L'ombra delle fauci, INTERROTTA
Missione A per Karen91, C per Dan SpolsGet Scared e forse Kuroi Inu

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view post Posted on 17/9/2017, 19:22
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Il sole era sorto ormai da un po' sul villaggio della foglia. I suoi raggi illuminavano un posto diverso dal solito, più preoccupato. In quegli ultimi mesi ne erano successe di cose, alcune meno note di altre, ma l'allerta del Kage aveva agitato gli animi di tutti. In quei giorni poi gli uffici erano pieni di gente che andava e veniva, team che partivano, altri che tornavano a fare rapporto. Tra queste persone anche Chiaki, convocata per una missione per la prima volta dopo tanto tempo. A dirla tutta quell'ufficio era un po' diverso dagli altri: poche persone, tutte di rango abbastanza alto, e chiamate dentro una ad una. Giunto il suo turno la giovane Hyuga si sarebbe trovata in una stanzetta anonima, davanti a un uomo anonimo, così preso dai documenti di fronte a lui da non dedicarle più di uno sguardo distratto prima di iniziare a parlare.

"Sarò breve, probabilmente sai già che alcune zone al confine con il paese della Cascata sono state evacuate a causa di delle scosse sismiche. Forse sai anche ciò che di quelle scosse è stato la causa. Il tuo compito è perlustrare quei luoghi alla ricerca della leggenda che li ha distrutti. Secondo le nostre fonti il kyuubi ha l'aspetto di una volpe colossale e immensamente pericolosa, questo è ciò che devi trovare. Se ti imbatterai davvero nel cercoterio non dovrai affrontarlo, ma solo comunicarlo a una squadra specializzata che si occuperà del contenimento della minaccia. Tutto chiaro?"

Una missione del genere non la si assegna tutti i giorni. A guardarlo in faccia si poteva dire che non ci credesse nemmeno lui ai cercoteri, ma questi erano gli ordini e lui li eseguiva come aveva sempre fatto, senza fare domande. Chiaki dei bijuu probabilmente sapeva ben più di quell'uomo, ma forse la libertà a cui si era abituata mal si conciliava con un obbedienza silenziosa. Lei, kunoichi e donna, cosa aveva intenzione di fare?
Questo è solo per Karen, gli altri potranno ruolare liberamente cosa stanno facendo nel primo post.

Per quanto riguarda le indicazioni off non ho molto da dire, voi siete tutti più esperti di me.
L'unica cosa sono i limiti di tempo. È molto importante cercare di rispettarli tutti, sia io che voi. Chi c'era ricorderà sicuramente come è finito Watashi, gli altri ne avranno sentito parlare. Sarebbe bello che questo evento venisse vissuto fino alla fine, cerchiamo di dare il nostro contributo perché questo accada. Vi chiederei anche di provare a non ridurvi all'ultimo così da dare anche a me il tempo di elaborare al meglio il post.

Quello che dovevo dire l'ho detto, ora proviamo a divertirci il più possibile in questo bell'evento.
 
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Dan Spols
view post Posted on 23/9/2017, 10:24




"parlato Akemi"
*pensato Akemi*
"parlato Hiroshi"


Nelle ultime settimane a Konoha si poteva percepire una crescente tensione diffusa in tutta la popolazione. D’ altra parte, dopo il comunicato dell’ Hokage, ogni giorno vi era una nuova notizia diversa che si spargeva per il villaggio, molte delle quali non avevano alcun fondamento ed erano palesi menzogne, ma anche queste contribuivano a creare agitazione. Era così anche a casa di Akemi dove Satoshi, suo padre, era molto spaventato dalla situazione. Ciò era piuttosto comprensibile dato che l’ uomo era un semplice negoziante e non aveva molte conoscenze sul mondo ninja. Per questo spesso chiedeva alla ragazza delle informazioni, ma anche lei sapeva ben poco. Chi invece sembrava avere qualche informazione in più era Hiroshi, suo fratello maggiore. Egli, da poco divenuto un Chunin, era appena tornato da una missione esplorativa ed Akemi non perse l’ occasione per cercare di fargli domande. Una sera dunque si recò in camera sua:
“Com’ è andata la missione?”
Seguì una breve pausa in cui Hiroshi sembrava intento a scegliere le parole giuste da dire.
“Non abbiamo trovato nulla di particolare, solo piccoli indizi e non sappiamo neanche se sono collegati a tutta questa faccenda.”
*Bugiardo… Non mi racconta tutto, ma forse gli hanno detto di tenere la bocca chiusa…*
Se era così la giovane non aveva speranze conoscendo la testardaggine del fratello. Il suo sguardo cadde poi su una cicatrice che Hiroshi aveva sul braccio sinistro; non era legata alla missione perché se l’ era procurata prima di partire durante un allenamento, o almeno lui aveva detto così.
“Ti da ancora fastidio? Se mi lasci dare un’ occhiata forse po…”
“Va tutto bene” disse interrompendola e coprendosi istintivamente la cicatrice con l’ altra mano. “Ora però voglio riposare…”
E così Akemi lasciò la stanza: ormai era abituata a questo comportamento più freddo e distaccato che Hiroshi aveva assunto ormai da mesi e la giovane non provava nemmeno più ad opporsi. Certo che, se fosse stata lei al suo posto, avendo un medico in casa ne avrebbe approfittato per qualsiasi cosa, ma evidentemente l’ orgoglio del ragazzo gli impediva di chiedere aiuto alla sorella minore.

In quelle settimane Akemi aveva molto da fare in ospedale. I pazienti erano più del solito a causa di vari incidenti provocati dalle scosse sismiche che nelle ultime settimane colpivano la zona. Sebbene fosse ancora una novizia in confronto alla maggior parte degli altri medici, la ragazza provava a fare il suo. La maggior parte del tempo però la passava a fare da messaggera da un dottore all’ altro i quali, essendo troppo indaffarati, non avevano tempo di pensare alla parte burocratica del loro lavoro. Gli unici pazienti che la ragazza poteva effettivamente toccare erano quelli che avevano delle ferite superficiali e dove non serviva nemmeno l’ uso di tecniche mediche. Certe volte la cosa la seccava, dato che avrebbe voluto fare qualcosa di più stimolante, ma sapeva bene che, non avendo molta esperienza, avrebbe rischiato di creare più guai che altro.
Quel giorno Akemi era arrivata in ospedale di mattina; la situazione era sempre la stessa ed il lavoro era uguale a quello dell’ ultimo periodo. La giovane faceva la spola tra un reparto e l’ altro, recandosi dove i suoi superiori la mandavano. Fu l’ incontro con un bambino l’ evento meno noioso di quella mattina. Egli aveva un taglio sulla fronte provocato da un soprammobile caduto a causa di una lieve scossa sismica. La situazione non era per nulla grave, ma il bambino, spaventato, disse:
“Sta arrivando la fine del mondo?”
I suoi occhi lucidi facevano capire che egli era molto preoccupato, così la ragazza disse l’ unica cosa che le venne in mente:
“No, non credo… Sono cose che ogni tanto capitano.”
Cercò di abbozzare un sorriso, ma nemmeno lei era convinta delle sue parole dato che bastava unire tutto ciò che era successo nelle ultime settimane per capire che stava accadendo qualcosa di grave e se lo aveva intuito persino il piccolo, la cosa stava diventando fin troppo palese. Forse non sarebbe stata la fine del mondo, ma la Genin non si aspettava nulla di buono per il futuro.
 
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view post Posted on 23/9/2017, 22:53
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Sadou Watanabe
Mondo chiuso, mente aperta
Narrato - "Parlato" - Narrato e Parlato Mondo di mezzo - (Pensato)
- Visione Psichica -












Trovare un hobby è il modo migliore per distrarsi dai sintomi della propria malattia, ultimamente, dopo la sua promozione, il giovane Sadou ha messo la sua creatività alla prova.

Era mattina, del sole non vi era neanche l'ombra, il ragazzo era seduto sul tavolino basso del soggiorno ed era alle prese con un'operazione piuttosto complicata. Alla sua destra vi era un foglio con lo schema disegnato di quello che sembrava un cubo, vi erano anche le misure e i materiali di cui era fatto,
tra le sue mani invece vi è la struttura base di questo cubo: Sadou si era dato all'invenzione. Quell'oggetto gli era stato commissionato dalla forza armata del gelo stessa, l'intento era quello di realizzare un macchingegno particolare per un fuoco lampo. Esso è quindi un oggetto di sopravvivenza e il suo funzionamento è molto semplice, all'apertura il cubo si aprirebbe rilasciando una modesta quantità di paglia compressa, la scintilla dell'apertura avrebbe innescato un fuoco in quella paglia permettendo a chiunque di ottenere un fuoco da campo in breve tempo.
Ovviamente quello era un prototipo, prima di poterlo considerare come un oggetto utilizzabile dagli shinobi del gelo deve prima venire testato e poi brevettato.

Nel frattempo sua madre adempiva come sempre alle faccende di casa, il clima che si respira era sempre lo stesso: nessun contatto, nessun dialogo, figurarsi un saluto, insomma, niente di niente.

(Mi servirebbero dei soldi per comprare il rame...)

Fare un salto dal fabbro del paese non poteva essere di certo una cattiva idea, ma per lui lo era, quello equivaleva a dover incontrare molte persone e non è di certo la sua attività preferita, anzi, è proprio ciò che vuole evitare.

Stranamente in quella dimensione distorta le cose sembravano essersi calmate, la situazione era perfino più quieta della realtà, gli scheletri ora stanno alla larga dal ragazzo, si sono messi finalmente in testa che è rischioso avere a che fare con lui, soprattutto dopo la scoperta di avere un maggiore controllo sulle sorti di quel luogo. Gli scheletri comprendono una piccola parte di dannati, quest'ultimi sono divisi in tanti gruppi le cui caratteristiche sono molto variegate, a seconda di dove si sposta ha più o meno probabilità di incontrare un nuovo gruppo di dannati. Ovviamente non tutti hanno intenzione di fare del male, alcuni, come è già stato visto in precedenza, si limitano solamente a seguirlo, ovunque lui vada. La sensazione che trasmettono è sicuramente malinconica ma tecnicamente sono piuttosto innocui.

Aveva finalmente deciso di uscire di casa, rispetto all'ultima volta i suoi abiti erano leggermente diversi ma tende ugualmente a vestire di nero, l'unica aggiunta sono le coperture per avambraccio e gambe fornite in dotazione dal villaggio, fortunatamente si sposano perfettamente con i suoi abiti regolari.
Sadou scelse saggiamente di prendere un vicolo secondario per arrivare dal fabbro, sarebbe riapparso dal retro della struttura, in questo modo avrebbe limitato al massimo i contatti con le persone. Tempo di una decina di minuti e arrivò, a quell'ora non vi era molta gente se non i lavoratori all'interno della struttura e alcuni shinobi addetti al trasporto di armi.
Avanzò timidamente verso la parte a lato del banco, lì sopra vi erano in esposizioni alcune armi fatte piuttosto bene, vi erano alcuni simboli particolari incisi sull'acciaio che le rendevano particolari.

"Scusami?" Disse riposizionandosi bene la benda che si era leggermente spostata mentre stava indossando il suo solito maglione. "Quanto costa il rame?"

Fabbro: "Ma guarda qui! E' bello avere finalmente una faccia nuova!" Disse il proprietario mostrando il suo smagliante sorriso a 32 denti - di cui uno era in metallo.
Fabbro: "Viene 7 Ryo al centimetro cubo, quanto te ne serve?"

"No, no". Disse portando e scuotendo orizzontalmente le mani in avanti. "Era solo per chiedere". In realtà li voleva ma non possedeva Ryo sufficienti per acquistarli, si spera che con il suo nuovo impiego possa riuscire a guadagnare una paga decente.
A quel punto constatò che nella via principale non vi era molta gente, quindi si indirizzò in quella che possiamo definire "strada di ghiaccio" per tornare a casa.


