto. Forse quel paziente non voleva essere visto come un caso medico ma come una persona... forse la sua presenza lì lo stava stressando più del dovuto.

- Ciao. Scusami non volevo, sono un disastro - disse Chiaki sorridendo, mostrando i suoi particolari occhi perlacei al suo interlocutore - Tu devi essere Sadou... piacere il mio nome è Chiaki.

Cercò di dimostrare un certo entusiasmo in quello che diceva anche se era parecchio imbarazzata per l’inconveniente dei documenti. La scintilla di gioia si spense immediatamente non appena i suoi due specchi cristallini ebbero messo a fuoco le ferite fresche che si celavano tra la stoffa del maglione. Come aveva fatto a ferirsi in quel modo? I suoi genitori? Aveva avuto un incidente? Ah no adesso ricordava quella voce nella cartella clinica. Come aveva fatto a dimenticarsene?

- Sei molto gentile Sadou. Che ne dici se questi li lasciamo qui? Non penso che ci serviranno a molto - concluse facendo l’occhiolino al più piccolo e riponendo il malloppo di fogli nell’apposito contenitore.

Voleva andarci cauta ed ascoltare cosa covava dentro quel malaugurato fanciullo. Quelle sue sfumature così nette lo rendevano speciale: nero, bianco e grigio si fondevano perfettamente in quel corpo asciutto e pallido. Ripensò a quel libro di psicologia che gli aveva consigliato Fuyuki: c’era una voce che trattava dei colori e se la sua memoria non l’ingannava, affermava che il nero era generalmente associato alla chiusura di se stessi mentre il grigio all’assenza di ogni possibile stimolo, la completa negazione dello voler scegliere. Ma perché essere così negativi? Era sicura che ad ogni oscurità appartenesse un briciolo di luce, non poteva essere solo il contrario. Fece un piccolo inchino e seguì nell’abitazione la nuova conoscenza, cercando di restare più tranquilla possibile. La tentazione di scoprirgli il corpo dal maglione era tanta, avrebbe voluto guarirlo, farlo stare bene ma la sua morale stringeva forte le briglie dell’istinto trattenendola da gesti troppo avventati.

- Adoro il thè ma se hai anche dei wagashi per accompagnarlo te ne sarò grata a vita - rispose la diciassettenne non riuscendo a trattenere una piccola risata divertita.

Abbandonando il cappotto umido all’ingresso ed i calzari sporchi di neve, il medico si inoltrò insieme al quindicenne all’interno della sala da pranzo. Forse il suo approccio iniziale non si confaceva perfettamente a quello di un medico professionale ma a lei non le importava. Quell’incontro avrebbe dovuto far bene ad entrambi.

Non so se possa servirti o meno ma sotto il cappotto Chiaki indossa un kimono corto sull'azzurro (arriva fino ad 1/3 di coscia) ed un pantaloncino come quello di Sakura. [x]

 
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view post Posted on 29/8/2016, 11:35     +1   -1
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GdrOff// Talmente tanta voglia di ruolare che nemmeno le ferie mi distolgono dal postare.♫ //GdrOn
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Come ad ogni visita, la paura non mancava e difatti si fece subito sentire. Di norma i medici che lo visitavano periodicamente adottavano tutti la stessa tipologia di trattamento ovvero la tortura. In particolare adottavano un metodo chiamato "Sessione Psionica" che non consisteva altro in un bombardamento di dolore a livello neurale dell'encefalo. Qualcosa però in quella ragazza era diverso, non era seria e professionale come gli altri medici, aveva un che di buffo se vogliamo dirla tutta.

"Sei tu il medico?"

Una domanda che potrebbe essere scambiata per sarcasmo molto facilmente tuttavia il dubbio vi era veramente. Ai giorni d'oggi trovare un medico che lavora per passione e per approfondimento delle proprie conoscenze è piuttosto raro, soprattutto in quel paese dove, seppur privo di ospedale, pullulano medici stranieri, truffatori e assetati di denaro.

"No.... però se vuoi ho dei Dorayaki."

Disse il ragazzino turbato dalla sua richiesta. Il solo fatto che quel medico avesse accettato di sedersi a prendere il thè anziché curarlo e torturarlo in fretta e furia per poi compilare la cartella clinica e cambiare paziente lo lasciò perplesso.
- Sfrutterà il momento del thè per intrappolarmi in una genjutsu e torturarmi come hanno fatto tutti... Non ne posso più. -

Qualcosa però in quel faccino innocente si celava, uno sguardo naturale ma soprattutto puro.

(Ma cosa sta aspettando... Dannazzione.)

Il sovraccarico di ansia si fece sentire e si fece sentire talmente tanto che all'improvviso Sadou esplose facendo emergere la sua rabbia e urlando al medico appena conosciuto.

"COSA STAI ASPETTANDO?"

