Detective Conan Forum

Calling

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view post Posted on 27/4/2020, 18:09     +3   +1   -1
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Detective famoso

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Ciao a tutti,
questa one-shot scaturisce dalla visione del nono OAV e dall'ascolto di una canzone del mio gruppo Japan preferito: i B'z.
Vi auguro buona lettura e spero che vi piaccia.
^_^


Dore dake hanare, kao ga mienakute mo
Tagai ni wasurenai no wa
Hitsuyou to shi, hitsuyou to sareteiru koto
Sore ga subete, hoka ni wa nani mo nai


No matter how far apart we are, even when we can't see each other,
We never forget one another
Needing you and being needed is all there is to it
There is nothing else

Non importa quanto siamo lontani, anche se non ci possiamo vedere
Non ci dimenticheremo mai uno dell’altro
Aver bisogno di te ed essere colui di cui tu hai bisogno è tutto quello che c’è
Non c’è nient’altro

Calling - B’Z




Le luci della sera erano accese già da un po’ e una leggera pioggerellina aveva cominciato a bagnare i marciapiedi per poi lasciare spazio a una pioggia torrenziale. Sui marciapiedi transitavano poche persone chiuse nei loro impermeabili, alcuni avevano un ombrello a riparare la testa, altri invece non avevano dato credito alle previsioni meteo di quel mattino e correvano velocemente cercando di arrivare a casa il più presto possibile.
Tra di loro un ragazzo percorreva lentamente le strade di Beika tenendo le mani in tasca e lasciando che la pioggia lo inzuppasse fino alle ossa. Le gocce d’acqua continuavano a colpire inesorabili i suoi occhiali dalla montatura nera, ma lui non se ne curava, quella pioggia era perfettamente accordata al suo stato d’animo in quel momento.
Un’ombra nera gravava sul suo cuore con tutto il suo peso e i suoi occhi erano persi dietro ai ricordi degli anni passati…
Dieci anni.
Ben dieci anni erano passati da quel maledetto giorno, il giorno in cui la sua vita era cambiata radicalmente, quel giorno in cui la sua vita era stata completamente stravolta dagli uomini in nero.
Da allora non aveva mai smesso di lottare contro quell’organizzazione, da allora non aveva mai smesso di sperare di ritornare nel suo vero corpo, ma anno dopo anno quella speranza era diventata sempre più flebile. Da qualche anno poi aveva persino smesso di chiedere ad Haibara quando sarebbe stata in grado di fornirgli l’antidoto definitivo, perchè ormai quel quando si era tristemente trasformato in un se, simile a un sottile filo di fumo nero effimero e inconsistente.
-Il tuo corpo non è più in grado di contrastare gli effetti del veleno, qualsiasi antidoto io prepari attualmente non ha più efficacia, anzi…-
Erano passati già due anni da quella sera, ma le immagini di quella notte erano ancora ben presenti nella sua testa.
Anche quella sera pioveva a dirotto e lui si era ritrovato, nonostante l’ora tarda, davanti alla porta del professor Agasa, era bagnato fradicio e aveva il fiatone per la corsa appena fatta. Aveva colpito più volte la porta dell’ingresso urlando il nome del professore.

“La prego, professore, mi apra!”
La porta d’ingresso si socchiuse lentamente e da quel piccolo spiraglio aveva fatto capolino il professor Agasa.
“Shi...Shinichi...”
Appena il professore aprì la porta, si fiondò in casa e come d’abitudine si tolse le scarpe, infilandosi le pantofole. Il professor Agasa chiuse la porta e gli si avvicinò.
“Aspetta Shinichi, ti porto un asciugamano, sei completamente fradicio, ma dove sei stato?”
Lui scosse la testa come a volerlo tranquillizzare.
“Non si preoccupi, professore, piuttosto mi dica...Dov’è Haibara?”
Il professor Agasa abbassò lo sguardo.
“E’ nel laboratorio sotterraneo, ormai è lì che passa tutta la sua giornata...ma...”
Non lo fece neanche finire di parlare che corse giù per le scale, lasciando dietro di sè una scia di gocce d’acqua, aprì di colpo la porta senza bussare e i suoi occhi vagarono all’interno della stanza ricercando il suo consueto profilo.
“Kudo, non si usa più bussare per entrare in camera di una ragazza?”
Entrò e chiuse la porta dietro di sè, lei era seduta sul letto con le spalle al muro e le gambe incrociate intenta a leggere un libro di matematica, tra i corti capelli ramati, dietro l’orecchio destro, teneva una matita.
“Haibara...”
Solo allora lei lo guardò, per un istante gli era sembrato che i suoi occhi avessero assunto un’espressione triste, poi erano tornati quelli freddi di sempre.
“Non ho più niente da darti, Kudo, te l’avevo già detto e non più di due mesi fa...”
Fece altri due passi e si lasciò cadere sulla sedia di fronte alla scrivania.
“Non è possibile, Haibara! Non puoi aver rinunciato!”
Lei posò il libro alla sua sinistra, tolse la matita da dietro l’orecchio e poi disincrociò le sue gambe affusolate, alzandosi dal letto.
“Ancora non te ne sei reso conto, Kudo?Il tuo corpo non è più in grado di contrastare gli effetti del veleno, qualsiasi antidoto io prepari attualmente non ha più efficacia...”
La guardava avvicinarsi lentamente alla scrivania.
“Anzi...Volta dopo volta, mese dopo mese, anno dopo anno la sua durata è sempre stata inferiore...Il tuo corpo ha sviluppato una resistenza così alta al farmaco che l’ultima volta non ti sei neanche trasformato, ma per due giorni e due notti sei rimasto in uno stato di incoscienza totale con la febbre altissima!”
Lui aveva abbassato lo sguardo.
“Io e il professore abbiamo dovuto tenerti qui e io ho passato tutto il tempo al tuo capezzale con il timore che tu morissi da un momento all’altro!”
Si ricordava bene il momento in cui si era svegliato, aveva appena aperto gli occhi e accanto a lui c’era lei che dormiva, seduta per terra con le braccia e la testa sul letto, con una mano posata su un quaderno su cui, le disse in seguito, aveva tenuto traccia di tutti gli effetti collaterali. Le aveva accarezzato la testa dolcemente e nei suoi occhi appena socchiusi aveva scorto un misto di preoccupazione, rabbia e rimprovero.
“Non voglio che capiti più una cosa del genere!”
Lui si tolse gli inutili occhiali e li buttò sulla scrivania.
“E così alla fine ti sei arresa...Ma in fondo non posso biasimarti, ormai hai la tua bella vita da Ai Haibara. Nessuno si ricorda più nè di Shiho Miyano nè tanto meno di Sherry...L’unica persona che era a conoscenza della tua esistenza non si trova neanche più in Giappone e gli altri uomini dell’organizzazione ti credono morta...”
Puntò i gomiti sulle ginocchia, portando le mani alla fronte.
“Io invece...”
Passò le dita tra i capelli bagnati.
“Io invece continuo a essere intrappolato in questo maledetto corpo!Tutta la mia esistenza passata non esiste più, Shinichi Kudo non esiste più!”
Lei gli si era avvicinata e gli aveva posato una mano sulla spalla.
“Kudo...”
Le scostò violentemente la mano.
“Smettila di chiamarmi così!Shinichi Kudo non esiste più!Anzi sarebbe stato meglio che fossi morto anche io in quell’incendio!”


Lo sguardo era fisso davanti a sè, mentre la mente era corsa veloce a quella notte.
Se la ricordava bene quella notte nera e burrascosa. Per una coincidenza fortuita era riuscito a scoprire il luogo dove l’organizzazione aveva creato il suo nuovo centro di ricerca. E quella notte si stava recando lì per cercare di introdursi al suo interno. Era sicuro di aver studiato tutto nei minimi particolari e di aver usato ogni accorgimento possibile per non farsi scoprire, ma probabilmente aveva sbagliato i suoi calcoli, perchè qualcuno doveva aver seguito ogni sua mossa. Infatti non aveva fatto neanche in tempo ad avvicinarsi a quell’edificio abbandonato che sentì un enorme boato al quale subito dopo seguirono delle alte lingue di fuoco. Aveva subito chiamato i vigili del fuoco, confidando che almeno potessero spegnere quanto prima l’incendio, purtroppo non avevano potuto fare molto e insieme ai resti carbonizzati dell’edificio era svanita qualsiasi speranza di trovare della documentazione sull’APTX4869 utile a sintetizzare l’antidoto definitivo.

Aveva alzato lo sguardo lucido verso di lei.
“Sì, sarebbe stato meglio!Tanto ora come ora la mia vita non ha più senso...Se non posso tornare Shinichi Kudo che senso ha vivere?Che senso ha vivere nella stessa casa di Ran?”
Lei aveva ascoltato le sue parole con un’espressione sbigottita.
“Ma ti senti, Kudo?Le ascolti le parole che pronunci?Un tempo non eri così...”
Si alzò di colpo sbattendo il pugno sinistro sulla scrivania.
“Un tempo almeno avevo la speranza di tornare al mio corpo originario!Un tempo almeno avevo la speranza di riprendere la vecchia vita, un tempo almeno avevo la speranza di stare con lei!”
Lei aveva incrociato le braccia davanti al petto.
“Tu stai così perchè hai saputo di lei e Yamaguchi...”


Koichi Yamaguchi era stato un compagno di università di Ran, poi si erano ritrovati nello studio di consulenza della madre di lei per un periodo di apprendistato e lei proprio quella sera lo aveva invitato a cena per presentarlo ufficialmente a suo padre come suo fidanzato.

