ProblemsBet you thought you had it all worked out
Bet you thought you knew what I was about
Bet you thought you'd solved all your problems
But you are the problemProblems - Sex pistolsNon lasciò neanche che si aprisse completamente la porta, ma si fiondò all'interno scalciando via le scarpe.
“Shinichi…”
Teneva lo sguardo basso e, cercando di prendere fiato dopo la corsa appena fatta, parlò tutto d'un fiato.
“Professore, dov'è Haibara?”
Il professore non sapeva se raccontargli della visita di Ran. Forse avrebbe dovuto, certo, ma era sicuro che entrambi fossero abbastanza grandi per potersela cavare da soli. Inoltre il suo sguardo basso non lasciava spazio a ulteriori confidenze.
“È nel sotterraneo, ma…”
Si diresse velocemente verso le scale.
“Grazie, professore.”
Era stesa sul letto, avvolta nel suo solito pigiama di cotone. Ormai non avrebbe più avuto senso aspettarlo. Lui avrebbe passato la notte fuori casa e lei sarebbe rimasta sola come sempre.
Guardava il cellulare, in attesa di una chiamata che probabilmente non sarebbe mai arrivata. Posò il cellulare sul cuscino e volse lo sguardo alla finestra alla sua sinistra.
-Shinichi…-
Come al solito quando aveva bisogno di lui, lui non c'era.
Prese la foto che teneva sul comodino e la guardò con tristezza. Quella foto risaliva all'ultima mattina che erano stati a scuola assieme, dopo la recita del cavaliere nero. Lui come al solito stava facendo lo sbruffone con i suoi compagni di classe; lei gli si avvicinò con la macchina fotografica dietro la schiena e una volta accanto gli prese la mano per farlo girare cogliendo nella foto quella strana espressione mezza sorpresa e mezza spaventata…
Quella volta era stata davvero convinta che fosse tornato per restare...E invece...
-Maledetto detective stacanovista!-
La scaraventò sul pavimento, rompendo sia il portafoto sia il vetro.
Lui e i suoi maledetti casi!
Perché non poteva vivere una vita normale come tutte le sue coetanee?Andare a scuola assieme, ridere e scherzare negli intervalli fra un’ora e l’altra, pulire insieme l’aula dopo le lezioni, andare al cinema o in un cafè a mangiare un dolce, fare una passeggiata nel parco, correre sotto la pioggia per non bagnarsi e trovare un riparo...
E invece…
Suo padre spesso, anzi ogni giorno, era coinvolto in casi di omicidio a volte talmente cruenti che la sua notte era popolata di incubi; Shinichi era scomparso da mesi, perso chissà dietro a quale caso e quelle poche volte che tornava non era mai per più di qualche ora; e adesso il suo Conan-kun…
Solo a ripensare a quella scena sentiva un peso allo stomaco che non riusciva a spiegarsi, il solo pensiero che un'altra gli stesse così vicino la faceva star male…
Non sapeva il perché di questo sentimento.
In fondo era un bambino delle elementari, per quanto maturo e a volte quasi adulto, ma rimaneva pur sempre un bambino.
Forse perché ormai si era abituata ad averlo sempre vicino, in ogni momento quando aveva bisogno lui era lì, con i suoi occhioni blu cobalto. Sempre, in ogni singolo momento, in cui lei aveva bisogno, lui c'era, a differenza di Shinichi.
E forse era proprio questo il problema...
Conan-kun c'era sempre stato per lei, Shinichi no.
E ora che se n'era andato nel cuore della notte per stare con lei, sentiva che il mondo le stava crollando addosso, sentiva che era rimasta sola e che nessuno le sarebbe più rimasto accanto.
Si portò il braccio sinistro a coprire gli occhi, mentre le lacrime cominciarono ad affollare copiose le sue ciglia.
-Conan-kun...Che ne sarà di me se non ci sei tu al mio fianco?-
“Penso che non abbiamo niente di cui parlare, Kudo!”
Lui abbassò lo sguardo e strinse i pugni.
