Quello che nascondono i tuoi occhi, Role libera per Karen (1°pg) e Sah

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view post Posted on 13/4/2017, 21:35     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Da una Lacrima di Luna

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[x] La delusione per il suo fallimento era grande, tant’è che nemmeno aveva osato tornare a far rapporto a Kiyomi Omura. Non era riuscita a trovare una cura per suo marito, non era riuscita ad intraprendere una sessione psicologica con un paziente e adesso cosa le rimaneva? Si, era un medico che adoperava ogni attimo della sua esistenza per approfondire i suoi studi eppure ogni volta compariva una situazione diversa, ed il tracollo era un attimo. Le persone che esercitavano quella professione dovevano convivere con quel senso d’inutilità oppure alcuni riuscivano a superare quel punto di stallo? Voleva crescere, comprendere il mondo in ogni sua sfumatura ma come poteva farlo quando a sentirsi sbagliata era lei? Probabilmente aveva usato la scusa delle ricerche solo per rimanere da sola con se stessa, per riflettere in cosa realmente avesse sbagliato nella sua esistenza. Unicamente in quei giorni d’isolamento aveva intuito perché necessitasse di quell’allontanamento dalla sua quotidianità. La morte di Takayoshi tornava a presentarsi vivida nella sua mente ogni volta che cercava di rilassarsi, di lasciare liberi i pensieri. Tenersi occupata stava diventando un bisogno primario, come poteva esserlo mangiare e dormire. I piedi si muovevano sicuri nella foresta, quasi come se conoscesse quel posto come le sue tasche; eppure lì non c’era mai stata e l’unica amica fedele che non l’avrebbe abbandonata lungo il cammino era la natura stessa. Ogni albero parlava con le sue forme e di notte c’era il firmamento che con la sua moltitudine di astri luminosi, tracciava il percorso come una bussola. Il clima iniziò a mutare ed il freddo a diminuire anche se il Paese del Fulmine rimaneva comunque un posto meno accogliente di Konoha per quell’aspetto. Appena il ghiaccio sotto ai suoi piedi scomparve, lasciando spazio alla fresca erbetta umida, la kunoichi non ci pensò due volte a riporre i suoi calzari imbottiti in un rotolo apposito. Odiava indossare qualcosa che non riuscisse a tenerla in contatto con ciò che la circondava, ma sapeva anche che quello era un male necessario per non rischiare l’ipotermia in certe situazioni. Ma la domanda che persino la giovane si faceva era... perché si trovava lì? Voleva realmente rincorrere quella che persino lei considerava una leggenda? Il suo mentore farfugliava parecchie cose sui suoi scritti, a tal punto che in diverse occasioni era arrivata a pensare che si trattassero di vere e proprie invenzioni dovute alla fantasia. Vivere così tanti anni oltre ad essere contro-natura, poteva aver creato delle conseguenze negative a qualcuno di così ossessionato dai suoi studi. Eppure fino a quel momento niente aveva dimostrato le sue teorie. Che stesse diventando come quelle signore anziane scettiche e lamentose? Forse una causa poteva essere la circostanza. Non avrebbe percorso tragitti in vista, immaginando quanti piccoli villaggi potessero sorgere lungo le vallate. Il fitto bosco, i versi degli animali ed il profumo dei fiori primaverili avrebbero occultato le sue tracce di nukenin. Ricordava ancora quando qualche anno prima la guerra contro il Dio oscuro era terminata ed aveva abbandonato quel posto piena di dolore, stanca e con immagini orrende impresse indelebili nei ricordi. Eppure la gente di lì le era parsa forte, risolutiva, era certa che si fosse rialzata tenendo perfettamente testa alle altre nazioni. Purtroppo non avrebbe potuto constatare con i suoi occhi il cambiamento... a lei rimaneva solo l’oscurità nella quale avrebbe dovuto convivere per scelta.



Edited by Karen91 - 15/4/2017, 10:15
 
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~Sah.
view post Posted on 14/4/2017, 08:08     +1   -1




Poesia della notte, sinfonia del silenzio. Le dita scorrevano lente sulla superficie ruvida di Amai, le note riecheggiavano soavi mentre danzavano con la fresca foschia notturna. L’atmosfera quiescente regnava, infondendomi quella tranquillità che giorni or sono era venuta a mancare nella mia quotidianità. Un ‘fa’ apriva la sinfonia, note dolci sostituivano esperienze e sensazioni di quella sera; servite a farmi capire quanto fossi inadatta per questa vita, di cui ognuno di noi è vittima. Si parte come un pulito e limpido foglio di origami che lentamente si colorerà di peccato, di sangue, di dolore. Non credevo al destino, avevo sempre pensato che il destino bisognava costruirselo da sé, eppure anche questa certezza era svanita assieme a tutte le altre quella notte. Persino il mio corpo, il mio tocco, il mio respiro erano diventati perfetti sconosciuti. Erano giorni distorti, mi sentivo vuota dentro, a darmi peso, erano solo le mie viscere.

Aumentai leggermente il ritmo delle dita, dando alla canzone un’altra svolta: la stessa che avrei dovuto dare alla mia vita. Avevo parlato con morte in uno stato di assenza, mi ero resa conto di quante scelte si prendano in base alle altre persone. Si può essere razionali quanto si vuole, eppure il cuore non smetterà mai di spingerci verso chi si ama, perché senza quelle persone, lui smetterebbe di battere. E io avevo amato troppo un padre sdegno di questa nomea, uno che vive solamente per il potere, che smuove i piedi solamente per dar prova della sua forza. Lo avevo amato al tal punto da intraprendere una via di cui non m’interessava niente, nemmeno Kumo era tra i miei protetti. Avevo amato tanto, ma del cuore che tanto amore aveva pompato, era rimasto solamente un buco profondo abbastanza da leggere il vuoto a cui do ospitalità.