Erano tutti riuniti al solito tavolo, come al solito Ran aveva cucinato per tutti e ora era seduta con aria raggiante al suo fianco. Kogoro aveva riempito il suo bicchiere di birra fino all'orlo e poi aveva porto la bottiglia a Yamaguchi.
“Prendi ragazzo!Qui bisogna festeggiare!”
Lo vide prendere imbarazzato la bottiglia e versarsi un dito di liquido chiaro nel bicchiere.
"In altre condizioni non sarei stato contento, ma adesso..."
Alzò per primo il bicchiere seguito da Yamaguchi.
“A te e a mia figlia Ran!Vi faccio davvero i migliori auguri!Spero che presto possiate darmi dei nipotini!”
Lo vide dare una leggera gomitata a Yamaguchi mentre lei era arrossita fino alle orecchie, imbarazzata.
“Papà!Smettila, sei ubriaco!”
A lui invece era venuta la nausea. Non sarebbe stato in grado di rimanere un minuto di più in quella stanza.
“Scusatemi, ma non mi sento bene...”
Si alzò velocemente dal cuscino e corse in bagno.
“Conan-kun!”
Non fece caso neanche alla sua voce che lo chiamava e, arrivato in bagno, si chiuse a chiave. La nausea si fece sempre più forte, fece appena in tempo ad aprire l’acqua fredda che arrivarono i primi conati di vomito.
-Spero che presto mi darete dei nipotini!-
Quella frase lo faceva star male...E per la prima volta il male che provava era fisico...Non era così che doveva andare a finire!
Sentì dei colpi alla porta, poi la sua voce preoccupata attraverso di essa.
“Conan-kun!Tutto bene?”
Non era riuscito neanche a risponderle, il solo aprire la bocca gli dava la nausea, ma il rumore della maniglia che si abbassava gli fece capire che non si sarebbe mossa di lì finchè lui non le avrebbe dato una risposta convincente.
“Perchè ti sei chiuso in bagno?Per favore apri, Conan-kun!”
Si fece forza e si sciacquò il viso, cercando di trattenere i conati che stavano attraversando il suo corpo. Doveva assolutamente tranquillizzarla, altrimenti non se ne sarebbe mai andata.
“Sto...Sto bene, Ran-neechan...Torna...Torna pure di là...Non...Non preoccuparti!”
Alzò gli occhi allo specchio, la sua immagine riflessa non era quella di una persona che stava bene...La sua pelle aveva assunto un colore terreo e la sua espressione era quella di colui che stava per vomitare pure l’anima…
“Sei sicuro, Conan-kun?”
Lui strinse violentemente il bordo del lavabo con le mani e si costrinse a ricacciare il senso di nausea giù nello stomaco.
“Sì, Ran-neechan, torna...Torna pure da Yamaguchi-san. E’ la vostra serata, no?”
Lo scatto della maniglia lo avvisò che Ran aveva tolto la mano.
“D’accordo, ma...Ma se hai bisogno di qualcosa, chiamami!”


Quella stessa sera, mentre lui era in camera steso sul letto con le braccia dietro la testa, lei era venuta a trovarlo prima di andare in camera sua a dormire. Quando aveva aperto la porta e un raggio di luna l’aveva illuminata, gli sembrava quasi che brillasse di luce propria. Non aveva potuto fare a meno di pensare che fosse stupenda, anche con indosso il suo solito pigiama e lo sguardo assonnato.

“Conan-kun, sei sveglio?”
Per un attimo aveva pensato di non risponderle e di fare finta di essersi addormentato, ma con i vestiti addosso e gli occhiali sul naso non sarebbe stato molto credibile.
“Sì, Ran-neechan, avevi bisogno di qualcosa?”
Entrò e si sedette sul letto vicino a lui. La sua vicinanza gli aveva sempre provocato delle sensazioni intense, ma con il passare degli anni quelle sensazioni avevano assunto anche una componente fisica e in sere come questa il solo sentire la sua pelle calda attraverso la stoffa leggera dei suoi pantaloni lo faceva impazzire e doveva fare appello a tutte le sue forze per non far trapelare quanto il suo intero essere fosse in subbuglio in quel momento.
“Stai meglio, Conan-kun?”
Annuì leggermente.
“Ero così preoccupata per te...Perchè sei corso in bagno questa sera?”
Distolse lo sguardo.
“Non mi sentivo bene, mi pare di avertelo detto...”
Ran gli posò una mano sulla pancia.
“Sei sicuro che sia solo questo?”
Il contatto della sua mano sulla pelle, anche se attraverso la maglietta, lo faceva dannare. Sentì il suo respiro farsi appena più pesante e sperava davvero che lei non se ne accorgesse.
“Non è per Koichi, vero?”
Scosse la testa in segno di diniego.
“No, Ran-neechan...”
Sentì chiaramente il suo sospiro di sollievo.
“Avevo paura che fosse per lui...Meno male...” un sorriso le riempì il viso. “Sono sollevata...”
Girò lo sguardo verso di lei, quel suo sorriso raggiante lo colpì dritto al cuore.
“E così...Così...Ti sei già dimenticata di Shinichi...”
Il suo sguardo si aprì in un'espressione indefinibile, sapeva benissimo di essere stato egoista e tremendamente cattivo a tirar fuori quell'argomento, ma non poteva fare altrimenti...Non riusciva a credere che si fosse dimenticata di lui...
“Io…”
Tolse la mano dalla sua pancia.
“Io non mi sono dimenticata di lui, ma…”
Si tormentò le mani.
“Ma la verità è che lui non c’è mai!Per tutto questo tempo io sono sempre rimasta sola…”
Vide i suoi occhi farsi lucidi.
“Lo sai che sta lavorando a un caso difficile, ma ti ha giurato che tornerà anche a costo della vita…Perché non gli credi?”
Scosse con forza la testa.
“Basta, Conan-kun! Basta scuse, basta bugie! E' un anno che non lo vedo! E sono mesi che non lo sento più neanche per telefono!”
Le sue labbra si distorsero in una smorfia che voleva sembrare un sorriso, ma era solamente pieno di amarezza...
“So che sei molto legato a Shinichi, ma io...Io non ce la facevo più a sentirlo solo per telefono...Io ho bisogno di una persona al mio fianco...Una persona da guardare negli occhi mentre gli racconto la mia giornata, una persona che mi consoli e mi tenga tra le braccia quando sono triste , una persona a cui possa aggrapparmi quando ne ho bisogno…”
Lui si alzò a sedere, sfiorò la sua guancia per asciugare una lacrima che era sfuggita al suo controllo.
“Ran...neechan, ci sono io con te...non ti basta?”
Lei sorrise.
“Tu, Conan-kun, sei stata la persona che più mi è stata vicina in questi anni…La persona che più mi ha aiutato quando stavo male per Shinichi, che mi faceva sorridere quando ero triste e disperata, che ho tediato tutte quelle notti in cui la sua mancanza non mi faceva prender sonno, ma...”
Tolse la mano dal suo viso.
“Ma adesso ho bisogno di qualcuno che mi ami davvero e questo tu non potrai mai farlo…Ho ragione, no, Conan-kun?”
Abbassò lo sguardo sconfitto. Aveva ragione. Lui non avrebbe mai potuto stare al suo fianco in quelle condizioni, per lei lui era solo Conan Edogawa, il suo fratellino. Non era Shinichi e non era un uomo che avrebbe potuto darle un futuro, quel futuro radioso che lei si meritava dopo tutta quella sofferenza che lui stesso aveva causato.
La vide trattenere le lacrime, mentre con la mano gli accarezzò la guancia.
“Non fare quella faccia, occuperai sempre un posto speciale nel mio cuore, ma è giusto che mi faccia la mia vita...Sai, Koichi è un bravo ragazzo, è gentile, mi fa sempre ridere...Era da un po’ che non mi capitava di sentirmi così...E poi...E poi mi vuole bene…”
Con un gesto gli tolse gli occhiali.
“Ma ora cerca di dormire Conan-kun, d'accordo?”
Lui annuì, ributtandosi sul letto.


Ma non era rimasto molto sotto le coperte, aveva aspettato che dormissero tutti e poi si era precipitato fuori sotto la pioggia. Non sapeva neanche per quanto avesse vagato prima di correre dall'unica persona che poteva aiutarlo.

“Quante volte devo dirti che non posso più aiutarti?”
Lui continuava a scuotere la testa incredulo.
“Io non posso credere che tu abbia rinunciato a trovare l'antidoto definitivo! Dev'esserci un altro modo, magari qualche formula che ti è sfuggita…”
Lei scosse la testa.
“Mi dispiace, ma non ti farò rischiare un'altra volta di morire!”
Prese gli occhiali che lui aveva gettato poco prima sulla scrivania e glieli rimise.
“Ascoltami, lasciamo perdere il passato, le nostre vite precedenti e guardiamo avanti... Non è meglio così?”
Lui le tolse le mani.
“A te non è mai importato niente di ritornare nel tuo corpo originale! Abbi almeno il coraggio di ammetterlo! Ti è sempre piaciuto essere Ai Haibara! Fin dall’inizio! Andare a scuola, studiare, passare i pomeriggi con Ayumi, Genta e Mitsuhiko, sono sicuro che su di lui ci stai facendo pure un pensierino visto che è innamorato di te da anni!”
Lei gli mollò un pesante ceffone.
“Tu non hai capito proprio niente!”
Lo tirò su dalla sedia e lo spinse fuori dal laboratorio.
“E ora fuori dai piedi, vattene!”