“Perché? Perché hai voluto fare una cosa del genere?Volevi prendermi in giro forse?Volevi prenderti gioco di me?”
Strinse ancora di più i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
“Adesso non ho più il coraggio di guardare Ran negli occhi!Stasera mentre eravamo nella stessa stanza sentivo il suo sguardo deluso su di me e non potrò mai dimenticare la sua espressione disgustata mentre ci guardava…”
Lei lo guardò. Le sembrava di vedere l'ombra di una lacrima attraversargli la guancia.
“Kudo, smettiamola di prenderci in giro!Non puoi negare che quello che è successo tra noi oggi ti sia piaciuto. Il tuo corpo ha parlato per te!”
Gli si avvicinò, gli tolse gli occhiali e gli prese il viso tra le mani.
“Dimentichiamoci per un attimo della signorina dell’agenzia investigativa...Pensa solo alle sensazioni che hai provato…”
Gli passò un pollice sotto l'occhio sinistro per asciugare quella lacrima solitaria, poi gli sfiorò le labbra con le sue.
“Haibara…Per favore...”
Infilò la sua mano sinistra sotto la sua maglietta, seguendo la colonna vertebrale col tocco leggero delle sue dita, mentre la mano destra seguiva il contorno delle ossa del bacino.
Al punto in cui era arrivata non aveva più niente da perdere, doveva giocare tutte le sue carte, perché forse aveva ancora qualche speranza...
“Haibara...Ti prego...”
Ancora una volta sentiva che stava per arrivare quella nebbia ad ottenebrare il suo cervello, non poteva negare che il tocco delicato ed esperto di Haibara gli piacesse, sentiva una miriade di sensazioni che mai aveva provato, ma…
"Haibara..Smettila…"
Lei gli accarezzò i capelli con la mano destra e lui socchiuse le labbra lasciando che la sua lingua entrasse a incontrare la sua.
Sebbene avesse votato la sua vita alla logica e alla razionalità, non trovava spiegazione in quello che stava provando in quel momento e no, non poteva negare che gli piacesse.
Chiuse gli occhi per assaporare meglio quei momenti e si lasciò scivolare per terra con la schiena al muro, lei si staccò per un secondo dalle sue labbra, giusto il tempo di togliergli la maglietta, per poi riprendere a posare sul suo petto piccoli baci. Lentamente cominciò a scendere e quando arrivò a sfiorargli le ossa del bacino con la lingua, dalle sue labbra sfuggì un sospiro carico di piacere.
Cominciava davvero a non capire più niente, sentiva solo le sue labbra percorrergli la pelle, sentiva solo mille scariche elettriche attraversargli il cervello, a un certo punto sentì le sue mani muoversi da sole e andare sulla sua schiena sotto la sua maglia. La sua pelle era calda e morbida e il suo profumo speziato lo faceva uscire di testa. Forse era questa la strada giusta, forse avrebbe potuto provarci davvero, forse avrebbe solo dovuto lasciarsi andare, forse sarebbe stato meglio dimenticarsi della sua vita precedente...
Ma proprio in quel momento, mentre lei era a cavalcioni su di lui e armeggiava con i bottoni dei pantaloncini, nella sua testa comparve un profilo ben conosciuto.
-Ran!-
Le tolse immediatamente le mani dalla schiena come se stesse toccando un oggetto incandescente.
"No!"
Come se fosse stato colpito da un fulmine la prese per le spalle allontanandola velocemente da sè.
“Hai... Haibara...Per favore sme... smettila…”
Lei cercò di riprendere il suo respiro e alzò gli occhi fino a incontrare i suoi.
“Pe...Perché?”
Lui volse lo sguardo in basso alla sua destra.
“Io...io…”
Lei gli prese il viso tra le mani.
“Ti prego...Ti prego, Kudo, guardami...Forse non sono all’altezza?Forse non ti piaccio?”
Lui distolse lo sguardo e scosse leggermente la testa.
“No...no tu sei...sei perfetta, ma io...io non posso…”
Lei gli lasciò il viso e si alzò sorridendogli amaramente.
