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テーイターンの公園, {AU} Teitan no Kōen ~ Il Parco del Teitan

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view post Posted on 29/9/2014, 17:15     +1   +1   -1
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Ciao a tutti! Eccomi qua con una mia nuova fan fiction Alternative Universe sul mondo di Detective Conan! Sarà una fiction molto ma molto leggera rispetto ai miei soliti standard. Le coppie e le situazioni varie ed eventuali li scoprirete solo leggendo!
Il titolo l'ho messo in caratteri perché dovevo tirarmela in qualche modo (Scherzo), in realtà perché è più bello leggerlo... (E magari imparate qualche carattere!)
Ulteriore annotazione doverosa: il trattino in alto alla "O" rappresenta un allungamento di vocale. ^^

Avrei voluto mettere "Giardino" anziché "Parco", ma stonava un attimo (Infatti "Giardino" si dice "Niwa" o "Teien", ma con questo sarebbe stato uno scogli-lingua)

Detto questo, con mio onore vi presento...

テーイターンの公園
{Teitan no Kōen ~ Il Parco del Teitan}

I



«Kudo, non ce la farai mai a battermi...»
«Parla per te, Kurosawa, non sei niente.»
Era un giorno tranquillo, soleggiato, e l’aria soffiava mite sbattendo i rami delicatamente, con le foglie che creavano un lieve fruscio. Dei ragazzi erano su un campo da calcio nel cortile della scuola e si stavano tenendo in forma in vista della partita settimanale che si sarebbe svolta quella domenica.
Due ragazzi rincorrevano una palla e sentivano distratti le grida delle giovani sedute sugli spalti ad ammirarli. D’altronde erano i ragazzi più belli della scuola, nonché i più popolari, e tutte quante provavano ad attirare l’attenzione per far colpo su di loro. Uno dei due aveva fluenti capelli lunghi biondi platinati, legati in una coda per correre meglio, occhi verdi che ti penetravano con uno sguardo di ghiaccio non appena li incontravi, alto e robusto. L’altro aveva capelli corvini un po’ arruffati, occhi azzurri come il cielo e era basso di almeno dieci centimetri rispetto all’altro ragazzo.

Il moro riuscì a strappare dal piede il pallone al biondo, e corse incontro alla porta avversaria, scartando gli avversari come niente, e riuscì a fare gol. In quel momento l’arbitro fischiò la fine del breve incontro.
«Kurosawa, te l’avevo detto che non puoi competere con me!» sorrise il moro, beffandosi del biondo, il quale si stava asciugando con l’avambraccio la fronte imperlata di sudore.
«Ti è andata bene perché ero distratto... La prossima volta assicurati di metterti dei parastinchi, perché è probabile che tu non possa giocare...» si voltò e se ne andò.
«LE TUE MINACCE NON MI FANNO PAURA!» gli urlò di rimando, per poi girarsi verso la panchina, prendere il borsone e andare negli spogliatoi a darsi una rinfrescata. All’uscita lo attendeva come sempre la sua ragazza, alta, capelli castano scuro lunghi, occhi azzurri in quel momento raggianti:«Sei stato fenomenale Shinichi! Avresti dovuto vedere la sua faccia quando gli hai soffiato da sotto il naso il pallone!»
«Quel Kurosawa non imparerà mai che contro di me non bisogna mettersi...»
La campanella suonò per dare la conclusione della pausa pranzo e l’inizio delle lezioni pomeridiane. Shinichi Kudo era nella seconda classe della scuola media superiore Teitan assieme alla sua fidanzata Ran Mouri, mentre il suo rivale Gin Kurosawa era nella terza classe. Si sedettero ai banchi e tirarono fuori il necessario per seguire la lezione di matematica.
Oltre ad essere un grande calciatore, Shinichi era anche un grande genio. Era bravissimo a scuola e, soprattutto, aveva un grande intuito, motivo per cui spesso la polizia lo chiamava a svolgere dei casi intricati, da cui tirava fuori il colpevole come un mago tira fuori un coniglio dal cappello a cilindro. D’altronde era anche figlio del più grande giallista giapponese, Yusaku Kudo, quindi non poteva che prendere dal padre lo stesso spirito d’intuizione.

