Un nuovo inizio fatto di buoni propositi, Nami - Sessione Autogestita #1

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view post Posted on 27/6/2016, 08:33     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Da una Lacrima di Luna

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[x] Il suo sonno fu nero come la notte, solo tante voci che continuavano a parlare e ciarlare senza sosta. Avrebbe voluto tappare quelle dannate bocche a tutti, urlargli di smetterla perché voleva riposare. Non ricordava nulla, solo un immenso torpore e la sensazione di sentirsi incompleta. Mai l’aveva lasciata andare alla ricerca di se stessa, ma forse pensava come il resto della comunità che al di là dell’immenso ghiaccio non ci fosse assolutamente nulla. Si sbagliava e non di poco, e questo la ragazza l’avrebbe scoperto solo al suo risveglio. Perché quel piccolo villaggio di cui aveva calpestato il suolo era solo una piccola fetta dell’immensità che la ospitava. Nami aprì gli occhi faticosamente, sentendosi completamente intorpidita e dolorante sul punto dove era stata colpita. Di solito era stata sempre lei a mettere in difficoltà la gente della sua tribù con le sue doti e adesso invece era stata sconfitta con una semplice mossa. Come era stato possibile? Riuscì a mettersi a sedere, facendosi forza con le braccia, ma il nervosismo per quella consapevolezza non le era ancora passato. Svegliarsi in quella maniera poteva significare solo una cosa: la giornata era cominciata con il piede sbagliato. Fece il punto della situazione, cercando di ricordarsi cosa era successo e perché si trovasse in quella stanza piuttosto spoglia.

Donna in rosso, mostro, il ragazzino ed i due tizi

Ancora la sua mente era troppo annebbiata per poter ricavare altre informazioni dalla sua memoria. Avevano dovuto fare proprio un bel lavoro per averla resa così confusa. E poi che diavolo era quel posto? Si alzò dal letto, guardandosi intorno e ricercando le sue cose. Appena i suoi specchi blu ebbero modo di mettere a fuoco la sua borsa appoggiata sulla sedia ci si fiondò di corsa. Con fare repentino la spalancò, osservando se tutto quello che aveva raccolto nel suo tragitto fosse ancora li dentro. Erbe, radici, cerchietti scintillanti... tutto sembrava al suo posto. Persino il suo coltello era stato accuratamente riposto sulla scrivania, pronto ad essere utilizzato. Perché tanta cura per i suoi averi dopo quello che le avevano fatto? La castana non riusciva a capire lo strano comportamento di quegli sconosciuti. Dopo essersi velocemente riappropriata di tutto il suo materiale, pregando nel non doversene più dividere, iniziò un’ispezione della casa. L’ambiente ligneo le sembrava inusuale per un’abitazione, ma visto che anche durante il suo viaggio aveva fatto permanenza in una casa simile, iniziò a chiedersi cosa ne pensassero gli estranei dei loro iglù. Ce l’avrebbero fatta a vivere con il freddo del Nord? Anche il giaciglio dove si era ridestata era piuttosto buffo; perché doveva essere rialzato da terra? E quelle coperte color mare a cosa servivano? Si moriva di caldo, dovunque si trovasse. Non era facile comprendere qualcosa che non le apparteneva. Il ghiaccio era stata sempre la sua dimora e ora avrebbe dovuto ricominciare da capo. Annusò l’ambiente con fare sospettoso, prima d’avventurarsi verso la cucina. L’odore del legno predominava su tutto, ma anche quello del cibo. Non conosceva quel gusto specifico ma la sua acquolina le ricordò immediatamente che aveva parecchia fame. Una strana scatola (pentola) era stata posta sul tavolo, vicino a una ciotola dello stesso materiale dell’abitazione. La quindicenne fu piuttosto sospettosa prima d’assaggiare la pietanza. Chi le aveva messo a disposizione del nutrimento e perché? Si comportava come una primitiva i cui sensi erano piuttosto in allerta su qualsiasi cosa, si sentiva come un insetto in territorio nemico. Dopo aver immerso il dito in quella zuppa inebriante, averne assaggiato una piccola puntina sulle dita si fiondò senza riserva sull’intera cofana senza badare alle buone maniere. Cos’era il galateo per qualcuno che scuoiava vive le sue prede e se ne cibava sul momento? Quando si sentì la pancia piena e di nuovo in forze per combattere chiunque le avesse dato fastidio riprese la perlustrazione. Nella casa c’era un altro letto, però in tutt’altra zona e una strana stanza dove usciva dell’acqua. Passò diversi minuti a giocare con l’elemento e la strumentazione che ne regolava l’uscita prima di riprendere la sua strada. Ogni cosa la affascinava e si trattava solo di una briciola di pane in confronto a quello che l’attendeva là fuori. Fu proprio quando spalancò la finestra che un nuovo mondo fece capolino oltre lo strato legnoso. La salsedine baciava la leggera brezza e una strana polverina opacizzata si estendeva a chilometri di distanza bloccando la vista. Parecchie abitazioni simili alla sua si addossavano l’una sull’altra, mostrando dalle piccole finestre aperte cosa stessero facendo gli abitanti. Doveva essere una città molto popolosa perché mai Nami aveva visto qualcosa di simile. Rimase con la bocca aperta, perdendo quella lucidità che sempre l’aveva caratterizzata. Il mare doveva essere lì vicino, né poteva sentire l’odore. Saltò dalla finestra per diversi metri, trovando a correre per le vie cittadine, muovendo in alternanza la testa in tutte le direzioni. Rischiò persino di travolgere qualche passante che le imprecò contro ma non le importava, se in un altro momento non avrebbe esitato a prendercisi a parole in quell’istante voleva solo conoscere, sapere. Eppure una strana sensazione d’essere osservata le sfiorava la pelle da quando si era alzata dal giaciglio. Lei era una cacciatrice e non viceversa. Guardinga iniziò a correre più forte, raggiungendo finalmente i pontili del porto, dove le attività mercantili non cessavano mai. Enormi galeoni costeggiavano le baie, scaricando pesce o enormi casse di legno. Chissà com’era viaggiare in mare aperto? La fanciulla abbandonò immediatamente quel posto per intraprendere un’altra corsa folle verso l’ignoto. Finì davanti alla residenza al cui ingresso c’erano due guardie in divisa che la osservarono perplessa, poi passò davanti ad un enorme struttura dove entravano ed uscivano molte persone con un camice bianco, un posto pieno di bambini che camminavano abbracciando i loro libri o delle piccole armi dalle forme bizzarre. C’era così tanto da vedere in quel posto. Arrestò la sua corsa in un piccolo spazio erboso, appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. Per quante ore aveva corso? Il sole era alto ancora nel cielo. Appoggiandosi alla corteccia di un albero, si lasciò scivolare a terra. Il suo volto era rilassato ma una strana sensazione dentro di lei la preoccupava. Che cos’era lei per quel posto se non un emerita sconosciuta? Avrebbe dovuto abbandonarlo immaginava, perché lei non apparteneva a niente e nessuno. Avrebbe combattuto da sola come aveva sempre fatto, mostrando la sua forza e crescendo per appianare le sue capacità. Doveva comprendere ancora l’uso del suo elemento e le capacità che si nascondevano dentro di lei. Senza lasciarsi abbattere ed approfittando di quel posto isolato, si rimise immediatamente in piedi e con movimenti sinuosi, quasi fosse una danza, la ragazzina iniziò a muoversi nell’area. Gli occhi erano ben serrati, votati alla concentrazione mentre le mani si estendevano e tornavano a contatto con il corpo. Solo gli Hyuga potevano vantare di una simile abilità ma le loro tecniche erano micidiali mentre quelle della ragazza sembravano essere devote a qualcos’altro. L’acqua del terreno iniziò a sollevarsi in piccole goccioline, raggiungendo l’altezza della quindicenne che sembrava essere piombata in un altro mondo. Non sapeva nemmeno lei cosa stesse facendo ma si sentiva bene, avrebbe potuto continuare ad inventare passi per giorni e giorni. Sentiva il fluire delle emozioni dentro di lei, impetuosi ma anche riappacificatori. Le molecole dell’elemento iniziarono a fondersi tra di loro, iniziando a vorticare intorno alla dominatrice quasi fosse un pianeta.

