III.
La bibita è gassata, eppure l'effervescenza della soda è data dalla spinta della pallina di vetro verso l'interno, volta a far uscire il gas. Dopo l'apertura, la biglia rimane nel collo della bottiglia dove può essere scossa come un sonaglio. Rimasi a lungo a fissare il collo della bottiglietta e quello sguardo concentrato attirò l'attenzione del mio maestro, che col suo sorrisetto beffardo cercò di farmi comprendere come la verità fosse vicina più di quanto sembrasse. Il solo vero motivo dell'introvabilità del corpo della ragazza non era poi così oscuro come era stato supposto inizialmente dagli agenti.
"È la biglia che, seppur nascosta sotto il tappo, una volta espulsa, fa emergere la vera natura della bevanda e la fa divenire ciò che è in potenza. Così la verità, per quanto la si possa occultare ed espellere, rimane sempre presente plasmando silenziosamente l'esistenza umana". Furono queste le parole usate dal signor Kudo.
Il detective riusciva sempre a fare le giuste osservazioni. Le mie espressioni facciali non avevano più segreti con lui, ero come un libro aperto: "Dice bene detective Kudo! Consegnerei volentieri il vero colpevole nelle mani della giustizia , estraendo la biglia della verità, ma non ho prove per inchiodarlo".
Il detective proseguì con il suo apparentemente inspiegabile ragionamento: "Non serve cercare un altro tappo di bottiglia per riuscire a far scorrere il suo interno e gustare così il ramune. La risoluzione del mistero è sempre stata sotto gli occhi di tutti, ma nessuno riusciva a scorgere la biglia celata dal tappo". Poco distante da noi la signorina Mouri seguì con grande attenzione il ragionamento : "Allora, una delle due sorelle ha mentito?". La signorina espresse ciò che il detective aveva cercato di farmi comprendere tramite l'analogia con l'apertura della bibita frizzante che porta lo stesso nome della famiglia, protagonista di una vicenda giudiziaria che aveva dell'incredibile.
La domanda della donna di lì a poco avrebbe trovato una pronta risposta.
Gli avvistamenti di Rye furono continui segnali che la "morta vivente" si aggirasse nelle zone limitrofe di Tokyo e quelle testimonianze non fossero inventate da qualche megalomane.
L'eccessiva magrezza di Rye non mi ostacolò nel riconoscere la ragazza in una foto, pubblicata su un social, che la immortalava per caso fra i sentieri di una scoscesa strada di montagna.
Ricordo che mi ero appassionato al caso Ramune, riducendo persino le ore di sonno.
Le mie ricerche continue al fianco del detective furono presto ricompensate, grazie al brillante ingegno del signor Kudo.
Recatici sul posto del presunto avvistamento, incontrammo gli uomini che avevo personalmente contattato. I due asserivano di aver visto la giovane donna e di aver scattato la famosa foto, postata sul web. In essa era ben visibile una giovane dai tratti nipponici somigliante a Rye, ma con lunghi capelli neri. La fanciulla indossava un lungo vestito verde un po' sgualcito, lo stesso con cui era stata vista la signorina Ramune al momento della scomparsa.
Il paesaggio che si stagliava dietro la figura femminile, ritratta casualmente in lontananza mentre si nascondeva il volto con le mani, era dominato dal monte Kumotori, situato nella parte occidentale dell'area di Tama.
Dopo due giorni da quegli eventi, il detective fece radunare i parenti della donna scomparsa rivelando di aver trovato il colpevole.
Fra l'incredulità dei presenti, condussi personalmente presso lo studio investigativo la giovane Rye in stato confusionale. Il suo sguardo assente agghiacciò i suoi parenti e fu la prova della sua lucida follia. In un eccesso d'ira si scagliò contro il nipotino Satomi, ma fu tempestivamente bloccata dalla signorina Mouri, che protesse il ragazzo, sferrando a Rye uno dei suoi rinomati colpi di karate. La giovane cadde e, riversa sul pavimento, scoppiò in lacrime rivelando i particolari del suo folle gesto.
Si era rifugiata sulla sommità del monte Kumotori, presso un piccolo rifugio alpino, raggiungibile per mezzo di un sentiero e costruito per le situazioni di emergenza. Il rifugio non era molto frequentato dagli escursionisti, i quali preferivano pernottare altrove, ad altitudini più basse, per via delle rigide temperature e della posizione remota, situazione sfruttata a proprio vantaggio dalla signorina Ramune, che avrebbe preferito affrontare con coraggio il suo destino, esponendosi alle intemperie e agli stenti, piuttosto che far scagionare dall'accusa di omicidio l'odiata sorella.
Rye si era nascosta per rovinare l'esistenza di Shizune, che aveva ottenuto dalla vita quello che la sorella in cuor suo aveva sempre desiderato: un lavoro soddisfacente, un marito esemplare e un figlio. Tutto ciò che mancava nella vita di Rye, considerata da sempre la "pecora nera" della famiglia. La sorella doveva patire le sofferenze del carcere per l'unica colpa da lei commessa: la sua vita perfetta. L'investigatore aveva ancora una volta fatto luce su un caso intrigatissimo senza omicida ponendo fine all'odissea giudiziaria della vedova Ramune, accusata di un "omicidio senza cadavere".
Mitsuhiko Tsuburaya
Edited by la signorina kobayashi - 23/12/2018, 23:22