Capitolo 7
Un ospite inattesoCompiuto il rito, i due neo-sposi, Sonoko e Makoto Suzuki, si andarono a cambiare in camera per indossare abiti più comodi per poter prendere parte al rinfresco. Un fragoroso applauso accolse la coppia quando questa raggiunse gli invitati nell’enorme giardino della dimora. Sonoko, per l’occasione, aveva fatto allungare i suoi meravigliosi capelli biondi che ora raggiungevano la schiena ed erano superbamente acconciati. Sua madre, la signora Tomoko, le aveva prestato la famosa perla Black Star che anni prima anche Kaito Kid aveva cercato, inutilmente, di rubare. Il gioiello campeggiava al centro della scollatura della giovane sposa ed attirava l’attenzione di tutti i presenti.
“Ma non temi che qualcuno possa provare a rubarla? Questa è la prima volta che compare in pubblico dalle nozze di tua sorella!”, le chiese Ran indicando il gioiello.
“Magari il mio dolce Kid ci provasse: ah, sarebbe il giorno più bello della mia vita! Ma non ha mandato alcun avviso, quindi non credo che verrà. A pensarci bene, perché a te, Shiho, fece il regalo di nozze ed a me no?”
“Ma sei scema, le rifilò una tiara rubata solo per farmi un dispetto, e poi dovrebbe essere il giorno più bello già adesso, visto che ti sei sposata!”, sentenziò Shinichi, ancora scottato per l’improvvisata che il Mago del chiaro di Luna aveva fatto alle sue nozze cinque anni prima, “fortuna che Makoto è dall’altro lato del giardino. Ancora non capisco cosa ci trovi in te! Diamine, ha aspettato anni prima che ti decidessi al grande passo!”, e detto così iniziò a scrutare la giovane molto attentamente.
“Makotuccio mi ama per quella che sono, questo gli basta! E poi, che male c’è se ho voluto divertirmi ed affermarmi professionalmente prima di sposarmi? Anche il mio tesoro era d’accordo; lui, prima di sposarsi, voleva aprire la palestra che sognava da sempre ed io entrare nel Consiglio d’Amministrazione dell’azienda di famiglia: ora abbiamo ottenuto quanto c’eravamo prefissati ed abbiamo organizzato queste nozze. Ma che ne capisci tu, che hai in testa solo cadaveri? Piuttosto, vorrei sapere perché ho invitato anche te a questa festa! Ah, è vero, l’ho fatto perché sono amica di tua moglie”, ed iniziò a sghignazzare nel modo fastidioso che da sempre irritava Kudo, “ inoltre, c’è un’altra persona che c’è rimasta male per il disinteresse di Kid: mio zio Jirochiki. Nonostante l’età vorrebbe ancora catturare quel ladro inafferrabile!”, e con lo sguardo cercò il vecchio zio che ormai, a causa dell’età e degli acciacchi, era costretto a vivere su una sedia a rotelle, ma non aveva perduto il vigore che lo contraddistingueva, ed in quel momento stava rimproverando un suo assistente per non si sa bene qual motivo. “Tornando seri, il servizio d’ordine è imponente, dato il livello sociale degli invitati, nemmeno una mosca potrebbe entrare”.
“Lo spero proprio! Ho visto che ci sono diverse vecchie conoscenze, c’è pure quell’antipatico di Takuya Mifune, presidente delle Mifune Electronics, ed il famoso mago Kazumi Sanada”, commentò nuovamente Ran.
“Ovvio, la società di Mifune è associata alla nostra, e Sanada terrà uno spettacolo di magia più tardi. Inoltre il buffet è stato curato in persona da Joji Hatamoto, il padrone della famosa catena di ristoranti francesi, ve lo ricordate, no?”
“Come scordare quel viaggio per nave!”, disse Kudo.
“Fammi indovinare, ci scappò il morto, vero?”, chiese sarcastica Shiho.
“Furono due, in effetti …”.
“C’avrei scommesso!”
“A proposito, Sonoko, i miei genitori non sono potuti venire, si sono concessi una seconda luna di miele su una nave da crociera, saranno alle Hawaii in questo momento”, spiegò Ran.
“Non ti preoccupare, tua madre è passata a salutarmi con il signor Kogoro prima di partire: è tutto ok”.
“Ma come mai cucina francese per la cena? Non doveva essere tutto tradizionale nipponico?”, domandò Shiho che osservava da lontano le sue figlie giocare con gli altri bambini.
“Mio padre e Makoto hanno voluto la cerimonia secondo tutti i canoni ma per il buffet mi sono impuntata. E poi cosa c’è di più chic della cucina francese?”
