Kōshin 更新 - Il vento del cambiamento, Quest clan jonin per Karen91

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view post Posted on 26/4/2017, 09:36     +1   -1
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Il primo sole mattutino filtrava attraverso le finestre, avvolgendo in un caloroso abbraccio la stanza in cui i presenti stavano consumando la colazione. Aiko divorava in fretta il pasto, mentre la più piccola faticava ancora a comprendere l'esatto funzionamento degli utensili che costellavano la tavola. L'eremita invece sembrava assente, con gli occhi rivolti verso l'esterno e la mano destra intenta a far muovere in senso orario le bacchette dentro la ciotola di riso, senza un motivo apparente. In quel clima di assoluta incertezza e cambiamento, faticava ancora ad abituarsi, come probabilmente i membri della sua famiglia; i suoi pensieri tuttavia continuavano ad essere irrequieti, spaziando come sempre dalla batosta ricevuta da Akane ai preparativi per la missione volta alla distruzione di Kirinaki. Fortunatamente fu il moretto a farlo tornare con i piedi per terra, prendendo parola.

- Ti piace questa nuova casa, Otōsan? - chiese curioso, ancora con la bocca piena di riso.

Improvvisamente, il giovane cessò di muovere le proprie bacchette. I suoi occhi perlacei si posarono quindi su quelli del bambino, azzurri come il mare in tempesta.

- A te piace? - con tono calmo, rigirò la domanda, incalzandolo a sua volta.

Colto alla sprovvista, Aiko si vide costretto a mandar giù in fretta e furia il boccone, così da poter liberamente annuire con un cenno vistoso del capo. A quel punto lo shinobi sorrise, lieto di vedere che, malgrado tutto, i pargoli si trovassero a loro agio nella nuova abitazione. A causa delle orride scritte trovate sulle pareti della propria abitazione - scempio al quale avrebbe rimediato molto presto - Fuyuki si era visto costretto ad accettare la proposta di Chiaki; non che la cosa gli dispiacesse, anzi. Lontani dal caos e dalla vita frenetica di Konoha, l'intera famiglia sarebbe rimasta lontana da sguardi incattiviti, almeno durante le ore di riposo e intimità.

- Ci troveremo bene qui. Inoltre, non trovi che questa foresta sia perfetta per allenarsi? - domandò, certo di catturare l'attenzione del più piccolo.

I suoi fratelli lo avevano informato delle sessioni di allenamento che, in segreto, il moretto aveva affrontato. Lo Hyuga non sapeva ancora quale fosse il motivo per il quale lo aveva fatto, ma di certo avrebbe avuto modo di scoprirlo, confrontandosi personalmente con lui. Aiko, come prevedibile, esibì una smorfia entusiasta e in un sorriso radioso; non disse nulla, svelto si tuffò nuovamente dentro la ciotola di riso, quasi come se non vedesse l'ora di terminarla. Anche Fuyuki fece lo stesso, seppur con più calma, iniziando finalmente a consumare il proprio pasto. Per fortuna l'amore che nutriva per il villaggio e per la sua famiglia erano più forti del dolore causato da quel rientro turbolento e sarebbe stato questo a farlo andare avanti, malgrado tutto. Non trascorsero che pochi secondi, tuttavia, prima che il jonin si rivolgesse alla moglie, tremendamente impegnata con le faccende domestiche.

- Ah, Chiaki... tua nonna vuole incontrarti alla sede del clan, questa mattina. - lo disse come se si trattasse di una bazzecola, inconsapevole del caos che avrebbe scatenato nel cuore della kunoichi.

Aveva parlato con fatica, quasi sputando quelle parole mentre masticava il riso. Ahimè, era facile intuire da chi Aiko avesse preso quel maledetto vizio.

Niente presentazioni o spiegazioni per te, penso di avertele ripetute fino allo sfinimento e che tu sappia cosa fare, in ogni caso. Quindi suca, divertiamoci :sisi:
 
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view post Posted on 28/4/2017, 13:49     +1   -1
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Quella mattina sarebbe potuta apparire come le altre per un normale abitante del Villaggio della Foglia ma non per una ragazza dalla chioma blu notte che si muoveva da un lato all’altro di un’immensa casa alle prese con le faccende domestiche. Non si trattava solo di comunissime attività casalinghe quanto qualcosa di più profondo, nei suoi occhi perlacei si sarebbe potuta scorgere una scintilla inquietante: una vera e propria fissa nel raggiungimento di un altro grado di precisione, chiamata anche con il nome di perfezione. Ogni centimetro splendeva, il muro distrutto qualche giorno addietro era stato riparato con i migliori provvedimenti del caso tornando al suo splendore iniziale ed ogni cosa sembrava trovarsi nel suo esatto ordine come se fosse sorta con l’abitazione stessa. Vestita in quella maniera, nessuno avrebbe avuto il coraggio di relazionarla al famigerato Fuyuki Hyuga, anzi probabilmente in quello stato sarebbe risultata ridicola persino a suo marito. Eppure lui non poteva capire la relazione che la diciassettenne avesse con quel luogo; era come riscoprire un attaccamento viscerale dimenticato nel tempo. Quegli uomini che avevano occupato casa sua avevano mancato di rispetto alla sua famiglia, alle sue origini e la kunoichi abbandonando il suo nido aveva ignaramente lasciato campo libero a dei pochi di buono. Forse non era nemmeno loro intenzione invadere l’intimità creatasi in quella proprietà, però inconsciamente Chiaki era schifata da quegli stranieri che avevano contaminato i suoi ricordi, che avevano toccato le sue cose. Con in mano stretto uno straccetto passava in rassegna ogni angolo, trascinandosi dietro un secchio dall’apparenza pesante. Alcuni ciuffi uscivano ribelli da sotto il foulard accuratamente legato ai capelli così che non venissero contaminati dalla polvere né potessero creare disturbo alla fanciulla. Il grembiule candido, invece, aveva completamente cambiato tonalità, proprio a causa della lunga assenza di una donna nella struttura. Gli sguardi dei bambini si muovevano all’unisono, seguendo di tanto in tanto gli spostamenti di lei da una stanza all’altra. Dopotutto aveva già preparato la loro colazione diverse ore prima, preoccupandosi che non si raffreddasse prima del loro risveglio. E adesso che ci pensava nemmeno ricordava da quanto tempo fosse in piedi affaccendata in quella maniera. Riprendere una vita così familiare le aveva creato una strana sensazione ma non negativa, quasi nostalgica. Rimembrava ancora quando occupava il suo tempo a prendersi cura delle esigenze dell’unico parente stretto rimastole in vita. Non aveva rimpianti, anzi per lei era stato sempre un piacere dedicare a Takayoshi quelle attenzioni, era un po’ come se sua madre fosse stata ancora lì con loro. In realtà c’era anche dell’altro. In quei giorni si era presentata più positiva possibile, mostrandosi solare ed allegra, aspirando ad essere un punto di riferimento per tutti ma nonostante i suoi sforzi, l’espressione afflitta e persa del coniuge non passava inosservata. Non si sentiva di rimproverarlo, capendo perfettamente il suo punto di vista ma voleva smuoverlo da quel suo isolamento mentale. Persino la sua figura fisica ne aveva risentito a modo suo, lasciando trascurati dettagli che un tempo riteneva importanti.

- Sai quali erano i patti. Non ti rivolgerò la parola finché non ti farai quella barba - disse la giovane appena si sentì richiamare dal partner.

Le ci volle un po’ per metabolizzare cosa in realtà le avesse appena detto il jonin. In un decimo di secondo si presentò al suo cospetto con un’espressione scioccata, scrutando accuratamente il sensei in faccia come per scoprire se la stesse prendendo in giro.

- Ma di cosa stai parlando? Io non ho parenti in vita... - commentò lei dubbiosa - Almeno credo.

Altrimenti perché mio padre non me ne avrebbe mai dovuto parlare?

Iniziò a confabulare da sola ad alta voce, con gli occhi che fissavano un punto qualsiasi del soffitto. Prima che potesse rendersene conto si era già chiusa a riccio, come se facendo un monologo con se stessa potesse arrivare ad una conclusione decente.

 
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view post Posted on 28/4/2017, 14:56     +1   -1
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Il commento della fanciulla non passò inosservato, così come quella sottospecie di ricatto che portava avanti da giorni. Il giovane fu costretto a mandare giù quel boccone prima di sospirare, rassegnato. Chiaki non sembrava apprezzare quel cambiamento, anzi più volte aveva manifestato la sua disapprovazione, specie nei momenti di intimità, divenuti sempre più rari. La crescita della barba non era una sua scelta, ma frutto della pigrizia e della mancanza di tempo, quasi tutto assorbito dalla stesura del rapporto sulle informazioni che possedeva riguardo la Nebbia Piangente. Forse un giorno l'avrebbe tagliata, ma di certo non lo avrebbe fatto in quel momento, non per un capriccio di sua moglie. In quel preciso istante le parole del suo maestro, Kenshin, tornarono a galla, piene di un significato che un tempo aveva trascurato, a causa della scarsa esperienza in merito.
"Il matrimonio è una fregatura." lo ripeté mentalmente mentre continuava a mangiare, rendendosi conto di come il rapporto con la ragazza fosse cambiato durante i due anni trascorsi da quanto si erano giurati amore eterno di fronte all'intera comunità dei mustelidi. Tutto inizialmente era perfetto, i cambiamenti - come la nascita di Amane e l'ingresso di Chiaki tra le fila delle nuvole rosse - avevano solo fortificato quel legame. Attenzioni, complicità, sesso. Non che l'intimità fosse scemata, dato la loro giovane età, ma di certo due anni prima la fanciulla dalla chioma blu mai avrebbe sognato di infastidire il marito in quel modo... né lui avrebbe desiderato mandarla a quel paese, con tutte le conseguenze del caso.

- Gwai rotto con qwesta babba... fatti cwesce... le twtteh, puoi ne... rwiparlwiamo. - sputò quindi fuori qualcosa d'incomprensibile, mentre continuava a masticare bocconi sempre più voluminosi.

Fatti crescere le tette, poi ne riparliamo. Era questo quello che lo Hyuga avrebbe voluto rispondere per cogliere in contropiede la moglie, ma per fortuna quel messaggio sarebbe rimasto un pensiero, ben celato dalla poltiglia di riso che infine riuscì ad ingurgitare. A quel punto una smorfia perplessa si sarebbe dipinta sul suo volto... davvero Chiaki non conosceva sua nonna? Ci rimuginò sopra qualche secondo, trovando quella situazione assai inverosimile, ma alla fine si convinse che fosse meglio sputare il rospo.