La pioggia continuava incessantemente a cadere, mentre lui procedeva lentamente sulla strada del ritorno. Non mancava moltissimo ad arrivare, ma non aveva nessuna voglia di tornare a casa, non aveva voglia di vedere il suo viso raggiante e il suo sorriso, mentre era tutta presa dai preparativi per il suo matrimonio.
-Già...-
L’indomani Ran si sarebbe sposata e lui non aveva potuto fare niente per impedirglielo, da quella notte di due anni fa non aveva più sentito il nome di Shinichi uscire dalle sue labbra...Era triste ammetterlo ma era sicuro che ormai lei l’avesse completamente cancellato dal suo cuore.
Alzando lo sguardo, nel buio di un vicolo alla sua destra svettava un’insegna luminosa che indicava l’esistenza di un bar. Si fermò all’improvviso tra le lamentele dei passanti dietro di lui...Forse, mentre aspettava che finisse di piovere, poteva entrare lì e bere qualcosa, anche se nella sua vita non aveva mai sentito il bisogno di bere alcolici, quelle poche volte che gli era capitato, ormai secoli fa, era sempre stato involontariamente, ma quella sera sentiva proprio il bisogno di dimenticare…
Percorse il vicolo ed entrò nel bar, a una prima occhiata non era proprio come il Poirot, anzi le facce che si voltarono a fissarlo non erano proprio rassicuranti, ma non gli importava granchè.
Si sedette su uno sgabello di fronte al bancone e cercò di attirare l’attenzione del barista.
“Scusa!”
Il barista si voltò, il suo occhio sinistro era attraversato da una lunga cicatrice e tra le mani teneva un bicchiere che stava tentando di pulire con uno straccio dal colore indefinito.
“Cosa vuoi?”
Tentennò per un attimo, il barista era certamente poco raccomandabile e sicuramente nel suo locale potevano solo esserci solo dei criminali.
“Qualcosa di forte!”
Il volto del barista, già così cupo, diventò ancora più spaventoso a causa del terrificante ghigno che gli attraversò le labbra.
“Ce l’hai l’età giusta?”
No che non ce l’aveva l’età giusta, non aveva ancora vent’anni, ma per fortuna non indossava la sua divisa scolastica e sperava che i suoi jeans e il suo maglioncino nero lo facessero sembrare più adulto di quanto invece fosse.
“Certo che ce l’ho!”
Il barista continuava a pulire il bicchiere con quello straccio unto.
“Sai che dovrei chiederti un documento?”
Le sue labbra si piegarono in un sorriso tanto sicuro quanto falso.
“Dovrebbe, ma sono sicuro che non lo farà!”
Si frugò nelle tasche ed estrasse qualche banconota, posandole poi sul bancone…
“In ogni caso direi che queste possono bastare...”
Il barista prese le banconote e si voltò a prendere un bicchiere nel quale cominciò a versare del gin, della vodka e del liquore midori.
Forse era uno scherzo del destino che in quel bicchiere fossero presenti i due liquori che identificavano i nomi in codice dei due uomini in nero che lo avevano trasformato in quello che era.
Prese il bicchiere che il barista gli aveva porto e lo tracannò tutto in una volta.
Sentì prima la gola e poi l’esofago andare in fiamme e infine un forte calore salirgli dritto al cervello.
“Fammene un altro!”
Anche il secondo bicchiere prese la strada del primo, mentre cominciò a sentire le guance bollenti.
“Un altro!”
Anche il terzo bicchiere fece la stessa fine degli altri due. Quel liquido cominciava a bruciargli lo stomaco e ad annebbiargli la vista, ma non gli importava più niente, voleva solo dimenticare, non pensare più a quel sorriso e a quel viso pieno di raggiante felicità mentre li informava del loro matrimonio.

Anche quella sera lei aveva portato Yamaguchi a cena. Ormai era diventata una prassi consolidata che lo invitasse tre sere a settimana. Tutte le volte aveva evitato di presenziare, ma quel pomeriggio lei lo aveva chiamato pregandolo di rimanere a casa e dicendogli che non avrebbe accettato nessuna scusa. Appena li vide entrare in casa, aveva subito capito che c’era qualcosa nell’aria. Lui aveva abbandonato la sua mise abituale optando per un completo scuro con camicia grigio chiaro e una cravatta antracite, lei aveva un vestito leggero color glicine che si accordava perfettamente al colore dei suoi occhi. Lui aveva tra le mani una bottiglia di Bordeaux e lo aveva dato a Kogoro, dicendogli che l’avrebbero bevuto per festeggiare.
Durante tutta la cena non aveva proferito parola e aveva cercato di estraniarsi dalle chiacchiere festose e dalle risate allegre, ma si era accorto che lei continuava a fissarlo di nascosto con uno sguardo pieno di ansia e preoccupazione.
A un certo punto decise di alzarsi e di andarsene, non voleva più sentire nient’altro, ma appena accennò ad alzarsi lei gli mise la mano sul braccio.
“Aspetta Conan-kun, per favore!”
Si girò a guardarla, lei diede una gomitata a Yamaguchi, lui la guardò con uno sguardo interrogativo e lei gli toccò il braccio come a volergli dare un segnale, a seguito del quale Yamaguchi si volse verso Kogoro.
“Ecco....Io questa sera sono venuto qui per una ragione ben precisa…”
Yamaguchi appariva leggermente imbarazzato, mentre lei abbassò lo sguardo arrossendo violentemente.
“Mouri-san, vorrei chiederle ufficialmente la mano di sua figlia!”
Se un proiettile avesse trapassato il suo cuore da parte a parte avrebbe sicuramente fatto meno danni delle parole di Yamaguchi.
Kogoro sorrise e poi gli diede uno scappellotto affettuoso.
“Ma quale Mouri-san!Chiamami pure papà!Non potrei desiderare un genero migliore per mia figlia!”
Kogoro si versò del vino e, dopo aver fatto la stessa cosa con Yamaguchi, alzò il suo bicchiere.
“Congratulazioni!Sono sicuro che renderai mia figlia felice!Non come qualcuno di mia conoscenza che è sparito e non si è fatto più sentire!”
Una coltre di gelo scese nella stanza. Yamaguchi sorrise imbarazzato, mentre il viso di lei era sbiancato.
“Smettila papà!”
Kogoro rise scomposto.
“Cosa c’è, figlia mia?Non ho detto niente di male!Yamaguchi è un avvocato di successo ed è certo meglio di quel detective da strapazzo!”
Lui si trovò a stringere i pugni, fino a sentire le unghie conficcarsi nei palmi delle mani.
Morto. Avrebbe preferito essere morto piuttosto che essere lì in quel momento.
Si alzò di scatto e senza guardare nessuno uscì rapidamente da casa sbattendo la porta.


Posò il quinto bicchiere sul bancone.
“Un altro bicchiere!”
Il barista si girò a guardarlo.
“Non starai esagerando, ragazzino?”
Prese delle altre banconote dalla tasca e le sbattè violentemente sul bancone.
“E’ per questo che ti pago!Io pago e tu mi dai quello che chiedo!”
Il barista scrollò le spalle e gli porse un altro bicchiere.
“Bada che questo è l’ultimo!Se non la smetti dovrò cacciarti fuori!Non voglio guai nel mio locale!”
Non gli lasciò finire neanche la frase che il liquido contenuto nel bicchiere finì nel suo esofago. Un dolore pulsante cominciò a tempestargli le tempie, mentre non richiesta la sua immagine fece capolino nei suoi ricordi.

“Conan-kun!Conan-kun!”
Spalancò la porta della sua stanza, senza neanche aspettare che lui le desse il permesso. Insieme a lei entrarono un tepore primaverile e un profumo sottile, ma inebriante, di vaniglia e fiori di ciliegio.
“Ran...Ran-neechan...”
La prima cosa che vide furono i suoi occhi che brillavano come stelle in una notte buia, poi osservò le sue guance rosse e il suo sorriso raggiante, infine i suoi occhi si posarono sul suo corpo fasciato da uno splendido abito bianco.
“Ti piace, Conan-kun?”
Non potè fare a meno di spalancare stupito la bocca, mentre si soffermò a fissare quell’abito a sirena senza spalline che valorizzava perfettamente le sue forme.
“Se-Sei bellissima!”
Tutto di lei era incredibilmente stupendo: il suo seno incorniciato dal corpetto con lo scollo a cuore, il suo punto vita stretto valorizzato da una fascia in pizzo, la decorazione floreale a Y rovesciata sul lato sinistro fino alle ginocchia principio del leggero ampliamento del vestito e infine i piedi, ornati da un paio di sandali con il tacco alto color tortora impreziositi da minuscole pietre preziose trasparenti...
“Sai...Sei il primo a cui lo faccio vedere, dopo mia madre...Ci tenevo che tu lo vedessi...”
Si costrinse ad abbassare lo sguardo, lasciando che il ciuffo gli coprisse interamente gli occhi, non voleva che lei si accorgesse del velo di tristezza che era sceso su di lui...Perchè al solo pensiero che tra meno di una settimana Ran si sarebbe sposata, sarebbe andata via di casa e l’avrebbe lasciato solo, la sua anima si riempiva di disperazione…
“Cos’hai, Conan-kun?”
Strinse leggermente i pugni. Sarebbe dovuto essere lui quello al suo fianco, sarebbe dovuto essere lui quello che l'avrebbe aspettata all'altare e invece...
“Ti prego, Conan-kun, dimmi cos'hai!”
Si sentiva così impotente...Avrebbe voluto dirle tutto, dirle che lui era Shinichi, dirle che non aveva mai smesso di amarla, ma ormai non aveva più senso dirle la verità...Lei si era fatta la sua vita, tra poco si sarebbe sposata e per lui non ci sarebbe stato più posto.
All'improvviso sentì le sue mani leggere posarsi sulle sue braccia.
“Conan-kun, perché sei così triste?”
Rilassò i pugni che teneva ancora serrati.
“Al pensiero che tu te ne vada...”
Si tolse gli occhiali, poi alzò il viso fino a incontrare il suo sguardo.
“Mi mancherai Ran...”
Gli occhi di lei si spalancarono in un'espressione sorpresa. Sapeva benissimo che solo Shinichi la chiamava per nome, ma in quel momento non ci aveva pensato, era stato il suo cuore a parlare. Per un attimo notò un'ombra di tristezza adombrare il suo sguardo. Le sue mani abbandonarono le sue spalle, gli prese gli occhiali dalla mano e glieli rimise.
“Non vado via dal Giappone, sarò ad appena un isolato di distanza e puoi venire a trovarmi quando vuoi...Io ci sarò sempre per te, Conan-kun, non lo dimenticare mai...”