Ecco qua, non so se è già stato scelto un ordine di post ma secondo me dopo che i personaggi, eventualmente, si incontrano diventa un must.
Mi sono permesso di ruolare il fabbro del paese, se è un problema dimmelo che edito, specifico qui in off che, se dovesse interessare, i ninja che stavano ritirando le armi sono un genin e un chunin.
Tengo a specificare che, purtroppo, il background del personaggio non è aggiornato, mi sono liberato all'ultimo momento e non ne ho avuto il tempo.
Se servono informazioni a riguardo basta chiedere.
Per quanto riguarda il carattere invece è rimasto praticamente immutato, semplicemente è giusto un pochino più aperto di mente rispetto la prima volta che l'ho ruolato, anche qui se servono info dettagliate basta chiedere.

Sto provando per la prima volta a usare un codice di role quindi ditemi se c'è qualche colore dannoso per gli occhi o robe cosi.

Che dire, ruoliamo e divertiamoci, in bocca al lupo a tutti per questo fantastico evento.



 
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view post Posted on 25/9/2017, 00:02
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Il lavoro in ospedale le aveva portato via anima e corpo in quei giorni. Non tanto per le richieste dei pazienti e per i colleghi che improvvisamente si ammalavano nel periodo peggiore, quanto per l’affluenza di gente che varcava la porta della struttura sanitaria. Ogni giorno i feriti aumentavano e le voci di corridoio iniziavano a farsi più persistenti quasi che rasentavano la mitologia. Il sommo Mujinahen aveva convocato sia lei che Fuyuki per chiarire la loro posizione nell’eventualità di un conflitto su larga scala, ma non era andato abbastanza a fondo nelle spiegazioni per rendere chiaro chi avessero davanti. Solo suo marito talmente spaventato da quell’incontro in missione aveva voluto condividere, con la sua donna, in quale nuovo baratro stesse cadendo il loro mondo. Se non avesse già ascoltato così tante reazioni differenti, probabilmente avrebbe preso per follie quelle esperienze relazionate alla natura. Civili che finiscono per bollire nell’acqua termale, pesci morti, terremoti improvvisi... stavano di nuovo tornando sugli stessi passi della guerra contro Watashi? Lo stress la stava mangiando viva e le cose a casa non miglioravano affatto. Mirai, la sorella non di sangue che aveva accolto nella sua dimora, le dava un grande aiuto con la famiglia ma c’erano delle faccende che solo una madre poteva fare alle volte. Ogni tanto pensava di voler partire ed andarsene per allontanarsi da tutto e tutti per un po’, per prendere fiato, ma adesso che il suo amato non c’era non si sarebbe fidata di lasciare i suoi figli da soli. Non credeva più in quel posto che l’eremita continuava a chiamare casa, si sentiva sofferente soprattutto verso i suoi bambini. La gente aveva cominciato a calmarsi vedendo la buona volontà della coppia Hyuga ma molti rimanevano scettici, altri non accettavano ancora la scelta dell’Hokage. Aiko aveva cominciato a frequentare il villaggio curioso, gli era sempre piaciuto esplorare, ma quando al parco le raccontava che le madri allontanavano i piccoli da lui, lei non faceva che starci male. Si era lasciata prendere la mano dalla sua passione per la medicina lasciando allo sbando coloro che più di tutti soffrivano per quel cambiamento improvviso, dalla foresta incontaminata ad un villaggio pieno di esseri simili a loro. I loro fratelli mustelidi sapevano essere più umani di tutte quelle persone che li circondavano, una grande famiglia sempre disposta a darti una mano per rialzarti. Ma poco contavano i pensieri della fanciulla... quando la chiamata arrivava si poteva solo rispondere. Quella mattina a lavoro si presentò un uomo di tutto punto con la sua divisa morbosamente pulita. Chiaki dopo aver lasciato i ferri sul carrello ed essersi pulita le mani, si avvicinò rapida allo shinobi; le era stato già anticipato che fosse lì per lei. La notizia giunse come una secchiata d’acqua gelida, ma dopo una breve pausa dove il suo volto trasudò meraviglia, annuì seria e coincisa. Nell’immediato si sarebbe dovuta presentare in uno degli uffici dove venivano assegnate le missioni in quanto il villaggio necessitava di tutto l’aiuto dei ninja più esperti.

La mia prima missione da jonin... speriamo di non fare qualche stupidaggine

Come una scolara il suo primo giorno di accademia, anche la diciassettenne iniziò ad agitarsi. Dopo essersi cambiata ed aver messo ulteriormente in difficoltà il reparto di chirurgia dove si trovava, la fanciulla a passo fermo e deciso raggiunse il luogo designato dal ninja messaggero. In fila non era sola, ma altri come lei si apprestavano a ricevere un verdetto che li avrebbe tenuti occupati per un po’. Che cosa stava succedendo? I presenti le lanciarono qualche sguardo curioso prima di tornare ognuno a pensare ai fatti propri. Cercò di mantenere un certo contegno, nonostante il suo istinto la opprimesse nell’attaccare bottone con l’individuo davanti a lei per fargli mille domande. Perché doveva prendersi sempre i rimproveri del suo sensei e non essere mai se stessa? Fu troppo tardi quando decise di picchiettare sulla spalla di chi aveva davanti, perché la porta si spalancò per l’ennesima volta e inglobò al suo interno il suo vicino. L’impazienza iniziò a manifestarsi con le sue dita che picchiettavano incessantemente la coscia, nell’attesa di sapere qualcosa. Il volto cupo di colui che uscì, lasciandole il posto, non la tranquillizzò per niente. Prese un lungo respiro e dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla luce dietro di lei, ed alle altre povere vittime, si lasciò risucchiare dalla stanzetta buia. Un milite l’attendeva dietro una piccola scrivania con le sue scartoffie tutte accuratamente disposte, anche se la Hyuga si chiese comunque come facesse a raccapezzarci qualcosa con tutta quell’affluenza. Una volta dichiarato il proprio nome, la giovane, attese pazientemente di ricevere informazioni riguardo al suo compito. L’uomo parlò quasi sapesse a memoria il discorso, senza riprendere fiato nemmeno per un istante. Appena riuscì ad associare quelle informazioni a ciò che le aveva raccontato il castano del suo incarico per la Foglia, il suo volto cambiò totalmente colore.

Ci stanno mandando ad un suicidio?

Non poteva sbagliarsi, doveva trattarsi per forza dello stesso posto che aveva messo in pericolo Fuyuki al punto da costringerlo a scappare. Lui che non aveva mai inclinato la testa davanti a niente e nessuno era stato costretto a fuggire a gambe levate. Stava parlando del Kyubi la bestia a nove code, ma quelle brevi informazioni non le bastavano.

- Sì mi è giunta voce... ma ho delle domande. Andrò sola o dovrò collaborare con un team? Nel caso ho la possibilità di avere le cartelle dei miei accompagnatori? Ci sono ancora civili nell’area o possibili feriti? La partenza è prevista nell’immediato oppure ho tempo per fare dei preparativi? - prese un lungo respiro rendendosi conto che aveva fatto tutte quelle domande di getto - Mi scusi ma devo avere più informazioni possibili, immagino sia un compito molto delicato.

Non sapeva se il suo interlocutore sarebbe riuscito ad esaudire la sua richiesta, ma era importante che fosse più specifico possibile. Non stava andando a fare un picnic nel bosco, il compito sembrava essere veramente arduo anche se le era stato posto come una passeggiata. Probabilmente quell’individuo era talmente abituato ad un simile lavoro che ormai rimaneva impassibile a qualsiasi richiesta gli venisse ceduta; doveva capire però che lì c’erano in ballo delle vite, nessuno stava giocando a fare il soldato.

 
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view post Posted on 26/9/2017, 18:44
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Dan Spols
"Akemi Goto?"
La domanda veniva da uno shinobi posizionato alle sue spalle, un jonin a giudicare dalla divisa. Del suo aspetto ben poco era visibile sotto il cappuccio di colore verde, solo degli spessi occhiali da sole che lo avrebbero probabilmente identificato come membro del clan aburame. Anche se la ragazza non poteva saperlo quello che l'aveva chiamata era una persona gentile, paziente, che amava lasciare che l'interlocutore si mettesse a suo agio. In giorni come quelli, però, perdere tempo era un lusso che pochi si potevano permettere, e non certo un jonin in servizio. Difatti riprese a parlare dopo un attimo, incurante di un'eventuale risposta di Akemi, sapeva che era lei e questo bastava.
"Sei stata convocata per una missione di esplorazione fuori dal villaggio. Presentati tra due ore alle porte del villaggio con tutto l'equipaggiamento di cui pensi di avere bisogno. Lì ti verranno spiegati i dettagli."
Dopo che ebbe comunicato il messaggio girò i tacchi e se ne andò così come era arrivato, lasciando la giovane al suo paziente e alla sua imminente missione.


Get scared.
Il tragitto verso casa fu abbastanza ordinario, cose che si vedono tutti i giorni. Quello che però vide una volta arrivato forse lo era un po' meno: una donna, avvolta in un ampio vestito, sicuramente poco adatto al rigido clima del gelo, appoggiata al muro del'abitazione di Sadou. Non era sola: al suo fianco due ragazzini, sulla cui fronte appariva il simbolo del paese, che chiacchieravano tra loro. La donna, a differenza degli altri, non portava coprifronte, ma lo stemma del gelo disegnato sul vestito la identificava come membro delle forze armate. Il trio era in attesa, attesa che finì quando la persona che cercavano apparse ai loro occhi. La kunoichi, perché di questo si trattava, si fece incontro al piccolo e si apprestò a riferire gli ordini:
"Sei stato assegnato a una missione, partiremo immediatamente. Hai 5 minuti per preparare le tue cose. Ah, dimenticavo, farà caldo."
Semplice, diretto, misterioso, non una parola più dell'essenziale. Anche quando il ragazzo fosse stato pronto lei non sarebbe stata da meno: avrebbe semplicemente iniziato la loro marcia verso sud, verso il Paese delle Terme. La donna in testa, gli altri a seguire. Sarebbero andati avanti per un bel po', e nel più completo silenzio, a meno che Sadou non avesse deciso di intervenire. A quel punto, e solo allora, lontani da ogni centro abitato, si sarebbero concessi una breve pausa tra i gelidi territori di Shimo no Kumi. Cosa avrebbe fatto il piccolo ninja, coinvolto il qualcosa di cui sapeva poco o niente?


Karen91
Domande sagge, degne di un jonin, quelle che uscirono dalla bocca di Chiaki. L'uomo sfogliò velocemente i documenti, come per confermare qualcosa che sapeva già. Passò quasi un minuto prima che si decidesse finalmente a rispondere:
"Team? Non proprio. Lavorerai in coppia con il genin Akemi Goto, vi incontrerete tra due ore alle porte. In questo momento non ho qui la scheda, è stato fatto tutto molto di fretta. L'area dovrebbe essere stata completamente evacuata, ma è sempre possibile che qualche civile sia sfuggito alle nostre ricerche. Cos'altro avevi chiesto? Dovrebbe essere tutto."
L'ufficiale afferrò un rotolo di carta e lo porse a Chiaki, accompagnato subito dopo da quella che appariva come una ricetrasmittente.
"La cartina indica la zona in cui dovrete operare, e potrai utilizzare la trasmittente per comunicare eventuali avvistamenti alle altre squadre di ninja nella zona. Ah, c'è un'ultima cosa: le storie sui bijuu sono tutte vere, ma non è necessario che un genin lo sappia. Evita di comunicarle un'informazione così pericolosa a meno che non diventi assolutamente necessario. E' per il suo bene e per quello del villaggio. Se non hai altre domande puoi andare, Chiaki Hyuga, e non deluderci."
Konoha aveva parlato, ora tutto era nelle mani della kunoichi, alla sua prima missione da jonin. Davanti a lei rimanevano ancora due ore prima della partenza, ore che avrebbe dovuto saper sfruttare al meglio.
Karen91 La cartina è specifica dell'area evacuata, e indica una piccola zona molto vicina al confine come "di tua competenza

Per quanto riguarda un ordine di post prefissato, per ora non ne vedo bisogno. Solo Dan Spols e Karen devono stare attenti a quello che scrivono nei post (sono libere di ruolare il loro incontro alle porte), ma preferisco lasciare a loro la possibilità di organizzarsi in privato.
Questo era il primo giro ed è andata come è andata, voi tutti avete avvisato se avete fatto ritardo e il mio post non è stato rapidissimo perché ieri ho avuto molti impegni, spero che non sia un problema per i piani alti. Questa settimana, però, cerchiamo di rientrare nei tempi, che scadono la sera del 3.
 
