Detective Conan Forum

Contest FanFic San Valentino 2014

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 6/2/2014, 18:31     +17   +1   -1
Avatar

Super detective

Group:
Admin
Posts:
21,743

Status:


png


La festa degli innamorati si avvicina ed anche il DCF si tingerà di rosa per l'occasione!


Regole del contest:
- Avete tempo fino alle 23.59 del 13 febbraio per scrivere una fanfic su qualsiasi coppia dell'universo di Detective Conan!
- Il 14 febbraio verrà aperto il sondaggio, con il quale verrà scelta la fic migliore che riceverà in premio la prestigiosa targhetta di partecipazione.
- Il sondaggio resterà aperto solo il giorno 14.
- La FanFic deve essere necessariamente una one-shot.
- Tutte le fic scritte devono essere postate esclusivamente in questo topic per partecipare al contest; in questo topic non sono ammessi i commenti alle fic (che verranno però aperti dal 15 febbraio).
- Le fic devono essere nuove.
- La fic può essere scritta in prosa, in poesia, o sotto forma di song fic.
- Il tema deve essere ovviamente l'amore: tuttavia nulla vi vieta di giocare sul comico e sul nonsense (esempio coppia Kogoro/Gin), ma non si deve entrare nel porno o nell'hot. E per amore intendo il senso esteso della parola.
- L'importante è divertirsi e partecipare tutti insieme, quindi coraggio e buttatevi!!! :D


Per dubbi chiedete pure qui ^_^

Edited by Fifi Kuroba - 6/2/2014, 20:18
 
Web  Top
Kisachy
view post Posted on 6/2/2014, 21:46     +1   -1




"La Sorpresa di San Valentino."

Alla fine anche quest'anno questo giorno e' arrivato, San Valentino! E scommetto il mio distintivo che io Wataru Takagi, non riceverò niente dalla mia amata Miwako Sato; l'anno scorso mi ha molto sorpreso e reso felice quel misero Mikado che mi ha offerto durante l'appostamento, ma dato il malinteso che è' circolato recentemente a causa delle lingue lunghe di Yumi e di quella nuova, sarò messo sotto sorveglianza da tutti i poliziotti per l'intera giornata.
La mattina e' iniziata nel peggiore dei modi, quello sbruffone di Shiratori era al settimo cielo perché la sua fidanzata, la maestra Kobayashi, gli ha fatto a mano un cioccolato a forma di cuore con il disegno di un cigno bianco al centro; e questo mi fa un po' rodere dalla gelosia.
Per tutto il resto del servizio sono stato in compagnia del mio collega e amico Chiba, che una volta finito un appostamento di un sospettato, siamo tornati alla centrale per far rapporto e mentre stava prendendo dalla scrivania una matita, nel primo cassetto trova un pacchetto regalo e al suo interno c'era un cioccolato a forma di cuore con il suo nome scritto il suo nome, dietro di me sento dei sorrisi di colleghi soddisfatti della mia faccia quasi di uno preso da un attacco di gelosia, ma non lo sono! Sono contento che il mio unico amico abbia ricevuto un pensiero d'affetto. Verso il secondo pomeriggio c'è stato un omicidio dentro un'agenzia matrimoniale.
La vittima e' Nami Yakami la Wedding Planner, conosciuta da tutti per la voglia di perfezione assoluta e il pugno di ferro che usava su tutti i suoi colleghi; ormai ci siamo fatti l'abitudine nella presenza attuale di Kogoro, Ran e il piccolo Conan che erano lì perché la "strega della pignoleria" era una cliente del detective perché da qualche settimana riceveva delle minacce; dopo le prime formalità e il materiale raccolto si è scoperto che i principali sospetti sono tre: il fotografo Karto Okimo il fotografo che era stufo dei rimproveri e per avergli fatto cattiva pubblicità per non trovare lavoro da nessun'altra parte, il fiorista Tortoy Hatottor perché si divertiva lanciandogli addosso i fiori che lei considerava brutti e infine il pasticcere Rirtan Yamato che lo costringeva a rifare una Wedding Cake un paio di volte per via del loro aspetto. L'arma del delitto e' un cartello del pasticcere e Kogoro dice all'inizio che il colpevole e' Yamato ma dopo essere caduto in trance ha detto che è Okimo e la prova gli occhi rossi a causa della sua allergia alle rose poste sulla sua scrivania e il fazzoletto trovato vicino al corpo.
Finito le indagini, mentre Goro e Megure parlarono dei regali ricevuti delle loro "amate" e Ran come era contenta perché da quello che ho capito stamattina Shinichi era passato e preso il suo regalo come l'anno scorso; vedo arrivare gli amici di Conan per invitarlo ad andare a cenare al Ristorante Italiano insieme al Dottor Agasa, ad un certo punto le due bambine Ayumi e Ai mi porgono entrambe un pacchetto regalo, ad un certo punto sento i miei colleghi ridere di gusto e io vorrei sprofondare dalla vergogna, già mi immagino le risate che si faranno domani tutti quanti, quasi quasi mi do' malato.
Ormai manca mezz'ora a mezzanotte e sono giunto a casa triste e sconsolato, oggi Sato non si è fatta nemmeno vedere per un saluto, e' il peggior San Valentino della mia vita! Mi consolerò un po' con i regali delle bambine.
Con mio grande stupore trovo un cioccolato a forma di cuore con scritto il mio nome in un pacchetto e nell'altro una lettera con scritto:
" Caro Wataru
Buon San Valentino, spero che gradisci il cioccolato che ho fatto a mano
cinque giorni fa' per non insospettite tutti quanti, ho chiesto a Shiratori di darli
alla maestra di Conan dicendogli di darle alle bambine fingendo che sia un loro
regalo. Mi dispiace che ci deve essere tutta questa segretezza.
Un grosso bacio Miwako"
Evviva!!! Un regalo della mia amata, allora questo e' il mio miglior San Valentino della mia vita!!! Ora i colleghi possono prendermi in giro domani però la cosa non mi importerà, mi basterà chiudere gli occhi e pensare intensamente al regalo della mia dolce metà !!!!

Questa e' la mia FF, spero che sia bella!!!!
 
Top
view post Posted on 7/2/2014, 10:29     +1   -1
Avatar

Sicario dei MIB

Group:
Member
Posts:
2,243
Location:
Torino

Status:


Come ho già specificato precedentemente all'organizzatrice, questo è un sonetto su quella che considero personalmente la più interessante coppia di DC: Kudo e il crimine stesso :P! L'amore è da me inteso, ovviamente, in senso esteso: ho trasferito il tutto su un piano simbolico. Non stupitevi del fatto che Shinichi appaia piuttosto "oscuro" o inquietante in questa poesia: è voluto.

AMOR MIO CRIMINE

Nella mia verità è racchiuso il male,
affascinante e candido pallore
cui i miei mai sazi occhi mai torpore
dona, l’aura di sparsa alma mortale.

Del legame son arbitro morale,
attese sospirando dell’orrore
a immagine create: l’ombra muore
come futura rea penitenziale.

Inanellando me e la sposa, l’ordine
disfece la ragione e gli assoluti:
iniquo invoco per specchiarmi giusto.

Io t’amo, crimine, ruggente arbusto,
giudico il senno e la follia perduti
e vi sto in mezzo, sozzo del disordine.
 
Top
view post Posted on 7/2/2014, 23:25     +1   +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


Chissà se il tempaccio di questi giorni mi ha influenzato :shifty: ... comunque voglio provare anche io a scrivere questa Fanfic, alla peggio prenderò ortaggi virtuali in testa!

Dietro la maschera

Pareva un pulcino con gli occhiali.
Infreddolita ed esitante, sotto una pioggia incessante che danzava sulla sua pelle, Jodie si trovò davanti all’entrata di casa Kudo. Davanti ai suoi occhi cerulei, le sbarre del cancello sembravano decise a dissuaderla.
«Non si arrenda, professoressa!» le parole di Ran le frullavano nella testa «Se quello che prova è frutto solo del suo cuore, allora non sarà tutto uno sbaglio. L’ho imparato grazie ad una persona speciale. Il cuore non mente mai.»
La biondina afferrò le gelide sbarre e si aprì un varco verso la resa dei conti. Lacrime e pioggia si fusero, scendendo armoniosamente dal suo viso. Bussò alla porta.
«Ma lei..è la donna del centro commerciale.» sussurrò Subaru, facendosi scudo con la porta che divideva i loro sguardi.
«Posso entrare?» rispose lei, con un timido sospiro.
Non ce la fece a resistere. Non riusciva a vederla così, torturata dalla furia delle nuvole, nemmeno per un istante. Aprì la porta di scatto, e cercò di tenere a freno ogni emozione.
«Entri, fa freddo la fuori.»
Jodie fece i primi passi, sfiorando Subaru con il suo giubbotto fradicio. Fu fin troppo semplice per lei, carpire il sobbalzo del nuovo padrone di casa, solo al primo contatto. Non era la reazione di un completo sconosciuto.

Il silenzio era imbarazzante. Ancorata ad una sedia in noce, Jodie sembrava perdersi nel tè all’arancia che stava sorseggiando. Subaru le aveva prestato qualche vestito, quelli della donna erano rimasti inzuppati come spugne.
Il cuore non mente… pensava sconsolata, accarezzando il colletto della camicia da uomo che indossava. Non poteva ignorare quel profumo, il profumo di Shu sulla sua pelle.
Subaru la guardava rigido, in piedi di fianco a lei. La mano appoggiata al tavolo infrangeva le sue unghie addolorata. La sua bocca, serrata da pesanti catene, esprimeva il suo dolore più immenso.
«Non voglio. Non voglio continuare a pensare a quei ragazzini come un occasione sprecata della mia vita.» pensò Jodie, appoggiando le sue labbra sulla tazzina bollente «Ran, ti chiedo scusa. Ti ho sempre invidiata, qualche volta…credo persino di averti odiata. Ma grazie a te, adesso…io…»
La tazzina le sfuggì di mano, e cadde sul tavolo. Non si dissolse in cocci spinosi e taglienti, ma tutto il tè venne rovesciato sul tavolo. Entrambi assistettero allo scempio di quell’essenza d’arancia, che in quel momento si disperse furtiva su tutto il tavolo.
Come un servile maggiordomo, ecco che Subaru cercò di afferrare la tazzina di porcellana.
Fu un movimento scattante, volere di muscoli appassionati: Jodie afferrò la mano di Subaru, che non oppose alcuna resistenza.
«Puoi indossare la maschera che preferisci. Puoi negare, negare fino alla morte. Ma c’è una cosa, che...nonostante tu voglia scomparire nelle ombre, ti rivelerà sempre… per l’uomo che sei.» un singhiozzo disperato l’avvolse, e quasi si vergognò di quelle parole, si sentiva patetica.
Subaru tentò di controbattere, ma Jodie lo zittì con un dito, poggiato sulle sue labbra delicatamente. Lo sguardo dell’uomo sembrava soffrire, dopo l’ennesima frustata al cuore.
Jodie avvicinò la sua fronte ancora umida su quella di Subaru, e respiro contro respiro, lo baciò.
Non si era sbagliata. Non era cambiato nulla, nonostante fossero passati anni, sembrava che le lancette si fossero addormentate.
Il cuore non le aveva mai mentito.
Di quel che sarebbe accaduto in seguito non le importava. Non c’era più bisogno di pensare al futuro, oscurando l’estasi del presente.
«Finalmente io…non sono più sola.»
 
Top
view post Posted on 8/2/2014, 14:16     +1   +1   -1
Avatar

× Sanji × Nami ×


Group:
Member
Posts:
12,152
Location:
Eorzea ♥

Status:


Boh, va beh, dopo ore ed ore di riflessione (cinque minuti scarsi) ho deciso di intervenire anch'io nel contest. Parto già con l'idea che non vincerò, ma posso sempre provarci. Ecco a voi questa fan fiction one-shot, la coppia la scoprirete solo leggendo (?).

赤いのばら
{akai no bara}
~ Rose Rosse ~



Era inutile continuare a sperarci, tanto conoscendolo non avrebbe sicuramente pensato a lei. Oltretutto, in quel momento era in un’importante missione per cercare di corrompere un uomo molto potente, vicino a un politico Italiano, per importare quella che loro chiamavano “Democrazia” in Italia. Insomma, roba da poco per chi ormai era abituato a svolgere tali mansioni. Chissà se aveva ricevuto il suo pacchetto di sigarette aromatizzate alla ciliegia che a lui erano sempre piaciute tanto.
Lei invece, come sempre da qualche anno a quella parte, se ne stava seduta in laboratorio a studiare complesse formule chimiche, per cercare di finire il lavoraccio che i suoi genitori avevano lasciato in sospeso, visto che erano morti in un incidente. Almeno, così le avevano sempre detto, e lei ci aveva sempre creduto con un tale scetticismo che quasi si era stufata di dover nascondere.

