Ritorno alle origini, Chiaki Hyuga - Sessione Autogestita #2

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view post Posted on 24/4/2017, 15:09     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Konoha
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Da una Lacrima di Luna

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Atto I ~ Conflitto

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[x] Nel mentre Fuyuki dette sfogo a tutta la sua frustrazione, tirando in ballo un fatto piuttosto ovvio ma che forse l’Hokage non aveva considerato, la mise al corrente di un segreto che entrambi i coniugi custodivano gelosamente. Non erano dei novellini ma soprattutto la Hyuga non provava sentimenti di vendetta. Aveva imparato bene ad incanalare i suoi malumori, aiutata probabilmente da un carattere prettamente pacifico. Eppure la mora non sembrava turbata dalle parole del suo sottoposto, anzi non mancò di ribadire ciò che secondo lei era una motivazione sensata e plausibile. Era proprio vero che lo sharingan riuscisse a vedere così lontano? Oppure lei era una stratega senza uguali? Non la conosceva abbastanza per poter dare un giudizio personale. Le sue impressioni su quella donna erano cambiate così tante volte da quando l’aveva conosciuta che aveva perso completamente la concezione di chi fosse realmente. La rabbia del coniuge fu soppressa nell’immediato, proprio grazie al sigillo che proprio colei che considerava una sua pari gli aveva imposto. Lanciò un’occhiata nella sua direzione la Hyuga, non sorprendendosi minimamente dell’attivazione della tecnica, già lei aveva intuito il modo operandi delle autorità, Sarebbero dovuti essere dei bravi soldatini al servizio delle istituzioni come era stato deciso in principio, quando avevano fatto il primo passo iscrivendosi in accademia. Ben presto la stessa espressione atona che aveva caratterizzato il volto della diciassettenne da quando Akane-sama aveva cominciato a parlare contagiò anche il jonin al suo fianco. Le sue parole finali ed il comportamento con il quale sottostò la lasciarono di stucco in un primo istante, ma finalmente si rasserenò intuendo che avesse capito. Il Sandaime li oltrepassò senza altre direttive, per raggiungere ben presto il luogo dove avrebbe dovuto tenere il discorso con il popolo. Chiaki nel silenzio più totale ed imbarazzato della stanza si trovò a fissare il suo amato. Pochi attimi in cui il corpo di lui le trasmise insicurezza ed incapacità di relazionarsi persino con sua moglie. Non passò inosservata la mano che si mosse lentamente verso di lei per poi ritrarsi di colpo, quasi non meritasse quel sostegno. Ben presto persino la fanciulla si trovò impacciata davanti a colui con cui aveva deciso di condividere il resto della sua vita. Non sapeva esattamente quale fosse la ragione ma il sospetto nasceva proprio dalla fiducia sconsiderata che lei gli aveva dato ed al fallimento che lui stesso aveva portato con sé. Non avrebbe infierito ulteriormente sulla questione, ma ad entrambi occorreva tempo per metabolizzare gli avvenimenti. L’evocatrice prese la testa del gruppo e con passo svelto e sicuro raggiunse la porta che la divideva dai figli. Come aveva già deciso non avrebbe ascoltato il discorso del leader della Foglia, non solo perché non voleva ma perché la cosa più intelligente da fare in quel momento sarebbe stata quella di mettere al sicuro i due pargoletti. Il villaggio avrebbe dovuto abituarsi alla loro presenza e non sarebbe stato un dettaglio da poco al momento.

- Andiamo bambini - disse semplicemente, prendendo in braccio la più piccola.

I due furetti, piuttosto accigliati, si arrampicarono abilmente sulle spalle della giovane, senza il minimo sforzo, tanta era l’abitudine nel farlo. Avrebbe dovuto comportarsi il più naturalmente possibile ma non riusciva ad essere la solita se stessa. I suoi segnalatori di pericolo erano totalmente in allarme, nonostante la presenza dell’uomo di famiglia a protezione. E mentre uscivano dalla residenza da una porta secondaria, si ritrovarono a camminare per le strade mentre la voce dell’Uchiha faceva eco per le strade del posto. Molti dei passanti erano talmente intenti a tenere il naso all’insù che non badarono minimamente al loro passaggio. Come delle falene attratte dalla luce, fortunatamente notavano solo quello che volevano vedere. Per quanto non volesse ammetterlo quella giornata era stata pesante e la cosa che più desiderava in quel momento era stendersi su un letto e rimanere insieme ai due cuccioli. Si muoveva a passo svelto, cercando con il suo sguardo speciale una locanda nelle vicinanze. Non aveva ancora discusso con il partner sul dove sarebbero andati a vivere una volta tornati a casa, quasi fosse stata sempre una sorta di utopia. Quando riuscì a prendere coraggio per intavolare il discorso, si girò e un po’ meravigliata lo vide distanziato di alcuni metri dal gruppo, intento a guardare la donna che lo aveva tradito. Quel lato di lui così fragile era nuovo persino per lei, ma avrebbero affrontato insieme anche questa difficoltà. Intanto l’Hokage aveva messo in atto un vero e proprio teatrino, creato ad hoc per l’occasione. Quella scena macabra le mosse lo stomaco, come se non sopportasse quell’esibizione di potere. Sapeva perfettamente che non si trattava del vero Ryu Yotsuki ma non sopportò ugualmente quella mancanza di rispetto verso chi non abitava più il loro mondo. Prima che i più piccoli potessero essere coinvolti da quella scena, tornò sui suoi passi. Lo shinobi avrebbe saputo trovarla.