Bugie!Erano solo bugie! Da quando stava con quello lì non aveva più tempo per lui! Koichi di qua, Koichi di là, sulle sue labbra c'era solo quel nome. Non poteva sopportare la sua presenza accanto a lei, non poteva sopportare il pensiero che lui potesse tenerla tra le braccia, baciare le sue labbra morbide e chissà che altro!
Sbattè il bicchiere sul bancone e alzò lo sguardo lucido sul barista.
“Un altro!”
Il barista gli tolse di colpo il bicchiere dalle mani.
“Ora basta!Vattene, ragazzino!Non voglio più vederti!”
Lui fece per prendere altri soldi dalla tasca.
“Nakamura!Yoshisada!Datemi una mano a buttare fuori questo ragazzino!”
Il suo sguardo si girò lentamente a guardare i due uomini che si stavano avvicinando.
“Io non sono un ragazzino!Io sono un detective!Sicuramente avete sentito parlare di Shinichi Kudo!”
Fece appena in tempo a pronunciare quelle parole che i due uomini lo presero di peso e lo trascinarono fuori dal locale, gettandolo in mezzo al vicolo.
“Fuori, detective dei miei stivali!E non farti più vedere o chiamo la polizia!”
Ecco che fine aveva fatto il grande detective dell’est!A carponi in mezzo a un vicolo buio, con le mani e le ginocchia completamente immersi in una pozzanghera fangosa...Ecco che fine aveva fatto colui che era alla ricerca della sola verità!Suo malgrado sorrise beffardo…
Ora era davvero ben presente la sola e unica verità!
Shinichi Kudo non esisteva più!
Si alzò a fatica. Tutto sembrava girargli attorno velocemente come se fosse su una trottola.
Avrebbe fatto meglio a tornarsene a casa, anche se lì c’era lei…
Cominciò lentamente a incamminarsi, mentre mille immagini sfocate gli girarono vorticosamente in testa, a partire da quella sera di dieci anni fa.
Il suo primo abbraccio, il ritorno a casa mano nella mano in cui le aveva confessato che lui le piaceva, tutte le notti che avevano dormito insieme, quella volta in cui le aveva donato il suo sangue perchè era sicura che lui fosse Shinichi, il giorno in cui lui le aveva confessato che gli piaceva sotto il Big Ben…
E ora...Ora non poteva ancora credere che l’indomani sarebbe stata di un altro uomo! Lei sarebbe dovuta essere solo sua, sua e di nessun’altro. Se solo le avesse parlato, se solo…
Appoggiò la mano al muro e poi la fronte su di essa.
Un sorriso amaro gli attraversò le labbra. Avrebbe dovuto parlarle prima, oramai non avrebbe avuto più nessun senso...Alzò gli occhi, senza accorgersene era arrivato sotto casa.
La casa che divideva con lei da ormai dieci anni.
Si costrinse a staccarsi dal muro e lentamente fece le scale che l’avrebbero portato davanti alla porta di ingresso.
Per un attimo lo colse il pensiero di fermarsi in agenzia, ma sicuramente ci avrebbe trovato Kogoro che ormai dormiva lì... Da un po’ di anni infatti gli aveva lasciato la sua stanza, la versione ufficiale era che non voleva più dormire con un ragazzino adolescente, ma era sicuro che l’avesse fatto per lui, perchè ormai gli si era affezionato.
Faticosamente raggiunse la porta di entrata e, dopo un po’ di tentennamenti, riuscì ad aprirla, poi la chiuse dietro di sè e raggiunse la sua stanza.
Appena la aprì, notò che il suo letto era occupato. Aprì e chiuse più volte gli occhi pensando di sognare, si diede persino un pizzicotto, ma quella figura che ormai riconosceva anche al buio non era scomparsa.
Che ci faceva lei lì?
Si avvicinò lentamente.
Sì, era proprio lei, distesa su un fianco, i capelli scomposti sul cuscino, le lunghe gambe scoperte dal suo solito pigiama corto che indossava…
Possibile che l’avesse aspettato?
Si chinò e le accarezzò una gamba…
“Mmmh...”
Si ritrasse immediatamente, pensando di averla svegliata, ma poi si ricordò di quanto avesse il sonno pesante...Anche quella notte di ormai tanti anni fa, quando quell’uomo bendato aveva tentato di ucciderla, non si era svegliata se non dopo svariati tentativi.
Si tolse gli occhiali, posandoli sulla scrivania di fronte alla finestra, poi si girò a guardarla.
Dio, com’era bella!
Osservò i suoi occhi chiusi e le labbra leggermente aperte, poi si fermò a guardare il petto che si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro. Avrebbe dovuto prenderla tra le braccia e portarla in camera sua, ma voleva guardarla ancora per un po’, in fondo questa sarebbe stata l'ultima notte in cui avrebbe potuto averla accanto e voleva imprimere la sua immagine nella testa...
Ad un tratto lei si smosse nel sonno, girandosi supina. La testa era girata verso di lui, il braccio sinistro era alzato sopra la testa, mentre le gambe erano disposte a formare quasi una P.
Il cuore cominciò a battere più velocemente. L'aveva vista un sacco di volte in pigiama e aveva dormito parecchie volte insieme a lei quando era un bambino, ma ora...Ora stava letteralmente impazzendo!
La sua razionalità ormai non esisteva più, la logica non sapeva neanche dove fosse.
Vedeva solo il suo corpo nel suo letto, il suo viso tranquillo, la sua pelle candida.
Pensò che non avrebbe fatto torto a nessuno se si fosse avvicinato ancora un po’, quindi si inginocchiò accanto al letto. Il suo naso era inebriato dal dolce profumo di vaniglia che emanava la sua pelle, mentre le sue orecchie erano cullate dal lento ritmo del suo respiro. Le sfiorò un braccio, la sua pelle era calda e vellutata e le sue labbra appena dischiuse stavano diventando un richiamo irresistibile.
Non ci pensò molto e, appoggiandosi con entrambe le mani al lato del letto, avvicinò le sue labbra a quelle di lei. La loro morbidezza lo travolse e fu naturale assaggiarne il sapore con la lingua.
“Mmmh...Shinichi...”
Spalancò gli occhi. Sentire il suo nome lo aveva sorpreso...Allora non si era dimenticata di lui come aveva voluto fargli credere. Si alzò e si sedette sul letto, utilizzando il poco spazio che lei gli aveva lasciato.
Le posò una mano sull’interno della coscia, sapeva bene che non era giusto quello che stava per fare, ma il solo aver udito dopo tutto quel tempo il suo nome pronunciato dalle sue labbra e solo come lei lo sapeva pronunciare gli aveva fatto perdere la ragione.
La sua mano risalì lentamente e si intrufolò sotto la maglietta del pigiama, andando ad accarezzarle la pelle della pancia, liscia e perfetta.
“Sh..Shin..chi...”
Portò la sua mano sul fianco, accarezzando con il pollice le ossa sporgenti del bacino, poi si chinò lentamente su di lei per assaporare ancora una volta quelle labbra così dolci e morbide. All’improvviso i suoi occhi si aprirono, per poi chiudersi e riaprirsi ancora.
“Shi...Shinichi?”
Lui la baciò, aspettandosi di essere respinto da un momento all’altro, ma lei, contro ogni sua previsione, rispose al suo bacio, accarezzandogli il viso. Quel bacio era proprio come se lo era sempre immaginato, in quel momento si sentiva come se le loro due anime che avevano aspettato anni a incontrarsi si fossero finalmente unite...Quante notti aveva passato a fantasticare su quel momento?Quante volte aveva sperato di poterlo fare?Quante volte non aveva osato farlo per paura che lei lo respingesse?
E invece adesso...Lei era lì, nel suo letto e non lo aveva respinto, ma lo stava baciando e con una passione che non pensava fosse possibile da parte sua…
Tutt’a un tratto lei lo scostò, lui aprì gli occhi e vide la sua espressione quasi impaurita.
“Co...Conan-kun?”
No, non voleva sentire quel nome pronunciato dalle sue labbra. Odiava quel nome!
“Co..Cosa stai facendo, Conan-kun?”
Lui le posò un dito sulle labbra.
“Ran, ti prego...”
Lei lo guardò tristemente.
“Ma...ma tu hai bevuto...e sei tutto bagnato, ma...dove sei stato?”
Lui non le rispose, ma la abbracciò, i loro corpi sembravano essere fatti apposta per combaciare perfettamente.
“Conan-kun...”
Lui la strinse ancora più forte.
“Ti prego, Ran, non...non mandarmi via...”
Lei gli accarezzò i capelli, lui lo prese come un invito ad andare avanti e le baciò dolcemente l’incavo della spalla.
“Sei così bella, Ran...”
Poi le morse il lobo dell’orecchio destro.
“Conan-kun...tu...noi...noi non...”
Si lasciò sfuggire un sospiro.
“...non dovremmo...”
Lui le lasciò una scia di baci sul collo.
“Hai... hai una pelle così morbida, Ran...”
Si alzò appoggiandosi sui gomiti per poterla guardare negli occhi. I suoi occhi lucidi, le guance appena rosse, i capelli scompigliati sparsi sul cuscino...Non era mai stata così bella come in quel momento...E lui non l’aveva mai amata così tanto come in quel momento…
“Io...io ti amo, Ran...”
Si alzò a sedere, traendola a sè e la strinse con forza tra le braccia per non farla scappare.
“Co...Conan-kun...”
Le sue mani si intrufolarono sotto la maglietta sulla sua schiena liscia, mentre la sue labbra assaggiavano la pelle calda e morbida nell’incavo della spalla. La sentì sospirare. Lentamente le tolse la maglietta del pigiama, buttandola per terra accanto al letto. Poi si fermò a guardarla, mentre lei imbarazzata cercava di coprirsi con le braccia. Lui gliele spostò.
“Lasciati guardare Ran, sei bellissima...”
Si tolse anche lui il maglioncino nero e gli fece fare la stessa fine della maglietta.
Per la prima volta lei gli posò le mani sui pettorali, poi gli accarezzò le braccia e infine la schiena, poi gli prese il viso e lo avvicinò a sè per baciarlo, mettendogli una mano tra i capelli arruffati.
Non era in grado di capire se questo era solo un sogno, ma se lo fosse stato davvero non avrebbe voluto mai più svegliarsi…
Si staccarono appena per riprendere fiato e lui aprì gli occhi per specchiarsi in quelli viola di lei. Nei suoi occhi leggeva un misto di paura, passione ed eccitazione...Non sapeva cosa le stesse passando per la testa, non sapeva se si stesse facendo delle domande sul suo comportamento, l’unica cosa che gli importava in quel momento era averla vicino.
“Io...io ti voglio, Ran...”
La spinse dolcemente sul letto, poi le sue mani andarono ai pantaloncini del pigiama, lei alzò leggermente il bacino per facilitargli il compito, infine anche lui si tolse i jeans e di nuovo le fu sopra, le baciò il collo per poi prendere il lobo dell’orecchio tra le sue labbra.
“Voglio...voglio che tu sia mia, Ran...Sei...sei la sola che desidero...”
Lei sospirò.
“Conan-kun...io...io...”
Le accarezzò il bacino, strappandole un altro sospiro.
“Io...io non...”
La sua mano le accarezzò la pancia per poi sfiorarle il seno.
“Io...”
La vide fremere mentre un gemito le sfuggì dalle labbra.
“Quello che...stai...facendo...è assolutamente...”
Le abbassò le bretelle del reggiseno, scoprendo finalmente il suo seno perfetto, lo ricoprì di baci.
“Oddio...Co..Conan-kun...”
Le sganciò i gancetti del reggiseno e glielo tolse, gettandolo a terra insieme agli altri vestiti.
Fu naturale poi abbattere anche l’ultima barriera che li divideva e lasciare che i loro corpi e le loro anime finalmente si unissero in una cosa sola.