- Notevole... - disse la voce di un uomo piuttosto familiare - Vedo che ho fatto bene a portarti a Kiri. Dovresti ringraziarmi sai? Sei viva grazie a me.

Nami interruppe immediatamente la sua meditazione e l’acqua cadde a scroscio, perdendo il contatto con la sua manipolatrice. Da dove era venuta quella voce? Si guardò intorno prima di notare una figura in piedi che la osservava dall’alto di un tronco. Nonostante non indossasse più quelle vesti pesanti, era difficile non riconoscere uno degli ultimi visi che aveva guardato prima di svenire.

- Che cosa vuoi da me? - domandò minacciosa la castana, mettendosi in una posizione difensiva.

- Ehi calma. Vacci piano. Potresti farti male - disse ridacchiando l’uomo, che indossava ben altri vestiti più pratici rispetto al cappotto scuro con cui l’aveva incontrato la prima volta insieme al suo compagno - Sono qui semplicemente perché devo controllarti... sei pur sempre una straniera nel nostro villaggio.

Odiava essere seguita e adesso capiva perché avesse avuto sempre quella sensazione dal momento che si era svegliata fino ad ora. Strinse i pugni, quasi a voler picchiare quel balordo.

- Ho notato che hai gradito particolarmente il pasto che ti ho portato... se lo desideri e farai la brava stasera te ne porterò dell’altro - disse piuttosto ironico - E quindi dimmi un po’, ora che siamo in un posto piuttosto tranquillo... da dove vieni? E cosa ci facevi in quel villaggio pieno di macerie?

- E a te che cosa importa? - chiese scocciata e ribelle la quindicenne.

- Che caratterino... non dovresti parlare così ad un tuo superiore. Non te l’hanno insegnato dal posto dove vieni? - commentò lui curioso.

- Dal posto in cui vengo non esiste la parola superiore - rispose secca la bella dagli occhi dell’oceano.