Urla di ansia, urla di dolore. Urla di qualcuno che frena dalla voglia di voler terminare tutta la sua sofferenza. Quei tagli poi, quel sangue di un rosso acceso che si poteva intravedere appena appena sulla sua pelle. I tagli erano freschi, recenti e non si erano ancora cicatrizzati. La sensazione della ferita aperta era qualcosa di indescrivibile per Sadou, l'aria che trapassa la pelle e penetra dentro i vasi sanguigni.

Subito dopo aver urlato Sadou con un rapido movimento della mano sposto i suoi capelli in modo da coprirsi entrambi gli occhi e, tenendo la testa bassa, iniziò a sorseggiare lentamente il thè senza minimamente fiatare.
 
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view post Posted on 29/8/2016, 16:44     +1   -1
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Arrivò in una stanza calda ed accogliente, e senza fare troppi convenevoli si sedette al tavolo, poco distante dal suo paziente. Voleva guardarlo negli occhi e studiare ogni suo movimento anche se avrebbe adottato più naturalezza possibile. Non c’era un posto specifico che volesse predisporre per la sua sessione medica, preferì di gran lunga farsi guidare da quel ragazzino piuttosto inquieto piuttosto che forzarlo. Alla domanda del fanciullo brizzolato Chiaki sorrise.

- Si sono un medico... dipende tu che medico stessi aspettando - rispose un po’ ambigua la figura, cercando di cogliere cosa passasse nella sua mente.

Non era facile interpretare qualcuno che non si conosceva per nulla soprattutto per una come lei che non era mai stata preparata a uno studio psicologico. Gli ANBU da quel che sapeva facevano queste cose... addirittura anche peggiori ma non aveva mai indagato affondo sulle torture che destinavano agli indiziati. Se lei non fosse stata un’infiltrata nelle Nuvole Rosse per conto di Konoha probabilmente le sarebbe toccata la stessa sorte un giorno ma fortunatamente sapeva che Akane-sama vegliava su di lei o almeno per ciò che avveniva all’interno delle mura del Villaggio della Foglia.

- Sembrano invitanti, perché no - continuò la conversazione allegra afferrandone uno ed eseguendo un piccolo morso quasi calcolato - Li ha preparati la tua mamma? Se si, falle i complimenti da parte mia.

Accompagnati con il thè ci stavano una meraviglia, e l’immensa quantità di zucchero sembrò per un momento ridarle le energie del lungo viaggio. Adesso che ci pensava non aveva fatto una minima sosta dalla sua partenza, finché non aveva finalmente incontrato la dottoressa. Chissà perché la donna era così presa dallo studio di quel soggetto? Ancora non sapeva spiegarselo. Che fosse una prova? Diede un altro morso al piccolo dolce rotondo, alzando lo sguardo per assicurarsi che tutto andasse bene ma la sua idea sembrava non aver creato proprio l’effetto desiderato. Il corpo del suo interlocutore di fece rigido e in uno scarico d’ira le urlò contro.

- Aspettando di fare cosa Sadou? - domandò facendosi seria, abbandonando il suo interesse per lo spuntino - Io sono qui per conoscerti e capire quali siano le tue aspirazioni per il futuro. Sono un medico, non un Kami... se tu senti di stare bene con te stesso allora la mia presenza qui è inutile. Anche se non credo che il tuo braccio sia della tua stessa opinione.

Lo sguardo si abbassò in direzione di dove poco prima i suoi occhi perlacei avevano intravisto le ferite. Allungò gli arti superiori in direzione del più piccolo ma non osò toccarlo, a poca distanza dal corpo di quest’ultimo un alone verde uscì dalle sue mani iniziando a ricucirgli i tessuti ma allo stesso tempo infondendogli una strana pace e calma interiore. Lo screzio dimostrato pochi attimi prima si era diradato subito dopo come una nube tossica ma teneva chiuso in se stesso ancora quella povera vittima, traumatizzata da un passato piuttosto turbolento.

- Cosa provi mentre lo fai? - chiese con ingenua curiosità la kunoichi dalla chioma blu, cercando come una calamita d’attrarre nuovamente lo sguardo di Sadou verso di lei.

L’urlo l’aveva colta impreparata questo era vero. Un conto era leggere da delle cartelle cliniche, un conto era avere a che fare con il vero e proprio caso specifico. Anche nella medicina classica funzionava più o meno nello stesso modo ma lavorare su quel materiale era più intuitivo, più pratico ed ingegnoso invece rapportarsi con qualcuno con cui la vita aveva giocato brutti scherzi diventava più una sfida emotiva, una sfida in cui era ancora più difficile vincere. La medicina poteva realmente essere utilizzata in quel campo? Oppure un amico o un parente potava fare molto di più?