“Ha perfettamente ragione, ma chérie. La Francia è la patria del buon vino, del buon cibo e della galanteria”, così dicendo uno strano personaggio s’avvicinò al gruppo e baciò la mano della sposa. Era un signore di mezza età, dai modi estremamente raffinati e cortesi, il suo aspetto lo faceva chiaramente apparire un occidentale mentre il suo accento lo qualificava come francese.
“Lei sarebbe?”, chiese Hattori sospettoso.
“Oh, non mi sono presentato, chiedo scusa. Sono monsieur Jean Racine, amministratore delegato della Racine Inc., una delle affiliate estere della Suzuki Zaibatsu. Era da tempo che volevo conoscere la giovane madame Sonoko, m’avevano detto che era molto bella, ma non c’avevo voluto credere”.
“Suvvia, monsieur Racine, non dica così, mi mette in imbarazzo”, disse l'interessata sghignazzando.
“Queste meravigliose signore sono sue amiche?”, chiese ancora il galante francese.
“Sì, le mie migliori amiche: Ran Hondo, Shiho Kudo e Kazuha Hattori”.
Racine si rivolse verso Miyano: “Allora è lei la moglie del famoso detective Kudo? Ho molto sentito parlare di suo marito, mi avevano detto che aveva sposato una bellissima donna, ed era vero”.
Shiho rimase in silenzio, inarcò un sopracciglio e continuò ad osservare con curiosità lo strano ometto che intanto persisteva nel tenerle la mano in modo fastidioso. Shinichi, alla fine, decise d’intervenire:
“Se vuole conoscere il marito, sono io!”, quindi prese la mano dell’uomo e la staccò da sua moglie stringendola forte. Alla fine Racine si congedò e s’allontanò.
“Strano tizio”, concluse Hattori.
“Più che altro ho visto che il nostro Kudo è geloso di un vecchio!”, iniziò a ridacchiare Sonoko.
“Ma finiscila!”, commentò il diretto interessato in modo molto distratto; il suo sguardo non sfuggì a sua moglie.
“Che c’è?”
“Quell’uomo non mi convince. C’è qualcosa di strano in lui! Non so, è come un’impressione”.
“Oh ragazzi eccovi qui, finalmente”. La comitiva si voltò ed osservò il sorridente viso del professor Agasa accompagnato da sua moglie, la nota stilista Fusae Campbell.
“Salve professore, credevo che non sarebbe più venuto”.
“Come facevo a non venire alle nozze di Sonoko? E poi gli abiti degli sposi li ha disegnati la mia adorata Fusae”, e così dicendo diede un bacio sulla guancia a sua moglie, quindi abbracciò vigorosamente, nonostante l’età avanzante, Shiho che era per lui come una figlia. Anche le piccole Kudo gli fecero festa essendo un quasi nonno per loro (oltre che fonte primaria di giochi sempre nuovi ed originali).
Mentre il gruppetto s’intratteneva con Agasa, fece la sua comparsa il dottor Araide, al braccio di Christine. L’arrivo della donna, ed i suoi soliti calorosi saluti nei riguardi di Shinichi, resero Miyano di cattivo umore; fortunatamente un’emergenza medica obbligò il dottore a lasciare la festa dopo poco ed anche la sua accompagnatrice preferì rincasare non conoscendo quasi nessuno e sentendosi quindi a disagio a rimanere sola. L’uscita di scena della tata rasserenò Shiho che in poco tempo dimenticò l’accaduto e riprese il suo solito umore.
La festa proseguì senza intoppi: i manicaretti preparati da Hatamoto riscossero enorme successo, la famiglia Suzuki era indaffaratissima nel suo ruolo di perfetti padroni di casa. Da qualche minuto Sonoko era rientrata all’interno, quando un urlo interruppe il cicaleccio degli invitati: la signora Tomoko corse in giardino annunciando che sua figlia era svenuta in bagno e che la Black Star era scomparsa. Immediatamente Shinichi, Heiji, Yusaku ed Eisuke seguirono lo sposo ed il signor Shiro all’interno e raggiunsero la sposina che s’era appena ripresa, insieme a loro si trovava anche la piccola Ran che approfittava di ogni occasione per prender parte alle indagini del padre.
“Sto bene, non mi ha fatto male”.
“Hai visto qualcosa?”, domandò Hattori.
“No, sono stata presa di spalle e sono svenuta, forse mi hanno addormentata. Al mio risveglio vi ho trovati tutti qui”.
“Che sia stato Kid?”, domandò preoccupato il signor Suzuki.
