| Corsa contro il Tempo
San Valentino…la festa dell’anno più attesa dalle ragazze, è un giorno speciale in cui una ragazza dichiara il proprio amore attraverso dei cioccolatini di solito confezionati a mano. Ogni ragazza aspetta con ansia quel giorno…tutte tranne una. “Accidenti, non so proprio che fare con lui, è una testa di rapa, non capirà mai i miei sentimenti” pensò la ragazza sedendosi pesantemente sulla sedia della scrivania, mancavano cinque giorni a San Valentino e lei cercava un modo per far capire al suo amato quanto lo amasse. -Uff…sei proprio impossibile- sospirò toccando con l’indice la foto che aveva davanti a se, in quella cornice blu vi era lui, il giovane detective di Osaka, Heiji Hattori. Ripensò alla loro litigata, lui era stato così freddo con lei.
-Che cosa farai il giorno di San Valentino?- domandò la ragazza che camminava dietro al moro -Nulla, cercherò qualche caso da risolvere, è una festa del tutto inutile per quanto mi riguarda, pfu, esprimere i sentimenti attraverso del cioccolato, che stupidaggine- sbottò esasperato il ragazzo con il casco della moto in mano, la ragazza si fermò e senza pensarci due secondi urlò - Sei uno stupido!- per poi correre via, lasciando allibito il povero ragazzo.
“Le sue parole mi hanno fatta star male, so che non prova nulla per me, ma non aveva alcun diritto di dire cose tanto crudeli, non lo capirò mai, a volte si comporta come se gli interessassi, altre mi ignora e mi offende pesantemente…eppure io lo amo così tanto” sospirò pesantemente.
Intanto dall’altra parte della città un giovane ragazzo dalla carnagione olivastra sfrecciava sulla sua moto, in quei giorni era sempre pieno di lavoro, ovunque andasse qualcuno aveva sempre bisogno di lui. Sospirò accelerando ancora di più. Arrivo in un batter d’occhio a casa, parcheggiò la moto nel vialetto e dopo aver tolto il casco scosse i suoi capelli mori, infilò il suo solito berretto che spesse volte impediva la vista dei suoi occhi color cielo. -Sono a casa!- urlò entrando e togliendosi le scarpe. -Oh ben tornato, è arrivata una lettera per te- sorrise la madre per poi dirigersi nuovamente in cucina, il giovane detective si diresse in salotto e prese la busta bianca adagiata sul tavolino in vetro, si sedette comodamente in divano e girò la busta, era completamente bianca. “Nemmeno il mittente o l’indirizzo, qui c’è qualcosa che non quadra” pensò il moro, tirò su la frontiera del cappello ed aprì cautamente la busta. Tolse il biglietto piegato al suo interno e lo aprì con delicatezza. ”Giovane Detective dell’Ovest, hai tempo cinque giorni per decifrare il messaggio, buona fortuna” Il giovane strabuzzò gli occhi incredulo, sospirò pesantemente ed aprì l’altro biglietto, sbarrò gli occhi quando lesse il contenuto di quel messaggio. ” 191520(2)15 12 112251815 49 3912957915 “ - Ma che razza di codice è mai questo? Sembra una stupidata…però se fosse veramente un avvertimento…sarà meglio che ci pensa seriamente- borbottò per poi dirigersi in camera sua dove cominciò a pensare ad una possibile soluzione. I giorni passarono e la camera del ragazzo era ormai sommersa da fogli accartocciati, lui chino sulla scrivania con la visiera del cappellino tirata giù. -Accidenti, è più difficile di quanto immaginassi- sospirò alzando la testa e portandosi le braccia dietro la nuca per stiracchiarsi. Guardò fuori dalla finestra e prendendo il casco scese di corsa le scale e senza dire niente a nessuno cominciò a sfrecciare per le strade di Osaka con la sua moto. passò davanti ad una villa quando vide le auto della polizia ferme li davanti ad essa, incuriosito, si fermò e scese dalla moto. -Heiji!