Era davanti a un bancone, con un occhio che scrutava all’interno di un microscopio, studiando le attività normali di quelle cellule. Di tanto in tanto si fermava a scrivere su un foglio degli appunti, giusto per migliorare le diverse formule.
Si sentivano, in lontananza, le auto e i camion che viaggiavano per strada, con i clacson che ogni tanto suonavano per rendere ancora più caotica la città. Il vociare delle persone, quelle persone che non riusciva mai a vedere e che tanto desiderava incontrare in quella sua specie di prigionia, rendevano il suolo urbano ancora più piacevole da sentire.
All’interno del laboratorio, invece, si sentiva il ticchettio dell’orologio appeso alla parete, che scandiva i secondi con precisione, e i sospiri della ragazza che ogni tanto tirava per cercare di calmarsi. Non era certo un lavoro facile, e pensare che il suo ragazzo non pensava a lei tanto quanto ella pensava a lui.

Alzò nuovamente lo sguardo, stavolta sgranchendosi la schiena, e notò che era già mezzogiorno e mezzo. Decise di smettere di lavorare per andare in pausa pranzo. Prese le chiavi del laboratorio dal suo camice, aprì la porta e uscì, chiudendola.
Iniziò ad andare a passo spedito, a causa dell’enorme buco nello stomaco che aveva, e d’un tratto una pioggia di qualcosa di rosso cadde dall’alto, tutto su di lei. Sconcertata, alzò lo sguardo e vide che il condotto d’areazione era aperto, e da lì poteva intravedere una di quelle macchine che sparavano bolle di sapone, ma che stavolta aveva sparato... Petali di rose rosse. Il suo fiore preferito.
Sorrise, si chinò a raccogliere quei petali, e li accarezzò: erano bellissimi, al tatto.
Appena si rialzò, due mani le cinsero i fianchi, e una voce, la sua voce, le sussurrò all’orecchio:«Mia adorata Sherry, volevo farti una sorpresa... Spero ti sia piaciuta...»

Lei si girò e incontrò i suoi occhi verdi, che in quel momento non erano freddi e spietati, ma dolci e caldi. Gli sorrise:«Non immagini nemmeno quanto...»
Dal suo impermeabile fece uscire un mazzo di rose rosse e glielo porse.
Prese le rose tra le sue mani, avvicinandosele al naso e odorandole: emanavano un profumo tanto delicato quanto dolce.
Alzò nuovamente il viso, e vide Gin avvicinarsi a lei con le sue labbra, e si scambiarono un bacio dolcissimo: sapeva di ciliegia.

«Buon San Valentino, Sherry.»

«Buon San Valentino a te, Gin.»
 
Top
view post Posted on 8/2/2014, 15:39     +1   -1
Avatar

Hot Baroness

Group:
Admin
Posts:
17,067
Location:
Suimeikan ❤

Status:


Non ho dedicato molto tempo, purtroppo non ne ho molto.
Ma avevo già in programma di usare questa canzone per una situazione del genere ^^ magari l'avrei elaborata molto più approfonditamente, ma amen :/
Nemmeno farlo apposta che shining pure lei si è data ai fiori!!!! xDDD

Un ramito de violetas

Ormai erano sposati da quattro lunghi anni.
Vivevano in una casa immersa nelle distese verdeggianti e silenziose, lontani dalla grigia e chiassosa capitale ma non troppo dalle loro amicizie.
Lei, Ran, professava come insegnate d'asilo in un modesta e piccola località al di fuori della città.
Lui, invece, era sempre fuori per lavoro: un mese poteva essere a New York, un altro mese ancora poteva essere a Parigi e quell'altro ancora a Dubai.
La loro relazione era sempre stata profonda ma ogni tanto la ragazza soffriva dal non poter vivere dei piccoli gesti quotidiani e per l'assenza costante di suo marito.
“Sei sempre via!” “Non sei il solo ad essere stanco quando rincasi dopo una giornata di lavoro!”
“Non ricevo più...le tue solite attenzioni...”
Ma ciò non scalfiva più di tanto: erano a conoscenza di quanto si amassero e quanto quell'attesa ripagasse la loro unione quando si riavvicinavano.

Era felice del suo matrimonio,
anche se suo marito era il suo demonio.
Aveva quel temperamento
che la portava a lamentarsi per non essere mai tenero.
Da più di tre anni però,
riceveva lettere da parte di un estraneo...
Lettere colme di poesia
che le hanno restituito l'allegria.

La vera stranezza stava proprio rinchiusa in quelle parole in rima.
Chi poteva essere quell'ammiratore segreto?
Al paese tutti la conoscevano, sapevano che fosse già sposata per non incombere in una nuova relazione.
Eppure, puntualmente...Quelle poche righe canzonate d'amore le venivano spedite.

Chi le scriveva quei versi? Dimmi chi era...
Chi le inviava fiori a primavera...
Chi ogni 9 novembre,
come sempre senza targhetta...
Le mandava un rametto di violette.


Quei versi le tenevano compagnia durante i suoi periodi di solitudine.
Era come se si immaginasse questo ammiratore passionale alla luce fioca su un'antica scrivania, a comporre quelle rime destinate a lei.
Poteva sentire la sua presenza davanti ai suoi occhi color di viola.
Invece, quelle parole, la scaldavano durante gli inverni più stringenti.

A volte sognava e si immaginava,
come poteva essere colui, che tanto la ama.
Sarebbe un uomo maturo,
con sincerità nel sorriso e amorevolezza tra le mani.
Non sa chi, soffre in silenzio,
chi può essere il suo amor segreto.
E viveva così, di giorno in giorno.
Con l'illusione di essere amata.

Non aveva proferito parola con il suo sposo, dopo tutto non si trattava di qualche insistente malaugurato.
Era come se fosse un secondo amor a distanza.
Rileggendo quelle poesie e annusando i fiori recapitatole per la festa della donna, si inebriava di tutte quelle emozioni che i sensi e le parole le trasmettevano.
Era tutto dettato dalle rime stesse.
Ad ogni 9 novembre, data del suo compleanno, sapeva che, infilato nella porta di casa, avrebbe trovato quel rametto di violette che l'aspettava facendo capolino dall'infisso, mentre sarebbe tornata dal lavoro.

E ogni sera, mentre ritornava il suo sposo,
stanco dal lavoro la sbircia di sottecchi.
Non dice nulla, perchè sa ogni cosa.
Sa di essere felice comunque.


Shinichi scandiva ogni sua movenza attraverso le sue lenti com'era solito fare mentre sedeva sulla poltrona, ingannando con un giornale.

Perchè lui è chi le scrive versi,
il suo amante, il suo amor segreto.
E lei, che non ne è a conoscenza,
guarda suo marito e in seguito... tace.
 
Top
view post Posted on 8/2/2014, 18:05     +1   -1
Avatar

The Dark One

Group:
Member
Posts:
11,839

Status:


e vabbè, partecipo anche io.
la mia mente malata ha partorito questo....
Spero vada bene la lunghezza, più corto di così non ci sono riuscita :P


DECISIONI IMPORTANTI A SAN VALENTINO



Toc Toc
“Capo, è permesso?”
Shihokudo disse di entrare. L’uomo con la panza e gli occhiali da sole pure quando piove entrò nella stanza con passo baldanzoso. “Oh, Voddy. Problemi con la missione barbecue?”
“No, capo. Abbiamo preso tutto il materiale che ci serve, e siamo riusciti perfino a risparmiare sul budget.”
“A chi sarà affidato il compito principale?”
“A Korn. È muto, ma con forchettone e carbonella è un asso.”
“L’importante è che non facciate stare Ginnolo alla griglia, ha il vizio di sparare alla carne se vede che non si cuoce.” La bossa giocherellò con il fascicolo che aveva davanti. “Tutto qui? Serve altro?”
“No, capo. Volevo solamente darle questo.” Voddy tirò fuori un pacchettino colorato dalla tasca. “Buon San Valentino, capo.”
“Oh, ti ringrazio.” La giovane bossa prese il pacchettino, scartandolo. Nella scatolina c’era un grosso cioccolatino a forma di stella. “È per questo che sei il mio preferito.”
“Capo, sa quanto la stimi. Era il minimo che potessi fare. Lei ha sempre avuto fiducia in me, anche se sono piccolo e nero.”
L’omone tirò un lungo sospiro. Anche se i soliti occhiali da sole gli coprivano mezzo volto, la bossa comprese che qualcosa che lo tormentava. Voddy, cosa ti preoccupa? Chiaramente, non è il barbecue annuale dei mibbi.”
“Capo, io…” Il poveretto sospirò di nuovo. Poi scoppiò a piangere. “Ho paura che Ginnolo voglia tradirmi con il panino d’argento!”
“Oh, povero caro.” La bossa si alzò, fece il giro della scrivania e posò una mano sulla schiena curva di Voddy. “Non hai ancora rivelato i tuoi sentimenti a Ginnolo?”
Voddy scosse la testa. “Me ne manca il coraggio. Per lui farei qualunque cosa, anche togliermi gli occhiali, ma…sembra che ai suoi occhi lui non esista.”
Forse sarà a causa di tutti quei capelli. La bossa gli rivolse un sorriso. “Perché non approfitti di San Valentino per dichiararti a lui? Scommetto che hai preparato del cioccolato speciale per il nostro assassino preferito.”
Voddy arrossì appena. “A forma di pistola, come piace a lui.”
“Ottimo! Allora che aspetti?”
“Ma…ma, capo, e se mi rifiutasse? Se mi dicesse che preferisce il panino d’argento? E se mi dicesse che gli piace la giornalista sadomaso, o la Belmotta e le sue gemelle, o…o peggio ancora, il muto????”
“No, secondo me Ginnolo ha occhi solo per te. Altrimenti come si spiega che il suo comportamento?”
“Ma…se mi maltratta sempre! Mi costringe a lavargli la macchina, a comprargli il balsamo, a pettinarlo finchè la sua chioma non splende, a comprargli le sigarette (e devo sempre pagare io)…”
“Le sigarette in realtà le pago io.” ci tenne a precisare la bossa. “Ma non è questo il punto. Il punto è che quando i maschietti sono innamorati si comportano in maniera un po’ bizzarra…insomma, fanno i dispetti alle loro belle e cercano sempre di mettersi in mostra. Sono davvero maldestri.”
Voddy la guardò, speranzosa. “Quindi lei dice che...”
“Parola di bossa! Forza, andiamo a cercare Ginnolo e facciamo una bella dichiarazione d’amore di San Valentino!”
“Ma, capo, non so se…”
“Ti vorrai mica far battere da quel coso liceale?”
Voddy ci pensò su un attimo. “Mmm….no. Mi prenderanno tutti in giro a vita.”
Con entusiasmo, la bossa prese il povero Voddy lo trascinò di peso (non chiedetemi come) fino alla sala relax dei mibbi, dove i cattivoni si rilassavano tra una missione e l’altra. “Ginnolo!”
“Si, capo?” rispose lui, alzando gli occhi dalla pistola che stava pulendo. O almeno, così sembrava, con tutti quei capelli non si capiva bene.
“Voddy deve dirti qualcosa.”
“Davvero?” Gli occhi di Ginnolo si spostarono sul suo collega(o così le sembrò). “Che cosa?”
“Ehm…ecco….io….” Rosso fino alla punta del cappello, il povero Voddy si fece avanti. “Io…io volevo solo…”
“E dai!!!” esclamò la bossa, dandogli una vigorosa pacca e spingendolo verso il biondo capellone (non chiedetemi come). “Forza e coraggio, fratello! Altrimenti ti scordi il campeggio mibbico!”
“No, il campeggio no!!” esclamò Voddy, disperato, e raccolse tutto il suo coraggio a quattro mani e porse il pacchetto a Ginnolo. “Questo è per te, con tutto il mio amore! Buon san valentino!”
“Per me?” Il biondo capellone prese il pacchetto, evidentemente sorpreso. Tutti gli altri osservavano incuriositi ed impazienti. “Con tutto il tuo amore?”
“Si, Ginnolo! Perché io…perché io….ti amooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!”
Gli occhi di Ginnolo si fecero lucidi di lacrime mentre apriva il pacchetto e trovava il suo cioccolato a forma di pistola. “Oh, Voddyno, solo tu sai come farmi sentire felice!”
“Questo significa che…” mormorò Voddy, guardandolo speranzoso.
“Voddy, sei il mio unico e grande amore. Sposiamoci!” esclamò ginnolo, buttandogli le braccia al collo.
“Oh, mio adorato, facciamo fuitina a Gunma! Non posso aspettare il matrimonio!”
“Tutto quello che vuoi, amore mio!”
“Oh, tesoro!”
“Oh, luce dei miei occhi!”
La bossa trattenne un conato di vomito davanti ai due che si scambiavano effusioni, e pure gli altri dovettero trattenersi dal rimettere la peperonata mangiata a pranzo. “Bene, bene! Visto che oggi è San Valentino, prendiamoci una giornata libera e trascorriamola con la persona che amiamo! Ci aggiorniamo a domani per la questione barbecue!”
Ginnolo e Voddy, tutti sorrisi e smancerie, si affrettarono a preparare la valigia. Belmotta e le sue gemelline andarono in cerca del loro panino d’argento, Korn e Chianti dei loro fucili (per una gara, cosa avete capito!), il bel muro telefonò alla sua baronessa nonché collega della bossa, la gnoccalista telefonò al suo nano preferito….
La bossa sospirò, guardò la sala ormai vuota e decise di tornare nel suo ufficio. Eh, stanno proprio crescendo. Presto mi ritroverò una nidiata di piccoli mibbi…
“Segretario Fily!”
Una figura avanzò nell’ombra. “Si, capo?”
“Che ne diresti di cambiare la nostra organizzazione di cattivoni in un’organizzazione che distribuisce pace e amore? Sarà il San Valentino, ma non ho più voglia di sparatorie, morti ammazzate, progetti oscuri…impegnamoci in qualcosa di costruttivo!”
“Dovrò fare ordinare le divise nuove, immagino.”
“Si, basta con questo nero, mi ha stufato. E basta con sti nomi da alcolizzati….andiamo, e portiamo l’amore nel mondo!”
Il segretario pensò che il suo capo fosse impazzito, ma cercò di mantenere un’espressione normale. “Cosa suggerisce, capo?”
“Oggi mi sento in forma, segretario Fily. Dimmi, qual è il caso più difficile e più intricato che esista a questo mondo e che riguardi l’amore? Ma dev’essere bello difficile, voglio mettere alla prova le mie capacità!”
“Ma è sicura, capo? Dopotutto, è una pivella in questo campo.”
“Se sono riuscita a mettere insieme Ginnolo e Voddy, ci riuscirò con chiunque!” proclamò la bossa, fiduciosa. “E poi andrò a prendermi lo scuffiato, che io sia dannata se lo lascerò scappare ancora!”
“Beh, vediamo...ci sarebbe questo caso.”
Segretario Fily le passò una cartella. La bossa al aprì e lesse.