“In fondo l'ho sempre saputo, Kudo...Che per me non ci sarebbe stato spazio. Lo sai già, no?Sono sempre i delfini, gli animali più amati, a vincere sugli squali scappati dagli abissi oscuri dell'oceano!"
Gli volse le spalle per non fargli vedere le lacrime che cominciavano a scendere senza sosta sul suo viso.
“Forza, Kudo, vattene e torna da lei!”
Percepì ancora la sua presenza.
"Non hai capito cosa ho detto?!?Vattene!!!"
Finalmente lo sentì uscire e richiudere la porta alle sue spalle. Solo allora si lasciò cadere a terra e pianse tutte le sue lacrime.
Non sapeva quanto velocemente avesse percorso quella strada.
Non voleva perdere più un minuto, non voleva più stare un solo istante senza di lei. Non importava se lo avrebbe potuto fare solo nei panni di Conan Edogawa, ma non l’avrebbe lasciata più da sola.
Non più.
Fece le scale a due a due e aprì lentamente la porta.
Alzò lo sguardo e la vide lì, inginocchiata al tavolo con la testa poggiata sulle braccia e i capelli che le ricadevano morbidamente sulla schiena.
Si chiuse adagio la porta alle spalle evitando di fare il benchè minimo rumore.
Poi le passò accanto, entrò nella sua stanza, prese una delle coperte dall’armadio e la coprì gentilmente.
Solo in quel momento la sentì sussultare e piano piano la vide aprire gli occhi.
“Conan-kun...”
Lui le sorrise dolcemente.
“Sei...sei tornato...”
Lui le pose una mano sul braccio e glielo strinse leggermente.
“Sì, sono qui e non ti lascio...”
Lei si stropicciò gli occhi con il palmo delle mani.
“Che ore sono?”
Lui guardò l’orologio che teneva al polso.
“E’ mezzanotte...”
Lei si tirò su e poi si alzò.
“Meno male che sei tornato...Ora mi sento più tranquilla e posso tornare a dormire...”
Stava per andare nella sua stanza, ma improvvisamente si fermò, attese un istante, tornò sui suoi passi, si chinò su di lui e gli arruffò i capelli.
“Conan-kun...Ti andrebbe di dormire con me? Papà non è ancora tornato e questo silenzio mi fa un po' paura…Mi sentirei più sicura se ci fossi tu con me... ”
Lui sgranò gli occhi e arrossì fino alle orecchie. Non si sarebbe mai aspettato una richiesta del genere. Da quando stava a casa loro non gli aveva mai chiesto di dormire con lui…
Annuì, senza riuscire a proferire parola.
“Allora vai a lavarti i denti e a infilarti il pigiama, ti aspetto di là.”
Nel silenzio della stanza si sentiva solo lo scrosciare dell’acqua. Sapeva bene che la stava sprecando, ma aveva bisogno di tranquillizzarsi e quel rumore gli metteva calma.
Non sapeva perché gli avesse chiesto di dormire con lui, forse aveva paura di dormire da sola, forse aveva paura che lui se ne andasse di nuovo, ma era emozionato come un bambino. Solo in quel giorno aveva capito che non poteva più fare a meno di lei, non avrebbe mai più voluto vedere i suoi occhi viola riempirsi di lacrime, non l’avrebbe mai più fatta soffrire. Anche se Shinichi Kudo non fosse più tornato, sarebbe stato lui, Conan Edogawa, ad essere al suo fianco. Non importava cosa avrebbero detto gli altri, non importava la differenza di età, lui la amava e se il solo modo di starle vicino era fare il fratello minore, lo avrebbe accettato.
Chiuse il rubinetto, si spogliò e si infilò il pigiama, poi uscì dal bagno e si diresse nella camera di Ran.
Dalla porta socchiusa intravedeva il suo corpo disteso sul letto, con le ginocchia ad angolo acuto e i piedi ben piantati sulle lenzuola. I suoi occhi erano fissi sul cellulare che teneva sopra la testa e a causa delle braccia tirate su, il pezzo di sopra del suo pigiama si era alzato, scoprendo un lembo di pelle all’altezza dell’ombelico.