- Ieri, mentre tornavate a casa, un'anziana donna mi ha fermato tra le strade del villaggio. Chie, questo è il suo nome. Mi ha parlato di un matrimonio combinato di qualcuno d'importante, del fatto che è necessaria la partecipazione di almeno un membro per ogni famiglia del clan. - continuò a mettere altra carne su fuoco, senza rendersi conto che in quel modo non avrebbe fatto altro che alimentare la confusione di cui Chiaki era divenuta preda; poi tornò a mangiare, come se nulla fosse - Io mi sono tirato fuori, non mi interessano queste cazzate. A quel punto mi ha detto di avvisarti di questo appuntamento... ti ha chiamata nipote.

- Okaasan, quindi possiamo conoscere la nonna? - esclamò Aiko, stavolta rivolgendosi alla madre.

Sembrava quasi che il piccolo avesse dimenticato la proposta d'allenamento del padre e, del resto, non c'era da stupirsene. Anche Amane, presa dall'entusiasmo, rovesciò per terra la propria porzione di cibo... e lì sarebbe rimasta per diversi secondi, quasi come se nessuno, né Fuyuki, né l'ometto di casa, se ne fossero accorti. Insomma, tra rivelazioni non proprio leggere e piccoli stralci di vita quotidiana, sembrava che la giornata di Chiaki potesse essere riassunta in una sola parola. Inferno.

 
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view post Posted on 29/4/2017, 10:16     +1   -1
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Che diamine ha detto?

La voce del jonin riportò la ragazza con i piedi per terra ma non in modo piacevole. Una strana aura aleggiava su di lui, diffondendo un’influenza negativa nell’intorno. L’intuito femminile in determinate circostanze aveva una marcia in più, e non sfuggì a Chiaki la nota scocciata e sarcastica del sensei. Doveva aver detto sicuramente qualcosa di cattivo, lo poteva avvertire con i suoi poteri extrasensoriali da donna. Gli occhi di lei si strinsero a due fessure, ancora pensierosa su quella serie di lettere indistinte arrivatole alle orecchie, che si ripetevano come un eco nella sua mente; inutile dire che alcune di quelle le parvero assurdamente familiari, addirittura come se le avesse udite sotto altre sfumature. Alzando l’indice davanti a lei, a mo’ di maestrina pronta a rimproverare un alunno, venne interrotta da una domanda improvvisa di suo figlio, rivolta al maschio alfa di casa.

- Perché la mamma ha le tette piccole? Cosa cambierebbe se fossero più grandi? - lo interrogò Aiko con un’ingenua curiosità.

I bambini rappresentavano “la bocca della verità” nel vero senso della parola. L’espressione della kunoichì mutò per almeno tre volte prima di trovare le forze per esprimersi a riguardo. C’era della rabbia e dell’imbarazzo al tempo stesso nel suo sguardo per quel suo difetto messo così a nudo davanti a tutti, nonostante si trattasse comunque della sua famiglia. Come poteva il suo uomo essere tanto insensibile? Un tempo non si sarebbe mai permesso un azzardo simile. Sembrava ieri che la circondava con le sue braccia forti, che si prendeva cura di lei e dei suoi bisogni mentre ora non risparmiava nessun colpo per stuzzicarla.

- Niente Aiko, papà non sa quello che dice... - concluse infine lei esasperata, ricercando in se stessa tutta la calma possibile - E soprattutto non da il buon esempio. Dovrebbe sapere infatti che non si parla con la bocca piena.

Facendosi un’analisi di coscienza capì quale fosse la mossa migliore per evitare di finire in discorsi troppo complicati ed impegnativi, costringendosi a reprimere il fuoco interiore che la tentava a controbattere. Non avrebbe mai pensato in passato che giurarsi amore eterno fosse una responsabilità così grande, ignara che un giorno le cose sarebbero potute cambiare, come si era trasformato il rapporto che legava i due amanti. Eppure più rifletteva sulle sue scelte, sugli eventi che l’avevano portata ad essere il ninja che era, più non vedeva altra strada se non quella intrapresa al fianco dell’eremita. Non aveva mai stretto un rapporto così forte con qualcuno, nemmeno con suo padre. Anche se ogni giorno fossero finiti a discutere, la sua devozione rimaneva sempre verso quell’uomo un po’ troppo altezzoso e sicuro di se.

- Chie, dici? - chiese riprendendo il filo del discorso - Non mi sembra di averlo mai sentito questo nome.

Nonostante non fosse sicura che quella di cui stesse parlando lo Hyuga fosse realmente sua nonna, la faccenda l’attraeva parecchio. Perché qualcuno avrebbe dovuto mentire su una simile questione? Che fosse una trappola? Doveva indagare sulla faccenda per saperne di più a riguardo. Infondo erano pur sempre tornati nel villaggio d’origine non senza passare inosservati e molti dei paesani addirittura mostravano strizza nei loro confronti.

- Ma la cosa più assurda è perché lo abbia chiesto prima a te... ciò non si è rivelata per tutti questi anni per quale ragione proprio adesso? Per un matrimonio combinato? - disse appellandosi più a se stessa che ai presenti - Cosa pensi che dovrei fare?

Questa volta si rivolse a suo marito che aveva palesemente dichiarato il suo disinteresse per quell’attività così superficiale. Nel suo tono di voce, non avrebbe più trovato la sicura compagna di pochi attimi prima, ma una giovane titubante, insicura e che non aveva più voglia di soffrire. La morte di Takayoshi per quanto cercasse di non darlo a vedere era stato un duro colpo, al punto che al solo pronunciare il suo nome a volte i suoi occhi si facevano lucidi in automatico, senza che ci fosse bisogno che nessun pensiero offuscasse la sua mente. Appoggiò le mani sul tavolo stanca, quasi chiedesse alla superficie lignea di sorreggere il suo peso.

- No, Aiko non credo - commentò smorzando l’entusiasmo del moretto - Non capisco come possano esistere ancora delle usanze così primitive... il mondo subisce un’evoluzione ed il clan ancora si preoccupa del potenziamento della genetica e di unire le famiglie più importanti in matrimonio.

Solo dopo aver espresso quel commento si rese conto di chi stava realmente parlando. Sua madre aveva deciso di abbandonare ogni nomina, ogni sfarzo, scindendosi completamente dal clan pur di seguire i passi del suo cuore. Molti avevano pensato potesse essere un gesto folle, non ponderato, considerato il suo lignaggio ma non la diciassettenne che aveva sempre seguito gli insegnamenti della genitrice. La ciotola del pasto di Amane cadde a terra e quasi in un gesto automatico, la madre si accovacciò per pulire il disastro; approfittando per allontanarsi qualche breve istante da quegli sguardi indagatori che la scrutavano.

 
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Rischiò quasi di strozzarsi, quando il bambino, intuendo il significato di quanto aveva udito, pose quella tremenda domanda come risposta. Per evitare di rimanerci secco l'eremita si vide costretto a tossire e, una volta scongiurato il pericolo, iniziò a ridere nervosamente... esattamente come chi era consapevole di avere qualcosa da nascondere. Abbozzando uno tra i sorrisi più finti e forzati della sua carriera da ninja, posò la mano destra sulla chioma mora del ragazzino, scompigliandola.

- Eh, figliolo... un giorno capirai. - decise così di concludere, in modo da scongiurare l'ira funesta della kunoichi.

Chiuso l'argomento, con suo enorme sollievo, lo Hyuga ascoltò incuriosito il monologo della moglie. Totalmente sottomessa dalla confusione, quest'ultima si mostrava infatti indecisa sul da farsi; solo in quel momento il ragazzo si era reso conto del fatto che Takayoshi non avesse mai fatto parola con la figlia di quella donna, Chie... eppure perché una donna anziana avrebbe dovuto mentire in maniera così spudorata? Ognuna delle domande di Chiaki era però posta per ottenere una risposta che il marito non era in grado di fornire. Ben presto questo si infastidì, stufo di vedere la fanciulla vacillare in quel limbo impregnato d'ignoranza. Senza pensarci due volte si alzò e, avvicinatosi alla donzella, la afferrò per un braccio, trascinandola via da quella stanza, davanti gli occhi attoniti di Aiko e quelli divertiti di Amane.

- Di sicuro non lo saprai mai, se rimani qui a pensarci per tutto il giorno. Andiamo. - lo disse con tono secco, quasi autoritario, ma al tempo stesso lei avrebbe potuto percepire il suo desiderio di spronarla a farsi avanti e sconfiggere la paura.

Le diede quindi il tempo di prepararsi, mentre lui faceva lo stesso. Certi che Yin e Yang avrebbero badato alle due pesti in loro assenza, i due amanti abbandonarono quindi l'edificio, immergendosi nella foresta che li avrebbe presto condotti al villaggio. Non appena lo ebbero raggiunto, Fuyuki fece strada alla moglie, tra quelle vie che lei conosceva assai poco; il che era perfettamente comprensibile dato che, a differenza sua, il marito aveva sempre vissuto nel pieno caos della vita cittadina.

- Qui ci dividiamo. - esclamò, non appena si furono trovati nel bivio che avrebbe condotto l'uno alla magione del Sandaime e l'altra alla sede del clan - Non avere paura di lei. Si tratta di una donna, hai sicuramente affrontato difficoltà peggiori. Ci vediamo a casa, più tardi.

Pur vedendosi costretto ad abbandonarla per adempiere ai suoi doveri, l'eremita volle che lei sentisse la sua vicinanza in quel momento. Tra litigi e rivelazioni scottanti la giornata di Chiaki non doveva essere di certo iniziata bene e, sentendosi in parte responsabile per l'accaduto, il giovane fece quel che gli riusciva meglio. Amarla, incondizionatamente, malgrado tutto, proprio come aveva giurato anni prima. Forse cogliendola in contropiede, avvicinò le labbra alle sue, lasciando che si sfiorassero, anche se solo per un istante; in seguito, dedicandole un ultimo sorriso, si allontanò per la sua strada.
A quel punto la kunoichi non avrebbe impiegato molto tempo a raggiungere a sua volta la propria destinazione. Durante il cammino, tuttavia, avrebbe percepito più volte la sensazione di essere osservata, o meglio seguita, da qualcuno. Ne avrebbe comunque avuto la conferma quando, voltandosi di scatto, avrebbe intravisto una figura fermarsi e appiattirsi lungo la parete dell'angolo di strada alle sue spalle. Non poteva sapere chi fosse, ma in ogni caso doveva trattarsi di qualcuno abbastanza goffo e imprudente, se lei si era accorta della sua presenza così facilmente. Continuò a pedinarla per diversi minuti, fermandosi solo non appena lei ebbe raggiunto l'elegante magione degli Hyuga. Le sarebbe bastato entrare e chiedere di Chie, per poter venire a conoscenza del posto in cui avrebbe potuto trovare colei che diceva di essere sua nonna... o magari la curiosità avrebbe preso il sopravvento, spingendola a ritardare quell'appuntamento inaspettato quanto gravoso.