Un liceale sborone e la sua bella principessa sono stati costretti a dividersi da una malefica organizzazione (il capo rise compiaciuta) ed ora lui è imprigionato nel corpo di un settenne e lei lo attende invano facendo la calzetta. Ad Osaka, altro liceale sborone non rimpicciolito ma lampadato si accompagna ad un’altra principessa, ma essendo tonno lui e rompikazue lei, non si quagghia niente. Lo sborone rimpicciolito inoltre è tampinato da Scienziata Pazza che lo ha rimpicciolito e Pucciola Zuccherosa col vizio di farsi rapire; Scienziata Pazza e Pucciola Zuccherosa sono tampinate dal Bro Provolone, mentre CiccioGenta vorrebbe concludere con le sue adorate anguille.
Finto Nano ha uno Zietto che s’addormenta spesso e volentieri, con Moglie Particolarmente Gnocca, ma preferisce andare alle corse dei cavalli o ad ubriacarsi piuttosto che correre la cavallina con la moglie; il vecchio Vicino di Casa è cotto di Amichetta d’Infanzia che ha avuto la fortuna di rivedere dopo 40 anni(ed è pure gnocca), ma si ostina a continuare con campeggi e pranzi con mocciosi.
Poliziotta Gnocca s’è vista arrostire Poliziotto Gnocco , ma per sua fortuna ne ha trovato un altro, Meno Gnocco e Molto Fesso, ma c’ha una certa età, e si è accontentata. Si sono baciati, è vero, ma se qui non ci diamo una mossa, finisce che il matrimonio si celebra nella tomba.
Ciuffo d’Alga prima tampinava Poliziotta Gnocca, poi ha incontrato Maestrina con Orride Tute, e nonostante le orride tute, s’è cotto al forno. Qui urge bacio, d’accordo essere gentiluomini, ma datti da fare.
CiccioChiba avrebbe bisogno di una visita dall’oculista più cura di fosforo, qui manco al primo livello siamo arrivati. Sarà davvero dura.
Spostandoci a Nagano, Ispettore da Sbavo fratello di House e Assistente Gnocca, lei fa un caffè da schifo, ma sembra che lui non veda l’ora di assaggiarlo di nuovo…
Facendo la spola tra America e Giappone, il triangolo non l’avevamo considerato, ma più che triangolo qui è un esagono! Lo Scuffiato Swishante stava con la Sorella Myano Sfigata, poi lei è salmificata e s’è spostato su Velina Bionda dell’Effebiai, poi però l’ha mollata per andare a divertirsi al club del sadomaso con la Gnoccalista, ma c’è anche Biondo Collega di Swissssssssh…


... ... ...

“Capo, che succede? Perché quella faccia?”
Shihokudo chiuse il fascicolo, lo consegnò al segretario Fily e tornò a sedersi alla sua scrivania. Tossicchiò, dandosi un certo contegno. “Allora…chi dobbiamo uccidere domani???”
 
Contacts  Top
Matteo883
view post Posted on 8/2/2014, 19:05     +1   -1




Va beh, provo anch'io, anche se battere mostri sacri come ShihoKudo sarà impossibile.


IN UN GIORNO DI PIOGGIA


Ecco, oggi è un altro San Valentino, una festa che ho sempre odiato, ora più di altre volte, io non ho mai avuto nessuno con cui festeggiarla, nessun uomo, neppure il forte e potente Gin è riuscito ad accendere il mio cuore. Ma ora lui, Shinichi Kudo ci è riuscito, non so nemmeno come ha fatto. Oggi piove, come quel giorno in cui fuggii dall'organizzazione e conobbi Shinichi Kudo, il mio unico vero amore. So bene di non avere alcuna speranza perchè lui è perdutamente innamorato di Ran, praticamente sono ricambiati, e se non fosse per l'antidoto che devo preparare io sarebbero già insieme, però, mi sembra di aver letto di qualcuno che disse che il vero amore era quello non corrisposto perchè solo lì si provano forti emozioni. Mah, io non ci credo, però è anche vero che chi ha lottato per conquistare un amore e ce l'ha fatta ha provato molta più gioia rispetto ad un amore ricambiato fin da subito. Non so nemmeno perchè mi sono innamorata di sarà per il suo sguardo rassicurante, il suo coraggio, la sua sicurezza, la sua onestà, il fatto che mi abbia salvato innumerevoli volte. Certo, è vero che ha anche dei difetti, ad esempio ama pavoneggiarsi e non capisce nulla del cuore delle ragazze, ma non so perchè ma piacciano anche i suoi difetti, perchè alla fine sono quelli a rendere le persone perfette, d'altronde l'amore è riuscire ad accettare anche i difetti degli altri. Se penso che devo essere io a riunire i due promessi sposi sto ancora più male, ma non m'importa se non avrò possibilità, l'importante è che lui sia felice e io sono così innamorata che farò di tutto per aiutarlo a essere felice. Adesso scendo a prendere la posta, il dottore è cosi sbadato che si dimentica sempre di prenderla. Apro la buca e vedo una busta per me, c'è scritto "Ai Haibara", la apro e vedo scritto questo:
"Cara Ai, ti auguro un buon San Valentino, immagino che tu non abbia potuto festeggiarli con l'organizzazione, perciò ti invio questo augurio, tu sei una ragazza bellissima, molto intelligente, che non si fà mettere i piedi in testa da nessuno, una buona amica e sotto quel triste viso una persona dolcissima. Ti auguro ogni bene possibile.

Buon San Valentino, dal tuo amico Conan"

Ho finito di leggere la lettera e sono commossa, Conan ha scritto queste bellissime cose su di me, sono che mi considera come un amica, ma in questo giorno di pioggia dove le mie lacrime si mischiano alle gocce d'acqua sono felice, sono che è strano, ma se si passa del tempo o ricevi complimenti dalla persona amata o passi del tempo con lei sei comunque felice, per questo piango, perchè mi ha dato qualche minuto di felicità. Per me l'amore è questo, restare al suo fianco sempre ed essere sempre felice per lui, bisogna riuscire a volere tanto bene ad una persona per lasciarla andare alla cosa che lo rende felice, anche se ciò fà soffrire te stesso. Io farò così, anche se nel mio cuore spererò sempre che potremmo essere felici insieme.



FINE






P.S perdonate gli errori ma avevo fretta
 
Top
Shiho Love
view post Posted on 8/2/2014, 21:59     +1   -1




Vi spiace se ci provo? Ecco a voi...spero davvero che la apprezziate.


TITOLO:Scomparsi nella nebbia dell'amore

-Ciao...come...
-Stò?
Rispose Shiho a Shinichi,il quale ora la fissava con aria leggermente preoccupata per quanto era appena accaduto.
Shiho era appoggiata ad un'ambulanza,la coperta calda sulle spalle e la ferita al braccio ancora dolorante in seguito alla sparatoria.
-Sai credevo...davvero...per un momento,ho creduto che fosse davvero finita per noi due,in cuor mio,quegli occhi verdi non li dimenticherò mai...non potrò mai dimenticare ciò che fece allora e ciò che ha fatto ora.
Lei si strinse nelle spalle cercando un po' di calore in più...lo sguardo di Shinichi era essente quasi traumatizzato per la prima volta nella sua vita aveva davvero provato la paura.Ma il viso pallido e infreddolito dalla brina di febbraio lo fece destare subito,e si mise di fianco a lei offrendole le sue braccia per scaldarla.La strinse a se e mai come in quel momento le era parsa talmente fragile e indifesa,talmente preziosa per il suo cuore,come uno scrigno di diamanti bianchi e purissimi.
Era da un po' che Shinichi ci pensava, e se le cose tra lui e Shiho non fossero cambiate avrebbe dovuto infrangere la promessa di starle sempre a fianco e difenderla,lui sapeva benissimo che Shiho non era indifesa,in verità era forte,coraggiosa e intelligente,una vera donna con la D maiuscola e non avrebbe lasciato che nessuno lo convincesse del contrario,proprio come aveva fatto Ran in preda all'attacco di gelosia di qualche giorno prima,dopo quella sfuriata non la aveva più riconosciuta,era incredibile come il suo carattere fosse mutato dall'arrivo di Shiho. Ormai erano passati 6 mesi da quando l'effetto dell'apotoxina era andato ad esaurirsi da solo,lui e Shiho erano tornati adolescienti e lui aveva convinto Shiho ad iscriversi alla sua scuola per poterla tenere d'occhio meglio...ma ora...ora che tutto era finito,ogni cosa sarebbe cambiata,infatti erano mesi che Shiho rivangava l'idea di andarsene dal Giappone per andare in America dove aveva scoperto che viveva una sua zia trasferitasi dalla Gran Bretagna anni or sono,Shinichi era sempre riuscito e farle abbandonare l'idea e a farla restare con lui...ora doveva...si doveva,doveva proprio,quella sera stessa,o sarebbe tutto andato a put...
-Senti Shinichi...
Shiho interruppe i suoi pensieri...lo fissava intensamente con gli occhi più luminosi del solito,stava per piangere.
-Posso...posso,per favore...ecco...posso farti una domanda?
-Si...dimmi...(ti prego Shiho ponimi la domanda giusta,ti supplico!)
L'aria era fredda,Shiho pure,Shinichi anche e non è che il clima tra loro fosse più caldo,intanto le sirene della polizia che accompagnavano in carcere "Il corvo" si fecero più lontane,più flebili...quasi un sussurro,proprio come le parole che uscirono dalla bocca di Shiho in quel momento,e che purtroppo non ci è dato sapere...fatto sta che quello che accadde dopo fu un semplice strusciarsi di labbra,un accenno di calore in quella notte gelida di San Valentino (non hai neanche idea ti quanto,in poco tempo,io mi sia innamorato,ossessionato di te,amore mio!)...e due semplici parole di risposta uscirono dalla bocca di Shinichi accompagnate da una nuvoletta di vapore acqueo che scese lungo la guancia fredda e pallida di Shiho...