Lui sentiva le sue guance scaldarsi e sicuramente erano diventate rosso fuoco. L’ultima volta che aveva dormito insieme a lei nello stesso letto era stato tanto tempo fa, durante il caso dell’uomo bendato, ma adesso tutto sembrava diverso, lui si sentiva diverso, forse quello che era successo poche ore fa con Haibara gli aveva fatto scoprire qualcosa di cui ancora non era consapevole.
“Ran...Ran-neechan...”
Lei si scosse dai suoi pensieri, pose il cellulare sul comodino, si mise seduta e gli sorrise.
“Vieni, Conan-kun...”
Lui le si avvicinò e appena le fu accanto lei si inginocchiò di fronte e gli tolse gli occhiali, poggiandoli sul comodino di fianco al suo telefono.
“Sono contenta che tu sia qui...”
Gli prese dolcemente il viso tra le mani.
“Io non so cosa farei se non ci fossi tu…”
Vide un'ombra bagnata luccicare tra le sue ciglia.
“Ora che quel maledetto detective stacanovista non c'è, mi sei rimasto solo tu…”
A poco a poco quella goccia aveva lasciato la barriera delle sue ciglia e si stava facendo strada sulla sua guancia.
“Io...io non avrei mai dovuto comportarmi così, anzi, non so neanche io perché mi sia comportata in questo modo, ma ho temuto di perderti e non so...non so davvero cosa avrei fatto se anche tu te ne fossi andato e mi avessi lasciato sola. Forse non sono così forte come credono tutti, come crede anche Shinichi…Da quando lui se ne è andato, l'unico raggio di sole della mia esistenza sei stato tu…”
Ormai quella traccia umida stava per terminare la sua corsa sul suo mento, ma non fece in tempo perché lui le prese il polso con la mano, esitò un istante, ma poi posò le labbra proprio lì dove aveva fine il percorso di quella lacrima, assaporandone il gusto salato.
Infine risalì ad accarezzare leggermente le sue labbra e dolcemente, ma con decisione le forzò, lasciando che finalmente le loro lingue si incontrassero.
In quel preciso momento che tanto aveva sognato e temuto, sentì qualcosa di strano, come se le loro bocche fossero una porta di connessione tra le loro anime, come se in quel momento non fossero più due persone divise, ma una, sola e indivisibile.
In quel preciso momento non voleva pensare a nulla, né alla conseguenza del suo gesto, né a cosa gli avrebbe detto quando tutto sarebbe finito, voleva solo assaporare tutte le sensazioni che stava provando, voleva solo assaporare la morbidezza della sua lingua mentre si intrecciava con la sua, voleva solo inebriarsi del suo profumo…
Prese un attimo fiato e, ancora ad occhi chiusi, si trovò a respirare nella sua bocca e ad un tratto i loro respiri si accordarono l’uno all’altra come se fossero una cosa sola. Poi si distaccò appena, aprì gli occhi e si perse in quello sguardo color dell'ametista.
Non riusciva a credere che stesse succedendo davvero, forse era solo un sogno, forse adesso lei gli avrebbe urlato contro, dicendogli che non si sarebbe dovuto mai più permettere di fare una cosa del genere.
Ma lei, contrariamente ai suoi pensieri, non solo gli sorrise dolcemente ma prese il suo viso tra le sue mani e lo baciò ancora.
Sentiva il cuore uscirgli dal petto e un’incontenibile felicità pervadere la sua anima, non solo non lo aveva respinto, ma aveva preso lei l’iniziativa. Ad un tratto sentì le sue mani tremanti slacciargli il pezzo di sopra del pigiama, certo le sue mani non erano esperte come quelle di Haibara, ma poteva sentire l’emozione e l’imbarazzo che doveva provare in quel momento e questa cosa gli stava facendo provare dei brividi che mai aveva pensato di poter provare.
Avvicinò tremante la mano al petto di lei, fermandosi giusto qualche centimetro prima di toccarlo e la guardò negli occhi come a chiedere il permesso, infine fu lei a prendergli la mano guidandolo verso di lei.
