| Ashura ( 阿修羅 ) Yuki era da poco sbarcato su Nagi, una delle isole maggiori del Paese del The. Era un uomo alto e imponente, i capelli neri tagliati corti, gli occhi chiari che lanciavano uno sguardo gelido come il ghiaccio. Quel giorno era in incognito: nessuno del Villaggio della Nebbia sapeva di quella sua traversata in mare, e così doveva essere. Se fosse stato scoperto, il Mizukage non ne sarebbe stato molto contento. Ashura si allontanò dal porticciolo, diretto verso il cuore pulsante dell'isola, dove sorgeva il capoluogo di Nagi. Lì viveva un uomo che era in debito della vita con lui, ed era arrivato il momento di saldare quell'antico debito. Dopo mezza giornata di cammino, finalmente raggiunse quel villaggio pieno di vita, così diverso dalla sua nebbiosa Kiri.~ Hana, sicura di volerlo fare? ~ Erano state queste le parole che Ashura aveva detto ad Hana, qualche giorno prima. Hana ( 花 ) era una donna splendida, così diversa dagli altri membri del clan, così freddi e distaccati. Era abbastanza mingherlina, la carnagione chiara, che spiccava con i suoi lunghi capelli neri, ma la cosa più stupefacente della bellezza di quella donna erano i suoi occhi, di un caldo color miele. Una donna fredda come il ghiaccio, ma dentro, era calda e passionale, come si poteva intuire da quel suo sguardo. Hana era rimasta a Kiri, il pancione della gravidanza gonfio, poiché la nascita del nuovo Yuki era imminente... Ed era proprio per quella creatura che stava per nascere che Ashura era arrivato fin li. L'uomo che doveva incontrare lo stava già aspettando, informato da un suo messaggio. Ed eccolo lì: una persona nella media, che a guardarlo sarebbe passato inosservato, con il suo kimono blu, i capelli castani legati in una coda di cavallo... Eppure quell'uomo era un abile ninja, col quale Ashura aveva collaborato in diverse missioni.«Ashura, ti stavo aspettando...» L'uomo lo salutò con un cenno del capo, entrando nella dimora dell'amico, molto sobria ma spaziosa.«Shu... Devi farmi un favore...» Disse il ninja di Kiri, accomodandosi al tokatsu, arrivando subito al dunque.«Ashura, tu mi hai salvato la vita, quindi lo sai, puoi chiedermi tutto quello che vuoi.»
«Bene... Allora non ti creerà problemi se ti chiedo di prenderti cura di mia figlia, vero?»
«Tua figlia? No, non c'è problema... Penso che si troverà bene, insieme a mia moglie e ai nostri due bambini, ma... Mi spieghi il perché di questa scelta?»
«Se fosse per me, non te lo chiederei, ma è stata Hana ad insistere... Vuole tenere la futura nascitura il più lontano possibile dal destino che perseguita ogni Yuki... E lo sai, ad Hana non riesco mai a dire di no...» Dopo diversi minuti di conversazione, i due uomini si misero d'accordo: Shu, insieme alla sua famiglia, avrebbe cresciuto la neonata, finchè le cose al villaggio non si sarebbero sistemate, visto che, ultimamente, il clan era perseguitato dal resto di Kiri... L'ignoranza e la paura facevano brutte cose, se si combinavano insieme... Una settimana dopo quell'incontro, nacque la piccola Yumi... Era la gioia dei loro genitori, ma anche il dolore più grande. Infatti, poco dopo la sua nascita, la piccola venne portata in gran segreto da Shu, che la crebbe come se fosse sua figlia. La piccola Yumi crebbe così nel soleggiato Paese del The, ma attendeva con ansia il giorno in cui i suoi genitori sarebbero andata a riprenderla... Anche se lì a Nagi si trovava bene, il suo cuore le diceva che non era quello il posto adatto a lei, ma che doveva stare insieme agli altri membri del suo clan. Quando raggiunse gli otto anni di età, finalmente quel fatidico giorno arrivò. Suo padre era arrivato in una fredda giornata invernale, la neve che cadeva dal cielo pallido, ricoprendo tutto col suo soffice manto. Yumi era rimasta fuori, a guardare la neve che scendeva. Il freddo di quel giorno non le dava il minimo fastidio, anzi, si trovava piacevolmente a suo agio... Ed infine, eccolo lì, Ashura le si era parato davanti, lo sguardo gelido e tagliente, che non lasciava trasparire nessun tipo di calore, ma Yumi, stranamente, non si sentiva spaventata da quel suo sguardo... Bastò uno sguardo a quella bambina, che Ashura la riconobbe: Yumi era la copia sputata di sua madre, morta qualche anno prima durante una delle tante epurazioni di controllo.«Tu... Sei mio padre, non è vero?» Ashura si era chinato su di lei, posandole una mano sulla guancia: entrambi avevano la pelle gelida, ma nessuno dei due rabbrividì a quel contatto, anzi... L'uomo la strinse forte a se, mentre una lacrima solitaria gli solcava il viso.«Finalmente ti ho ritrovato, bambina mia...» I due tornarono insieme a Kiri, dove finalmente il clan Yuki aveva ritrovato la pace con il resto del villaggio.«Da oggi in poi, sarai una Yuki a tutti gli effetti... Visto che sei stata lontana dalla famiglia, dovrai affrontare i duri allenamenti ai quali ognuno del clan viene sottoposto, dopodiché andrai all'accademia ninja, dove imparerai la sottile arte del Jutsu... Ma ti avverto: gli Yuki sono uno dei clan più temuti a Kiri, di conseguenza esigo molto da te.» Yumi aveva annuito energica, desiderosa di rendere orgoglioso quell'uomo dalla dura corazza che rivestiva il suo cuore. Quando poi Yumi aveva visto Kiri, era rimasta senza fiato.~ E così, questa è casa? ~ Stranamente quella nebbia fitta la faceva sentire al sicuro, protetta dai pericoli del mondo che la circondava. Per due anni, Yumi ha dovuto seguire i duri allenamenti tipici del suo clan, che le imponevano di resistere a rigide temperature e di controllare il ghiaccio, elemento caratteristico del suo clan. Era un allenamento estenuante, faticoso e duro, ma Yumi stringeva i denti, senza lamentarsi, il padre che la guardava con un certo orgoglio. Passa così giorni e giorni in meditazione sotto forti getti di cascate, dalle acque gelide, in maniera tale da abituare il suo corpo alle basse temperature, nonché al controllo dell'acqua; deve riuscire a resistere alle forti raffiche di vento gelido e tagliente, sulle alte scogliere, ma Yumi riesce a superare ogni singola prova alla quale viene sottoposta. Dopo un paio d'anni, Yumi si iscrive finalmente all'accademia ninja di Kiri, ma anche qui le cose non sono semplici. Gli altri ragazzi che frequentano l'accademia, più piccoli di lei di un paio d'anni, la guardano con timore e disprezzo, lasciandola spesso e volentieri sola. Ma a Yumi non importa: vuole diventare ninja, un'abile assassina, proprio come gli altri membri del suo clan, per rendere fiero suo padre, e ce la mette davvero tutta, impegnandosi con fermezza, finché non arriva il tanto atteso giorno dell'esame da genin... Finalmente arriva il tanto atteso giorno dell'esame per diventare Genin. Yumi si è impegnata tanto per questo giorno, mettendoci anima e cuore in tutto ciò che faceva, dallo studio all'accademia, agli allenamenti che svolgeva giornalmente con suo padre. Come ogni mattina, Yumi si allena con suo padre che, tra un colpo e l'altro, le spiega il Nindo del Clan, il credo di loro assassini. Quando poi, arriva il messaggio dell'accademia, che le comunica di recarsi per l'indomani sul luogo prestabilito per l'esame, Yumi prova una doppia soddisfazione nel constatare quanto suo padre sia orgoglioso di lei. Ed eccoci al fatidico giorno. Yumi si reca così nel luogo d'incontro per lo svolgimento dell'esame, un'enorme quercia che cresceva imponente oltre le mura del villaggio. Qui incontra Han, un ragazzo taciturno e solitario che, a quanto pareva, avrebbe fatto l'esame insieme a lei, e il ritrovamento di una mappa da il via all'esame: per diventare Genin, avrebbero dovuto percorrere un percorso pieno di insidie, per poter raggiungere il punto indicato sulla mappa. Yumi è determinata, intenzionata a fare del suo meglio in quella prova, ma le cose vanno in maniera del tutto inaspettata. Giunti al primo dei tanti ponti che avrebbero dovuto attraversare, Yumi rimane coinvolta in un agguato: mentre stava attraversando il ponte, un kunai-bomba le esplode a pochi centimetri di distanza, la potenza tale da scaraventarla oltre il parapetto, finendo nelle acque gelide del fiume che scorreva di sotto. A causa delle ferite riportate, Yumi non può concludere il suo esame, rimanendo priva di sensi...