Ran invece era una ragazza come tante altre, tranne per il fatto che era una delle ragazze più belle della scuola, oltre che presidentessa del club di karatè e piena di vita, sempre sorridente nonostante avesse anche a casa un gran daffare, vivendo solo col padre Kogoro, detective anche lui che spesso collaborava con Shinichi stesso. Il padre non andava molto d’accordo col suo ragazzo, forse perché era invidioso del suo essere così brillante, ma non aveva mai tentato di approfondire il discorso.
Entrambi seguivano con molto interesse la materia, prendevano appunti e svolgevano esercizi in maniera spedita, e ciò li faceva ammirare agli occhi di tutti. In realtà, anche il fatto che sembravano parecchio affiatati era motivo di ammirazione.
Dopo qualche ora finalmente le lezioni finirono e iniziarono a sgomberare le aule per pulirle. Ran dovette andare a sbattere dalla finestra del corridoio, poiché era quella più vicina a lei, un panno, ma nel tragitto si scontrò con un ragazzo moro, dalla pelle leggermente olivastra e dagli occhi grigio-verdi, il quale riuscì ad afferrarla in tempo prima che cadesse:«Ti sei fatta male?»
«Io... No, non è successo niente. Grazie.» arrossì, per poi far finta di niente e dirigersi verso la finestra.
Una ragazza dai capelli scuri si avvicinò a lei:«Oh, ma chi è questo? Carino!»
«Non lo so Hikari, proprio non lo so...» e avvampò nuovamente. La sua amica aveva ragione, era proprio carino! Ma non doveva pensare a lui, aveva già Shinichi che la rendeva felice oltre ogni previsione. Rientrarono in classe e finirono di pulire tutto.
Shinichi prese per mano Ran e la accompagnò al club di karatè: era mercoledì e normalmente si riunivano quel giorno per iniziare gli allenamenti per le competizioni. Ad aspettarla fuori c’erano le sue amiche del cuore: Kazuha Toyama e Sonoko Suzuki , che facevano parte della seconda classe anche loro, ma di sessioni diverse. «Ci hai messo tanto ad arrivare! Che avete fatto, voi due?» fece Sonoko guardandoli con uno sguardo ci chi la sa lunga.
«Assolutamente niente, Sonoko!» rispose Shinichi: a lui non era mai andata a genio quella ragazza, ma se la faceva piacere solo per la sua ragazza.

«Ci crediamo tutti!» esclamò di rimando la bionda Suzuki, ridacchiando.
«Dai Sonoko, smettila» la interruppe Kazuha:«Piuttosto Ran, entriamo che dobbiamo allenarci!»
La Mouri salutò il suo ragazzo con un bacio e poi entrò nella palestra. A lui non restava altro che andarsene a casa a riposare, a meno che non ci fosse stato un fascicolo a casa che lo attendesse con trepidazione.
Nel tragitto vide da lontano Gin, e si nascose dietro un palo per osservare la scena. Egli era con i suoi due scagnozzi prediletti: Uosuka “Vodka” Saborou, un ragazzo tarchiato dal volto arcigno, con addosso perennemente gli occhiali da sole, chiamato così per la sua passione per il liquore russo, e Christina “Chris” Vineyard, una ragazza molto prosperosa dai lunghi capelli biondi e dagli occhi verdi chiaro. Con loro c’era anche un ragazzino paffutello, appiattito verso il muro, che conosceva solo di nome, Genta Kojima, delle scuole medie inferiori Teitan. Sembrava quasi che lo stessero importunando, poiché lui aveva uno sguardo terrorizzato e il portafogli in mano.
Decise di intervenire.
Si avvicinò a loro gridando:«Ohi! Lasciate in pace quel bambino!»

«Kudo, il solito guastafeste...» disse serafica Chris, mettendosi in bocca una sigaretta e sputando il fumo in faccia al bambino:«Perché devi sempre rovinarci gli affari?»
«Qui non si tratta di affari! State derubando un bambino!» lo prese, afferrò i soldi che erano nelle mani di Vodka e glieli ridiede, e poi gli diede una spinta sulla schiena per farlo andare via:«Che diavolo vi salta in mente?!»
«Kudo...» Gin gli si avvicinò con fare minaccioso, guardandolo dritto negli occhi, mentre dietro Vodka se la rideva e Chris si gustava la scena tanto quanto si stava prelibando della sigaretta:«Prima o poi tutto questo tuo inutile eroismo ti si ritorcerà contro, sappilo...»
«Non mi fai paura, Gin, dovresti saperlo.» detto questo se ne andò verso casa. Entrò e sentì un profumo di ramen che gli fece venire l’acquolina in bocca. «Sono a casa!» esclamò, felice. Gli venne incontro una donna bellissima, capelli castani mossi e occhi azzurri, formosa e molto giovane. «Ciao tesoro, andata bene la giornata?»
«Direi di sì... Poi con questo profumo di ramen non può che andare bene!»