Quelle a differenza delle altre io le sentii bene,non le dimenticherò mai...ti amo...due paroline di una tale importanza e di una tale intensità che non seppi più cosa pensare,mi misi a piangere...dalla contentezza,contenta del fatto che avesse trovato qualcuno che la amasse come meritava,contenta del fatto che mia figlia avesse finalmente trovato il suo posto e qualcuno che finalmente la avrebbe protetta,qualcuno che proteggesse quel piccolo pettirosso che un corvo pericoloso e spietato avrebbe di lì a poco annientato.
Elena Miyano si voltò e insieme al marito scomparve nella nebbia...Shiho e Shinichi non lo seppero mai!

Giulia Shiho love

Spero di cuore che la mia idea vi sia piaciuta...<3
 
Top
view post Posted on 8/2/2014, 23:55     +1   -1
Avatar

Super detective

Group:
Member
Posts:
4,020
Location:
Oltre la linea dell'orizzonte

Status:


Proviamo è una oneshoot di 4 anni fa che ho scritto e subito dimenticato in una cartella... quindi ora che l'ho ritrovata ho pensato fosse carino farla leggere^^
La coppia non è proprio una di quelle solite... ma che ci volete fare, io sono così :P

- Never Forget -

Una pungente aria invernale avvolgeva completamente quel luogo, apparentemente abbandonato, dove della candida neve aveva ricoperto interamente il paesaggio circostante, creando un velo di tristezza e solitudine.
Nascosto tra la vegetazione si poteva individuare un sentiero di pallidi gradini semi coperti dalla neve, che conduceva a un piccolo cimitero commemorativo.
Incurante del freddo, una ragazzina dai mossi capelli ramati, si mise in ginocchio davanti a una di quelle pietre sepolcrali e accendendo dell’incenso iniziò a pregare per i suoi defunti genitori e per la sorella maggiore.
Ai, apparentemente era questo il nome di quella bambina, in giapponese vuole dire “amore” ed era stato il dottor Agasa a sceglierlo, ma in realtà lei era la diciottenne Shiho Miyano, conosciuta anche con il nome in codice di Sherry.
Il suo carattere duro e scontroso non lo avrebbe mai permesso di mostrare in pubblico il suo dolore, e per questo aveva poche occasioni per manifestare veramente il suo stato d’animo.
Sua sorella le mancava tantissimo, nonostante fossero passati circa due anni da quando gli uomini dell’organizzazione l’avevano uccisa senza la minima pietà. I suoi genitori, invece, non li aveva mai conosciuti e nemmeno ricordava i loro volti, forse erano stati assassinati anche loro da quei criminali che l’avevano costretta a lavorare per loro ad un farmaco in grado di ringiovanire chi lo assume.
Da quasi due settimane, incurante delle condizioni climatiche, la ragazzina si recava in quel posto dall’aria mistica ad accendere dell’incenso sulla lapide di “Masami Hirota”.
Il vero nome di sua sorella era Akemi Miyano, ma l’organizzazione aveva voluto mantenere il nome finto, che la donna si era creata, per evitare sospetti e per questo era stata sepolta in un luogo poco frequentato dallo sguardo di curiosi.
Un senso di grande rabbia pervase la ragazzina, chissà che persona sarebbe diventata se quegli uomini non le avessero stravolto a vita...
Una calda lacrima iniziò a scendere rigandole il volto, quando un rumore di passi la distolse dai suoi pensieri.
“Accidenti” esclamò il nuovo arrivato cercando di farsi strada tra la neve.
Senza dare troppo peso alla presenza di qualcuno, Ai, si asciugò velocemente gli occhi e riprese a guardare il sottile filo profumato emanato dall'incenso salire verso il cielo.
Un rumore simile ad un tonfo, distrasse nuovamente la ragazzina che subito si voltò preoccupata.
“Ah... non volevo disturbarti” si scusò subito il ragazzo, appena scivolato sulla neve “non volevo fare tanta confusione, certo che oggi questa strada è proprio difficile da percorrere”
“Già” annuì freddamente lei, spostando subito lo sguardo.
Il ragazzo si guardò intorno imbarazzato e subito si rialzò, togliendosi di dosso la neve rimasta attaccata ai suoi vestiti.
Cercando di non farsi vedere, Ai, osservò con attenzione il giovane dai mossi capelli castani, dei vivaci occhi azzurri che indossava ancora la divisa scolastica passarle affianco e posizionarsi davanti ad una lapide poco distante.
“Ciao papà” saluto lui con disinvoltura, spostando la neve che si era appoggiata sulla pietra.
Non era la prima volta che lo vedeva, da quando aveva iniziato ad andare a pregare per la sorella, lo trovava spesso lì a pregare sulla tomba del padre.
Tempo prima, vinta dalla curiosità, la ragazzina andò a leggere il nome riportato sulla pietra.
Toichi Kuroba.
Dopo qualche minuto, in assoluto silenzio, Ai si alzò in piedi e, dopo aver salutato per un’ultima volta la sorella, si decise a tornare dal dottor Agasa che la aspettava in macchina all'inizio del viale innevato.
“Ehi!” la chiamò il ragazzo, alzandosi a sua volta “Stai attenta, è parecchio scivoloso”
Ai si voltò per rispondergli quando, mettendo il piede in fallo, perse l'equilibrio.
La caduta fu tutt'altro che dolorosa, anzi...
“C’è mancato poco” sospirò il moro sorreggendola tra le sue braccia “tutto bene signorina?” domandò notando che Ai teneva ancora gli occhi socchiusi.
“S-si, grazie... un salvataggio perfetto” rispose lei riprendendosi e accennando un sorriso.
“Oh, finalmente ti vedo sorridere!” esclamò lui sistemandole un ciuffo di capelli che le era finito davanti al viso “ti ho notata varie volte, ma non ti ho mai vista sorridere”
“Beh, non penso che questo sia il posto più indicato...” ribatté lei fingendosi offesa.
“Effettivamente... ad ogni modo, io sono Kaito, Kaito Kuroba” disse porgendole la mano in segno di saluto.
“Ai Haibara” rispose lei ricambiando.
“Accidenti, hai le mani congelate” esclamò Kaito “non hai dei guanti?”
Ai fece segno di no col capo e Kaito le prese le mani tra le sue per scaldarle.
“Come può una signorina elegante come te, andare in giro senza dei guanti”
“Veramente io...”
"Crede nella magia signorina Haibara?" la interruppe Kaito.
"Io... beh no..."
"Ahi ahi... allora mi permetta di farle vedere qualcosa di... magico" Kaito avvicinò il viso alle mani di lei e con dolcezza vi soffiò sopra.
Ai lo osservò curiosa, mentre lui iniziava un conto alla rovescia.
“Tre... due... uno...” e tra le mani di Ai apparve un pacchettino regalo con la carta di un color rosso acceso.
“Questo è per te, mia dolce signorina” sorrise lui.
“Ma c-come...” balbettò Ai.
“Diciamo che sono un’artista! Me la cavo bene con i trucchi di magia” sorrise lui tornando sui propri passi “Aprilo dai! Guarda che quello è un mio regalo per te”
Leggermente imbarazzata, Ai, scartò subito il regalo scoprendo al suo interno un paio di guanti di un tenue color indaco.
“Aspetta! Non posso accettarli!” esclamò lei guardando in direzione di Kaito che si era già allontanato tra la vegetazione, fino a svanire completamente.
Vinta dal freddo, Ai si mise quei guanti che le provocarono un piacevole tepore alle dita e, avvicinandoli al volto, sentì chiaramente un buon profumo.
Il suo profumo.
Ai arrossì appena e voltandosi verso la sorella le sussurrò dolcemente “a domani Akemi” per poi avviarsi nuovamente verso la macchina di Agasa.

Il giorno seguente, Kaito, tornò a visitare la tomba del padre quando rimase sorpreso nel notare, appoggiata sulla lapide, una splendida rosa bianca che sul gambo aveva annodato un nastro rosso con un biglietto.
Il ragazzo prese subito il foglio e, iniziando a leggerlo, non riuscì a trattenere un sorriso.
“Solo un piccolo omaggio per ringraziarti di ieri, anche se, il vero regalo è stato incontrarti... a presto, Ai”
 
Top
view post Posted on 9/2/2014, 19:18     +1   -1
Avatar

Criminologo esperto

Group:
Member
Posts:
1,369
Location:
Londra, 221b di Baker street, Coinquilino di Mr. Sherlock Holmes e del Dottor John H. Watson

Status:


woah, questa sarà una sfida accesa, molti dei migliori scrittori del forum sono qui, e poi ci sono io di mezzo xD
l'anno scorso parteciparono 4 galli (?) me compreso xD
beh, diamoci da fare è ora di far scappare qualcuno a gambe levate :D
Ah vorrei dedicarla a Marple's Apprentice (chiunque perderà 4 secondi a leggere la mia firma ne comprenderà il motivo :3)
(il titolo è l'unica cosa in comune con hawtorne)

A Scarlet Letter

Ai chiuse la busta per lettere che aveva davanti e la ripose nel cassetto.
Un regalo prima del nostro addio definitivo
Sorrise rassegnata, ormai si era messa il cuore in pace: dopo la sconfitta definitiva dell'organizzazione sapeva che trovare l'antidoto sarebbe stato semplice.
Si alzò dalla scrivania e andò verso la cucina di Agasa.
Mi spiace lasciarla sola qui professore, ma non credo di poter rimanere
Scritte di fretta un biglietto e lo lasciò nel cassetto delle posate, il professore l'avrebbe trovato solo al momento giusto è così che doveva essere.
Aprì il frigorifero e controllo il cioccolato.
San Valentino non le era mai andato molto a genio: tutte quelle coppie che si scambiavano effusioni... no, non faceva decisamente per lei.
Chiuse il frigo e si avvicino alla finestra, osservando il celo notturno vecchi ricordi tornavano in superficie, ma non era a quegli oscuri attimi che voleva volgere la sua mente in quel momento.
Osservò la luna, brillante come non l'aveva mai vista.
Forse pensò la bambina E' perché non l'ho mai guardata con questi occhi
Altri ricordi le riempirono la mente, ma il lasciarsi andare a quei ricordi era per lei un dolce naufragar.
Sorrisi sinceri, spesso rivolti solo a lei.
Le vennero in mente quei versi del poeta italiano
Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense

La storia di Paolo e Francesca l'aveva sempre affascinata in particolar modo: due anime che per passione amorosa affrontano la morte e anche se vengono relegati all'inferno e affrontano il vento della furia divina non si separano, le loro mani sono sempre intrecciate.
Ai sorrise, sperando che quel momento sarebbe arrivato anche per lei.
Ai pianse, sapendo che quel momento non sarebbe arrivato anche per lei.
Ricordava e Ricordava, non le rimaneva altro se non il rimembrare.
Si allontanò dalla finestra e fece per tornare alla sua stanza, quando un rumore attirò la sua attenzione: era un tonfo.
Pensò di esserselo immaginato, ma eccolo ancora, veniva dalle sue spalle.
Si voltò appena in tempo per vedere un sassolino lanciato contro la finestra.
Guardò fuori, verso la strada stavolta.
C'era un bambino, no non era la definizione giusta, c'era IL bambino.
Quel bambino che l'aveva fatta sua.
Ai gli fece cenno di aspettare e si affrettò ad infilare il cappotto, ma poco prima di uscire guardò l'orologio a parete
00:01 giusto in tempo direi
Si affrettò a prendere quella lettera dalla busta scarlatta.
Quando uscì il bambino era seduto lì, ad aspettarla.
Si scambiarono i saluti e poi fu il silenzio.
Sembrava che non avessero niente da dire, ma in questo, come in molti casi, la verità si celava dietro l'apparenza.
Ai sentiva la lettera premere contro il petto e Conan sentiva un ansia che mai pensava lo avrebbe preso.
E come diceva un'antico poeta:
E mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.

Ai estrasse la lettera dalla propria giacca.
"Questa è per te" un sussurro era tutto quello che poteva dare in quel momento.
"Grazie, anche io ho una cosa per te" un'altro sussurro.
In quel momento entrambi non riuscivano a far altro che sussurrare.
Il silenzio regnò sovrano per alcuni secondi mentre entrambi osservavano ciò che gli era stato dato.
Ai osservò la busta di un blu intenso, così intenso da perdersi nel buio della notte.
Conan osservò la busta di un rosso scarlatto, così intenso che sembrava rischiarare la notte.
"Posso aprirla?" Era stata Ai a detronizzare quel tiranno che era così difficile da scacciare.
"Certo"
Entrambi aprirono la busta e per entrambi il tempo sembrò fermarsi mentre leggevano.

