Ed eccomi qui finalmente a scrivere una fan fic, come a lungo ho sognato di fare dopo tutti questi mesi passati a leggere quelli vari in questa sezione di tanti ragazzi pieni di talento e fantasia. Spero di non esservi da meno con la storia con la FF che vi sto per mostrare capitolo per capitolo. Tuttavia voglio fare 2 precisazioni che mi sento di fare:
1)Con tutti gli utenti di questo grande forum, so per certo che ci saranno anche leghisti. ( sennò, se non ve ne sono sto sprecando solo tempo, ma fa niente mi sento di far sta precisazione
) voglio dire ad essi che la mia storia contiene molti dialoghi, parole, epiloghi e colpi di scena in cui la Lega Nord sarà la pura antagonista, ma che non si preoccupino, semplicemente è solo una mia intolleranza verso quello stupidissimo partito che già per la sua esistenza dimostra quanto sia degradato il Belpaese.
2)con una ragazza di mia conoscenza proveniente dal paesino che descriverò in questa Fan Fic poichè la descrizione e le cose che dirò riguardo esso saranno puramente basati per le ricerche e le foto che ho osservato su questo paese.
Detto ciò godetevi la mia FIC.
1° CAPITOLO2° CAPITOLO3° CAPITOLO4° CAPITOLO5° CAPITOLO6° CAPITOLO_____________________________________________________________________________________________________________________________________
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Nella mia vita, tra i mille interrogativi che mi faccio, voglio mostrarvene uno che davvero mi alletta. Per gli eroi o uomini chiamati tali per le loro opere e per le loro virtù è più onorevole lottare e morire per ottenere una cosa che non si ha e che si desidera o per difendere quelle che già si hanno e che si è sudato ad avere?
Osservo quella lapide in questo giorno di novembre così freddo e mesto a vedere le facce di tutte quelle persone che la attorniano e piangono nel dar l'ultimo saluto al defunto. Ma quella lapide, quel defunto non sono normali, specie per me che ho a cuore la domanda che vi ho appena posto. Cosa c'entra? Bè su quella lapide che osservo è incisa questa scritta: EL PRINCIPE LEONARD NEAPULITANOS, EROE DELLA PATRIA ITALIANA. "EROE"! Credetemi io quell'eroe lo conosco benissimo tant'è che sono sicuro che dietro quel viso dolce e ancora molto giovane anche lì si nascondeva la mia stessa domanda o almeno non avrebbe saputo rispondermi se gliel'avrei rivolta seppure era un "EROE". Quel nominativo se l'era meritato per le sue gesta, scoperte solo recentemente, ma ben più prima della sua stessa nascita, nel Risorgimento, si covavano. Voglio raccontarvele.
Erano le 2. Vi era il buio più totale nel paesino chiamato Marzabotto, provincia sperduta nello splendido verde di Bologna, conosciuto perlopiù per vicende storiche che per avvenimenti recenti, vista la pace e la tranquillità che vi ci regnava.
La giovane ragazza dormiva sul suo letto abbracciando il cuscino e immergendosi con il viso sul guanciale destro di esso. Quei suoi capelli castani sparsi ovunque sul cuscino, quella faccia angelica e puramente infantile che avrebbe sciolto il cuore anche all'essere più immondo e crudele, particolarità che vanno ben oltre la bellezza esteriore che non era certo quella di una modella o di una Dea, ma che per la bellezza che emanava con la sua aria innocente e allegra poco ci mancava. Era stato appena un paio d'ore fa il suo compleanno, aveva compiuto 14 anni, e aveva festeggiato tra scuola e festa tra amici, e soprattutto con la presenza ( seppur lontana materialmente) del suo ragazzo, che le aveva regalato un'esistenza da sogno da quel lontano 9 novembre di quasi mezzo anno fa. Purtroppo era di Napoli, e come regalo non aveva potuto avere la sua presenza al suo fianco nel suo giorno più importante, tuttavia egli aveva saputo come farsi sentire e far sentire il suo amore per la giovane, come del resto tra l'altro aveva fatto in quei 6 mesi. Quella collanina con una metà di cuore poggiata sul cuscino e al collo della ragazza, infatti, era stato il regalo per il loro San Valentino e a consolidare la serietà del sentimento che li univa.
