Il "dolce domani" è il secondo romanzo che ho letto dell'autrice Yoshimoto. Il suo stile è molto coinvolgente e se potessi trovare un corrispondente nel mondo dei manga , accosterei la sua narrativa alla liricità dei personaggi di Shinkai. Il rapporto tra la protagonista e il suo compagno mi rimanda al forte legame che nasce tra i protagonisti di "Your nome" o de "il giardino delle parole " . Mi ha fatto apprezzare il romanzo il ricordo della sensibilità d'animo e dello stato emotivo di questi personaggi , che hanno vissuto nelle loro vicende , proprio come Sayoko, il sentimento di un amore fortemente voluto, ma contrastato dalla dimensione spazio temporale, dall'età e dalla condizione sociale dei protagonisti. Nel caso di Sayoko la morte, tema centrale del romanzo della Yoshimoto, è la causa esterna che determina il distacco degli amanti e la fine tragica della loro relazione. Solo il ritrovamento del mabui può costituire il passo successivo per dar luogo alla rinascita della giovane protagonista. Il libro si apre con la preghiera accorata della ragazza, piena di speranza per la sopravvivenza del compagno, che si augura essere l'unico sopravvissuto all'incidente stradale, ma presto la speranza lascia il posto alla consapevolezza di essere lei, Sayoko, la sopravvissuta. Mi ha davvero colpito il resoconto delle visioni avute durante il coma e l' apparizione del nonno defunto che le fa il punto della situazione, preparandola alla nuova vita. La loro relazione vissuta tra Tokyo e Kyoto , fortemente contrastata sia dalla lontanza, sia dai genitori di Sayoko, è ad un punto di non ritorno a causa dell'impatto della vettura su cui viaggiavano i giovani, le cui vite si sono spezzate e mai potranno riunirsi. L'unico modo per dimenticare il passato è " disinfettare le ferite del sopravvissuto con l 'alcol" . Lo scopo di Sayoko è di poter rimarginare la ferita all'addome, considerato un " secondo cervello " . Non a caso è stato simbolicamente scelto dalla Yoshimoto proprio come parte del corpo che ha subìto l'impatto traumatico. Questa credenza mi ha fatto ricordare l'espressione siciliana " 'a ucca l'amma " ("bocca dell'anima " ), riferita all' addome come sede dell'anima, non a caso l' hypochondrion è proprio situato nell'addome. Il dolore di tale regione manifesta l' "ipocondria" , cioè la malattia di chi è non solo ansioso per la salute, ma chi è in uno stato di "malinconia", di chi secerne "umore nero" nelle cavità addominali, come quello che caratterizza i fantasmi del racconto. Come si apprende dalla postfazione , il romanzo è stato scritto all’indomani del terremoto e dello tsunami di Fukushima e quindi, vuole essere un inno alla vita per i sopravvissuti. La protagonista si accorge " di avere un peso da portarsi dietro" e "finché avrà giorni da vivere, vorrebbe vivere con grazia". Sayoko sa che è facile provare invidia per quelli che non hanno mai provato la perdita di un forte legame e paragona questo sentimento a ciò che provano i fantasmi osservando quelli che sono ancora in vita, verso i quali provano un senso di malinconia e nostalgia per ciò che sono stati e per quello che non hanno potuto realizzare da vivi.Banana ricorda la caducità della vita, quanto non possa essere altro che effimera, ma al tempo stesso quanto sia importante viverla per poter ritrovare il proprio posto nel mondo. Paradossalmente solo il trapasso o il contatto col mondo dei defunti può spronare i vivi ad assaporare a pieno la vita per poter lasciare la propria traccia nel mondo. Significativo per la protagonista è l'incontro con due fantasmi, tema ricorrente nella mitologia giapponese. Il primo si scopre essere la madre defunta del futuro migliore amico di Sayoko, il secondo, invece , nasconde un tragico destino che l 'accomuna con la protagonista. Ho rintracciato lo stesso filo conduttore che precorreva anche in "Andromeda Heights" e cioè il "ritrovare se stessi dopo un evento traumatico". La narrazione scorre tra avvenimenti e riflessioni della protagonista, che spesso introduce i suoi flussi di coscienza entro i quali il lettore stenta a ritrovare il filo logico , salvo poi riflettere anch'egli sul tema introspettivo proposto dalla protagonista. Il romanzo non ha la pretesa di trascinare il lettore in un susseguirsi di vicende. Scopo della narrazione è di coinvolgerlo facendo leva sull' empatia suscitata dalle riflessioni mosse dalla protagonista, le cui vicende possono accadere a chiunque voglia intraprendere la ricerca del mabui.
Voto :☆☆☆☆
Edited by la signorina kobayashi - 8/3/2022, 11:47
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