 
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view post Posted on 30/4/2017, 10:47     +1   -1
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Stava ancora assorta nei suoi pensieri quando sentì una salda presa afferrarla rimettendola in piedi e trascinandola lontano dai sue bambini. Il loro sguardo stupito la accompagnarono per quel breve spostamento da una stanza all’altra dove Fuyuki si rivolse a lei in maniera più cruda e senza troppi giri di parole. La sua fermezza la lasciarono un tantino scombussolata ma non per questo vacillò davanti allo sguardo fermo del marito.

- Si hai ragione... - rispose di rimando, lasciandosi convincere.

In realtà la sua curiosità aveva già iniziato a insediarsi nelle sue viscere già da quando il jonin aveva introdotto la vicenda in maniera così naturale. Però c’erano sempre quelle emozioni sofferte vissute con suo padre a trattenerla, e fu proprio il commento del coniuge a scalfire il blocco interiore.

- Non dovrei metterci molto - aggiunse iniziando ad avvicinarsi alle scale che conducevano al piano superiore, lì dove avevano organizzato la zona notte.

La finestra aperta nelle vicinanze le scompigliò la chioma scura, facendola ondeggiare nella direzione opposta del vento. Fischiò ma il suono che uscì dalla sua bocca fu delicato, non come quello tipico degli allevatori che utilizzavano nei confronti del proprio bestiame. In pochi secondi ad una velocità impressionante davanti a lei comparvero i due gemelli dell’eremo, che la osservavano con i loro occhi curiosi. Yin ci mise più tempo, probabilmente per colpa della sua svogliatezza e perché aveva già intuito cosa Chiaki gli volesse chiedere.

- Dobbiamo fare la guardia ad Aiko ed Amane suppongo - commentò come se fosse la cosa più scontata del mondo.

- Dai Yin, non fare quel muso lungo. Fammi questo favore... per sdebitarmi quando tornerò a casa porterò con me quei dolcetti che ti piacciono tanto - disse cercando di corrompere il suo fratello peloso.

- Pancia mia fatti capanna! – rispose di rimando l’altro che si era già perso nella sua ghiottoneria.

- Non potrai corromperci così all’infinito - rispose stizzito nei confronti della ragazza.

- Ma quando un po’ d’azione Chiaki? - intervenne l’altro fuori dai pronostici.

- Ehm... non lo so. Quando il villaggio lo reputerà opportuno immagino... - affermò non particolarmente convinta della cosa - Dai vi prometto che alla prossima avventura partiremo insieme, come sempre insomma.

Lasciò un’ultima occhiata ai due, notando il furetto nero non particolarmente convinto ma decise di tacere e lasciare l’evocatrice andarsi a cambiare. Non era passato molto dal loro reintegro al villaggio, probabilmente i piani alti gli stavano dando tempo per ambientarsi. Nemmeno lo Hyuga era stato convocato, anche se era convinta che potesse risultare molto utile su certi incarichi. La sua paura più grande non era mettersi a confronto con le sue capacità quanto doversi trovare a decidere per il bene del paese rispetto alla sua etica. La sua crescita avvenuta fuori da lì aveva cambiato tutto, il suo modo di pensare già particolare a suo tempo, aveva preso una piega totalmente opposta a quello che si pretende da un ninja. Avrebbe potuto uccidere, per esempio, se non come ultima spiaggia? Rimase diversi minuti a riflettere su quell’argomento finché non si rese conto che si trattava di un dettaglio inutile in quel frangente. Stava per conoscere la donna che affermava d’essere sua nonna. C’erano così tante domande che avrebbe voluto farle. Il volto di sua madre diventava sempre più sbiadito e parlare di lei con qualcuno le avrebbe fatto soltanto bene. C’era così tanto affollamento nella sua testa che solo in quel frangente si accorse d’essere in alto mare nella sua preparazione. Alcuni kimono di diverse tonalità erano stati tirati fuori dall’armadio e svettavano per contrasto e forma. Ognuno di quelli era stato realizzato dalla stessa kunoichi che andava fiera dei suoi miglioramenti nell’arte del cucito, soprattutto grazie alle conoscenze della cara amica Fujime. Quando il jonin varcò la soglia con il suo sguardo severo e spazientito intuì che fosse nei guai. Prese l’abito più vicino, regalando al compagno un sorriso impacciato e sbrigandosi. Perché non capiva che per una donna era così difficile scegliere? E se avesse fatto freddo o troppo caldo? E se si fosse strappato il capo che ci aveva messo una vita per realizzarlo? E se fosse stata troppo elegante per l’appuntamento? Sarebbe potuta impazzire, se avesse continuato a guardare tutto il suo guardaroba. Si curò di prendere anche tutto l’equipaggiamento in suo possesso, nell’evenienza che potesse accadere qualcosa. Adesso era pronta per partire.

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Non ci fu bisogno di correre verso la propria destinazione ma decisero d’approfittare della camminata per trascorrere quel poco tempo da soli. Convivere con i bambini era piacevole, mettevano allegria anche nei momenti bui ma quell’intimità che i due giovani avevano condiviso dopo il loro giuramento era quasi andata perduta. Bisognava saper cogliere gli attimi nelle piccole cose, nei brevi istanti prima di una separazione. L’affiatamento che i due coniugi avevano sempre dimostrato durante il ruolo ricoperto nelle Nuvole Rosse sembrava essersi spezzato, visto il compito assegnato a Namida dallo stesso Hokage. C’era qualcosa di diverso in lui, in loro. Eppure nonostante quella sensazione opprimente, la Hyuga cercava di non pensarci ma di godersi ogni scintilla del loro tempo insieme. Gli afferrò la mano e rimase al suo fianco, come i vecchi tempi. Lui rimaneva la sua guida, il pilastro che sorreggeva i suoi tentennamenti e che l’aveva strappata dalla solitudine. Il piccolo battibecco di poco prima era già storia passata, o quasi. Quando giunsero al bivio che divideva le loro strade, lo shinobi prese parola per primo.

- Si hai ragione... - rispose lei di rimando, cercando di farsi vedere forte davanti al marito - Ho affrontato i tuoi modi, posso affrontare anche questo.

Ridacchiò, scherzando sull’eccessiva preoccupazione del partner. In realtà dentro di lei c’era ancora un vero e proprio tumulto per la scoperta eclatante ma cercava di nasconderlo a modo suo. Il modo in cui la derideva Fuyuki era stato inglobato dalla stessa giovane, che nell’ultimo periodo aveva cominciato a rispondere a tono alle sue provocazioni, rendendolo un gioco piuttosto divertente quel loro scambio di frecciatine. Inaspettatamente il castano la colse completamente in contropiede, trovando le sue labbra premute sulle sue. Non poté resistere e si lasciò scivolare in quelle dolci sensazioni ritrovate. Un attimo e tutto le apparve come il primo giorno in cui si scambiarono le prime effusioni. Chiuse delicatamente le palpebre, lasciandosi andare ai suoi sensi. Avrebbe voluto che quel momento durasse di più, che rimanessero insieme ancora qualche attimo.

- Fai attenzione... - disse in un sussurro, malfidente di quella gente piena d’odio.

I suoi occhi avevano visto a cosa potesse portare quel sentimento negativo e non avrebbe potuto dire fino a che punto si sarebbero potuti spingere i cittadini. La casa imbrattata di Fuyuki, il marchio identico sulla loro pelle... quel posto sembrava repudiarli dopotutto. Si allontanarono appena l’uno dall’altra e l’ex ANBU le sorrise, un’espressione felice che in pochi attimi probabilmente si sarebbe tramutata in una smorfia. Una secchiata d’acqua scese perpendicolare dal cielo e lo bagnò da capo a piedi. L’allieva cominciò ad indietreggiare, allontanandosi pian pianino.

- Chiaki Hyuga non dimentica - disse ridacchiando, lanciandogli un occhiolino ed un bacetto fugace.

Si dileguò in un battibaleno proprio per evitare di finire nei guai, tanto prima o poi si sarebbero comunque ribeccati a casa, proprio come gli aveva annunciato lo stesso. La sua trovata ancora le dava ilarità, stampandole un sorrisetto divertito sul volto anche dopo diversi minuti di cammino. Gliel'aveva fatta sotto il naso e l'eremita non si era accorto di nulla. Infatti, proprio mentre erano assorti in quel gesto dolce e delicato, la più piccola aveva composto velocemente i sigilli aspirando dal sottosuolo alcune particelle d'acqua che si erano amalgamate, andandosi a posizionare all'unisono sopra la testa dell'obiettivo. La fortuna tra l'altro le aveva guardato le spalle dato che entrambi si trovavano all'ombra di un muro, evitandole per l'appunto giochi di luce che potessero insospettire la vittima. La residenza non doveva essere lontana, per quanto non fosse un’esperta di quelle strade le aveva già percorse negli anni precedenti alla sua scomparsa. L’ansia per futuro incontro tornò a bussarle alla porta, pronta a stressarla prima di poter raggiungere la sua meta. Come sarebbe stata accorta dalla sua casata? Probabilmente avrebbero solo pensato che fosse figlia di sua madre. Aveva commesso il suo stesso insulso errore, senza pensare a cosa ne sarebbe stata dell’immagine degli Hyuga. Ma a lei cosa importava delle apparenze? Assolutamente nulla. Doveva essere se stessa, proprio come aveva fatto all’ingresso delle porte del villaggio qualche giorno addietro. In silenzio con sullo sfondo solo il rumore dei suoi passi e delle chiacchiere di alcuni passanti, improvvisamente la diciassettenne provò una strana sensazione. Possibile che qualcuno la stesse seguendo? Incuriosita da quello strano comportamento, piuttosto impacciato, la fanciulla con tranquillità attivò la sua capacità innata proseguendo verso la sua meta. Un rapido sguardo, giusto per capire chi fosse. Concentrò il chakra nei bulbi oculari e come era solito accadere i sistemi venosi all’altezza delle tempie si materializzarono in rilievo. Nonostante le spalle, un sorrisetto divertito si dipinse sulla bocca della Hyuga.