D'improvviso la porta della casa bussò violentemente e ripetutamente. Laura, madre della giovane ragazza neoquattordicenne, intontita dal sonno e sorpresa per l'orario in cui la porta bussava, accorse subito, seguita a ruota dal marito con un piglio un pò più seccato e serio a vedere chi fosse. La donna non ebbe nemmeno di aprire tutta la porta e chieder chi era, che subito si ritrovò una canna di pistola puntata in testa, la donna scossa e spaventata indietreggiò accenando l'alzare delle mani, subito dietro a quella canna di pistola vide una sagoma di uomo in divisa blu e cravattino verde che le stava puntando addosso una pistola; dietro di lui subito spuntò un altro uomo a minacciare anch'esso con una pistola il marito scosso anch'egli da quell'avvenimento. Senza che ebbero il tempo di capire nè dire nulla, l'uomo in divisa che minacciava la donna chiedeva con una voce rude, specie perchè rompeva il silenzio e la quiete che vi erano stati fino a qualche attimo fa << è questa la casa M. ( non dico il cognome per non violare la privacy, visto che i personaggi che racconto sono reali ndr
) ? >>, la donna guardando negli occhi quell'uomo magro, alto, con baffi folti neri e capelli brizzolati dello stesso colore e tentando di guardare il marito per cercar forza e conforto, ma non riuscendovi per il terrore che viveva rispose con voce ancora assonata ma rotta dalla paura <<si, si è questa. ma.....>> senza che Laura potesse continuare, di nuovo chiese con voce imperiosa << E quindi qui che vive una ragazza chiamata Licia? >> il nome di sua figlia pronunciato da quella voce mostruosa alle sue orecchie in quel momento, gli graffiava ancor di più il cuore animato dalla paura più totale; prima che potesse provar a dir qualcosa, il marito esclamò << Cosa volete da mia figlia che irrompete a quest'ora minacciandoci con delle pistole?>>, lo sguardo glaciale che gli rivolse l'uomo baffuto non lo terrorizzò ma riuscì a fargli rimangiare le parole e capire che non era sicuro correre il rischio di alzar la voce, visto anche che colui che gli puntava la pistola, un uomo massiccio e calvo, gli rivolse anch'egli uno sguardo ammonitore ( se la pistola non bastasse già a saper mantenere un'aria di terrore.....) <<signor M. qui le domande le facciamo noi, quindi le consiglio di non stuzzicare la mia volontà di farle impiantare una pallotola nell'occhio>> disse ancora con quella voce imperiosa, per poi continuare << Per quanto riguarda sua figlia, siam venuti qua per deportarla>> la povera donna presa dallo sconforto cominciò ad inginocchiarsi ed esclamò <<ma perchè? chi siete voi? perchè fate questo?>> l'uomo baffuto sembrò un pò seccato e rispose << Se vuole darci un'identità noi siamo i soldati dell'esercito, ma ci consideri pure come i lottatori per ridare ai veri italiani l'Italia>> ed emise un ghigno, per poi continuare con la sua aria seria << sua figlia è giunta voce che stia assieme ad un terrone ( per chi non lo sapesse terrone è un modo dispreggiativo per indicare le popolazioni del sud italia ndr), e dette voci hanno trovato riscontro nelle testimonianze raccolte. Quindi sua figlia è una vergogna per la razza pura padana e va repressa>> La donna si gettò in ginocchio all'uomo e lo trattenne per l'altro braccio, e lo supplicava piangendo, il marito invece voleva saltare addosso all'uomo baffuto, ma era trattenuto dall'uomo grosso e calvo; l'uomo magro disse <<dario portali nel divano, intanto vado a cercare quella ragazzina>> il bestione annuì e dando un colpo secco tramortì il padre di Licia; poi prese la tremante madre e la prese per il braccio; li trascinò entrambi sul divano del salotto. Successivamente entrambi andarono in giro per tutta la casa, e tra grida presero anche le due figlie Rebecca e Marika che vennero gettate anch'esse tremanti ma coscienti sul divano assieme ai genitori. Poi l'uomo baffuto osservò il soppalco ed emise un sorriso malefico consapevole che una volta setacciata tutta la casa, solo lì sopra poteva stare la povera ragazza. L'uomo baffuto scosse il braccio della ragazza, e una volta svegliatola esclamò <<licia M. forza svegliati>> la ragazza non ebbe tempo di capire niente, che si vide puntata addosso quelle due facce orride e spaventose; ebbe tempo solo di chiedere <<chi siete>> ma nessuno si curò di risponderle, bensì l'uomo in divisa baffuto si limitò ad urlargli << Tu ora ci segui, traditrice della Nazione Padana>> Licia passò subito dallo spavento e dallo sgomento, ad un terrore unito ancora alla confusione e cominciò a tirarsi fuori dalle coperte e a tentare una via di fuga, ma il grosso Dario la prese per le braccia e la tirò fuori dal letto alzandola da terra mantendendola per le braccia. La povera ragazza si dimenava ed urlava <<aiuto Aiuto! \Viprego lasciatemi \ Mamma, papà dove siete? aiuto!>> e piangeva disperata e continuava ad urlar ancora. Dario tratteneva a fatica tra le sue grosse braccia la ragazza che continuava a sbattersi, a provare a tirare calci, ad urlare come una fossennata disperata, e allora disse << Franco dannazione questa mocciosa comincia a stufarmi, fa qualcosa tu prima che provi io a farla zittire alle mie maniere>> l'uomo baffuto allora prese una siringa dalla tasca e disse << Buono, buono Dario, non è ancora il momento di sporcare il nostro prezioso territorio padano del sangue di questa traditrice>> e gliela iniettò sul collo.Immediatamente la povera Licia cominciò a perdere le forze, e a smettere di dimenarsi ed urlare, finchè non si addormentò; e così Dario la potè caricare sulle spalle e portar fuori tranquillamente. La madre emise un urlo disperato nel vedere la figlia portata via con così veemenza, e il padre ancora stordito dal colpo, assistendo la scena imprecava anch'egli piangendo e disperandosi; ma quando l'uomo in divisa volse lo sguardo verso di loro, essi si arrestarono e lui disse << Dispiace dover ricorre a queste maniere contro una giovane fanciulla, ma il tradimento alla Patria non è tollerato qui in Padania>> poi si avvicinò al divano e disse << Provate a fiatare su questa cosa e torneremo a prendervi tutti quanti>> e se ne andò anche lui dalla casa cominciando ad accendersi una sigaretta.
Edited by *El Leon@rd 55* - 6/5/2010, 23:28