Rimasta incosciente per un paio di giorni, Yumi deve purtroppo fare i conti col suo fallimento. Suo padre Ashura esprime tutta la sua delusione, nel tipico modo di uno Yuki, ovvero in maniera incredibilmente fredda e distaccata. L'ombra del fallimento e il sapere di aver deluso suo padre sono dei pesi insopportabili per l'animo della giovane Yumi che, appena si ristabilisce, decide di rimediare, ritentando nuovamente l'esame. Questa volta si reca presso il campo d'addestramento, ma lo trova sprangato, cosa mai successa. Ma questo non scoraggia Yumi, intenzionata ad ogni costo di superare l'esame. Stava cercando un modo per entrare nel campo, quando incontra una donna misteriosa e sinistra: vestita con abiti logori e a piedi scalzi, con i suoi lunghi capelli neri, la carnagione mortalmente pallida e una maschera a coprirle il volto, ispira un gran senso d'angoscia. Yumi intuisce sin da subito di trovarsi in una situazione critica, e conferma arriva quando la donna mostra il suo volto alla giovane: due occhi spiritati e iniettati di sangue la scrutano con aria folle, mentre al posto della bocca, vi è uno squarcio che va da orecchio a orecchio, uno sfregio alla bellezza inquietante della donna. Una Kuchisake-Onna, quindi, una delle tante leggende metropolitane dell'Oriente, si trova di fronte a Yumi che, riconosciuta la minaccia, cerca di intravedere un'eventuale ancora di salvezza. Lo scontro ha così inizio: la Kuchisake colpisce Yumi di sorpresa con una lama nascosta, ma l'aspirante ninja riesce, sopportando il dolore della ferita riportata, ad effettuare un contrattacco, mettendo in fuga quello che in realtà doveva essere un'impostore travestito. Sorpresa per l'esito dello scontro, Yumi non riesce ancora a credere di essere sopravvissuta, ma la sorpresa diventa ancora più grande quando trova, ai suoi piedi, un copri-fronte di Kiri. Yumi è riuscita quindi a superare l'esame da Genin. Raggiunto il tanto sudato titolo di Genin, per Yumi arriva così il momento di affrontare una nuova prova, alla quale sono sottoposti tutti gli Yuki. Quella che permetterà loro di ottenere il controllo del ghiaccio. Accompagnata da suo padre Ashura, la ragazza raggiunge la residenza del clan, un luogo surreale da lasciarla senza fiato, tanta era la sua bellezza. La prova ha inizio non appena la giovane entra nell'antica dimora: circondata da decine di specchi, deve infrangerne sei, i quali nascondono ognuno un diverso corridoio. La giovane sceglie così la Via dell'Acqua, ma giungono subito le prime difficoltà: il pavimento di quell'oscuro e lungo corridoio è reso scivoloso dall'acqua e, a metà strada, una vasca di pescecani le sbarrano la strada. La giovane Yumi non si perde d'animo e, improvvisandosi scalatrice, aggira l'ostacolo arrampicandosi lungo le pareti rocciose, ma fa male i suoi calcoli. Numerosi, infatti, sono gli spuntoni rocciosi avvelenati che le graffiano il braccio destro. Peccato che la giovane non fosse al corrente del veleno... Giunge così ad un bivio: un corridoio porta "lì dove la vita diventa morte", mentre il secondo porta "dove la morte da la vita". Yumi si affida alla sorte per decidere dove andare, imboccando la prima via. Proseguendo il suo cammino, mentre il braccio destro inizia a darle fastidio, giunge in una stanza fredda, con una porta che si aprirà solo a chi saprà donarle la vita... Ma gli effetti del veleno iniziano a farsi sentire, insieme al freddo che accresceva: la sua memoria vacilla, mentre le forze iniziano a scemarle. Ed è proprio quando sta per lasciarsi andare al freddo che appare un uomo in evidente stato confusionale, che la esorta a cambiare la sua scelta... Peccato che Yumi faccia la scelta meno appropriata, eliminando l'uomo per poter "donare" una vita a quella porta che, lentamente, si aprì, permettendole di proseguire... Ma i guai non sono di certo finiti er la giovane. In uno scenario completamente avvinto dal freddo e dalla neve, ormai priva di memoria alcuna, Yumi, guidata dall'ombra familiare di una misteriosa donna, giunge d'avanti alla sua tomba, dove ad attenderla vi era l'uomo che aveva ucciso poc'anzi che, per vendicarsi sulla giovane, la colpì gravemente, amputandole il braccio destro che, causa freddo e veleno, era ormai inutilizzabile. In un impeto d'amor proprio, Yumi ricorda il suo IO, anche grazie all'ombra della donna sconosciuta, riuscendo così a salvarsi all'aggressione e proseguire il suo cammino, finendo in un luogo idilliaco, un tripudio di acqua e ghiaccio. Finalmente il cammino della giovane Yumi si conclude in quel luogo, davanti ad un portale riccamente decorato. La sua stessa essenza è parte del ghiaccio, e il ghiaccio è parte di lei. Conscia di questo rapporto simbiotico, Yumi scopre così di riuscire a saper manipolare il ghiaccio, ma le forze l'abbandonano... Si risveglia così in una stanza all'interno della dimora del clan, dove viene a sapere dalla saggia Kori Yuki che tutto quello che aveva vissuto fino in quel momento era in realtà l'effetto di una genjutsu. Quindi aveva ancora il braccio attaccato... Meno male! Sta di fatto che, grazie all'aiuto della vecchia Kori e di due gemelli, Shimo e Arashi, Yumi riesce a padroneggiare le tecniche che caratterizzano il suo clan. Ora può dire di essere una Yuki dal sangue freddo... Sogni inquieti tormentano la giovane Yumi, mentre ombre sinistre si aggirano per Kiri e non solo. Watashi, antica divinità avida ed insaziabile, è stata risvegliata, ed ora vuole divorare il mondo intero per saziare la sua fame illimitata. Tutto il mondo ninja decide di radunarsi sotto un'unica bandiera, pur di poter fermare questa nuova minaccia agli equilibri che regolano le vite degli uomini. Ed ecco che la prima richiesta di aiuto giunge a Kiri.
Un piccolo villaggio, posto in una sperduta isola del Paese dell'Acqua, chiede l'intervento di un gruppo di ninja per neutralizzare la minaccia di Watashi. Yumi partecipa così alla sua prima missione. Accompagnata da Keichi Origami e Kaito Kaguya, giungono non senza difficoltà nella piccola Matsugakure, dove trovano anche altri due ninja venuti in soccorso. Il gruppo viene così suddiviso in due piccoli nuclei d'azione, ognuno col compito di difendere alcuni abitanti del villaggio, impiegati nelle fortificazioni perimetrali.
Il gruppo di Yumi, composto dalla giovane kunoichi, Keichi e Arashi Yotsuki, non è per niente armonico, ognuno pronto a lavorare per se, ed è proprio questo che ne causa il disfacimento. Keichi e Arashi vengono facilmente battuti da due sgherri di Watashi, strani fantocci colorati a strisce nere e arancioni, con pannoloni rosa come brache, così la giovane kunoichi si trova a dover fronteggiare la minaccia da sola. Solo grazie all'aiuto di un Chuunin di Kiri, venuto in suo soccorso, riesce ad eliminare le immonde creature. Intanto, la vittoria dell'altro gruppo, assicura la pace, forse momentanea, in quel piccolo villaggio.