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Atto II ~ Famiglia

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La comodità della locanda non era la stessa di casa propria ma comunque rimaneva più piacevole del duro suolo all’aperto. Il giorno seguente sarebbe stato altrettanto stressante, soprattutto per far ambientare i due bambini, che in quei giorni si trovavano sballottati da un posto all’altro senza ricevere nessuna sorta di spiegazione. Nonostante il proprietario del posto fosse stato interdetto sul da farsi al loro arrivo, aveva ceduto al tintinnio del sacchetto che la bella dalla chioma blu teneva in mano. Se i suoi sospetti fossero stati fondati, probabilmente il giorno seguente qualcuno gli avrebbe riferito la notizia del loro reintegro o in compenso si sarebbe ritrovato con dei ninja addestrati intenti a spiegargli la situazione per il suo allarmismo. Nonostante il trambusto e gli sguardi timorosi il vero toccasana era giunto non appena il suo fondoschiena ebbe toccato il morbido futon preparato accuratamente per i nuovi ospiti. La parte più difficile rimase sostanzialmente quella di trovare un intrattenimento per quelle tenere creature, ma ben presto riuscirono a sistemare anche quel piccolo intoppo. Avevano avuto buon occhio nella scelta del pernotto, perché sembrava realmente che non mancasse nulla per le esigenze della sua clientela. Alcuni vecchi giochi da tavolo erano riposti in un angolo all’ingresso e quello più incuriosito dalla loro presenza era stato proprio Aiko. I silenzi imbarazzanti sembravano all’ordine del giorno e a parte diversi gesti affettuosi e occhi a tratti persi nel vuoto, le parole scambiate si contavano sulla punta delle dita. La prima luce di cambiamento avvenne quando il piccolo portò al cospetto dei due coniugi due di quelle scatole impolverate, aprendone una piuttosto incuriosito. Quella sua scintilla d’interesse venne trasmessa anche a sua madre, che iniziò ad osservare i vecchi kanji con brama di conoscenza. Di cosa si trattava? La rigidità della scatola costrinse il moretto ad applicare più forza del dovuto, riversando il contenuto per terra. Palline nere e bianche, simili a caramelle, si sparsero in tutte le direzioni creando un po’ di caos, ma che venne visto da Amane come un vero e proprio gioco. Tra l’espressione gioiosa della piccola, che seguiva le pedine rotolanti, e il fratellastro, che provava a recuperarle, Chiaki sembrò dimenticare per un istante il vissuto. Trattenne a stento una risata, lanciando un occhiata a suo marito interrogativa per poi spostare lo sguardo sugli oggetti. Che lui conoscesse il loro reale utilizzo? Forse già sapere che non si mangiavano poteva essere un inizio. Eppure l’espressione dubbiosa di lei non venne colta e rimase nel limbo dell’ignoranza. Quando ne ebbe afferrato uno però si accorse della consistenza dura e riuscì a scartare l’assurda idea iniziale per passare a quella più veritiera, che si trattasse di un passatempo ludico. Non c’erano regole disegnate e persino Fuyuki non sembrava conoscere il criterio logico visto il suo passivo silenzio, fu così che non le restò che inventare.

- Beh si insomma, le regole non dovrebbero essere difficili... ci sono due squadre, chi lancia un maggiore numero di pedine più lontano con una schicchera delle dita vince - disse tutta entusiasta la fanciulla, lasciando spiazzato il partner.

- Mamma e allora quel tabellone a cosa serve? - domandò l’orfanello, dubbioso.

Effettivamente nemmeno lei sapeva dare un ruolo alla copertura rigida, che notò solo in quell’istante.

- Ehm, hai sbagliato gioco - il sussurro all’orecchio del suo uomo la fece voltare di colpo, sconvolta.

Lui sapeva cos’era quindi? Gli occhi della diciassettenne presero una sfumatura diversa, completamente assorta. L’aveva mandata avanti quando lui sapeva perfettamente cosa avevano di fronte.

- Sembra che vostro padre se ne intenda, dai Fuyuki non fare il timido - disse in modo provocatorio la kunoichi, facendo una specie di sorrisetto malizioso.

Messo all’angolo dalla ragazza, il ventiduenne fu costretto a spiegare sotto lo sguardo attento dei due allievi. Infatti mentre Amane se ne stava per conto suo facendo finta di sfamare il suo peluche con le pedine, Aiko e Chiaki avevano assunto la stessa posizione da bravi uditori pronti a fare mente locale delle conoscenze trasmesse. Quel gioco chiamato “go” non sembrava adatto a principianti come loro, tant’è che nonostante la semplicità delle mosse iniziali risultavano parecchie tattiche per terminare immediatamente la sfida; azzardi che nemmeno un tipo risoluto come il suo sensei sembrava conoscere approfonditamente. Eppure cose del genere venivano usate anche per realizzare strategie belliche, e per un attimo sembrò quasi sensata la sua poca attitudine al gioco. Le numerose domande, che puntualmente interrompevano ogni frase, non tardarono a cancellare definitivamente la poca voglia del castano ad interagire con loro in quella seduta d’apprendimento. Ben presto il duo si trovò a divertirsi a modo suo, lanciandosi le pedine come fossero dei piccoli sassi ed inglobando in quell’insulso svago anche il cosiddetto “Namida”. Fu in quell’istante che la Hyuga sentì nuovamente i battiti del suo cuore... non il tipico suono della vita ma una sinfonia diversa. La gioia di avere ancora accanto, nonostante tutto, la sua famiglia.