Questa lettera dovrebbe arrivarti quando sono già lontana o forse te la darò io stessa, non credo di poter controllare questa decisione.
Me ne vado. Se c'è una brutta notizia da dare meglio darla subito no?
Non credo di poter rimanere qui ancora a lungo, non dopo aver capito che stare con te significherebbe una seconda morte interiore.
Mi hai già riportata in vita una volta, non voglio sprecare questa seconda opportunità.
Devo tuttavia dirti una cosa prima, una cosa che credo risponderà ad ogni tua domanda: Ti amo
Sei un detective immagina il resto, so solo che rimanere qui mi ucciderebbe, per cui questa lettera la scrivo per dirti anche addio o forse ciao, questa è un'altra cosa su cui non ho controllo.
Tua
Shiho Miyano


Non so nemmeno cosa scrivere in questa lettera.
Ormai questo tipo di comunicazione si utilizza quando a voce non si riesce ad esprimere qualcosa, ma non mi succede spesso.
Ai... no Shiho, voglio ringraziarti: per due anni mi sei stata vicina, sei stata l'unica vera amica che ho avuto, l'unica cosa a cui potessi aggrapparmi, ma nonostante questo mi sono mostrato forte, perchè tra di noi quella che aveva bisogno di un appiglio eri tu.
Shiho, scrivere una cosa del genere mi è davvero difficile. Non saprei nemmeno da dove cominciare, per cui l'inizio credo sia la scelta migliore.
Io ti amo Shiho Miyano.
Un po vecchio stile come dichiarazione non trovi?
Ciò non toglie che io non abbia la minima idea di come comportarmi o di come...


Ai interruppe la lettura e con le lacrime agli occhi si voltò verso Conan.
Gli sguardi di due adolescenti si incrociarono e le labbra di due bambini si sfiorarono.
La luna, muta spettatrice, rischiarava la scena e nulla si muoveva nel silenzio della sera.
 
Top
Sarah Smith
view post Posted on 11/2/2014, 21:11     +1   -1




Alla fine ce l'ho fatta e questo è già tanto, come ho già detto non scrivevo da un po', quindi non so se ritenermi soddisfatta o meno di questa shot.
L'idea iniziale era completamente diversa, ma visto che non sono riuscita a svilupparla l'ho tralasciata.
Ammetto che è stata dura non farli finire sopra qualcosa riuscire a terminarla, avevo anche sfiorato l'idea di non partecipare, ma alla fine il buon senso ha avuto la meglio.
Quindi ecco il mio regalo di San Valentino per voi.

Give me love



"Heiji dai aiutami con queste scatole"
Ma è mai possibile che quando c'è bisogno di quel simpaticone debba sparire ogni volta?
Il fatto che abbia accettato di convivere con lui non significa che la cura della casa riguardi solo me, ma a quanto pare il caro detective ha tralasciato questo -piccolo- dettaglio.
Scendo le scale che conducono al soggiorno e lo trovo intento a leggere un giornale, ecco come si aiuta in casa: leggendo seduto per terra!
"Heiji mi ascolti o no?!" sto perdendo la pazienza, è quasi ora di cena e non ho ancora preparato nulla, mentre lui è tranquillo come se la casa fosse perfetta.
Al mio ennesimo richiamo alza lo sguardo su di me e sbatte le palpebre, sembra che sia appena caduto dal pero, espressione che gli dona parecchio tra l'altro.
"Hai bisogno di qualcosa?"
Spero con tutto il cuore che mi stia prendendo in giro, come se non bastasse oggi è anche San Valentino e lui se n'è dimenticato.
Allargo le braccia in un gesto eloquente, indicandogli il salotto spoglio e tutti gli scatoloni impilati alcuni aperti ed altri ancora chiusi.
"Non pensi che leggere il giornale comodamente seduto su una poltrona sia più soddisfacente?"
"E tu non pensi che sia seccante per me sentire le tue lamentele dopo una giornata di lavoro?"
Rimango spiazzata, mi inumidisco le labbra e alzo le mani in segno di resa.
"Come vuole lei, signore, adesso vado a preparare la cena."
A quelle parole, però, scatta e mi blocca, afferrandomi per il polso: che ho fatto adesso?
Lo guardo e abbasso lo sguardo su quella presa, interdetta, non penso di aver detto niente di che.
"No, vai a cambiarti metti un bel vestito e poi torna qui."
Mi sorride e quel sorriso mi fa perdere un battito: maledetto solo lui riesce a farmi questo effetto, sospiro e mi ritrovo ad annuire, magari mi porta a cena fuori almeno non devo pensare a cucinare.
"Magari mi lasci il polso." mormoro accennando a quella presa ancora viva che, in un certo senso, mi fa fremere; Heiji guarda la sua mano intorno al mio polso e accenna un sorriso imbarazzato, liberandomi subito dalla stretta.
"Scusa, adesso però vai!"
Quanta fretta penso tra me e me, mentre mi avvio su per le scale, per raggiungere la camera da letto, chissà perché è l'unica stanza che ha voluto sistemare, ma non ci vuole un genio per capire le ragioni quel furbastro.
Mi osservo allo specchio e sistemo la gonna del vestito, inclinando il capo da un lato, sicuramente andrà bene, è un abito nero, stretto in vita, mentre i capelli sono sciolti e ricadono sulle spalle.
Il rumore dei tacchi risuonano per la casa quando scendo le scale, ma di Heiji nessuna traccia, la casa è buia e io ci sto capendo sempre meno fino a quando non sento una musica di sottofondo, un po' titubante, raggiungo la fonte di quella musica e resto spiazzata: la cucina è illuminata solo dalla luce di alcune candele e il tavolo è apparecchiato alla perfezione con al centro un mazzo di rose.
"Heiji..."
Mormoro sorpresa, portando una mano vicino alle labbra schiuse, lui mi si avvicina e mi porge una mano sorridendo.
"Mi permette questo ballo?"
Mi guarda con quel suo sorrisetto sbruffone, mentre io lo prendo per mano ritrovandomi stretta tra le sue braccia in pochissimo tempo.

Settle down with me
Cover me up
Cuddle me in
Lie down with me
Hold me in your arms


"Ammettilo eri convinta che me ne fossi dimenticato..."
Sussurra mentre mi accarezza la schiena con una mano, abbozzo un sorriso e mi stringo maggiormente a lui, stringendogli la mano.
"Posso avere qualche dubbio ogni tanto, no?"
Mormoro, ridacchiando contro il suo petto, è vero ho dubitato di lui visto che ha fatto finta di niente per tutto il giorno, ma con questa sorpresa si è fatto perdonare, eccome se lo ha fatto.
Ci muoviamo lentamente intorno alla stanza, seguendo il ritmo della canzone, porto una mano tra i suoi capelli e li accarezzo lentamente, intrecciando tra le dita alcune ciocche scure.
"Sei la solita Toyama."
Sbuffa divertito mentre mi fa fare una giravolta, per poi stringermi nuovamente a sé.

Your heart's against my chest
Lips pressed to my neck
I've fallen for your eyes
But they don't know me yet
And the feeling I forget
I'm in love now


Sento il battito del suo cuore e non posso a fare meno di sorridere, batte forte quanto il mio per questo mi stringo maggiormente a lui sospirando: ci sono giorni in cui penso a quanto sia stata meravigliosa la mia vita negli ultimi anni accanto all'uomo che amo, durante l'adolescenza non avrei scommesso neanche uno Yen su una nostra possibile relazione e invece eccoci qui, più innamorati che mai.
Mi prende delicatamente il viso tra le mani e ci ritroviamo occhi negli occhi, sorrido e porto le mani sulle sue, accarezzandogli il dorso con i polpastrelli. Heiji ricambia il mio sorriso e senza dire una parola poggia le labbra sulle mie, togliendomi il respiro per la seconda volta in questa serata così perfetta.

Kiss me like you wanna be loved
Wanna be loved
Wanna be loved
This feels like I've fallen in love
Fallen in love
Fallen in love


Ricambio il bacio, sfiorandogli le labbra con le mie, sono morbide ma al tempo stesso un po' ruvide, per questo mi fanno impazzire maggiormente. Sorrido tra un bacio e l'altro, schiudendo gli occhi per poterlo guardare è così bello il mio Heiji, passerei ore intere a guardarlo, non cambierei niente in lui, perché è perfetto così com'è.
"Ma come farei senza di te?"
Sussurro, accarezzandogli il viso e successivamente i capelli, sarei persa in effetti, anche perché nessun altro ragazzo è in grado di farmi provare questi sentimenti così profondi e intensi.
Heiji non mi risponde, so che non è il tipo da smancerie e questa serata è un'eccezione ma gliene sono immensamente grata perché ha dimostrato di amarmi e questo è quello che conta.

Settle down with me
And I'll be your safety
You'll be my lady
I was made to keep your body warm
But I'm cold as, the wind blows
So hold me in your arms


Con lui ho trovato un porto sicuro, dove rifugiarmi quando le mie incertezze mi assillano, quando non sono sicura di me stessa o di quello che faccio, Heiji è il punto di riferimento, la mia casa, il mio amore e forse non si rende conto di quanto sia diventato importante e, soprattutto, indispensabile per me.
Gli schiocco un altro bacio sulle labbra e torno a guardarlo, cingendogli il collo con le braccia, le sue mani, grandi e calde, sono poggiate sui miei fianchi e percepisco la loro stretta possessiva, mentre mi tengono stretta, come se non volesse farmi scappare.

Yeah I've been feeling everything
From hate to love
From love to lust
From lust to truth
I guess that's how
I know you
So hold you close
To help you give it up
So kiss me like you wanna be loved
Wanna be loved
Wanna be loved


"Sei felice?"
Mi domanda mentre continua a guardarmi con un sorriso in grado di sciogliere chiunque, gli occhi ridotti a due fessure azzurre, quasi liquide, mi scrutano come se stesse cercando la risposta nei miei occhi.
Che indovini da solo la risposta, ovviamente sono felicissima e si capisce, per questo premo nuovamente le labbra sulle sue, stringendomi a lui.
"Anche io sono felice."
Sorrido tra le sue labbra e gli scompiglio i capelli, socchiudendo gli occhi.
"Ti amo, Heiji."
Mormoro, poggiando la fronte sulla sua spalla, il cuore mi batte all'impazzata e sicuramente se ne sarà accorto anche lui data la vicinanza tra i nostri corpi.
"Ti amo anche io, Kazuha."

This feels like I've fallen in love
Fallen in love
Fallen in love


The end



Edited by Sarah Smith - 11/2/2014, 23:05
 
Top
view post Posted on 12/2/2014, 09:08     +1   -1
Avatar


Group:
Utente
Posts:
6,137
Location:
Upside down world

Status:


Ci provo anch'io!

"How I met your mother"

Heiji vide una foto e incominciò a ricordare... Un curioso sorriso apparve sulle sue labbra...Una foglia... Ecco come tutto è iniziato.

