| Funerali di Stato (per intenderci, quelli che si sono fatti per un Alessandro Manzoni, un Giuseppe Verdi e un Eugenio Montale) e lutto di una settimana per un pregiudicato. Un signore che in vita sua ha frodato il fisco per centinaia di milioni di euro (leggi: ha rubato denaro allo Stato, cioè a tutti noi), pagato minorenni e prostitute per saziare i suoi piaceri (mentre era Presidente del Consiglio, se poi possiamo giustificare questo comportamento per un privato cittadino resta da vedere), condotto loschi traffici con dittatori, corrotto politici, magistrati, funzionari dello Stato e senatori della Repubblica. Un piazzista, cioè, che ha avuto rapporti con la mafia, censurato i dissidenti, umiliato l'Italia in sede internazionale con il suo comportamento, governato talmente male il Paese da non lasciare alcuna traccia delle sue fantomatiche riforme liberali, denunciato brogli inesistenti quando furono "i comunisti cattivi" a sconfiggerlo alle elezioni. Mentre lui restava al potere, amministrando con leggi ad personam i suoi interessi, è stata sdoganata la peggiore sottocultura, il culto del materialismo e del superfluo. Con le sue reti, tra l'altro trasmesse su scala nazionale sempre grazie ad una legge ad personam varata da Craxi, compagno della P2, ha indottrinato al peggio milioni di persone, che sono cresciute sognando di arricchirsi come il defunto e ora scoprono alla sua morte di essersi clamorosamente impoverite.
Il suo funerale è stato una cosa indegna, dalle sceneggiate della folla che saltava contro i comunisti (uno spauracchio che continuano a vedere solo i followers della destra dappertutto) ai salamelecchi dei mille politici in diretta tv permanente e con il fazzoletto in mano; politici che a lui dovevano tutto, che avevano il solo scopo di dirgli sempre di si, obbedire sempre e comunque a ogni suo capriccio e ridere delle sue battute sconce e che senza di lui si sentono perduti. Persino l'omelia dell'arcivescovo sembrava lunare, quasi come a volerlo difendere davanti al creatore per il comportamento indegno tenuto in vita. Mi spiace dirlo, ma se la vita di B. è stata l'autobiografia della nazione, io non appartengo a questa nazione.
P.S. Falcone e Borsellino, è stato detto tante volte, non ebbero questi onori. Ma il loro testamento, suggellato con il sacrificio, il duro lavoro e il culto del dovere, gli sopravviverà. Mentre non si può dire lo stesso di ciò che ha fatto B. per il Paese.
Edited by devian95 - 20/6/2023, 01:10
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