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Atto III ~ Risentimento

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Camminavano per le strade con sguardo sicuro, senza il minimo segno di debolezza, proprio come avevano fatto il giorno prima. La loro meta era designata ed era il jonin a fare strada al gruppo. Aiko si guardava incuriosito intorno, osservando per la prima volta quelle vie e case piuttosto affollate. Vedere tutti quegli esseri umani nello stesso punto probabilmente aveva catturato la sua totale attenzione. Chiaki gli aveva accennato che quella giornata sarebbe stata impegnativa per tutti, ma avrebbero approfittato del tempo insieme per mostrare quante cose possibili del Villaggio della Foglia. Non c’era mai stata occasione di fare un vero e proprio viaggio insieme, ma quell’esperienza poteva essere quanto di più simile. Il fatto che poi si muovessero in gruppo dava ancor più l’impressione di un momento di pace familiare, se non fosse stato interrotto di tanto in tanto da occhiatacce e qualche commento indesiderato in un tono un po’ anomalo. Forse non era stata una buona idea far finta di nulla il giorno seguente, ma la necessità di trovare un posto loro aveva preso il sopravvento sui bisogni del nucleo familiare. Non mancò nulla nel loro tragitto: la residenza avevano già avuto modo di notarla soprattutto per la sua immensità; poi c’erano i chioschi del cibo più in voga quando l’eremita aveva avuto la loro età; al cimitero avrebbero conosciuto per la prima volta i loro nonni paterni e materni; infine sarebbero giunti di fronte alla casa del capofamiglia. La diciassettenne trepidava nel voler vedere il luogo dove suo marito avesse mosso i suoi primi passi, dove si era allenato e aveva probabilmente discusso con i parenti più stretti. Chissà che tipo era sua madre? Difficilmente azzardava domande del genere, limitandosi ad affrontare discorsi legati principalmente al presente. Sarebbe stato quello il luogo del loro nuovo inizio? Ebbe l’impressione che il coniuge avesse accelerato il passo, probabilmente trepidante nel rivedere casa sua ma quando anche il resto lo ebbe raggiunto: una scena amara avrebbe catturato l’attenzione del gruppo.

A morte i traditori

Qui è dove ha origine la feccia

Noi non dimentichiamo

L’ultima sicuramente era fresca, si poteva quasi vedere la vernice rossa scolata risplendere in presenza della luce del sole. Gli occhi diafani della fanciulla rimasero magnetici sulle scritte, le quali si estendevano su buona parte dell’abitazione. Al contrario del sensei, lei non era cresciuta all’interno del villaggio. I suoi genitori avevano già commesso il pericoloso azzardo di sposarsi nonostante le regole imposte ad Hazuki dal clan, per questo avevano preferito costruire una casa fuori dall’area protetta. Infondo erano shinobi addestrati e si sentivano forti nelle loro capacità, perfettamente adatti a proteggere il luogo del loro amore anche senza l’affiancamento dei compagni. Quando la kunoichi riuscì a riprendersi, le sue attenzioni si riversarono nei confronti del compagno, incapace di trovare le parole adatte per farlo sentire meglio. Non che ne avesse realmente avuto bisogno. Infondo era stato comandante dell’esercito durante il conflitto a Kumo, a confronto del veleno che gli era stato sputato addosso, quella era una carezza. Aiko strizzava gli occhi concentrandosi nella lettura delle parole, ancora in difficoltà data la poca pratica degli ultimi giorni.

- Se vuoi un attimo di tempo, noi andiamo a prenderci dei dango... che ne dite bambini? - domandò lei interrogativa, cercando di distogliere l’attenzione del moretto dalle macchie rosse.

Il silenzio significativo del ragazzo avrebbe parlato da solo, per questo motivo Chiaki con immensa tranquillità prese la mano del maschietto e si avventurò in direzione di un chiosco a pochi metri da lì, perfettamente visibile. Amane rimase in braccio con un espressione preoccupata, quasi non volesse separarsi più da uno dei due genitori.

- Mamma ma chi ha fatto quelle scritte così cattive? - chiese all’improvviso l’ometto, guardando supplichevole la bella dalla chioma blu.

Allora ha letto...

Avrebbe preferito affrontare l’argomento con più calma ed in un posto adeguato piuttosto che in mezzo alle strade del villaggio, eppure sapeva che continuare con quel mutismo avrebbe solo peggiorato la situazione. Aiko era stato il meno invadente possibile in quei giorni, ma le situazioni spiacevoli iniziavano ad essere troppe per poterle associare tutte a coincidenze. Senza più farsi troppi scrupoli, l’evocatrice iniziò a narrare il principio della storia che aveva coinvolto lei ed il coniuge, quando ancora non era considerato come tale. Lei che aveva scelto di seguire le sue orme come allieva ma anche per il sentimento che covava dentro, le preoccupazioni dell’uomo che in piena guerra non erano state prese assolutamente in considerazione e l’abbandono del villaggio di quest’ultimo per perseguire la volontà del fuoco. L’arrivo di Ryu e cosa aveva portato nella sua vita ed in quella di suo marito, l’attacco al Villaggio della Foglia e il loro intervento per stroncare ogni sua azione folle. Le missioni che avevano affrontato affiancandosi a vicenda i due, ricoprendo i panni dell’organizzazione più temibile al mondo. Infondo erano una famiglia, non avrebbero dovuto esserci segreti se non dati strettamente riservati al villaggio; ma ormai le loro imprese venivano narrate tranquillamente tra quelle quattro mura. Seduta su una panca riposta poco fuori dal posto, la fanciulla continuò a narrare la sua storia come in quei racconti che coinvolgevano ogni sera il piccolo. S’interruppe di colpo solo quando adocchiò l’ex ANBU avvicinarsi alla loro postazione. Non sapeva se lui fosse d’accordo sul fatto che lei avesse vuotato il rospo in quella maniera, e non aveva avuto modo di confrontarsi prima per discuterne. Eppure la compagnia dello Hyuga sembrò divenire inafferrabile, desideroso di continuare su un proprio percorso mentale. Non dette molte spiegazioni e nonostante la frattura interna dei due, lei non lo fermò.