Aprì piano gli occhi. Una fitta gli attraversò il cervello. Forse non avrebbe dovuto bere così tanto la sera prima. Alzò la mano per massaggiarsi la fronte, quando si rese conto che non era da solo.
Spalancò gli occhi, ora era completamente sveglio, lo sguardo cominciò ad abituarsi all’oscurità e la sua figura si delineò perfettamente all’interno di essa.
-Ran!-
Cosa ci faceva nel suo letto?E perchè…
-Oddio cos’abbiamo fatto?-
La consapevolezza di quanto era successo gli cadde addosso come un macigno. Tolse il suo braccio dal suo fianco, cercando di non svegliarla e si alzò lentamente, quasi inciampando nei vestiti gettati lì a terra.
-Oddio...Io...-
Non credeva a quello che stava vedendo. Una fitta ancora più forte lo colpì dritto alla testa. Si vestì più in fretta che potè, prese dei soldi dal cassetto e uscì di corsa da casa. Si precipitò giù dalle scale e si fiondò sulla prima panchina del primo parco che trovò sul suo cammino, dove si accasciò.
Si mise le mani nei capelli.
Cos’aveva fatto?
Cercò di ripercorrere tutto quello che era successo, ma il mal di testa che gli stava sconquassando il cervello gli impediva di essere lucido e razionale.
Ricordava di essere uscito da quel bar e di essere tornato a casa...E poi...Poi c’era lei nel suo letto...Lei che teneva una mano sul suo fianco nudo, lei senza vestiti, lei con un’espressione di estrema beatitudine sul viso…
Si colpì ripetutamente la fronte con il palmo della mano.
Non riusciva a capacitarsi, ma quello che aveva visto poteva dire solo una cosa...Lui e Ran avevano fatto l’amore…
Sperava solo che…
Scosse la testa con violenza cercando di scacciare quel pensiero.
No, l’amava troppo per averle fatto qualcosa di male...Anche se era ubriaco…
-Idiota!-
Come aveva potuto?!?
All’improvviso un’immagine nitida fu davanti ai suoi occhi.

“Per me...Per me...è...la prima...la prima volta...”
Lui l’aveva stretta a sè, riempendola di baci.
“Anche...Anche per me...”


Oddio!Cos’aveva fatto?
Lentamente affiorò ogni cosa...Il ritorno a casa, lei che lo aspettava nel suo letto, il suo profumo che lo aveva fatto impazzire e poi...
Arrossì violentemente.
Il suo corpo morbido sotto di lui, i suoi sospiri di estasi, le loro labbra che si cercavano con urgenza e che non volevano più staccarsi...
Come...Come aveva potuto?
Lei oggi si sarebbe sposata e lui...Lui...
Estrasse dalla tasca dei jeans il suo solito taccuino dal quale non si separava mai e cominciò a scrivere. Alla fine strappò il foglio sul quale aveva scritto e rimise tutto dove l’aveva preso.
Si alzò dalla panchina e cominciò a camminare con le mani in tasca.
Ora l'unica cosa che poteva fare era sparire dalla sua vita, una volta per tutte...Quello che aveva fatto era stato inaccettabile e non sarebbe più riuscito a rimanere in quella casa...Non sarebbe più riuscito neanche a guardarla negli occhi...
Guardò il suo orologio, sperava che il professore fosse già sveglio.
Prima di arrivare dal professore si fermò davanti casa sua.
La villa sembrava essere immersa nel silenzio più totale, solo un leggero vento sibilava tra i fiori di ciliegio, facendone cadere alcuni che volteggiarono malinconicamente fino a terra.
Si aggrappò con le mani al cancello, poggiando la fronte su di essa.
Una profonda tristezza lo assalì. Ormai la sua esistenza era distrutta, tutta la sua vita, tutto quello che era stato non aveva più senso di esistere.
E alla fine l’unica persona che aveva subito tutte le conseguenze delle sue azioni era lei, la sua Ran. Fin da quel lontano giorno in cui le aveva mentito, tutte le sue lacrime, tutte le sue notti insonni, tutta la sua tristezza erano state solo e solamente colpa sua...Persino adesso a un passo dal suo matrimonio l’aveva ferita e non sarebbe mai riuscito a cancellare il peso di ciò che le aveva fatto.
Lentamente scivolò fino a terra, sedendosi con la schiena contro il cancello.
-Ran…-
Se solo fosse potuto tornare indietro a quel maledetto giorno…Se solo non avesse seguito quei maledetti, ora...Ora tutto sarebbe potuto essere diverso...Invece era lì, rinchiuso in un corpo da liceale che non sentiva più suo, ma con i pensieri e i sentimenti di un uomo. E lei oggi si sarebbe sposata con un altro e per lui non ci sarebbe stato posto più da nessuna parte. L’idea che da quel giorno sarebbe scomparsa definitivamente dalla sua vita lo faceva impazzire...Perchè nonostante le sue rassicurazioni sarebbe andata a finire così, lui stesso non avrebbe voluto diversamente. Non voleva vederla felice con un altro che non fosse lui, non voleva vederla diventare madre di un bambino che non era il suo...
Per la prima volta una lacrima solitaria delineò il suo solco sulla sua guancia per poi finire la sua strada sulle sue labbra…
-Ran…-
In quel momento nella sua mente si delineò un’unica strada da percorrere. Era l’unico modo per scomparire dalla sua vita. Non vedeva altro modo, non vedeva altra soluzione.
Riprese dalle tasche il taccuino e il foglio sul quale aveva scritto quelle poche righe. Recuperò la penna e si rimise a scrivere. Rilesse ciò che aveva scritto e poi si alzò da terra, dirigendosi verso la casa del professore.
Arrivato al cancello prese il cellulare e compose il numero del professore.
“Professore...Scusi se la disturbo a quest’ora...Sono sotto casa sua, potrebbe aprirmi per favore?”
Un clic lo avvertì dell’apertura del cancello e, oltrepassatolo, vide la figura del professore sulla porta.
“Cosa ci fai a quest’ora da queste parti?”
Entrò e si tolse le scarpe come da abitudine.
“Devo lasciare una cosa ad Haibara...Ha una busta?”
Lo vide trafficare in un cassetto dal quale estrasse una busta bianca.
“Eccola, ma a cosa ti serve?”
Estrasse quei fogli dalla tasca e li mise nella busta. Poi strappò un altro foglio dal taccuino e ci scrisse sopra.
“Le dispiace se lascio questa busta direttamente in camera di Haibara?”
Il professore scosse la testa.
“Anche se penso che a quest’ora stia dormendo...”
Lui sorrise leggermente.
“Meglio così...”
Si diresse verso la camera sotterranea e aprì la porta lentamente. Scivolò all’interno e volse lo sguardo al letto dove Haibara dormiva profondamente.
Lasciò la porta aperta in modo che uno spiraglio di luce gli facesse vedere dove mettere i piedi.
“Mmmh...”
Si girò verso di lei e, per non rischiare di svegliarla, le sparò una freccetta narcotizzante.
-Perdonami Haibara!-
Si diresse direttamente alla scrivania. Sulla sedia era posato un vestito color blu elettrico, accanto alla sedia un paio di sandali color argento, mentre sul piano della scrivania era poggiata una borsetta dello stesso colore delle scarpe. Sicuramente aveva già preparato tutto per quella mattina. Inserì sia la busta sia il foglio piegato in due nella borsa, poi si voltò e prima di uscire si fermò davanti al letto. Si chinò e le accarezzò i capelli.
-Grazie di tutto…-
Per un attimo si chiese se quello che stava facendo era la cosa giusta, ma poi scosse la testa. Ormai aveva deciso e nessuno poteva fargli cambiare idea.
Uscì dalla stanza e si richiuse la porta alle spalle, salì le scale.
“Grazie professore...”
Sentì lo sguardo del professore su di lui.
“Tutto bene, Shinichi?”
Lui si rimise le scarpe e prima di uscire, si voltò verso il professore e gli sorrise.
“Non mi chiami più così, professore...Shinichi non esiste più...”
Senza neanche lasciargli il tempo di rispondere, uscì di casa, chiuse la porta e corse via.