- Ehi Mirai mi stai per caso seguendo? - domandò alzando abbastanza la voce così da poter essere udita in lontananza.

<attivazione> - Byakugan - [Chk: 40/60/80/100] “Il Doujutsu tramandato ad ogni membro del Clan per via genetica. Sin da bambini gli Hyuga infatti sono facilmente riconoscibili a causa degli occhi completamente bianchi che non mostrano alcuna pupilla, attivando però il Byakugan questa inizia a delinearsi e le vene delle tempie si gonfiano vistosamente. Grazie ai suoi occhi speciali lo Shinobi avrà un'ampia di visione di ciò che lo circonda, potendo aumentare infatti il suo campo visivo di ben 50 metri in tutte le direzioni; ciò gli conferirà maggiore sicurezza nei movimenti, data la consapevolezza della propria Difesa Assoluta. Inoltre sarà in grado di vedere il flusso interno del Chakra del nemico e i suoi Tsubo. Unica pecca di quest'abilità oculare è un punto cieco nel centro della nuca, segreto tenuto nascosto agli estranei gelosamente e svantaggio che molti riescono a colmare con un po' d'ingegno. Attivando questo Doujutsu, i membri del clan sono in grado di vedere qualsiasi essere vivente all’interno del loro campo visivo rendendo quindi impossibile nascondersi da essi tramite normali metodi. Oltre a ciò, la possibilità di vedere i punti dove il Chakra nemico è più concentrato, così come la natura elementale del suo Chakra, rende possibile poter in un certo senso prevedere gli attacchi avversari e notare molti dei loro punti deboli permettendo di colpire con precisione. Ciò dona un bonus pari a 20/40/60/80 ad ogni Taijutsu o Bukijutsu, sia offensiva che difensiva. Tale bonus sale a 30/60/90/120 nel caso si usino tecniche di clan. Quest’attivazione conta come un potenziamento a tutte le statistiche tranne che a Chk e Vta, quindi sarà possibile usare una sola altra attivazione che dia bonus ad una qualsiasi statistica.”

Il master mi ha dato il permesso di scoprire chi fosse la figura misteriosa tramite il Byakugan.

 
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view post Posted on 30/4/2017, 12:21     +1   -1
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Non appena l'amica ebbe pronunciato il suo nome, di fatto mandando in frantumi la sua futile copertura, Mirai si vide costretta ad uscire allo scoperto. Baciata dal sole mattutino, si mostrò infine alla ragazza dalla chioma blu come la notte. Sebbene fosse cresciuta, esattamente come lei, non sembrava cambiata di una virgola. Solo l'età aveva reso più aggraziati i suoi occhi, più lucente la sua chioma castana, ma il suo copricapo con le orecchie da coniglio e il kimono dalle sfumature rosee che indossava lasciavano intravedere chiaramente la ragazzina vivace e spensierata che Chiaki aveva conosciuto. Con passi lenti si avvicinò a lei, sfoggiando un sorriso radioso. Del resto era abbastanza comprensibile, erano passati diversi anni dall'ultima volta in cui le due si erano incontrate e non era bizzarro provare gioia nel rivedere una vecchia amica.

- Quattro anni. Adesso sei finalmente davanti a me, Chiaki.

La sua voce trasudava dolcezza, cullando le orecchie dell'altra come fosse un caldo e soave abbraccio. Quando si fu trovata a pochi metri di distanza da lei, Mirai allargò le braccia, come per accoglierla tra di esse e ritrovare un contatto fisico ed emotivo. In effetti Chiaki le era mancata, terribilmente; lei era forse l'unica persona in grado di comprenderla e di alleviare le sofferenze dei suoi doveri. In sua presenza, la svastica che insozzava la sua fronte e che rimaneva ben nascosta dal copricapo non bruciava. Loro erano pari, amiche e quel legame andava ben oltre le rigide e antiquate tradizioni del clan Hyuga. Fu questione di poco, prima che la sua espressione mutasse in una smorfia addolorata.

- Mi sei mancata. Per tutto questo tempo, ho sofferto senza avere nessuno a consolarmi. Sei sparita, senza darmi alcuna notizia, senza trovare modo di contattarmi, in questi quattro anni. Dicevano tu fossi la compagna di Namida, di un nukenin che minacciava di radere al suolo il villaggio... poi alcuni giorni fa ricevo notizia del tuo ritorno, delle menzogne sul vostro conto, di una copertura per stanare una certa Kirinaki. Tutto questo, ovviamente, senza che tu mi facessi sapere nulla.

Sembrava delusa da quel comportamento, ma al tempo stesso si mostrava come una creatura indifesa e in cerca di attenzioni. Come attratta da una calamita, alla fine accolse l'amica in un caloroso abbraccio, trattenendo a stento le lacrime. Rimasero unite per diversi secondi, prima che un piccolo particolare capovolgesse l'intera situazione. Il rumore di uno scoppio, poi una densa coltre di fumo ad oscurare la sua vista. Un maledetto bunshin.

palmo%20gentile%20dei%20leoni%20gemelli%20di%20hinata

Alzando lo sguardo, Chiaki avrebbe visto un'ombra tuffarsi in picchiata in sua direzione. Quella figura, i cui occhi vitrei trasudavano odio e collera, era talmente rapida e imponente da oscurare il sole. Nel giro di un istante le braccia di Mirai vennero pervase dal chakra e svelto questo andò a formare la figura di due leoni, perfettamente identici tra loro. Il loro sguardo era accecante, mentre le loro fauci fameliche erano pronte ad assecondare il ruggito assordante della ragazza. La collera per ciò che aveva subito era molta, ma quella reazione esagerata poteva essere solo frutto del suo carattere ribelle e vendicativo... in effetti, anche evitando il colpo, la kunoichi dalla chioma blu avrebbe visto diverse crepe aprirsi nel suolo, davanti agli occhi sconvolti e preoccupati di tutti i presenti.

- Cosa diavolo ti è passato per la testa?!

Una domanda legittima in effetti, se non fosse stato per il fatto che chiunque, in quel momento, avrebbe potuto chiedere anche a lei la stessa identica cosa.

 
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Dopo l’appello della giovane dalla chioma blu, la figura inseguitrice messa alle strette si rivelò dando sfoggio della sua presenza all’altra. La copertura era andata a farsi benedire ma dopotutto Mirai poteva aspettarselo data la sua poca pratica nel campo ninja. Purtroppo a volte nascere in un ramo genealogico già screditato, non aiuta nella scalata sociale. Sembrò eseguire un passo di danza la diciassettenne mentre si girava in direzione della sua vecchia conoscenza. Negli anni del suo abbandono aveva pensato all’amica molte volte, soprattutto per averla lasciata con una semplice richiesta riguardo al suo lavoro. Al tempo quando era ancora una giovane ed inesperta kunoichi, aveva messo a disposizione le proprie braccia per aiutare Konoha nella gestione della serra. La sua vocazione ereditaria verso le erbe ed il loro utilizzo, si era poi inspessita portandola ad essere il medico che poteva vantare d’essere. Eppure quando aveva ripensato a quel momento, all’ultimo giorno in cui si erano viste, Chiaki aveva avuto sempre una fitta al cuore. Mirai era stata la sua prima vera amica; lei aveva scalfito la prima corazza di timidezza che la caratterizzava, insegnandole con i suoi modi un po’ burberi come esternare i sentimenti. Negli anni la Hyuga aveva capito che quando si ricoprivano certi ruoli, le amicizie diventano quasi impossibili se non addirittura inesistenti. Sapere in cuor suo che ci fosse una persona così attaccata a lei, l’aveva sempre fatta sentire fortunata, unica. Certo nei suoi peggiori incubi aveva sempre temuto la reazione più assurda quando il giorno del suo reintegro sarebbe arrivato, ma le parole della ragazza di fronte a lei le misero immediatamente tranquillità.

Il suo sorriso, i suoi occhi brillanti e dinamici, il suo modo di fare... si sentì come catapultata anni addietro quando era ancora una bambina con un coprifronte nuovo di zecca legato al collo. La vide avvicinarsi in modo aggraziato rispetto a come l’aveva lasciata ed in automatico spalancò le braccia pronta ad accoglierla. Non era cambiata molto, nemmeno nel modo di vestirsi, e quello che più la colpì fu proprio quel cappello a forma di coniglio che nonostante l’età indossava ancora con orgoglio. La fanciulla della Casata Cadetta era unica, a lei non importava nulla di quello che pensava la gente; lei era così e basta ed erano gli altri che dovevano accettarla per quello che era. I capelli le erano leggermente cresciuti ed ormai le arrivavano poco sopra al seno, dandole una conformazione ancora più femminile. Ascoltare di nuovo la sua voce, le provocò uno strano brivido nostalgico ma rimase ferma in quella posizione, pronta ad accoglierla in quel gesto destinato ad adempirsi. Aveva pensato così tante volte alla sua reazione, preoccupandosene, che vederla così pacifica non le pareva vero. Le sue preghiere erano state ascoltate dai Kami, non poteva credere che la coetanea avesse capito le ragioni che l’avessero spinta a tutto quello. Probabilmente aveva sottovalutato il legame che le univa, che sciocca che era stata. Pochi passi e finalmente i due corpi entrarono in contatto. Madre natura era stata più generosa con le forme dell’altra Hyuga ma il ninja abbandonò immediatamente quel pensiero per concentrarsi su altro.

- Ti ho pensato spesso nei miei viaggi - rispose in un sussurro all’orecchio dell’altra - Mi dispiace Mirai per il mio comportamento, ma non potevo fare altro. Ti avrei messa in una situazione pericolosa, più scomoda di quella in cui sei sempre stata. Non avrei mai potuto permetterlo. Lo so di non avere scusanti ma cerca di comprendere. Il mio affetto per te è rimasto immutato.

Non sapeva cosa avrebbe scaturito nell’interlocutrice vedere la sua amica così sicura e determinata. Quella piccoletta tutta imbarazzata, titubante, alla ricerca di legami sembrava essersi dissolta per lasciare spazio ad una vera donna che sapeva quello che voleva. Mirai era sempre stata la sua spalla, aveva preso le sue difese in diverse circostanze visto il carattere passivo della giovane ed ormai anche quel compito sarebbe sembrato inutile, vedendola così decisa.