- Credo che ci sposteremo a casa mia, adesso che Takayoshi non c’è più sarà sicuramente un disastro e poi Amane sembra essere stanca - disse facendo presente al castano lo stropicciamento d’occhi della più piccola ed il volto incantato - Infondo sai dove si trova...

Non aggiunse altro, lui conosceva perfettamente l’ubicazione della sua abitazione al contrario di lei che vedeva per la prima volta quella del sensei. Un ultimo sguardo d’intesa, di quelli che leggono dentro ed un saluto fugace ai pargoletti, lasciandoli nelle mani del ninja.


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Atto IV ~ Ostruzione

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- Mamma ma perché vivevi in un luogo così isolato? Non avevi paura? - domandò all’improvviso Aiko, interrompendo il melodioso canto della foresta.

Presa un po’ alla sprovvista per quella domanda la diciassettenne sorrise, spostando la piccola sull’altro braccio per poter guardare in volto il moretto.

- Hazuki, tua nonna, adorava il silenzio ma più di ogni cosa la voce della natura stessa - rispose con sincerità la premurosa madre - E no, non ho mai avuto paura perché sapevo che per qualsiasi evenienza ci sarebbe stata la mia famiglia a proteggermi. Non devi temere nulla...

Cercò di dare coraggio al fanciullo, che un po’ disorientato nonostante il sentiero brecciato, seguiva cauto l’unica strada percorribile. Se da un lato Amane sembrava euforica in quell’ambiente così simile al caro eremo, dall’altro suo fratello sembrava trovarsi quasi più a suo agio nell’ambiente caotico di Konoha. Il loro carattere per quanto acerbo iniziava a mostrarsi senza remore agli occhi di chi li conosceva bene. Sembrava che nulla fosse cambiato in quel posto, ogni albero, radice, radura era rimasta uguale identica. Le era mancato così tanto essere lì che gli occhi le si inumidirono istintivamente; c’erano così tanti ricordi ed emozioni che la legavano a casa sua che era difficile persino condividerli con i suoi figli. Non appena ebbe superato il primo pontino di legno, finalmente riuscì a mettere a fuoco la struttura lignea della sua casa. Spaziosa, composta di due piani ed un ampio giardino che si affacciava direttamente dal salone. Tutto sembrava essere nel suo spazio a parte per qualche dettaglio che le fece storcere il naso: come la cassetta delle lettere espiantata da terra, probabilmente per colpa di qualche pioggia abbondante. Non vedeva l’ora di far vedere l’interno ai suoi bambini.

- Eccoci arrivati. Bella vero? - disse solare osservando incuriosita la reazione soprattutto del maschietto abituato alla casetta in legno microscopica dell’eremo - Ognuno avrà la sua camera e soprattutto non dovremmo più dividere un letto singolo in quattro.

La coppia non aveva mai trovato un attimo di tempo, soprattutto per rivedere la struttura della casetta dell’eremo, diventata inospitale per un numero così consistente di persone. Il ragazzino rimase imbambolato per diversi secondi ma non disse nulla. La sua espressione però non era più timorosa come all’inizio ma piuttosto affascinata dall’accuratezza dei dettagli e di come si fosse incatenata perfettamente con l’ambiente circostante. Qualche altro passo ed avrebbero sorpassato il cancelletto in legno, posto distante dall’entrata più come abbellimento che come vero ostacolo. Però proprio mentre si trovava lì qualcosa attirò la sua attenzione, un dettaglio forse superficiale ma inconsueto. La finestra del secondo piano, quella che dava alla camera dei suoi genitori era aperta e le tende di tonalità chiara svolazzavano leggere, creando dei delicati effetti scenici. Takayoshi non era mai stato una persona domestica, ma possibile che si fosse dimenticato un dettaglio così importante prima di partire per la missione impegnativa in cui aveva perso addirittura la vita? La Hyuga rimase accigliata per qualche secondo, quasi interdetta con quelle strane congetture in mente.

Poi delle voci le risuonarono all’orecchio, ovattate, ma fu quasi certa di aver udito una risata uscire proprio da lì. Senza perdere altro tempo attivò la sua capacità innata, ed il suo corpo irrigidito, sull’attenti, afferrò di colpo la spalla dell’orfanello, pronto a proseguire il tragitto verso la loro futura abitazione. Appena in tempo perché il pargoletto di sei anni aveva appoggiato la sua delicata manina sulla staccionata scricchiolante. Questo si voltò verso la bella dalla chioma blu dubbioso, ma vedendo quel suo sguardo glaciale contornato da delle inquietanti vene rialzate abbandonò tutte le sue intenzioni di proseguire.

Ci sono degli uomini... tre uomini ed una donna per l’esattezza. Che siano dei ladri?

- Aiko prenditi cura di tua sorella e nascondetevi accuratamente in qualche anfratto. Mi raccomando fate silenzio. Sarò io a chiamarvi non appena avrò controllato che sia tutto a posto - concluse con voce piuttosto bassa, posando a terra il corpicino della castana con una delicatezza sovrumana.