Le note si addolcirono nuovamente, il sangue che fluiva lungo le vene era tornato al suo normal ritmo, aveva smesso di pulsare. Intravedevo la luce biancastra della luna, ero salita sull’albero cui sedevo solamente per lei. Sin da piccola i miei occhi erano orfani del prezioso dono della vista, solo le ombre mi erano visibili; eppure il sogno non era mai cambiato: desideravo vedere la luna nella sua completezza. Così luminosa e così misteriosa. aveva sempre ricevuto uno sguardo di curiosità dalla mia parte. In quell’incubo avevo visto Tsuki Yume sul punto di morte, chissà, magari nel prossimo, avrei visto anche la luna.

Never forget who you are.



 
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view post Posted on 20/4/2017, 10:11     +1   -1
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Il dolce scorrere delicato di un ruscello sbloccò il ripetitivo suono della natura notturna. Nel fitto della foresta era più difficile vedere dove si mettessero i piedi ma di tanto in tanto degli sprazzi di luce, lottavano contro le fronde delle chiome più alte per farsi spazio nelle chiazze erbose. Il tutto contornato dall’assoluta tranquillità trasmessa dalla notte stessa. Adorava passeggiare in quell’ambiente incantato. Che fosse qualcosa che effettivamente le apparteneva oppure il suo amore sconsiderato era dovuto principalmente allo spirito intrappolato nel suo corpo? Non ebbe mai modo di rispondere a quella domanda, che tendeva a perdersi nei meandri della sua mente pochi attimi dopo. C’era così tanto da realizzare e la vita, invece, scivolava così rapidamente dalle sue mani. Un tumulto era il suo cuore, in netto contrasto con l’ambiente circostante calmo e pacifico. Avrebbe potuto soffermarsi su ogni suo pensiero, dubbio, nervosismo ma ciò non avrebbe fatto altro che stancarla ed annoiarla di più. Il tragitto che aveva percorso era stato così lungo dopotutto e dovette per forza fare una pausa, appoggiandosi con la mano al tronco di un albero per prendere un lungo respiro. Avrebbe chiuso le palpebre qualche minuto per far riposare gli occhi affaticati. Un’idea così volatile, passeggera, perché in pochi attimi si ritrovò nuovamente vigile e pronta ad ogni evenienza. Una melodia lontana, dolce, e poi affranta accarezzava i suoi timpani non più contaminati dal rumore dei suoi movimenti. Come il canto di una sirena attira i marinai nelle sue grinfie, lo stesso avvenne per quel motivo celestiale. Afferrando con tutte le sue energie le forze rimaste, si avventurò sempre più nel fitto del bosco. Più l’acqua si allontanava e più il segnale tornava ad essere chiaro, sempre più vicino. Non poteva resistere, voleva conoscere la sua origine a qualsiasi costo. Perché di notte poi ed in un posto del genere? Anche lei aveva voglia di esprimersi nel suo modo poco convenzionale, come gli avevano insegnato anni addietro alcuni suoi fratelli, e quello era un richiamo a cui non avrebbe potuto resistere. Non c’era più nulla ad ostacolarla, il suono divenne sempre più puro e limpido come il fiumiciattolo che aveva superato poco prima. Da dietro una corteccia la vide, appollaiata su un albero, una giovane creatura alle prese con il suo strumento. Bella ed incantata come il firmamento stesso. Alcune lucciole danzavano nella radura, come se seguissero il ritmo della musica. Avrebbe voluto andare più vicino come per osservarla meglio e senza rendersene conto aveva già eseguito un passo di troppo. Il rumore fu netto ed un ramoscello secco sotto i suoi piedi si spezzò, interrompendo l’ispirazione dell’autrice. Sapeva che era stata lei a commettere un errore e l’ultima cosa che voleva era spaventare quella giovane creatura.

- Mi dispiace, non volevo rovinare la tua composizione... non te ne andare ti prego - intervenne lei in maniera quasi supplichevole, come temendo la dipartita dell’altra - Potresti continuare... per me?

Non so se sono stata troppo auto-conclusiva, se non va bene che ho dato per scontato che Tsuki interrompesse la musica notando la presenza di Chiaki, fammelo presente che edito immediatamente. ^-^

 
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~Sah.
view post Posted on 25/4/2017, 23:49     +1   -1




Ed era l’ombra della luna ad ispirare nuove note, il dolce tocco dei raggi sulla pelle scoperta, la luce che, non nel pieno della sua bellezza, risaltava ai miei occhi. Lei era una creatura mistica, sempre presente in cielo e nella vita di chiunque la desideri. Persino i miei occhi scorgevano la sua infinita bellezza: la stessa che accomuna sotto i suoi raggi gli innamorati, la stessa che affascina per il mistero che emana, la stessa che ha ispirato innumerevoli artisti, solo e grazie all’ausilio della sua semplice essenza. Ed era quel tocco bianco che mi faceva sentire viva, la pelle reagiva istantaneamente, i sensi erano in simbiosi con l’atmosfera creatasi; mi sentivo un tutt’uno con la quiescenza di cui mi stavo drogando e, per una volta, non era il fumo a darmi tali sensazione, per una volta era merito mio e della pace che in cuor mio albergava e nascondeva, bene o male, il caos che in realtà mi aveva segnata.