La serata proseguì, e per fortuna non aveva fascicoli da controllare. Dopo cena come sempre il padre e il figlio si misero a discutere dei casi che avevano risolto con successo, e dei casi che c’erano ancora da risolvere, intervallando momenti di discussione animata a momenti di silenzio riflessivo.
Quando furono le undici, Shinichi andò a dormire, e il mattino dopo si risvegliò di buonumore, come sempre da quando stava con la Mouri. Fece colazione, si lavò e poi andò a prendere la sua bella sotto casa. Fecero come sempre il tragitto a piedi, mano nella mano e arrivarono a scuola. Sonoko venne verso di loro trascinandosi indietro la povera Kazuha:«Ragazzi! Abbiamo una nuova studentessa nella scuola! Viene direttamente dall’Irlanda, non si è ancora fatta vedere... Insomma, un’irlandese mica passa inosservata!» esclamò estatica la ragazza.
«Oh! Chissà come si chiama!»
«Da quello che so io ha un nome orientale, ha origini giapponesi! Chissà perché è voluta tornare qua...»
«Sei informata peggio di una rivista di gossip, Sonoko» disse Shinichi un po’ infastidito dalla sua parlantina, anche se ormai la nuova arrivata l’aveva incuriosito.

Entrarono in classe, si sedettero e aspettarono la professoressa Starling di inglese, che arrivò di gran carriera con i suoi capelli biondi corti e i suoi occhi verdi dietro a occhiali tondi... Ma non era sola. Con lei c’era una ragazza con i capelli color del rame, occhi grigio-verdi e un fisico mozzafiato. I ragazzi della classe erano già attratti irrimediabilmente da lei, come se, entrando, avesse fatto una magia. Si girò, scrisse il suo nome alla lavagna, poi si rivolse alla classe e si presentò con un inchino:«Sono Shiho Miyano, sono sia giapponese che irlandese. Molto piacere di conoscervi.»


Spero che come introduzione vi sia piaciuta... Un bacio!

Edited by shiningstar ~ - 29/9/2014, 19:17
 
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view post Posted on 2/7/2015, 23:22     +1   +1   -1
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Buonasera! Faccio up con questa fan fiction... Avevo già pronto da tempo il capitolo due...

II



Shinichi rimase colpito dal fatto che la ragazza non presentava alcun accetto irlandese: sembrava quasi che avesse sempre vissuto in Giappone, perché riusciva a parlare fluentemente quella lingua. Immaginò che i suoi genitori le avessero insegnato la lingua sin da piccola, cosicché avrebbe potuto parlarla tranquillamente per un suo eventuale soggiorno nell’altra parte delle sue origini.
La ragazza si sedette in prima fila nel banco davanti alla cattedra, e tirò fuori il necessario per poter seguire una normalissima lezione. Il giovane detective immaginò che la ragazza non avrebbe avuto problemi con l’inglese, essendo cresciuta proprio in un paese di lingua anglosassone. La professoressa Starling iniziò a spiegare, per cui l’attenzione di Shinichi dovette spostarsi dalla nuova arrivata alla lezione. Non che ne avesse bisogno, sua madre era stata una grande attrice americana e gli aveva insegnato benissimo l’inglese, ma sapeva che un ripasso non faceva poi tanto male.
Al suono della campanella un gruppo di persone si strinse attorno alla nuova, comprendente tantissimi maschi. Tra le femmine incuriosite c’era Hikari, che però era rimasta un po’ in disparte, e per Shinichi era un comportamento strano: normalmente era così piena di energie e non si lasciava intimidire da nessuno.
La nuova arrivata cominciava a incuriosirlo sempre di più.
Quando il professore di chimica, Agasa Hiroshi, entrò con la sua enorme pancia in aula la folla attorno alla ragazza scemò e tutti si risedettero ai rispettivi banchi. Così iniziò una nuova lezione.