Un raggio di sole illuminò i suoi occhi che si aprirono lentamente infastiditi dalla luce.
Il posto accanto al suo era completamente vuoto.
-Conan-kun…-
Non l’aveva neanche sentito andare via.
Si alzò lentamente, recuperò le sue cose sul pavimento e si rivestì.
Si fermò a pensare a quello che era successo ieri e arrossì violentemente. Non avrebbe mai neanche lontanamente immaginato che potesse finire in quel modo…
La sera prima quando non lo aveva visto rientrare aveva deciso di aspettarlo in camera sua, era parecchio preoccupata per lui. Non riusciva a capire perchè ma da quando aveva annunciato il suo matrimonio con Koichi era diventato strano. Non le parlava più come una volta e faceva di tutto per non trovarsi nella stessa stanza per più di dieci minuti...Aveva cominciato a uscire sempre più spesso e a rientrare a casa sempre più tardi.
E quello che era successo quella notte...Sentiva ancora addosso il suo profumo che le faceva venire sempre una strana nostalgia, perchè era lo stesso profumo che aveva Shinichi.
Uscì dalla sua stanza.
“Conan-kun?!?”
Ma nessuna voce le rispose, entrò in tutte le stanze, ma in nessuna c’era segno della sua presenza.
-Conan-kun...-
Dove poteva essere finito?
Quella notte quando si era svegliata confusa, le era veramente sembrato che fosse Shinichi: i suoi capelli arruffati, i suoi occhi così profondamente blu, quel profumo che solo lui poteva avere…
Ma colui che la stava baciando non era Shinichi, bensì lui, il suo fratellino.
Aveva anche provato a fermarlo, ma c’era qualcosa in fondo al suo cuore che voleva che continuasse...Quel qualcosa che aveva sovrapposto alla sua immagine quella di Shinichi...Forse era per quella strana sovrapposizione che lo aveva lasciato fare, perchè aver fatto l’amore con lui era stato un po’ come averlo fatto con Shinichi…
Andò nella sua stanza e si infilò un paio di jeans e una maglia, voleva scendere giù in agenzia a chiedere a suo padre se per caso lo avesse visto.
Scese le scale e aprì la porta. Trovò suo padre alla scrivania a leggere un giornale e a fumare una sigaretta.
“Papà, per caso hai visto Conan-kun?”
Suo padre la guardò.
“No, non l’ho visto...”
Lei sospirò.
“Ma sei sicuro di non averlo visto?In casa non c’è...”
Suo padre fece spallucce.
“Non è affar mio dove si caccia quel moccioso!Non ha fatto altro che darmi problemi da quando è arrivato!!!”
Lei si mise di fronte alla sua scrivania con le mani a pugno sui fianchi.
“Papà, lo sai che questo non è vero!”
Suo padre posò il giornale sulla scrivania.
“In ogni caso non mi interessa, ormai è grande, faccia pure quello che gli pare!”
Lei lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
“Io me ne vado di sopra.”
Uscì dall’agenzia, quando sentì una voce chiamarla.
“Ran!!!”
Si girò e in fondo alle scale si palesò Sonoko con almeno una borsa per mano.
Chiuse gli occhi.
Con quello che era successo si era dimenticata che Sonoko sarebbe passata da lei per aiutarla nei preparativi per il suo matrimonio.
“Come sono felice!Finalmente il grande giorno è arrivato!”
La abbracciò forte.
“Come ti senti?Non stai più nella pelle vero?”
Fece un sorriso forzato. Non era proprio così che si sentiva…
“Andiamo!Voglio che tu sia la sposa più bella di tutta Beika!!!”


La sala era addobbata in ogni angolo di gigli bianchi, erano presenti quattro file di sedie spezzate perpendicolarmente da uno spazio che fungeva da corridoio, ogni sedia aveva un drappo bianco legato da un fiocco posteriore di tulle dello stesso colore. In fondo alla sala un tavolo davanti al quale un uomo vestito di blu scuro aspettava nervosamente.
“Sei nervoso, Koichi?”
Koichi annuì.
“Certo che sono nervoso, è pur sempre il mio matrimonio!!!”
Il suo sguardo spaziò da una parte all’altra della sala. Non erano presenti molte persone al loro matrimonio...Lei aveva voluto così, aveva preferito una cerimonia ristretta...
Alla sua sinistra erano presenti i suoi genitori e alcuni suoi colleghi, mentre a sinistra erano presenti alcuni suoi amici, ma sarebbero arrivati anche i suoi genitori. Per fortuna quel moccioso invece non era ancora arrivato. Non sapeva perchè ma a pelle non era mai riuscito a sopportarlo. Fin dall’inizio quel suo strano rapporto, quasi morboso con la sua Ran lo aveva sempre tormentato. Lei lo aveva sempre anteposto a tutto quanto, sembrava che fosse più importante quel moccioso di tutto il resto, lei si preoccupava sempre di come avrebbe reagito a qualsiasi cosa. Aveva provato solo una volta agli inizi a farglielo notare, ma non si sarebbe mai aspettato una reazione così spropositata da parte sua...
In ogni caso ora non importava, presto Ran sarebbe stata sua moglie, finalmente sarebbero andati a vivere assieme e l’avrebbe portata via da quel moccioso e dai suoi capricci da adolescente viziato.

“Ma secondo voi cosa ci sarà da mangiare?”
Mitsuhiko scosse la testa.
“Ma insomma Genta, possibile che il tuo unico pensiero sia cosa mangiare?Diglielo anche tu Ayumi!”
Ma lei non lo stava neanche ascoltando perchè il suo sguardo stava vagando per tutta la sala.
“Ayumi?”
Scossa dai suoi pensieri si girò verso Mitsuhiko con uno sguardo interrogativo.
“Tutto bene Ayumi?”
Lei sorrise.
“Sì, mi stavo solo domandando dove fosse finito Conan...Tra poco inizia il matrimonio...”
Sospirò.
“Secondo voi verrà?”
Genta annuì deciso.
“Farà bene a venire. Sarebbe stupido a perdersi tutto questo!”
Lo sguardo di Mitsuhiko si fece triste, anche dopo tutti quegli anni lei non aveva mai smesso di pensare a lui. Ormai si era rassegnato al fatto che lei pensasse solo a Conan. Aveva sofferto, aveva sofferto molto, ma ora il suo cuore batteva per qualcun’altro, per qualcuno che in quel momento sembrava non ci fosse.
“A dire il vero non c’è neanche Haibara...”
Ayumi si girò.
“E’ vero!Però ieri mi aveva detto che sarebbe venuta...Magari vengono assieme...”

Nella fila dietro erano presenti anche Yukiko e Yusaku Kudo.
“Ma secondo te è normale che Shin-chan non sia ancora arrivato?”
Yusaku incrociò le braccia.
“Sarebbe anormale se arrivasse...E’ pur sempre il matrimonio della donna della quale è innamorato da dieci anni...Io sono sicuro che non verrà.”
Yukiko cominciò a frugare nella sua borsetta.
“Adesso lo chiamo!”
Yusaku le pose una mano sul braccio.
“Lascia stare, non è più un bambino anche se lo sembra...”
Yukiko guardò il telefono.
“Ma io...”
Poi volse lo sguardo a suo marito.
“No, Yusaku, io sono preoccupata per lui, almeno voglio sentire come sta!”
Mentre stava per alzarsi, svincolandosi da Yusaku, arrivò trafelata Eri che si sedette vicino a Yukiko.
“Ce l’avete fatta a venire!Sono contenta che ci siate!”
Cominciò a guardarsi in giro.
“Immagino che Shinichi non venga...”
Yukiko scosse la testa.
“Ma non vedo neanche Conan...Anche lui ha deciso di non venire?Pensavo che almeno lui ci sarebbe stato...”
Yukiko approfittò della frase di Eri per alzarsi.
“Vado a chiamarlo!Magari è per strada!”
Corse fuori, fece appena in tempo a comporre il numero di suo figlio quando dalla porta accanto fecero capolino Sonoko e appena dietro Ran aggrappata al braccio di suo padre.
Sonoko le si avvicinò.
“Ci siamo, signora Kudo!Venga con me!Sta per iniziare!”
Yukiko chiuse a malincuore la comunicazione e seguì Sonoko all’interno della sala.

Ran si fermò appena dietro la porta, suo padre si girò a guardarla.
“Tutto bene, figlia mia?”
Ran sospirò, no non andava tutto bene, non dopo quello che era successo ieri notte.
Quello che la turbava maggiormente era che non aveva fatto e detto nulla per fermarlo, aveva farfugliato una scusa che non aveva nè capo nè coda e alla quale non credeva neanche lei...Ma in quel momento lui era così simile a Shinichi...Lo Shinichi di dieci anni fa però, quello per il quale avrebbe dato la vita intera pur di averlo accanto...Sì, doveva essere questa la ragione per la quale non l’aveva fermato, perchè presa dalla nostalgia aveva immaginato di essere con Shinichi...
Chiuse gli occhi.
Quella non era una scusa...La verità era che lei aveva tradito Koichi e lo aveva fatto la notte prima del suo matrimonio...
Strinse ancora di più il braccio di suo padre.
“Ran, ma cos’hai?”
Il cuore cominciò a batterle forte, mentre le immagini di ieri notte le esplosero in testa. Fino a quel momento era stata talmente impegnata nei preparativi che non aveva avuto neanche il tempo di pensare a quello che era successo, ma adesso che la mente si era svuotata vedeva davanti ai suoi occhi il suo viso, il suo viso così uguale a quello di Shinichi, i suoi occhi che brillavano alla luce della luna, le sue labbra prima che si fiondassero a baciarla...E lei non aveva fatto niente per fermarlo…
Le lacrime cominciarono ad affollare le sue ciglia, ma si sforzò di rimandarle indietro. Oggi era il giorno del suo matrimonio, non doveva pensarci, quello che era successo era stato solo uno sbaglio, da oggi avrebbe cominciato una nuova vita e doveva lasciarsi il passato alle spalle. Non sarebbe servito a niente pensarci.
“Niente, papà, sono solo un po’ emozionata...”
Gli sorrise sperando di essere abbastanza convincente.
-Lo sai che sono un detective, no? Se si tratta di te, come stai... Lo capisco dal tono della voce...-
Erano passati dieci anni da allora…
Scosse la testa, si aggrappò forte al braccio di suo padre e, alzando lo sguardo, cominciò a entrare nella sala.