Il moretto annuì con la testa e cercando di essere un aiuto per Amane, la afferrò nell’immediato facendo non poca fatica. Quando la madre ebbe visto i due scomparire dalla sua visuale, con un salto felino scavalcò l’ostacolo acquattandosi a terra come un cacciatore che cerca di studiare la sua preda. Lì era troppo in vista, doveva arrivare almeno al muro esterno dell’abitazione per avere un appoggio fisso su cui mimetizzarsi. Non aveva la benché minima idea di chi avesse invaso la sua proprietà e le opzioni potevano essere molteplici, la peggiore sicuramente era che fosse qualcuno addestrato nelle arti ninja e che stesse cercando tracce su di lei. Prese un lungo respiro, lasciandosi rotolare nell’erba fino a nascondersi dietro una piccola pila di legno. Non sarebbe stato facile, anche se gli individui rimanevano immobili nella stanza dei due coniugi defunti a interloquire. Forse doveva essere più diretta ed evitare tutti questi dettagli, altrimenti ci avrebbe messo una vita. L’immagine dei suoi due bambini impauriti fece capolino nella sua testa e un’espressione infervorata si dipinse sul suo volto sempre calmo.

Perché quando serve Fuyuki non c’è mai...

Sarebbe seguito uno sbuffo e poi l’azzardo. Una corsa rapida e silenziosa in direzione dell’abitazione. Sentì il fiato aumentare e il cuore esplodergli nel petto per lo sforzo improvviso. Poi accadde qualcosa di imprevisto e la fanciulla perse un battito. Uno starnuto piccolo ma comunque rumoroso per quell’ambiente così silenzioso sembrò fare eco, tanto aveva inquinato la pace del posto.

Amane...

I suoi sensi si misero immediatamente in allerta, ma non furono gli unici. Il suo doujutsu notò immediatamente la rigidità delle figure all’interno della struttura. Poi fu questione di un minuto ed uno di loro, a passo lento, scese le scale del secondo piano verso la porta d’ingresso. Non avrebbe potuto continuare il suo percorso, non ce l’avrebbe fatta. Badando bene cosa avesse al suo fianco in quell’istante, la diciassettenne si fiondò nel fiumiciattolo che circondava la sua casa. Avvertì il chiavistello venir sbloccato e il suo sguardo trasparente andò immediatamente a focalizzarsi in quella direzione. Facendo meno rumore possibile ed approfittando dello scorrere dell’acqua, si nascose sotto l’insenatura del pontino utilizzato per il pedaggio. E se fosse stata scoperta? Non aveva la benché minima idea di come avrebbero potuto reagire quelle persone. L’avrebbero uccisa o sarebbero state loro a scappare? No, non sarebbero fuggite per il semplice fatto che lei era sola mentre loro in gruppo. Perché dovevano temere il singolo? Azzerò immediatamente il suo chakra, abile nel controllo di quest’ultimo e quando lo scalpitare dei passi s’interruppe, abbassò completamente la testa fino ad immergerla completamente in quell’acqua non troppo alta, ma nemmeno troppo bassa.

Ed io che avevo pensato sarebbe stata una giornata tranquilla... almeno oggi

- Ehi dolcezza dove ti nascondi? Non ti mangio mica... dove sei? - chiese improvvisamente l’uomo parallelo sopra di lei.

Che mi abbia visto? Come può sapere che sono una donna? No, deve essere colpa dello starnuto... comunque devo prendere un’altra strada adesso. Potrei passare per camera mia.

Il liquido era freddo ed i vestiti completamente zuppi le avrebbero dato non poche difficoltà di movimento. Le cose diventavano sempre più complicate ed il tempo a disposizione si accorciava. Per quanto Aiko avrebbe tenuta calma Amane? Era ancora troppo piccola per capire determinate questioni. Un altro scricchiolio e vide il malintenzionato allontanarsi dal punto in cui si era appostato. Tirò un respiro di sollievo, conscia che forse adesso avrebbe potuto muoversi. I sogni di gloria vennero immediatamente spezzati in un decimo di secondo, quando riuscì a scorgere la direzione che questo aveva preso. I bambini tutti aggrovigliati se ne stavano in una specie di buca, infossati sotto a delle radici di un albero, eppure l’invasore sembrava aver percepito la loro presenza. Il suo intuito era troppo preciso per essere un comune civile. Preoccupata come non mai, l’evocatrice uscì faticosamente dal suo nascondiglio, asciugandosi alla benché meglio con il suo primordiale elemento. L’aria non era delle più calde ma le avrebbe permesso comunque di muoversi adeguatamente tra i suoi abiti. Delicata come poteva esserlo un furetto nel cuore della notte, si spostò da un albero all’altro cercando di mantenersi anonima. Intanto il ninja si avvicinò sempre più convinto alla buca, finché non riuscì a guardarla dall’alto.

- Ce l’hai fatta a venir fuori - disse voltandosi di scatto, in direzione della bella dalla chioma blu.

