| ecco il 3° capitolo!
CAPITOLO 3 Comiciamo da Luca, poi Chiara… Amanda, Nicola e Sofia. - Allora Sofia, tu cos’hai fatto? – - Sono andata a New York una settimana, ho fatto la montagna di compiti che ci avete dato e sono stata con i miei amici – - Complimenti signorina… ti sei divertita? – - Si dai, è stata un’estate… movimentata – disse la giovane lanciando un’occhiata a Red. Forse “movimentata” è ancora poco. Un totale di 44 tra rapine, attentati e munizioni usate e andate a segno. Un record per la Black Star :hanno fatto un ottimo lavoro. Tutti i giornali ne parlavano e mille agenti gli danno la caccia: sono grandi! Dopo tre estenuanti ore di lettere, uscirono a fare ricreazione. Sofia, Isabella, Amanda, Elena, la sua omonima Sofia e Chiara camminarono per tutto il cortile parlando di tutto ciò che le passava per la testa: film, estate, esami, ragazzi, superiori e antipatie… a proposito di antipatie! Guarda un po’ chi stava arrivando… - Ciao ragazze, come ve la passate? – disse con la sua voce squillante - Meglio di te sicuramente… non hai una bella cera, mia cara Caterina – disse Eleonora - Che ridere, veramente una bella battuta. E tu Sofy cara, ti piace la nuova fidanzata del tuo ex? – disse girandosi verso Karen. - Beh, lui è uno sciocco mentre lei è una tr… - - Sofy non è il caso – disse Isabella tappando la bocca della ragazza. - Stavate parlando di me, ragazze? – disse il biondino arrivando. Baciò la sua nuova fidanzata e proseguì dando una spallata alla giovane ex. La campanella fermò Karen dall’istinto omicida che la stava invadendo. Tornarono in classe e si sedettero. Passarono le altre due ore tranquille con la professoressa Morali di matematica e scienze. Finita la scuola, Matteo bloccò Karen sul cancello. - Vieni con me, ho una sorpresa – disse portandola con se - Aspetta! Camilla ed Alberto mi stanno aspettando! – - Tranquilla, loro lo sanno che sei con me e anche tua nonna. Ora seguimi – Con un sorriso stampato in faccia, Karen seguì l’amico che proseguiva verso la stazione. Ad aspettarli c’era una ragazzo coperto da un cappello scuro e una felpa che gli copriva il busto. I jeans e le scarpe alte gli davano il fascino dell’adolescente. Aveva le braccia conserte e picchiettava nervosamente l’indice sul gomito. Aspettava lei. L’aspettava da un’intera estate, così lunga e interminabile. La ragazza lo riconobbe subito: come poteva dimenticarsi di quegl’occhi scuri e profondi che l’avevano ammagliata, quel viso dolce e perfetto che l’aveva incantata, quel ragazzo che l’aveva stregata - Kristian!!! Che bello vederti!!! – gli corse incontro abbracciandolo. - Ehi capo, ricordati che siamo sotto copertura! Sei sempre la solita – - Scusa, ma dopo un’intera estate che non ti vedo! Prima gli esami che hai passato splendidamente, poi il viaggio in Serbia e infine il tuo infortunio al braccio. Mi hai fatto penare sai? – - Davvero? Tranquilla, d’ora in poi io ci sarò sempre, promesso, a cominciare dalla riunione di oggi pomeriggio – - Giusto, la riunione! Me ne ero scordata. Beh, allora è meglio che vada, i miei fratelli mi stanno aspettando. Good Bie honey . – - Good bie my little star – disse vedendola allontanarsi con Matteo. Era una coppia invincibile. Il loro rapporto era di intesa e amicizia, unito a fiducia e coraggio. Si amavano, ormai era certo, ma neanche un bacio, una carezza, un abbraccio amorevole. Molti della banda dicevano che lo facevano solo per divertirsi, altri dicevano che erano la coppia perfetta. Lei lo amava, avrebbe dato la vita per lui e Kristian lo stesso. C’era un’aria di mistero e di complicità che li avvolgeva, ma anche amore e fiducia li rendevano speciali. In poco tempo Karen arrivò a casa dove il fratello l’accolse con le braccia conserte e lo sguardo divertito. - Con chi sei stata? – - Lo sai benissimo Chris. Ho fame, è avanzato qualcosa? – - Si dai, c’è un po’ di pasta – Karen si prese la pasta e cominciò a mangiare, accomodata in una delle sedie di quercia che circondavano la tavola rotonda - Grazie fratellone, dov’è Sarah? – - È in camera sua che sta preparando un nuovo veleno. Ci sta mettendo il cuore eh! – - Spiritoso – si sedette a tavola e cominciò a mangiare – tu hai novità? – - Cero, il tuo fratellone ha sempre novità! Ecco qua, rubate alla CIA – Chris porse dei fogli alla sorellina