- Interessante... - commentò lui pensieroso, scrutando bene gli abiti pieni di pelliccia della sua interlocutrice - Sicuramente doveva essere un posto molto freddo, visto che anche il tuo carattere è stato congelato.

Una risata pervase l’aria, facendo innervosire inverosimilmente la fanciulla del Nord che senza farselo ripetere due volte scattò in direzione del suo avversario con il suo pugnale. Una smorfia pregna di divertimento era palesemente dipinta sul volto dell’avversario che continuava a sbeffeggiarla. Probabilmente era quello il suo scopo fin dall’inizio, provocarla per vedere quali erano le sue potenzialità nascoste. Non si meravigliò la quindicenne nel vedere l’uomo sfuggirle senza il minimo sforzo; era bravo ed aveva ricevuto un’educazione rigorosa. Lei si muoveva più come un animale, un essere selvaggio ed indomabile, pronta a squarciare il punto debole del suo avversario. Il fisico era resistente e quando lo shinobi la evitò, lei si mise immediatamente di nuovo sulle tracce di lui. Il naso sensibile la guidava meglio dei suoi occhi, ma non abbastanza per prevedere la gomitata che le fece sbattere il viso a terra. Proprio come nel suo villaggio, lì non c’erano carinerie per una donna e questo le piaceva. Si rimise in piedi, leccandosi voracemente la spaccatura del labbro, dalla quale scendeva un rivolo di sangue. Non c’era cosa più bella della caccia e del combattere. Si esaltò la giovane per quel combattimento improvviso. Doveva temere per il suo avversario? Non l’avrebbe salvata se non fosse stato interessato a lei. Nami conficcò il pugnale nel terreno, evitando una lunga scivolata e ripartì all’attacco. Questa volta utilizzò ogni parte del suo corpo per far del male a chi aveva davanti e questo non faceva altro che accusare il colpo. E nella sua danza violenta con la mano libera manovrò l’acqua che fuoriuscendo dal terreno di soppiatto s’infranse sugli occhi del ninja. Una mossa sleale ma piuttosto efficiente per sferrare il colpo di lama che lo trafisse. Lo sguardo dolorante e meravigliato la fissarono per l’ultima volta prima che davanti a lei comparisse un tronco. Non sapeva se essere turbata per quello che aveva provato a fare oppure se essere sorpresa per quello strano oggetto. Rimase interdetta per alcuni secondi, prima che un applauso lento alle sue spalle, non la costrinse a girarsi.

- Non pensavo fossi così crudele... uccidere il tuo salvatore. Sicuramente ti troverai bene a Kiri, non c’è dubbio ma... avrai bisogno di una certa educazione - concluse con epicità il vittorioso.

Si era sentita veramente in colpa per aver affondato la sua lama nel torace di quell’uomo e invece eccolo lì, integro, che si pavoneggiava. Come poteva giocare con lei? Il volto le si corrugò con l’arrabbiatura. Trasudava il suo disappunto.

- Come fai ad usare simili trucchetti? - chiese irritata la straniera.

- Sono cose che imparerai con il tempo se praticherai l’arte del ninja e l’utilizzo del chakra. Cose che si apprendono all’accademia in tenera età, ma questo discorso non vale per te, tu sei stata educata in un altro modo vero? Comunque per il momento ci conviene sospendere la nostra sfida. So che il tuo amico è sopravvissuto all’intervento... credo che tu voglia andare a trovarlo - affermò sorridendo il tipo slanciato.

- Io non ho amici - rispose duramente lei.

- Sei sempre più spassosa. Ti serviranno amici se vuoi battermi... e io non sono nemmeno il più forte nel villaggio - disse scherzoso il ninja.

Non aggiunse altro. L’ultima cosa che voleva era intrattenersi ancora con quell’individuo; lo preferiva quando era stato più silenzioso durante la missione che aveva commemorato il loro incontro. Eppure dentro di lei era curiosa, voleva conoscere quel modo di combattere, capire cos’era il chakra e sostituirsi anche lei con oggetti inanimati. Avrebbe dovuto andare in quel posto chiamato accademia? Non sapeva se era un luogo per lei ma se non avesse provato, non avrebbe potuto dire di avercela messa tutta. Stava ancora riflettendo sulla sua pessima performance quando ripensò alle ultime parole dello shinobi. Il ragazzino che aveva avuto modo d’incontrare e che aveva riportato delle evidenti scottature pericolose, sembrava essere fuori pericolo. Forse avrebbe dovuto fargli visita, dire qualcosa di carino e chissà. Rimase un attimo in sospeso... no, quelle cose non facevano per lei. [x]

 
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view post Posted on 27/6/2016, 11:04     +1   -1
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Ottimo, la sessione è conforme^^ +200 exp a te.
Mi è piaciuto molto il taglio della descrizione della nuova arrivata a Kiri, credo che in questa chiave sarà ancora più divertente giocarla nelle prossime ruolate. Scrittura ottima come al solito.
Buon proseguimento!
 
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1 replies since 27/6/2016, 08:33   173 views
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