- Voglio recuperare il tempo perduto con te... ti prego permettimelo - la supplicò la bella dalla chioma blu.

Il profumo dei suoi capelli le pervase il naso, immersa nella chioma bruna della ragazza. C’era così tanto che avrebbe voluto raccontarle, così tanto che avrebbe voluto chiederle... ma non lì, non in mezzo ad una strada. La voce dell’amica sembrava così amareggiata che cosa poteva mai esserle successo di così grave? Sentì le lacrime bagnarle il collo e s’irrigidì. I sensi di colpa trattenuti dalla sua visione positiva del futuro, vennero immediatamente a galla trascinandola in un limbo oscuro. La causa delle sue lacrime era lei e solo lei. Come avrebbe mai potuto essere perdonata? Non lo meritava, assolutamente. La strinse più forte a sé facendole sentire tutto il suo calore, istintivamente s’aggrappò persino al kimono, non proprio nuovo, della coetanea. Gli occhi le si inumidirono di rimando, entrando in empatia con l’anima dell’altra.

- Non piangere... - cercò di tranquillizzarla, senza grandi successi - Altrimenti anche io cederò. Accogli il mio pentimento.

Fu proprio con quell’ultima frase che tutto cambiò. La figura davanti a lei improvvisamente si dissolse lasciandole quel vuoto incredibile sia all’interno che esternamente. Osservò il fumo alzarsi in cielo mentre un’altra ombra le oscurò per un breve istante la luce solare. Sgranò gli occhi la Hyuga colta completamente in contropiede da quell’agguerrita Mirai che la stava attaccando. Le bastò cogliere il suo sguardo per capire le reali emozioni che albergavano nel nucleo del suo essere. Quasi inciampò sui suoi stessi piedi mentre si trovò ad indietreggiare, incapace di reagire. Solo il suo animo da kunoichi le permise di reagire a quel colpo, quasi si trattasse di una parte di lei a se stante. Delle ali invisibili ma taglienti comparvero sulla sua schiena e planò a pochi metri di distanza. Quel breve spazio bastò per evitare il colpo ma venne comunque raggiunta dalle crepe che ora adornavano il terreno battuto.

Con cosa ha fatto colazione per avere tutta questa forza?

La giovane rimase completamente inebetita, vedendo quelle fiammelle azzurre estinguersi dalle sue mani. Non aveva mai visto nulla del genere, sicuramente la castana non era stata con le mani in mano ad aspettarla per tutti quegli anni. La sua fame di conoscenza aveva sicuramente raggiunto livelli ormai insormontabili persino per una come Chiaki. Il grido di rabbia insieme al disastro appena combinato, fece convogliare alcune persone nell’area. Nonostante il tempo l’avesse mutata non riusciva ancora a sopportare il trovarsi al centro dell’attenzione.

Potrei dire lo stesso...

Commentò mentalmente osservando bene il disastro. Come poteva convincerla a calmarsi? La sua nomea già era contaminata dalla sua presenta nelle Nuvole Rosse, l’ultima cosa che voleva era proprio finire sotto gli sguardi indispettiti della popolazione in momento delicato come quello.

- Perché non spostiamo questo nostro confronto altrove? Se vuoi la tua vendetta la avrai, ma non coinvolgiamo chi non c’entra nulla - concluse cercando di rimare rilassata davanti a quegli occhi intrisi di rabbia.

<ninjutsu elementale> - Kaze no Tsubasa ni: Sulle Ali del Vento - [Chk: 100][Vel: +80 +Int/3] “Uno sviluppo superiore dell'attivazione Turbine Tagliente ha portato all'aumento esponenziale della forza distruttrice del vento convogliandola come un prolungamento del corpo. Dove la materia non può arrivare, l'elemento intriso di chakra prende una consistenza tale da essere visibile e invisibile al tempo stesso. Il ricircolo continuo che avviene intorno al suo corpo modifica leggermente la sua immagine quasi come se non apparisse definita, solo facendo particolarmente attenzione e a una distanza ravvicinata si può intuire che qualcosa non vada. Estendendo il potere dell'aria lungo le scapole infatti, la kunoichi ha modo di dar vita a delle ali trasparenti e taglienti. Ali che sommate al suo peso molto leggero, le permetteranno facili spostamenti e un aumento considerevole della velocità, raggiungendo quote dove difficilmente gli uomini possono arrivare. A suo svantaggio, dato che il vento non è un elemento facilmente controllabile anche se dosato, potrebbe danneggiare l'intorno di luoghi prettamente chiusi. Spesso questa tecnica più che per difesa assoluta viene utilizzata strategicamente per sfuggire al nemico. La possibilità d'utilizzarla per diversi post comporta il pagamento del costo per ogni turno. Inoltre, nel caso in cui l'elusione abbia successo, le lame di vento riusciranno a sollevare un immensa tempesta di detriti e polvere grazie alla propria potenza. In tal modo la figura di Chiaki potrà scomparire alla vista del nemico, alterando dove è possibile la conformazione dell'ambiente; ciò si traduce con l'innalzamento di un livello dell'abilità Nascondersi.”

Dal post ho intuito di poter essere auto-conclusiva, se mi sono confusa dimmelo che edito.

 
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- Ah, quindi vorresti recuperare il tempo perduto?!

Era come un fiume in piena, potente e inarrestabile. Con maestria Chiaki riuscì a schivare il colpo, ma gli occhi dell'amica erano pure fiamme; il chakra che dava vita ai leoni si era spento, ma non di certo la collera di chi aveva eseguito quella particolare tecnica. Non appena ebbe toccato il suolo, subito iniziò a respirare affannosamente. Era evidente che non fosse ancora in grado di padroneggiare quello stile - del resto, per un membro della casata cadetta, era assai complicato accedere a simili tecniche - dato che un solo colpo era bastato per prosciugare buona parte delle sue energie. Eppure, seppur stanca, non sembrava intenzionata a fermarsi.

- Va bene idiota, ma lascia che ti mostri dove puoi ficcarti il tuo pentim-

- Basta così, Mirai.

La fanciulla fu costretta a fermarsi, non appena una voce maschile - sconosciuta per Chiaki, ma non per lei - si fu levata in alto. Voltandosi verso la fonte del suono, la kunoichi avrebbe potuto mettere a fuoco la figura di un giovane membro del clan. Avvolto da un kimono bianco con motivi dorati, il ventenne appariva di bell'aspetto; lunghi capelli castani scivolavano assecondando le pieghe dell'abito, il quale lasciava vedere pettorali e addominali ben scolpiti dai duri allenamenti. La fanciulla dalla chioma blu non lo conosceva, ma lo stesso non poteva dirsi del contrario. Lo sguardo schifato che le lanciò dimostrava quanto potesse sentirsi superiore, o quanto potesse reputare feccia l'ex nukenin.

- E' tutto il giorno che ti cerco. - continuò così a incalzare Mirai, con tono di rimprovero - Dovresti aiutare Momo con le decorazioni floreali, anziché perdere tempo in questo modo.

- Ma, Kizoku-sama...

- Muoviti, non voglio sentire obiezioni.

Rassegnata, la ragazza in effetti non tentò più di contraddire l'altro. Rivolse all'amica un'ultimo sguardo, impregnato di tristezza, prima di girare i tacchi e seguire Kizoku all'interno della residenza. In quegli occhi Chiaki avrebbe sicuramente notato un chiaro messaggio, non espresso verbalmente ma impossibile fraintendere per chi la conosceva bene. "Aiutami".

wCnXjwe

Sicuramente avrebbe avuto modo di rivedere Mirai e chiedere dei chiarimenti, ma per il momento avrebbe dovuto attendere. Costretta quindi a doversi concentrare nuovamente su quel misterioso appuntamento, alla kunoichi sarebbe bastato chiedere informazioni per scoprire dove Chie passasse buona parte del suo tempo. L'avrebbe trovata al quarto piano della magione, nei giardini pensili, ma non prima di aver affrontato un cammino costellato di sguardi curiosi, altri ancora carichi d'odio. Il disprezzo era identico, sebbene le motivazioni cambiassero: i più giovani la riconoscevano come la donna di Namida, gli anziani invece come il frutto dell'amore di Hazuki, una donna che non aveva esitato prima di voltare le spalle al clan per seguire il suo cuore. L'unica persona nei cui occhi non avrebbe letto sentimenti contrastanti, ma pura gioia, era lei... l'anziana donna che sembrava attenderla impaziente, cercando riparo dal sole mattutino sotto l'ombra proiettata dalla meravigliosa chioma di un pesco. Diverse rughe ferivano un volto che un tempo doveva essere stato sicuramente aggraziato, ma che ora si presentava incoronato da capelli blu resi meno lucenti dall'età. Un viso che Chiaki, con suo immenso stupore, avrebbe senz'altro ricordato.

- Finalmente ci rivediamo, Chiaki-chan. - le disse, ricordando il lontano giorno in cui la fanciulla l'aveva incontrata per la prima volta.

 
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La rabbia covata in corpo in tutti quegli anni dalla fanciulla straripò come un fiume in piena. Qualsiasi cosa Chiaki avesse detto in quel frangente sarebbe stato vissuto come una presa in giro, come una scusante troppo ridicola anche solo per essere presa in considerazione. Rimase interdetta sul da farsi, aspettando un’altra reazione spropositata della coetanea. Al contrario dei passanti che si erano fermati a bisbigliare, lei non pensava che Mirai fosse folle nonostante le sue reazioni esagerate fossero rimaste immutate; quegli sconosciuti non sapevano nulla di cosa significasse appartenere al Clan Hyuga. Gli esterni la vedevano una gerarchia temibile, agiata e dai tratti nobili ma al suo interno si nascondeva tanta di quella sporcizia che anche se avessero ripulito l’intera magione non sarebbero riusciti a scrostarla del tutto. La castana era colei che viveva sommersa in quel marciume, ci era nata e cresciuta, la kunoichi solo poteva immaginare cosa avesse subito in quegli anni d’assenza. Sarebbe stato il suo muro del pianto, la colonna portante che l’avrebbe sostenuta da lì in avanti ma non poteva fare niente per recuperare il tempo perduto. L’indignata ruggiva verso di lei quelle parole cariche d’odio e lei non la fermava, non si permetteva di andarle contro. Quella era la sua punizione per i crimini commessi. Se il loro rapporto fosse stato diverso, lei della Casata Principale avrebbe dovuta metterla a tacere per non rovinare un’immagine utopica data al resto del mondo, ma lei era Chiaki Hyuga e non vedeva la differenza tra quelle due figure umane che si osservavano dai loro due fronti. Improvvisamente la vide stanca ed affaticata, accovacciata al suolo come per riprendere energie. Sicuramente la colpa doveva essere attribuita a quell’assurda tecnica. Chissà chi gliel’aveva insegnata?