e guardò la sua reazione compiaciuto. - La CIA sta collaborando con l’FBI, interessante. Secondo questi documenti hanno messo una quarantina di agenti tra uomini e donne. Sembra che ci sia anche qualche ragazzo. Da questo deduco che abbiano capito il nostro fascio d’età. Io ho finito di mangiare. Tra un’ora ti voglio pronto che andiamo alla riunione. – Detto ciò si alzò, diede un bacio sulla guancia al fratello e si avviò verso camera sua. Quella casa aveva un non so che di speciale. La cucina veneziana voluta dal padre dei ragazzi variava tra l’arancione e il rosa antico. Ogni giorno Mary cucinava e donava alla cucina un profumo squisito, ma i ragazzi preferivano il soggiorno; sì, il soggiorno, quello spazio formato da due divani di pelle nera e un tavolino di ebano adagiato su un tappeto grigio. Una televisione vecchio stile spuntava da un angolo dell’enorme credenza addobbata da motivi floreali. Ma ciò che invogliava di più i ragazzi era il dolce profumo di cioccolato che avvolgeva la stanza. Chris nascondeva le sue tavolette di cioccolato fondente nell’ultimo ripiano della credenza perché solo lui ci arrivava grazie al duro allenamento di basket. Sharon nascondeva il suo cioccolato al latte tra i libri di tennis, il suo sport preferito; nessuno curiosava tra quei libri perché a nessuno interessava più di tanto quell’attività. Infine, Karen adorava il cioccolato bianco, che nascondeva sotto il divano perché era la più agile e bassa la nonna non puliva là sotto perché l’età non glielo permetteva e nemmeno i fratelli controllavano perché troppo alti per piegarsi così tanto. Dal soggiorno si poteva accedere alle camere; in ordine Sarah, Karen,Chris e nonna Mary. La camera di Sarah era verde chiara e l’arredamento era composto da un letto a una piazza affiancato da un grosso armadio che copriva un’intera parete. Ai piedi del letto c’era la scrivania con beker, provette e boccette per gli esperimenti che, prontamente, nascondeva in caso di visite. La camera di Karen era viola con stampe geometriche nere. I poster di cantanti e attori come quelli della sorella le davano l’aspetto di una camera da adolescente comune. Il letto poggiava nel lato destro seguito dalla scrivania e dall’armadio. In più cera una porta disegnata, o meglio disegnata all’occorrenza. Premendo un tasto che si trovava dentro uno dei cassetti del comodino la porta prendeva spessore e come per magia rivelava l’accesso a un tunnel che portava a una base sotterranea: la base della Black Star. La camera del secondogenito era piena di poster di giocatori di pallacanestro e calcio. La camera rossa era decorata con palloni di varia forma dipinti di nero. Il letto in fondo alla stanza lasciava scoprire il piccolo armadio e la scrivania. Come le sorelle, era dotata di computer e, in più, un quadro sulla composizione di una pistola, di un fucile e di una sveglia cellulare. La sveglia cellulare K46 era una sua creazione: una orologio digitale circolare che apparentemente assomiglia a una comune sveglia, ma schiacciando un pulsante quasi invisibile si apriva e diventava un telefono con numeri inseriti da usare in classe. Ogni componente della Black star ne possedeva uno, personalizzato a modo suo. Poi il bagno e la cantina collegati avevano le piastrelle grigio chiaro come tutto il resto della casa, le pareti decorate d’argento e i mobili bianchi. Karen arrivò in camera sua e aprì l’armadio: tolse i vestiti solari e accesi da scolara e prese un completo color della notte. Maglia comoda e pantaloni elasticizzati ma stretti, guanti di pelle senza dita, cintura nera con le iniziali “BS” come nel resto del completo e, infine, il suo accessorio preferito: basco con il frontino che si confondeva con i suoi capelli. Aprì il primo cassetto della scrivania, prese i trucchi che vi erano dentro e si mise la matita nera sotto e sopra l’occhio e un po’ di mascara. Aprì il secondo cassetto e prese un piccolo aggeggio che a prima vista sembrava un orecchino ma in realtà era un microfono. Poi prese un radar per rivelare la presenza umana, uno spry e un coltello. Infine, con un abile balzo, si sdraiò a terra e prese la pistola calibro 9 che teneva sotto il letto.
Fine, al prossimo capitolo!
Edited by SofyVineyard - 23/12/2011, 15:16
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