| | Per completezza, riporto un aggiornamento sulla spiegazione scientifica del fenomeno.
La fusione fredda è sempre stata contestata principalmente per due fattori: 1) Per ottenere la fusione di due nuclei di deuterio, occorre superare la naturale forza di repulsione coulombiana: come tutti sanno, infatti, nel nucleo sono presenti cariche positive, e cariche di segno uguale si respingono per la legge di Coulomb. 2) Anche ammesso di ottenere fusione, dovrebbero generarsi delle particelle aggiuntive radioattive (principalmente neutroni) associate ad He3, e non soltanto He4 privo di radiazioni.
In realtà, come leggevo questo pomeriggio, c'è una teoria di fisica nucleare abbastanza attendibile che chiarisce entrambi i punti.
Supponete di prendere due atomi di deuterio e di doverli far fondere. Per superare la forza di repulsione coulombiana, in una normale reazione di fusione nucleare "calda" dovreste accelerare i due atomi enormemente, cosa che si può fare soltanto con elevatissime temperature (milioni di gradi). Quando i due nuclei si sono scontrati, liberano ciascuno un protone e un neutrone, per un totale di due protoni e due neutroni: questo comporta la formazione di He4. A causa dell'altissima temperatura, però, il gas così ottenuto è immensamente instabile: per questo motivo, prima di essersi raffreddato, si disgrega emettendo un neutrone (radioattivo) e dando origine solo He3.
Nel caso di fusione nucleare fredda, invece, la questione è profondamente diversa. Dovete sapere, infatti, che il palladio è un ottimo catalizzatore, e che in particolare si dispone a forma esagonale nelle sue nano-particelle. Per questo motivo, tende automaticamente ad attrarre verso di sé il deuterio: gli atomi di tale elemento si affollano sempre di più all'interno dell'esagono, dando così origine a folli pressioni locali nell'ordine di milioni di atmosfere. Inoltre, il palladio ha la particolarità di conformarsi in modo tale da avere delle zone ad altissima densità di elettroni (e-), per cui questi tendono ad "abbassare" il livello di energia che è richiesto per "sfondare" la barriera di repulsione coulombiana: così, anche se la pressione di per sé non sarebbe sufficiente ad attivare una reazione nucleare standard, è sufficiente ad avviare una fusione nucleare di tipo "freddo". Dal momento che l'energia in gioco è minore di quella usata dalla fusione nucleare classica, i due atomi di deuterio che si scontrano danno origine a He4, che però è già sufficientemente stabile e così non si spacca ulteriormente come invece fa nella fusione a caldo: così non si ha emissione di neutroni né di altre particelle radioattive.
Inoltre, è possibile ottenere una reazione a calore molto inferiore, circa 300°C; poiché ad ogni modo la fusione nucleare calda, se possibile, non consente di sfruttare molto più calore ai fini energetici, possiamo affermare che la fusione nucleare fredda ci consente di ottenere gli stessi risultati della fusione a caldo ma con un rendimento estremamente maggiore: stiamo parlando circa del 100% di rendimento, contro una frazione infinitesimale % di energia utile che noi otteniamo per reazione nucleare a fusione calda. In altre parole, possiamo avere gli stessi risultati impiegando (e dissipando) molta meno energia.
Inoltre, si tratta di una reazione totalmente sicura: infatti, nel caso in cui si dovesse disgraziatamente rompere il reattore, verrebbe immediatamente meno la pressione necessaria per alimentare la reazione, ed essa si fermerebbe all'istante; in caso contrario, avremmo dispersione di deuterio, e quindi la reazione si fermerebbe comunque; nel peggiore dei casi, avremmo liberazione di un po' di calore (200°C circa) e di una manciata di deuterio ed elio, entrambi gas innocui. È evidente, quindi, che sia sotto l'aspetto sicurezza, sia sotto l'aspetto efficienza, la fusione fredda è immensamente più conveniente rispetto alla fissione nucleare classica delle centrali nucleari.
Possiamo anche aggiungere che nel caso di fusione fredda il sistema si autoalimenta: infatti non occorre apporto di energia dall'esterno per far partire la reazione, se non un minimo per tenere la pressione a 50 atmosfere (questa energia viene poi interamente recuperata dalla reazione stessa).
Non è infine da trascurare la possibilità di produrre energia elettrica per via nucleare in loco, intendo cioè a casa propria: il costo di un'apparecchiatura per la fusione fredda è irrisorio, nella peggiore delle ipotesi non superiore a qualche centinaio di euro; il deuterio si può procurare in modo immensamente facile, e l'elio si può riciclare eventualmente perché, a differenza della fissione nucleare, la fusione fredda è un processo reversibile (vale a dire che se da due atomi di deuterio ne otteniamo uno di elio + energia, viceversa da uno di elio + energia possiamo ottenere due atomi di deuterio). Sarebbe quindi anche una fonte di energia che consentirebbe a ciascuno di diventare energeticamente indipendente da qualsiasi ente perché, usando la fusione fredda assieme a tecnologie rinnovabili come il solare, l'eolico e il geotermico potrebbe coprire tranquillamente il suo intero fabbisogno energetico per decine di anni con un costo quasi nullo ed eventualmente rivendere l'eccedenza di energia.
Sherry Haibara |
|