- Ne hai fatta di strada Mirai, mi dovrai delle ripetizioni - continuò la Hyuga cercando d’alleggerire il fuoco che bruciava nel solo sguardo della sua interlocutrice.

Gli insulti continuarono finché una voce maschile non s’intromise tra quel confronto appena iniziato. Un richiamo, qualcuno che conosceva la fanciulla piuttosto bene per permettersi di mettere bocca in quello che stava facendo. Il carattere ribellino della giovane era piuttosto famoso in tutta la sede, e vederla rassegnarsi ad un solo richiamo fece preoccupare la diciassettenne. Non appena la ragazza con il cappello si fu voltata, questa lasciò libera la visuale all’evocatrice per osservare il nuovo ospite.

E lui chi è?

Non sembrava un comune Hyuga, c’era qualcosa di più aggraziato in lui, di più nobile. Forse i ricami graziosamente e dettagliatamente aggiunti al suo abito erano la chiave. Appena i loro sguardi s’incrociarono, quello dello sconosciuto mutò in qualcosa d’indefinito e schifato. Una reazione del tutto prevedile dopo aver riconosciuto chi era quell’essere con cui stava comunicando Mirai. Rimase in muto silenzio, scrutando la scenetta tra i due. L’ultima cosa che voleva era che qualche anonimo passante s’intromettesse nel loro confronto privato. Fu difficile, veramente difficile trattenersi mentre quell’uomo usava la sua autorità nei confronti della sua amica, impossibilitata a fare obiezione in alcun modo. Quando sentì il nome di quest’ultimo fu grata alla castana, avrebbe chiesto sicuramente di lui più avanti. In quel momento strinse i pugni nascosti dietro le pieghe del kimono, sentendo la sua rabbia crescerle dentro come un fuoco divoratore. Voleva parlare con lei anche solo qualche minuto in più, perché erano così importanti quei fiori? Un’ultima occhiata e la giovane la guardò in un modo in cui non si era mai mostrata. I suoi occhi bianchi allegri e vivaci si spensero, lasciando il posto a una specie di richiesta non espressa.

- Non ti preoccupare Mirai-chan, ci rivedremo presto - disse non riuscendo più a tenere a freno la lingua.

Il suo modo di porsi così confidenziale fu una vera e propria provocazione nei confronti di quell’uomo che aveva usato tanta autorità, senza farsi il minimo problema. Quel divario netto tra le due casate ancora non lo sopportava ed era certa che avesse appena assistito ad una scena quotidiana nella sua tradizione. Una volta che i due ebbero voltato i tacchi rimase nuovamente sola, con l’unico obiettivo di tornare sui suoi passi iniziali. Doveva trovare questa Chie e per farlo sarebbe stata costretta a raccogliere informazioni su dove potesse passare il suo tempo. La faccenda non fu facile, soprattutto al suo ingresso nella residenza. Nonostante l’attacco di Hyou tutto sembrava rimasto uguale identico a come l’aveva lasciato, quasi si trovasse in una zona a se stante del villaggio. Non poteva negare che quando il clan teneva a qualcosa, non si trasformasse anche in un ricco investitore... sempre che non avessero sfruttato quei poveri reietti marchiati; non che l’idea fosse tanto lontana dalla realtà. Ricordava ancora il suo primo giorno tra quelle mura, nessuno aveva badato alla sua presenza se non una donna la quale l’aveva indirizzata nei suoi allenamenti. Invece lei quel giorno era lì con tutti quegli occhi trasparenti puntati addosso, che scrutavano i suoi movimenti e probabilmente chiedendosi le sue intenzioni.

Sono passati così tanti anni... ha il coraggio di farsi rivedere qui come se niente fosse?

Nonostante tutto rimase la tipica ragazza di sempre, eseguendo un piccolo inchino davanti ad ogni membro anziano, scandendo un caloroso buongiorno anche ai più piccoli. L’educazione era qualcosa che non avrebbe dimenticato, soprattutto perché sua madre ci aveva sempre tenuto da quel poco che ormai ricordava. La sua sfilata si fermò davanti ad una ragazza di qualche anno più grande con il tipico sigillo verde impresso sulla fronte. Si rivolse proprio a lei per chiedere indicazioni riguardo alla possibile ubicazione della figura che stava cercando. Da quando anche lei aveva quel sigillo imposto dall’Hokage, che poteva decidere qualsivoglia quando metterla a dormire con i pesci, riusciva a sentirsi maggiormente in sintonia con quelle persone. Senza contare che sembravano avere tutti problemi piuttosto grandi per covare abbastanza odio nei suoi confronti e questo in un certo senso la rassicurava. Proprio come immaginò, la ragazza mantenne la sua gentilezza caratteriale e le diede la risposta che tanto desiderava. Il quarto piano non era vicino, anzi avrebbe dovuto continuare con quel modi operandi per ancora un po’. Sentiva le voci sfiorarle le orecchie ma non ci badava, cercando di tenere il volto alto e lo sguardo fermo, proprio come le aveva insegnato il coniuge. La curiosità di scoprire chi si nascondesse dietro quel nome, le metteva sempre più ansia ed infatti non riuscì a mantenere la stessa andatura fino alla fine, accelerando sul finale. Solo il fatto che normalmente passasse così tanto tempo nei giardini pensili le dava parecchio da pensare, anche sua madre e persino lei avevano sempre mantenuto quella passione per il giardinaggio. Che fosse una dote ereditaria? Che potesse confrontarsi con l’anziana donna sull’argomento? Già gli occhi le luccicavano dalla curiosità ma nonostante tutto non aveva dimenticato la faccenda in sospeso con la coetanea. Una volta raggiunto il luogo designato si guardò intorno, manifestando senza riserbo il suo stato d’animo piuttosto eccitato. La riconobbe immediatamente dalla sua conformazione mentre le sorrideva in lontananza, seduta comodamente su una panca di pietra alla base di un pesco in fiore. Perse un colpo al cuore riconoscendo quella figura che si faceva strada nei suoi ricordi. Colei che si era mantenuta misteriosa sin dal loro primo incontro e non aveva più mostrato la sua presenza alla fanciulla. Perché proprio adesso? Cosa significava quella scelta? Accelerò il passo, trovandosi in brevi attimi davanti alla vecchia signora. La bocca semiaperta non sembrava trovare la strada per volersi richiudere.

- Ma... ma... - riuscì a dire solo quelle sillabe, costringendosi a mandare giù un boccone di saliva depositato nella sua bocca aperta.

Il modo in cui Chie si rivolse a lei, con quel suo fare tranquillo e gioioso la lasciarono ancora più bloccata mentalmente. Cosa avrebbe dovuto dire o fare? C’era del buono in lei, bastava osservarla per capire che forse era una delle poche che non avrebbe voluto vedere la sua testa appesa ad un palo. Di questo non poteva dirle nulla, anzi si sentiva quasi rasserenata. Per quanto aveva cercato di mostrarsi forte al resto del mondo dentro di lei, tutto era in tumulto. Persino pensare a Fuyuki impegnato in chissà cosa le metteva apprensione.

- Quindi sei tu Chie-sama? Ma come... perché... - dovette prendere un altro respiro per formulare bene la domanda di senso compiuto - Come mai proprio adesso?

In realtà non sapeva nemmeno se avrebbe capito ma non le importava. Cioè come poteva esprimersi con un familiare che in realtà ricopriva un alto rango all’interno del clan? Poteva essere se stessa oppure doveva calibrare bene le sue espressioni? Il modo confidenziale con cui la donna si era rivolta a lei sembrava permetterle certi comportamenti ma la frenesia dell’attimo l’avevano mandata in confusione. Osservò le mani sporche di terra, e la postura stanca con cui si era accomodata, sicuramente era da un po’ che si trovava in quel posto.

 
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- Oh no, Chiaki... solo Chie andrà benissimo. - disse lei, facendole capire che non ci fosse bisogno di usare onorificenze in sua presenza.

L'anziana Hyuga ascoltò le parole della più giovane, consapevole delle domande che avrebbe sicuramente ricevuto. I dubbi di Chiaki erano legittimi dopotutto, soltanto ora stava scoprendo parte della verità su quella donna; quest'ultima lasciò che lei esternasse ogni perplessità, mentre una dolce brezza accarezzava le loro chiome, diverse solo a causa degli anni che avevano affrontato. Trascorsero pochi secondi, durante i quali Chie fece spazio sulla panchina in pietra, invitando la kunoichi a sedersi al suo fianco.

- Quando tua madre, Hazuki, decise di sposare tuo padre, il clan ostacolò questa scelta. Fu per questo motivo che rinnegò la sua appartenenza ad esso, decidendo di tagliare i rapporti persino con me e tuo nonno, Keigo.

Non vi era rimprovero, né biasimo, nelle parole di lei. In fin dei conti stava pur sempre parlando della sua defunta figlia, per quanto non avesse condiviso in passato quella sua scelta lei rimaneva comunque sangue del suo sangue.

- Dopo la sua scomparsa, abbiamo avuto una pesante discussione con Takayoshi. Noi volevamo che tu crescessi qui, accanto ai membri del clan, lui invece desiderava per te un futuro diverso... voleva che tu diventassi un ninja, esattamente come lui. Fu ferreo in questa sua decisione, non voleva che tu potessi entrare in contatto con noi.

La sua voce era debole e piena di rammarico. Sulle sue fragili spalle pesavano numerose colpe e ancora, a distanza di più di dieci anni, si chiedeva chi avrebbe avuto di fronte se le cose fossero andate diversamente. Si pentiva di aver causato l'ira di Hazuki e del coniuge, privando la giovane Chiaki della sua figura e rimanendo a sua volta senza l'opportunità di veder crescere la propria nipote. Tuttavia era inutile piangere sul latte versato... aveva davanti una vera e propria donna, uno spirito combattivo che assomigliava tremendamente a quello di sua madre.