Lasciai per qualche istante che un solo arto desse vita alla sinfonia, oramai ne ero più o meno capace e questo mi rendeva orgogliosa in un certo senso. Stiracchiai il braccio sulla corteccia ruvida del tronco retrostante alla mia schiena, quasi ad accarezzarne le parti più inospitali al tatto. Infondo mi sentivo proprio così, come una rosa tempestata di spine che tutti attira ma nessuno osa coglierla e ne ha il coraggio, lo fa ferendomi e ferendosi. Era colpa sua, ne ero certa, ma era come se l’insicurezza nella quale mi aveva lasciata crescere avesse contagiato anche chi mi stava accanto e, come una barriera, impedisse loro anche solo di toccarmi. Che senso aveva essere una rosa se nessuno avrebbe mai osato aggiungerti al suo mazzo? Ma fu nell’istante in cui la pace cominciò a vacillare che dei passi dolci si amplificavano al mio udito, probabilmente una ragazza si era avventurata per le foreste che oramai fungevano da culla al mio corpo. Smisi di suonare il mio flauto, non conoscevo le sue intenzioni, ma dai passi dolci e dalla voce delicata che susseguì, potei ben intendere che, forse, anche lei, era alla ricerca di un po’ di quiete.

Mi accingei a seder meglio sul ramo che mi sosteneva, voltandomi verso la fonte ove proveniva la voce che, come melodia, aveva toccato i miei timpani. Provai a sorridere in modo dolce, lasciando che gli occhi rimanessero aperti in una fessura, appena sufficiente per rendere visibile il colore. Poggiai il flauto sulle gambe, le braccia al lato dei miei fianchi, poggiate sul ramo. Lo sguardo rivolto verso i suoi occhi, avevo imparato a puntare il mio sguardo in quello altrui, senza effettivamente vedere.

E perché mai dovrei andarmene…? La luna stasera è per tutti e la presenza altrui è ben accetta.

Ed eccola, la parte contrastante, se non opposta, del carattere che ero solita mostrare. L’amore per l’arte, per la natura e forse anche per la macchina che aveva imparato a viverci: l’uomo. Un essere meccanicamente perfetto, che di difetti non dovrebbe soffrire. E invece bastava conoscere anche un solo individuo per rendersi conto di quanta malvagità e di quanta imperfezione ci avvaliamo. Eppure in quei momenti chiudevo un occhio, forse entrambi; forse anche io riuscivo ad amare. Afferrai Amai e lo rigirai più volte tra le mani, l’avrei accontentata, ma prima volevo soddisfare la mia curiosità.

Dimmi, è stata la musica a guidarti fin qui? Sai, non ti avevo mai sentita...

Edited by ~Sah. - 26/4/2017, 15:38
 
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view post Posted on 28/4/2017, 13:47     +1   -1
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La giovane ninfa della foresta non sembrò minimamente turbata dalla presenza della sconosciuta, anzi i suoi muscoli rilassati e la comoda posizione né erano la chiara prova. Tutto avrebbe potuto supporre in quel viaggio, tranne di fare una conoscenza in una maniera così inusuale. Nella loro epoca la notte veniva sfruttata per dormire, riposare i muscoli e le ossa stanche della giornata lavorativa così da poter raccogliere frutti più succulenti la mattina seguente. Una monotona e ripetitiva routine che la popolazione media eseguiva senza mai fermarsi a chiedersi perché; l’importante in fin dei conti era riportare a casa un pezzo di pane per la propria famiglia, non soffermarsi in inutili ragionamenti. Solo con l’avvento dei ninja ed il loro sistema gerarchico qualcosa era cambiato, anche le persone comuni potevano avere una possibilità nel loro cammino, non solo gli eredi di nobili origini. Ascoltando la sinfonia prodotta dalla ragazza, per un breve istante dimenticò chi realmente fosse, cosa pretendesse il mondo da lei e cosa stesse cercando in quelle terre. Poteva quel morbido ritmo avere un simile potere? Oppure chi sedeva di fronte a lei non era una semplice umana? Il cosmo nascondeva così tanti segreti che lei non conosceva ma su cui avrebbe tanto voluto indagare.

- Non temi il pericolo e la solitudine? La natura nasconde piaceri per chi riesce a coglierli ma sa anche essere infida e misteriosa. È come se non riuscissi mai a capire cosa potresti realmente trovarti davanti... - rispose con un sussurro quasi temesse di rovinare la pace donata da quel posto.

C’era così tanta armonia che scovare l’origine di questa sembrava impossibile. Le parve quasi di trovarsi in un sogno e che la foresta stessa la stesse guardando con quegli occhi verdi socchiusi a fessura. Sorrise la kunoichi in direzione della figura umanizzata, cercando d’essere cordiale nei modi come era stata educata sin da bambina.

- Si... la tua musica – rispose come assorta nei suoi pensieri - Offriamo in dono un’ode alla luna... per ringraziala di questo nostro incontro.

Il suo commento sarebbe potuto risultare ai più bizzarro ma non per la Hyuga. Si accovacciò a terra, strappando una foglia di medie dimensioni dal cespuglio sottostante, portandosela elegantemente alla bocca. Pochi attimi di silenzio e poi una strano suono avrebbe contribuito a riempire l’ambiente con l’aggiunta di nuove note.

C’era qualcosa di così profondo nel condividere un sentimento di tale portata, come se le loro anime si fossero sfiorate per la prima volta. Lei non aveva bisogno di uno strumento, lei utilizzava l’essenza stessa per esprimersi.