“Ne dubito”, intervenne Yusaku, “non è stato inviato alcun messaggio, sebbene le nozze fossero sulla bocca di tutti, e poi non sembra il modus operandi di quel ladro”.
“Secondo me…”, intervenne Hondo che fu però subito bloccato da Shinichi:
“So chi è stato, venite con me!”
Il gruppetto tornò in giardino dove tutti attendevano con trepidazione l’evolversi della vicenda. Il giovane Kudo si diresse sicuro verso il signor Racine che faceva il galante con una delle invitate.
“La commedia è finita, amico!”, esclamò con tono risoluto e sguardo brillante, quello sguardo che le donne trovavano irresistibile e che indicava che lui, Shinichi Kudo, era giunto ad incastrare uno scaltro colpevole: quello sguardo che faceva palpitare il cuore di sua moglie e che l’aveva fatta innamorare di lui, sebbene ella non avrebbe mai ammesso una cosa simile, nemmeno sotto tortura.
Racine rimase perplesso, il signor Suzuki s’intromise facendo notare a Kudo che quello era uno dei più importanti ospiti della cerimonia, amministratore delegato di una società francese da sempre associata alla loro, non poteva lanciare accuse contro un uomo come Jean Racine, soprattutto senza prove.
Lo zio Jirokichi iniziò ad urlare che si trattava di Kid, ma Kudo scosse la testa:
“Da quello che so, il signor Racine ha iniziato a lavorare a 16 anni come taglialegna nei boschi delle Ardenne nella segheria di famiglia. Poi, con il passare del tempo è divenuto il ricco e raffinato uomo che conosciamo. Non è vero, signor Suzuki?”
“Sì, è cosa nota, anche ora, nonostante l’età, il mo amico Jean non disdegna di abbattere qualche albero di persona in ricordo dei vecchi tempi. Tre anni fa me ne diede dimostrazione quando lo andai a trovare a Parigi”.
“Proprio quello che sapevo anche io. Ma c’è una cosa che mi ha lasciato perplesso fin da quando s’è presentato a mia moglie poco fa. Un uomo che ha tagliato alberi per buona parte della sua vita, e che lo fa anche ora, può avere le mani prive di alcun callo?”
“Direi proprio di no!”, esclamò la piccola Ran che era vicina al suo papà ed aveva strappato un sorriso ai presenti con il suo sguardo inquisitore, in tutto e per tutto uguale a quello di Shinichi (la sorella era rimasta invece con la madre ed osservava tutto in silenzio).
“Come giustamente fa notare mia figlia, è una cosa impossibile, lo sa anche una bambina. Ed allora, signor Racine, mi spiega perché la sua mano, quando l’ho stretta poco fa, è risultata liscia e ben curata come se non avesse mai toccato un’ascia in vita sua?”
L’uomo sorrise e poi rispose: “semplicemente perché non ho reputato necessario applicare dei calli finti per questo colpo. Ma con tutti questi detective sono stato imprudente”.
Così dicendo mostrò la Black Star che teneva nascosta nel taschino e la lanciò verso Kudo.
“Ottimo lavoro, detective, sei meglio del mio amico Zazà!”, e mentre parlava si tolse la maschera di Racine e mostrò il suo vero volto, quello del famoso ladro gentiluomo: Lupin III. Lo sbigottimento fu generale.
“Spero che la signora non si sia spaventata, non era nelle mie intenzioni. Mi saluti la signora Shiho, è veramente incantevole”.
“Credi di farla franca, Lupin?”
“Ovviamente!”
In quel mentre il fragore di un elicottero squarciò il cielo, una scaletta di corda giunse sulla testa del famigerato ladro che vi salì sopra.
“Au revoir!”
Shinichi cercò d’inseguirlo, ma questi lanciò una delle sue scarpe, da cui uscì fuori una lama, che s’andò a conficcare davanti al detective che perse qualche secondo, il ladro salì a bordo e fu subito interrogato dalla sua sensualissima socia:
“Dov’è la Black Star?”
“Fujiko, tesoro, in verità …”
“Ti sei fatto fregare? Ti odio Lupin!”
“Non dire così, chérie, lo sai che ti amo, parliamone!”
“Ah, poveri noi! Non cambierà mai!”, costatò sconsolato un uomo con una folta barba seduto sul sedile posteriore, quindi si calò il cappello nero sugli occhi e si mise a dormire; l’elicottero s’alzò in alto e scomparve nel cielo.
CONTINUA
Nel prossimo capitolo:
“Ran, mio padre ci ha dato la villa di Izu tutta per noi per il finesettimana. Tu e tuo marito verrete, vero?”