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view post Posted on 30/9/2017, 12:51
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Quella ragazza l’aveva forse colto in contropiede con tutte quelle domande, perché l’uomo si trovò completamente sprovvisto del materiale richiesto dal ninja. Nonostante tutto sapeva cavarsela in simili situazioni e non mancò di darle tutte le informazioni più approfondite, anche se alla kunoichi sembravano ancora troppo striminzite. Chi erano coloro che avrebbero dovuto contenere quel bestione? Poteva essere sicura della loro professionalità? C’erano così tante domande che rimanevano sospese, che senza accorgersene, la fanciulla stava già eseguendo una buffa smorfia insoddisfatta. Un nome però era stato fatto e per il momento il jonin sembrava avere almeno una misera pista da seguire. Il pensiero che si trattasse di un genin però le fece fermare il cuore per un attimo. Come poteva un grande villaggio come Konoha mandare un frutto così acerbo a coprirgli le spalle. Che gli mancasse personale? Cercò di mantenere la calma nonostante uno strano malessere iniziasse a fermentarsi dentro. Forse era solo il rango ad essere basso e non si trattava di una ragazzina fresca d’accademia, dopotutto anche lei fino a qualche mese prima era ancora considerata una leva. Quante possibilità c’erano? Il battito ricominciò ad accelerare ansioso abbandonando il suo stato d’intorpidimento dello stupore. Come si sarebbe dovuta comportare con lei? Non aveva mai collaborato in coppia, con qualcuno di così inesperto poi. Sì, allenava suo figlio già da un po’ insieme a suo marito, ma quello non era un addestramento; lì si rischiava la vita, di non tornare più a casa. Aveva due ore per scoprire il più possibile su Akemi Goto, preparare il materiale, salutare la sua famiglia e fare qualche ricerca sull’area di ricognizione. Ce l’avrebbe fatta? Come aveva potuto rimanere così calmo il tizio in fila, uscito prima di lei? Solo la Hyuga aveva questo peso opprimente sulle spalle che la mandava in confusione? Rimase in assoluto silenzio finché il milite non ebbe finito di completare il suo discorso, poi afferrò la mappa e la ricetrasmittente, annuendo alla richiesta dell’intermediario. Interrogativi ne aveva ancora molti, ma decise che avrebbe fatto a suo modo dato che il messaggero non sembrava poi così preparato come dava a vedere.

- Agli ordini! - disse girando i tacchi, appiccicando il naso alla cartina e studiandone ogni particolarità.

Doveva iniziare a tenerla ben impressa già da subito nel caso fosse successo qualcosa a quel pezzo di carta. I suoi pensieri però erano altrove, diretti alla sua futura compagna di viaggio. Salutò sorridendo gli altri che erano ancora in coda, creando delle reazioni strane ed imbarazzate. Chiaki purtroppo era così: cercava di cogliere sempre il lato bello delle cose, e di stabile un rapporto nonostante le tensioni ancora presenti tra colleghi. Ormai sola e con la mente libera, iniziò a ragionare da dove cominciare. Per prima cosa si sarebbe recata alla residenza dove avrebbe recuperato la scheda della misteriosa collaboratrice. Non fu troppo difficile dopotutto; con sua grande sorpresa i registri di alcuni ninja avevano un facile accesso ai jonin di Konoha, soprattutto se nella zona di archiviazione erano stati avvertiti dell’incarico assegnato. Se da un lato rimase compiaciuta della passione della giovane per la medicina, dall’altro rimase scioccata dalla sua inesperienza in missione. La piccola, come lei stessa aveva temuto, non aveva mai ricevuto un compito, nemmeno il più semplice. Dovette prendere un lungo respiro e chiudere gli occhi per riacquistare il controllo di se stessa. Non si era mai soffermata a ragionare sulla paura che aveva provato Fuyuki, quando lei ancora inesperta era stata obbligata ad affrontare per via degli eventi un ninja al di fuori della sua portata. Voleva sapere di più riguardo alla sua nuova alleata e l’unico modo che vedeva possibile era mandare qualcuno di fiducia a tastare il terreno. Una volta lontana dal caos cittadino, vicino i pressi di uno spiazzo erboso, compose i sigilli evocando uno dei suoi fedeli fratelli. Yang: pelo soffice candido a terminare con una coda totalmente nera, estroverso e forse un po’ troppo coraggioso. I suoi due occhietti azzurri scrutarono la diciassettenne perplesso, quasi non aspettandosi quella chiamata improvvisa. Fino a qualche attimo fa stava beatamente giocando con i figli di sua sorella.

- Yang sono stata convocata per una missione, mi occorre un piacere prima di partire - prese parola l’evocatrice, tirando fuori dalla tasca una foto - Akemi Goto. Hai un ora e mezza per trovarla e relazionartici, ti aspetterò alle porte del villaggio. Io ho alcune commissioni da fare, mi raccomando non combinare guai.

- Che bello si parte! - urlò tutto entusiasta il mustelide che non vedeva l’ora di sgranchirsi i muscoli.

Scattò come un fulmine, lasciando basita la firmataria. In realtà era da un po’ che lui e Yin insistevano petulanti sul farsi un viaggio anche solo per cercare un po’ di relax. Non avevano mai vissuto relegati in un villaggio e la loro natura come quella della Hyuga, si era fatta corrompere dal mondo selvaggio che c’era lì fuori. Ormai dal loro legame erano passati quattro anni, ed ognuno aveva imparato a conoscere l’altro ed amalgamarsi nelle sue abitudini. Lasciato l’arduo compito all’animale, Chiaki fece ritorno a casa sua. I saluti rimanevano sempre la parte più difficile. Amane capì subito non appena i loro occhi s’incrociarono che sua madre aveva qualcosa di brutto da dirle, in realtà non era così orrendo, ma per un bambino rimaneva comunque un trauma. Si erano abituati troppo bene in quei mesi di assestamento, dimenticando completamente quando la fanciulla partiva insieme al coniuge per le lunghe trasferte indette dall’organizzazione più temibile del mondo. Rimasero diversi minuti abbracciati a cerchio, mentre il genitore sfornava raccomandazioni su raccomandazioni all’ometto di casa. Aiko era abituato ormai, riusciva a sopportare sempre più facilmente quel distaccamento, ma quando mancava la figura femminile, le responsabilità erano molte di più. Sentiva Amane come la più grande dei suoi oneri, nonostante tra loro due non ci fosse nessun legame di sangue, il bene che le voleva seguiva le stesse regole di quello di un fratello. Mirai, la sua protettrice della Casata Cadetta, invece sembrò essere parecchio arrabbiata per non aver il permesso di viaggiare con lei e non poter adempiere al suo compito; Chiaki invece si sentiva più rilassata a saperla insieme ai suoi due cuccioli e che potesse continuare i suoi studi per diventare una kunoichi a tutti gli effetti. Terminato il momento d’affetto la donna fu costretta a raggiungere la camera, lì dove tutto ciò che le occorreva era accuratamente riposto negli scaffati, pronto all’uso. La cosa più importante erano le sue erbe essiccate, perfette per fare tonici ed unguenti. Se veramente ci fossero stati altri civili feriti, avrebbero dovuto fare in modo che riuscissero ad andarsene senza problemi, anche con rimedi di fortuna. Una volta terminata la sua raccolta, fissò per diversi secondi la porta della stanza. Non sarebbe ripassata davanti ai piccoli, non con quel peso nell’anima. Aprì la finestra e scomparve nel fitto della foresta... mentre delle lacrime solcavano le sue guance arrossate dal vento. Quando raggiunse le porte, si sedette sul tronco di un albero, attendendo pazientemente l’arrivo degli altri. Giocherellando con il suo bastone da viaggio a forma di mezzaluna, la ragazza rimaneva pensierosa sul suo approccio iniziale. Nella mente provava a recitare diverse situazioni ma nessuna le dava abbastanza soddisfazione, perché tanto sapeva che le cose non sarebbero mai andate come prefissate. Quell’errore l’aveva fatto diverse volte nella sua vita, ormai avrebbe dovuto imparare. Non appena vide la figura mingherlina della biondina avvicinarsi, la Hyuga fece un elegante salto al suolo per accoglierla nella dovuta maniera.

- Piacere di conoscerti, tu dovresti essere Akemi Goto. Io sono Chiaki Hyuga - esordì l’ex nukenin mostrando il più smagliante dei sorrisi.

Improvvisamente un forte senso di colpa le aggrovigliò le viscere, seguito da una vocina nella sua testa che la esortava. Doveva dirglielo, finché fossero rimaste da sole; doveva farlo per il suo bene.

- Sei stata assegnata alla mia missione... ma se possibile vorrei sapere cosa ti hanno riferito i piani alti riguardo a ciò - disse cambiando tono di voce, che si fece improvvisamente più serio - È importante.

Il jonin attese pazientemente la risposta della sua interlocutrice, prima di continuare. Probabilmente avrebbe rischiato un grosso rimprovero, addirittura un declassamento dalla carriera, ma non le importava. Né andava della vita di un innocente e voleva essere chiara a tutti gli effetti sui possibili risvolti che avesse preso quell’incarico. Non si potevano salvare delle vite se non si era realmente convinti di ciò che si stava facendo. Infatti, proprio come aveva immaginato la leva era stata lasciata completamente all’oscuro, cedendo il gravoso compito a lei come mentore di inventare una scusa soddisfacente per quell’uscita.

- Alcune zone al confine con il Paese della Cascata sono state evacuate per delle scosse sismiche, potrebbero esserci ancora dei superstiti che non sono riusciti a scappare. Piuttosto... hai mai sentito parlare dei Bijuu? - continuò facendo fatica a pronunciare la parola tabù.

Ormai il danno era fatto, doveva solo giustificare il suo modo di operare. Sperava con tutta se stessa che quella ragazza si ritirasse dall’incarico, che il solo appellativo riferito alle creature la facessero desistere nel prendere parte alla spedizione. Oppure l’ignoranza sull’argomento le avrebbe fatto da filtro, spingendola in quell’avventura più grande di lei. Sapeva poco niente, ma avrebbe dovuto immaginarlo dopotutto.

- I Bijuu sono esseri enormi, dalle sembianze animalesche, che hanno influenze sulla natura che ci circonda. Sono stati sigillati per secoli ed ora qualcuno ha spezzato quel sigillo. Un tempo si dice che dispensassero morte, sangue e disperazione... la stessa che adesso sta dilagando. So che sei un medico Akemi, l’ho letto dalla tua scheda ninja, avrai visto il numeroso afflusso di pazienti in questi giorni; loro sono solo alcune delle vittime che sono riuscite a sopravvivere al loro passaggio. Forse ti sto spaventando... ma se ti sto dicendo tutto questo una ragione c’è. Stiamo per partire per una missione pericolosa... ed io voglio essere sicura della tua fermezza. Per cosa sei diventata un ninja? Per cosa lotti? Sei disposta al sacrificio? - domandò inflessibile, guardando dritta negli occhi l’altra - Nessuno ti obbliga a partire con me... sono disposta a mentire per la tua salvaguardia.