 
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~Sah.
view post Posted on 2/5/2017, 00:28     +1   -1




Due lune sotto lo stesso cielo, avvolte dall’essenza mistica del vento e dall’odore che la lieve nebbia notturna andava donando. Le acque scorrevano pacifiche, lungo il percorso designato che fato aveva imposto loro. La natura esprimeva le beate odi, i grilli cantavano e i lupi rincorrevano i propri stili, ululando alla luna piena, matrona dell’immenso cielo. Si muovevano in branchi, come se temessero la solitudine che, forse, anche loro affliggeva. Una brezza dolce scosse i capelli mossi di natura, lasciando che le ciocche mi accarezzassero il viso. Portai lentamente la mano sul braccio destro, laddove la ferita lo marchiava da sotto le bende. Lentamente ne tracciai i confini, più e più volte, come se quel gesto potesse fungere da risposta ad una simil domanda, che più di ogni altra mi toccava. Quel luogo era la mia vera casa e la quiescenza che vi era intorno era invece la mia famiglia, composta dalla già citata serenità e dalle sinfonie che giorno dopo giorno aggiungevo alle mie conoscenze.

Non risposi, scivolai con fare aggraziato dal ramo che mi sosteneva, quasi attratta dalle note a cui la fanciulla stava dando vita. Mi sedetti, non troppo vicino la sua figura, e tentai d’imitare le sue note. Quiescenza ed armonia davano vita ad un alone intorno a noi, di cui potevamo vantare il controllo. Il ventre eseguiva i propri moti di respirazione con leggerezza, le dita scivolavano con autonomia lungo lo strumento di cui mi avvalevo giorno dopo giorno. Le acqua danzarono al ritmo ed i lupi, coro, si aggiunsero a quella che era divenuta la melodia della notte che, quando tacque, espanse la sua mistica essenza lungo la foresta, compiacendo anche le bestie più lontane. Amai lasciò le mie labbra che, tinte di stupore, rimasero schiuse in un’espressione che solo positività poteva trasmettere. Anime vissute lontane e dai passati differenti adesso sembravano andare a braccetto come se mai fossero state divise. Puntai lo sguardo verso la figura che aveva reso possibile tale magia e, sotto ai raggi avorio della luna, ne scorsi i lunghi e sinuosi capelli dal colore destinato a restarmi ignoto. Portai lo strumento in legno sulle cosce scoperte e mi accingei a parlarle, come se necessità mi spingesse a farlo.

Arigato. Sembrerà ironia, ma fato vuole che io mi chiami Tsuki Yume, sogno di luna, che stanotte abbiamo reso reale.

Sussurrai, con in viso un timido e contenuto sorriso. Accarezzai nuovamente quel punto sul braccio, stavolta priva di ogni dolore.

E tu...qual è il tuo sogno? C-come ti chiami..?

Scusami l'autoconclusività, in caso non vada bene, dimmi pure su whatsapp che modifico.


Edited by ~Sah. - 2/5/2017, 02:32
 
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view post Posted on 5/5/2017, 20:38     +1   -1
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La totale dipendenza dalla musica la portò verso immagini lontane, ricordi di quando aveva appreso quell’arte dai suoi fratelli pelosi. La sua famiglia le aveva insegnato così tanto... avrebbe voluto condividere quel momento con loro ma desistette. Per quella volta sarebbe stata egoista, avrebbe goduto di quegli attimi di musicalità solo per se stessa, rigenerando le sue membra stanche dal viaggio. Le palpebre chiuse lasciavano il suo corpo alla mercé di chi aveva davanti ma poco le importava. Lo strumento della ragazza poco distante da lei sembrava tranquillizzarla con quelle note dolci, mentre seguiva il ritmo della sinfonia accennata dalla kunoichi straniera. Doveva chiedere, sapere... quale potere nascondesse tale bravura. Chiaki avvertì i suoi passi avvicinarsi ma non mosse un muscolo, non temeva nulla, non in quegl’istanti. La morte sarebbe stata un morbido tessuto di suoni meravigliosi che l’avrebbero piacevolmente potuta portare via con sé. Chissà cosa pensava Yume in quel momento? Stavano dedicando un’ode alla sua casa, al suo regno, a ciò che lei aveva rappresentato per anni. C’era ancora chi apprezzava la lucentezza dell’astro notturno e lo spettacolo che regalava notte dopo notte. Sorrise la fanciulla, come avvertendo che anche l’altra creatura racchiusa in lei godesse del piacere di quella sensazione. Non erano soli, nel fitto della foresta anche altri animali si unirono al coro, ed il vento, lo scorrere dell’acqua e lo scrosciare dei fulmini lontani composero la loro orchestra. C’era del magico in una cosa così semplice, un sogno che improvvisamente si spezzò come le note interrotte della giovane. Non si erano nemmeno presentate effettivamente, ma avevano realizzato qualcosa di molto più profondo e difficile.

- Il destino aveva già previsto il nostro incontro allora. Puoi chiamarmi Yume, piacere - rispose l’altra sbalordita nel venire a conoscenza del nome della sua interlocutrice - Se non sono troppo invasiva... posso sapere da cosa deriva questa scelta dei tuoi genitori? Sempre che tu ne sia a conoscenza...

Abbassò il braccio abbandonandolo morbido sul fianco ed osservando, con i suoi occhi dello stesso colore della luna, la giovane in sua compagnia. C’erano così tante domande con cui avrebbe voluto approcciarsi ma quella le sembrava la più adatta al filo del discorso. Approfittando della pausa, la Hyuga si avvicinò a passi lenti quasi temesse una reazione brusca dalla sua nuova conoscenza. Il suono dei suoi respiri andava pari passo con quello dei suoi passi, in un moto organizzato mentalmente per evitare ulteriori rumori ad alternarsi. Raggiunto un punto sicuro, vicino ma anche non troppo fastidioso si sedette a terra, mettendosi allo stesso livello della sua interlocutrice. I suoi occhi erano una calamita, ed a quella distanza riusciva ad ammirarli in tutte le loro particolari sfumature.

- Il mio sogno dici? Una domanda inaspettata... - disse scorgendo lo strano movimento che la fanciulla eseguiva accidentalmente alle bende che rilegavano il suo braccio destro.