“Ai, dove sei?Arriveremo in ritardo!”
Sentì il professor Agasa al di là della porta della sua camera che un tempo era stato il suo laboratorio, poi sbuffò, non aveva nessuna voglia di andare al matrimonio di Ran. Aveva sempre odiato l’atmosfera allegra dei matrimoni...Tutta quella gente felice, tutti quei sorrisi, tutte quelle lacrime di gioia...A malincuore si infilò il vestito blu elettrico che aveva comprato insieme ad Ayumi, poi i sandali argentati con il tacco alto e infine prese la borsetta dello stesso colore dalla scrivania per infilarvici il cellulare.
I suoi occhi scorsero un foglio piegato in due insieme a una busta. Era sicura di non aver mai visto quel foglio. Li estrasse dalla borsetta e aprì il foglio sul quale erano scritte poche righe dai caratteri tremolanti.
-Haibara, ti chiedo di dare questa busta a Ran da parte di Conan, ma solo quando il matrimonio sarà terminato. Avrei dovuto farlo io, ma non credo che riuscirò a venire...Ti ringrazio di tutto. Stammi bene. Shinichi.-
Guardò la busta, cercando di metterla in controluce per vedere al suo interno, ma non riuscì a vedere nient’altro che una cozzaglia di ideogrammi.
Alzò le spalle, poi uscì dalla camera, raggiungendo il professore.
“Professore, per caso Kudo è passato di qui?”
Il professore annuì.
“Mi ero dimenticato di dirtelo, è passato giusto questa mattina molto presto, mentre te dormivi, mi ha detto che doveva lasciarti qualcosa...”
Ai lo guardò interrogativamente...Possibile che non l’avesse neanche sentito?
“Però...”
Lo vide alzare gli occhi al cielo.
“Mi è sembrato strano, non era il solito Shinichi...”
Scrollò le spalle.
“Alla fine oggi si sposa la donna della quale è innamorato da più di dieci anni, è normale che non sia il solito Shinichi Kudo...Ora però andiamo professore, sennò non faremo mai in tempo.”

Il suo sguardo era volto all’orizzonte, senza però fissare un punto in particolare...Essere lì in quel momento davanti alla vastità del cielo e del mare gli ricordava quanto in verità le persone siano solo dei granelli di sabbia rispetto all’intero universo...E quanto pure i loro problemi fossero futili e piccoli…
Guardò il suo orologio, quell’orologio che lo accompagnava ormai da dieci anni.
Probabilmente a quest’ora Ran era già diventata la moglie di Yamaguchi...Quel pensiero gli fece stringere il cuore. Ma in fondo era solo colpa sua, colpa sua e della sua mania di voler salvare il mondo!Alla fine cos’aveva concluso con il suo comportamento?
Ran si era allontanata sempre di più e alla fine aveva deciso di vivere la sua vita con qualcun altro...Aveva sempre avuto ragione lei, Shinichi Kudo non era altro che un presuntuoso insensibile...Posò la fronte sulle braccia incrociate su quella ringhiera.
Era solamente uno stupido…
-...Non la voglio far soffrire. Se non sto attento a quello che dico, continuerà a desiderare di incontrarmi! Continuerà a sognare uno che potrebbe farla aspettare in eterno ma io non voglio più vederla piangere. Meglio che mi cancelli dal suo cuore piuttosto. Sono ridicolo e infantile, vero?-
Aveva detto bene quella volta, era sempre stato ridicolo e infantile!Mentendole sulla sua identità l’aveva protetta dall’organizzazione, ma in seguito, dopo quell’incendio o anche quando aveva scoperto che non sarebbe mai più tornato in possesso del suo corpo, avrebbe dovuto raccontarle ogni cosa, ma aveva avuto paura, paura della sua reazione, di come l’avrebbe presa se le avesse raccontato che il ragazzo, prima bambino, che viveva da lei non era altro che Shinichi.
Era stato solo un codardo e i codardi si meritano di fare quella fine.

Aprirono la porta lentamente ed entrarono, cercando di non fare rumore.
“E con questo vi dichiaro marito e moglie!”
L’officiante sorrise.
“Se vuole lo sposo può baciare la sposa!”
Guardò con indifferenza la scena, alla fine era venuta solo per accompagnare il professore e poi per dare quella busta a Ran.
Pensò al biglietto che aveva scritto per lei.
-Avrei dovuto farlo io, ma non credo che riuscirò a venire...Ti ringrazio di tutto.-
Non si sarebbe aspettata niente di diverso, vedere la donna che si ama sposarsi con qualcun altro era solo un’immane sofferenza...E lei lo sapeva bene, più di qualunque altro...Lei che per anni aveva tenuto nascosti i suoi sentimenti verso quel detective, presuntuoso, ma sempre pronto ad aiutare gli altri, ad aiutare persino lei che era stata la causa di tutto...Lei che avrebbe voluto ricominciare una vita insieme a lui, ma che alla fine aveva rinunciato perchè si era resa conto che l’unica donna che avrebbe mai amato era Ran e perchè lui non avrebbe mai accettato il fatto di non poter più ritornare ad essere Shinichi Kudo.
“Professor Agasa!”
Alzò lo sguardo, Ran stava venendo verso di loro.
“Congratulazioni Ran, sei splendida!”
La guardò girarsi in giro, sapeva bene chi stava cercando.
“Mi scusi, professore, ma Conan-kun non c’è?Pensavo venisse con voi...”
Lo vide arrossire e farfugliare qualcosa, decise di prendere la parola e salvarlo da quella situazione imbarazzante.
“No, non era con noi, però mi ha lasciato un biglietto per te...”
Trafficò nella borsa, estrasse quella busta e la porse a Ran che la prese con le mani tremanti.
“Gr..Grazie...”
La vide incerta sul da farsi.
“Non lo leggi?”
Sul viso di Ran erano apparsi sentimenti contrastanti, da una parte si vedeva chiaramente che era curiosa di leggerne il contenuto, ma dall’altra si poteva leggere quasi una sottile paura di farlo.
“Io...Io penso che lo leggerò più tardi...”
Mise la busta nella piccola pochette che teneva con sè.
“Andrò un attimo a rinfrescarmi...Scusatemi!”
La vide uscire di fretta, senza farsi notare, mentre erano tutti presi a fare le congratulazioni allo sposo.
Era sicura che fosse successo qualcosa, ma non riusciva a capire precisamente cosa...Alla fine non era affar suo, alzò le spalle e raggiunse Ayumi, Genta e Mitsuhiko.
“Ai-chan!Finalmente sei arrivata!”
Ayumi la raggiunse sorridendo e appena le fu vicino l’abbracciò.
“Ma Conan non è con te?”
Povera Ayumi, anche lei era innamorata di un ragazzo che non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti. Provava un sincero sentimento di affetto per lei, così pura, così sincera e altruista.
“No, ma non penso che venga...”

Chiuse a chiave la porta del bagno e abbassò il coperchio del water, così da sedersici sopra.
Tirò fuori dalla borsa quella busta.
Da una parte voleva sapere cosa c’era scritto, ma c’era una parte di lei che aveva paura. In fondo al suo cuore aveva un brutto presentimento, ma non avrebbe risolto niente in quel modo. Doveva leggere quel biglietto e doveva leggerlo subito, prima che qualcuno si accorgesse della sua assenza e la venisse a cercare…
La aprì con le mani tremanti ed estrasse il foglio contenuto al suo interno, prese un grosso respiro e cominciò a leggere.

Grosse gocce cominciarono a bagnargli gli occhiali, con un gesto di stizza se li tolse gettandoli giù. Li guardò cadere e scomparire tra le onde torbide, ormai non aveva più bisogno di loro.
Guardò ancora il suo orologio, sicuramente a quest’ora Haibara aveva consegnato il biglietto a Ran.
La immaginò leggere quel biglietto incredula, poi sicuramente le prime lacrime avrebbero cominciato a scendere giù per le sue guance e alla fine avrebbe inveito contro di lui, ne era sicuro.
Il suo sguardo spaziò a destra e a sinistra, ma per fortuna con quel tempo non c’era nessuno in giro.
Il rumore delle onde si faceva sempre più forte, mentre nella sua mente discese una strana calma, forse non era mai stato così tranquillo in vita sua, aveva sempre vissuto i suoi giorni nell'ansia di combattere l’organizzazione, nell’ansia di non far trapelare la sua identità, nell’ansia di essere un’altra persona, ma ora, sotto quella tempesta, sentiva che poteva essere veramente se stesso.
Chiuse gli occhi.
-La vita di un altro o la propria non fa differenza! È una cosa preziosa che non bisogna buttar via! Gli stupidi che se la tolgono sono uguali a degli assassini! Non importa se è la propria!-
Chissà perchè in quel momento gli tornava in mente la frase pronunciata dalla madre di Hattori ormai tanti anni prima…
Ma in fondo ad Hattori lui stesso non aveva detto poi qualcosa di diverso...
-Stupido... Un detective che incastra un colpevole spingendolo al suicidio... non è diverso da un assassino…-
Anche lui la pensava così quando ancora aveva la speranza di poter essere Shinichi Kudo...Per lui un suicidio era comparabile a un omicidio, un gesto di estrema debolezza, aveva sempre pensato che nella vita si dovesse combattere sempre, per ciò che si era e per ciò che si amava...Ma ora, ora che il suo essere Conan Edogawa lo aveva completamente sopraffatto, ora che Conan Edogawa aveva rimpiazzato del tutto Shinichi Kudo aveva cambiato idea.
Certo avrebbe potuto partire, lasciare il Giappone, farsi una nuova vita...Ma a che pro?
Lui non voleva farsi una nuova vita, lui voleva tornare a essere quello che era…
Voleva stare al fianco della sua Ran...
Ma se questo non poteva più essere possibile, tanto valeva allora non continuare più a vivere...
Per la seconda volta una lacrima solitaria scese lentamente sulla sua guancia.
-Perdonami, Ran!-
Volse le spalle al burrone e respirò a fondo.