La risposta piuttosto tranquilla della biondina, in parte rassicurò la giovane ma dall’altra la fece preoccupare per la sua stoltezza. Nemmeno lei effettivamente aveva visto quelle creature con i suoi occhi ma se persino il sommo Mujinahen né aveva timore, per non parlare di Fuyuki, sicuramente avrebbero dovuto rimanere accorti.

- Se sei sicura della tua decisione, allora l’accetto - sembrò ritrovare più tranquillità la diciassettenne - Farò di tutto comunque per rimanere al tuo fianco. L’ultima cosa che voglio è avere altri innocenti sulla coscienza...

Le scompigliò i capelli, in modo molto confidenziale, abbandonando tutti gli stereotipi del classico ninja ferreo.

- Ed adesso ti illustrerò un po’ quello che so, e vorrei sapere qualcosa in più su di te. Le schede sono sempre così tecniche... - con un gesto le fece segno di seguirla per la strada principale.

Le parlò del Kyūbi, chiamato anche Kurama e della sua forma di volpe. Delle nove code che lo caratterizzavano e della sua potenza distruttiva. Accennò alle ricerche che aveva fatto riguardo quest’ultimo, parlando della sfera nera che era in grado di creare dalla sua bocca. Le raccomandazioni erano semplici: si sarebbero dovute dividere solo lo stretto necessario, evidenziando espressamente di non disubbidire assolutamente ai suoi ordini. Le anticipò che nell’area avrebbero incontrato un gruppo addetto all’immobilizzazione dell’essere, ma la mise immediatamente in guardia sulla loro identificazione. Infatti alla kunoichi non era stata data nessuna specifica sui suoi colleghi, e non era difficile pensare che qualcuno potesse spacciarsi per loro, approfittando del loro aiuto. Non potevano fidarsi di nessuno se non di loro stesse. Le dispiaceva mettere il seme del dubbio, in una mente così fresca, ma l’Akatsuki le aveva insegnato molto e non poteva permettersi un fallimento, perché in gioco c’era la loro vita. Purtroppo dovette interrompersi perché un esserino urlante fece la sua apparsa tra le fronde del bosco bloccando la via maestra.

- Hai intenzione di lasciarmi a casa? Chiaki questa non te la perdono - disse innervosito un piccolo furetto dalla peluria diametralmente opposta a quella di Yang - Noi veniamo sempre con te. Sempre. Capito? Ma tu guarda questa... poi ha chiamato questa palla di pelo inutile e non me.

- Ehi! - disse l’altro, che dopo essere arrivato in compagnia di Akemi, si era comodamente sistemato sulla spalla della sua evocatrice.

I primi battibecchi cominciarono, ma sicuramente le due fanciulle non si sarebbero annoiate durante il lungo viaggio. L’avventura era appena cominciata.

<tecnica> - Tecnica del Richiamo - (Chk: dipende dall'evocazione) "Il ninja si procura volontariamente una piccola ferita. Il sangue che ne sgorga è il sacrificio richiesto per attivare il legame con il contratto firmato, e la composizione di diversi sigilli permette di evocare le creature più disparate, sempre più potenti ad ogni grado ninja superiore a quello di Genin. Poggiata la mano a terra, la creatura evocata potrà agire seguendo le direttive dell'evocatore."

Yang [x]
Furetto dal pelo bianco con una macchia nera sulla coda. È il fratello gemello di Yin e nonostante i loro caratteri totalmente opposti si adorano. Al contrario di Yin, Yang è molto solare e scherzoso, gli piace essere il re dello spettacolo. Non sta mai fermo un attimo e da diversi problemi per la sua irrequietezza. Questo mustelide è molto combattivo, la giustizia regna nel suo cuore, ma facendosi trascinare dall'istinto finisce sempre per mettersi nei guai. Ed è qui che entra in gioco suo fratello maggiore che cerca di farlo ragionare in queste occasioni. Pensa che nulla sia impossibile e con un buon animo ed impegnandosi al massimo tutti possono raggiungere risultati strabilianti, per questo viene colpito dal carattere della piccola Hyuga.

 
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Dan Spols
view post Posted on 30/9/2017, 20:31




Mentre Akemi era alla ricerca di un cerotto da mettere sulla fronte del bambino ferito, una voce maschile chiamò il suo nome. La ragazza si voltò e si ritrovò davanti ad un uomo incappucciato che indossava degli occhiali scuri. Dalla sua particolare divisa si poteva capire che fosse uno shinobi di alto rango.
“Sì, sono io.” Si limitò a rispondere, colta piuttosto di sorpresa. Che ci fosse un’ emergenza medica che richiedeva anche il suo aiuto? Nemmeno il tempo per realizzare ciò che stava accadendo che il Jonin riprese a parlare. La sua frase sembrava un telegramma, come se l’ uomo l’ avesse imparata a memoria. Sta di fatto che, appena terminato di parlare, se ne andò senza perdere ulteriore tempo. Le sue parole però lasciarono interdetta Akemi che per qualche secondo rimase immobile, cercando di trovare un senso a ciò che aveva appena sentito.
*Io, in una missione di esplorazione?! Devono essere rimasti con pochi shinobi per esser costretti a chiamare me…*
Da una parte la ragazza era felice di poter fare qualcosa di diverso e di poter contribuire maggiormente nell’ aiutare il villaggio, ma allo stesso tempo era anche un po’ spaventata a causa delle voci che circolavano nelle ultime settimane. Ritornò quindi ad occuparsi del bambino, sistemandogli un cerotto sul taglio.
“Non dovrebbe rimanerti nessuna cicatrice. Ora puoi andare!” disse liberando quello che era diventato il suo ultimo paziente della giornata. Sistemò gli oggetti utilizzati prima di lasciare la stanza e, successivamente, l’ edificio. Si era scordata di avvisare i dottori della sua prematura fine del turno, ma se lo ricordò solo quando ormai era già per le strade di Konoha. Raggiunse casa piuttosto velocemente e la trovò vuota, come era ovvio che fosse; il padre stava lavorando mentre il fratello ormai tornava solo per dormire. Un po’ le dispiaceva dato che le sarebbe piaciuto parlare con Hiroshi prima di partire visto che egli era da poco tornato da una missione simile a quella che lei avrebbe dovuto affrontare. Si fece una rapida doccia prima di cominciare a prepararsi. Guardò l’ orologio, constatando che aveva ancora un po’ di tempo.
*Prendi ciò di cui hai bisogno… Neanche mi è stato detto che cosa dovrò fare, come faccio a sapere di cosa avrò bisogno?*
Sfortunatamente però, Akemi non aveva a disposizione una grande quantità di armi ed equipaggiamenti, quindi la scelta risultò piuttosto ovvia. Indossò la sua divisa e prese il poco che aveva a disposizione; per qualche attimo pensò di “prendere in prestito” qualcosa da suo fratello, ma se fosse stata scoperta avrebbe probabilmente rischiato di rimetterci qualche osso. L’ ultima cosa che fece fu quella di legarsi il coprifronte della Foglia in testa, appena sotto l’ attaccatura dei suoi capelli. Poco prima di uscire di casa, la ragazza prese un foglio di carta e cominciò a scrivere; voleva in qualche modo avvisare suo padre di ciò che stava accadendo. Scrisse poche parole, non volendo dilungarsi molto:

SONO STATA CONVOCATA PER UNA MISSIONE, NON SO QUANDO RITORNNERO’. NON PREOCCUPARTI, A PRESTO.

Avrebbe voluto spiegare il tutto meglio, ma non riuscì a trovare le parole giuste. Si voltò, pronta per lasciare la sua abitazione, quando dietro di lei vide un furetto dal manto quasi interamente bianco. Akemi sobbalzò, non aspettandosi di trovare un intruso in casa in quel momento.
“Akemi Goto, sono venuto a conoscerti dato che saremo compagni di missione. Non mi offri niente?”
Nel sentir quelle parole, lo stupore della ragazza aumentò; ci mise qualche attimo per realizzare che l’ animale probabilmente apparteneva ad un ninja, il quale sarebbe stato il suo vero compagno di missione.
“Davvero!? Comunque mi dispiace, non ho niente per te. Ed ora sarebbe meglio raggiungere le porte del villaggio o faremo tardi.”
*Guarda questo, si intrufola in casa mia senza avvisare e chiede addirittura del cibo. Io neanche so che cosa mangiano i furetti!*
La bizzarra coppia lasciò l’ abitazione della famiglia Goto. Il breve tragitto verso le porte di Konoha fu un vero inferno per la giovane; il furetto non smise per nemmeno un secondo di parlare. Solitamente Akemi non aveva problemi a far conversazione, ma la situazione in cui si trovava unita alla troppa pressione che l’ animale faceva la portarono ad ignorare le sue parole. La ragazza si limitava ad annuire ogni tanto mentre sentiva il mustelide parlare di cibo, amicizie, famiglia e molto altro. Fortunatamente la meta si avvicinava sempre di più; in quel posto la Genin avrebbe incontrato il proprietario del furetto ed avrebbe ricevuto le informazioni che le erano state promesse. Sembrava non esserci nessuno ad attenderla quando una figura femminile comparve improvvisamente dall’ alto. Sembrava avere qualche anno in più di lei, inoltre aveva lunghi capelli blu e occhi quasi bianchi tipici del clan Hyuga. La nuova arrivata si presentò per prima, dicendo di chiamarsi Chiaki Hyuga.
“Io sono Akemi, piacere!” disse, anche se la Jonin sembrava già sapere chi lei fosse. Improvvisamente la Hyuga si fece più seria e chiese alla giovane che cosa lei sapesse sulla missione che le due dovevano intraprendere.
“A dir la verità, non so niente ed infatti volevo chiederti più informazioni. Mi è stato detto solo di presentarmi qui.”
L’ uomo incappucciato non era stato molto esaustivo e dunque Akemi si ritrovava senza sapere nulla. Chiaki si apprestò quindi ad aggiornarla sulla situazione. Cominciò parlando dei problemi che si stavano verificando nelle ultime settimane e la giovane Genin, sentendo quelle parole, annuì dato che aveva curato alcuni pazienti feriti dalle scosse sismiche. La Hyuga le chiese poi se conoscesse i Bijuu. Quella non era una parola nuova per la ragazza:
“Era una della tante voci che circolavano nel villaggio nelle ultime settimane.” disse un po’ timorosa “Però non ho idea di cosa siano.”
Fortunatamente per lei, Chiaki fu paziente e le spiegò per bene che cosa fossero i Bijuu; enormi esseri in grado di provocare terremoti ed altri cataclismi naturali con la loro forza. Dunque erano loro che nell’ ultimo periodo stavano spargendo morte in tutto il mondo. Forse era questo il segreto che suo fratello Hiroshi non avevo voluto dirle dopo esser tornato dalla sua missione. Akemi deglutì: se la situazione era davvero come la Jonin aveva spiegato, difficilmente un ninja, per quanto potente fosse, avrebbe potuto fare qualcosa. Molte erano le domande che la Genin voleva fare, ma prima dovette confermare il suo desiderio di proseguire.
“E’ molto peggio di quanto potessi immaginare… Però ho scelto di diventare un ninja per poter contribuire in situazioni del genere. Quindi sì, sono pronta a partire.”
Sebbene lei fosse praticamente una novellina, non poteva certo tirarsi indietro. A Konoha c’ erano moltissime persone, tra cui suo padre, che non sarebbero state in grado di difendersi e lei voleva aiutarle, anche solo minimamente. La ragazza dai lunghi capelli blu accettò la sua decisione e cominciò a camminare, facendo segno ad Akemi di seguirla. Chiaki fece poi un riassunto di ciò che sapeva; parlò di un Bijuu a forma di volpe e di una particolare squadra che doveva essere in grado di bloccare queste bestie. Raccomandò inoltre alla giovane di non perderla mai di vista e di obbedire a tutti i suoi ordini. La più esperta non poteva saperlo, ma uno dei punti saldi su cui si basava la Genin era proprio l’ eseguire gli ordini dei superiori, qualsiasi essi fossero, senza farsi troppe domande. Improvvisamente, un rumore di foglie attirò l’ attenzione di Akemi e, poco dopo, un furetto quasi totalmente nero apparve in mezzo alla strada. Anche questo apparteneva alla Hyuga e sembrava essere piuttosto invidioso del suo simile dal manto bianco. Era evidente che i due animali non andassero molto d’ accordo, ma la cosa fece sorridere la ragazza: non doveva essere facile per Chiaki avere a che fare con due tipi del genere!