Riusciva a sentirne il dolore o quello che rimaneva del sangue versato. Perché una fasciatura? Cosa le era successo? Si trattava forse di ciò che restava di un allenamento non finito nel migliore dei modi? Ed eccola ancora lì a farsi troppe domande, interrogativi che la sua mente non avrebbe mai potuto rispondere senza un aiuto esterno. Si ritrovò a gattonare, con movimenti cauti, come quelli di una madre verso il proprio cucciolo ancora cieco. I cinque sensi si sarebbero svegliati all’unisono descrivendo completamente chi avevano l’una di fronte all’altra.

- Io vorrei che il male non esistesse e che la sofferenza cessasse... o perlomeno che l’ago della bilancia pendesse sempre più dalla parte splendente della vita - lo rivelò con un sussurro, accennando un sorriso imbarazzato per quel suo essere così infantile su quell’argomento - E tu cosa sogni?

Si avvicinò ancor di più, fino a sfiorare l’erba che accarezzava il suo corpo adagiato. Ne avrebbe potuto sentire la chiara presenza, sotto ogni punto di vista.

- Ma soprattutto cosa ha causato il tuo dolore? - chiese sfiorando la fasciatura che nascondeva la sua pelle giovane e vellutata.

 
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~Sah.
view post Posted on 9/5/2017, 13:02     +1   -1




Lieve brezza di vento tornò, ad aria rinfrescar. Inclinai verso il prato la schiena, le mani poggiate sopra i delicati fili d’erba a sostenermi. Piccole chiazze grigie sparse in un cielo buio e una luce maggiore, avorio, proveniente dal centro dell’immensa distesa di cielo. Era la limitata bellezza di cui riuscivo ad avvalermi, contornata da una piacevole presenza quale quella della giovane. Era riuscita a tranquillizzare il mio animo irrequieto, a mutare una sera qualunque in una serata speciale, indimenticabile. Pian piano, nitidi ricordi di una voce dolce, resa rauca dall’età avanzata, cominciarono a riaffiorare ove l’ultima volta erano apparsi: nella mia mente. Narrava parole che più di ogni melodia mi rilassavano, che più di ogni cosa riuscivano ad interessarmi. Sorrisi lievemente e mi strinsi tra le braccia quando la sensazione del suo tocco tornò presente alle mie carni. Era mia nonna, colei che più avevo amato e colei che più affetto era riuscita a trasmettermi. Ricordi vividi di quando, davanti al confortevole camino, mi cullava tra le braccia, narrandomi storie che ancor oggi ricordavo: dai suoi più inverosimili incontri alle storie che più mi riguardavano. E fu quando mi raccontò della mia nascita che restai più sorpresa. Disse che quella sera la luna era coperta da nubi e la pioggia faceva da padrona, ma quando nacqui, fu come se luna fosse tornata a splendere alta in cielo.

Mamma...mamma diceva che quando aveva mancanza della luna mi guardava...e la ritrovava.

Dissi, e fu verità. Era solita viziarmi di parole le sere in cui lui era in missione e potevamo dormire l’una di fianco l’altra. Spesso le altre bambine si lamentavano quando il padre era in missione, ma a me stava bene che ci andasse e che mi lasciasse sola con le due persone che ritenevo famiglia. Yume si spostò, potei avvertire i suoi dolci passi e il suo odore avvicinarsi alla mia figura, fin quando non l’avvertii di fianco a me. Una ciocca di capelli mi sfiorò e cercai di puntare lo sguardo smeraldino nella stessa direzione ove proveniva la voce bianca. Bianco come il sogno che avrebbe voluto realizzare. Sfiorò la mia ferita con le dita e il breve tocco mi donò un fremito, come se quel contatto mi giungesse nuovo. Nuovo ma piacevole. Per la prima volta qualcuno sembrava interessato a ciò che i miei occhi nascondevano e non a ciò che le labbra andavano dicendo. Spostai lo sguardo verso il basso e la mano tornò sulla ferita, tremante. Quei sogni, quel pitone, quei malesseri. Cosa destava il mio dolore? Non lo sapevo neanch’io.

I-io sogno che tutto ciò finisca. Che tutto torni ad esser bianco...ma ogni volta che sono alla fine, mi si apre un nuovo inizio.

E fu sussurro, stavolta però, non al vento.

Edited by ~Sah. - 9/5/2017, 14:19
 
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view post Posted on 15/5/2017, 17:51     +1   -1
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La narrazione era calma, lieve come una danza di cui si è protagonisti senza esserne a conoscenza. Entrambe erano spiriti della foresta che aleggiavano tra la natura incontaminata che gli aveva fatto come dono il mondo. Nessuno sapeva della loro presenza lì, nessuno si sarebbe accorto se la loro anima fosse stata portata via in quel momento. Erano solo insetti di passaggio in un posto così immenso dove la vita era un continuo ricircolo. Eppure ogni essere umano aveva la sue pretese, i suoi desideri ed i suoi sogni; avvertendone il reale bisogno o imponendoselo per paura di un posto così immenso. La luna... quella sera l’astro pallido era nella mente di entrambe chi per un motivo chi per un altro. Alcuni antichi racconti parlavano del firmamento in maniera enigmatica, associandolo sempre a premonizioni, divinità e riguardando ogni cosa in cui l’uomo non riuscisse a darsi una risposta. Ma c’erano dei momenti in cui a determinate persone bastava portare il naso all’insù per rasserenarsi, per parlare con chi gli è caro o pregare per la ricerca di protezione. Non doveva avvenire per forza per una ragione, a volte era solo un’abitudine.