- esclamò Otaki -Ciao, cos’è successo?- domandò il ragazzo vedendo il cadavere di un uomo -Shiro Yamakabe, 54 anni, uomo importante nella società, è stato trovato morto dalla moglie e dalla figlia, è stato pugnalato al petto con questo coltello da cucina- rispose seriamente l’agente. -Mio padre?- domandò il giovane -Non può raggiungerci, quindi se vuoi accomodarti- sorrise. Il ragazzo si inginocchiò ed ispezionò con cura il corpo dell’uomo, sapeva chi fosse, aveva sentito parlare molte volte di lui, sua figlia Anis si vedeva con un uomo, Yousuke, un uomo qualunque, il che non andava a genio al padre. -Potrei parlare con la moglie e la figlia?- -Siamo qui- disse una voce femminile alle sue spalle -Signora Yamakabe, potrei farvi qualche domanda?- annuirono entrambe. -Chi è stata la prima di voi a trovarlo senza vita?- domandò il giovane passeggiando per la stanza. -Io, stavo venendo a dire a mio marito che lo volevano al telefono quando l’ho visto a terra ed ho urlato dallo spavento, mia figlia è corsa immediatamente di sopra ed abbiamo chiamato la polizia- - E lei signorina Anis dove si trovava in quel momento?- -Ero appena uscita dalla mia stanza, stavo per uscire con il mio ragazzo, sa oggi è San Valentino- arrossì la giovane. ”Maledizione” pensò il ragazzo, guardò l’orologio, aveva ancora cinque ore prima dell’ora x. -C’è qualcuno che può confermare i vostri alibi?- -Io ero al telefono, e con me in stanza vi era la domestica- -E lei?- -Ero in doccia, mia madre può confermarlo, mi ha vista mentre mi facevo la doccia- rispose. Il giovane Detective sospirò e fece cenno col capo ad Otaki di continuare lui l’interrogatorio, aveva capito chi era stato, ma gli mancavano le prove. “Cavoli, devo sbrigarmi, devo anche decifrare il codice, un momento, ma…questo è il segno di una corda” sbottonò la camicia dell’uomo e vide segni che la corda aveva lasciato, la sua mente si illuminò. ”Ora ho capito” pensò osservando lo scaffale dietro alle sue spalle, senza dire nulla chiese all’agente Otaki di procurargli ciò che gli aveva chiesto.
-Allora, si tratta di omicidio signori, e posso anche dirvi da chi è stato commesso, Anis, pratichi ginnastica ritmica vero?- -Si- -Bene, quindi questo nastro è tuo?- domandò il ragazzo tirando fuori un nastro rosa. -S-si è mio- balbettò sorpresa -Un momento non sospetterete di mia figlia- -No, di sua figlia no, piuttosto del ragazzo di sua figlia, lei signor Yousuke- disse con il capo rivolto a terra. -Io? Ero a casa mia, è impossibile che fossi in due posti contemporaneamente- disse il ragazzo che era fermo sulla porta -è qui che si sbaglia, lei non era affatto a casa sua, era nascosto nello studio del signor Yamakabe, precisamente dietro la porta con il nastro da ginnastica in mano e il coltello in tasca. Ho verificato, in cucina non vi sono coltelli di quel tipo, e le tracce ematiche trovate sul coltello non sono solo del signor Yamakabe, cosa si è fatto al dito…Yousuke?- domandò Heiji alzando il capo e sorridendo beffardamente – sull’arma sono state ritrovate tracce ematiche non appartenenti al signor Yamakabe, ma a lei- - E sentiamo, che motivo avrei avuto per ucciderlo?