«Ragazzi, qualcuno mi sa dire che cos’è una particella Quark?» domandò il professore rivolgendosi alla classe, la quale lo osservava con sguardo vacuo. Neppure Shinichi sapeva che diavolo fossero quel tipo di particelle, e questo lo innervosiva parecchio perché tutta la classe aveva gli occhi puntati su di lui, speranzosa che avesse la risposta pronta.
Improvvisamente una mano dalla prima fila si levò e rispose la nuova arrivata:«In fisica delle particelle il quark è un fermione elementare che partecipa all'interazione forte. In natura i quark non si trovano mai isolati, ma solo uniti in particelle composte dette adroni, come per esempio il protone e il neutrone.»
«Una risposta più completa di questa non poteva esserci!» esclamò il professor Agasa tutto contento:«Lei come si chiama, signorina? È nuova?»
La ragazza si alzò in piedi, cosa che fece piacere a moltissimi ragazzi, e ripeté il suo nome:«Molto piacere, io sono Shiho Miyano e vengo dall’Irlanda.» si inchinò e si risedette.
«Complimenti, signorina Miyano. E grazie per aver risposto alla domanda. Mi aspettavo che il signor Kudo là in fondo la sapesse, ma tant’è!»
Shinichi la guardò e si sentì sprofondare. Aveva per caso deluso l’aspettativa del suo insegnante preferito? Di certo non era la sua materia, ma stimava il professor Agasa non solo come professore in sé, ma anche come persona umana, siccome era suo vicino di casa e lo conosceva da tantissimo tempo. Si aspettava una risposta da parte sua, poiché il professore gli aveva dato delle piccole lezioni di chimica quand’era ancora alle elementari, e invece l’aveva ricevuta da una ragazzina.
Era la prima volta che veniva sconfitto in aula da qualcuno, e questo iniziò a innervosirlo.

Terminata anche quella lezione, il professor Agasa si avvicinò alla ragazza e piombò uno strano silenzio in classe:«Mi dica, come faceva a sapere queste cose?»
«Mio padre era uno dei chimici più rinomati in Europa, professore.» rispose lei con tranquillità, sempre senza mostrare il minimo accento straniero.
«Ecco dove avevo già sentito il suo cognome! Lei è figlia per caso di Atsushi Miyano?»
«Sì.» la sua voce era improvvisamente calata.
«Mi saluti il padre!» fece calorosamente il professore, per poi uscire dall’aula e andarsene.
Il resto della mattinata proseguì tranquillo, tanto che fino all’ora di pranzo non c’era altra novità se non la persona che era arrivata e il fatto che questa aveva battuto Shinichi Kudo su un argomento, cosa che i suoi compagni di classe non smettevano di ricordargli.
«Dai tesoro, lo sai come sono fatti... Lasciali perdere. Tu sei più intelligente di loro...» fece premurosa Ran, accarezzandogli il braccio per consolarlo.
Erano fuori, seduti su una panchina. Faceva un bel caldo e si stava benissimo. Accanto ai due ragazzi c’erano appoggiati i cestini per il pranzo ormai vuoti, e poche panchine più in là c’era la Miyano intenta a sfogliare con aria annoiata Vogue. I riflessi dei suoi capelli non la lasciavano inosservata. Notò che in tanti ragazzi si fermavano a parlare con lei, la quale rispondeva con un sorriso e con gentilezza.
«Ha incuriosito un po’ tutti questa ragazza... Comunque son sicuro che la prossima volta la batterò.» disse Shinichi con fermezza.

***



Gin era fuori con i suoi amici Chris e Vodka, i capelli biondi e lunghi legati in una coda. Stava camminando tranquillamente per il cortile, la classica passeggiata dopo pranzo, e prendeva in giro chiunque gli capitasse a tiro. Aveva tra le dita una sigaretta che si stava consumando, un po’ perché la stava aspirando, un po’ per l’aria che tirava quel giorno.
Aveva sentito parlare di una nuova arrivata, la quale aveva già battuto Kudo in classe, e questo gli causò un enorme piacere che gli fece da subito prendere in simpatia la ragazza. Odiava quel ragazzino montato, si intrometteva dove non doveva intromettersi e sapeva troppe cose che non doveva sapere. Dicevano tutti che era una bella ragazza, forse una delle più belle mai viste al Teitan, ma lui voleva proprio vederla. Purtroppo però non aveva idea di come fosse fatta.