- Più io ti guardo invece, e più mi ricordi una ninfa della foresta - si espresse sempre con un timbro di voce pacato la kunoichi - Nella mitologia queste concedevano il loro aiuto a chi ritenevano degno.

Fece una pausa la diciassettenne, studiando la reazione della sua interlocutrice. Si erano scambiate così poche parole da quando si erano incontrate e già sembravano due gemelle separate dalla nascita. Ricordava bene Hazuki ed i suoi occhi rivolti costantemente al cielo notturno. Molte volte si era trovata lì ad osservarla, pronta a farle quella domanda forse scontata ma mai aveva osato interrompere i suoi pensieri. Per quanto potesse essere piccola, in quegli istanti vedere sua madre riflettere con quel suo sguardo perso, la affascinava. Ecco perché l’immagine di lei che fissava il manto blu scuro era diventato un simbolo dopo la sua morte, un punto per ritrovare l’affetto che le era venuto a mancare.

- Sai quando ho perso mia madre parlavo spesso alla luna sognante, speravo che rivolgendomi a lei un giorno mi avrebbe risposto... poi con il tempo ho dimenticato persino il suo volto ed ho smesso di farlo. Quando la realtà mi ha investito con la sua cruda e fredda verità, allora lì ho capito d’essere cresciuta. Non volevo più vivere di aspettative e ricordi ma volevo agire - vacillò a quel punto della conversazione, come a interrogarsi sul perché le stesse dicendo quelle cose, poi continuò determinata - Vedi ogni nuovo inizio come una possibilità, qualcosa che ti avvicini sempre più al tuo sogno. Anche se ci sono delle tracce che andranno a segnare il nostro destino, sei tu ad avere il potere per plasmarlo.

Allontanò le sue dita dalla ferita, lasciandola respirare da quel malessere che la rossa portava con se come un macigno. Non ci sarebbe stato bisogno d’infierire ulteriormente, sarebbero bastati pochi centimetri. Una strana luce verde smeraldina venne partorita dalle mani dell’evocatrice, illuminando la zona fasciata. L’energia del ninja s’inoltrò direttamente nella carne della ragazza, ricucendone i tessuti ed alleviando la parte fisica del suo dolore. Con lei niente e nessuno le avrebbe fatto altro male, almeno finché fossero rimaste unite sotto la luna.

<ijutsu> - Konji Kin: Piccola Cura - [Chk: 40] “Questa è la più semplice tecnica di cura esistente, ma quella che di solito è anche la più utile, poiché la rapidità d'esecuzione è velocissima, permettendo al ninja di poter ritornare a combattere. Manipolando dunque il suo chakra il medico lo concentra quanto più possibile sul palmo della propria mano, poi avvicina questa alla propria o altrui ferita, mantenendo la distanza di circa tre pollici, dopodiché fa fluire l'energia spirituale nei labbri della lacerazione, tentando di ricostruire il tessuto. La Ijutsu fa recuperare 10 Punti Salute, ma tale valore aumenta di 5 per ogni 20 Punti Chakra utilizzati oltre i 40 base. Se si cura la lacerazione con lo stesso valore di Vita persa allora svanirà anche il Malus, non superiore al Quinto Grado. Se viene utilizzato il triplo del chakra necessario per sanare la ferita questa verrà considerata come Attivazione utilizzabile solamente una volta per turno, naturalmente tale clausola vale solo se la Ijutsu viene utilizzata su se stessi. Non può togliere il Malus Congelamento e quello d'Accecamento, ma quest'ultima solo per il rango Jonin.”

 
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~Sah.
view post Posted on 28/5/2017, 10:30     +1   -1




Fu un gesto rapido, che si dissolse nel tempo. Sentiva le mani lattee sulla ferita che, accompagnate dalla voce melodica quanto rassicurante di Yume, andarono riportando, da braccio a cuore, quel senso di beatitudine che da poco era venuto a mancare. Una riesumazione, lo avrebbe potuto dire. E quelle della giovane, erano le parole che stavano dando vita al miracolo. Era l’ennesima conferma che il destino è prescritto al momento della nostra nascita, ma non rinchiuso da una cupola d’intoccabile diamante. E’ plasmabile, modificabile, bisogna solo trovare le giuste parole e la penna più adatta a scriverlo. Fu così che, lo sguardo della giovane, tornò alto, ponendosi, con una certa timidezza, ancora una volta sulla figura candida della giovane. Le sorrise lievemente, facendole ben notare che quel gesto e, soprattutto, quelle parole, erano stati d’aiuto. La mano nuovamente sulla pelle scoperta dalle bende, stavolta liscia e non più delineata dalle calde labbra della ferita. Serenità, che sarebbe durata per poco tempo, ma pur di serenità si parlava. Lo sguardo cieco aveva ripreso vivacità e d’un lieve, ma significativo, smeraldo tornò a dipingersi. Molto spesso l’uomo tende a nascondere le proprie debolezze, per paura di cadere negli abissi dell’oblio... Cominciò, non dando alla ragazza chiara immagine di ciò che il discorso volesse andare a toccare. Deglutì, accarezzando il braccio che le era stato guarito, concreta prova che lei aveva vissuto quell’oscurità, più intensa di quella che ogni giorno viveva. …ed anche io vivevo questa paura, seppur la mia età sia ancora ferma all’adolescenza. Poi, quella notte, ho smesso d’impressionarmi e di temere; ho imparato che la vita è spesso ironica ed alle volte anche superficiale. Magari le mie parole ti sembreranno esagerate, specie per il carico di contenuto che vogliono portare. Forse troppo pesante anche per il mio stesso corpo... Lo sguardo tornò basso, previo di esitazione, previo di timore. Non sono apatica, ma contraddittoria se affermo di temere ancora. Temo che uno di quegli inizi mi riporti nuovamente all’inferno che ho vissuto. Marcherò questo invece questo inizio con una rivelazione e, se sarà necessario, con una melodia in onore del nostro incontro. Rialzò gli occhi nuovamente, stavolta nascondenti un pizzico del timore prima accennato. Il mio è uno sguardo cieco alla ricerca della luce e della libertà che potrà compire il mio sogno. Questi occhi lo disse passandoci sopra la mano destra. Mi hanno portata alla sofferenza ed alla disperazione. Il coprifronte che tanto bramavo, è solo il frutto di tutto ciò. Pensavo che il destino mi avesse bloccata nel suo girone, ma grazie a te ho capito che...posso volar via da questo. E fu una frase infantile quella pronunciata dalla voce pacata che era solita assumere, marchiata dal sorriso roseo che più della luna splendeva. Sono sicura che, con po' di impegno da ambo le parti, i nostri sogni un giorno potranno conciliare e splendere della stessa magnificenza di cui la luna, sera dopo sera, ci delizia. E le anime defunte che d’ingiustizia hanno sofferto...contribuiranno ad alimentarne la luce. Vivranno, ancora.