Le parole ed i comportamenti del furetto sono stati concordati con Karen
 
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view post Posted on 1/10/2017, 21:53
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Sadou Watanabe
Mondo chiuso, mente aperta
Narrato - "Parlato" - Narrato e Parlato Mondo di mezzo - (Pensato)
- Visione Psichica -












Le sue intenzioni erano quelle di tornare a casa, riordinare il suo banco e probabilmente recarsi alla capitale per accettare una missione ordinaria, in tal modo avrebbe potuto acquistare il rame, quest'ultime vennero spezzate dalla fredda voce di una donna che non sembrò tanto essere intimorita dal clima di quel paese. Ella fù veloce e diretta a comunicare un paio di direttive al neo-genin, potrebbe considerarsi interessante il fatto che abbia deciso di sottolineare la presenza di un clima caldo nella direzione in cui si muoveranno. Purtroppo per un ninja del gelo non è roba da tutti i giorni comprare un abito che non sia bello imbottito, quindi, una volta tornato a casa, il ragazzo dovette arrangiarsi in qualche modo. Decise di adoperare la cotta di maglia che gli fù recapitata dall'esercito stesso, classico equipaggiamento in dotazione. Sopra ad essa mise il maglione, arrotolando le maniche, in caso di troppo calore avrebbe potuto toglierselo.

- Poche parole, pochi dettagli e freddezza assoluta. Così va più che bene, non mi aspettavo fosse così la vita da shinobi, fortunatamente non serve più di tanto parlare. Sicuramente andremo lontano dal paese, se si tratta di un posto caldo sarò fisicamente in svantaggio, il sudore è qualcosa di fastidioso e il sole lo è ancor di più. Non sono sicuro che questa sia una missione, magari si tratta solo di un controllo di routine, oppure andiamo in avanscoperta o qualcosa del genere. Sarà meglio portare con me il blocco per gli schemi, in caso di complicazioni mappare la zona e fare dei calcoli di probabilità non potrà far altro che aiutarci-.

Mise il tutto in uno zainetto grigio, era tenuto ben in saldo con due giri di bretelle sia su spalle che addome. Senza nemmeno salutare sua madre e senza nemmeno pensarci due volte uscì di casa, ormai pronto per partire. Il solo pensiero di stare lontano da casa sua, e quindi dai controlli medici di routine, lo rese soddisfatto di quella brusca partenza. Una volta lasciata l'abitazione riuscì ad inquadrara meglio quel gruppo, vi facevano parte: Una donna, piuttosto alta, sarà sulla trentina, porta gli anni molto bene e sembra essere molto seria, oltre a lei vi erano due ragazzini, quest'ultimi erano parecchio in sintonia tra loro, come età saranno stati più o meno come Sadou.
Iniziarono a camminare verso sud, cosa che, per lo scarso senso di orientamento del giovane, non ebbe molta importanza. Lui si accodò dietro di loro e iniziò a seguirli, senza indugiare o fare qualsiasi domanda di sortà, è quel tipo di persona che preferisce venire a conoscenza di qualcosa solo se è strettamente necessario. Probabilmente riuscirà a capire in cosa si stanno imbattendo senza fare domande, ma questo è ancora tutto da vedere, servono più informazioni, più spunti.
Camminarono per svariati minuti, senza mai fermarsi, tutti con gli sguardi in avanti, riuscivano perfino a farsi strada nell'ostica superfice di neve fresca senza problemi.

Ad un tratto la donna si fermò, a seguire piantarono i piedi i due ragazzino e infine, giusto un paio di metri più in dietro, smise di camminare anche Sadou.
Diede un rapido sguardo dietro di sé per controllare che nessun bambino curioso li stesse seguendo e poi si voltò nuovamente in avanti. Non disse nulla, semplicemente perché non era necessario. Non pensò a nulla, cosa c'era da pensare? Forse il fatto che quelle ninja non avesse un coprifronto potrebbe risultare strano, nemmeno i normali cittadini del gelo hanno il simbolo del paese ricamato sul vestiario. Quella del coprifronte non è una scelta, più un obbligo essendo quest'ultimo un distintivo.

- Se non ha il coprifronte significa che questa donna non è abituata a camminare nei villaggi, non è abituata a passare per i posti di blocco delle guardie. Forse non ama farsi vedere in giro o è proprio specializzata in questo. Siamo venuti qui, di punto in bianco, senza ricevere alcune indicazioni da qualcuno e nessuno ci ha fermato. Quando mi allontanai dal villaggio da solo ebbi perfino il piacere di avere degli inseguitori, mentre qui non mi sembra di vedere nessuno... o forse non me ne sono accorto. Forse le indicazioni le ha ricevute solo lei, per ora posso solo attendere-.


E quindi attese, in piedi, con lo sguardo dritto verso la donna e il irrigidito dal freddo.
EDIT: Se compare la modifica è perché c'era un errore nel codice,
eccessiva spaziatura in basso, ed ho sistemato.



 
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view post Posted on 3/10/2017, 20:08
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Karen91Dan Spols
La strada trascorse veloce sotto i piedi delle ragazze, un tragitto pacifico e tranquillo in un mondo che sicuramente non lo era. La via li portò attraverso i verdeggianti boschi del paese del fuoco, fino a raggiungere, nel tardo pomeriggio, una stretta vallata incorniciata dalle cime dei monti. Un tempo non molto lontano un forestiero avrebbe potuto costeggiare il fiume, osservare le fattorie e le coltivazioni e, volgendo in avanti lo sguardo, ammirare l'imponente diga che torreggiava sulla valle. Lo spettacolo che si presentò alle due kunoichi fu tristemente diverso: dove prima l'acqua scrosciava copiosa ora vi era solo un misero rivolo che scorreva a fatica, il terremoto aveva ferito gravemente quello che prima era un angolo di pace e tranquillità. Le fattorie erano in parte crollate per le scosse e le restanti erano state abbandonate in una frettolosa fuga. I raccolti, lasciati a sé stessi, erano seccati, di bestiame non v'era più traccia. C'era anche un villaggio, o quel che ne rimaneva. Le case erano in pessimo stato, quelle che rimanevano in piedi. Solo qualche animale selvatico aveva avuto l'ardire di ignorare l'ordine di evacuazione e ne aveva approfittato per insediarsi in ciò che l'uomo aveva lasciato dietro di se: case, stalle, tutto andava bene. Gli animali non sono schizzinosi. Per il resto il villaggio era un deserto. La diga che prima completava quel quadro di serenità giaceva in pezzi sul terreno, schiacciata da una forza mostruosa. Se qualcuno fosse stato così folle da avvicinarsi avrebbe potuto dire che era stata accartocciata da una creatura enorme, non avrebbe avuto torto.
Lì in quel luogo martoriato tutto aveva avuto inizio, ma non era quello il posto che dovevano esplorare. Le indicazioni le mandavano a ovest, verso la Cascata, sulle tracce di qualcosa la cui potenza distruttiva avevano appena potuto constatare.


Get scared.
Sadou non fece domande, non ce n'era bisogno. La pausa fu breve. Da come ripartì la donna non sembrò aver bisogno di riposo, forse lo aveva fatto per i ragazzi, forse per un altro motivo a loro sconosciuto. Fatto sta che poi continuarono dritti, e in silenzio, per un lungo tratto. Quando si fermarono nuovamente erano sicuramente fuori dal paese, forse anche più lontani. Questa volta però il motivo della pausa non rimase a lungo un mistero: la sua misteriosa guida infatti prese il genin da parte e si decise a comunicargli finalmente delle informazioni.
"Devi sapere, mio caro ragazzo, che sta accadendo qualcosa nel nostro mondo. I grandi villaggi si stanno muovendo, inviano squadre, organizzano missioni di ricognizione, sono in subbuglio. E' assolutamente fondamentale per noi scoprire cosa fanno e perché. Le nostre fonti indicano attività al confine tra il paese del fuoco e quello della cascata, è lì che devi andare. Quello che vogliamo da te è che tu raccolga informazioni, non importa come. Unisciti alle forze di Konoha, pedinale, o trova un'altro modo. L'unica cosa importante è che quando tornerai a casa tu potrai raccontarci tutto. La tua destinazione dista ancora molto, sarà u lungo viaggio, ma è necessario."
Disse quello che aveva da dire e prese per incamminarsi, ma all'ultimo momento si arrestò, come colta da un pensiero improvviso, e si rivolse nuovamente al piccolo.
"Dimenticavo, nessuno deve sapere di questa missione. Se qualcosa andrà storto noi negheremo il nostro coinvolgimento, il nostro paese non può permettersi una guerra."
Ora aveva davvero finito e, dopo un breve momento che il ragazzo avrebbe potuto sfruttare per eventuali domande, fece un cenno agli altri due che erano rimasti in attesa poco distanti e si diresse a sud, misteriosa come lo era sempre stata.
Il viaggio verso ovest, sempre che il giovane lo avesse intrapreso, si sarebbe rivelato tranquillo. Sulla strada ci sarebbero stati i soliti mercanti e qualche viaggiatore, ma nulla di insolito o particolare. Nessuna novità fino al confine della Cascata, ma poco oltre la frontiera sarebbe apparso qualcos'altro: una piccola locanda in lontananza. L'ora di pranzo era passata da un po', per la cena era ancora presto, ma, da che mondo e mondo, le locande sono sempre state un buon luogo per ascoltare le ultime notizie. Forse Sadou avrebbe visto quella modesta struttura nemmeno molto affollata come un'opportunità, forse no, la scelta era solo sua.
Get scared. Se non vuoi andare verso la cascata ignora pure quella parte, se invece decidi di entrare contattami in privato così ti do un'idea general e di quello che trovi dentro

Se qualsiasi di voi ha domande sa dove trovarmi, spero
 
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Dan Spols
view post Posted on 10/10/2017, 10:48