Oddio com'erano morbide, neanche nei suoi sogni più folli avrebbe sperato in una cosa del genere. Prese coraggio e armeggió con i bottoni del suo pigiama, slacciandoli uno dopo l'altro, infine aprì i due lembi della giacca, lasciando finalmente liberi i suoi seni grossi e floridi. Lei arrossí e fece per coprirsi, ma lui le tenne le mani e li ricoprì di baci, provocandole un lungo sospiro.
Gli mise una mano sulla spalla e, mentre lentamente lo fece scivolare a terra, lei gli fu sopra a gattoni, lui si alzò fino a reggersi con i gomiti e la guardò carico di desiderio.
La mano di lei si immerse nei suoi capelli, per poi disegnare il profilo del suo viso con un dito, scese a sfiorargli il collo, poi percorse il torace e infine la sua mano arrivò appena sopra l'elastico del pigiama. La vide esitare per un istante come se avesse bisogno di pensarci prima di andare avanti, ma poi continuò a scendere fino ad arrivare al punto cruciale.
Appena la sua mano lo circondò sgranò gli occhi e incredula cominciò ad accarezzarlo, lui chiuse gli occhi e volse la testa all'indietro.
Ora più niente aveva importanza, sentiva solo la sua mano accarezzarlo e il suo profumo dolce di vaniglia che lo inebriava. Sicuramente non era esperta come Haibara, ma era proprio perché le mani erano le sue che stava così bene...Sarebbe potuto finire il mondo in quel momento e non gli sarebbe importato, la sua Ran era lì con lui e in quel momento erano vicini come non lo erano mai stati…
Mentre teneva gli occhi chiusi, sentiva la sua lingua farsi strada tra le sue labbra e cercare la sua, sentiva i suoi capelli sfiorargli il torace e la sua mano che incerta ma amorevole lo stava facendo impazzire...Non sapeva quanto sarebbe riuscito a resistere prima di esplodere, ma nella sua testa cominciò a farsi strada il pensiero che mentre Haibara era consapevole della loro età, Ran era convinta che lui fosse un bambino delle elementari. Doveva bloccarla! Dopo tutto quello che le aveva fatto passare, ci mancavano giusto i sensi di colpa!
Non sapeva dopo quanto tempo ebbe la forza di staccarsi, mentre i loro respiri erano sempre più affannati…
“Ran...Ran…neechan...Io…io devo parlarti.”
Lei si tirò su incredula.
“Ho...ho fatto qualcosa...qualcosa di sbagliato?”
I suoi occhi erano lucidi.
“No...no Ran... È stato tutto così….”
Vide una lacrima scendere sulla sua guancia.
“Lo...lo sapevo...Io..Io non sono brava come…”
Lui sgranò gli occhi.
“Io pensavo...pensavo…”
La frase fu interrotta dai singhiozzi, lui si tirò su e l'abbraccio più forte che il suo corpo da bambino gli potesse permettere.
Non gli importava se quello che stava per dire era contro ogni suo principio, non voleva più farla piangere...Forse stava sbagliando, forse tutto questo gli si sarebbe ritorto contro, forse avrebbe messo tutti in pericolo, ma vedere la sua Ran in quelle condizioni…
Che mostro era diventato?
Non aveva fatto altro che farla soffrire, in ogni momento in cui non c'era, ogni volta che la sentiva piangere in camera, lui l'aveva fatta soffrire…
“Ran...Io devo dirti una cosa...So che quello che dirò non ti piacerà, ma non posso più tenertelo nascosto…”
Lei smise di singhiozzare e lo guardò.
“Se...se non ti ho detto niente finora è stato per tenerti al sicuro. Nella mia idea di proteggere chi amo, non mi sono reso conto che stavo facendo loro ancora più male…”
Lei continuò a guardarlo incredula.
“Conan-kun...Tu…”
Lui si sciolse da quell'abbraccio e si allontanò di un passo.
“Io..io non sono chi credi...Io sono Shinichi.”