- Da allora ho sempre cercato di vegliare su di te. Ho evitato appositamente di rivelarmi per non oppormi alla decisione di tuo padre. Sai, Chiaki, solo adesso mi rendo conto di quanto forte fosse il suo desiderio di proteggerti... ma sto divagando, non era questa la tua domanda.

Come mai proprio adesso? Dopo una simile spiegazione, non richiesta ma al tempo stesso doverosa, l'anziana era intenzionata a tornare al nocciolo della questione. Tentò di abbozzare un sorriso, ma in quel momento iniziò a temere il giudizio della nipote; non era sicuro che lei riconoscesse il legame che le univa e in quel caso non avrebbe cercato i forzare la mano. Era giusto che fosse lei a decidere, dopo quanto successo. A lei non restava altro da fare che attendere la sua scelta e pregare i Kami che, nel suo cuore, ci fosse spazio a sufficienza anche per una donna troppo vecchia per fingere di non riconoscere i propri errori.

- La morte di Takayoshi mi ha sorpreso, causandomi molto dolore... ma immagino che tu abbia sofferto più di me. Se ti sto raccontando la verità adesso, Chiaki, è perché voglio che tu sappia che non sei sola. - concluse con un fil di voce, senza distogliere i suoi occhi da quelli della sua interlocutrice, simili quanto diametralmente opposti.

 
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Non aveva mai immaginato quella scena, quindi trovarsi lì era un qualcosa di praticamente fuori da ogni suo schema mentale. Se durante il racconto del suo amato aveva pensato che si trattasse di un pessimo scherzo organizzato contro di lei, in quel frangente non riusciva a distogliere la sua attenzione da quella misteriosa donna. Più la guardava e più si rendeva conto di quanto avessero in comune nei tratti e nei modi di fare. Come poteva essere possibile? Chiaki aveva una nonna, c’era ancora qualcuno al mondo sangue del suo sangue che non fosse stato generato da lei. Trovare le parole giuste per intavolare un discorso sembrava un’impresa impossibile al momento per la giovane, ma fortunatamente fu Chie a incominciare quello che sarebbe diventato un lungo racconto. Acconsentì mutamente a sedersi al suo fianco la diciassettenne, con un semplice gesto del capo. Infondo l’anziana Hyuga esplicitò chiaramente quanto desiderasse che la nipote la chiamasse nel modo meno formale possibile. Doveva essere una tipa alquanto particolare per non badare ad un dettaglio simile, soprattutto se si teneva conto dell’epoca in cui era cresciuta. Non ci furono bisogno di presentazioni, né di troppi preamboli perché la parente sembrava veramente intenzionata a voler sfogare interamente ciò che si era tenuta dentro per anni. Eppure nonostante tutto, riusciva a mantenere una calma impressionante. Raccontò della storia di Hazuki e della decisione che aveva preso per amore, di ciò a cui aveva rinunciato e cosa aveva guadagnato, delle aspettative che molti personaggi rinomati nella casata avevano in lei; un pezzo della storia che conosceva bene quello, ma fino a che punto?

- Keigo? Ho anche un nonno? - non riuscì a trattenere l’avidità dell’aver fatto una nuova scoperta.

Ma poi tornò a ricomporsi immediatamente, intuendo che la sua interlocutrice avesse ancora molta carne da mettere sul fuoco. La successiva spiegazione sulla decisione di Takayoshi non la meravigliò molto, infondo suo padre era stato sempre un abile maniaco del controllo; se aveva deciso quella vita per lei una ragione sensata doveva pur esserci. Che temesse una rivendicazione nei diritti sulla piccola dopo la morte di sua moglie? Non era da escludere vista la sua genetica. Il suo modo di comportarsi così egoista però l’aveva portata a diventare adulta da sola, costringendola ad apprendere la verità da quell’attempata signora. Lui non c’era più ma ancora saltavano fuori segreti, e il suo nome tornava a farsi largo in ogni situazione. Come poteva essersene andato in pace con così tante cose in sospeso?

- Ho sempre guardato mia madre con occhi sognanti da quel che ho ricordo. Lei era così forte, preparata ad ogni evenienza e mai indecisa su una scelta. Potrebbe essere un’immagine fasulla che mi sono creata di lei negli anni... ma non credo che volesse questo. Sono sicura che tenesse alla famiglia - fece una pausa, riportando alla memoria il viso sbiadito di Hakuzi - Semplicemente ha afferrato il filo rosso del suo destino, raggiungendo l’altro capo senza voltarsi indietro. L’ha fatto per distanziarsi e trovare la sua felicità ma non solo, l’ha fatto per non distruggere ciò che voi avevate creato, ne sono certa.

Non ci voleva un genio per comprendere che quella donna avesse un posto di rilievo nel clan, bastava osservare bene il suo kimono ed i fermagli che adornavano la sua chioma non più folta e splendente come un tempo. Poi rimembrò anni addietro quando la incontrò nel giardino pensile del quinto piano, quella zona non era adibita a tutti, ricordava chiaramente come erano intagliate elegantemente le targhette che davano alle camere, probabilmente più lussuose di una suite al loro interno. In cuor suo sapeva che la fanciulla che l’aveva messa al mondo non avrebbe fatto nulla per caso, così come il jonin che l’aveva cresciuta. Quella scelta forse non era stata presa nemmeno dallo stesso Takayoshi in solitaria, ma quella confidenza era destinata a rimanere un mistero con la loro scomparsa.

- Per quanto sia brutto per te sentirmelo dire, sono felice d’essere cresciuta altrove nonostante le difficoltà della mia infanzia. Questo posto per quanto mi affascini racchiude troppe ingiustizie per una persona come me... non immagino nemmeno lontanamente come avrebbero potuto risentirne i miei modi - concluse ripensando al teatrino vissuto poco prima con Mirai - Ti sono riconoscente del tuo avvertimento risalente a quasi cinque anni fa... adesso con il tuo racconto integrale riesco a vedere più chiaramente la verità.

Cercò di rasserenarla, notando soprattutto il tono rammaricato con cui aveva riferito le ultime dichiarazioni. Eppure la strada per considerarla quello che realmente era, si prospettava ancora lunga ed impervia. Non la odiava, anzi avvertiva un certo rispetto per quella presa di posizione anche se improvvisa, ma non poteva considerarla una parente stretta, non dopo il taglio netto che avevano voluto dare i suoi genitori. Se solo le cose fossero andate diversamente...

- Grazie Chie per la tua comprensione, infondo se mio padre è morto la colpa è soprattutto mia ma se lui non ci fosse stato credo che Fuyuki non abiterebbe più questo mondo, quindi non posso che essergli grata in eterno per il suo sacrificio - affermò la kunoichi rivelando la delusione del suo fallimento - Io... mi trovo un po’ a disagio alla tua presenza ma la colpa non è tua, quanto il peso di questo legame mai instaurato che ci portiamo addosso. Nonostante tutto sento di volerci provare... voglio cancellare queste distanze una volta per tutte. Poi i miei figli mi assillerebbero la vita se non gli presentassi la loro bisnonna.

Lo disse in modo scherzoso, facendo presente all’anziana donna che c’era qualcun altro che non vedeva l’ora di conoscerla. Se non aveva portato lì i suoi due cuccioli era un po’ per tastare la situazione ed anche perché non voleva fingere che andasse tutto bene, non prima d’essersi confrontata con lei. Chissà cosa avrebbe pensato Hazuki della sua decisione? Sicuramente sorrideva tra le stelle, abbracciata al suo ritrovato amore.

 
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view post Posted on 4/5/2017, 07:47     +1   -1
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- Sì, anche se purtroppo non sta in condizioni ottimali. - con un po' di tristezza parlò del marito, ma senza per questo perdersi d'animo.

Curiosa, combattuta ma al tempo stesso motivata e ferma nelle sue decisioni. Un sorriso appena accennato si inarcò sul volto rugoso dell'anziana; a giudicare dai suoi modi di fare, anche Chie era felice che lei fosse cresciuta in quel modo. Chissà, se le cose fossero andate in un altra maniera avrebbe avuto davanti una fanciulla completamente diversa. In quel comportamento, con un po' di nostalgia, riusciva a riconoscere quello di sua figlia. Chiaki sicuramente non aveva avuto l'opportunità di conoscerla fino in fondo, ma, per quanto diverse, entrambe si assomigliavano parecchio. Che fosse questione di sangue? Probabile, ma il destino aveva dovuto metterci lo zampino, trascinando la giovane kunoichi negli eventi che avevano forgiato il suo spirito, prima ancora che il suo corpo.

- Tua madre sarebbe fiera nel vederti così cresciuta, Chiaki... avete vissuto nelle avversità, ma entrambe siete diventate due fiori meravigliosi.

Era lieta inoltre nel sentirla parlare così bene dei suoi genitori. Entrambi erano stati dei ninja eccezionali, dotati di potenti abilità e di un carisma unico. Anche nei suoi ultimi istanti, infatti, l'uomo aveva dato prova del suo valore, impedendo che anche Fuyuki precipitasse tra le fitte spire dell'oblio; un gesto eroico, che sicuramente i due coniugi avrebbero ricordato finché avrebbero avuto fiato in corpo per tramandare il nome di Takayoshi Aida. Tuttavia la fanciulla aveva anche ragione nel provare sensazioni contrastanti, in presenza di colei che soltanto adesso riusciva ad identificare con la parola "nonna". La donna a quel punto non si mostrò affranta, ma comprensiva; sostenne lo sguardo della più giovane con un sorriso, mentre il sole del mattino le baciava il viso.

- Non è necessario correre, avrai tempo per conoscermi, così come io ne avrò per passare del tempo con i miei nipoti. - fece una pausa, mentre quell'ultimo pensiero la rendeva ancora più entusiasta e solare - E se lo vorrai, avremo modo di passare parecchio tempo insieme, sin da subito.

Vi era del mistero in quelle parole, un significato la ragazza non poteva comprendere. Chie però era pronta a dissipare ogni suo dubbio, prima ancora che le sue labbra potessero schiudersi per dar voce ai suoi pensieri.

