un elemento fondamentale di moltissime opere di fiction è la cosiddetta "sospensione dell'incredulità", ovvero la disponibilità, da parte del lettore/spettatore, a mettere da parte una buona dose del proprio scetticismo e delle proprie riserve sul realismo e sulla credibilità di quanto si sta apprestando a vedere, e a lasciarsi trasportare puramente dal divertimento, dalla fantasia e dalla bellezza delle storie raccontate. La sospensione dell'incredulità è, per esempio, quel meccanismo che permette a Superman di avere ancora lettori dopo sessant'anni, perché le storie sono belle e a volte toccanti, nonostante faccia chiaramente ridere i polli che nessuno si accorga che lui e Clark Kent sono la stessa persona, visto che la differenza è tra mettere togliere un paio d'occhiali. O è il meccanismo che fa sì che nessuno si chieda "perchè, se l'Uomo Ragno (quello originale, non quello del film) deve premere una pompetta situata nel palmo della mano per lanciare la ragnatela, non lancia sei chili di ragnatela dappertutto ogni volta che chiude la mano a pugno per tirare un cazzotto?", o che nessuno si chieda come faccia MacGyver a magnetizzare una barra sbattendola contro un idrante, scena che fa girare nella tomba tutte le leggi dell'elettromagnetismo. O, per ritornare più strettamente a Detective Conan, che nessuno si chieda come sia possibile che dalla trasformazione di Shinichi in Conan, Ran stia ancora frequentando lo stesso anno di liceo e non abbia ancora compiuto 19 anni ed iniziato l'università, nonostante in tutta la serie siano già passate almeno
tre distinte puntate di San Valentino (che farebbero almeno tre anni trascorsi), almeno
due puntate natalizie, e via di questo passo. Certo, le inconsistenze di quando in quando ci sono, e alcune, specie all'inizio, sono difficili da digerire, ma è meglio potenziare un po' la nostra sospensione dell'incredulità e goderci un cartone che, penso, ne vale ampiamente la pena, o farci domande che all'interno della logica del cartone non hanno, per definizione, risposta?