Com'è strano il destino, certe volte... Sei li, a scrutare le vastità del mare, pronta ad affrontare l'ignoto, ed ecco che Lui ti viene a trovare. Bussa alla tua porta, inatteso, completamente inaspettato, e, incrociando il suo sguardo, sai che la tua vita verrà completamente stravolta. Di chi sto parlando? Kaito Kaguya, ninja di Kiri, noto per la sua spietatezza. Lo Shura. Sapevo chi era, voci mi erano giunte sulla sua crudeltà, ma vederlo lì, di fronte a me, ad aspettare quella nave che ci avrebbe portati verso il nostro destino... Beh, dava fondamento a quelle voci, non c'era nulla da ridire, ma qualcosa mi impediva di staccargli gli occhi di dosso. All'inizio, ero convinta che fosse ammirazione. Lo scrutavo di nascosto, osservando le sue movenze ferine, il suo modo di fare freddo e spietato. Lo ammiravo, e continuo ad ammirarlo, perché, per me, rappresenta quello che vorrei diventare. Sembra strano, lo ammetto, ma essere sentimentali, a Kiri, è un inferno... Essere ninja di Kiri significa essere spietati, privi di compassioni, forti e tenaci. E Kaito era proprio questo. Il mio ideale di Kiriano, nonostante il suo odio viscerale per il nostro villaggio. Ma più lo osservavo, e più mi rendevo conto che non era solo l'ammirazione che muoveva il mio sguardo verso di lui, in cerca di quei suoi occhi scarlatti. Scrutavo il suo corpo, così forte e atletico, contando una ad una le cicatrici che lo ricoprivano. Come se le era fatte? All'ammirazione si aggiunse la curiosità verso di lui. Volevo sapere come si fosse fatto quei segni indelebili sulla pelle chiara, il perché di quella sua rabbia verso tutto e tutti... Volevo sapere chi era lo Shura, o meglio, scoprire chi si nascondeva dietro quell'ombra. Perché dietro alla rabbia, si nasconde l'ombra di un passato che ci opprime. Rabbia. Forse era quello che ci accomunava, anche se in me non era ben manifesta come in lui. Rabbia verso mia madre, che mi aveva abbandonato, rabbia verso mio padre, che era tornato a riprendermi troppo tardi e che si ostinava a non parlarmi di mia madre. E rabbia verso me stessa che, nonostante tutto, riuscivo puntualmente a rendermi inutile. Eppure, in quella mia prima missione, riuscii a cavarmela, anche senza l'aiuto di Kaito. E, intanto, nella mia mente si era delineata un'idea... Lo volevo come mio maestro. Volevo che mi insegnasse ad essere fredda e spietata verso il nemico... Ma chi voglio prendere in giro... Non era per quello, solamente, che lo volevo come mio Sensei. Essere sua allieva avrebbe significato vederlo più spesso, avere un modo per avvicinarmi di più a lui... Inutile rinnegarlo. Quell'uomo mi attrae. Sarà il fascino del predatore, la sua figura oscura e misteriosa, ma per me è come una calamita. Perciò dovevo tentare... Dopo aver svolto il nostro dovere per quel piccolo villaggio, non ebbi modo di parlargli a quattrocchi... Troppa gente ci girava intorno in quei giorni, e io continuavo a scrutarlo da lontano... Una nuova ferita gli era stata inferta e la preoccupazione per lui mi spingeva a chiedere sue notizie... Ovviamente, non potevo chiedere direttamente a lui... Mi toccava domandare agli infermieri che si erano presi cura delle nostre ferite, ma a quanto pare aveva la pelle dura, quel Kaguya... E così quei giorni passarono inesorabili, cercando di riprendere le forze, e io in attesa del momento più opportuno per parlargli, per rivelargli la mia idea... E quando, il giorno della partenza, il momento tanto atteso arriva, mi ritrovo piena di dubbi e incertezze. E se avesse respinto la mia richiesta? E come avrebbe reagito? Probabilmente cercando di infilzarmi con un qualche osso, poco ma sicuro... Eppure, non potevo lasciare l'incompiuto... Dovevo tentare, volevo tentare. Perché ogni volta che guardavo quei suoi occhi scarlatti, così pieni di incognite, mi iniziava a battere forte il cuore... Ma cos'è questo tumulto di emozioni che mi assale quando sono insieme a Kaito? Che sia amore? Altro dubbio che aleggia nella mia mente, mentre alla fine, gli faccio la fatidica richiesta. La sua reazione ovviamente non mi sorprende: rude, aggressivo e molto sospettoso... Ma quello che accadde dopo, in quella piccola raduna poco distante dal mare di Matsugakure, ne custodirò per sempre il ricordo nel mio cuore. Il mio primo bacio, il suo sapore, l'odore della sua pelle, il calore del suo corpo premuto contro il mio... Avevamo siglato un patto: io ero sua, lui era mio, e sarebbe stato così fino alla fine delle nostre insignificanti vite.
Era passata quasi una settimana da quando era rientrata dalla sua prima missione a Matsugakure, un isoletta sperduta in mezzo all'oceano. Una settimana dal suo incontro con Kaito. Una settimana dalla stipulazione del loro "patto". Aveva promesso al Kaguya di aiutarlo a raggiungere il suo obbiettivo, ma Yumi dovette constatare, di malavoglia, che era più facile a dirsi, che a farsi.~ Dove diavolo ho messo quel maledetto libro!? ~ In quel momento si ritrovava in camera sua, messa completamente a soqquadro, i contenuti dei cassetti svuotati sul pavimento.~ Ero convinta di averlo visto qui da qualche parte, qualche giorno prima della partenza... ~ Svuotando cassetti come una forsennata, la giovane Yumi Yuki non si accorse dell'arrivo di suo padre che, sentito il baccano, si era affacciato per dare un occhiata.« Si può sapere che diavolo stai combinando Yumi? » Suo padre, Ashura Yuki, la scrutava con i suoi soliti occhi gelidi, il viso completamente inespressivo, tipico di ogni Yuki; ma c'era un'ombra di curiosità sul suo volto. Presa alla sprovvista, Yumi sobbalzò per lo spavento... Peccato che andò a sbattere la testa contro un'antina dell'armadio che aveva lasciato aperto.« Ohi, che botta... Papà! Non avrai rimesso mani tra i miei libri, spero... » « Mi pare ovvio! Quando te ne sei andata, qui dentro non sembrava più una camera da letto, ma un angolo della biblioteca di Kiri! » Sbuffando, Yumi si rimise in piedi, risistemando le cose che aveva tirato fuori nei cassetti e negli armadi.« Te l'ho detto... Mi da fastidio che qualcuno metta mani tra le mie cose... E se per caso ti ritrovavi un mio reggiseno?! Ti sembra una cosa normale?! » Ashura sospirò spazientito, scrollando le spalle. Sua figlia era fatta così, e lui non poteva farci proprio niente. E meno male! Aveva lo stesso carattere della moglie, e ogni volta che vedeva Yumi, provava un misto tra gioia e dolore.« Non farla tanto lunga. Ringrazia, piuttosto, che non te li abbia bruciati, quei dannati libri. Te li ho messi su in soffitta. » Così dicendo, l'uomo voltò le spalle alla figlia che, per tutta risposta, gli fece una linguaccia alle spalle. Dopo aver riordinato il caos abissale che aveva prodotto in camera, armata di una tazza di the aromatizzato al limone, si diresse in soffitta, intenzionata a cercare quel dannato libro. I piedi nudi non facevano il benché minimo rumore sull'assito di legno di ciliegio, mentre la scala che portava al soppalco scese con un lieve cigolio. La soffitta era il piccolo rifugio segreto di Yumi. Era un'ambiente abbastanza vasto, illuminato da un enorme finestrone dai vetri leggermente opacizzati, dal soffitto a botte e pavimento e pareti in legno di ciliegio. Le pareti più vicine alla botola d'ingresso, la zona maggiormente illuminata, era dove Yumi aveva sistemato enormi librerie piene zeppe di libri, di ogni grandezza, foggia e argomento. Trattati di erboristeria e medicina, si alternavano a volumi di storia antica, arte, antichi linguaggi e novelle di vario tipo.~ Vediamo dove sta... Vediamo dove sta... ~ Ed ecco che finalmente trovò il libro che cercava: abbastanza voluminoso, aveva la copertina in pelle tinta di un tenue cobalto, leggermente sbiadito, le pagine di pergamena leggermente ingiallite.