<ijutsu> - Enkou: Alone Curativo - [Chk: 150] “Lo studio del chakra ci ha fatto scoprire che questo è di diverso colore a seconda del tipo di jutsu utilizzate. Solitamente, per le ninjutsu la tonalità dell'energia spirituale impastata si avvicina all'azzurro tendente al blu scuro, soprattutto se sprigionato in gran quantità, ma per le Ijutsu, tecniche prettamente mediche e rinvigorenti, questo assume un colore verde smeraldino, il quale non emette una sensazione di potenza, ma una di pace e rilassante tranquillità, fattori assai cari ai medici. Esistono varie Ijutsu di cura, ognuna per ferite specifiche, ma ne esistono altre come la Piccola Cura che sono decisamente generali, e permettono di sanare lesioni di vario tipo. Solitamente tali tecniche risultano essere le migliori per vari motivi di comodità ed apprendimento, inoltre è proprio per questo che si è sviluppata la tecnica dell'Alone Curativo, una delle più conosciute del mondo ninja, il cui funzionamento è identico alla Piccola Cura. I Punti Salute recuperati grazie alla Jutsu sono 25, ma ogni 25 Punti Chakra utilizzati senza contare quelli iniziali garantiranno un recupero di ulteriori 10 Punti Salute. Se con la tecnica si curano tutti i Punti Ferita persi per via di un attacco che ha causato malus questo verrà annullato, ma solo fino al 2° Grado.”

Mi dispiace che tu sia bloccato in quest. Ricordati che puoi sempre chiedere il cambio master nel caso ti stufassi. Se posti anche in ferie meglio per me... che sono ferma un po' dappertutto. ^^'

 
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Il suo volto si stava nascondendo sempre di più tra quei capelli. I suoi occhi erano completamente coperti, che non volesse guardare per paura o magari per non farsi vedere non è certo. Sarebbero state quelle cristalline e innocenti lacrime che lentamente gli rigavano il volto a spezzare quella barriera di iniziale diffidenza.

"Se avessi letto quei fogli fuori dalla casa avresti capito. Cosa fate voi piccoli ninja per estrapolare informazioni dalle vostre "prede" Disse provocante. "Torture. Torture. Torture. TORTURE." Concluse urlando ed esplodendo negli ultimi residui di rabbia ancora dentro di lui.

Successivamente la donna iniziò a curargli i tagli e, probabilmente dato dall'effetto della tecnica, Sadou iniziò lentamente a calmarsi. La sua gola contratta si rilassò, così come i suoi occhi sfiniti e i suoi pugni chiusi.

"Non serve a niente.
Non serve a niente ricucirli...
Tanto stanotte ne farò degli altri.
Domani altri ancora.
Dopo domani...
Dopo domani ancora."


( Si vede che non ne sà molto...)

" E' difficile da spiegare. Mmhh vediamo... E' più facile contrastare una tecnica che colpisce la mente o una tecnica fisica? La risposta è ovvia.
Tagliandomi trasformo il dolore mentale o comunque psicologico in dolore fisico. Delle altre volte invece mi taglio semplicemente per provare qualcosa.


Prese qualche secondo di fiato, approfittando del thè caldo per riscaldarsi la gola affaticata.

"Sessione Psionica. Sessione Psionica. Sessione Psionica. Sembra un'ossessione vero? Eppure è una tipologia di tortura che spesso mi fanno. E si divertono anche. Ciò che la rende ancora più divertente è vederli divertiti. Massì, non importa se gli esce sangue dal naso, continuamo a bombardargli i neuoroni."Disse stereotipando il metodo dei medici precedenti.

"A proposito, sai devo ancora capire cosa ci faccia tu qui."
 
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view post Posted on 2/9/2016, 13:12     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Il volto ancora abbassato e quello sguardo che non voleva riallacciarsi a quello della sua interlocutrice mettendo in allerta la povera Chiaki che si era trovata catapultata in qualcosa forse più grande di lei. Non era uno di quei medici che credevano di sapere tutto loro, anzi ogni cosa che le succedeva era ben valutata e pensata. Purtroppo sbagliare era compreso nella procedura d’apprendimento e per quanto volesse evitare d’essere un completo fallimento, la realtà poteva piombarle addosso da un momento all’altro come una secchiata d’acqua gelida. Delle piccole gocce come pioggia iniziarono a scendere da quella chioma arruffata e le parole affilate come rasoi, fecero sanguinare il cuore di quella povera fanciulla. Aveva letto la sua cartella ma fino ad un certo punto, dato il baccano che aveva combinato. Pensava che gli appunti della dottoressa Omura fossero abbastanza ma probabilmente era stata frettolosa come suo solito, presa dalla foga di voler aiutare il prossimo. Le urla del giovane ormai erano diventate di rito e continuò a lasciarlo sfogare, capendo quanta sofferenza provasse solo nell’avere davanti la sua figura.