Questa senza nemmeno dargli il tempo di aggiungere altro era già partita all’attacco, sfoderando le sue doti di clan anche se un po’ arrugginite. Il palmo ben aperto venne direzionato contro il torace, prontamente difeso dall’avversario posizionando l’avanbraccio a protezione del punto vitale. Una mossa che non ebbe grandi risultati, se non quella di allontanare il nemico dal nascondiglio, costringendolo ad indietreggiare per sostenere il ritmo incalzante delle menate. Doveva metterlo a tacere il prima possibile, così da evitare che chiamasse a rapporto i suoi alleati. Uno alla volta sarebbe stato uno scontro sicuramente più fattibile, non conoscendo il livello di chi aveva di fronte. Urto del braccio destro, sinistro, schivata, colpo di gamba, abbassamento, slancio, tiro mancino sugli altri inferiori. Non c’era tempo per riposare, solo uno sguardo serio che incanalava tutta la frustrazione accumulata dentro di sé. Avrebbe protetto la sua famiglia ad ogni costo e quella non sarebbe stata né la prima né l’ultima volta. Tutto ciò che era accaduto lì in poco tempo iniziò a scavare nelle sue carni per uscire, per tornare a galla e sfogare quello stress che per troppo tempo aveva rinchiuso in un angolo minuscolo del suo cervello. Poco male perché mentre sfoderava tutte le sue conoscenze sulle taijutsu contro quell’insulso invasore, un poderoso alone di chakra iniziò a fuoriuscire da ogni tsubo del suo essere, circondandola in un alone azzurro. In un attimo i suoi attacchi divennero più decisi, precisi e potenti. Persino una smorfia dell’avversario le diede un chiaro segno di cambiamento, soprattutto vedendo che non riusciva quasi più a stare dietro alle sue mosse.

- Tanto cosa ci concludi a mettermi fuori combattimento, dentro quella casa ci sono i miei compagni. Non uscirai illesa da questo scontro... - disse sicuro di sé, avvalorando i dubbi che la giovane si era già posta - Non si potrebbe trovare un punto d’incontro?

Un silenzio glaciale e senza risposta fece calare la temperatura dell’area. Chiaki non sembrava minimamente intenzionata a voler colloquiare, probabilmente trascinata dalle forti emozioni del momento. Quella era casa sua e loro avevano invaso un luogo per lei sacro, come poteva essere transigente? Che cosa stavano cercando quelle persone poi in casa sua? Dovette calmarsi abbondantemente prima di prendere parola.

- Lo so che ci sono i tuoi compagni, li ho visti. Ma come posso trovare un punto d’incontro con qualcuno che ha invaso la mia proprietà e calpesta queste terre con un tale modo di fare, minaccioso? Che cosa ci fate dentro casa mia? - chiese quasi come se stesse sputando veleno.

Non abbandonò minimamente la posizione di difesa, anzi ogni particella di se stessa trasmetteva una sicurezza invidiabile. C’erano ideali che non avrebbe permesso a nessuno di calpestare, un pensiero fisso che continuava a venir rimarcato nella sua mente. La sua casa era il simbolo d’amore dei suoi genitori, il nido che aveva dato alla luce la piccola kunoichi che adesso fronteggiava quello sconosciuto. Non avrebbe accettato altre macchie sul conto dei suoi genitori, non avrebbe accettato che il luogo che avevano costruito insieme venisse usato per chissà quali attività illecite; avrebbe dato il rispetto dovuto a coloro che non abitavano più il loro mondo. Chi aveva di fronte accennò uno sguardo stupito dopo la rivelazione della Hyuga, quasi non si aspettasse che fosse realmente la detentrice dell’abitazione.

- Yume - quattro semplici sillabe che fecero sussultare la konohana - Sei realmente tu?

Chi diavolo era quel tizio? E perché conosceva il suo nome in codice di Furikami? Non poteva credere che qualcuno l'avesse chiamata ancora in quella maniera, non dopo il discorso che aveva fatto l’Hokage. Il filo del destino era veramente imprevedibile e sapeva sempre quando coglierla impreparata. Tentennò un attimo come distraendosi dallo scontro. Fu soltanto un rapido flash caotico eppure il combattente l’aveva già raggiunta ed atterrata, cogliendo l’attimo di confusione e perdizione della fanciulla. Rapido afferrò un kunai e lo portò alla gola della vittima. Lei di rimando strinse i denti ed i pugni, incatenata al suolo dal peso dell’oppositore. Quanto era stata ingenua?

- Yume, abbiamo bisogno di supporto. Dopo l’attacco di Hyou al villaggio, i nostri semi si sono dispersi, annientati, e siamo i pochi che non sono scappati quando hanno visto che le cose si sono fatte troppo difficili - pronunciò quelle parole quasi in preda alla disperazione - Colui che amministrava i compiti è stato fatto prigioniero, e adesso siamo allo sbando. L’unica soluzione sarebbe tornare e far rapporto a Hyou ma non abbiamo la minima idea in che direzione muoverci. Senza contare che il perimetro è ancora strettamente sorvegliato dopo ciò che ha subito il villaggio.

Chiaki rimase in silenzio finché non ebbe finito a parlare ma la rabbia incanalata dentro di lei cresceva, attimo dopo attimo. Perché la teneva sotto scacco se non aveva intenzione di farle del male? Cosa voleva da lei?

- Hyou è morto - disse lei secca, senza troppi giri di parole - Tu piuttosto come diavolo hai ottenuto questa informazione? Come fai ad essere sicuro che io sia questa Yume?

- Ci sono state fornite delle indicazioni, in caso d’emergenza. Non conosciamo i volti di coloro che appartengono al “Muro dei Kanji” ma abbiamo raccolto informazioni riguardo a loro, da utilizzare solo in situazioni estreme - continuò a spiegare l’altro.

Sapere che delle informazioni su di lei giravano senza ritegno non la tranquillizzò molto, nemmeno casa sua era più un luogo sicuro? Il cuore cominciò a battere all’impazzata, terrorizzata dal fatto che non potesse far ritorno a casa sua nemmeno adesso che ce l’aveva a pochi metri di distanza.

- Ed in quanti sanno di questa informazione? - domandò incalzante, decisa a sapere di più ormai sulla questione.

