In occasione del mio trentesimo compleanno, ho deciso di aprire questo topic, in cui pubblicherò qualsiasi altra one-shot desideri ancora scrivere in futuro; premetto che ciò accadrà raramente e senza alcun genere di periodicità, ma solo quando mi sembrerà di aver scritto qualcosa di almeno vagamente decente
. Questa breve one-shot ha come protagonista la nostra amata Shiho Miyano nel proprio periodo di attività come scienziata dell'organizzazione. Buona lettura
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IL CHIARO MONDO
Ho assistito troppe volte al susseguirsi delle primavere perché possa ancora amare questa strada, questo inganno di cicliche fioriture senza scopo, che si ripete solo per offrire rosei e seducenti pensieri ai viandanti senza meta, i cui sguardi sfocati scrutano quel cielo limpido e accogliente, che li protegge ogni istante dal vuoto di un cosmo che non li vuole.
Sopra i miei capelli ramati ondeggiano i petali dei ciliegi, che adornano questa luminosa via e dimostrano quanto le antiche filosofie fossero suggestive, ma tristemente ignare delle attuali leggi di natura: se gli elementi cercassero davvero ciò che gli è affine, come supponeva lo Stagirita, un simbolo tanto onesto e puro, sospinto dai venti della rinascita, non potrebbe mai sfiorare una come me, una donna tanto marcia e troppo consapevole di quanto si cela dietro le apparenze, sotto la loro bellezza rincuorante. Quando le scorgo, non posso fare a meno di invidiare l’incoscienza di queste radici, irrigate dalla corruzione di illustri prestanome con l’unico scopo di riciclare gli illeciti guadagni della nostra corvina congrega, poiché non gli è concessa la facoltà di pentirsi per essere cresciute tanto rigogliose, ma unicamente per un motivo così miserabile.
E tu, sorella mia, non sei dissimile da quelle piante, illuminate da un sole distante e inconsapevole di questi nostri affanni insignificanti: quando mi specchio nelle tue iridi piene e vitali, vedo solo la rovina dei miei sogni impossibili, le vestigia di un futuro ormai precluso. Tu non saprai mai quante volte, nel corso dei nostri rari incontri, ho desiderato rivelarti ciò che sono e le troppe colpe che devo espiare, quei dolori che avrei voluto un giorno provare, ma che ho sempre evitato nel timore di divenire alfine umana e cominciare a capire il senso della vergogna.
Tu mi parli, Akemi, ma io non sono in grado di udirti: le tue parole mi sembrano fosche e incomprensibili, quasi come se ti esprimessi in una lingua diversa da quelle che mi furono insegnate; la tua voce non può raggiungermi, arrestandosi vanamente sulla soglia del mio animo serrato. Quando, invece, mi rivolgo a te, mi scopro bugiarda e vile, incapace di confessarti quanto io sia indegna del tuo affetto, immeritevole dei tuoi costanti sforzi, volti a guidarmi fuori dalla mia muraglia nera e verso i lumi sfocati dell'alba.
Persino ora, quando cammino al tuo fianco, ti rivolgo frasi comuni, senza impegno, che io dimentico subito… ma che tu conserverai, custodendole con amore, nella speranza futura di sentirmele pronunciare con gioia sincera.
A te, che ancora attendi di varcare infine le porte che ho serrato a tutti gli altri, mando il mio flebile augurio, sommessamente ripetuto agli asfissianti vetri dei miei asettici laboratori: non dimenticare i miei meschini inganni, quelle parole banali e superflue… conserva tutto al posto mio, poiché non ho altro da dare.
Edited by MAN_IN_BLACK - 26/12/2021, 09:26