 
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view post Posted on 10/6/2017, 09:11     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Il sorriso della giovane la rincuorò, facendole realizzare che non doveva averle procurato nessun dolore la sua azione. Solo in quel frangente però i suoi occhi notarono un dettaglio non indifferente, che nel corso del colloquio sarebbe uscito quasi spontaneamente, la rossa non la fissava mai dritta nelle sue iridi trasparenti. Che fosse un gesto di timidezza? No, non poteva essere. Dopotutto si rivolgeva verbalmente a lei con una familiarità fuori dal comune, perché il suo corpo avrebbe dovuto tradire le sue parole? Come se un fulmine le avesse appena trapassato la mente, la diciassettenne palesò un’espressione esterrefatta. Rimase in silenzio nonostante tutto, come se quella scoperta le mozzasse il fiato. La terra era stata crudele con la sua povera figlia, sottraendole uno dei cinque sensi tanto importante, quanto magnifico. Molte delle doti tramandate dal clan dell’evocatrice si basavano praticamente sulla vista, immaginarsi una vita improvvisa senza Byakugan la scosse dal profondo. Non si era mai soffermata a riflettere su simili privazioni, nonostante il mondo per lei fosse un posto piuttosto pericoloso, considerato anche il ruolo che ricopriva nell’organizzazione delle Nuvole Rosse. Solo quando sua figlia Amane aveva perso completamente la facoltà di parlare, dopo il forte terrore provato come ostaggio di K, aveva iniziato a cercare una soluzione al problema. Dopotutto era una guaritrice, certe cose non dovevano scivolargli così dalle mani... doveva chiedere, informarsi anche se affrontare un simile argomento con una sconosciuta non doveva essere facile per la fanciulla. Confidò nei suoi stessi modi, che riuscivano a liberarla da scomode posizioni anche senza l’utilizzo della forza; al contrario di come faceva suo marito. Attese pazientemente che la ragazza finisse il suo discorso prima d’intervenire a riguardo. Il suo concetto era molto profondo sul significato della vita, non troppo distante dagli ideali che si era fatta carico l’evocatrice negli anni.

- Cos’è successo quella notte? - chiese con curiosità la fanciulla, notando quel velo di mistero nella confessione della sua interlocutrice.

Da cosa realmente nasceva quel dolore? Ne riusciva a respirare il sentimento nonostante l’altra lo continuasse a nascondere, anche se in modo piuttosto goffo. Che cercasse di reprimerlo? Che non volesse ricordare? Eppure il suo istinto femminile le suggeriva che in qualche parte di quella figura la verità non vedeva l’ora d’essere rivelata. Si scusò con lei per quel discorso troppo impreciso ma Chiaki rimase calma, lasciando sfogare la magnifica ninfa confusa e spaesata.

- A volte sfogarsi con qualcuno d’esterno, rende il boccone amaro più facile da mandar giù - la spronò a continuare, preparandosi ad assorbire qualsiasi tipo di rivelazione le fosse stata concessa - L’età non è l’unico valore per determinare le esperienze di una persona. Sono sicura che tu hai molto da raccontare...

Non dovette insistere oltre perché il fiume in piena straripò, portando con se anche l’intuizione che la guaritrice aveva avuto. Si era fatta abile Tsuki nel riuscire ad individuare la fonte della voce che comunicava con lei... ma da vicino le cose erano diverse. Le dispiaceva non poter fare qualcosa per quella perdita ma ancora non aveva le capacità adatte, il suo mestiere era complicato ed impervio. Doveva sempre essere aggiornata con i tempi, informarsi sulle doti speciali accumulate con il sudore degli studi ed entrare a contatto con una tecnologia che andava oltre quella poca strumentazione che possedeva all’eremo.

- Mi dispiace solo non riuscire a fare niente per questa perdita... ma ciò non deve scalfire la tua determinazione - disse ritrovando quella giusta risolutezza, di fronte al domani - L’importante è avere ben in mente l’immagine della propria meta. Sogna... sono i sogni a reggere il mondo.

Lei ci credeva realmente in quelle sue stesse parole. Solo coloro che avessero avuto veramente la forza spirituale per modellare i propri desideri sarebbero riusciti a plasmare la forza fisica per raggiungere l’obiettivo agognato. Non c’erano limiti alle capacità dell’uomo da quando i Kami avevano fatto dono di una parte del loro immenso potere. Con ciò che aveva perso, la rossa aveva solo da guadagnarci; davanti a lei si sarebbero aperte strade impercettibili per chi al contrario di lei possedeva tutto. La crudeltà l’aveva segnata ma non doveva essere per forza un male.