- Nella mia vita non ho mai utilizzato le torture come terapia medica, penso che siano dei metodi piuttosto barbari per far star meglio una persona - disse con voce pacata, cercando di tranquillizzare il quindicenne - Ci sono tanti modi per capire a fondo il problema per esempio il dialogo... o l’approfondimento dell’inconscio.

Non aveva mai utilizzato quel secondo metodo come cura ma nel suo percorso di medico aveva letto libri e studiato per arrivare a quel livello, aggiornandosi anche su tecniche differenti dal consueto. L’Akatsuki l’aveva accolta nelle sue fila ma mai aveva negato aiuto a chi ne avesse bisogno durante i suoi viaggi, mai era venuta meno al giuramento che aveva fatto al suo mentore. Se si trovava lì era anche grazie a Seikatsu e sua sorella. L’ipnosi veniva utilizzata per scrutare in posti che si volevano celare, che la mente si ostinava a voler negare a se stessa. La kunoichi e lo spirito che veniva ospitato dal suo corpo erano parecchio legati al sonno, ai sogni, alle emozioni e sensazioni. Se solo lui avesse voluto forse... no, non poteva, non era il momento.

- Stanotte potrai farne quanti ne vorrai di quei tagli, e domani pure... ma non posso vederti ridotto così almeno non finché rimarrò in questa casa - intervenne seria la Hyuga - Non fai un dispetto a me ma solo a te stesso.

Ha eretto una barriera contro tutte le persone che si etichettano come “medici”, non sarà facile guadagnare la sua fiducia

- Questo dolore mentale quindi è sempre presente con te o solo in determinate circostanze? E’ incrementato da quando ti hanno sottoposto a certi tipi di sedute? - incalzò con le domande la nukenin, anche se aveva già preso appunti mentali da qualche nota - Provi qualcosa... ma cosa esattamente? Gioia, soddisfazione, compiacimento o semplicemente dolore?

La sensazione la si potrebbe associare come quando si prova ad uscire da una genjutsu

Sembrava così abbattuto dalla scienza che era anche difficile solo rapportarcisi. Ma che genere di medici passavano per quel posto? Li avrebbe volentieri presi tutti e portati al covo delle Nuvole Rosse per fargli provare cosa significasse essere torturati in quella maniera, senza contare che non si erano fatti scrupoli davanti a un ragazzino di quindici anni. Strinse i pugni sotto il tavolo, innervosita da tanta crudeltà e superficialità. Studi e perfezionamenti secolari venivano macchiati da della feccia del genere, come poteva il mondo andare nel verso giusto? Prese un altro sorso del suo thè lasciando che la parte di se posata continuasse la sua recita mentre dentro di lei c’era un vero e proprio tumultuo d’emozioni.

- In realtà sai cosa ti dico? Questa gente non dovrebbe nemmeno chiamarsi medico - commentò soddisfatta trovando un punto d’incontro con il ragazzino - La mia presenza qui pensavo fosse chiara... sono qui per te. Ci sono persone che a quanto pare desiderano realmente aiutarti.

Tanto da spingermi a venire qui

- Potremmo cominciare con un gioco per conoscerci meglio... che ne pensi? - domandò entusiasta per quella sua brillante idea - Io faccio delle domande a te e tu a me. Prometto che sarò sincera.

Il sorriso a trentadue denti ed i suoi occhi lucidi fanciulleschi non avrebbero potuto mentire. Quel medico era veramente fuori dal comune ma ci teneva realmente alla sua proposta. Chissà cosa avrebbe pensato quella povera creatura dopo tutto quello che aveva visto fino a quel momento?

 
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view post Posted on 4/9/2016, 12:02     +1   -1
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"Fino ad ora solo tu hai fatto domande." Prese qualche secondo in più per poi terminare la frase. "E ne hai anche fatte troppe."

"Non si prova ne gioia ne soddisfazione, tantomeno compiacimento. Per i primi minuti provi dolore, il rimorso arriva solo quando vedi le cicatrici."

Scoprì quindi l'altro braccio che era ancora coperto dal maglione mostrando le numerosi cicatrici che riportava.

"Impressionante vero?" Disse con un'espressione facciale sarcastica e folle.

"Questo "gioco" di cui tu parli non è un gioco." Di colpo la sua faccia ritornò seria mostrando alcuni segni di scocciatura e nervosismo.

"Un gioco deve divertire, mentre tu vuoi semplicemente informazioni.
Io non ho domande da farti ma presumo tu ne abbia molte da fare a me.
E tutto questo perché? Perché ti rifiuti di leggere quei fogli in cui c'è già scritto tutto su di me."


L'aveva letteralmente provocata se non addirittura sfidata, stava infatti mettendo alla prova le sue stesse decisioni, come quella ad esempio di non leggere i fogli ma parlare direttamente con Sadou.

"Hai detto che ci sono persone che a quanto pare mi vogliono aiutare, cercando quindi di far trasparire che tu sei una di queste persone."