Lui non era come Kudo, non era il tipo da relazione fissa stabile. Quel ragazzino era insieme con la Mouri da tipo otto mesi, e non riusciva a capacitarsi di come potessero stare ancora insieme. A Gin piaceva di più l’idea di prendere una ragazza, portarsela a letto qualche volta, e poi lasciarla andare. Con lui le ragazze non cercavano il principe azzurro come lo era Kudo, ma un’avventura spettacolare nella trasgressione più assoluta. Sapeva di non godere di una bella fama, e questo era il motivo per cui era spesso circondato da belle ragazze. Pensava, tuttavia, di dover trovare una ragazza che sapesse il fatto suo e non una gatta morta come lo era Chris, la quale aveva da sempre una cotta per lui. Ma il biondo la usava solamente per andarci a letto.
Vodka invece e purtroppo era come Kudo, desiderava una relazione stabile. Gin sospettava che quello scimmione, che si portava dietro perché incuteva un certo timore, avesse un piccolo debole per una ragazza dello stesso anno del Kudo, una giovane ragazza con i capelli scuri e gli occhi chiari di nome Kazuha Toyama, figlia del proprietario della Toyama Enterprise, una casa produttrice di accessori. Non era una brutta ragazza, aveva perennemente i capelli raccolti in una coda con un nastro color senape e aveva sempre un sorriso stampato in faccia. Forse si era preso una cotta per lei nel momento in cui per sbaglio Kazuha gli andò a sbattere e continuava a chiedergli scusa. Peccato che la ragazza covasse un palese interesse per il suo compagno di classe Heiji Hattori, un ragazzo dai capelli scuri e occhi chiari, dalla pelle olivastra, capitano della squadra di baseball della città.
Gin era al corrente di tutte le voci che giravano sul conto di tutte le persone, ma non gliene importava nulla, almeno finché non lo riguardavano direttamente. E la nuova arrivata ormai era diventata una questione personale.

Mentre stava parlando di quale tipo di arma fosse meglio, se da tiro o da sparo, la sua attenzione fu ad un tratto interrotta da un luccichio di capelli color rame. Si voltò e vide una ragazza molto bella, forse la più bella che avesse mai visto. Pensò subito che fosse la nuova arrivata. Aveva gli occhi grigio-verdi fissi su quella schifezza di Vogue, e aveva le gambe snelle accavallate. I lineamenti del viso erano particolarmente armoniosi. Rimase a fissarla inebetito per qualche secondo, finché la voce di Vodka non gli giunse all’orecchio:«Capo, è davvero bellissima!»
«Lo so, e tu sai bene che non dovrai intrometterti tra noi, intesi?» disse lui minaccioso. Quella ragazza era davvero splendida, era come una stella incastrata nel cielo notturno.
«D’accordo capo.» nel frattempo, accanto a Vodka, passò di fianco quella dal nastro senape. Lui la riconobbe subito e la salutò. «Ciao a te Vodka! Scusa ma sono in ritardo, devo andare dalla mia amica Sonoko che andiamo a vedere i ragazzi del baseball!» e se ne andò velocemente, lasciando il ragazzone incantato.
Chris intervenne:«Vodka, sei patetico. Così non la conquisterai mai!»
«Ah, perché tu vedo che hai conquistato Gin, vero?» rispose duramente, sentendosi offeso.
«Almeno io ci vado a letto.»
Vodka rimase zitto.
«State qui e non azzuffatevi tra di voi, intesi? Ho una missione da compiere.» gettò a terra il mozzicone di sigaretta, lo pestò e leccandosi le labbra si diresse verso la nuova arrivata. Appena fu a poco meno di un metro, sentì un profumo di rosa venire dalla ragazza. La cosa lo eccitò tantissimo.
Mentre si accucciava per guardarla dritta negli occhi, com’era solito fare per sedurre una giovane, Gin abbassò la rivista e poi disse:«Gin Kurosawa, molto piacere di conoscerti, bellezza...»