Nonostante la posizione scomoda e l’atteggiamento ancora malfidente, lui gli spiegò che avevano fatto l’associazione direttamente quando avevano varcato casa sua. In sala da pranzo avevano trovato la locandina da ricercata ed in camera sua c’erano dei disegni fanciulleschi con su scritto il suo nome, non era stato difficile poi associare di chi fosse quella proprietà. Tutto avrebbero pensato tranne che una nukenin fosse tornata proprio lì. Chiaki lo lasciò sfogare, raccogliendo quante informazioni possibili sull’accaduto durante la sua assenza. Cercava d’essere empatica ma nello stesso momento abbastanza rigida, come se non volesse sottostare a chi la stava minacciando.

- Direi che se mi liberi possiamo cercare un compromesso - concluse lei arrivata allo sfinimento, vista la posizione scomoda in cui era stata braccata - Sto un po’ scomoda così.

Il suo modo di fare affabile convinse immediatamente l’interlocutore. Nonostante avesse cercato di fare il duro fin dal principio non sembrava un ragazzo troppo esperto. La totale voglia di andarsene da quel posto e di salvarsi la pelle lo portò ad abbassare un po’ troppo la guardia. Appena la diciassettenne fu libera compose i sigilli, ad una velocità impressionante e l’ambiente iniziò a farsi pesante. Il sonno sopraggiunse e quando lui si voltò per fissarla negli occhi era già troppo tardi.

- Mi dispiace, ma ho altre priorità al momento... come proteggere la mia famiglia - terminò lei, dando le sue ragioni piuttosto stanca.

Probabilmente in un altro frangente l’avrebbe lasciato andare per la sua strada ma ora aveva delle responsabilità ed un peso che gravava sulle sue spalle. Una volta che fu incosciente legò lo shinobi ad un albero con il filo di nylon che aveva a disposizione, curandosi bene che le mani fossero distanti l’una dall’altra.

- Bambini tornerò subito. Abbiate ancora un attimo di pazienza - disse affacciandosi nella buca dove erano nascosti.

Aiko annuì in direzione del genitore, osservandola scomparire per la seconda volta. Se prima aveva adottato una tattica riflessiva, al tentativo seguente non si poté dire lo stesso. Concentrando il chakra nei piedi, scattò direttamente in direzione della casa. Il byakugan ancora attivo teneva costantemente d’occhio le forme al primo piano, ormai evidentemente in agitazione per il tempo trascorso dall’allontanamento del complice. Non c’era più bisogno di fare il giro della casa per passare inosservata, in quanto la porta era stata lasciata aperta dal ninja fuori dai giochi. Purtroppo l’inconveniente era scontato, quanto d’obbligo. Non appena mise la mano sull’entrata questa scricchiolò avvertendo gli altri all’interno della struttura. La voce femminile non tardò ad arrivare, richiamando l’attenzione di chi credeva fosse entrato. In un battito di ciglia la kunoichi era poggiata al muro, immobile, mimetizzandosi perfettamente con l’arredamento. La mancata risposta allarmò maggiormente il trio rimasto, che sembrò adottare una strategia banale, quanto la migliore che potesse avvantaggiare la nuova arrivata: ognuno prese una strada diversa per stanare chi si era intrufolato. Poteva tirare un respiro di sollievo l’evocatrice, constatando che non doveva rimanere per forza una giornata negativa. Finalmente lo vide in volto, l’altro uomo più avanzato con l’età che scendeva impettito le scale, bellamente sicuro nei suoi muscoli. Quasi avesse avvertito la sua presenza, scagliò un pugno poderoso contro il muro, che le sfiorò le punte dei cappelli. Meravigliandosi di se stessa, rimase impassibile della sua preparazione ma approfittò dell’errore per creare l’effetto sorpresa piazzando un colpo chakrato all’interno del plesso solare, esattamente al nucleo nervoso nel centro dell’addome. L’avversario, provocato di conseguenza quel punto, avrebbe avuto un contraccolpo, costringendo il diaframma ad una contrazione violenta. Lo vide piegarsi in avanti per il dolore, nonostante la stazza, ed approfittò della sua vulnerabilità per sferrargli una botta netta dietro alla nuca. Gli occhi ancora sofferenti si chiusero di botta ed il corpo cadde a peso morto sul suolo, con un tonfo piuttosto rumoroso. Il muro aveva subito qualche ammaccatura ma nulla d’irreparabile, al contrario adesso la preoccupazione per l’ultimo scontro si faceva più opprimente. In pochi attimi gli ultimi due rimasti si presentarono al cospetto della ragazza, il loro sguardo passò dal compagno svenuto alla giovane stessa, mostrando chiaramente in volto la rabbia per il loro insuccesso. Effettivamente un tipo grande e grosso come quello, steso da due colpi da una mingherlina come lei, non sarebbe stato un bel ricordo da narrare.

- Due contro uno non mi sembra il modo giusto per iniziare un duello - commentò la Hyuga, osservando i muscoli in tensione dei suoi nuovi avversari.

Sarebbe bastata una scintilla, uno spostamento troppo veloce e loro le sarebbero stati addosso. Però non voleva continuare il combattimento in casa sua, non dopo ciò che l’omone aveva fatto alla sua parete. La porta dell’uscio era abbastanza vicina ed appena in tempo riuscì ad allontanarsi abbastanza per evitare danni. Forse con la buona intuizione avrebbe potuto sbrigarsela abbastanza velocemente, ma non poteva sempre sperare nel miracolo. Un piccolo morso al dito e sotto i suoi piedi uno strano segno si materializzò per un istante sul prato. Quando l’immensa nuvola di fumo si dissolse, davanti a lei di spalle comparve la sua immensa sorella pelosa.