"Sai meglio di me che aiutare qualcuno è più rischioso di non aiutarlo. Tu sei un medico, sei abituata a salvare vite, a fidarti delle persone che si rivolgono a te o che magari si fanno aiutare da te. Ma cosa accadrebbe se qualcuno che stai trattando non si fidi di te ma anzi, si metta contro di te?"

"E' la prima volta che ho l'onore di parlare con un medico." Disse in modo ironico. "Di solito preferivano raccogliere informazioni dalla mia mente, anziché chiederle a me."

"Mi dispiace di aver sminuito la tua euforia." Di colpo il suo atteggiamento cambiò radicalmente, dovrebbe essere una cosa piuttosto interessante da testimoniare per un medico.

In quegli attimi di silenzio prese un libriccino dalla copertina gialla e Sadou iniziò a leggerlo da dopo poco metà libro, facendo supporre che l'avesse già iniziato.

Quel libriccino, dall'apparenza totalmente innocuo aveva un titolo inciso sulla stessa carta probabilmente con un coltello o qualche altro oggetto appuntito. Il titolo era: "Ciò che scorre nelle tue vene presto ti lascerà"
 
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view post Posted on 12/9/2016, 17:13     +1   -1
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L’espressione che il ragazzo usò, la lasciò di sasso. Questa volta Chiaki non riuscì a rimanere tranquilla e pacata ma il suo viso divenne il vero emblema dello stupore. Poteva immaginare la poca voglia d’interazione e la pressante presenza della figura del medico in quella casa a cosa avesse condotto ma fino a quel punto non avrebbe mai creduto. Si trovò per un istante spaesata e quasi le mancarono le parole per esprimersi.

Non credevo non sopportasse la mia presenza fino a questo punto

Il suo castello immaginario su cui aveva posizionato l’emblema del bravo medico iniziò a crollarle davanti come travolto da un terremoto. Lei che aveva sempre visto la sua figura come un qualcosa d’assolutamente buono e caritatevole le si rivoltava contro, costringendola a combattere per un ideale che continuava ad essere macchiato nell’esperienze negative dei pazienti. Si sentì sola e abbandonata in quel mondo. Il clima impervio gli sembrò attraversare le pareti e propagarsi nell’ambiente dei due interlocutori. Non poteva credere a quello che stava vedendo: altre cicatrici portate con soddisfazione. Ma a cosa serviva farsi del male da solo quando c’erano gli altri che te ne potevano fare in tutte le maniere più disparate possibili? Forse era troppo giovane quel paziente per capire tutte le strade che gli si sarebbero aperte nella vita oppure ne aveva viste veramente troppe tanto da sentirsi un uomo vissuto nonostante la sua età. Eppure quelle parole taglienti non si confacevano per niente a quell’aspetto quasi innocente, quasi da non renderlo credibile.

- Magari quello che interessa a me non è scritto in quei fogli... magari voglio sapere qual è il tuo piatto preferito, cosa fai nel tempo libero o quale è stato l’ultimo libro che hai letto - disse lei cercando di mantenere un certo velo di calma, che andava mano a mano incrinandosi minuto dopo minuto - Mi dispiace che non ti interessi nulla di me... mi sarebbe piaciuto fare quattro chiacchiere con te. Sembri molto determinato in quello che dici e fai.

Fissò le sue cicatrici un’ultima volta prima di alzare il volto per guardare il giovane dalla chioma argentata negli occhi. La voce della nukenin tremava, quasi non accettasse di sentirsi rifiutata in quella maniera ma doveva completare il discorso, doveva far capire che credeva realmente in quello che stava facendo.

- Senza tenere conto poi di quei fogli che sono stati scritti da tutte persone determinate a farti del male... e quasi mi vergogno ad aver appreso qualcosa da quelle poche righe. Non si ottengono così le informazioni e se tu non vuoi collaborare mi sembra inutile pressarti in questa maniera, non sono venuta qui per torturarti come ti ho già spiegato: né fisicamente né psicologicamente - concluse ritrovando la lucidità di se stessa.

Non avrebbe mai creduto di trovare qualcuno di così acerbo ma allo stesso tempo maturo. Riusciva a rigirarsi le frasi a proprio favore e a suo piacimento. Avrebbe fatto parecchio successo nella carriera ninja ne era sicura. Un tempo sarebbe scoppiata a piangere alla prima provocazione di Sadou ma il suo spirito era diventato più forte ora, forgiato da mille difficoltà, poteva farcela. Anche se il buio l’avesse avvolta nell’oscurità avrebbe ritrovato la luce della speranza. Cambiando totalmente atteggiamento chi aveva davanti tirò fuori uno strano libricino dal titolo inquietante e quasi la kunoichi non esistesse riprese il punto interrotto.