«Osa chiamarmi ancora bellezza e giuro che perdi i denti. Molla la rivista.» fece lei duramente, guardando dritto negli occhi il biondo, che rimase affascinato da quello sguardo penetrante e rispose a tono:«Allora dimmi il tuo nome, piccola... Così non dovrò più usare nomignoli.»
«Shiho Miyano, piacere. Ora puoi mollare la rivista che stavo leggendo, per favore?» la voce di lei era calma e secca, non era ancora irritata e questo fece piacere al ragazzo. Lui mollò la rivista e osò un po’ di più iniziando ad accarezzarle la guancia, e a dire:«Certo che sei proprio bella...»
«Se tra tre secondi non levi quella mano ti mordo.»
«Come sei aggressiva... Non fai altro che aument...» ma non riuscì a finire la frase perché con uno scatto gli prese il braccio, si alzò in piedi e glielo torse con estrema facilità. E Gin era uno di quelli difficili da abbattere. «Ora, se non vuoi che io ti rompa questo braccio, tu evita di rompermi ancora le scatole e lasciami in pace... Perché la prossima volta non ti andrà poi così tanto bene, chiaro?»
Il ragazzo dovette ammettere la sconfitta e se ne andò, pronunciando una frase:«Non credere che sia finita qui!»
Non si era accorto che in tanti stavano fissando la scena, e questo lo irritò ancora di più. Era stato umiliato davanti a così tante persone da una ragazza.
«Capo, penso che stavolta tu abbia fallito.»
«Taci!» e ritornarono nel complesso scolastico. Il suo profumo, il suo carattere... Penso di aver trovato la mia preda preferita...

Capitolo III

Edited by shiningstar ~ - 5/10/2015, 01:49
 
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view post Posted on 9/7/2015, 10:07     +1   +1   -1
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lol no worries at least this planet has namjoon

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Oddio ti prego continuala!
complimenti ♥
 
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view post Posted on 5/10/2015, 00:48     +1   +1   -1
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Grazie per il commento, Lucia. ♥

III



Shinichi aveva osservato il tentativo di approccio fallito di Gin e non poté fare a meno di ridersela sotto i baffi, contento che anche lui avesse fallito in una delle cose in cui riusciva meglio. Almeno anche lui aveva qualcosa su cui ridere. Il biondo si girò verso di lui e, vedendolo sorridere, gli rifilò uno sguardo fulmineo e poi se ne andò con i suoi compari.
Tuttavia sapeva che per Gin le cose non sarebbero terminate in quell’occasione, e quindi lei avrebbe dovuto prepararsi a un nuovo attacco da parte del biondo. Si girò verso Ran, la quale era impallidita a vedere come la giovane irlandese era riuscita a risolvere la situazione:«Mi sa che quella ragazza darà del filo da torcere a chiunque in questa scuola. Ha già conquistato un sacco di persone. Poverina, però...»
«Perché poverina?» domandò la sua ragazza, prendendolo sotto braccio e tornando in classe.
«Poverina... Perché è diventata una preda di Gin. Sai com’è fatto, non si ferma davanti a nulla, soprattutto davanti a un rifiuto come quello di prima.» fece lui pensieroso. «Cambiando argomento, oggi vai ancora al club di karate, giusto?»
«Sì, non vedo l’ora di sfogare un po’ di tensione per il test di Inglese di domani!» disse Ran, tirando pugni a caso all’aria.
«Beh, tanto te sei brava. Immagino che prenderai ottimi voti!»

«Se lo dici tu...» esclamò lei imbronciata. In realtà non era poi così tanto brava. Certo, arrivava sempre nelle prime dieci posizioni, e la classifica era capitanata da Shinichi, e in seconda posizione si trovava sempre Kazuha. Il suo ragazzo era il più brillante della scuola, perché oltre a essere un bravissimo ragazzo, sia nello studio, che nella vita, oltre a giocare a calcio, riusciva anche a fare un part time alla centrale della polizia come investigatore, e la maggior parte dei casi gli riusciva. Insomma, un po’ lo invidiava. «La nuova arrivata, ci scommetto quanto vuoi, prenderà il massimo nel test di domani...»
«È irlandese, direi proprio che ci sta, che prenda un voto alto, dico.»
Entrarono in classe seguiti dai soliti gridolini estasiati delle ammiratrici della coppia più votata dei Teitan. Ormai ci erano abituati, visto che erano più di otto mesi che stavano insieme. Si sedettero al banco e fecero le lezioni pomeridiane, con la ragazza nuova che continuava a rispondere alle domande dei professori. Sembrava quasi che avesse avuto una super istruzione, per riuscire a rispondere così bene e in modo così veloce. Questo irritò ancora di più il giovane detective liceale, siccome anche lui sapeva certe cose che gli venivano chieste. Ma lasciò perdere, tanto il più bravo della scuola era lui, e lo sarebbe stato ancora per un bel pezzo.