~ La storia dei 7... Eccolo finalmente... ~ Era un libro che parlava della storia dei più famosi spadaccini di Kiri, nonché le caratteristiche delle loro spade. Andandosi a sedere sul cornicione della finestra, Yumi sorseggiò il suo the, iniziando a sfogliare quel vecchio tomo: la Furia, il Muto, la Pelle di Squalo, ognuna aveva una sua caratteristica peculiare, il Tessitore era un'arma davvero interessante, ma quella che più aveva colpito la giovane era la Tagliateste, da secoli appartenuta ai Momochi, ma ora perduta, insieme al corpo del suo ultimo possessore, nonché ex-Mitsukage.~ Riuscirò a trovare quella spada... E Kaito ha promesso di aiutarmi... Sempre se manterrà la parola...~ Stava per bere un'altra sorsata di the, quando qualcosa le fece bloccare la tazza a mezz'aria. Un lieve spiffero, una sorta di suono che la chiamava...« Ma che diamine...?! » Lo sguardo si posò nell'angolo più buio della soffitta, una zona dove Yumi non aveva mai curiosato. Generalmente lì c'erano vecchie cianfrusaglie di suo padre. Scrutò la zona in penombra, studiando vari scatoloni e mobili, cercando di capire se quella sensazione se l'era immaginata, o meno.~ Naa... Me lo sarò immaginato... ~ Ma poi, ecco che percepì di nuovo quel richiamo lontano, a malapena sussurrato. Incuriosita, e facendosi guidare da quella sorta di eco interiore, Yumi posò tazza e libro sul davanzale, andando a vedere un po' in giro. Non sapeva cosa stava cercando, ma seguiva quella strana sensazione sottopelle, come se fosse un metal-detector che avesse captato qualcosa di metallico. Ed ecco che infine lo trovò, nella zona più in ombra della soffitta, un paio di mobili insieme a qualche scatolone, contenente vestiti e oggetti che non aveva mai visto.~ Ma queste... Sono cose della mamma! ~ Con gli occhi sgranati per l'emozione, la ragazza iniziò a frugare tra quegli oggetti, appartenuti ad una donna che non aveva mai conosciuto, ma di cui rimpiangeva la scomparsa. Album di foto, vecchi vestiti.... Per un attimo, a Yumi parve di creare un contatto con lo spirito di sua madre, come se quegli oggetti la facessero sentire più vicina. Prese l'album e iniziò a sfogliarlo, rimanendo incantata a guardare l'immagine di una solare e sorridente Hana, capelli scuri e occhi ambrati, proprio come lei.~ Certo che sembra davvero tanto felice... ~ Man a mano che sfogliava, frammenti di vita di quella donna si avvicendarono: Hana quando era una Genin, con i suoi compagni di squadra, toh! quello nella foto era suo padre? Un sorriso si dipinse sul suo volto, ma si raggelò subito dopo nel vedere quell'ultima foto: Hana, col pancione, un lieve sorriso accennato, ma tutta la sua gioia si era spenta, celata dalla tristezza.~ Quell'espressione afflitta... Sapeva già di dovermi abbandonare? ~ Non ne sapeva molto, ma suo padre le aveva spiegato che, in quel periodo, c'erano parecchi tumulti al villaggio, e sua madre, per difendere il nascituro, aveva deciso di affidarlo alle cure di persone fidate, che vivono tutt'ora nel lontano Paese del The.~ Chissà come se la stanno passando Shu e Miku... E Haru e Dan? Saranno ancora delle piccole pesti, o si sono calmati? ~ Con un sospiro, stava per richiudere l'album, ma l'occhio le cadde su un dettaglio di quella fotografia. Su uno degli avambracci, lasciati scoperti dal vestito che indossava, vi era un tatuaggio dalla forma inconfondibile. Anbu.~ La mamma era un Anbu?! ~ Perché suo padre non gliel'aveva mai detto? Che potesse c'entrare con la morte di sua madre? Senza pensarci due volte, prese il libro e quasi incespicò nel scendere la scalinata, diretta nella stanza di suo padre, dove Ashura si stava preparando, probabilmente intento a partire per una nuova missione.« Papà! Ho trovato questo vecchio album su in soffitta... Perché non mi hai mai detto che mamma era un Anbu? » Sentendo quelle parole, il genitore si bloccò nell'atto di abbottonarsi il giubbetto da Jonin, l'espressione inespressiva che lo caratterizzava.« Rimetti quell'album dove l'hai trovato... »
« Caspita! Non mi avevi mai detto questa cosa della mamma! E dimmi, anche tu eri un Anbu come lei? »
« Vuoi piantarla una buona volta con questa storia!? » L'album volò via dalle mani della giovane, cadendo a terra con un tonfo secco. Yumi rimase impetrita nel vedere la trasformazione di suo padre: gli occhi, generalmente insipidi, erano completamente accesi dalla rabbia, il suo volto mono espressivo completamente distorto dalla furia.« Tua madre è morta. Fine della storia. Vedi di darci un taglio!» Prese le ultime cose, per poi uscire a passo di carica, senza degnare la figlia di uno sguardo. Non lo aveva mai visto tanto infuriato prima.~ Non c'era bisogno di reagire così... A meno che... Non centri tutto con la morte della mamma... ~ Riprese l'album e, con passo strascicato, tornò in soffitta, il the rimasto nella tazza divenuto ormai freddo e imbevibile.~ Non è giusto... Io voglio sapere com'è morta... Se non me lo dirà lui, lo scoprirò da qualcun'altro...~ E ripose quel libro di ricordi insieme ai suoi libri, lanciando un'ultimo sguardo nel piccolo angolo che aveva scoperto quella mattina. Avrebbe indagato, avrebbe scoperto la verità sulla morte di sua madre...
Continua a divagare la maligna influenza del dio Watashi e, intanto, Yumi continua ad essere attanagliata da dubbi di ogni tipo... Fortuna che, a strapparla da quel suo delirio interiore e deprimente, ci pensa l'Alleanza Shinobi. Una coppia di ninja irrompe in camera sua, convocandola d'urgenza al Campo Base dell'Alleanza dove, per mezzo di un Jutsu di trasporto, vi viene celermente spedita. Qui scopre i dettagli della missione che dovrà svolgere da Genju Nara, ninja di Konoha posto a capo della fazione Sensitiva dell'alleanza. Compito della giovane kunoichi di Kiri sarà quello di introdursi nel villaggio distrutto e abbandonato di Shinzu, loco di una biblioteca che potrebbe custodire un libro contenente la chiave per fermare Watashi. Equipaggiata di tutto punto, Yumi viene nuovamente teletrasportata, stavolta nel villaggio completamente invaso da un fetido miasma malefico, causato probabilmente dall'influenza di quel malvagio dio malefico. Facendosi largo tra le macerie, Yumi riesce finalmente a raggiungere, non senza difficoltà, l'ingresso della biblioteca, iniziando così la sua ricerca. Dopo aver affrontato uno zombie mutato dal miasma, scopre che il Mastro Bibliotecario era uno Yuki come lei, nonché ex-spadaccino della Nebbia. Venuta in possesso del suo diario personale, riesce ad accedere ad informazioni che le saranno vitali nella sua ricerca, che si svolgerà al terzo piano dell'edificio, contenente libri di Storia e Mitologia Antica. Riesce così a trovare il famigerato tomo narrante la storia del dio Watashi e di come i suoi fratelli, preoccupati della sua fame insaziabile, avessero deciso di sigillarlo. Quando pensa di poter finalmente tirare un sospiro di sollievo, Yumi si ritrova ad affrontare la dura verità: uscita in tempo dalla biblioteca che stava crollando, si ritrova circondata da centinaia di creature mostruose, per metà cavallo, per metà granchio, che si accingono a divorare i cadaveri degli abitanti del villaggio che non sono riusciti a sfuggire alla distruzione di Shinzo. Fortunatamente arriva in suo soccorso un gruppo di ninja di Kumo, riuscendo così a tornare al Campo Base, dove consegnerà al Nara i libri da lei rinvenuti. La missione termina quindi con successo, ma per Yumi si tratta dell'ennesima sconfitta personale. Quest'esperienza non ha fatto altro che far emergere le debolezze della giovane, sia fisiche che emotive. Rimane così qualche giorno al campo, allenandosi per conto suo e schiarendosi le idee, decidendo sul da farsi...