Almeno in questo modo ha risposto ad una delle mie domande anche se non credo fosse sua intenzione voluta

Avrebbe voluto tartassarlo di domande ma cosa avrebbe ottenuto se non delle risposte sfacciate? La voleva schernire perché la vedeva più debole di lui? In fondo su una cosa aveva ragione... Chiaki era curiosa in una maniera indefinita e quel modo di fare la limitava mentre a lui non interessava nulla di lei. Assolutamente nulla. Con sguardo un po’ buio si alzò lasciando il pasto a metà.

- Mi dispiace di averti importunato - concluse facendo capire la sua completa disponibilità nei confronti del ragazzo.

 
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view post Posted on 23/9/2016, 15:28     +1   -1
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"Denso e caldo è il tuo sangue, rosso come l'orizzonte. Candido e freddo è il tuo corpo, bianco come il mio volto storto."

"E' un motivetto, il mio preferito se vogliamo, che ho letto all'interno del libro."

"Dalle tue parti non ti hanno insegnato che avanzare il cibo è una mancanza di rispetto?"

Si alzò anche lui inclinando lo sguardo e guardando il piatto del medico.

"Tranquilla, sto scherzando."

"Non mi hai importunato."

Concluse quella frase sospirando e facendo capire che un comportamento del genere ma anche un modo di porsi era qualcosa che aveva già visto.

"Capita quasi sempre con voi "medici". Siete abituati a concentrarvi sulla psicologia e su ciò che pensano le persone ma facendo così trascurate ciò che dicono. Concentrati su quel che dico non su quel che non dico. Non ho detto che mi hai importunato."

(Sembra piuttosto insicura di se stessa, la capisco.)

Alzatosi, Sadou, fece qualche passo in giro per la stanza osservando distrattamente i rudimentali ornamenti di casa sua.

"Ho capito che non sei venuta qui per torturarmi. Quindi cosa hai intenzione di fare? Non ti hanno mandato qui per uno scopo?"

Sapeva benissimo che quel medico non era giunto li di sua spontanea volontà ma bensì, come tutti gli altri, era stato mandata da qualcuno che le aveva imposto probabilmente di visionare il suo caso oppure fare un breve rapporto per determinare il suo status.

"Fai quello che ti hanno detto di fare in fretta, mi sto annoiando."

Concluse con voce seria e diffidente, chissà come avrebbe reagito quel medico all'ennesima provocazione e aria di sfida di Sadou. Avrebbe finalmente preso il controllo della situazione fino ad arrivare alla costrizione di estrapolargli informazioni? O forse avrebbe continuato a rimanere passiva a quella situazione?

GdrOff//Tanti dialoghi lo sò, ma non si può fare molto di più.//GdrOn
 
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view post Posted on 23/10/2016, 10:14     +1   -1
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Quel ragazzo era assolutamente illeggibile tanto che quando la stessa Chiaki avanzò la sua proposta era assolutamente convinta che la lasciasse andare per la sua strada e invece con grande meraviglia le chiese di restare. Il motivo era un incognita ma il rimprovero che le fece non era del tutto sbagliato. Una come lei aveva veramente trascurato un atto di galateo presa dalle emozioni? Non era un elemento così scontato contando la situazione imbarazzante in cui si era immessa da sola. Non aveva letto accuratamente la cartella medica, il paziente in un certo senso la respingeva e la metteva a disagio e da qualche minuto si stava seriamente chiedendo cosa potessero fare le sue conoscenze mediche su quel caso. Forse quella donna avrebbe dovuto accompagnarla, almeno per una prima seduta. Abbassò lo sguardo e si rimise a sedere con la massima calma, ancorandosi al bordo del tavolo come a cercare sostegno.

- Si hai ragione è stata una mia mancanza - commentò lei dando nuovamente un morso al dolce - Un motivetto a dir poco particolare. Hai una passione per il macabro?

Un lavoro lasciato in sospeso da così tanti medici non poteva pretendere che fosse una passeggiata. Sorrise alle sue rassicurazioni ma allo stesso tempo sembrava distante, pensierosa come se la kunoichi fosse preoccupata di altro. C’era qualcosa che le vorticava nella mente ma non sapeva come Yume avrebbe potuto gestire qualcuno di così fuori dai canoni del tipico essere umano. Forse per anni lo spirito aveva avuto a che fare con personaggi ancora più distinti ma la diciassettenne questo non lo sapeva. Avrebbe dovuto azzardare con la sua doppelgänger oppure continuare il suo metodo d’approccio? Il rimprovero di Sadou sulla generale poca attenzione dei medici la colpì in pieno, rendendosi conto che ancora si riferiva a lei come a un loro; una classe sociale che continuava a suonare a quel campanello e a comportarsi come degli automi. Finché lui l’avrebbe vista così c’era poco da fare, una bocca cucita non era assolutamente d’aiuto. Quell’ultima provocazione fece divampare la scintilla che silenziosamente avanzava verso l’azzardo. Una strana aurea di chakra iniziò ad avvolgere il ninja che rimaneva pazientemente seduto mentre i suoi occhi cristallini guardavano quelli del paziente. Non c’era più insicurezza nei suoi occhi ma speranza, fiducia nelle capacità del suo alter ego ed i suoi poteri spirituali.