Le lezioni finirono e fu tempo di tornare a casa. Shinichi salutò con un bacio la sua amata, la quale andò alla palestra piccola per allenarsi ancora a karate. Si girò e accanto a lui passò Shiho, la quale aveva gli auricolari nelle orecchie e ascoltava musica per non sentire le parole dei ragazzi che la stavano bersagliando in quel momento. Provò un po’ di pena per lei: non era stata da sola nemmeno per un po’, quel giorno. Tutti la tartassavano, per cui lui decise di avvicinarsi a quei ragazzi e di dir loro di lasciarla stare.
«Kudo, dai, tu sei impegnato con una mega bellezza! Lascia che godiamo anche noi qualche volta!» rispose Imuro, un ragazzo abbastanza alto con i capelli neri e gli occhi verdi, un paio di occhiali quadrati che gli circondavano il viso. Presidente del club di scacchi, arrivava sempre quinto in graduatoria. Nonostante la sua bravura a scuola, però, era decisamente un donnaiolo incallito.
«Non posso permettervelo, non fintanto che importunate una povera ragazza, che l’unica cosa che ha fatto è stata quella di venire nella nostra scuola. Lasciatela stare.» fece lui seccato, incrociando le braccia e cercando di capire se i ragazzi si sarebbero allontanati o meno.

«Oh, Kudo, non dirmi che te la vuoi spassare anche tu con lei? Hai in mente di tradire la Mouri?» fece Shirokawa, un ragazzo dai capelli biondo chiaro, quasi bianco, e dagli occhi castani, leggermente basso e con il tipico accento di Kyoto. Lui faceva parte della squadra di calcio di Shinichi, e quindi lo conosceva abbastanza bene.
«No, assolutamente, non mi passerebbe mai una cosa simile nel cervello. Ma rispetto lei, e vorrei che voi faceste altrettanto.»
La ragazza guardò Shinichi, si tolse un auricolare e disse:«Grazie per il fatto che fai il paladino della giustizia, tuttavia non mi serve il tuo aiuto.» gli sorrise e se ne andò, e improvvisamente il cuore gli si fermò. Era un sorriso bellissimo, e quasi voleva dirle di tornare indietro. Poi si riprese, e si rimproverò per il suo comportamento.
«Terra chiama Kudo... Dai che sei fidanzato, smettila di guardarla come se fossi un pesce lesso!» esclamò Imuro, guardandolo divertito.
«Hey, io non la stavo...»
«Direi proprio che non è così, caro mio. State insieme da tanto. Hai la fortuna che la maggior parte delle ragazze sbavi per te, lasciala a noi, ogni tanto, la gloria.» fece seccato Shirokawa, per poi girarsi insieme a Imuro e andarsene.
«Ma io veramente...» Veramente io volevo solo difenderla da voi, mi sembrava alquanto seccata dal loro comportamento... Si grattò la nuca, e poi se ne andò verso casa, rendendosi conto di aver tenuto un comportamento poco corretto nei confronti della sua ragazza.

***


Scuola diversa, ma stessa storia. E dire che non sono poi questa grande bellezza. pensò tra sé e sé la giovane Miyano, camminando tranquilla per andare nell’appartamento che condivideva con la sorella.
Si era trasferita da poco in Giappone, volendo dimenticare la brutta vita passata in Europa a causa di suo padre, per quanto le radici non si dimenticano fuggendo via. Tuttavia eccola lì, pronta a iniziare una nuova vita con più slancio e sperando di non avere delle grane, come il tipo dai capelli lunghi della mattina, il quale sembrava profondamente interessato a lei. Era abbastanza forte da riuscire a difendersi da sola, grazie ai corsi di aikido fatti mentre era in Irlanda, e grazie alle scazzottate che capitavano nei pub della terra di San Patrizio. A lei piaceva avere quell’adrenalina pura, e quindi più c’erano risse, meglio era. E spesso e volentieri ne usciva vittoriosa.