- Chiaki, cos’altro succede? - chiese Fukuizuna con una calma inquietante, ed allo stesso tempo temibile.

Era passato si e no un giorno da quando la loro spedizione era partita in battaglia contro Ryu Yotsuki e le Salamandre. Non era nella prassi della fanciulla evocare il mustelide senza una degna motivazione, proprio per non sottrarre le doti della creatura all’eremo. Se la donnola ammantata di bianco non fosse stata troppo imprevedibile nelle sue azioni, probabilmente si sarebbe fatta affiancare da lei, ma persino la Hyuga temeva la potenza della sua lama in una foresta di tale portata.

- Fukuizuna ti senti pronta per un due contro due? - domandò Chiaki divertita.

- Sono nata pronta - rispose di rimando, guardando fredda gli avversari davanti a lei.

Anni ed anni di addestramenti insieme avevano reso quei due esseri legati da un filo invisibile. L’una riusciva a comprendere la mossa dell’altra e si muovevano di conseguenza, lasciando ignari i loro avversari. Eppure coloro che avevano di fronte non erano inesperti novellini, e probabilmente l’animale dal manto marroncino le sarebbe stato grato di non essere stato evocato per una perdita di tempo. La katana di sua madre stretta nell’impugnatura veniva baciata dal suo elemento primordiale, divenendo temibile anche a distanza. Quei ninja non sembravano possedere abilità innate come quelle che si ottengono appartenendo ad un clan, ma la loro preparazione era comunque encomiabile. L’immensa stazza della donnola rendeva difficile la visuale al nemico e a volte fungeva addirittura da trampolino di lancio per la konohana. Solo chi aveva firmato un sutra come il loro poteva realmente realizzare cosa significasse lottare per qualcuno per cui si è disposti a morire. Il tradimento non era concepito, solo un’immensa fiducia che cresceva di giorno in giorno, anche solo affiancandosi per le attività più quotidiane. Lo scontro imperversò facendosi sempre più difficile, forse colpa anche della stanchezza psicologica della giornata. La forza dei colpi della diciassettenne venne limata e fu costretta ben presto ad avvertire anche la sua alleata, vista la sua potenza di vento e spada; probabilmente la lunghezza dello scontro era dovuta proprio da questo motivo. Rivoli di sudore bagnavano la sua fronte, incastrata tra quei vestiti sporchi ed impolverati. Avrebbe pagato oro per un bel bagno in quel momento, ma non prima di aver messo la parola fine al duello. Rapida spostò la spada dopo la parata della sua avversaria e con una rapida giravolta, sferrò un fendente improvviso alla sua gamba costringendola a indietreggiare e a tamponare la fuoriuscita di sangue. La fortuna aveva baciato l’oppositore, dato che la ferita era abbastanza superficiale e non aveva tagliato nessun legamento; la dea bendata però stava finalmente decretando chi fosse il vincitore della sfida. Anche Fukuizuna non lasciava tempo per respirare al suo avversario, che ormai arrancava, sferrando attacchi a più riprese proprio per riprendere fiato. Approfittando di quello stato di recupero, la guerriera spazientita effettuò un salto per poi ricadere a terra pesantemente. Il terreno tremò come coinvolto da uno spostamento tellurico e persino la firmataria fece fatica per rimanere piantata a terra. Quel tipo di strategia fuori dal comune ottenne l’effetto desiderato almeno per quanto riguardava la parte contro cui stava combattendo la creatura. Un ultimo fendente e avrebbero potuto iniziare a scavare la sua fossa.

- Non ucciderlo - intervenne improvvisamente Chiaki stringendo i denti mentre fronteggiava la donna armata.

Un’occhiataccia la fulminò, ma non osò contraddire l’evocatrice, che assestando una forte zampata alla fronte fece svenire il malcapitato, controvoglia. Ormai la sua avversaria era sola e inutile dirlo nel suo sguardo già si riusciva a leggere il terrore del fallimento. Scoraggiata, stanca e abbattuta; la donna alzò le mani in segno di resa, abbandonando la lama a terra. La situazione lasciò un attimo la bella dalla chioma blu di stucco, ma questa abbassò l’arma in segno di comprensione.

- Quindi lo scontro finisce qui? Meglio... - disse tirando un sospiro di sollievo.

E mentre sua sorella scompariva nella stessa maniera in cui era giunta al suo richiamo, Chiaki si apprestò a legare chi aveva invaso casa sua. Aiko, avvertendo l’improvvisa pace e la voce rilassata di sua madre, uscì allo scoperto, acciaccato dalla posizione scomoda assunta nella buca. Finalmente la pace era tornata a regnare in quell’ambiente devoto al silenzio. Avrebbe atteso pazientemente che uno dei furetti messaggeri dell’eremo avesse avvisato chi di competenza per poter occuparsi di quelle persone. Da quel momento in poi non avrebbe potuto permettersi nessun tipo di diserzione, lo avrebbe fatto solo per la sua famiglia.

Scusate la lunghezza ma ho approfittato dell’autogestita per sviscerare alcune faccende per il reintegro del PG. In realtà la parte fondamentale da valutare sarebbe solo l’Atto IV, in quanto c’è la parte dello scontro che dovrebbe valere come Exp. ^-^

 
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view post Posted on 26/4/2017, 14:30     +1   -1
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|| Bella giocata, piacevole da leggere nonostante la lunghezza. Il combattimento c'è, rende bene ed occupa pure una bella fetta di scritto, quindi beccati pure la ricompensa che ti spetta e buon proseguimento. ^^

EXP: 1000 punti ||
 
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1 replies since 24/4/2017, 15:09   214 views
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