- Quel che io non posso lei può... e viceversa - disse decisa al ragazzo delle terre ghiacciate.

Abbassò le palpebre e quando le riaprì la fanciulla che aveva davanti il giovane non era più colei con cui aveva interloquito fino a quell’istante. Una lunga cascata di capelli bianchi contornavano il volto pallido e quegli occhi grigi con le stesse sfumature dei crateri in ombra della luna. Il volto era indifferente, quasi marmoreo e con lo sguardo scrutava ogni piccolo particolare di chi aveva dinanzi. Nonostante la distanza che li separava Sadou iniziò ad avvertire uno strano sopore dato da un’energia sconosciuta che proveniva probabilmente da quella figura sconosciuta.

- Non sono molto per le presentazioni ma vediamo di fare in fretta così che tu possa divertirti - commentò lei alzandosi da quel posto troppo umano.

Sembrava quasi che avesse udito tutta la conversazione antecedente e quindi partisse con una marcia in più rispetto al quindicenne che si era visto mutare completamente il medico davanti ai suoi occhi. Si avvicinò senza troppi convenevoli e quando fu abbastanza vicino un’ondata improvvisa di sonno fece serrare definitivamente le palpebre al brizzolato che fu costretto a lasciarsi cullare da Morfeo. Il mondo che gli si sarebbe presentato davanti era buio, pronto ad essere plasmato dallo stesso creatore del sogno ormai lontano dalla realtà che stava vivendo qualche attimo prima.

Inanzi tutto scusa il ritardo mi sono concentrata più sull'esame genin per farti finire. Comunque è il tuo stile di scrittura che utilizza più il parlato quindi per me che utilizzo più il narrato va più che bene. Praticamente ti trovi in un mondo dei sogni e puoi plasmarlo a tuo piacimento (cose reali e non) ma come quando dormi ti estranei completamente della realtà qui non ricorderai nitidamente cosa stavi facendo poco prima di addormentarti però per esempio puoi ricordarti di Chiaki e Yume senza avere un tempo e uno spazio preciso in cui ubicarle.

 
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view post Posted on 13/1/2017, 02:22     +1   -1
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Il sognò si materializzò lentamente e a piccoli tratti, sembravano quasi molteplici blocchi che lentamente si unirono tra di loro fino a formare delle immagini. Immagini strani e difficili da distinguere a primo impatto, quest'ultime erano particolarmente sfocate ma col passare degli attimi iniziarono ad acquisire nitidezza e forma. Quel buio più totale si tinse presto di colori, colori che formarono immagini fino a creare un ambiente.
Ma cosa sarebbe stato quell'ambiente?

D'un tratto le immagini si tingono di un bianco candido, per poi congiursi e formare delle forme asimmetriche. Nel frattempo alcune immagini iniziarono a tingersi di un rosso acceso, che sembrava piovere e inglobare alcune zone di bianco, come se tutto ciò fosse una guerra tra colori. Si riuscì presto a distinguere una zona pianeggiante, completamente bianca, posizionata ai piedi di un'alta immagine da cui fuoriesce quella pioggia rossastra. In poco tempo si formò quindi una cascata, una cascata di sangue. Ad ogni suo passo le zone bianche diventarono più scure, quasi affievolendosi e comunicando una sensazione di avvilimento o contaminazione. Solo dopo qualche istante, se non alterate, sarebbero ritornate bianche.

Sadou non disse nulla, non gli è solito parlare in quanto preferisce concentrarsi a pensare su ciò che sta accadendo per vivere il momento con la massima coscienza possibile; quando non parla per giunta è facile che stia pensando alla cosa che sta accadendo sotto un punto di vista più obiettivo e freddo.
La cascata di sangue scavò lentamente nei pigmenti bianchi fino a formare una conca e quindi conseguentemente un lago. Il bianco non solo assorbiva il rosso e si lasciava dominare ma si lasciava perfino divorare da quella sgorgante fonte di color vermiglio.

A quel punto Sadou decise di approfondire, di investigare e lasciare che sia la curiosità a guidarlo. Se non altro dentro di lui risiedeva ancora il suo lato bambino, ovvero quello che gli ispira curiosità e intraprendenza.
Si avvicinò alle rive del lago, le quali furono leggermente impregnate di quel rosso quasi come se fossero delle spugne, si chinò e appoggiò la mano. Di colpo quel rosso si espanse, ricoprendo e sagomando la sua mano di sangue. Qualsiasi cosa avrebbe toccato con quella mano avrebbe recato lo stesso effetto della cascata.
Passarono attimi e ben presto Sadou diventò diffusore di quel sangue i suoi passi crearono piccole pozzanghere che presto divennero laghi.
Tutto continuò fino a formare un unico e grande lago, ricco di quel rosso cremisi che luccicava sulle sue innocenti pupille.
A quel punto mancava solo una cosa da "divorare": Solo lui, il diffusore stesso, Sadou.
 
