State svariando da un argomento all’altro.
Non riesco a starvi dietro
Comunque una cosa ci tengo a dirla: nel mercato dell’animazione giapponese di oggi ci sono enormi costrizioni legate a sponsor e network televisivi, che limitano la libertà creativa degli sceneggiatori.
E c’è anche una grossa saturazione dal punto di vista delle produzioni.
Molte delle quali si limitano a riproporre formule collaudate, senza prendersi rischi.
Il pubblico non riesce ad assorbire tutta l’offerta, però i fatturati sono buoni.
Così come il livello delle esportazioni.
Gli anni 80 sono stati un periodo di forte espansione per tutta l’industria.
L’interesse verso questo medium è cresciuto a dismisura nei paesi occidentali.
Gente come Osamu Tezuka era sempre più richiesta presso i media internazionali.
L’influenza di quella decade si è avvertita ben oltre la propria reale conclusione.
Tantissimi registi emergenti si sono rifatti a quegli stilemi.
Ma è stata anche un’epoca di investimenti sconsiderati.
Numerosi studi sono falliti perché seguivano le tendenze del momento senza una reale progettazione o una idea precisa di come ottenere efficaci ritorni economici.
Negli anni 90 poi lo scoppio della bolla speculativa ha messo in ginocchio l’economia giapponese.