Quello che sto per raccontarvi vi suonerà strano, inverosimile, difficile a credersi, ma sappiate che è la pura verità, ed è successo proprio a me, una banale ragazzina che non aveva la benché minima fiducia in se stessa. Sono morta, per poi rinascere a nuova vita. No, non è una metafora... Ero davvero morta. Ed avvenne il miracolo. Ero rinata come un araba fenice, risorgendo dalle proprie ceneri, più forte e determinata che mai... Ma andiamo con ordine... Era passato quasi un mese dalla mia ultima missione, e, nonostante la pausa di riflessione che mi ero presa, non ero riuscita ad arrivare ad una soluzione per il mio problema. La mia debolezza. Decisi così di recarmi alla residenza del mio clan, di incontrare la veneranda Kori, nella speranza che potesse darmi un qualche consiglio sul da farsi... Grande fu la mia sorpresa quando assistetti ad una sua discussione tra Kori, mio padre ed Hichijo. Ma la cosa che più mi sconvolse fu un'altra: Kori e Ichijo sono miei parenti, madre e fratello di mio padre. Avevo dei parenti e mio padre me l'aveva tenuto nascosto... Per quale oscuro motivo, non riuscivo a capirlo. Evitai dunque di parlare con Kori, ancora scossa da quella scoperta, ma le sorprese non erano finite... Poco distante dalla residenza, incontro Kaito Kaguya, intenzionato a portarmi via con se per potermi allenare... La cosa mi procurò immenso piacere, non solo perché amavo profondamente quel giovane, ma perché, col suo aiuto, non sarei più stata la ragazzina debole e impacciata che ero. Peccato che, in tutte le storie, debba sempre esserci l'evento X, quell'avvenimento che stravolge completamente la tua vita, che distrugge tutto quello su cui hai sempre creduto, che spazza via tutto il lavoro fatto fino a quel momento.... Ebbene, Kori e Ichijo ci trovano, e non sono per niente intenzionati a lasciarmi andare con lui. Ne nasce quindi una discussione accesa, che ben presto degenera in maniera inesorabile. I miei due parenti decidono di voler eliminare Kaito, il quale, però, non si oppone minimamente ai loro attacchi. Entrambi subiamo ferite molto gravi, ma, quando decido di lasciare per sempre Kaito, per permettergli di sopravvivere, stringendo un patto con Kori, Ichijo si accanisce su Kaito... Purtroppo perdo i sensi nell'attimo in cui una lancia di ghiaccio si avventa sul Kaguya, pronto ad ucciderlo... Quando mi risvegliai, mi ritrovai in una stanza all'interno della residenza, le mie ferite medicate e sistemate come meglio si poteva, ma dentro ero completamente distrutta. Ero convinta che Kaito fosse morto, e questo mi spinse a cercare l'annullamento interiore, privarmi di ogni sentimento, ma non serviva a niente.... Il dolore continuava a persistere, straziandomi il cuore... Decisa a porre fine a questa storia, mi reco da Kori, intenzionata a vendicarmi su di lei, ma la donna, nonostante l'età avanzata, è molto più forte di me, e non mi rimane altra scelta se non assecondare le sue volontà, completamente dilaniata dalla più nera disperazione; ma a quanto pareva, non era questo che voleva Kori, che aveva fatto tutto quanto per cercare di proteggermi da LUI. Hiji Yuki, mio nonno... Non sapevo per niente della sua esistenza, ma mi era bastata una semplice occhiata al suo sguardo, per capire che era una persona divorata dall'odio e dalla cupidigia, pronta a tutto per raggiungere i propri obbiettivi, tanto da non farsi scrupolo alcuno nell'uccidere sua nipote. Si, è stato lui ad uccidermi, congelandomi con il suo chakra freddo, sotto lo sguardo impotente di mia nonna, che in un disperato tentativo aveva cercato di opporsi a quel destino ingrato; di suo padre, che nel rivedersi il padre creduto morto e la figlia in quello stato perde la sua fredda compostezza; di Kaito, che vede la donna amata morire nella morsa del ghiaccio.... Non so, poi, se quello che mi è successo dopo è avvenuto solo nella mia testa, o in un luogo ultraterreno dove vanno le anime dopo la morte... Sta di fatte che ritrovo mia madre, Hana, che decide di farmi rivivere le sue ultime ore di vita, rivelandomi così la verità sulla sua morte. Uccisa per difendere il suo villaggio, uccisa per proteggere le persone che più amava, mio padre e me. E' stato solo grazie a lei che sono rinata... Al momento della mia nascita, mia madre convogliò in me parte del suo chakra, che si sarebbe attivato nel momento più opportuno... L'attivazione ha portato in me un ingente cambiamento fisico. Oltre ad essere ritornata in vita, avevo perso cinque anni di vita, ovvero il mio corpo aveva avuto una crescita incredibilmente rapida, tant'è che adesso possiedo il corpo di una diciottenne. Solo grazie alla forza infusami da mia madre, e una nuova consapevolezza di me stessa e delle mie capacità, mi permettono di sconfiggere Hiji, uccidendolo, stavolta, definitivamente. Ed è così che si conclude questo capitolo della mia vita, iniziato in maniera burrascosa e finito bene: mio padre e mia nonna si sono riappacificati, mentre Kaito... Beh, ha accettato di prendermi come sua allieva e farmi diventare una vera guerriera. Io, invece, ho imparato molto di più. Che la vera debolezza la crea la nostra mente, le nostre insicurezze, e che la forza nasce da dentro di noi... Ho imparato ad avere fiducia in me stessa, certo, ma la strada per diventare più forte è ancora molto lunga e difficile, ma saprò aspettare con pazienza. E arriverà il giorno in cui il bucaneve sboccerà di nuovo. ... La situazione è alquanto critica. La decisione di abdicare, da parte del Mizukage, ha creato non poco scompiglio, e numerosi sono i ninja che vogliono appropriarsi di quel titolo: membri di spicco del clan Yuki, Hōzuki, Kaguya... Ce ne sono fin troppi, a mio parere, ma questo non ha importanza. Se i Saggi non si danno da fare, si scatenerà una carneficina per il predominio su Kiri, e il nostro villaggio non ne ha per niente bisogno...
...Uno dei Sette Spadaccini della Nebbia, Ki Momochi, ha preso il posto di Sho alla carica di Mizukage, ma nessuno sembra approvare questo cambio al vertice. Gli stessi Saggi del villaggio sono contrari alla sua nomina, ma ho il forte presentimento che il loro diniego verrà ignorato. E, volente o nolente, la cosa verrà risolta in un unico modo: in un bagno di sangue. Tratto dai rapporti della Squadra Anbu di Kiri
«Come, scusa?! Stai dicendo sul serio?»
Ashura guardò basito Hana, incapace di credere a ciò che le aveva appena sentito dire. Oddio, basito era un eufemismo: come tutti gli Yuki, Ashura era un tipo impassibile, ma ciò che gli aveva appena detto la ragazza lo turbò parecchio.«Certo! Da domani, anche io farò parte degli Anbu! Non sei contento? » Hana era a dir poco raggiante, il sorriso che le andava da un'orecchio all'altro. Pur essendo una Yuki, lei era un caso più unico che raro: con quei suoi occhioni ambrati, il visino angelico, non la si sarebbe mai definita una spietata assasina, e poi era fin troppo solare, a paragone con gli altri gelidi membri del clan. Ed era proprio per tale ragione che Ashura era rimasto sorpreso: non avrebbe mai immaginato che Hana, un tipo così poco pericoloso, potesse entrare a far parte di un gruppo d'elite tanto elevato.
«Ma certo che sono contento... E' che non me lo sarei mai immaginato...»
Ammise il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli corvini, tagliati corti, mentre guardava Hana sorridergli radiosa. Quel candore sul volto della ragazza, lo fece arrossire leggermente, e fu costretto a distogliere lo sguardo, leggermente imbarazzato.
«Allora, domani andiamo insieme alla riunione, vero?»
I disordini al villaggio non sono cessati: diversi sono infatti gli scontri per le strade, il sangue che continua a scorrere a fiumi... E tutto da quando il nuovo Mizukage è salito al potere. Numerosi sono i ninja che lo vorrebbero vedere morto, ma, grazie al lavoro incrociato con gli Spadaccini della Nebbia, riusciamo a ridurre i danni. Loro si occupano della difesa personale del Mizukage, mentre noi lavoriamo nell'ombra, pronti a sedare sul nascere eventuali tafferugli. Temo, però, che alcuni dei nostri possano tradire... Prego gli dei che ciò non avvenga.
Quest'oggi è stata arruolata una nuova recluta. Hana Yuki, membro del clan Yuki. L'abbiamo studiata con attenzione negli ultimi mesi, e, nonostante l'aria angelica, è la persona più adatta a far parte del gruppo: abile, scaltra e spietata all'occorrenza. Farà strada, ne sono certo... Ma per il momento dovrà darsi da fare per migliorare. Per questo motivo abbiamo deciso di affiancarla ad Ashura Yuki, Anbu già da un anno. L'esperienza di Ashura e la sua influenza faranno bene a quella ragazza. Probabilmente diventeranno due tra i migliori assassini del villaggio. Tratto dai rapporti della Squadra Anbu di Kiri
«Bisogna prendere in mano la situazione! Quel Momochi non può continuare a fare quel che gli pare...»