L’ intrusione del secondo furetto aveva allentato la tensione per qualche secondo; era strano vederli comportarsi come se nulla stesse accadendo nonostante teoricamente fossero a conoscenza della situazione, o almeno quello bianco lo era. Tutto questo trambusto fece dimenticare ad Akemi di presentarsi per bene, come le aveva chiesto Chiaki poco prima. Era normale che la più esperta volesse sapere qualcosa in più rispetto a ciò che diceva la scheda tecnica.
“Sai già che sono un medico, anche se da poco. Per il resto posso dire di non amare troppo gli scontri diretti; preferisco supportare gli altri piuttosto che essere la protagonista. Però ho imparato che non posso limitarmi a starmene in disparte senza essere in grado di difendermi. Per questo ho incominciato ad apprendere qualche genjutsu. Le illusioni si sono rivelate utili almeno nel mettere i bastoni tra le ruote agli avversari. Per il resto, non saprei che altro aggiungere.”
Era anche nei suoi interessi fare in modo che Chiaki fosse a conoscenza delle sue caratteristiche, dato che era lei che comandava. Per questo la ragazza era stata piuttosto esaustiva, cercando di non sembrare migliore di quello che in realtà fosse realmente. La Hyuga allora le chiese se avesse cominciato a creare qualcosa di suo o se avesse qualche legame con dei clan.
“No, non ancora. La mia famiglia non è legata a nessun clan; solo io e mio fratello maggiore abbiamo scelto di percorrere questa strada.”
In realtà l’ idea era stata di Hiroshi e lei lo aveva seguito, ma il concetto non cambiava. La maggior parte dei ninja di Konoha appartenevano a qualche clan e di conseguenza avevano delle abilità peculiari. Anche Chiaki, come da lei confermato, apparteneva ad uno di questi clan, ossia gli Hyuga. La giovane se ne era accorta fin da subito, dato che quegli occhi sono una loro caratteristica. Annuì poi sentendo la sua compagna di viaggio parlare delle sue abilità e del suo periodo di tempo passato lontano dal villaggio. Avrebbe voluto saperne di più, ma non voleva sembrare troppo invasiva. La Jonin le consegnò un auricolare, dicendole che sarebbe stato utile nel caso le due si fossero dovute dividere, cosa che la Genin sperava non accadesse. Dopo aver superato i fitti boschi che si trovavano nel Paese del Fuoco in tranquillità, le due ragazze si trovarono di fronte all’ imbocco di una valle. Il paesaggio era molto diverso da quello affrontato in precedenza e, poiché nascosto dagli alberi, sembrava esser cambiato improvvisamente. La vallata era circondata dalle montagne e non era molto ampia. Lo spettacolo che Akemi si ritrovò di fronte però non riuscì a farle apprezzare il tutto. Anche da lontano si potevano vedere molti edifici distrutti.
*Così sono questi i danni dei vari terremoti delle ultime settimane. E’ probabile che questo luogo sia stato il più colpito dalle scosse sismiche.*
Ripensò ai molti pazienti che lei aveva curato e che erano stati feriti dai terremoti; molti di loro dovevano abitare nelle case diroccate che la giovane vedeva in lontananza. Alcuni animali selvatici sopravvissuti alle scosse giravano in mezzo all’ erba incolta che cominciava a crescere sempre di più, segno che non doveva esserci più nessuno nei paraggi. E come dar loro torto: scappare sembrava essere l’ unica scelta corretta in una situazione del genere, soprattutto se tutto ciò era stato causato da un Bijuu. In cima alla vallata, un’ enorme costruzione era stata ridotta a pezzi, forse anche essa dal terremoto o forse da qualcos’ altro.
*Se qualcosa del genere avesse colpito Konoha sarebbe stata una strage.*
La valle aspettava la fine di questa calamità per poi iniziare le varie ricostruzioni di case e fattorie. Dopo aver visto quello scenario, Akemi si era fatta un’ idea più precisa di ciò contro cui doveva combattere; i Bijuu avevano un potere molto maggiore rispetto al previsto e la cosa spaventava la giovane che però non aveva la minima intenzione di tirarsi indietro. Nonostante tutto, la vallata non era il luogo in cui la coppia doveva dirigersi per la missione, dato che ormai era troppo tardi per tentare di fare qualcosa. Le due dovettero proseguire il loro cammino verso ovest, alla ricerca di altri indizi che potesse aiutarle a localizzare la bestia.
 
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view post Posted on 10/10/2017, 19:48
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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La loro missione non partì così spedita come ci si poteva aspettare. Nella mente di Chiaki c’erano ben altri pensieri, molti riguardavano quel tenero fiore che passeggiava in sua compagnia. Voleva sapere tutto il possibile su quella creatura e a piccole dosi farle conoscere un po’ se stessa come kunoichi. La fiducia era alla base dell’incarico e non era un male che in un certo senso l’altra sapesse qualcosa in più su di lei; infondo anche i ninja più esperti venivano raggirati con il più banale dei trucchi. Per questo motivo dopo aver ospitato sulle sue esili spalle le due palle di pelo, ancora energiche la diciassettenne proseguì sulla sua strada, trovando ad attenderla un bosco molto più fitto. Probabilmente lì l’uomo non era ancora giunto ad arraffare con le sue mani i verdeggianti alberi che popolavano la loro terra. Yang non sembrò molto entusiasta delle informazioni che aveva raccolto sul genin, per questo motivo Chiaki non esitò a mettere in gioco se stessa anche a costo di perdere qualche minuto in più sulla marcia. La biondina, proprio come evinceva il suo aspetto fisico, non sembrava essere portata particolarmente per il confronto diretto; nulla di nuovo a pensarci, infondo tali dettagli poteva trovarli scritti anche nella scheda tecnica. Le sue migliori tecniche sembravano riguardare prettamente le illusioni, un elemento non da poco visto il ruolo di supporto che la Hyuga avrebbe voluto darle. Ascoltò in silenzio, prendendo immediatamente parola non appena ebbe terminato il discorso, così da cercare di scavare più nel profondo nelle capacità dell’interlocutrice.

- Ed hai sviluppato qualcosa di tuo oppure la tua conoscenza è legata ancora all’istruzione accademica? Non so... ti è stata tramandata qualche dote ereditaria? Sai, come funziona per i grandi clan del villaggio... - domandò con tranquillità, cercando di mostrarsi aperta a qualsiasi risposta positiva o negativa che fosse.

Akemi confermò la sua inesperienza, confessando alla fanciulla che solo lei ed il fratello avessero deciso d’intraprendere la carriera che adesso la stava conducendo in quella folle spedizione. L’evocatrice prese qualche secondo di tempo per riflettere, prima di continuare. Quel giorno sarebbe apparsa molto più riflessiva del solito ed i due mustelidi infatti, intercettarono immediatamente il suo stato d’animo anche se evitarono di proposito di tirar fuori la questione.

- Non ti preoccupare, sono sicura sarai un buon supporto. Di me invece devi sapere che anche se sono una Hyuga, ho vissuto così tanto tempo fuori dal villaggio che il mio potenziale si è sviluppato soprattutto nel campo delle Ninjutsu e Genjutsu. Naturalmente il mio vero credo rimane la ricerca medica e lo studio di tutto ciò che le gira attorno - esordì mettendosi a nudo davanti alla novellina.

Oltre a ciò passò anche ad argomenti più delicati, come quando fosse nata o il rapporto con i suoi genitori. Domande che forse all’altra sarebbero continuate a sembrare inutili, ma che avevano un grande potenziale. Persino la fanciulla dalla chioma blu azzardò a parlare della sua famiglia: composta da Aiko ed Amane, i suoi figli; i due furetti che non sembravano aver sconvolto molto l’altra, nonostante parlassero; Mirai, la coetanea della casata cadetta che aveva deciso di andare a vivere con lei; ed infine suo marito Fuyuki, il più disastroso dei coniugi ma che sapeva anche mettere del suo in quel piccolo nucleo familiare. Evitò di parlare della sua vita precedente prima che tornasse al villaggio, in quanto la biondina sembrava non saperne molto, forse proprio per via del fatto che i suoi genitori non appartenessero a quel mondo. Non aveva mostrato il minimo segno di timore in sua compagnia, sommata all’assenza totale di domande a riguardo. In un certo senso non le dispiaceva troppo, avrebbe lavorato con più tranquillità con una persona senza pregiudizi.

- Adesso acceleriamo un po’ il passo... altrimenti non giungeremo mai a destinazione - disse sorridendole, prima di scattare in avanti molto elegantemente.

Nonostante il kimono potesse non sembrare l’abito più comodo per determinati incarichi, pochi sapevano che ogni capo d’abbigliamento che l’ex nukenin indossava era una sua realizzazione. Infatti lo studio delle stoffe, delle cuciture e dei dettagli erano tutte frutto di tentativi ed applicazione. Il resto del percorso andò piuttosto veloce. Sostarono solo per una pausa nella quale la kunoichi condivise molto tranquillamente la sua razione abbondante di cibo, rubata alla sua cara amica Mirai, la quale scoperto il misfatto sarebbe andata sicuramente su tutte le furie. In realtà poco c’era da arrabbiarsi visto che l’unica che cucinava dentro casa era proprio Chiaki. La diciassettenne subito dopo provò un approccio discorsivo più tranquillo, mettendo in ballo il sarcasmo medico; come quella volta in cui un suo paziente aveva preso un virus talmente forte che non ci si poteva avvicinare a più di un metro che vomitava a getto come se fosse indemoniato. Nessuno voleva entrare nella stanza ed anche gli altri che la condividevano, cercavano di scappare. Persino tra gli infermieri aveva visto chi si giocava d’azzardo il cambio letto del malato. Forse non era la cosa più divertente da raccontare, né il momento migliore per farlo, però quegli stralci di vita quotidiana la divertivano, distraendola per anche solo un attimo dai suoi impegni e sperava di fare lo stesso con la sua compagnia. Mai prima di allora aveva collaborato con un team medico, solitamente le situazioni era sempre stata abituata a risolverle da sola. Da un lato questo modo d’operare l’avevano resa più indipendente e forte, ma dall’altro l’aveva lasciata un po’ inesperta sui nuovi macchinari o le terapie aggiornate, che invece negli ambienti di lavoro più grandi erano a dir poco venerati. Una volta terminato il pasto, dopo aver sistemato tutto, l’evocatrice afferrò uno dei suoi rotoli posizionato sulla gamba. Una volta che l’ebbe srotolato, compose i sigilli, finché non comparve davanti ai suoi occhi un piccolo oggettino nero. Akemi l’avrebbe riconosciuto immediatamente come la tipica ricetrasmittente che veniva utilizzata nelle missioni.

- Questa ci potrà tornare utile... - disse il ninja allungando l’apparato elettronico in direzione dell’alleata - Per tenerci in comunicazione tra di noi, nel caso dovesse accadere qualcosa. Adesso la sincronizzo con la mia. La frequenza dovrebbe essere 433.1750, canale 29.

Dopo averci messo un tantino mano, facendo delle prove tecniche con la nuova conoscenza ed aver appurato che funzionasse, decise di riprendere il cammino. Nonostante il pesante carico di responsabilità che gravava sulle spalle della giovane per quella missione, continuò a non dar a vedere le sue preoccupazioni nascondendosi dietro la sua gentilezza. Quando oltrepassarono l’ultima frazione di bosco che li divideva dalla zona rossa in cui si stavano per avventurare, la diciassettenne si ritrovò a trattenere il fiato tanto era lo stupore. Sembrava che un Kami dalle dimensioni mastodontiche avesse calpestato quell’angolo di paradiso con la semplice forza di un arto. Ormai della grande diga di cui le aveva parlato Fuyuki rimaneva ben poco, solo misere macerie. Non avevano tempo per mettersi a perlustrare tutta la zona, così mantenendo il sangue freddo la giovane attivò la sua capacità innata. Le vene intorno agli occhi si rigonfiarono ed ogni cosa divenne più chiara per ben due chilometri di distanza. Intorno a loro solo desolazione e qualche animale che aveva trovato rifugio in ciò che ancora aveva la forza di reggersi in piedi, nonostante il disastro. Sarebbe potuta rimanere lì impalata per ore se non avesse avvertito sempre più vicino il compito che le era stato assegnato. Quelle erano solo delle tracce della creatura, non poteva farsi spaventare adesso.

- Proseguiamo... la mappa ci conduce verso ovest - disse facendo forza a se stessa e all’altra.

Chissà cosa avrebbero trovato al loro arrivo? Qualcosa di così enorme era difficile da nascondere, ma le sembrava comunque impossibile che non fosse andato alla ricerca di un rifugio o un posto tranquillo. Solo il tempo le avrebbe dato delle risposte.

Ricetrasmittente [utilizzabile solo in missione]: piccola radio ricetrasmittente da posizionare sull'orecchio in modo che non possa impedire movimenti o tenere occupate le mani durante delle azioni. Particolarmente utile per coordinare azioni nel caso in cui ci si trovi ad una distanza tale da non poter comunicare liberamente con i propri compagni di team. Se la distanza che intercorre tra gli utilizzatori è inferiore ai 100 m, la comunicazione e l’impiego dell’oggetto (se già estratto e posizionato sull'orecchio) non costerà nessuna azione. Al contrario, se la distanza tra gli utilizzatori supera i 100 m, sarà necessario sprecare un’azione per ricercare il segnale e sincronizzarsi su di uno a banda più larga.