Lei si portò le mani alla bocca.
"Allora...Allora tu...Tu…"
Poi si lanciò verso di lui indecisa se abbracciarlo o prenderlo a schiaffi.
“Shi... Shinichi!”
Scoppiò in un pianto disperato e lo strinse forte.
“Sei...sei un'idiota!”
Non riusciva a frenare i singhiozzi.
“Perché... Perché?Sono stata così in pensiero per te!Ci sono stati giorni in cui pensavo tu fossi morto! Perché non me l'hai mai detto?”
Si staccò da lui, tenendo lo sguardo a terra.
“Sai, io...io l'ho sempre saputo...Dal primo giorno in cui ti ho visto a casa tua...E giorno dopo giorno, mentre i sospetti aumentavano, continuavo a dirmi che ero una pazza e una cosa così non poteva essere vera. Ma...ma è solo stanotte che ho avuto la certezza che tu fossi Shinichi…”
Strinse i pugni sulle sue cosce fino a far diventare bianche le nocche.
“Stanotte quando mi hai baciato, la mia anima ti ha riconosciuto all'istante, in quel momento ero certa che tu fossi Shinichi. Non potevi essere nessun altro. Solo Shinichi sarebbe stato capace di far vibrare in quel modo la mia anima.”
Lui spalancò gli occhi.
“Ran…”
Si avvicinò e le prese il viso tra le mani.
“Ran io...io non avrei mai voluto farti soffrire, però la paura che potesse succederti qualcosa ha sempre vinto sulla voglia di raccontarti tutto...Ma giorno dopo giorno ti vedevo sempre più triste e continuavo a chiedermi se stessi facendo la cosa giusta...E solo oggi, quando ti ho visto così disperata, ho capito che stavo sbagliando tutto…”
Con i pollici asciugò le sue lacrime.
“Ran...io...io ti amo…”
Niente giri di parole, niente metafore con Sherlock Holmes...Solo tre parole, semplici e dirette…
"Anche io ti amo…Ti amo da tanto tempo, forse da sempre…"
Sentire quelle parole gli riempì l'anima di una strana pace. Come se tutto il resto non importasse, come se l'organizzazione e tutto quello che aveva successo non esistesse...Guardò quei suoi occhi color ametista lucidi per le lacrime, le prese la mano e poggiò il palmo contro il suo.
Com'erano piccole in confronto le sue mani…
Intrecciò lentamente le dita con le sue lunghe e affusolate e un'ombra di tristezza gli adombrò il viso.
Non poteva farci niente, questa era la realtà!
Lui era un bambino delle elementari, lei una ragazza delle superiori. Per quanto si amassero come sarebbero potuti andare avanti?
"Conan-ku…"
Abbassò lo sguardo.
”Scusami...”
Lui lasciò la sua mano e strinse i pugni contro i fianchi. Una lacrima scorse lentamente sulla sua guancia.
"Shin... Shinichi..”
Un sorriso pieno di amarezza deformò le sue labbra.
”Che futuro posso darti?Non so neanche se tornerò mai quello di prima!Io...Io non voglio tenerti legata a me!Tu ti meriti il meglio!"
Lei posò le mani sulle sue spalle.
"Smettila!Smettila Shinichi!Ora che sei qui non voglio perderti di nuovo!"
Gli sorrise dolcemente.
"Io ti amo!Non mi importa se sei nel corpo di un bambino delle elementari, io amo Shinichi, in qualsiasi forma lui si presenti!"
Lui finalmente la guardò negli occhi e lei lo abbracciò in un misto di tenerezza e passione.
"Ran..."
Non sapeva cosa gli avrebbe riservato il futuro, non sapeva se sarebbe mai tornato quello di prima, ma ora che era nelle sue braccia nulla importava.
Ora contavano solo loro due in quella stanza…
Dei problemi se ne sarebbe occupato l'indomani.
Ed eccoci arrivati all'ultimo capitolo...Spero vi sia piaciuta...
Ringrazio chi mi ha già letto e chi mi leggerà in seguito!
Alla prossima!