Era notte fonda, una misera lanterna ad illuminare una stanza spoglia in cui una decina di individui discutevano animatamente, seduti intorno ad un tavolo. La maggior parte dei presenti erano membri di casate cadette, ma un paio di loro erano membri di spicco dei clan più noti di Kiri: Hōzuki, Kaguya, perfino del clan Yuki.
«Sono d'accordo, ma non sarà facile avvicinarlo.» «Già... Gli Spadaccini gli fanno da guardia del corpo, e per di più...»
L'uomo che stava parlando si guardò intorno con aria circospetta, abbassando la voce.
«... Ho sentito dire che il Mizukage ha ingaggiato un gruppo di Anbu... Si aggirano nell'ombra... Quelli sono molto più infidi degli Spadaccini, credetemi...»
Molti dei presenti annuirono con aria cupa, l'aria che si raggelava nella stanza. Gli Anbu erano diventati incredibilmente pericolosi, ultimamente.
«Ci vuole qualcuno dall'interno...»
Sentenziò uno dei presenti, riscuotendo il consenso di molti.
«Se è così, allora, forse ho un'idea...»
A parlare era stato uno dei membri di spicco del clan Yuki che, ottenuta l'attenzione dei presenti, spiegò il suo piano... La luna piena splendeva impavida nel cielo buio, la sua bellezza offuscata dalla costante nebbia che avvolgeva il villaggio di Kiri. Il tutto era calmo e silenzioso, solo il lieve fruscio delle foglie di alcuni alberi e lo scrosciare dell'acqua di un fiume che scorrevano lì vicino, insieme al frinire delle cicali, rompevano la quiete. Una quiete che si sperava durasse ancora per molto. Poggiato con aria disinvolta sul tronco di un salice piangente, un uomo se ne stava lì, ad osservare annoiato la superficie del fiume, mentre una brezza leggera, portava alcune foglie a toccare il pelo dell'acqua scura, increspandola leggermente.
«Perchè ci avete chiamato?»
Silenziosi e rapidi come ombre, Ashura e Hana fecero la loro comparsa, le maschere dalle fattezze animali ad occultare i loro visi. Nessuno dei due Anbu si sarebbe mai aspettato di ricevere una chiamata da uno dei Sette Spadaccini, guardie del corpo del Mizukage. L'umo si voltò verso i due ninja, la mano posata con disinvoltura sull'elsa della sua spada. Con estrema calma, ma sguardo vigile, si portò la mano sinistra dentro una tasca, tirando fuori un rotolo di pergamena, recante il sigillo dello stesso Mizukage.
«Per voi c'è un cambio di programma, ragazzi... Non posso dirvi molto, ma troverete tutto scritto qui...»
Con la voce leggermente roca e annoiata, l'uomo porse il rotolo ad Ashura che, con un cenno del capo, lo ripose dentro la sua bisaccia, per poi, insieme ad Hana, sparire così come erano comparsi.«Non ci credo...» «Fammi vedere anche a me, ti spiace?»
Hana prese il piccolo rotolo dalle mani di Ashura, leggermente sbiancato in volto. Era appena passata l'alba e i due Yuki, concluso il loro turno, erano ora nella loro piccola dimora, situata poco distante dal centro del villaggio. Hana, i lunghi capelli scuri che le ricadevano d'avanti al viso, scrutava attenta il contenuto della pergamena. Man a mano che leggeva, il suo sguardo dolce si faceva sempre più corrucciato. Ashura, intanto, seduto su una sedia, la osservava leggermente preoccupato. Da quando Hana era entrata nella squadra Anbu, era passato quasi un anno. In coppia, loro due lavoravano in maniere eccelsa, e, ironia della sorte, avevano deciso di diventare una coppia anche nella vita privata.
«Non possiamo accettare... Non nelle condizioni in cui ti trovi...»
Hana alzò lo sguardo sul suo compagno, lanciandogli un'occhiata che avrebbe incenerito chiunque.
«Stai scherzando, spero. Non sono un malato terminale! Sono solo incinta di un paio di mesi!»
Ashura sospirò profondamente, mentre Hana gli si inginocchiava d'avanti, il suo solito sorriso dolce che serviva a rassicurarlo.«Ascoltami bene... Posso tranquillamente continuare, almeno per qualche altro mese. E poi, se il Mizukage ha chiesto questo proprio a noi, vuol dire che la cosa è più allarmante di quanto voglia far credere...»
Ashura la guardò preoccupato, accarezzandole una guancia.
«Si, ma... Se facciamo questa cosa, rischiamo di farci molti nemici, e temo che l'intero clan potrebbe prenderci sotto tiro. Non voglio rischiare di perdere te, o il nostro bambino...»
Hana gli strinse forte la mano, gli occhi ambrati lucidi.
«Non temere. Io so difendermi bene, e per quanto riguarda il nostro piccolo...»
Così dicendo, si passò una mano sul ventre leggermente gonfio, sorridendo malinconica.
«Non voglio che cresca in un posto del genere... Se la situazione non migliorerà, voglio che viva in un luogo pacifico...»
Guardò il compagno dritto negli occhi, determinata.
«Preferisco saperla lontana da me, al sicuro, piuttossto che qui a Kiri, col rischio che venga sgozzata nella culla.»
E con quelle ultime parole, i due decisero quello che avrebbero fatto in seguito.
... Secondo alcuni nostri informatori, il gruppo dei ribelli si sta rafforzando, nonostante le numerose rivolte sedate dagli Spadaccini, o dagli Anbu. Ciò che preoccupa di più, tuttavia, è che stiano reclutando gente all'interno degli stessi Anbu, e ciò non è per niente accettabile! Per questa ragione, sono costretto a chiedervi di indagare tra i vostri stessi compagni, ma non è tutto, purtroppo... Da quel che si dice, i rivoltosi sono guidati da alcuni membri di spicco dei clan principali del villaggio, compresi gli Yuki. Voglio che scopriate le loro identità, che li spiate, facendomi rapporto su ogni loro piccolo movimento... Poco mi interessa se sarete costretti a tradire la fiducia dei membri del vostro clan. E quando avremo scoperto tutti i loro assi nella manica... Faremo capire, all'intero villaggio, che nessuno può mettersi contro a Ki Momochi... Tratto dal messaggio segreto del Mizukage
... Le indagini procedono a rilento, ma nonostante ciò, siamo riusciti ad identificare la maggior parte dei membri principali dei ribelli. Proprio come riferito, si tratta di membri di spicco dei principali clan del villaggio, ma a quanto pare a capo del gruppo dovrebbe esserci un membro del clan Yuki, ma non siamo ancora riusciti ad identificarlo. Avremmo un piano per smascherarlo, ma potrebbe essere molto rischioso, specialmente per il mio compagno di squadra, che a giorni dovrebbe partorire. Attendiamo vostre istruzioni a riguardo. Tratto dal rapporto di Ashura, membro della Squadra Speciale Anbu di Kiri
La stanza era buia e fredda, la luce lunare che filtrava dalla finestra illuminava appena la figura di Ashura, privo di sensi, seduto su una sedia malconcia.
«Ti prego, non farlo... E' pura follia...» Disse il ninja, cercando di tener su la testa, che però ricadde sul petto, del tutto privo di forze. Dalle ombre più profonde della stanza, passi riecheggiarono, una figura che si faceva strada verso di lui, pian piano veniva illuminata dai raggi della luna, piena e spavalda quella notte, accompagnata dalle sue ancelle stelle. Una figura snella e longilinea, lunghi capelli scuri che le scivolavano oltre le spalle, vestita nella tipica foggia degli Anbu di Kiri, ma la maschera era messa da parte, il viso scoperto, gli occhi ambrati, pieni d'amore.
«Non ho altra scelta Ashura... Sanno di Yumi, sanno tutto, e loro hanno detto che se non faccio qualcosa, si prenderanno la sua vita, oltre alla tua...» Hana Yuki si chinò difronte al marito, accarezzandogli il volto, conscia di sapere che sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe rivisto.
«Mio padre è uscito fuori di senno, Hana... Lascia che me ne occupi io... Non prenderti questa responsabilità...» Un sorriso amaro si fece strada sul volto della donna, abbassando lo sguardo dagli occhi cerulei dell'uomo che amava.