<attivazione> - Byakugan - [Chk: 40/60/80/100] “Il Doujutsu tramandato ad ogni membro del Clan per via genetica. Sin da bambini gli Hyuga infatti sono facilmente riconoscibili a causa degli occhi completamente bianchi che non mostrano alcuna pupilla, attivando però il Byakugan questa inizia a delinearsi e le vene delle tempie si gonfiano vistosamente. Grazie ai suoi occhi speciali lo Shinobi avrà un'ampia di visione di ciò che lo circonda, potendo aumentare infatti il suo campo visivo di ben 50 metri in tutte le direzioni; ciò gli conferirà maggiore sicurezza nei movimenti, data la consapevolezza della propria Difesa Assoluta. Inoltre sarà in grado di vedere il flusso interno del Chakra del nemico e i suoi Tsubo. Unica pecca di quest'abilità oculare è un punto cieco nel centro della nuca, segreto tenuto nascosto agli estranei gelosamente e svantaggio che molti riescono a colmare con un po' d'ingegno. Attivando questo Doujutsu, i membri del clan sono in grado di vedere qualsiasi essere vivente all’interno del loro campo visivo rendendo quindi impossibile nascondersi da essi tramite normali metodi. Oltre a ciò, la possibilità di vedere i punti dove il Chakra nemico è più concentrato, così come la natura elementale del suo Chakra, rende possibile poter in un certo senso prevedere gli attacchi avversari e notare molti dei loro punti deboli permettendo di colpire con precisione. Ciò dona un bonus pari a 20/40/60/80 ad ogni Taijutsu o Bukijutsu, sia offensiva che difensiva. Tale bonus sale a 30/60/90/120 nel caso si usino tecniche di clan. Quest’attivazione conta come un potenziamento a tutte le statistiche tranne che a Chk e Vta, quindi sarà possibile usare una sola altra attivazione che dia bonus ad una qualsiasi statistica.”

 
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view post Posted on 16/10/2017, 18:48
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Un altro villaggio, ecco cosa si sarebbe palesato agli occhi delle ragazze, sia che questi fossero dotati dell'incredibile abilità degli Hyuga, sia che potessero limitarsi a scorgere solo la superficie delle cose. Anche questo aveva subito terribile la furia del terremoto ed era stato gravemente danneggiato, la vita aveva abbandonato da tempo quel posto. Eppure non sarebbe stato corretto dire che quel villaggio era proprio come l'altro, vi era una grossa differenza, anzi tre. Tra le case deserte tre persone rimanevano sole in quella desolazione, figure che Chiaki avrebbe potuto scorgere anche da molto lontano. Due di esse erano ferme sulla strada, presumibilmente immerse in una conversazione, ma era la terza che avrebbe potuto destare di più la curiosità della Hyuga: era in posizione orizzontale, sdraiata a terra, all'interno di un edificio, uno di quelli che erano sopravvissuti meglio al sisma.
Se le due si fossero effettivamente avvicinate alle case, davanti a loro avrebbero trovato un vecchio e un ragazzo. Il primo era uno che aveva vissuto, e sofferto, a lungo. I suoi occhi stanchi avevano visto sorgere molti soli, la sua lunga barba bianca era stata illuminata dalla luce di molte lune, troppi inverni avevano fiaccato il suo corpo. Il ragazzo invece era giovanissimo, beh, più o meno come Akemi, sarebbe stato un'azzardo dargli più di dodici, tredici anni al massimo. Altro da dire su di loro? Non sembravano certo ninja o nobili, nulla su cui varrebbe la pena soffermarsi, contadini in un villaggio di contadini, tutto nella norma.
E fu uno di questi, il vecchio, a rivolgersi alle kunoichi non appena esse fossero arrivate a portata di voce: "Cosa vi porta in questo luogo distrutto? Andate via, voi che potete ancora." La voce che era sempre stata alta e ferma alla fine si incrinò, piena di tristezza, mentre diceva le ultime parole quasi sottovoce. A questo punto intervenne l'altro, che prima era rimasto in silenzio, ora come colto da un'idea improvvisa.
"Se loro sono degli shinobi forse possono... Potete fare qualcosa per mio fratello, vero?"
Si appellò direttamente alle kunoichi, con un lampo di disperazione negli occhi turchesi. La domanda era dettata dal dolore, le speranze che due sconosciute potessero davvero fare qualcosa erano quasi nulle, ma non del tutto inesistenti. Chi soffre cerca spesso di aggrapparsi a qualcosa, a una possibilità, seppur minima. Per tutta risposta il vecchio lo fulminò con lo sguardo.
"Non importunare le signore, non c'è nulla che possano fare. Forse guarirà, forse no, è nelle mani degli Dei ora."
Emise queste parole con un sibilo, era chiaro che nemmeno lui fosse immune al dolore che logorava l'altro, che li logorava entrambi. Eppure non sperava in un'aiuto dalle due sconosciute, non lo chiedeva. Forse la sua era rassegnazione, magari un ostinato orgoglio, o sfiducia nel mondo, chissà.
Ma la vera domanda è un'altra: cosa sarebbe successo dopo? Possibile che in un villaggio deserto fosse giunto per quegli uomini il loro salvatore, oppure la vita sarebbe stata dura e inflessibile come solitamente è? La risposta era nelle mani delle due Konohane, e forse nei loro cuori.
Inizio chiedendo scusa. Aspettavo un post di Get Scared quando da regolamento sarei dovuto andare avanti e fargli saltare un giro. Devo ammettere di averlo ignorato finché non mi è stato fatto notare. Se dovete affettarmi fate pure, me lo merito.
Rinnovo le mie scuse a Karen e a Dan Spols, mentre con Get Scared, visto che i pg sono separati, continuerò quando posta come se non fosse successo nulla.
 
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Dan Spols
view post Posted on 22/10/2017, 16:28




Seguendo le indicazioni di Chiaki, le due ragazze superarono il villaggio distrutto proseguendo verso ovest. Akemi non si era ancora abituata del tutto ad avere l’ auricolare nel suo orecchio sinistro e la cosa le dava un po’ fastidio; nonostante ciò, era a conoscenza dell’ importanza di quel piccolo strumento nel caso in cui le due compagne di missione si fossero dovute separare, anche se la Hyuga le aveva detto in precedenza di rimanere sempre al suo fianco. Che non fosse sicura che la situazione potesse rimanere sempre quella prevista? La giovane Genin non voleva pensare a quest’ eventualità, ma preferiva interpretare il tutto come una doverosa precauzione. Seguendo la direzione indicata precedentemente dalla Jonin, le due ragazze raggiunsero un altro villaggio distrutto. La cosa provocò un po’ di tristezza in Akemi dato che probabilmente molti degli abitanti erano persone normali che nulla avrebbero potuto fare contro la calamità che si era abbattuta su di loro. Prima che le due kunoichi si potessero avvicinare alle case, o a quello che restava di esse, Chiaki avvisò la sua compagna meno esperta della presenza di tre individui all’ interno del villaggio; due di essi erano all’ aperto mentre l’ ultima si ritrovava in uno degli edifici che avevano retto meglio l’ impatto del terremoto.
*Quindi è così che funzionano gli occhi di uno Hyuga. E’ sicuramente un bel vantaggio il riuscire a vedere gli altri esseri viventi anche a grandi distanze.*
Era rimasta colpita dalle abilità del Byakugan, dato che non capitava tutti i giorni di vederlo in azione durante una vera missione. Furono necessari pochi passi per riuscire a scorgere in lontananza le due figure di cui Chiaki aveva parlato; avvicinandosi ancora, Akemi riuscì a capire che una apparteneva ad un uomo mentre l’ altra più minuta era di un ragazzino. Il primo era un anziano, probabilmente un contadino o un allevatore della zona, il cui volto esprimeva una profonda tristezza così come tutto l’ ambiente che lo circondava. Il più giovane invece poteva benissimo essere uno dei molti compagni che la ragazza aveva incontrato quando frequentava l’ Accademia dato che sembrava avere all’ incirca la sua stessa età. Entrambi non avevano nulla che potesse farli sembrare degli shinobi di altre nazioni ed il loro comportamento non pareva essere ostile. Il primo impulso della giovane fu quello di presentarsi, ma vedendo la Jonin al suo fianco, preferì far fare a lei la prima mossa. Inoltre i suoi occhi sarebbero stati in grado di capire se ci fosse qualche cosa che non andava nei paraggi. Mentre Akemi spostava il suo sguardo tra i vari edifici del villaggio, cercando di vedere se la terza persona vista dalla sua compagna potesse raggiungerli, l’ anziano chiese alle due ragazze di andare via. Le sue parole però non erano cattive, ma anzi sembrava voler proteggere le due da un qualcosa di molto pericoloso la cui potenza distruttiva avevano già potuto constatare. Il ragazzino, inizialmente silenzioso, sembrò riconoscere che le due fossero dei ninja, probabilmente riconoscendo il coprifronte che la ragazza aveva sotto l’ attaccatura dei suoi capelli biondi, ed accennò a suo fratello chiedendo se loro potessero aiutarlo.
*Forse è questa la terza persona presente nel villaggio. Se non si è ancora fatta vedere, forse ha veramente bisogno di aiuto.*
Il volto di Akemi assunse un’ aria incuriosita; voleva saperne di più, ma l’ anziano al fianco del ragazzo non era dello stesso avviso, tanto che tentò di cambiare discorso. Nel fare ciò però si lasciò sfuggire il fatto che la terza persona fosse malata ed era per quel motivo che aveva bisogno di aiuto. Il vecchio non poteva sapere di aver di fronte due shinobi medici; il loro contributo sarebbe stato sicuramente più utile di quello che avrebbero potuto dare gli Dei a cui l’ anziano si riferiva. La ragazza si voltò verso Chiaki, attendendo la sua decisione. Fosse stato per lei, in quel momento si sarebbe fiondata a vedere il malato, tentando di fare il possibile per aiutarlo. Però non era lei che doveva decidere, dato il suo rango più basso rispetto alla Hyuga. Sperava comunque che, essendo anche lei un medico, volesse aiutare il ragazzino a salvare il fratello nonostante le due fossero in quel momento nel bel mezzo di una missione decisamente importante per Paese del Fuoco e per tutti i villaggi, come quello in cui si trovavano in quel momento, che erano stati colpiti dalla forza del Bijuu. Akemi avrebbe comunque seguito le indicazione datele dalla Jonin, qualunque esse fossero, come le aveva promesso quando le due si trovavano ancora alle porte di Konoha. Chiaki mantenne la calma e colse l’ occasione per chiedere ai due sopravvissuti svariate informazioni che, in un modo o nell’ altro, potevano essere utili nel proseguo della loro missione. La ragazza ascoltò le sue parole con interesse: essendo quella la sua prima missione vera e propria, era interessante vedere come i colleghi più esperti agivano per cercare di guadagnare informazioni. Probabilmente ognuno aveva il suo modo di fare; ad esempio la giovane non riusciva ad immaginare suo fratello maggiore che chiedeva gentilmente informazioni agli sconosciuti durante una missione, ma anzi, si immaginava che egli utilizzasse metodi più rudi. In quel momento però, l’ importante era ascoltare le parole dell’ anziano e del ragazzino, sperando che queste fossero state attendibili.
 