Aveva appena finito di risolvere un caso difficile, dove lui insieme alla polizia di Osaka, con la quale collabora spesso, è riuscito ad incastrare per un triplice omicidio, uno dei capi degli Yakuza a Osaka, Yoshiro Kudamane.
Mentre stava finendo di discutere i dettagli del caso con l'ispettore Otaki, si accorse che dietro di lui c'era una ragazza.
Era molto carina, infatti mentre Heiji parlava della dinamica dei fatti, di colpo smise, mentre si sorprendeva a fissare quella ragazza. Otaki gli disse: "Ehi, Heiji ci sei? Stavi descrivendo di come Kudamane è fuggito, dopo essersi sbarazzato dell'arma del delitto nel fiume."Heiji imbarazzato riprese il discorso: " Sì... ehm.. Kudamane successivamente, è fuggito con una delle canoe che erano attraccate lì vicino, e che sarebbero dovute servire per la regata. Kudamane non si è accorto dell'errore, che gli è stato fatale durante la caccia all'uomo, perchè era sera inoltrata, e lui essendo nato e vissuto a Nikko, non poteva sapere della regata annuale."
A quel punto Otaki disse:"Capisco. Per nostra fortuna Kudamane ha fatto quell'errore, e siamo riusciti a catturarlo."
Mentre Otaki parlava però, Heiji non stava ascoltando, era invece intento a seguire con lo sguardo la ragazza che stava salendo in una macchina.
I giorni passarono ma Heiji si ricordava ancora quella ragazza, perchè gli sembrava di averla già vista... ma non riusciva a focalizzare l'immagine che aveva in mente.
Dopo una settimana rimase coinvolto in un altro caso, ma questa volta, anche se la polizia brancolava nel buio ed aveva tre sospettati, per lui era ovvio chi fosse il colpevole, ma non riusciva a capire come avesse fatto ad uccidere la vittima. Esaminando la scena del crimine, non capiva come diamine avesse fatto l'assassino, il signor Kaminari, a uccidere sua moglie Shizune, ma si sapeva che erano state trovate delle tracce di qualcosa simile alla terra nei polmoni della vittima.
Mentre si arrovellava sul problema, decise che sarebbe stato meglio se fosse uscito un'attimo dalla casa, a prendere un po' d'aria fresca, e si appoggiò e,successivamente si sedette vicino ad un acero a riflettere.
Poco dopo successe qualcosa che catturò la sua attenzione. Qualcosa di estremamente semplice, eppure... Era qualcosa di estremamente importante.
Una foglia stava cadendo dall'albero e planando, si andò a posare sul viso di Heiji. Una persona che era lì vicino tolse la foglia dal viso del detective, ed Heiji d'un tratto si alzò di scatto esultando: "Ho capito come ha fatto! Ho capito!" - mentre prendeva per le spalle la ragazza, che sorpresa dal gesto rimase immobile. Subito dopo Heiji corse all'interno della casa, lasciando interdetta ed incuriosita la ragazza.
Una volta rientrato sulla scena del crimine, disse al capo ispettore Toyama: "Raduni qui tutti i sospettati! So chi è stato e come ha fatto!"
L'ispettore, anche se era alquanto scettico, radunò i tre sospettati : il signor Hirai, la signora Mika e infine il signor Kaminari.
Heiji incomincio a spiegare che, l'unico che poteva aver commesso l'omicidio era il signor Kaminari, il marito della vittima. Il movente era il fatto che, la signora Shizune, avesse tradito il marito con il signor Hirai. Successivamente spiegò che, il signor Kaminari, dopo aver sedato la moglie con dei sonniferi, gli ha fatto inalare delle foglie del giardino tritate finemente affinchè soffocasse.
Mentre stava spiegando, si accorse che la ragazza lo stava guardando interessata, e si continuava a chiedere mentalmente: "Dove? Dove l'ho vista prima?"
E la risposta non tardò ad arrivare. Una volta conclusa la spiegazione, la ragazza rivolta all'ispettore capo Toyama disse:" Papà, hai visto che bravo? È riuscito a risolvere il caso!"
E sentendo quella voce, un turbine di ricordi riaffiorò alla mente di Heiji.
Allora Heiji aveva solo 7 anni, viveva Tottori ma in seguito, lui e la sua famiglia dovettero trasferirsi improvvisamente perchè suo padre, Heizo, era stato chiamato in servizio ad Osaka.

~ 11 anni prima ~

"Heiji, smettila di lasciarmi indietro! Giochiamo insieme a nascondino, dai" Disse la ragazza.
"Kazuha, piantala! Voglio esercitarmi a kendo! Tu non mi saresti d'aiuto visto che sei una ragazza." Disse lui, facendo l'indifferente al suo rimprovero.
"E che ci vorrà mai a menare quel pezzo di legno come fai tu!" Disse Kazuha molto seccata.
"Va bene... come vuoi - disse sospirando Heiji - giochiamo a nascondino."


Questo e tanti altri ricordi, vennero in mente a Heiji, il quale sorrise. Adesso ricordava bene chi era! Era la sua amica d'infanzia Kazuha! Si diede dello stupido perchè, nonostante conoscesse anche il padre di Kazuha, non si ricordò mai di averlo incontrato in precedenza.
Avvicinandosi ai due Toyama, cercando di non sembrare impacciato, disse fiero:"Che ve n'è sembrato della mia deduzione?"
Kazuha volendo giocare il detective disse:"Bè non darti tante arie! Si capiva benissimo che era stato il signor Kaminari."
Ginshiro, il padre di Kazuha, invece si congratulò col giovane:"Ben fatto! Il tuo aiuto è sempre fondamentale nella risoluzione dei casi."
A quel punto tutti stavano andando via dalla scena del crimine, compresa Kazuha! Non poteva perdere quell'occasione!
Siccome Kazuha stava precedendo il padre, Heiji decise di giocare il tutto per tutto, dicendo all'improvviso alla ragazza:"Ehi, non ti ricordi proprio di me?"
E a quel punto fu Heiji a rimanere di stucco:" Sì, sei il ragazzo idiota, fissato col kendo, che non mi ha nemmeno salutata quando si è trasferito!"
Ma il detective era troppo stupito dalle parole della ragazza per arrabbiarsi e si mise a ridere.
Kazuha lo guardò stranita e disse:"Che hai adesso, Heiji?"
Heiji disse:"Quanto sono felice di averti rincontrata! Quando ci trasferimmo non feci in tempo a salutarti... mi dispiace molto che ci siamo lasciati così..."
In quel momento, l'ispettore arrivò vicino a loro disse:"Kazuha, io devo andare a sistemare un po' delle scartoffie del caso; ma vedo che c'è qui un tuo vecchio amico, quindi vi lascio soli."
Heiji sempre più confuso dalle parole del capo ispettore disse:"Ma allora... lei mi ha riconosciuto e non mi ha detto nulla?"
E l'ispettore beffardo rispose:"Volevo vedere quando te ne saresti accorto." concluse ridendo.

I due cominciarono a discutere, di come avevano trascorso gli anni in cui non si erano sentiti, e capirono subito che tra di loro c'era qualcosa di più che un'amicizia. Riallacciarono il loro rapporto, ricominciarono a sentirsi frequentemente: prima al cinema, poi al bar, in piscina, insomma ogni luogo andava bene per incontrarsi e prima che se ne rendessero conto, la loro divenne una vera e propria relazione, anche se, entrambi non avevano il coraggio di confessare i propri sentimenti all'altro.
Dal caso in cui la riconobbe passarono dei mesi, e sembravano sempre più legati.
Un giorno, però, Heiji notò che c'era qualcosa di strano nel comportamento di Kazuha ma non gli diede peso...
Il giorno dopo, suo padre Heizo, gli disse che Kazuha era stata rapita da Kudamane, che era evaso il giorno prima dal carcere. Il criminale, a quanto pare, chiedeva che gli fosse cancellata la pena, per rilasciare la ragazza.
Heiji era disperato. Lui amava Kazuha e non avrebbe voluto perderla per nulla al mondo!
Incominciò a piangere... Sapeva di aver perso l'occasione della sua vita!
Gridò:"Kazuha!!"
E in quel momento pensò di avere le traveggole, perchè Kazuha era sulla soglia di casa e disse:"Heiji, che hai? - sorridendo come faceva sempre -"
Heiji non si trattenne dalla gioia e le andò incontro e la baciò.
Kazuha successivamente gli spiegò che, era tutto un piano di suo padre per catturare nuovamente Kudamane, infatti la polizia era a conoscenza del piano del criminale, e il padre di Kazuha, la sera dell'evasione di Kudamane, suggerì un'idea azzardata quanto geniale. Chiedere all'agente Niki di fare da esca al posto di Kazuha, visto che aveva una corporatura simile a quella di Kazuha. Il piano si svolse con successo dato che, Kudamane abboccò all'esca e venne catturato dall'agente.

A quel punto Heiji chiuse l'album di matrimonio e disse:"Allora Kanjuro, ti è piaciuta la storia di come ho conosciuto la mamma?"

Edited by doitokatuki - 13/2/2014, 15:15
 
Web  Top
Il Cavaliere Nero
icon12  view post Posted on 12/2/2014, 17:05     +1   -1




Salve ragazzi! Appena ho letto del contest ho colto l’occasione per ricominciare a scrivere su DC, visto che latitavo da un bel po’ xD E poi ho visto che su questa coppia nonostante le probabili previsioni non ce n’è tanto di materiale, ci abbiamo scritto in pochissimi…e allora eccomi :P Spero vi piaccia! Una piccolissima precisazione perché, ripeto, non scrivo da un po’ xD Le parole tra virgolette sono i dialoghi, mentre quelle tra trattini in corsivo sono i pensieri. Detto questo…siate clementi :)





Gioco del destino


Il vibrare del cellulare nascosto sotto il cuscino lo svegliò bruscamente.
Il piccolo investigatore si alzò di scatto come riscosso da un incubo, trovandosi a sedere sul tatami. Lanciò un’occhiata alla sveglia di Kogoro, la quale segnava le sette meno un quarto.
-Ma chi accidenti…- inveì nella sua mente, già pronto ad urlare contro ad Hattori di piantarsela di chiamarlo a quell’ora del mattino per invitarlo a Osaka, sfidarlo a una prova di deduzioni, prenderlo in giro per Londra o qualunque altra stupida motivazione lo spingesse a disturbarlo.
Ma quando mise la mano sotto il guanciale scoprì che la chiamata in entrata non era sul telefonino di Conan, bensì su quello di Shinichi.
“R-Ran?” si fece scappare appena lesse il nome della sua amica sul display. Si tappò poi la bocca con una mano, alzando immediatamente gli occhi verso Kogoro nella paura d’averlo svegliato: ma quello ronfava privo di qualsiasi cognizione, un rivolo di saliva che gli colava dalla bocca e le braccia abbarbicate attorno ad un cuscino che, col massimo delle probabilità, stava sognando avesse le forme di Yoko Okino.
Afferrò il modulatore vocale e fece per correre in bagno; ma proprio quando aprì la porta s’imbattè nella figura di Ran che, dandogli la schiena, era di fronte il lavabo e picchiettava con ansia l’indice su un piatto umido. Con le stesse falcate che avrebbe utilizzato per accerchiare Bourbon e prenderlo alle spalle, s’infilò in bagno, chiudendo la porta come fosse di porcellana.
S’affrettò a regolare il modulatore e poi rispose:
“Ehi, ciao Shinichi! Come stai?” la voce tradiva una recitata ostentazione di calma.
“Ran!” si finse sorpreso. Il timore che la ragazza potesse decidere di chiudersi in bagno perché Kogoro non la sentisse, e l’imbarazzo provocato dal ricordo dei fatti di Londra lo spinsero ad essere un po’ troppo brusco:
“Come posso aiutarti? Hai bisogno di qualcosa?”
“Ah…beh, io…Hai fretta per caso?” s’accigliò.
“No! Cioè sì…in, in verità sto lavorando a quel caso e…”
“Non hai nemmeno un minuto?”
Conan ebbe un brivido freddo a percorrergli la schiena.
-Oh oh…- realizzò, e cercò di rimediare: “Ma sì, è solo che…”
“No no, capisco. Non ti preoccupare!” Si rivelò improvvisamente comprensiva.
“Volevo solo ricordarti di oggi pomeriggio! Parleremo di più quando ci vedremo!”
“Oggi pomeriggio?”
-Vederci?- Cadde dalle nuvole, perciò non riuscì a mordersi la lingua: e stavolta Ran non fu tanto comprensiva.
“Te ne sei dimenticato? Ti avevo mandato un sms, Shinichi! Ho la finale delle gare di karate!!” lo rimbeccò.
-Come potrei dimenticarmene? Nelle ultime settimane hai passato più tempo in palestra che a casa…- pensò con una buona dose di fastidio, visto tutto il tempo che era stato costretto a trascorrere con il suo Ojisan.
“No, certo che me lo ricordo! Ti avrei telefonato più tardi per darti l’in bocca al lupo! Non cominci a mezzogiorno?”
“Telefonarmi? Come sarebbe a dire?” Poi le parole fatali:
“Non verrai?”
Il silenzio che seguì non le diede necessità di risposta.
“Shinichi!!”
Lui sospirò.
Dopo quel che le aveva detto – per di più rincorrendola e trattenendola con vigore per un braccio, guardandola con gli occhi seri di chi non accetta di rimanere inascoltato e il tono di voce sicuro: “Il cuore della donna che amo…come potrei dedurlo?”- quel diniego diventava ancor più pesante. Gli dispiaceva enormemente essere costretto a dirle di no, ma come avrebbe potuto mentirle? Assicurarle la sua presenza e poi non presentarsi sarebbe stato ancora peggio; e poi lei non si meritava tante bugie.
Aveva in tutti i modi cercato di convincere Ai a concedergli una pillola di antidoto, soltanto una di tutte quelle che portava sempre con sé in un dispenser, come fossero caramelle per la gola.
Non mille, una! La sua domanda si era di molto adattata alle esigenze, eppure Haibara s’era rifiutata ugualmente.
“Perché tu possa di nuovo dare sfogo al tuo ego e metterci in pericolo tutti? Puoi scordartelo, Kudo-kun. Mi dispiace per la signorina dell’agenzia investigativa, ma non saremo braccati dall’Organizzazione a causa di un paio di mosse di karate.” La risposta della sua solita ironia lapidaria, prima che gli voltasse le spalle e riprendesse come nulla fosse accaduto a sfogliare la sua rivista di moda.
“Non posso, Ran…”
“Ma come non puoi? Mi avevi risposto dicendo che avresti fatto il tifo per me, me lo ricordo benissimo!”
“Sì, certo, ma intendevo dire che…”
“Che cosa?”
“Che…che avrei fatto il tifo per te! E’ una cosa che si dice, no? Non intendevo dire che sarei venuto!”
“E’ una cosa che si dice??” lo rimbeccò, la voce tanto alta che il giovane detective la udì ben distinta in due: quella che proveniva dalla cornetta e quella che proveniva dall’adiacente cucina.
Sospirò ancora, frustrato. Ma quel sospiro che voleva essere uno sfogo per il dolore che lui stesso provava nel pronunciare quelle parole fu equivocato dalla ragazza per fastidio di fronte alla sua insistenza.
S’indispettì e non gli permise di terminare la frase.
“Ascolta, Ran. Io sono…”
“Tu, tu, tu! Sempre tu! Ed io che cosa sono, eh, Shinichi?” s’infuriò.
“Cosa sono io?”
Quindi interruppe la linea troncando la conversazione.
Quando Conan, sconsolato, uscì dal bagno la cucina era vuota.
Attese per un po’ che sbollisse la rabbia finchè anche Kogoro non lo raggiunse attorno al tavolo privo di qualunque cibo.
Sostituì al classico “Buongiorno” un’affrettata constatazione: “Cos’è questa novità?” prima di domandargli:
“E Ran? Dov’è?”
Conan gli indicò la porta della sua stanza, categoricamente chiusa, anzi barricata.
“Va’ a svegliarla, su! Dobbiamo essere lì per tempo, e poi dobbiamo anche passare a prendere Eri.” Sbuffò, seccato.
“Io…” tentennò.
Non voleva, non poteva vederla piangere ancora.
Abbassò gli occhi, cercando di elaborare un pretesto per eludere quell’incarico, ma non ce ne fu bisogno: la porta si aprì, e una Ran ancora abbastanza incollerita - ma con gli occhi ben lucidi che Conan non attribuì, come Kogoro, all’insonnia tipica della notte pre-gara .
“Co-conan!” subito lo chiamò, e quando il bimbo alzò gli occhi si ritrovò quelli di lei ben puntati sul suo volto.
Sudò freddo: che avesse capito…?
“Perché non porti gli occhiali?”
Sussultò: che stupido! Dalla fretta di rispondere si era dimenticato di indossarli! E poi dopo quella litigata, beh, la memoria non s’era rinfrancata, tutt’altro.
“Io…io mi sono svegliato da poco e…”
“Per favore Conan-kun, valli subito a mettere! Questa vostra somiglianza oggi non mi è di buon auspicio.”
“Somiglianza di cosa?” Il padre non colse l’allusione, ed anche Shinichi finse di non capire pur avendo nel cuore una ferita ben dolorosa.
-Perdonami, Ran! Perdonami davvero.-