- - Semplice, tutti sanno che il defunto Yamakabe desiderava un uomo con più rilevanza nella società per sua figlia, per questo si era opposto al vostro matrimonio, lei non voleva sentire ragioni così lo aspettò nascosto dietro alla porta, dopo che lui entrò lo strangolò per poi accoltellarlo, però non ti sei accorto di una cosa, controlla bene i bottoni della tua camicia…ne manca uno e guarda caso Yamakabe teneva stretto tra le mani un bottone, identico al tuo - sorrise Heiji soddisfatto. -Perché lo hai fatto?- domandò Anis disgustata -Io ti amo, ma tuo padre non voleva accettare il mio amore per te, ho chiesto 10 volte a tuo padre di concedermi la tua mano, ma rifiutava sempre, così mi sono stancato, non era nessuno per impedirmi di sposarti, e…preso dalla rabbia mi sono intrufolato in casa e lo ho ucciso- sospirò -Che sciocco, se fossi stato in lei, e mi avessero proibito di sposare la ragazza che amo, avrei semplicemente fatto ricredere il padre mostrandogli quanto tenessi a sua figlia- lo sgridò Heiji. -Portatelo via, ottimo lavoro Heiji- disse Otaki per poi andarsene. “Accidenti manca mezz’ora allo scoccare della mezza notte e adesso?” pensò il ragazzo, posò lo sguardo sulla scrivania e vide una vecchia macchina da scrivere, sotto ogni lettera vi era un numero tra le parentesi… ”Un momento…26 lettere, 26 numeri, ho trovato!” esultò il detective. Senza pensarci due secondi si infilò il casco e sfrecciò come un fulmine nel luogo indicatogli. Arrivò in due minuti, parcheggiò la moto e corse verso il Parco del Castello, arrivò sotto l’albero e la vide, li ad aspettarlo. -Ci sei arrivato, pensavo non avresti fatto in tempo- sorrise la ragazza. -Kazuha, sei stata tu ad inviarmi il biglietto? Ma perché?- domandò confuso il detective - Se non avessi fatto così non mi avresti mai calcolata, sei sempre preso a risolvere misteri, che u-ultimamente sei freddo e distaccato- sputò la ragazza. -Ecco…- cercò dirispondere il ragazzo, Kazuha gli si avvicinò e prese una mano del ragazzo, la guardò sbigottito, lei sorrise e gli diede una scatola rossa con un fiocco rosa. -Sono…- non fece in tempo a finire la frase che la ragazza annuì. -Umpf, ti ringrazio- sorrise lui accarezzandole la testa. -Ecco, ascolta io, si insomma…tu mi piaci Heiji, io ti amo, sin da quando eravamo bambini, anche se mi prendi in giro e litighiamo spesso, il mio cuore non ha mai smesso di appartenerti, e mai smetterà- confessò lei arrossendo notevolmente. La luna era alta nel cielo, Heiji sorrise e prendendole il viso tra le mani la baciò dolcemente facendola sbarrare gli occhi dallo stupore, si staccò da lei e la abbracciò. -Anche tu mi sei sempre piaciuta, e la bambina di cui mi ero innamorato da piccolo sei tu Kazuha, ti ho sempre amato piccola, il tuo carattere, la tua dolcezza- disse accarezzandole il viso. -Ti Amo- -Anche io…sai non pensavo fossi così brava da creare codici così complicati- -Non era per niente complicato, ci sarebbe arrivato anche un bambino- -Stai per caso insinuando che un bambino è più intelligente di me?- si guardarono due secondi per poi scoppiare a ridere, il ragazzo le prese la mano e continuò il suo discorso. -A me ci sono voluti 5 giorni…19, corrispondeva alla S, 15 alla lettera O, 20 alla lettera T, al posto delle lettere hai messo il loro numero nell’alfabeto, Sotto l’albero di Ciliegio, è il caso più bello che mi fosse mai capitato- sorrise circondandola con le sue enormi braccia. -Non lasciarmi mai- sussurrò la ragazza contro il suo petto. -Non lo farò- rispose lui baciandole dolcemente la fronte.
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