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view post Posted on 24/10/2017, 13:57
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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La desolazione faceva da compagna di viaggio alle due kunoichi, che si trovarono a camminare con preoccupazione tra quelle terre rigogliose fino a poco tempo prima; ricche d’agricoltura ed allevamento, le attività con le quali probabilmente si nutriva la maggior parte della popolazione che abitava quei posti. Gente che era stata costretta ad abbandonare la propria patria, alla ricerca della salvezza. Un inquietante silenzio, accarezzato solo dalla natura incontaminata faceva da sottofondo alla loro muta marcia. Chiaki non si rivolse più alla sua alleata, troppo intenta a scrutare la situazione che si palesava ai suoi occhi speciali. Le case abbandonate continuavano a susseguirsi a sprazzi come in quei quadri rurali, il cui soggetto rimaneva sempre la madre terra ed il piccolo contributo dell’uomo; ma lì dell’essere umano rimaneva veramente poco. La tensione era tanta, al punto che il loro passo prese un ritmo più tranquillo, tornando quasi al livello d’inizio viaggio. La pupilla bianca del doujutsu, al contrario, si muoveva rapida cercando sicurezza e la presenza di qualche essere senziente e parlante. Dovettero camminare un altro po’ verso ovest prima che la diciassettenne riuscì a scorgere un agglomerato di abitazioni più consistente e delle piccole fiammelle di chakra; per l’esattezza ne erano tre. Bloccò immediatamente i suoi movimenti, rimanendo lì in attesa come se cercasse di metabolizzare la scoperta. La Hyuga era stata sempre una tipa abbastanza istintiva, alle volte faceva impazzire persino Fuyuki, ma con a carico quel piccolo genin si sentiva limitata su tutti i fronti.

- Vedo due figure in mezzo alla strada in lontananza, una più alta ed una più bassa... immagino stiano interloquendo tra loro vista la frapposizione. Poco più in là dentro una delle abitazioni c’è un altro individuo allungato in una posizione orizzontale. E’ strano che dopo tutto quello che è successo siano ancora qua... dobbiamo indagare e cercare di estrapolare più informazioni possibili riguardo ciò che sanno. Magari hanno visto anche gli altri colleghi lungo questa strada - commentò il jonin aggiornando la novellina al suo fianco, e cercando di mettere anche ordine nella sua mente.

Riprese a camminare curiosa di arrivare a destinazione per capire meglio cosa avesse portato quelle povere vittime a rimanere proprio lì. Che la figura dentro lo stabile c’entrasse qualcosa? Nonostante tutto non riusciva a rimanere calma, una voce dentro di lei la spronava a non accettare che le cose andassero così lisce. Le persone prive di poteri ninja si comportavano spesso come i greggi di pecore, insieme affrontavano il pericolo scappando. Fu a quel punto che con un bisbiglio si rivolse ai suoi due fratelli.

- Ragazzi se avverto qualcosa che non va, al mio segnale, sapete quello che dovete fare - disse lei racchiudendo in quella breve frase tutta la sua empatia con le due creature.

Non c’era bisogno d’entrare nello specifico con loro, per quanto piccoli i due furetti erano forgiati da parecchie avventure insieme alla ragazza. Continuarono il loro percorso fino a scorgere ad occhi nudi i superstiti; lo stesso fecero gli altri.

- Occhi aperti Akemi - commentò l’evocatrice quando ancora ne ebbe l’occasione.

Uno era un anziano, logorato dalla stanchezza e glielo si poteva quasi leggere negli occhi, l’altro un coetaneo della biondina più o meno. I loro abiti li identificavano alla classe sociale a cui appartenevano o perlomeno quello che volevano dar a vedere agli altri. Una volta che gli fu rivolta la parola, Chiaki molto cordialmente salutò mostrando sempre quel suo sorriso genuino.

- Stiamo cercando dei superstiti ed anche dei compagni - rispose immediatamente la giovane alla domanda dell’uomo - Voi invece? Cosa fate ancora qui? Questo luogo non è stato dichiarato pericoloso ed evacuato? Avreste dovuto riguardarvi...

Proprio in quell’istante lanciando uno sguardo in direzione della più piccola si rese conto che si era dimenticata una cosa importante: il coprifronte. Talmente abituata a non indossarlo che non aveva badato minimamente alla sua presenza addosso alla compagna. Quel segno distintivo poteva essere un pro ed un contro, in base alle situazioni; chissà in quel caso? La voce speranzosa del ragazzino interruppe quei truci dubbi, come se il suo spirito da guaritrice fosse stato risvegliato all’improvviso. Che forse la misteriosa sagoma che aveva visto con il suo Byakugan fosse il fratello dell’acerbo interlocutore. La diciassettenne lo studiò con il suo volto pacifico e tranquillo, stando attenta ad ogni minimo particolare: un gesto, un accenno fuori posto.

- Cosa è successo a tuo fratello, piccolo? - chiese lei con dolcezza materna - Più informazioni ci darai e più saranno alte le possibilità di aiutarlo. Molti superstiti sono stati accolti nelle varie strutture ospedaliere dopo l’emergenza.

Provava ad essere moderatamente incalzante nel porre i suoi interrogativi, muovendosi per step senza dare troppo nell’occhio. La risposta secca del vecchio fece rabbrividire l’ex nukenin che quasi non si aspettava una certa crudezza, non davanti al dodicenne dagli occhi azzurri.

- I Kami sicuramente hanno una forte influenza decisionale, ma sta a noi uomini rimboccarci le maniche e fare il possibile perché le cose vadano bene. Sempre che non vogliate avere rimpianti... - commentò di rimando il jonin, innestando il seme del dubbio.

Individui così rassegnati erano solo un cancro per il mondo, ma la Hyuga si rendeva conto che più le cose andavano avanti e più la speranza moriva con l’avanzare dell’età. Quell’uomo chissà quante ne aveva viste più di lei... quante voci gli erano arrivate all’orecchio. Cosa gli restava ormai?

- La persona in difficoltà è colui che si trova lì dentro? - chiese con curiosità la donna, indicando il punto esatto rivelatogli dai suoi occhi - Akemi perché non ti avvii intanto? Finisco a fare solo qualche domanda di rito...

Gli occhi magnetici della kunoichi si rispecchiarono in quelli della compagna, infondendole tutta la sua determinazione ed accortezza. Doveva stare attenta ed anche se le due si conoscevano da poco, il messaggio trasmesso dal suo sguardo era un emblema di preoccupazione. I due furetti sulle spalle della kunoichi invece non perdevano di vista le due nuove conoscenze, come se potessero commettere qualche errore da un momento all’altro.

- Si insomma che scortesia... non mi sono nemmeno presentata. Piacere il mio nome è Chiaki, e quella ragazza è Akemi - riprese il discorso, una volta sistemati gli inghippi - Dicevamo... ci sono altri superstiti oltre voi nella zona? Perlomeno... avete visto qualcun altro oltre voi? Conoscete bene l’area in cui vi trovate? Non è successo niente di strano in questi giorni? Eravate qui quando la diga è crollata?

Forse aveva sbagliato a chiedere ad Akemi di andare a controllare senza di lei ma doveva essere sicura di ciò che stava succedendo lì. Magari avrebbero realizzato che quello che effettivamente stava avvenendo era la verità. Quell’uomo forse non era realmente stato capace di trasportare il corpo del malato da qualche parte. L’unico modo per capire era chiedere.

<attivazione> - Byakugan - [Chk: 40/60/80/100] “Il Doujutsu tramandato ad ogni membro del Clan per via genetica. Sin da bambini gli Hyuga infatti sono facilmente riconoscibili a causa degli occhi completamente bianchi che non mostrano alcuna pupilla, attivando però il Byakugan questa inizia a delinearsi e le vene delle tempie si gonfiano vistosamente. Grazie ai suoi occhi speciali lo Shinobi avrà un'ampia di visione di ciò che lo circonda, potendo aumentare infatti il suo campo visivo di ben 50 metri in tutte le direzioni; ciò gli conferirà maggiore sicurezza nei movimenti, data la consapevolezza della propria Difesa Assoluta. Inoltre sarà in grado di vedere il flusso interno del Chakra del nemico e i suoi Tsubo. Unica pecca di quest'abilità oculare è un punto cieco nel centro della nuca, segreto tenuto nascosto agli estranei gelosamente e svantaggio che molti riescono a colmare con un po' d'ingegno. Attivando questo Doujutsu, i membri del clan sono in grado di vedere qualsiasi essere vivente all’interno del loro campo visivo rendendo quindi impossibile nascondersi da essi tramite normali metodi. Oltre a ciò, la possibilità di vedere i punti dove il Chakra nemico è più concentrato, così come la natura elementale del suo Chakra, rende possibile poter in un certo senso prevedere gli attacchi avversari e notare molti dei loro punti deboli permettendo di colpire con precisione. Ciò dona un bonus pari a 20/40/60/80 ad ogni Taijutsu o Bukijutsu, sia offensiva che difensiva. Tale bonus sale a 30/60/90/120 nel caso si usino tecniche di clan. Quest’attivazione conta come un potenziamento a tutte le statistiche tranne che a Chk e Vta, quindi sarà possibile usare una sola altra attivazione che dia bonus ad una qualsiasi statistica.”

 
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view post Posted on 27/10/2017, 16:30
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Il dubbio. Mon è una bella cosa il dubbio, eppure è un fardello che pesa, terribile, sul ninja in missione. Lui non può permettersi il lusso di fidarsi, ai suoi occhi ogni parola è una menzogna, deve esserlo, ne va della sua missione, della sua stessa vita.
Fu proprio così che Chiaki si avvicinò ai primi esseri umani, oltre ovviamente ad Akemi, che vedeva da un po'.
La prima serie di domande non ebbe risposta: l'attenzione di tutti era concentrata su altro, su Akemi, che esibiva pubblicamente la sua appartenenza a Konoha, probabilmente perché non aveva mai avuto motivo di non farlo.
"Mio fratello è ferito, senza aiuto probabilmente non ce la farà."
Il bambino rispose, esitante, come se non fosse certo di aver fatto bene a rivelare una cosa del genere a un soldato. I soldati, si sa, di solito troncano le vite, non le salvano.
Non tutti i soldati sono uguali, mi direte, e infatti le due kunoichi che si trovavano lì sentirono subito il desiderio di salvare il ferito.
Il vecchio non rispose alle parole su dei e uomini, troppo assorto in chissà quali tristi pensieri. Rispose però dopo, alle domande del jonin.
"Altri superstiti? Non credo, perché mai qualcuno dovrebbe voler stare qui? Strano? Tutto qui è strano, quello che si è abbattuto su questo luogo è strano, spaventoso."
Dolore, amarezza, questo traspariva dalle sue parole, mentre dava risposta ai quesiti di Chiaki. Infine scosse la testa, non erano lì dal crollo della diga. Potevano essere appena arrivati come aver sostato lì per settimsne, ma non erano stati testimoni della distruzione operata da quella creatura leggendaria che le leggende chiamano Kurama.
Akemi, invece? Non crediate che sia stata dimenticata. Quando le fu detto di andare avanti, il bambino la accompagnò all'interno dell'edificio. Il ferito, che giaceva a terra con gli occhi chiusi, assomigliava al fratello come una goccia d'acqua, erano completamente identici. O meglio, completamente a meno di una fasciatura fatta alla meno peggio che gli copriva il fianco destro. Il bendaggio era del rosso color del sangue, completamente impregnato. Se non fosse stato per questo tetro dettaglio il ragazzo sarebbe parso semplicemente, beatamente addormentato, ma il sangue c'era, non possiamo fingere il contrario. Il sangue c'era, e sembrava anche tanto. E non era una cosa che il fratello poté sopportare, rimase lì, impietrito, con la morte negli occhi, in silenzio.
Nella casa sarebbe arrivato subito anche il vecchio, dopo aver finito di parlare con Chiaki. Egli avrebbe preso da parte il ragazzo, riscuotendolo dal suo dolore, e i due si sarebbero intrattenuti in una concitata conversazione sottovoce. Le uniche parole, dette dal vecchio con un misto di rabbia e dolore, che si sarebbero udite, perché pronunciate a voce più alta, sarebbero state: "Non posso perdere anche te".
 
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47 replies since 17/9/2017, 19:22   1352 views
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