Questa volta ho deciso di togliermelo subito, questo volume, approfittando del riposo post-esami. Volume anticipato che ha preso alla sprovvista un po’ tutti, compresi quelli della Star, che in copertina scrivono “gennaio 2017” accanto alla data di febbraio, forse contagiati dalla bizzarra concezione del tempo di Gosho. E terminata la lettura di questo ottantottesimo prodotto di Satana, La Domanda che mi attanaglia - e so che attanaglia anche tutti voi - è una e una sola: come sopravvivevamo quando era bimensile?
Il caso di Yoko e Higo (file 1). I motivi per cui questo caso faceva male al cuore nei primi due file non vengono qui cancellati, anzi, ma c’è da dire che almeno Ai si eclissa per quasi tutto il tempo (siamo caduti talmente in basso che c’è da rallegrarsene, che tristezza), comparendo solo alla fine per l’inevitabile scambio di battute all’insegna dello zucchero con Higo. Tra l’altro, come si era già intuito, Higo e Yoko non stanno insieme, e il mio timore è che Gosho voglia effettivamente mettere insieme Higo e Shiho, ma alla fine del manga, mostrandoli magari che iniziano a frequentarsi una volta che la spacciatrice di APTX sarà tornata adulta (e noi avremo l’età dei suoi nonni). Meglio non pensarci.
Il caso invece si conclude fra le solite incoerenze, già evidenziate da Lombres, e momenti telepromozione con aspirapolveri e sacchi salvaspazio. Merita giusto una menzione il fatto che dopo non so quanto tempo Conan torna a narcotizzare Kogoro come ai vecchi tempi, ormai risolve i casi mandando poemi via mail come Shinichi. Solita dinamica un po’ macchinosa, che uno dovrebbe essere un mezzo genio del crimine per congegnarla, e poi si dimentica i guanti, vabbè. Tanto valeva che lo ammazzavi in mezzo a una strada al grido di “Mama, just killed a man”, ci risparmiavi la fatica e Takagi evitava di buttare lo stipendio in sacchetti salvaspazio.
Voto:
Un altro caso col tipo del ramen (file 2-4). Come preventivato, torna la donna (si fa per dire) dal canino più sviluppato d’oriente, con annesso tutto il set di parenti misteriosi che appena ti distrai un attimo si moltiplicano. E torna pure l’energumeno del ramen, che a questo punto possiamo iniziare a considerare una nuova guest star della serie, sulla scia di Sakurako. La peculiarità del caso sta tutta nel modo in cui ci viene presentato, con il delitto raccontato “in differita”, ed è una gradita, per quanto piccola, variazione al solito schema, ma è allo stesso tempo anche il suo punto debole: come dice la mia collega ShihoKudo, il resoconto stile bollettino di cronaca di Yumi e Naeko è troppo “bla bla” e per troppo tempo. Noioso, insomma. Recupera in parte con la messinscena finale che, benché sia giocata sul classico topos del genere dei poliziotti che si travestono da caricature bizzarre e sgamabilissime, rende la fase della risoluzione un po’ più dinamica.
Per quanto riguarda l’interminabile faccenda della famiglia di Sera, Gosho insiste sulla linea che ha portato avanti finora: comportamenti, frasi, coincidenze talmente plateali che dici “ah, dopo questa dovranno per forza affrontare la situazione”, e che invece cadono sistematicamente nel nulla, con il nano che quando non rimane del tutto indifferente si fa una mezza domanda e lascia subito perdere, del tipo “L’avrò spento il gas? Ma sì, chissenefrega, al massimo mi esplode casa”. Questa volta si raggiunge l’apice (finora, almeno) della platealità con la scenetta tra Yumi e Sera, con tanto di telefonata sincronizzata che anche Genta saprebbe arrivare alle giuste conclusioni, tanto sono evidenti. Ma siccome la trama deve far finta di andare avanti e allo stesso tempo mantenere lo status quo per menarcela ancora a lungo, tutto finisce lì, senza motivo. Insomma, per riassumere, si potrebbe dire che la trama di Sera è un po’ come Magikarp che usa Splash: non succede mai un ca**o, ma lui continua a usarlo.