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view post Posted on 21/1/2017, 12:09     +1   -1
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Una realtà effimera che sviluppa tutto il suo fascino e mistero intorno a scene immaginarie, frammenti di vita vissuta o spazi astratti creati dall’instabilità della coscienza. A volte si può prestabilire ciò che si sogna a volte no, alcuni momenti si riescono a concepire come fuori dal comune mentre altri la mente ti convince che siano veri, tangibili. Si finisce per perdersi, confondersi e con il passare del tempo impazzire nel ricordare l’effettiva concretezza di ciò che è stato veramente vissuto. Chi è intorno a noi può essere una guida, gli indizi che si lasciano lungo il percorso dell’esistenza un appiglio, ma solo la pazienza e la pratica sanno rilevare l’inganno dell’attimo. C’è chi ci si abbandona di sua spontanea volontà, chi li teme per via di un passato turbolento e chi li ricerca disperatamente tramite l’utilizzo di specifiche sostanze poco salutari. Ogni strada conduce sempre allo stesso punto, confermando la teoria di molti studiosi: ogni uomo sogna ed ognuno lo fa a modo suo. Il fascino di un elemento di così difficile analisi si trova proprio lì, nella mente del singolo individuo. Yume aveva una certa familiarità con questo genere di cose, dato il possesso di questa abilità da secoli, eppure ogni volta rimaneva affascinata da quanto potessero essere complicati ed instabili gli esseri umani. Una divinità non poteva avere il benché minimo senso della riservatezza quando considerava una specie inferiore alla sua, per questo quella pratica veniva svolta con la massima naturalezza possibile. Il mondo di Sadou risultò subito contorto e indefinito alla figura eterea che osservava la scena come una spettatrice guarda un’esibizione teatrale. Figure geometriche, bianco, spazio nebuloso... ogni cosa sembrava creare un senso di vuoto, di solitudine quasi di inadeguatezza. Poi quel fallimento venne riempito da un colore vivo: il rosso. La stessa figura del ragazzino era perseguitata dalla tonalità accesa. Molteplici erano i significati simbolici che trasmettevano un simile dettaglio ma pochi quelli che si addicevano a quella giovane creatura. Sembrava voler apparire calmo e padrone di se stesso davanti agli occhi della sua protetta il dodicenne, ma lo Spirito della Luna sentiva che non era così. C’era qualcosa di più profondo e deleterio che macchiava la serenità dell’argenteo. Amore, passione, femminilità non c’entravano nulla... quanto frustrazione, confusione, ribellione ed impulsività. Il silenzio regnava nell’aere, l’assenza di altre persone accentuava il senso d’abbandono. Nemmeno il regista dell’ambientazione sentiva questa necessità... tanto che non aveva nemmeno azzardato a chiamare il nome di qualcuno nel suo infinito tragitto. Nulla rimaneva invariato e ben presto il colore per eccellenza venne completamente dominato dal rosso che, come impossessatosi di un potere corrosivo, iniziò a divorare ogni spazio bianco nel suo cammino. Anche il bianco aveva un suo approfondimento: in molte culture veniva considerato la tonalità della morte, del cambiamento, della distanza o mancanza di qualcosa, ma anche della purezza. Osservava con pazienza e riflessiva la divinità prima di muovere i fili del suo regno, prima di scegliere come procedere in quella scacchiera senza caselle. Il rosso aumentava, faceva da scia al giovane dovunque si spostasse. Sadou stava distruggendo tutto da solo, quel poco che aveva creato scompariva sommerso dal cremisi. Il senso di turbamento aumentò sfiorando picchi irrazionali finché qualcosa non attirò l’attenzione del piccolo. Dei passi leggeri creavano una melodia serena al loro passaggio, infrangendosi con la superficie umida color fuoco. Li avvertì sempre più vicini alle sue spalle, finché non ebbe la forza di voltarsi e svelare da chi provenissero. Adesso davanti a lui aveva una donna, distante solo alcuni metri, che gli sorrideva dolcemente, ma quello che più avrebbe colpito gli occhi al ragazzino sarebbero state le orme che lei stessa aveva lasciato: trasparenti come l’acqua limpida di un ruscello. Se lui si fosse fermato anche lei avrebbe cessato il suo percorso, mantenendo quella distanza, come a non voler invadere il suo spazio. Quei tratti femminili erano inconfondibili: chi aveva davanti era sua madre.



Edited by Karen91 - 7/2/2017, 19:26
 
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