- Fra sei giorni, il clan festeggerà le nozze della figlia del nostro capoclan, Momo. - annunciò con calma, lasciando che quel nome si levasse fra i petali nei quali avrebbe trovato significato - Il suo promesso sposo, Kizoku, ha pensato di organizzare una danza tradizionale. Da secoli infatti, durante i matrimoni più importanti, ad un membro di ogni famiglia del clan viene chiesto di presenziare alla cerimonia ed esibirsi in una danza. Insomma, un palcoscenico in cui molti danno sfoggio della loro affinità con il Juken. Ieri ho incontrato Fuyuki, te l'avrà sicuramente detto... volevo chiedergli di farti questa proposta, ma mi è sembrato talmente impaurito. Credo abbia immaginato che fosse mia intenzione chiederlo a lui, ma di fatto ha preferito lasciare a te quel che lui reputava una gran rottura. - commentò, citando testualmente le parole che lo Hyuga aveva pronunciato e ridendo di gusto nel ricordare quel momento.

Dal tono di voce con il quale Chie aveva parlato dell'argomento, era evidente che fosse contraria a quel matrimonio programmato. Forse l'esperienza di Hazuki l'aveva plasmato la sua opinione in merito, ma con ormai troppi anni sulle spalle era rassegnata al pensiero di non poter cambiare nulla in quelle tradizioni nobili quanto marce. Tuttavia reputava interessante quell'opportunità per la nipote, la quale avrebbe potuto affinare le sue capacità sottoponendosi ad un preciso addestramento e al tempo stesso dare dimostrazione di quanto fosse cresciuta. La ragazzina impacciata era scomparsa, sostituita dall'immagine della compagna di Namida... ma forse anche quella nomea era destinata a scomparire, bastava volerlo ed essere disposti a rimboccarsi le maniche.

- Accetterai? - chiese infine, incalzandola con quest'ultimo quesito.

 
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view post Posted on 6/5/2017, 10:46     +1   -1
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Le novità continuavano a sbucare come funghi, sia quelle positive che quelle negative. La scoperta di avere anche un nonno in vita fece luccicare gli occhi della kunoichi, che dopo il suo preambolo iniziale sembrava essersi ambientata alla perfezione. Presto l’anziana Chie avrebbe conosciuto lo spirito semplice e curioso di sua nipote, soprattutto tenendo conto la proposta che aveva in serbo per lei. Un tempo aveva ricoperto le Nuvole Rosse e forse il suo sospetto era stato forgiato da questa sua esperienza, ma scavando in se stessa, comprendendo meglio chi aveva davanti riuscì a mettere da parte ogni preconcetto. Dopotutto quella donna era colei che aveva sempre chiamato “Vecchia Hyuga”, nonostante le loro strade si fossero incrociate una sola volta.

- Dici che mi vorrà conoscere? Mi piacerebbe chiudere questo cerchio di segreti, è un po’ come se camminassi a tentoni e tu fossi la mia luce in questa parte d’oscurità. C’è altro che dovrei sapere? Non è che ho una sorella nascosta da qualche parte... - il suo interrogativo forse sarebbe apparso divertente alla figura di fianco a lei, ma il suo riferimento era abbastanza serio date le ultime notizie.

La tensione iniziale sembrava essersi quasi dissolta in quelle poche parole che le due Hyuga si erano scambiate. Gli interrogativi iniziavano a farsi sempre più vivi nella mente della ragazza dalla lunga chioma blu, ed i complimenti partoriti dalla bocca dell’interlocutrice attempata non giovavano. Chi aveva di fronte era una fonte incredibile d’informazioni su sua madre, sulla sua famiglia e la genealogia che caratterizzava il loro ramo.

- Dici? Sai non riesco più nemmeno a ricordare vividamente il suo volto... - disse con una nota nostalgica nella voce la diciassettenne - Immagino che assomigliassi molto a lei fisicamente, ho notato parecchie volte mio padre incantarsi mentre mi osservava.

Ciò che stava esternando Chie non erano dettagli così superficiali, molte volte si era fatta delle domande riguardo a cosa pensasse Hazuki di lei, se avesse approvato come si fosse comportata in certe circostanze o se le avesse mai permesso di abbandonare Konoha se solo fosse stata ancora viva. Non poteva saperlo ma quella donna era una sua parente stretta, la madre di sua madre, e quegli insulsi complimenti che magari per qualunque altra persona non sarebbero stati importanti, lei li sentiva amplificati; colpa della sofferenza vissuta per la mancanza di una figura materna nella sua vita disagiata. Il dialogo cambiò improvvisamente prospettiva, spostandosi su qualcosa di più imminente ovvero la ragione del perché la kunoichi si trovasse realmente lì.

- Ne sarei lieta - disse consentendo all’altra di continuare.

Proprio come avevano accordato, per conoscersi meglio ci sarebbe voluto del tempo e perché rifiutare la proposta di cominciare proprio da quel momento? Chie sembrava avere un’idea, un programma che le era stato solo lontanamente accennato dallo scansafatiche di suo marito. Quando riuscì ad associare quei due nomi al flash vissuto pochi attimi prima fuori dalla residenza, i suoi occhi si spalancarono preoccupati. Probabilmente quella non era la reazione che si sarebbe immaginata sua nonna, ma non riuscì a reprimere la sua sete di sapere.

- Questo Kizoku... credo di averlo incontrato poco fa - disse come se le mancasse il fiato - Era in compagnia di una mia vecchia amica... lei non sembrava felice, affatto felice. Non capisco, Mirai non aveva mai servito nessuno...

Farfugliava con se stessa come se cercasse di trarre delle informazioni quando poteva immaginare benissimo cosa fosse successo. La coetanea era una tipa capace, bastava osservare la sua padronanza con le tecniche di clan per intuire che non si aveva a che fare con una novellina. C’era spirito d’arrivare in lei, una determinazione invidiabile limitata solo dal sigillo verde che macchiava la sua fronte. Qualsiasi membro della principale avrebbe potuto metterla a tacere, dei semplici sigilli con le mani e avrebbe sofferto come un cane. Una scalata verso cosa? Non c’era nulla dall’altra parte per lei. Si morse il labbro nervosamente mostrando tutta la sua frustrazione a chi aveva di fronte.

- Mi dispiace per aver tergiversato... - intervenne cercando di ricomporsi inutilmente - Una danza dici? Devo ammettere che ho perso un po’ la mano con la nostra arte, sarò ridicola. Credi seriamente che sia il caso che io partecipi? Rovinerò sicuramente la vostra reputazione.

Le venne quasi da ridere nell’immaginarsi il volto del compagno quando l’anziana donna aveva avanzato quella proposta. Lui che ballava una danza Hyuga? No, non riusciva nemmeno a concepirlo. Sicuramente non era da prendere sottogamba quella proposta, sarebbe stato un modo per ristabilire un contatto anche con gli altri membri del suo stesso clan. Non che ci tenesse particolarmente ma restava un inizio per rintegrarsi nella comunità, per passare del tempo con Mirai senza avere addosso centinaia di sguardi malfidenti.

- Questa Momo... è felice di questo matrimonio? - domandò dopo diversi minuti di silenzio.

Aveva preso una decisione ma non avrebbe acconsentito alla sua presenza per qualcosa che insozzava l’ideale di libertà che l’aveva guidata per quegli anni fuori da casa sua. Sperava che sua nonna fosse sincera ma le parole con cui si era espressa non le davano grandi speranze. Al massimo avrebbe osservato da lontano, concentrandosi sulle rifiniture degli abiti eleganti con cui i partecipanti avrebbero dato sfoggio.

 
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view post Posted on 6/5/2017, 13:49     +1   -1
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- Sono sicura che vorrà vederti, ma ogni cosa a suo tempo, ragazza mia... e no, non preoccuparti. - rise appena nel rispondere ai suoi dubbi, bizzarri ma legittimi, data la situazione.

La lasciò parlare, finché non sentì pronunciare il nome di Mirai. C'era da aspettarsi del resto che le due amiche fossero entrate in contatto, anche se mai avrebbe pensato che ciò fosse avvenuto proprio in presenza del giovane sposo di Momo. Per un momento lo sguardo di Chie si fece serio, anzi, presto la sua interlocutrice avrebbe potuto leggere della frustrazione in quegli occhi rimasti sempre serafici. Era come se l'anziana stesse tornando indietro nel tempo, ripercorrendo con amarezza ciò che era accaduto durante l'assenza di Chiaki.

- Come saprai, il compito dei membri della casata cadetta è quello di proteggere coloro che invece hanno avuto un destino migliore. Nel tuo caso, era stata Mirai a farsi avanti perché potesse essere unita a te... dopo la tua scomparsa, non è passato molto tempo prima che il clan la costringesse ad affidare la sua vita ad un'altra persona. - abbassò lo sguardo, facendo intendere alla più giovane di aver tentato di contrastare quel volere, ma senza successo - Kizoku è colui che ha preso il tuo posto nella vita di Mirai. Per quanto riguarda Momo invece, credo sia abbastanza felice... lei è una ragazza semplice e, per quanto arrogante alcune volte, il suo promesso sposo non è poi così male. Forse è solo troppo ancorato alle tradizioni e alla sua posizione privilegiata, ma per il resto è un ragazzo tranquillo, come molti altri.

Intuendo la possibilità che Chiaki potesse sentirsi in colpa per quanto fosse accaduto all'amica, la vecchia Chie sarebbe rimasta a sua disposizione per parlare, finché ce ne sarebbe stato il bisogno. In fin dei conti avevano molto da raccontarsi e non disprezzava la curiosità della fanciulla, perfettamente comprensibile dopo un'assenza così lunga. L'avrebbe aiutata a mettere ogni tassello al suo posto, finché lei non avrebbe avuto di fronte un quadro più chiaro e preciso.
Fatto ciò, sarebbe tornata sul nocciolo della questione, il motivo per il quale aveva interpellato Fuyuki il giorno precedente. La ragazza aveva ragione di temere i potersi rivelare deludente, ma l'anziana donna era lì proprio per assisterla durante l'allenamento che le avrebbe permesso non solo di rispolverare quelle capacità, ma di affinarle. Tuttavia quelle parole l'avevano incuriosita; forse era necessario che la più giovane le mostrasse di cosa era capace, solo in quel modo avrebbe potuto giudicare la sua crescita e comprendere di cosa avesse bisogno per migliorare.

- Vorrei vedere cosa sei in grado di fare, Chiaki... mostrami la tua tecnica più potente. - concluse con calma, attendendo con impazienza che la kunoichi accogliesse il suo invito.

Durante la "pausa narrativa" che ho descritto, potrai chiedere quel che vuoi a Chie. Vedi tu se riassumere o riportare i dialoghi, cambia poco; in ogni caso ti darò le risposte privatamente.
 
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61 replies since 26/4/2017, 09:36   787 views
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