«Non capisci amore mio... E' troppo tardi ormai. Il nostro tempo è ormai finito...» Così dicendo, avvicinò le sue labbra a quelle dell'uomo, in un ultimo bacio, nonostante la remissività di lui. Non era un bacio normale, quello. Non era il tipico bacio che si scambiano due amanti... C'era qualcosa di più oscuro in quel pieno gesto d'amore.
«Ti prego Hana, non farlo...» Riuscì a dire Ashura, quando le loro labbra si scostarono, ma il suo corpo aveva già smesso di appartenergli, percependo la lieve patina di ghiaccio che andava ad offuscargli la vista, offuscandogli l'immagine della donna che amava.
«Abbi cura della nostra Yumi...» E così dicendo, la donna svanì in un turbinio di petali bianchi, lievemente rosati, lacrime che scivolavano dagli occhi opachi dell'uomo, un petalo di bucaneve che si andò a posare sul suo petto.
La battaglia era nel pieno del suo furore, uomini e donne che si scannavano a destra e manca, fiumi di sangue che scorrevano tra le nebbie di una Kiri che stava vivendo uno dei periodi più oscuri della sua storia. Alla fine i ribelli avevano deciso: attaccare il Momochi per spodestarlo dal suo scarno. Ashura corse più veloce che poté, scansando gli scontri, eliminando chiunque gli bloccasse la strada. Doveva raggiungere il palazzo del Kage, prima che venisse fatta una sciocchezza. Doveva fermare Hana, doveva fermare suo padre, doveva fermare il Mitsukage.... Troppe persone da fermare, e così poco tempo per riuscirci. Ed infine eccolo lì, l'edificio sede dello studio del Kage, le porte scardinate, le guardie sventrate al suolo, infilzate da lance di ghiaccio dal color scarlatto.
«Fa che non sia arrivato troppo tardi...» Si augurò lo Yuki, salendo di corsa le scale verso quell'ufficio maledetto, ma ecco che l'orrore si parò dinnanzi ai suoi occhi. Le mura della stanza erano state sfondate, sangue e corpi irriconoscibili che imbrattavano ciò che rimaneva dello studio del Mitsukage, che in quel momento era dalla parte opposta della stanza, la sua lama sguainata, il furore acceso nei suoi occhi; il padre di Ashura dalla parte opposta, freddo e spietato come lo aveva sempre ricordato, gli abiti imbrattati di sangue... Ma ciò che schiantò il cuore del ninja fu tutt'altro: nel centro tra i due, sua moglie, la sua amata Hana, si era messa in mezzo, trapassata da uno sperone di ghiaccio dai riflessi cremisi. Suo padre, uno dei membri di spicco del clan Yuki, uno dei fomentatori della rivolta, aveva trapassato l'unico vero amore di suo figlio.
«Ti avevo detto di metterti in disparte, Hana, di metterti dalla nostra parte, ma sei talmente testarda...» Fece l'uomo, copia sputata di Ashura, solo più vecchio di una decina di anni. La rabbia si impossessò di Ashura quando vide Hana alzare lo sguardo sul suocero, un sorriso di scherno sul suo volto, un rivolo di sangue che le colava dalle labbra screpolate.
«Vecchio idiota... Credevi davvero che avessi tradito il mio Kage? Sei uno stupido...» Le forze l'abbandonarono, la donna che si accasciò nel suo stesso sangue. Ashura non ci vide più dalla rabbia, con un balzo, si fiondò contro il genitore, pronto ad eliminarlo. Nello slancio, i due corpi massicci sfondarono una finestra, lasciando li un'Hana moribonda, il Mistukage che le si era avvicinato con una stana espressione negli occhi.
«Vedo che sei ancora viva... A quanto pare, quel cuneo di ghiaccio non ti ha prosciugato tutte le forze...» Disse Ki Momochi, colpendo con la punta del suo stivale la schiena di Hana, che emise un flebile lamento.
«Ichijo... Lui è un medico... Può ancora aiutarmi...» La forza della disperazione permise alla donna di pronunciare con un filo di voce quelle parole, ma quando vide il Mitsukage chinarsi su di lei, seppe per certo che sarebbe finita, che non avrebbe avuto alcuna possibilità di rivedere il viso di sua figlia.
«Ho fatto tutto quello che mi avete ordinato... Ho finto di stare al gioco dei rivoltosi. Ho tradito la fiducia del mio clan. Ho tradito la fiducia dell'uomo che amo... Ma nonostante questo, avete comunque minacciato alla vita di mio marito e di mia figlia...» «Belle parole, lurida traditrice.» Sibillò il Kage, alzandosi in piedi e sguainando la sua imponente arma. Uno spadone a due mani, sulla cui lama vi era un foro sulla parte superiore e una rientranza per mozzare le teste dei nemici. La punta affilata della famigerata TagliaTeste si avvicinò alla gola della donna.
«Ultime parole, prima di morire?» La donna chiuse gli occhi, pronta ad affrontare il suo destino.
«Yumi, perdonami.» E la lama calò.
Ritornata nuovamente al campo base, Yumi si ritrova a far parte di un gruppo di ninja, di diversa provenienza, incaricati di scortare il Daymio del Paese dei Fiumi e suo figlio, diretti verso la loro residenza privata. Del gruppo di ninja, Yumi lega maggiormente con Chiaki Hyuga, una tenera e ingenua ragazzina che, insieme a Yumi, è incaricata di proteggere i loro due "datori di lavoro"; Ashi Uchiha, una konohaniana amica della Hyuga e un misterioso ragazzo, Kenshin, un ninja libero. Il viaggio si svolge in maniera abbastanza tranquilla, permettendo così alla kiriana di scoprire con chi sta viaggiando. Chiaki si dimostra essere molto ingenua, dall'animo estremamente dolce e altruistico, lasciando così sorpresa la giovane. Non avrebbe mai creduto che, in tempi del genere, ci fosse ancora qualcuno con un carattere del genere. Un animo puro che non è mai stato corrotto dal male. Di Ashi, invece, ha tutt'altro pensiero. Fin da subito mal sopporta l'Uchiha, che tende a voler essere sempre al centro dell'attenzione, anche grazie al suo modo succinto di vestire. Yumi non sopporta per niente gente del genere e ciò le creerà diversi screzi con l'Uchiha, portando puntualmente Ken e Chiaki a dividerli. Giunti finalmente nella dimora del Daymio, vengono accolti da un amara sorpresa: con un inganno vengono marchiati con un sigillo che blocca loro il chakra, mentre il Daymio, evidentemente uscito fuori di testa per via dell'influenza con Watashi, separa il folto gruppo di ninja, rinchiudendoli nelle segrete dell'immenso palazzo. Per giorni Yumi resta prigioniera insieme a Kenshin, indebolendosi pian piano per colpa del sigillo, le forze che scemano col passare del tempo, ma finalmente arriva la svolta. I loro aguzzini decidono di dare una festa tra le guardie e proprio i due ninja sono costretti a dover far loro da servi. Ingoiando l'orgolgio, i due decidono di stare al loro gioco, ma intanto scrutavano attentamente ogni minimo particolare, nella speranza di trovare una falla nella forza nemica. I due ninja decidono dunque di approfittare della parziale libertà di movimento che hanno a disposizione, facendo ubriacare le guardie nella speranza di carpir loro informazioni. La stessa Yumi è costretta a sfruttare il suo fascino per irretire una di queste: portandola in un posto appartato, prova a sottrargli qualche informazione usando il suo fascino e l'effetto del vino, peccato che l'ansia e il disgusto per quello che sta facendo, la portano a commettere un madornale errore. Uccidere la guardia troppo presto, non riuscendo ad avere così abbastanza informazioni. Scoraggiata, torna dal compagno nelle cucine, ma qui lo trova con un altro membro del loro gruppo, una giovane dai capelli biondi, che spiega loro la gravità della situazione. Il Daymio aveva intenzione di riportare in vita una Onyrio, uno spirito errante atto alla vendetta, utilizzando Chiaki come contenitore. Ken ha tutta l'intenzione di provare a salvare la giovane Hyuga, così Yumi decide di dargli il suo appoggio. Si sente in colpa per aver lasciato sola Chiaki, avendole promesso che tutto sarebbe andato bene. Nonostante la titubanza della giovane, decidono di andare a salvare la ragazza, mettendo in atto il piano studiato da Yumi: travestendo Ken con l'armatura della guardia morta, avrebbero avuto modo di girare indisturbati per il palazzo, mettendosi così in cerca dell'altare dove veniva convogliato il chakra. Yumi capisce che la situazione è molto critica. Durante la sua ultima missione a Shinzo, si era imbattuta in diversi libri