Con i tipi come quello della mattina, insomma, ci aveva avuto a che fare più di una volta.
La innervosiva parecchio il ragazzo che aveva cercato di difenderla. Aveva visto che quella mattina la stava guardando, e quindi avrebbe dovuto capire che sarebbe riuscita a difendersi da sola. Ma a quanto pare lui doveva per forza fare la bella figura. Erano seccanti i tipi così, per quanto dolci.
Pensò anche a sua sorella, la quale lavorava come receptionist in un hotel di lusso. Non sapeva nemmeno come aveva fatto ad ottenere quel lavoro, forse per il fatto che fosse metà irlandese e metà giapponese, o forse perché il suo curriculum era meraviglioso. Aveva lavorato per un sacco di hotel, in Irlanda: italiano, irlandese, francese, spagnolo e tedesco, quindi qualcosa di queste lingue sapeva. Già, sicuramente era per quello che l’avevano assunta a occhi chiusi. E guadagnava abbastanza da mantenere gli studi della sorella. Si riteneva fortunata a non dover trovare lavoro.
Una piccola fortuna in mezzo a tutta la vita dura che aveva condotto fino ad allora.

***


Si stava allenando duramente. Di lì a poco ci sarebbero state le gare di karate tra più istituti della città di Tokyo, e di sicuro non era intenzionata a perdere, Ran Mouri. Era arrivata prima più di una volta a quel tipo di gara, anche se lei puntava alle provinciali. Ormai erano settimane e settimane che si allenava una volta al giorno e duramente, e faceva allenare anche i suoi allievi, i quali la guardavano sempre con un’ammirazione unica. I loro occhi rifulgevano di ardore tutte le volte che lei entrava e iniziava a legarsi i capelli in un nastro bianco, per evitare di averceli intorno nei calci rotanti.
Pensò a Shinichi, di quanto lo adorava e di quanto le sarebbe piaciuto andare avanti nella loro storia. Lo conosceva da davvero tanto tempo, e le sembrava quasi un sogno averlo lì accanto a sostenerla. Tuttavia era un po’ preoccupata per la nuova arrivata: era decisamente bella. E il suo ragazzo non faceva altro che continuare a guardarla, anche se male perché lo stava superando. E non osava immaginare nel momento in cui ci fossero stati gli esami, nel caso in cui lei fosse arrivata prima, che razza di reazione poteva avere.

Sorrise e tornò a concentrarsi sull’allenamento duro e intensivo che stava facendo. Si stava allenando con un suo allievo, il quale era messo bene come corporatura e pensava che fosse una promessa. Aveva intenzione di cedere a lui il titolo di presidente del club di karate, nel momento in cui lei si fosse diplomata. Il suo nome era Hitomi Satoshi, e frequentava la classe 1-3. Era un portento, e secondo lei poteva arrivare in alto.
I pensieri ritornarono su Shinichi e sulla nuova arrivata. Pensò che già per il fatto che fosse riuscita a svilire Gin in quel modo meritasse la stima di tutte le studentesse presenti in quell’istituto. Sembrava un portento, una figura di femminilità ma anche di autodifesa. Insomma, una che sapeva il fatto suo. Una che, strano a dirsi, era riuscita a ferire nell’orgoglio il suo ragazzo. Sperò che lei, per lui, non sarebbe diventata un’ossessione, visto che poi avrebbe dovuto mettere fine alla loro storia. Presa dalla paura di quel pensiero, non si accorse che Hitomi l’aveva colpita più forte del dovuto, facendola cadere a terra. Sbatté la testa contro il duro tatami, e svenne.

Si risvegliò qualche ora dopo nell’infermeria della scuola, si alzò delicatamente ma la testa le pulsava. Dio che dolore... Ma perché mi sono distratta? Non è da me! pensò lei. Si tenne la testa, e riuscì a mettere a fuoco tutto ciò che la circondava: c’era dell’acqua sul comodino, le tende erano tirate e c’erano delle bende lasciate sul letto. Decise di girarsi col corpo per prendere l’acqua, ma si lasciò sfuggire un gemito di dolore dal troppo sforzo.
D’un tratto apparve un ragazzo giovane con gli occhiali, il camice bianco, gli occhi azzurri e i capelli castani. Doveva essere il sostituto dell’anziano medico che c’era al Teitan, nonché il nuovo allenatore della squadra di Basket. Si ritrovò a guardarlo con tanto di occhi e disse:«Grazie e... Mi scusi. Lei sarebbe?»

«Tomoaki Araide, molto piacere, signorina Mouri.»
 
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3 replies since 29/9/2014, 17:15   389 views
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