Ah, scopriamo anche che Ermafrodito ha un nome vero, Mary. E che Conan l’ha già incontrata da qualche parte, ma non si ricorda dove. Mannaggia.
Voto:
Il caso degli zombie (file 5-9). Nuovo megacaso della serie “spiriti e mostri con Heiji e Kazzua”, ormai previsti da contratto con l’editore, un po’ come per Kid. Sentendo parlare di zombie mi era già comparso lo spettro del caso coi vampiri e i ravioli cinesi, che ormai è diventata la nuova unità di misura con cui valutare il grado di tristezza di questo genere di casi. E invece, per fortuna, il caso non è malaccio. Certo ha i suoi difetti: il pretesto che costringe i nostri a rimanere nella solita villa sperduta in mezzo al nulla questa volta è veramente stupido e tirato per i capelli, anche per uno come Kogoro; il combattimento contro gli zombie-comparse è totalmente gratuito e insensato, una sequenza trash da vero film di terza categoria; il meccanismo dell’armadio mi è parso un po’ troppo macchinoso; lo schema è sempre lo stesso, scenario isolato, gruppo di amici degli anni dell’università con un morto sulla coscienza, mostri e/o momenti
creepy occasionali. Detto questo, però, l’ho trovato meno pesante di altri casi sul genere, e nonostante gli zombie potessero offrire un pretesto facile, Gosho per una volta non esagera con le scenette Ran-Kazzua. Il caso, insomma, non brilla particolarmente, ma non ha nemmeno grosse cadute di stile.
Per quanto riguarda Heiji e Kazuha, oltre alla giusta osservazione di Lombres sul fatto che ormai gli osakiani sono diventati sinonimo solo e soltanto di casi “horror” (la solita, vecchia questione degli schemi ripetuti all’infinito), c’è da dire che anche questa volta tocca pagare la tassa del momento “mi dichiaro anzi no”, sempre più ridicolo e pure inefficace come scenetta tanto romantica quanto “comica”, perché chiunque abbia afferrato un minimo la formula capisce subito come andrà a finire e intuisce già la prevedibilissima chiusa comica, che alla diciottesima reiterazione non fa ridere proprio nessuno. Tra l’altro questa cosa che ogni volta si deve parlare di dichiarazioni avrebbe anche stufato, e da un pezzo: se si vuole concludere, ci si dichiara e archiviamo la faccenda (ahahah); altrimenti, almeno una volta ogni tanto non si potrebbe evitare di buttarla sempre sulla dichiarazione e giocarsi la percentuale contrattuale di vignette
romantic comedy con scenette di altro tipo? Non pretendo utopisticamente che non ci sia nemmeno una gag romantica, ma almeno qualche variante sul tema, invece di ‘sto chiodo fisso della dichiarazione. Questa volta poi è palese come la scenetta sia stata inserita a forza, forse imposta dall’editore, confinata com’è nell’ultimo file senza nessun accenno a questioni romantiche nei file precedenti.
Dunque, caso che scivola via abbastanza bene, senza infamia e senza lode. Visti i recenti “mappazzoni” indigesti con Heiji, poteva andare peggio.
Voto:
e 1/2
Il caso della girl band (file 10-11). Questo è uno di quei casi che in versione anime sono da evitare come la peste. Perché nel manga, perlomeno, le meravigliose esibizioni di giapponesi che si improvvisano rockstar si riducono graficamente a qualche croma svolazzante. Ma nell’anime, ragazzi, sarà tutto udibile, in tutta la sua infinita bruttezza. Certo, uno potrebbe dire, con tutte le cose che hanno provato ‘ste disgraziate, fra gare culinarie e amenità varie, c’era davvero bisogno di tentare anche l’esperienza musicale? A quanto pare sì. E a quanto pare tutti i personaggi di DC sanno suonare qualcosa, chi la chitarra, chi il basso, chi l’ukulele, chi il mestolo. Che bel quadretto.