§§§



“Non capisco davvero perché hai voluto che venissimo anche noi così in anticipo!” si lagnò Kogoro, che a passo veloce accompagnava la figlia di fronte la porta dello spogliatoio.
Dopo una colazione stranamente silenziosa e intervallata dagli auguri del detective più anziano: “Ma su figliola, non fare quella faccia! Sarai bravissima, vincerai di sicuro, di cosa ti preoccupi? Ridi, ridi!” avevano raggiunto l’appartamento nel quartiere di Goika, per prendere Eri.
Il viaggio in automobile, come d’abitudine noleggiata, tutti e quattro insieme non aveva di certo alleggerito l’atmosfera. Per non stare troppo a contatto, così la mamma aveva detto, lei era andata immediatamente a prendere posto nella sala, mentre Kogoro e Conan l’avevano accompagnata nello spogliatoio.
“Tu passerai ore con le tue amiche e con il Sensei per questo assurdo ritiro che precede la gara, ed io e quella vecchia megera dovremo stare insieme, da soli per di più e…”
“E dai, papà!” lo bloccò, poggiando a terra il borsone con il cambio e il gi.
“Non te lo ricordi che giorno è oggi?”
“Certo bambina mia. E’ solo per questo che ho accettato…” gli occhi di Ran s’illuminarono prima che il padre terminasse:
“…è il giorno della tua vittoria!”
Sbuffò seccata, afferrando di nuovo la borsa con foga prima di sbattergli la porta in faccia:
“Voi detective vivete nel vostro stupido mondo di casi, ossessioni ed indagini senza ricordarvi di niente! Niente!”
“Ma che…” Kogoro aggrottò la fronte, sorpreso. Di cosa parlava? Grattandosi la testa con l’indice si voltò verso Conan, rimuginando ad alta voce:
“Che giorno è oggi?”
Non giunse nessuna risposta.
“Ehi, moccioso, mi hai sentito?! Che giorno…” Poi finalmente volse lo sguardo ai suoi piedi.
E vide che Conan non c’era più.

§§§



S’infilò nella palestra già affollata, benchè mancassero più di due ore all’inizio degli incontri.
Cercando di non farsi vedere si addentrò tra gli spalti, puntando ai posti occupati dai Mouri.
Avvistò Eri parlare con Sonoko, accorsa per tifare Ran e Kyogoku, quindi penso di approfittare della loro distrazione. Si avvicinò in silenzio al cappotto della karateka, che la mamma avvocatessa aveva poggiato sulla spalliera del posto per occuparlo, e fece per estrarre dalla tasca interna della sua mini giacca qualcosa.
-Eri e Sonoko non devono vedermi, altrimenti non potrò più metterle in tasca…-
“Brutto moccioso!” Kogoro lo colse alle spalle, sollevandolo da terra per il colletto della camicia.
“Perché scappi sempre, eh?”
Non fece in tempo a difendersi che l’uomo lo incalzò:
“Che giorno è oggi?”
Rimase basito quanto lui pochi istanti prima.
“Il giorno della gara di Ran, Ojisan! Ma cosa…”
“No, stupido ragazzino, no! Me lo ha chiesto Ran prima, mi ha detto: Sai che giorno è oggi? E quando le ho risposto quel che hai detto tu ora si è imbestialita! Lei ti parla sempre, state sempre lì a chiacchierare e chiacchierare…perciò, dimmi: che giorno è oggi? E cos’è successo? Perché Ran ha detto che i detective vivono nel loro mondo senza ricordarsi di niente?”
“Perché è così.” Eri comparve alle loro spalle, accompagnata da una Sonoko dall’espressione divertita.
“Non hai davvero niente da dirmi, Kogoro?” aggiunse poi, incrociando le braccia al petto.
“Se vuoi che ti chieda scusa per essere arrivato in ritardo, ti ho già spiegato che è stata colpa di questo moccioso!” lo scrollò in aria come fosse una tovaglia da ripulire dalle briciole di pane, quindi con uno strattone lo lasciò rovinare a terra.
“Ahi…” si lamentò lui, massaggiandosi la parte lesa che era cozzata col pavimento: il sedere.
“Non si decideva a uscire dalla stanza! Ran gli ha detto di mettersi gli occhiali e lui ci ha impiegato mezz’ora ad indossarli! Sono fatti di pietra, di lava? Eh, moccioso?”
“Non dare la colpa al bambino, sei tu che sei uno zotico burbero!” lo schernì lei, portando le mani ai fianchi con modi indispettiti.
Conan ridacchiò, non potendo evitare di paragonare la figlia alla madre:
-Con questo bel caratterino, come poteva Ran venire su diversamente?- constatò con gli occhi ridotti a due fessure mentre tra le mani stringeva ancora il piccolo oggetto ed il biglietto che aveva scritto. Per trovarli nel caos di quella stanza da letto piena di mozziconi di sigarette, bottiglie di birra e cd di Yoko aveva impiegato mezz’ora; inoltre, l’ansia che Ran o Kogoro potessero entrare e coglierlo in flagrante non l’aiutava affatto.
Aveva acquistato quel regalo per la ragazza il giorno stesso in cui gli aveva comunicato dell’incontro.
Di certo la lite della mattina non aveva potuto prevederla; ma che lei avrebbe invitato Shinichi e che lui non sarebbe potuto andare, oh, quello l’aveva previsto eccome! Perciò aveva pensato di correre ai ripari comprandole qualcosa per tentare di essere presente. O almeno, di mostrale di essere presente, perché la presenza fisica era davvero l’unica cosa su cui non si poteva transigere.
Lui era sempre con lei, anche se Ran lo ignorava. In ogni momento della giornata: quando si svegliava, quando cucinava, quando lavava i piatti…quando lavava se stessa nella vasca. Beh, questo in effetti era meglio che continuasse ad ignorarlo!
Per evitare di non avere più tempo in futuro l’aveva acquistato subito, ma era stato costretto a nasconderlo nella sua camera – che sfortunatamente era anche la stanza di Kogoro!- dal momento che il professor Agasa avrebbe di sicuro ficcato il naso se l’avesse depositato da lui sino al giorno designato.
Peccato che non avesse scritto il biglietto sino a due ore prima. Anzi…meglio; ciò che aveva scritto era un’ottima replica alla loro litigata, a quel che lei gli aveva chiesto senza concedergli poi il tempo di risponderle.
“Regina del foro dei miei stivali!”
“Detective il dormiente dal cervello grande quanto una nocciolina!”
“Tsk!”
“Tsk!”
Mentre quella seconda litigata infuriava, il piccolo detective approfittò della distrazione generale per mettere il suo dono ed il bigliettino nella tasca del cappotto di Ran, e tirò un sospiro di sollievo per esserci finalmente riuscito. Ma una voce lo colse alla sprovvista, di soprassalto:
“Ehi, ragazzino!”
Si voltò ritrovandosi a pochi centimetri di distanza il volto dell’ereditiera Suzuki.
Sudò freddo, cercando di trovare una scusa all’imminente domanda di lei: “Cosa le hai messo in tasca?”, ma i suoi timori non erano fondati.
“Quello sbruffone verrà? Tu lo sai?”
“Ti riferisci a Shinichi…niichan?” si sbrigò ad aggiungere.
-Mio dio, se continuiamo così oggi mi verrà un infarto senza che io prenda l’aptx…-
“Sì, esatto! Ho visto Ran piuttosto nervosa. Dimmi che è solo per lo scontro!”
“Shinichi-niichan non verrà, Sonoko-neechan! Non ha ancora risolto quel caso…”
“Maledetto codardo! La dichiarazione che le ha fatto a Londra non è servito a svegliarlo, ed io che lo credevo finalmente maturato!” alzò un pugno in aria e mimò un colpo violento.
“Se lo prendo gli faccio vedere io!”
Le sue invettive si mescolarono alle parole della coppia separata:
“Dovrei davvero chiedere il divorzio!”
“Fallo, non vedo l’ora!”
“Quell’imbecille, Ran non se la merita!”
“Dimentichi che sono un avvocato? Posso farlo quando voglio!”
“Cos’aspetti? Anzi, non t’incomodare, lo faccio io!”
“Detective da quattro soldi, chi si crede di essere?”
Quel tumulto fu interrotto dalla donna più grande che, all’apice della rabbia, diede le spalle al marito con finta disinvoltura.
“Basta così, mi hai stancato. Me ne vado fuori finchè non sarà il turno di Ran!”
Detto questo afferrò il suo cappotto, indossandolo.
-Ehi ehi…-
Reagì di scatto il finto bambino, correndole incontro.
“Aspetti signora Kisaki, non metta il cappotto di Ran…Ran-neechan!” le ordinò, temendo che potesse trovare il regalo ed insospettirsi. Nessuno aveva visto Shinichi nella sala, e nessuno si era mai allontanato da quel soprabito.
Era una donna intelligente, ed avrebbe anche potuto intuire qualcosa…
Lo sguardo sorpreso che gli rivolse la donna lo spronò a continuare:
“…o, o lo sgualcirà tutto! Ran-neechan ci tiene molto!”
“Lo so, Conan-kun, non ti preoccupare. Questo cappotto è il mio, il suo l’ho lasciato in macchina proprio per questo motivo.”
La mascella dell’Holmes dell’era Hesei toccò terra.
Il tempo che gli ci volle per ricevere il colpo gli impedì di fermarla in qualche modo prima che si allontanasse troppo dalla sua linea d’azione.
-Accidenti!!- imprecò mentalmente quando digerì il tutto e riacquistò lucidità, capendo l’urgenza della situazione.
Fece per inseguirla ma andò a sbattere contro la gamba poderosa di qualcuno che si era frapposto tra loro.
Massaggiandosi il naso alzò gli occhi riconoscendo nella figura misteriosa Makoto Kyogoku.
“S-Sonoko-san, buongiorno.”
“Oh, buongiorno a te, Makoto-kun! Sono venuta a vederti! Ti porterò fortuna!” squittì arrossendo lievemente, mentre si gettava su di lui per stringergli il braccio.
“Ti-ti ringrazio. Se vincerò…ti dedicherò la vittoria! Questo sarà il mio regalo di San Valentino, Sonoko-san!”
Kogoro e Shinichi sbatterono le palpebre più volte, prima di recepire il messaggio. E nello stesso istante, compresero le reazioni indispettite delle loro compagne.
-Ecco che giorno è oggi…San Valentino!!-