No, non poteva essere vero, non poteva essere possibile!
Il suo sguardo incredulo era pieno di lacrime, pronte a tuffarsi giù per le guance, il suo cuore aveva cominciato a battere ancora più forte, mentre le mani ormai erano prese da un tremore incontrollabile.
Per tutto quel tempo lui...Lui…
No, non poteva crederci!
Aveva interrotto la lettura a quella frase, ma si costrinse a ricominciare a leggere da capo quel biglietto, non poteva credere a quello che aveva letto, anche se il suo sguardo era completamente appannato dalle lacrime.
-Ti prego Ran, perdonami per quello che è successo ieri notte...Io non avrei dovuto mai e poi mai fare quello che ho fatto, soprattutto il giorno prima del tuo matrimonio...Ero ubriaco e tu...tu eri così bella...Sei così bella!I tuoi occhi color dell’ametista e il tuo sorriso hanno rischiarato ogni mia giornata anche quella più triste e buia e i tuoi abbracci così caldi e avvolgenti sono stati la cosa più bella che mi sia capitata da dieci anni a questa parte...-
Arrrossì appena.
-Ran...Io ti devo confessare una cosa...io non sono quello che credi...Non mi chiamo Conan Edogawa e non ho diciassette anni...Ran...io in realtà sono Shinichi...Sì, proprio quel detective stacanovista, presuntuoso, insensibile e fanatico dei gialli che hai continuato ad aspettare per anni...Sono sempre stato Shinichi, da quel lontano giorno di dieci anni fa in cui mi hai visto nei panni di Conan dal professor Agasa...-
Non poteva crederci!Per tutto quel tempo lui l'aveva ingannata, quel presuntuoso detective le aveva mentito ogni giorno da dieci anni a questa parte!Persino ieri...persino mentre...
Soffocò un singhiozzo, poi i suoi occhi tornarono su quel biglietto, doveva continuare a leggere fino alla fine.
-Tutto è partito da quel giorno al Tropical Land...Ricordi?Quando ti ho salutato e ti ho detto di andare a casa...Quel maledetto giorno per la mia solita smania di misteri ho seguito due criminali e la mia vita è completamente cambiata...Avevo visto qualcosa che non dovevo vedere e uno di quei criminali mi ha scoperto...Pensando di eliminarmi mi hanno somministrato un veleno, ma contro ogni logica invece di uccidermi quel veleno mi ha solo rimpicciolito...Lo so cosa stai pensando...Avrei dovuto dirti tutta la verità subito, ma se non ti ho detto mai niente è stato per proteggerti...Ti conosco...Sei così generosa e altruista che avresti fatto di tutto per aiutarmi, ma quei criminali fanno parte di un’organizzazione molto pericolosa e se ti fosse successo qualcosa, non me lo sarei mai perdonato...-
Davanti agli occhi si susseguirono mille immagini...Ora tutto assumeva un senso compiuto...Il suo essere più maturo, le sue deduzioni, la sua passione per il calcio e per Sherlock Holmes, il suo essere così uguale a Shinichi…
Aveva ragione..Se solo avesse saputo...Lei, lei avrebbe fatto di tutto per aiutarlo...
-Ma in realtà quello che non potrò mai perdonarmi è di aver continuato a ferire per tutti questi anni la persona che amo di più al mondo...Perchè io ti amo Ran, ti ho sempre amata e continuerò a farlo per l'intera eternità, anche se non potrò essere più al tuo fianco...Ti auguro che tu possa essere felice come mai lo sei stata con me...Addio Ran!Addio per sempre!-
Il suo cuore sembrò fermarsi per un tempo interminabile.
-Addio Ran! -
Spalancò gli occhi.
-Addio per sempre!-
Solo allora un urlo disperato le uscì dalle labbra.

Aveva sentito dire che quando uno stava per morire, tutta la sua vita passi davanti agli occhi come se si fosse in un film, ma in quel momento davanti ai suoi occhi c'era solo la sua immagine declinata nelle mille sfumature colorate dell'arcobaleno.
-Ran…-
Il suo viso, il suo sguardo, il suo sorriso, la sua voce che lo chiamava, l’ultima notte passata insieme...
-Ran...-
Era giusto così, la sua vita senza di lei non avrebbe avuto più alcun senso.
L'impatto fu violento, l'acqua cominciò ad entrargli nel naso e nella bocca, impedendogli di respirare. Si abbandonò alle onde burrascose, nella sua testa gli sembrava di sentire la sua voce lontana che urlava il suo nome, come se volesse in tutti i modi trattenerlo e non lasciarlo andare via.
All'improvviso una forte botta alla testa.
L'immagine di lei mentre gli sorrideva sbiadì, lasciando il posto al nero più assoluto.
-Ran...-
Dopo l’arcobaleno, l’oscurità più nera.
Dopo di lei, più nient’altro.
 
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view post Posted on 5/5/2020, 07:19     +2   +1   -1
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Sicario dei MIB

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Sono lieto di darti il benvenuto nella sezione fanfic e farti le mie congratulazioni per una storia ben scritta, emozionante e in tutto e per tutto anomala, soprattutto alla luce del
finale sconvolgente e inatteso :o:.
Devo ammettere che, nonostante numerosi elementi, disseminati ad arte un po' in tutto lo scritto (a tal proposito, ti faccio i miei complimenti per lo sviluppo di un crescendo psicologico-depressivo molto realistico e, allo stesso tempo, tragico nel senso più classico del termine), facessero già presagire un simile risultato, ho continuato fino all'ultimo rigo a sperare che non si verificasse ciò che in cuor mio temevo, in particolare dopo
l'intensa e sofferta scena dell'amplesso.

Che altro posso fare, dunque, se non ringraziarti per questa
assai disperante :cry:
e splendida perla? Bravissima :ave:!

Piccolo inciso: con il suo
gesto conclusivo,
Kudo è riuscito a
distruggere la propria vita
e anche quella di Ran, che sarà costretta a sopportare il peso della sua decisione per tutta la vita... insomma, una tristezza assoluta :cry:!

Edited by MAN_IN_BLACK - 5/5/2020, 08:45
 
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view post Posted on 3/6/2020, 06:40     +2   +1   -1
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Super detective

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Mi spiace arrivare un po' in ritardo, mi era sfuggita questa intensa one-shot che ho letto tutta d'un fiato.
Intanto, per prima cosa, ti faccio tantissimi complimenti Maja, sei stata davvero brava! MAN_IN_BLACK, che mi ha preceduta, ha fatto un'analisi precisa e attenta che non posso che condividere appieno. Mi hai sorpreso con il finale, tristissimo, scritto molto bene che mi ha tenuta incollata alla lettura fino all'ultima parola, e benché si potesse intuire, anch'io ho quasi sperato fino all'ultimo in un colpo di scena risolutivo.
Effettivamente pensare a quella che potrà essere la vita di Ran dopo quanto è successo (e si è appena sposata!) lascia un velo di tristezza, ma il tutto è scritto così bene e intensamente che non posso far altro che rinnovarti i miei complimenti :clap:

P.S. Apro un piccolissimo OT per complimentarmi anche con MAN_IN_BLACK, che ho sempre apprezzato in passato per la sua scrittura, per il suo commento acuto e preciso. Molto particolare l'uso dei vari tag spoiler :D
 
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view post Posted on 6/8/2020, 11:43     +2   +1   -1
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Mente Enigmistica

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Finalmente anche io riesco a commentare questa Fic!
Mi era stato consigliata con entusiasmo da Deamatta e ora, dopo quasi un mese, riesco a leggerla e noto anche con grandissimo piacere la presenza del grande MAN_IN_BLACK tra i commenti, di cui condivido l'analisi e il commento!

Molto bene, Maja: una bellissima e intensa Fic, che segue una linea emotiva molto forte e coerente, che la rende interessante alla lettura, soprattutto perché si segue con empatia tutta la vicenda e il suo tragico sviluppo.
Dal punto di vista psicologico è molto ben studiata sia nelle azioni che compiono i personaggi, sia nelle loro reazioni, che nei loro pensieri.
La struttura del testo è semplice, ma incastra alla perfezione tutti i personaggi, con i loro pensieri.
E' strano immaginare la vita di tutti loro senza Conan-Shinichi


Quindi davvero tantissimi complimenti! :clap:
Ringrazio anche Deamatta per avermi consigliato questa bella ed emozionante lettura! ^_^
 
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view post Posted on 7/8/2020, 08:13     +3   +1   -1
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Detective famoso

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Volevo lasciarvi un messaggio per ringraziarvi sinceramente per gli splendidi commenti che mi avete lasciato! :ave:
È stato davvero un piacere leggere le analisi che avete scritto, sono commossa :cry:

E poi chissà magari un giorno potrebbe esserci un continuo :roll:
 
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view post Posted on 14/11/2020, 20:58     +1   -1
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Super detective

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Ciao! È da tanto che non leggo fanfiction, specialmente su Conan... Ma devo dire che questa mi è piaciuta particolarmente, mi ha tenuta incollata allo schermo! Sia per come è scritta, sia per i contenuti (anche perché io nello psicologico/angst ci sguazzo :asd:) niente affatto banali!
Hanno detto tutto gli utenti che hanno commentato prima di me, ma ti volevo fare i complimenti per come sei arrivata al finale gradualmente, disseminando gli elementi che hanno poi portato al gesto estremo di Shinichi. Ma vedo che già c'è un seguito, quindi non è detta l'ultima parola :nono:
Forse avrei evitato descrizioni come
le gambe disposte quasi a formare una P
che secondo me stonano leggermente, ma riconosco sia difficile far passare lo stesso concetto usando parole diverse.
Brava!
 
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view post Posted on 30/11/2020, 10:14     +1   +1   -1
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Detective famoso

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Anche se un po' in ritardo scusami :sweat:
ti ringrazio per aver letto e commentato la mia FF :ave:

Sono contenta che ti sia piaciuta! :)
 
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6 replies since 27/4/2020, 18:09   443 views
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