Al di là del caso, che mi sembra veramente insipido e privo di spunti, finalmente emerge qualche contenuto interessante che lega Sera alla trama mibbica (o a qualcosa che ci si avvicina e non è la storia della sua famiglia, accontentiamoci). Il problema, di nuovo, sta nel modo in cui Gosho ci getta in faccia questi piccoli tasselli di trama. Sera attacca con un racconto talmente lineare e dettagliato che viene da chiedersi cos’altro rimanga da dire, e dove sia il mistero, il giallo, il gusto dell’indagine e della scoperta, la costruzione narrativa: pare quasi che Gosho ci stia buttando lì pezzi di trama rimasti indietro che non sapeva altrimenti come inserire nel contesto, raccontandoceli come li racconterebbe un lettore che deve riassumere gli ultimi sviluppi di trama ad un altro. Non basta: si tirano in ballo Akai, Amuro, Scotch (manca Kir e praticamente è una parata di infiltrati), e poi, per l’ennesima volta, tutto viene lasciato cadere lì, come fosse un simpatico aneddoto da raccontare alle amiche davanti a un tè. In tutto questo il nano si limita a commentare a bordo campo tra sé e sé con interventi cruciali del tipo “Ma quindi Sera è la sorella di Akai?” (dov’eri negli ultimi 15 volumi, che sei diventato più lento di Internet Explorer?) e soprattutto “Un fucile?” (notate qui l’influenza dell’ermetismo ungarettiano). Ora, finché ci si limita ad allusioni vaghe posso anche mandare giù, aiutato da un’ampia dose di sospensione dell’incredulità, il fatto che non si vada a parare da nessuna parte, ma riferimenti così specifici e approfonditi non possono cadere nel vuoto e nel silenzio generale, solo perché l’autore ha deciso che non è ancora il momento di un confronto serio. Insomma, abbiamo capito che praticamente in quel di Tokyo vi conoscete tutti, manco abitaste nello stesso paesino di provincia di trenta anime dell’entroterra romagnolo. Quanto ci vuole a chiarire una volta per tutte chi sono amici e nemici e unire i cervelli contro l’organizzazione, Freezer, il Team Rocket, la banda della magliana e i Modà? Dai che divento vecchio.
Certo, da non-spoilerato una parte di me (la parte ingenua, credo) confida nel file conclusivo del caso, ma ho come l’impressione che sia tutto qui.
Voto parziale:
e 1/2
Tirando le somme, il volume 88 è sì meglio dell’87, ma non ci voleva tanto. Come si era previsto, torna il focus su Sera e il sistema solare che ruota attorno a lei, dopo un intero volume di assenza. E cosa ci rimane in mano, dopo 11 file? Sappiamo che Ermafrodito ha un nome. Sappiamo che Conan ha già conosciuto Sera ed Ermafrodito in passato (ma lo sapevamo già). Sappiamo che l’altro fratello di Sera è Shukichi “Majin Bu” Haneda, ma lo sappiamo solo noi, a livello diegetico i personaggi, nano in primis, non sanno ancora un ca**o. Sappiamo che Sera ha incontrato Scotch e Amuro, ma la cosa pare non aver interessato molto il nano. E d’altra parte, perché dovrebbe essere rilevante? Potremmo capirlo, se il nano si fosse preso quantomeno l’impegno di indagare in merito. Invece niente (sempre al netto dell’ultimo file, ovvio).
Tornando al centro la trama (sottotrama? ecosistema? caos cosmico?) di Sera, neanche a dirlo, ogni riferimento a Rum è rigorosamente bandito. Si conferma così la sensazione che tutta questa attenzione per Dentino sia, alla fin fine, un diversivo come tanti per evitare di mandare avanti la trama mibbica vera (c’è mica fretta). Una sorta di versione con le occhiaie della faccenda dei mille trapianti di midollo di Eisuke. Ciao, Eisuke, hai dato tanto a tutti noi. Un po’ come Sera.