§§§



“Lo sapevo che avresti vinto, Ran! Tu sei la numero uno!!” la festeggiò con trasporto la sua migliore amica mentre la giovane vincitrice girava la chiave nella toppa dell’appartamento.
“Non dire bugie, Sonoko: tu avresti preferito vincesse Kyogoku perché ti avrebbe dedicato la coppa!”
“Non è vero, io non tradisco le amiche per gli uomini! E poi…” rise “…mi ha dedicato il secondo posto! Mi accontento comunque!”
Ran le sorrise, lanciando un’occhiata ai suoi genitori; Kogoro aveva continuato a lanciare alla moglie frecciatine che lei non aveva raccolto. Per di più aveva accettato immediatamente di cenare con loro quella sera, senza farsi troppo pregare. Sembrava stranamente felice.
L’unico ad avere un’aria sconsolata era Conan: i suoi faticosi tentativi di recuperare l’errore erano stati innumerevoli, nonché fallimentari. Quel giorno aveva assistito o direttamente partecipato a due litigate,era stato insultato da due persone, aveva picchiato il sedere contro il pavimento e il naso al ginocchio muscoloso di una medaglia d’argento del karate.
Poteva andare peggio di così?
Oh, sì che poteva! Ran gli avrebbe telefonato ancora, ne era certo. Ai suoi occhi, il ragazzo infatti non solo non si era presentato alla manifestazione ma si era addirittura dimenticato del giorno di San Valentino dopo averle detto di amarla settimane prima.
Sbuffò, dirigendosi verso la sua stanza.
“Ehi, moccioso, va in camera? Mi porti il cappotto sul letto di Ran per favore?” gli comandò sotto forma di domanda la biondina, praticamente lanciandoglielo addosso.
“Io devo andare un attimo in bagno!” E scomparve alla vista di lui che, con un sopracciglio tremante di nervosismo, pensava:
-Non indosserò mai più un cappotto in vita mia…-
Prima di recarsi in camera con tutta l’intenzione di trascorrerci dentro il seguito della serata lanciò un’ultima occhiata a Ran, che si stava recando a fianco dei suoi genitori.
Kogoro era seduto alla sedia della sua scrivania, ed Eri gli si avvicinata con un affabile sorriso sulle labbra.
“Cosa vi state dicendo?” tentò di spronarli, sperando in cuori suo che, per quel giorno, gli insulti fossero finiti.
“Già, cosa vuoi da me? Sentiamo!”
“Papà!” lo rimbeccò, ma Eri la zittì.
“Non ce la fai proprio, non è vero, Kogoro? Come il giorno del mio compleanno*, non riesci ad ammettere di avere anche questo lato?”
Ran si meravigliò.
“Di cosa parli?” si sorprese anche Kogoro, aprendo il primo cassetto per cavarne una lattina di birra celata lì per le emergenze.
Eri si abbandonò, per un solo istante, ad un’espressione rabbonita:
“E’ un bel regalo, Kogoro. Ti ringrazio. E soprattutto…un bel biglietto!”
Estrasse la mano dalla tasca per rivelare un piccolo foglio di carta ripiegato tra le dita.
“Come?” entrambi i suoi interlocutori sussultarono.
“Ma quale regalo?”
“Papà ti ha fatto un regalo di San Valentino?”
“Guarda che ti sbagli. Io non ti ho regalato proprio niente!”
“Posso vederlo?” Subito s’intromise la figlia, non riuscendo a trattenere la sua gioia.
“Se tuo padre si intimidisce così tanto ad ammetterlo, forse è meglio di no, Ran.”
“Allora, almeno leggerò il biglietto!” e con una rapida mossa se ne impossessò. L’aprì, meravigliandosi del contenuto:
“Oh!” la sua espressione parve perplessa. Da quando in qua suo padre era così...così…
“Mi sono stupita anche io. E’…una bella cosa da dire, cioè…da scrivere.” Eri arrossì evidentemente, cominciando a sentirsi a disagio.
Ran lo rilesse ancora un paio di volte, poi capì.
“Oh!” gemette di nuovo. E stavolta sorrise davvero. Il primo sincero, genuino e vero sorriso della giornata.
La madre raggiunse il punto di rottura, la sua faccia era paonazza. Inoltre Kogoro continuava a mostrarsi all’oscuro della faccenda e allungava il collo nel tentativo di leggere anche lui quel pezzo di carta.
Perciò gli diede le spalle, prendendo commiato:
“Ma se ancora non sei pronto ad ammettere come stanno le cose, è come se non mi avessi regalato nulla.”
“Ma mamma!”
“Chissà, forse il prossimo San Valentino sarà quello buono…” li salutò così, abbandonando padre e figlia.
Mentre quest’ultima le correva dietro cercando di fermarla, Kogoro aprì la lattina declamando a gran voce:
“Ma che diavolo hanno tutti, oggi?! Questa giornata è cominciata male e finita peggio!”

§§§



Non fece neppure in tempo a mettere piede nella sua stanza che ecco il cellulare suonare. Quello di proprietà di Shinichi però.
Sospirò rumorosamente, l’umore sotto alle scarpe: non aveva ancora digerito la lite della mattina che gliene toccava un’altra! Cosa si sarebbe potuto inventare?
Ero lì ma appena hai vinto sono dovuto scappare via?
Magari citandole qualche mossa e descrivendole nella più fedele minuzia di particolari i suoi attacchi…no, no! Era ridicolo.
E poi non era giusto mentire così tanto: Ran non si meritava davvero tutte quelle bugie.
Anche se…
Si grattò la testa spettinando i capelli, sperando di poter prendere alla svelta una decisione. Nel frattempo il cellulare continuava a vibrare: forse se non avesse risposto…Ricordò la faccia contrita di Eri quello stesso pomeriggio.
Meglio di no.
“Tale madre…” si ammonì per l’ennesima volta in quel giorno, afferrando pur con mano titubante il cellulare e portando il papillon alla bocca.
“Pronto?”
Il tono di voce non parve arrabbiato, tutt’altro: e le sue parole glielo confermarono.
“Il tuo cinismo mi fa dimenticare spesso che sei il figlio del più famoso scrittore di Los Angeles.”
Shinichi sgranò gli occhi. Che lei…?
“Mi hai fatto due regali. Sono stata molto contenta di vedere mamma così emozionata…Avresti dovuto vedere la sua faccia!”
Le labbra dell’investigatore si curvarono in un sorriso; cadde seduto a terra, emanando lungo sospiro di sollievo. Nell’altra camera, attraverso il cellulare Ran udì soltanto uno sbuffo divertito:
“Ero convinto fosse il tuo cappotto. Avevo un po’ fretta, perciò non ho fatto caso che…”
“E quando te ne sei accorto?” lo interruppe.
“Quando…” Ran non meritava tante bugie.
“Quando ho visto tua madre indossarlo.”
“Allora lei ti ha visto!” Era già pronta a correrle dietro giù per le scale e chiederle per quale motivo non avesse detto che Shinichi era alla gara; avrebbe potuto almeno vederlo…
“No no! Mentre uscivo…ehm…dalla palestra mi sono voltato per caso e ho visto che lo sollevava! Mi è…sembrato brutto andare lì dopo tutto questo tempo…dirle che...beh…” cominciò ad incartarsi.
“E poi tuo padre…già non gli ero simpatico prima…”
Ran percepì la sua difficoltà; penso fosse dovuta soltanto all’imbarazzo per quanto le aveva rivelato a Londra, e seppur ancora un po’ infastidita da quello strano gioco del caso decise di venirgli incontro.
“Non ti preoccupare. Hai fatto bene! Te l’ho detto…sono stata contenta per loro. Però mi dispiace un po’ per il regalo…mamma non mi ha neppure voluto dire di cosa si trattasse! Cos’era?”
Chiese candidamente.
Shinichi arrossì.
“Non…non ha più importanza, ora!” si affrettò a dire, gli occhi ridotti a due puntini.
“Ma…” volle aggiungere immediatamente “il biglietto…”
“Sì, quello l’ho visto.” Esitò un po’, quindi aggiunse: “L’ho letto.”
Shinichi sorrise tanto rumorosamente che lei lo percepì nonostante la distanza.
“E…e a questo proposito, Shinichi, e a proposito di quello che mi hai detto…a…a Londra…” prese coraggio, decisa a replicare “Io…”
“No, Ran! Per favore.” La bloccò sul nascere, meravigliandola.
“Perché?” rispose senza neanche accorgersene “Hai cambiato idea?”
Il suo tono di voce così naturale ma preoccupato allo stesso tempo lo fece scoppiare a ridere.
“Certo che no!” si affrettò ad aggiungere per evitare che scoppiasse una nuova furibonda litigata.
“Ma…preferirei sentirtelo dire dal vivo, se non ti dispiace. Una volta qualcuno ha detto che certi discorsi, per mezzo di una cornetta telefonica non vengono bene…che ci sono cose che possono dirsi soltanto a parole*. Sai chi era?”
Lei si tranquillizzò, tornando a respirare quell’aria che prima le era mancata.
“Qualcuno che dice le cose perché è così che si dice!” lo rimbeccò, e Shinichi temette di trovarsi ancora sul piede di guerra:
“Non intendevo…”
“E allora chiedimi scusa! E sai come?”
“Come?” Tremò.
-Non chiedermi di incontrarci, Ran, ti prego! Non posso…-
“Dimmele!”
“Eh?”
Ma non giunse subito la risposta.
Il detective intrappolato nei panni di un bambino s’incuriosì e, in silenzio, uscì dalla sua stanza per fare capolino in quella di Ran. La vide appoggiata con la schiena al davanzale della finestra, e il viso completamente rosso.
“Quelle…quelle parole che hai scritto sul biglietto. Potresti- potresti dirmele?”
Anche Shinichi allora arrossì violentemente.
Attraverso quella piccola fessura della porta scorse Ran mordersi un labbro e tormentarsi una ciocca di capelli tra le dita.
E osservandola con il corpo di un bambino ma gli occhi di un adulto, si scordò della condizione in cui si trovava: dimentico di qualunque altra cosa, pensò soltanto a lei.

§§§



Nel sedile posteriore di quel taxi che l’avrebbe ricondotta nel suo appartamento di Goika, Eri poggiò la testa contro il finestrino perdendosi nella contemplazione del cielo.
“Sei davvero uno stupido, Kogoro…” arrossì, estraendo dalla tasca del cappotto quel biglietto sgualcito per tutte le volte che era stato maneggiato e riletto.
Sospirando con affetto, lo portò sotto la luce della luna e lo lesse ancora una volta.

§§§



Ripetè quelle parole con sincero sentimento, ricordando ancora quel biglietto scritto con le mani di Conan Edogawa ma il cuore e la ragione di Shinichi Kudo:



"Sei meravigliosa passione

e fiera intelligenza"










§ §§ §§ §§ §§ §§ §






*Compleanno di Eri: volume 68, file 4.
*(…) Certe cose possono dirsi solo a parole : volume 47, file 4.

Edited by Il Cavaliere Nero - 13/2/2014, 01:29
 
Top
view post Posted on 12/2/2014, 18:00     +6   +1   -1
Avatar

Super detective

Group:
Admin
Posts:
21,743

Status:


Per evitare influenze nella votazione ho rimosso i +/- 1 e i messaggi che non contenevano fic.

Ricordo che manca solo un giorno per postare nuove fic. ^^
 
Web  Top
51 replies since 6/2/2014, 18:31   7385 views
  Share