sulla magia nera e l'occultismo, quindi sapeva che non avevano molto tempo da perdere... Peccato che la bionda, loro guida, si rivelò essere niente di meno che l'ancella del Daymio che aveva imposto loro il sigillo. Dopo aver colpito Ken con un micidiale fendente di chakra, recidendogli il braccio, vengono investiti da una potente esplosione, che li catapulta in una dimensione parallela, o almeno è quello che pensa Yumi. Tuttavia, i loro problemi non finisco li. Subito si rendono conto sorpresi che il sigillo che imprigionava il loro chakra è stato sciolto, ma sono ancora più sconvolti quando scoprono chi lo ha tolto loro. Watashi, e per il puro e semplice piacere di farli soffrire. Uno solo, secondo il dio malefico, dovrà cedere l'anima a lui, per permettere la salvezza dell'altro, ed è così che Yumi, facendosi forza in un estremo, quanto stupido, atto di altruismo, decide di sacrificarsi. E' convinta che Ken sia molto più forte di quanto voglia far credere, quindi è l'unico che può avere qualche possibilità per salvare Chiaki, ma la giovane aveva fatto i conti senza l'oste. Dentro di lei, il miasma che da tempo l'ha contagiata si ridesta, incatenando la sua volontà e facendo riemergere nuovamente il suo lato oscuro, l'essere che già due volte, in passato, si era manifestato prendendo il suo posto. Poco prima di incontrare suo nonno e durante un allenamento con Kaito. Ecco a cosa mirava Watashi, vederli sgozzare a vicenda. Yumi tenta in tutti i modi di riprendere il controllo, mentre Ken tergiversa. Non vuole farle del male, ma non ci va nemmeno tanto leggero, più che altro per permettere alla kiriana di guadagnare tempo. In un momento di parziale controllo del suo corpo, Yumi, in preda alla disperazione, non sa più come comportarsi, ed è allora che le parole di Ken la colpiscono nel profondo, ricordandole Kaito e i suoi insegnamenti. Bisogna essere liberi di crearsi il proprio destino, liberi di scegliere come vivere e come morire... E Yumi non vuole essere prigioniera, resa burattino da Watashi. L'unico modo che ha di liberarsi è quello di togliersi la vita e, afferrato il pugnale che aveva sottratto alla sua vittima, si pugnala al petto, spirando il suo addio al mondo... Ed era questo l'unico modo per poter uscire dall'altra dimensione. Nuovamente in vita, i due ninja si risvegliano nel luogo dove la bionda aveva teso loro l'agguato, lasciandola sorpresa e invispettita. Unendo le loro forze, i due riescono ad avere rapida ragione della nemica, riducendola all'immobilità. Ora non restava altro da fare che strapparle tutte le informazioni che aveva, peccato che scatta qualcosa, in Ken. Gli occhi accesi da una furia cieca, si avventa come un animale feroce sulla donna, squarciandole il petto, torturandola crudelmente. Yumi non può far altro che assistere impotente a quella macabra posizione di potere del giovane, più simile ad una belva, che ad un uomo. Cerca di persuaderlo a fermarsi, che continuando in quel modo l'avrebbe ucciso, ma non serve a niente. Ken è deciso a smembrare la donna, stessa sorte far toccare a Yumi se solo osasse interferire, ma la nemica, nonostante fosse ad un passo dalla morte, riesce a scrollarsi di dosso il ragazzo. Una nuova forza pervade le sue membra esanime, un macabro burattino nelle mani di Watashi, pronto ad eliminarli senza pietà, ma accade il miracolo. Una forte luce si manifesta, sotto lama di luce, recidendo la testa di quell'abominio, eliminandola definitivamente. Accecati da tanta luce, i due chiudono gli occhi, mentre una voce calda e palliativa li rinfranca, la sua calda luce che ritempra le loro membra, risanando le loro ferite. Così com'era apparsa, la luce scomparve, lasciando i due ninja soli nella dimora del Daymio, completamente ignari di ciò che sia loro accaduto...
Strano come si sviluppi la vita, come, inaspettatamente, con un nulla, cambia completamente non solo te stessa, ma tutto ciò che ti circonda... O forse cambia semplicemente la concezione che si ha del mondo? Non saprei dirlo, tuttora, con esattezza. Sta di fatto che così, di punto in bianco, ti senti il cuore attanagliato in una stretta dolorosa, l'animo inquieto e sulla pelle una sensazione di disagio, che ti fa rabbrividire nonostante la calura, nonostante, in apparenza, la situazione sia delle migliori. Nulla poteva presagire ciò che avrei scoperto, di li a poche ore, mentre ritornavo a Kiri, se non quella stretta al petto che mi toglieva il respiro, come se qualcosa, dentro di me, si fosse irrimediabilmente rotto, distrutto, per sempre perduto. Inizialmente avevo associato quel malessere come una reazione fisica allo stress che stavamo vivendo, li nella dimora del Daimyo, ma quando tutto era finito, continuavo a sentirmi quell'urgenza nel cuore, quell'urlo straziante che mi lacerava il petto senza un apparente motivo. Le parole di Kenshin, poi, pronunciate quando il peggio era passato, quando si rivolge a Kaito, non fanno altro che acuire quella sensazione. Che gli fosse successo qualcosa? Non appena sbarco a Kiri mi accoglie una pioggia fitta e insistente, che punge sulla pelle gelida come migliaia di aghi, ma poco me ne importa. Voglio solo rivederlo, sincerarmi che stia bene, stringerlo tra le mie braccia e sentire ancora il calore del suo corpo premuto contro il mio, ma è la figura di mio padre che mi accoglie sull'uscio della nostra casa, no quella di Kaito, ed è allora che capisco, che comprendo il significato di quella sensazione che provavo da giorni. Kaito è morto, e non potrò rivederlo mai più...
I giorni successivi sono difficili, specie quando vengo a conoscenza dei dettagli riguardo la sua morte, usciti dalle labbra di un fin troppo euforico Mizukage, conscio di essersi levato un sassolino fastidioso dalla scarpa, ma non sa che questo sarà solo l'inizio della sua distruzione, a cui io stessa ho intenzione di mettere mano, eppure... Non riesco a non sopportare la sua assenza, rammaricandomi per le cose taciute tra noi, per non averlo mai conosciuto per davvero, limitandomi a quel poco di lui che aveva concesso che io vedessi. Prendere le mie cose da casa sua è uno strazio, quando ogni cosa mi ricorda di noi, di quei due anni abbondanti passati insieme, in cui ero convinta di conoscerlo per davvero. Quanto mi sbagliavo... Un sogno, una manifestazione dal regno dei morti, un'illusione dovuta all'alcool che avevo ingollato in quel momento, presa dalla disperazione per essere stata abbandonata da lui... Fatto sta che abbiamo un ultimo faccia a faccia, un ultimo confronto, e fa male, tanto male sapere, dalle sue stesse labbra, che non contavo nulla, per lui, troppo attaccato all'amore di una donna uccisa davanti ai suoi occhi, così come il resto dei suoi cari, un amore che l'aveva spinto ad imboccare la strada della solitudine, della vendetta. E io, cos'ero stata, allora? Rabbia, era questo che provavo in quel momento, per essere stata presa in giro da lui, eppure, nonostante l'odio che bruciava viscerale dentro di me, sentivo di amarlo ancora, ma non poteva continuare così. Se volevo andare avanti, dovevo liberarmi dalle catene che mi imbrigliavano il cuore, perché altrimenti sarebbe stato difficile riuscire a fare ciò che mi ero predisposta. Forse, il suo, era stato tutto uno stratagemma per evitarmi di diventare come lui, tutt'ora non lo capisco, ma di una cosa, penso, si sia reso conto, di un insegnamento datomi non solo da lui, ma anche da quel ninja che mi ha raccontato la sua storia, che era riuscito a capirlo molto più di me: che siamo prigionieri di un mondo che ci ha reso schiavi senza che noi potessimo accettare tale destino, ma io non voglio essere schiava, ne di lui, ne di Kiri, ne di nessun altro, ed è un destino, questo, che nessuno merita. E così che ho promesso, ho giurato sul mio sangue, sul fuoco e sulla spada che Kaito mi ha lasciato che io mi sarei presa tale fardello. Quello di distruggere per sempre Kiri e le sue catene.
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Edited by lovely.panda - 15/7/2014, 16:05
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