- Un coprifronte è solo un oggetto inanimato se non credi nel suo reale significato simbolico. E se devo essere onesta... io non ci credo - commentò la Hyuga rendendo chiara la sua appartenenza al regno degli shinobi - Sono stata obbligata a prendere questa strada, un percorso che adesso trovo vantaggioso per la mia salvaguardia e per raggiungere i miei sogni ma ogni tanto ripenso a tutte quelle vittime mandate a morire in qualche missione troppo pericolosa, o in guerra, e mi chiedo... come si possono arruolare dei bambini? Come si può condurli verso l’inganno senza rimorsi?

Questo mondo è crudele e spietato. Ma anche... bellissimo sotto altri aspetti

- Si, le tue parole stanno già dissipando l’oscurità dei nostri cuori - commentò rivolgendole un sorriso sincero - Sentirsi dire ogni tanto che non si è degli sciocchi mi infonde sicuramente un certo vigore.

Il ricordo delle persone scomparse avrebbe alimentato il fuoco interiore di chi avesse continuato ad abitare quel mondo. Tramite la memoria, la sofferenza della loro perdita, chi restava sarebbe stato forgiato dal dolore; ma la scelta di seguire la luce o l’oscurità spettava solo a loro. Improvvisamente un rumore di cespugli che si scuotevano catturò l'attenzione d'entrambe le figure. Chiaki si rimise in testa l'enorme cappuccio che occultava la sua identità, nonostante la notte la supportasse nel suo percorso, era sempre meglio stare all'erta. Si trovava in un territorio nemico anche se la sua taglia girava solo per i territori del Paese del Fuoco. Scattò in piedi come una lepre pronta a fuggire, attivando il suo doujutsu nell'immediato per avvantaggiarsi nello scoprire chi si celasse dietro il fogliame. Fatica inutile la sua perché ben presto due testoline fecero capolino dal suo interno, mostrandosi guardinghe per la situazione creatasi. Chi era quella sconosciuta? Fu Yang quello che per primo si avvicinò alla sua evocatrice mostrandosi sicuro e senza timore.

- Chiaki non ho trovato nessuna traccia di quello che cercavamo a Nord - disse con convinzione l'animaletto lasciando suo fratello basito.

Anche la kunoichi si trovò in difficoltà sentendo il suo nome pronunciato così tranquillamente. Perché ancora non riusciva a rimanere vigile con certe questioni delicate? La Hyuga alzò gli occhi al cielo, conscia che Tsuki non potesse vederla.

- Chi è Chiaki? Non ti ricordi nemmeno come mi chiamo? - domandò lei di rimando, facendo ricordare a mustelide quanto potesse essere pericoloso rivolgersi a lei con il suo reale nome.

- A Sud invece ho trovato qualcosa di simile alla tua descrizione ma dovremmo muoverci prima che inizi ad albeggiare - intervenne l'altro animale dal pelo scuro non distogliendo mai i suoi grandi occhi verdi dall'essere umano in compagnia della firmataria.

Non aveva tutti i torti la bestiola, in quella maniera si sarebbero mossi molto più velocemente e non avrebbero avuto problemi troppo grossi con la popolazione se si fossero mossi abilmente. Quell'incontro era destinato ad interrompersi ma il destino rimaneva un'incognita e per quanto il mondo fosse vasto la fortuna di rincontrarsi non l'aveva mai data per impensabile. Dovette congedarsi a malincuore con l'incantevole fanciulla, costringendosi a tornare ai suoi doveri. Prima di lasciarla però si sfilò un fiore dalla lunga chioma e glielo cedette, come segno della sua riconoscenza. Come lo era stata lei da giovane anche quella straniera era un fantastico bocciolo che doveva ancora sbocciare... c'era ancora speranza per l'umanità, forse.

<attivazione> - Byakugan - [Chk: 40/60/80/100] “Il Doujutsu tramandato ad ogni membro del Clan per via genetica. Sin da bambini gli Hyuga infatti sono facilmente riconoscibili a causa degli occhi completamente bianchi che non mostrano alcuna pupilla, attivando però il Byakugan questa inizia a delinearsi e le vene delle tempie si gonfiano vistosamente. Grazie ai suoi occhi speciali lo Shinobi avrà un'ampia di visione di ciò che lo circonda, potendo aumentare infatti il suo campo visivo di ben 50 metri in tutte le direzioni; ciò gli conferirà maggiore sicurezza nei movimenti, data la consapevolezza della propria Difesa Assoluta. Inoltre sarà in grado di vedere il flusso interno del Chakra del nemico e i suoi Tsubo. Unica pecca di quest'abilità oculare è un punto cieco nel centro della nuca, segreto tenuto nascosto agli estranei gelosamente e svantaggio che molti riescono a colmare con un po' d'ingegno. Attivando questo Doujutsu, i membri del clan sono in grado di vedere qualsiasi essere vivente all’interno del loro campo visivo rendendo quindi impossibile nascondersi da essi tramite normali metodi. Oltre a ciò, la possibilità di vedere i punti dove il Chakra nemico è più concentrato, così come la natura elementale del suo Chakra, rende possibile poter in un certo senso prevedere gli attacchi avversari e notare molti dei loro punti deboli permettendo di colpire con precisione. Ciò dona un bonus pari a 20/40/60/80 ad ogni Taijutsu o Bukijutsu, sia offensiva che difensiva. Tale bonus sale a 30/60/90/120 nel caso si usino tecniche di clan. Quest’attivazione conta come un potenziamento a tutte le statistiche tranne che a Chk e Vta, quindi sarà possibile usare una sola altra attivazione che dia bonus ad una qualsiasi statistica.”



Edited by Karen91 - 14/6/2017, 12:29
 
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